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martedì 24 ottobre 2023

SILVIO BRUSAFERRO INAUGURERÀ LA DECIMA EDIZIONE DELLA SPES

 

SILVIO BRUSAFERRO INAUGURERÀ LA DECIMA EDIZIONE DELLA SPES

Sarà il prof. Silvio Brusaferro a inaugurare l’edizione del decennale della SPES, la Scuola di Politica ed Etica Sociale dell’Arcidiocesi di Udine. L’appuntamento è per martedì 31 ottobre, alle 18, nell’aula T9 del polo universitario di via Gemona 92, a Udine, nel palazzo Garzolini-Di Toppo-Wasserman. L’ingresso è gratuito e libero, fino all’esaurimento dei posti a disposizione.

Già presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – guidato nel periodo 2019-2023, contraddistinto dalla pandemia da COVID-19 -, Silvio Brusaferro offrirà ai presenti una relazione dal titolo «Navigare nell’incertezza, prendersi cura della fragilità».

Classe 1960, il prof. Brusaferro è originario di Udine. Dopo il rientro dal servizio all’ISS, oggi Brusaferro è professore ordinario di Igiene e Medicina Preventiva e Direttore del Dipartimento Area Medica dell’Università degli Studi di Udine. Egli è anche direttore SOC accreditamento, gestione del rischio clinico e valutazione delle performance dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine.

 

L’edizione del decennale

L’incontro con Silvio Brusaferro aprirà l’edizione numero 10 della Scuola di Politica ed Etica Sociale dell’Arcidiocesi di Udine, che a partire da novembre 2023 e grazie a un ricco programma di incontri i corsisti iscritti alla SPES potranno vivere ogni mese diversi appuntamenti tematici, per approfondire aspetti legati alla politica (locale ed europea), all’interiorità e alla cura, alla partecipazione, ai conflitti e alla loro ricomposizione. Un nuovo ciclo sul post-COVID fa da preludio al doppio incontro su tecnologia e ambiente. A concludere il calendario un ciclo su comunicazione e social media.

Il cartellone dei relatori presenta esperti ed esperte di livello nazionale e internazionale, politici, filosofi, docenti universitari e ricercatori.

 

mercoledì 11 novembre 2020

Agenzia Fides 11 novembre 2020

 

VATICANO - Famiglia: Chiesa domestica, Chiesa missionaria
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – E’ dedicato alla famiglia cristiana oggi nel mondo l’ultimo numero del Bollettino della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI) appena pubblicato. Citando vari documenti del magistero della Chiesa al riguardo, Suor Roberta Tremarelli, Segretaria Generale della POSI, rileva nell’editoriale: ”Anche oggi molte famiglie vivono nell’amore, nella fede e realizzano la propria vocazione di chiesa domestica, di chiesa missionaria, e di questo ringraziamo il Signore e lo Spirito Santo che continuamente aiuta e sostiene le famiglie nel ‘trovare nuove risorse e inventare nuovi metodi’.”
P. Dieu Béni Nicaise Yassigao, di Bangui (Repubblica Centroafricana) propone una riflessione su Gesù ragazzo e la sua esperienza nella famiglia umana: “Gesù bambino, il Figlio di Dio incarnato, ha avuto bisogno di un ambiente favorevole per sviluppare pienamente la sua missione sulla terra. Come ogni altro bambino la cui crescita richiede un ambiente familiare (per alcuni può essere la famiglia naturale, per altri un collegio, un orfanotrofio o altre strutture familiari), Egli aveva trovato nella casa di Nazareth un focolare favorevole per il suo pieno sviluppo”.
L’articolo centrale, dedicato alla “Formazione della fede dei bambini nelle famiglie cattoliche”, è di P. Linson K. Aradan, della diocesi indiana di Quilon. “In Asia, la famiglia occupa un posto centrale nella rete di relazioni e i bambini nella loro prima infanzia imparano il valore della famiglia e delle strutture familiari. Le esigenze dei bambini sono soddisfatte nella famiglia che fornisce loro sicurezza e senso di appartenenza. Imparano nella famiglia i valori dell'unità, della fratellanza, della cooperazione, della collaborazione e della simpatia.1 In famiglia, anche se i membri sono strettamente legati l'uno all'altro dal rapporto di sangue, lo sono ancor più profondamente per l'amore e la preoccupazione l'uno per l'altro”.
Anche questo numero del Bollettino riserva ampio spazio alle esperienze di impegno missionario dei ragazzi che non si arresta, ma assume forme e modalità diverse, durante la pandemia di Covid-19. Dalle Direzioni nazionali di Filippine, Libano, Messico, Kenya, Colombia, Malawi, Zambia, Angola vengono quindi le notizie su come i piccoli missionari mettano a frutto anche il tempo del confinamento continuando ad essere attivi e solidali. Viene quindi descritta la diffusione dell’Infanzia Missionaria nella parrocchia di sant’Ildefonso, diocesi di Lwena, in Angola, e altre notizie dalla diocesi di Pangkalpinang, in Indonesia, e delle attività in Benin e in Burkina Faso.
Dopo aver ripercorso la storia delle Pontificie Opere Missionarie in Guatemala, dalla fondazione nel 1973 fino ai giorni nostri, il Bollettino presenta alcuni progetti sostenuti dalla POSI: l’aiuto ai bambini con disabilità a Shimoga, in India; il sostegno ai bambini e alle loro famiglie nella diocesi di Paramaribo, in Suriname; l’organizzazione della pastorale dei bambini e dei giovani nella diocesi di Tshumbe, nella RDC Congo; la scuola materna per bambini diversamente abili nel nord-est del Kenya. Infine all’attenzione dei lettori viene proposta una pubblicazione realizzata dalle POM dell’Argentina che riunisce testi, racconti, riflessioni, giochi… sul tema della santità, con le testimonianze di bambini e adolescenti americani Santi ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa. (SL) (Agenzia Fides 11/11/2020)
LINK
Il Bollettino si può scaricare dal sito delle POM -> https://www.ppoomm.va
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AFRICA/CONGO RD - I Vescovi: “Il bene della popolazione deve essere al centro di ogni azione politica”
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – “Il benessere della popolazione deve prevalere su ogni altra considerazione politica. Nessun compromesso politico può essere al di sopra dell’esigenza, per il potere politico, di fare di tutto per assicurare il bene della popolazione”. È il cuore del messaggio che i Vescovi membri della Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO) hanno consegnato al Presidente Félix Tshisekedi nel loro incontro con il Capo dello Stato il 9 novembre 2020, in occasione delle consultazioni con gli esponenti politici, sociali e religiosi, al fine di trovare una soluzione alla crisi politica e istituzionale del Paese.
La coalizione governativa al potere dal gennaio 2019 comprendente esponenti legati al precedente Capo dello Stato, Joseph Kabila, è bloccata da spinte contrapposte dei suoi membri e sta frenando le ambizioni dichiarate di Tshisekedi di riformare un Paese segnato dalla corruzione e dalle violazioni dei diritti umani.
Per superare la crisi, il Presidente Tshisekedi il 23 ottobre ha promesso di avviare consultazioni con i leader politici e sociali per la creazione di un'unione della nazione. “Considerando che la salvezza del popolo è la legge suprema, ho deciso di avviare dalla prossima settimana una serie di contatti volti a consultare i leader politici e sociali più rappresentativi al fine di raccogliere le loro opinioni in merito creare un'unione sacra della nazione attorno agli obiettivi suddetti” aveva annunciato Tshisekedi, in un messaggio al popolo congolese.
Nel loro messaggio i Vescovi suggeriscono di affrontare la questione dal lato politico e da quello elettorale. Nel primo caso suggeriscono un chiarimento tra le componenti della coalizione governativa. “Una cosa ci appare certa” affermano. “La dinamica attuale della coalizione non permette la ricostruzione del Paese. Occorre una soluzione politica che rispetti il popolo congolese”.
Per quanto riguarda il percorso elettorale, la CENCO propone una riforma dell'apparato elettorale, insistendo soprattutto sulla "depoliticizzazione e rafforzamento dell'indipendenza dei membri della carica della Commissione Elettorale Indipendente (CENI)" e raccomanda "realistiche riforme consensuali della legge elettorale”.
La CENCO conclude riaffermando la sua disponibilità ad apportare il suo contributo ad ogni iniziativa che il Presidente prenderà per il bene della nazione. (L.M.) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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AFRICA/TANZANIA - I missionari: riconoscenza ma anche timore verso il Presidente rieletto la scorsa settimana
 
Dar es Salaam (Agenzia Fides) - Riconoscenza, ma anche timore. Sono le reazioni dei missionari quando parlano del nuovo presidente tanzaniano John Magufuli, entrato in carica per un secondo mandato la scorsa settimana. «Nel primo mandato - spiegano a Fides alcuni missionari che chiedono l’anonimato -, il presidente si è distinto per il suo impegno nel realizzare le infrastrutture. Grazie all’aiuto della Cina, storico alleato della Tanzania, sono state costruiti strade, ferrovie. I collegamenti interni e internazionali sono migliorati. Non c’è paragone nei confronti del passato».
Magufuli si è impegnato molto anche sul fronte dell’educazione. «Su questo punto – continuano i missionari – non possiamo che lodare l’impegno del governo. Ha riorganizzato il corpo docente scegliendo gli insegnanti più qualificati e offrendo formazione a quelli meno preparati. Ha inoltre insistito affinché tutti i ragazzi avessero almeno un’istruzione di base. L’azione è stata capillare e ha interessato tutto il territorio. È un passo avanti importantissimo»
Un altro elemento giudicato positivamente è la lotta serrata alla corruzione. «Magufuli - continuano - è stato implacabile con i corrotti e con i concussi. Ha varato politiche severe che hanno ridotto drasticamente il fenomeno in tutto il Paese e a tutti i livelli». Questi investimenti hanno favorito l’espandersi dell’economia. Una crescita che è continuata anche nel 2020, nonostante l’epidemia di coronavirus. Il bilancio statale per l’anno fiscale 2020-21 prevede infatti una crescita del 5,5%, sebbene la Banca Mondiale ritenga che, pur essendo positiva, si attesterà intorno al 2,5%.
Sull’azione di governo di Magufuli si allungano, però, ombre non rassicuranti. «Ciò che ci spaventa – continuano i missionari – è lo stile con il quale agisce il presidente. Uno stile duro, deciso, a tratti dittatoriale». Secondo Freedom House, organizzazione che monitora il rispetto dei diritti umani e dei valori democratici nel mondo, «negli ultimi anni le autorità hanno intensificato gli sforzi per limitare i partiti di opposizione. Nel 2016, il governo ha vietato tutte le dimostrazioni e le manifestazioni politiche al di fuori del periodo elettorale, riducendo drasticamente la capacità dei partiti di mobilitare il sostegno pubblico. Nel gennaio 2019, il Chama Cha Mapinduzi [Ccm, partito al potere da 50 anni, ndr] ha utilizzato la sua maggioranza parlamentare per approvare emendamenti alla legge sui partiti politici che hanno ulteriormente eroso i diritti dei gruppi di opposizione».
Il governo ha arrestato diverse figure di alto profilo dell'opposizione nel 2019 e nel 2020, continuando una campagna di repressione. «Chiunque critichi il presidente - osservano i missionari – rischia di essere fermato dalla polizia e di finire in carcere. Durante le elezioni sono spariti politici dell’opposizione, giornalisti, membri delle organizzazioni non governative. I principi democratici sono in forse. Lo stesso presidente ha sta cercando di superare il limite dei due mandati per potersi candidare per la terza volta».
Oltre alla repressione preoccupa anche il carattere paternalistico del governo. «Nel Paese – concludono i missionari – non si parla né dell’emergenza Covid-19 né delle minacce dei jihadisti nei distretti meridionali. Il presidente assicura che stanno affrontando questi pericoli, ma non esiste alcun dibattito nazionale su di essi. I tanzaniani sono costretti a fidarsi e molti lo fanno. Affidandosi completamente a Magufuli e alle sue politiche». (E:C.) (Agenzia Fides 11/11/2020)

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AFRICA/EGITTO - Il Ministro (musulmano) delle dotazioni religiose: proteggere insieme da ogni attacco chiese e moschee
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – Non c’è nessuna differenza tra chi muore per proteggere dagli attacchi una chiesa e chi condivide la stessa sorte per proteggere una moschea. Lo ha ripetuto con tono determinato il dottor Mohammed Mukhtar Juma, Ministro egiziano delle dotazioni religiose, durante il forum di iniziativa per la convivenza e il rispetto reciproco promossa al Cairo dalla Fondazione culturale Dar al Hilal. La tavola rotonda ha visto la partecipazione di membri del governo, intellettuali e rappresentanti di comunità ecclesiali e religiose. Durante il suo intervento, il Ministro Mukhtar Juma ha esposto argomenti volti ad attestare che l’Egitto, sotto la presidenza di Abdel Fattah al Sisi, sta diventando “un modello di coesistenza religiosa”, in grado di cancellare progressivamente ogni discriminazione di matrice settaria e affermare la piena uguaglianza tra i cittadini appartenenti a diversa comunità di fede. Il Ministro ha anche ribadito che le diverse tradizioni religiose rappresentano in se stesse un fattore di liberazione e di guarigione da ogni fanatismo, mentre ogni forma di violenza e intolleranza esercitata chiamando in causa parole e contenuti religiosi rappresenta in realtà una mistificazione e un rinnegamento delle identità e degli accenti spirituali di misericordia custoditi e spesso condivisi dalle diverse tradizioni religiose. “Abbiamo il dovere di proteggere insieme le nostre moschee e le nostre chiese” ha aggiunto il ministro, “perché in questo modo proteggiamo la nostra Patria”. (GV) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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ASIA/INDONESIA - Organizzazioni cattoliche: giustizia per i catechisti uccisi in Papua
 
Jayapura (Agenzia Fides) - “Si fermino immediatamente le violazioni dei diritti umani in Papua, in particolare da parte dei membri delle forze di sicurezza indonesiane, e sia condotta senza indugio un'indagine indipendente e credibile sui casi dell’omicidio del catechista cattolico Rufinus Tigau e di Meinus Bagubau, coinvolgendo la Commissione nazionale per i diritti umani e i leader della Chiesa per portare i responsabili davanti alla giustizia”. Lo chiedono in un documento pervenuto all’Agenzia Fides, quattro organizzazioni della Chiesa cattolica nella Papua indonesiana: la Commissione “Giustizia e pace” della diocesi di Timika (SKP Timika); la Commissione “Giustizia e pace” dell’arcidiocesi di Merauke (SKP Kame); la Commissione “Giustizia e pace e salvaguardia del Creato” dei Francescani in Papua (SKPKC Fransiskan Papua); la Commissione “Giustizia e pace e salvaguardia del Creato” degli Agostiniani, nel Vicariato Cristus Totus in Papua (SKPKC OSA Papua); accanto a loro, inoltre, si è schierata e ha offerto il suo contributo l’Ong internazionale, accreditata all’Onu, “Franciscans International” (FI).
Si tratta di un rapporto molto dettagliato e documentato, frutto del lavoro di ricerca delle organizzazioni cattoliche, su un caso di omicidio avvenuto nella regione più orientale dell’Indonesia e sul caso del ferimento di un minorenne, avvenuto lo stesso giorno. Come riferito all'Agenzia Fides, la vicenda è ancora in attesa di un epilogo che renda giustizia alle vittime e alle famiglie. Nel rapporto “Extrajudicial killing of Mr Rufinus Tigau” si ricostruiscono i due casi di Rufinus Tigau e Meinus Bagubau, avvenuti il 26 ottobre 2020. Rufinus Tigau (28 anni), nativo papuano e catechista cattolico della diocesi di Timika (nella provincia di Papua), è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da membri di un'operazione congiunta di esercito e polizia indonesiani a Kampung Jibaguge (nel distretto Sugapa, della Reggenza Intan Jaya a Papua). Anche Meinus Bagubau (12 anni), è stato colpito da colpi d'arma da fuoco e ha riportato diverse ferite nella stessa giornata.
Il rapporto ricostruisce le fasi dell’incidente del 26 ottobre di cui viene fornito un ampio background: “Dal dicembre 2019, nell'area di Intan Jaya Regency, si è svolta un'operazione congiunta tra esercito indonesiano (Tni) e polizia (Polri), nell'ambito degli sforzi per combattere un movimento indipendentista papuano denominato Tentara Pembebasan Nasional Papua Barat (Esercito di liberazione nazionale della Papua occidentale – TPN-PB). Vi sono stati diversi scambi di colpi di arma da fuoco – spiega il dossier – che hanno provocato vittime da entrambe le parti, così come nei civili che vivono nella zona”.
Già dopo l'uccisione del presbitero protestante Yeremia Zarambani, il 19 settembre 2020, spiega ancora il rapporto, “la Commissione nazionale indonesiana per i diritti umani (Komnas Ham) aveva rilasciato una dichiarazione pubblica sulle violenze nella Reggenza di Intan Jaya”, documentando almeno 18 casi di violenza che hanno coinvolto vittime civili e personale di sicurezza. Inoltre il rapporto ricorda che, oltre a episodi largamente noti, “quest'anno si sono verificati anche diversi incidenti nell'area delle attività minerarie di PT Freeport Indonesia”, in particolare nella miniera di Grasberg, nella regione di Timika, in Papua, e che “in due occasioni, i papuani indigeni sono stati erroneamente identificati come membri del TPN-PB e fucilati da membri delle forze militari e di sicurezza indonesiane” mentre la guerriglia ha giustiziato un lavoratore.
Si arriva così a ricostruire il tragico caso del 26 ottobre quando Rufinus Tigau si avvicina alle forze di sicurezza che hanno circondato la zona dove abita, e continuano a sparare. Rufinus vuole solo spiegazioni e cercare un gesto di conciliazione. Nota il rapporto: “Tigau si è avvicinato ai membri della sicurezza e ha detto: 'Per favore, smettete di sparare. Dobbiamo parlare con calma. Qual è il problema?' Un membro dell'operativo ha puntato una pistola contro di lui che ha immediatamente alzato le mani, in segno di sottomissione. Tuttavia, è stato ucciso sul posto”, a sangue freddo.
Nelle sparatorie che intanto vanno avanti, viene colpito anche Meinus. L’esercito nega l’incidente accusando Tigau di essere un membro del Gruppo armato separatista criminale (Kelompok Kriminal Separatis Bersenjata - Kksb), termine usato per indicare appartenerti al TPN-PB. “Tuttavia – scrive ancora il dossier – l'affermazione secondo cui Tigau era un membro del TPN-PB è stata respinta da padre Martin Kuayo, Amministratore della diocesi cattolica di Timika, Papua, che ha confermato che Rufinus Tigaus era un pacifico catechista della diocesi stessa”.
Le organizzazioni cattoliche denunciano un secondo omicidio avvenuto nei giorni precedenti: quello di Agustinus Duwitau, catechista cattolico nel villaggio di Emondi, distretto di Sugapa, fucilato il 7 ottobre 2020 mentre stava tornando o casa. Anch'egli, secondo fonti locali, sarebbe stato freddato perché sospettato di essere membro del TPN-PB.
La Intan Jaya Regency è la regione in cui si trova il Wabu Block, parte della concessione mineraria a Papua tra il governo indonesiano e l’azienda PT Freeport (che poi diventa PT Freeport Indonesia, poiché il governo indonesiano ha aumentato le proprie quote nella società). Nel luglio 2015, c'è stato un accordo tra il governo indonesiano e PT Freeport Indonesia per restituire il blocco Wabu – ricco di oro – al governo. Le organizzazioni per i diritti umani e le Chiese hanno più volte allertato il governo sulle violazioni dei diritti umani a Intan Jaya Regency. Diversi anni fa, il piano per estrarre le riserve auree della zona è stato rifiutato dagli abitanti che vivono nell'area per timore di gravi danni ambientali per le comunità indigene che vi risiedono.
La Papua (o Irian Jaya) è la provincia indonesiana che occupa la parte occidentale dell'isola della Nuova Guinea. Da decenni la popolazione locale lamenta discriminazione e abusi condotti dalle autorità e dalle forze di polizia indonesiane. La provincia, antica colonia olandese, è stata annessa dall’Indonesia nel 1969 in seguito a un controverso referendum. I papuani indigeni costituiscono circa la metà della popolazione, che rivendica un’indipendenza politica e chiede da anni un nuovo referendum, anche se nel 2002 il governo di Giacarta ha concesso alla regione un'autonomia speciale.
(MG-PA) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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ASIA/COREA DEL SUD - La fede nella pandemia: confessionali anti-Covid nella Cattedrale cattolica di Seoul
 
Seoul (Agenzia Fides) - Il Covid-19 non deve avere l'effetto di privare i fedeli dell'accesso ai Sacramenti: come appreso dall'Agenzia Fides, con questa convinzione la Cattedrale cattolica di Seoul ha attrezzato dei confessionali appositamente adattati per permettere di celebrare il Sacramento della Riconciliazione in massima sicurezza, nel rispetto delle misure anti-Covid, sia per il sacerdote che per il penitente.
Nel complesso della Cattedrale di Myeongdong, nel cuore di Seul, i confessionali erano stati chiusi a febbraio del 2020, a causa della pandemia poiché il virus si diffonde facilmente via aerosol in spazi chiusi. Come riferisce una nota inviata a Fides dall'Ufficio Comunicazioni dell' Arcidiocesi, la Chiesa di Seoul ha riorganizzato le procedure operative e le strutture relative alle confessioni, aderendo alle linee guida di sanità pubblica emanate per la prevenzione della diffusione del coronavirus, rispettando i protocolli igienico-sanitari.
Nel nuovo assetto, lo spazio per il sacerdote e quello per il penitente nel confessionale sono ora completamente separati, mentre un apposito sistema di ventilazione è stato installato per impedire la trasmissione del virus tramite vie aeree. Inoltre, in ogni cabina è stata installata una protezione in plexiglas come barriera fisica tra il sacerdote e il penitente, per evitare l'esposizione alle goccioline respiratorie. Infine, dopo la celebrazione del Sacramento, l'intera cabina viene sanificata prima che il penitente successivo proceda alla confessione.
P. Matthias Young-yup Hur, portavoce dell'Arcidiocesi di Seoul e vicepresidente della Commissione diocesana per le Comunicazioni, commenta nella nota inviata a Fides: “La nostra comunità di fede ha dovuto affrontare tempi molto difficili, dato il prolungarsi della crisi pandemica. La riapertura dei confessionali completamente attrezzati è parte dei nostri sforzi per fornire assistenza pastorale ai fedeli. Per trasformare la crisi in un'opportunità, speriamo vi saranno altre iniziative efficaci nel campo del ministero pastorale anche nell'era post-Covid".
Secondo la Chiesa locale, afferma il sacerdote, la riapertura dei confessionali rappresenta un deciso segno di speranza che permette di guardare oltre la crisi, offrendo ai battezzati un messaggio essenziale: curare la vita spirituale, coltivare il contatto diretto con Dio, alimentare la fede attraverso i Sacramenti, sono la via maestra per superare, con la grazia di Dio, le difficoltà e le prove dell'esistenza. (PA) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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AMERICA/PERU’ - Destituito dal parlamento il Presidente Vizcarra, il paese è politicamente destabilizzato
 
Lima (Agenzia Fides) – L'Arcivescovo di Lima, Mons. Carlos Castillo, ha affermato che al Congresso è mancato “il senso della misura" quando ha rimosso il Presidente Vizcarra, ciò è "qualcosa di molto serio". Questo commento dell'Arcivescovo segue la notizia che lunedì sera, 9 novembre, il Congresso peruviano ha destituito il Presidente Martín Vizcarra dopo che l'intero Parlamento lo ha dichiarato "moralmente incapace" nel processo politico aperto contro di lui per corruzione, per presunte tangenti ricevute nel 2014 quando era governatore. Il Presidente del Parlamento, del partito di Azione Popolare (AP), Manuel Merino, oppositore di Vizcarra, ha prestato giuramento ieri, martedì 10, come nuovo Presidente del Perù dinanzi al Congresso peruviano con tutti i membri presenti.
Le dimissioni del popolare Presidente sono state approvate con 105 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni, superando di gran lunga gli 87 voti richiesti, al termine di una maratona plenaria durata quasi otto ore.
Vizcarra ha dichiarato alla stampa che lascia il potere "a testa alta" e ha escluso di intraprendere un'azione legale per opporsi alla decisione del Congresso. "Lascio il palazzo del governo come sono entrato due anni e otto mesi fa: a testa alta" ha detto Vizcarra, circondato dei suoi ministri, nel cortile della sede del governo, annunciando che sarebbe andato immediatamente nella sua residenza privata.
"Me ne vado con la coscienza pulita e il mio dovere adempiuto" ha aggiunto Vizcarra, che ha goduto di livelli record di popolarità nei suoi 32 mesi di governo, tanto che ci sono state subito reazioni da parte della popolazione, come marce e “cacerolazos” a suo sostegno, nella capitale Lima e in altre città.
Questo processo di impeachment è stato una sorta di "remake" - ma con una conclusione diversa - di un altro processo di impeachment nel quale Vizcarra era uscito vincitore, il 18 settembre scorso. Vizcarra ha avuto un destino simile a quello del suo predecessore, Pedro Pablo Kuczysnki (2016-2018), che non è stato in grado di portare a termine il suo mandato poiché costretto a dimettersi a causa delle pressioni del parlamento.
Nel suo discorso di chiusura del mandato, Vizcarra, che si è caratterizzato per la lotta alla corruzione durante tutto il suo incarico, ha sottolineato che ci sono 68 parlamentari con processi in corso, senza che per questo motivo siano stati licenziati.
Il commento generale che circola è che l'unico a perdere in questa vicenda è proprio il Paese, perché ci sarà solo un Perù destabilizzato politicamente con un nuovo Presidente che è praticamente sconosciuto.
(CE) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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domenica 30 aprile 2017

Siate viandanti della fede, non comodi in poltrona


The Vatican - Italiano has uploaded Papa: siate viandanti della fede, non comodi in poltrona
Papa: siate viandanti della fede, non comodi in poltrona
The Vatican - Italiano

lunedì 4 luglio 2016

Cambiare l'Europa



vaticanit - italiano has uploaded Papa: cambiare l’Europa abbattendo i muri
Papa: cambiare l’Europa abbattendo i muri
vaticanit - italiano
(Papa Francesco)
È ora di mettersi insieme, per affrontare con vero spirito europeo le problematiche del nostro tempo. Oltre ad alcuni muri visibili, si rafforzano anche quelli invisibili, che tendono a dividere questo continente. Muri che si innalzano nei cuori delle persone. Muri fatti di paura e di aggressività, di mancanza di comprensione per le persone di diversa origine o convinzione religiosa. Muri di egoismo politico ed economico, senza rispetto per la vita e la dignità di ogni persona.

venerdì 19 giugno 2015

L'enciclica Laudato si' secondo le ACLI

Laudato Si', Bottalico: la lotta alla povertà salva l'ambiente



Laudato Si', Bottalico: la lotta alla povertà salva l'ambiente

«Lotta alla povertà e cura della natura sono due aspetti inscindibili dello stesso problema». Così Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, commenta la pubblicazione dell'enciclica di Papa Francesco Laudato Si'. «Quello indicato dal Pontefice è un approccio che chiama in causa tutti a cambiare gli stili di vita, le Associazioni a formare le coscienze alla ricerca della giustizia sociale e del rispetto dell'ambiente.
L'enciclica – prosegue Bottalico - rivolge un messaggio chiarissimo all'umanità: di fronte al deterioramento ambientale del pianeta vanno ripensati i criteri obsoleti, di epoche passate che continuano a governare il mondo. La politica deve recuperare la sua capacità di guida rispetto ai poteri economico-finanziari transnazionali, in funzione del bene comune per una ecologia integrale, ambientale e sociale. Questo cambiamento esige di mettere in discussione la cultura dominante preoccupata solo della massimizzazione del profitto.
L'enciclica evidenzia il pericoloso intreccio tra tecnocrazia e grandi poteri economici che usano la conoscenza come strumento di potere al servizio del profitto di pochi anziché per lo sviluppo di tutta l'umanità. Molto lucida e coraggiosa la denuncia della non neutralità delle direzioni in cui si sviluppano la ricerca scientifica e le applicazioni tecnologiche, in un'epoca in cui queste sono più finanziate da interessi privati che dagli Stati. I prodotti della tecnica finiscono così per influenzare gli stili di vita nella direzione degli interessi di determinati gruppi di potere.
Di fronte a ciò – conclude Bottalico – serve quella rivoluzione culturale, invocata da Papa Francesco, che è indispensabile per il futuro del nostro pianeta e che possiamo contribuire a costruire dal basso e che pertanto, per una associazione popolare e d'ispirazione cristiana come le Acli, costituisce una priorità della nostra formazione».


Leggi di più su: http://www.acli.it/le-notizie/news-nazionali/10015-laudato-si-bottalico-la-lotta-alla-poverta-salva-l-ambiente#ixzz3dWDE2rnr
Fonte: www.acli.it 

domenica 6 febbraio 2011

Siamo in ritardo nella comunicazione e , non potendo andarci, pregheremo per la Buona Riuscita

Domenica a Cividale incontro su lavoro e impegno sociale versione testuale


Interventi dell'economista Luigino Bruni e del docente di Economia politica

ed Economia delle organizzazioni non profit Benedetto Gui

CIVIDALE DEL FRIULI (4 febbraio, ore 9.30) - Il Movimento Umanità Nuova del Friuli-Venezia Giulia organizza per domenica 6 febbraio nel Centro San Francesco a Cividale del Friuli una giornata di approfondimento sulle relazioni di reciprocità nei luoghi di lavoro e impegno sociale, in particolare per gli ambiti Economia e lavoro, Salute, Educazione, Politica e Pubblica amministrazione.



L'appuntamento, con inizio alle ore 9.30, prevede momenti comuni e lavori di gruppo corrispondenti alle professioni esercitate o agli ambiti del sociale interessati.



Attraverso una videoconferenza dell'economista Luigino Bruni verrà affrontata la tematica «Lavoro e oltre: tra sofferenza e fioritura umana». In particolare per l’ambito dell’Economia e lavoro interverrà Benedetto Gui, docente di Economia politica ed Economia delle organizzazioni non profit e delle imprese sociali all'Università di Padova sul tema: «Come coniugare efficienza e reciprocità nei luoghi di lavoro».

Tante voci per la Giornata per la vita

6 febbraio, la grande preghiera per la vita versione testuale


Nella 33ª Giornata per la vita l'Arcivescovo in Cattedrale attende sposi, fidanzati, volontari, amministratori, responsabili sanitari, parroci



UDINE (3 febbraio, ore 17.15) - Domenica 6 febbraio 2011. Una giornata di riflessione e di assunzione di impegni, da parte del Friuli, per il futuro di questa terra e della sua gente, quindi perché nascano più figli, perché non ci siano più aborti, perché le famiglie riscoprano il senso del loro stare insieme, senza il quale non c’è sviluppo e, quindi, non c’è futuro.

Ecco perché l’Arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato ha convocato il popolo della vita domenica 6 febbraio, alle 19, in Cattedrale a Udine, intorno alla celebrazione dell’Eucarestia. Per conto dell’Arcivescovo chiamano alla mobilitazione – sì, proprio così – don Giuseppe Faccin, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale della famiglia, e don Alessio Geretti, delegato episcopale per la cultura. I quali hanno inviato quattro lettere ad altrettanti indirizzi. Indirizzi non certo qualsiasi.



Ai Centri di aiuto alla vita e a tutti i loro collaboratori

«Carissimi amici, desideriamo cogliere l’occasione della 33ª Giornata per la vita per ringraziare il Signore con tutti voi per il dono della vita, in particolare per quella dei bambini che allietano le case delle nostre comunità – così scrivono don Faccin e don Geretti –. Al tempo stesso preghiamo con quegli sposi che attendono di poter generare dei figli e confidano nel superamento di difficoltà, di varia natura, che per ora non lo consentono. Non mancano, come ben sapete, situazioni drammatiche in cui talora la tentazione di non accogliere la vita prende il sopravvento, né possiamo ignorare che talvolta alla vita delle persone, specie delle più indifese, non è riconosciuta adeguata dignità. Infine, sempre più dobbiamo reagire culturalmente e spiritualmente alla tremenda crisi demografica che avvilisce il nostro Friuli e l’intero Occidente: questo è forse il più urgente dei problemi che domanda riscatto e conversione».

Impegnati nell’accoglienza e nella difesa della vita, i Centri di aiuto alla vita che operano o che si stanno costituendo nella Chiesa diocesana «sono una risorsa importantissima». Ecco perché la Chiesa friulana confida «nell’azione e nella forza spirituale di tutti quei volontari che ne fanno parte, o che silenziosamente li sostengono in vari modi, perché contribuiscano a tre grandi obiettivi».

Gli obiettivi sono questi. Il primo: promuovere una cultura dell’accoglienza alla vita, risanando le radici spirituali e le cause socioculturali che hanno condotto tanti a non essere aperti al dono dei figli. Il secondo: diffondere la certezza che per tutelare davvero il bene della donna in situazioni drammatiche va rafforzata, e non distrutta, l’alleanza originale tra madre e figlio. Il terzo: operare affinché nessuna donna si trovi mai in condizioni tali da aver sentito l’aborto come unica strada possibile. Nella lettera agli operatori dei Centri per la vita, l’invito è di raggiungere la cattedrale fin dalle 18.30 «per il Santo Rosario, invocando lo speciale aiuto della Vergine Immacolata, che possa sostenere la vostra opera e illuminare cuori e coscienze».



Agli sposi, alle mamme e papà, ai fidanzati

«Carissimi amici – scrivono don Faccin e don Geretti in un’altra lettera – desideriamo cogliere l’occasione della 33ª Giornata per la vita per ringraziare il Signore con tutti voi per il dono della vita, in particolare per quella dei figli che avete generato o di quelli che per ora desiderate e per i quali già state pregando».

«Proprio la bellezza e la forza dell’amore, sostenuti dalla grazia di Dio, danno senso pieno all’esistenza e infondono quella dedizione generosa, quello spirito di sacrificio e quella serena fiducia che permettono a tanti uomini e donne, nonostante tutte le avversità e le precarietà possibili, di generare e di educare nuove creature, accogliendole con entusiasmo», scrivono ancora don Giuseppe e don Alessio, aggiungendo: «Alla celebrazione siete tutti invitati a partecipare – con i vostri bambini, potendo: non c’è canto migliore delle loro voci per dare lode a Dio –; in particolare invitiamo gli sposi che hanno celebrato il loro matrimonio o il battesimo di un figlio nel corso del 2010».



Ai politici, agli amministratori, ai responsabili della sanità

Per la prima volta l’invito alla celebrazione della vita (e della famiglia) viene rivolto espressamente anche agli amministratori pubblici e ai politici, cui l’Arcivescovo si rivolgerà direttamente. «Questa Giornata nasce anzitutto come ringraziamento al Signore per il dono della vita, in particolare per quella dei bambini che allietano le case dei nostri paesi, pregando al tempo stesso per tutti gli operatori della comunità civile, del mondo della sanità e del mondo del volontariato che rendono possibile il miracolo della vita – si legge nella lettera inviata loro da don Faccin e da don Geretti –. Un pensiero va anche a quegli sposi che attendono di poter generare dei figli, talvolta soffrendo a causa di varie difficoltà». Poi un invito molto forte, quasi un ammonimento: «Sempre più dobbiamo reagire culturalmente e spiritualmente alla tremenda crisi demografica che avvilisce il nostro Friuli e l’intero Occidente: questo per noi è forse il più urgente dei problemi, che domanda riscatto e conversione».



Ai vicari foranei e ai parroci

Non manca l’invito ai sacerdoti, perché promuovano pure loro la partecipazione al grande raduno per la vita. «Vi preghiamo di invitare alla celebrazione i fidanzati prossimi al matrimonio e gli sposi, specialmente quelli più giovani e quelli che da poco hanno generato un figlio o che, ad esempio, ne hanno battezzato uno nel corso del 2010. Vengano pure con i loro bambini: non c’è canto migliore delle voci dei piccoli per dare lode a Dio».

sabato 19 giugno 2010

Tony, nostro corrispondente, segnala l'intervento di Antonio Maria Baggio


Radio Vaticana

Messaggero Veneto — 18 giugno 2010 pagina 02 sezione: ATTUALITÀ

ROMA. Dal punto di vista della dottrina sociale della Chiesa, «oltre al dovere, c’è anche il diritto all’informazione» e, letto in questa luce, il disegno di legge sulle intercettazioni «è una legge che limita il potere d’indagine, e quindi della magistratura, e anche quello d'informazione». Ad affermarlo è la Radio Vaticana, in una intervista a un docente di filosofia politica, Antonio Maria Baggio dell’Istituto universitario Sophia di Loppiano (Firenze), che fa capo ai Focolari. Dal punto di vista della dottrina sociale della Chiesa, dunque, «oltre al dovere c’è anche un diritto all’informazione» e sono diversi gli «interrogativi» posti dal ddl. «Chi accetta un ruolo importante – afferma lo studioso – deve rassegnarsi, per il bene della democrazia e della funzione di controllo, a vedere la propria privacy ridotta e deve dare esempio di virtù civili e trasparenza, non approfittare del suo ruolo». E ancora: «Le perplessità di fronte a questa legge – aggiunge – sono di ordine dottrinale, di coscienza. Non riguardano, cioè, la parte politica, il centrodestra che l’ha prodotta. L’impressione è che ci sia un ceto politico che intende difendersi e questo va contro i principi di base della democrazia, perché si difende nel modo sbagliato». Antonio Maria Baggio ha proseguito affermando che «la Chiesa, nel corso del 1900, ha fatto delle esperienze non sempre positive, ma che hanno maturato una consapevolezza importante: si è capito che bisogna difendere tutto l’uomo, altrimenti si perdono anche i diritti religiosi. Ecco, allora, che gli strumenti della democrazia sono diventati sempre più importanti per la dottrina sociale cristiana». Da qui «ecco perché oggi si deve fare anche una riflessione in termini dottrinari riguardo a queste leggi: non per attaccare una parte politica – ha rimarcato ancora –, ma per mettere in rilievo i pericoli di riduzione della libertà e dell’uguaglianza nella democrazia». Radio Vaticana, quindi, conclude riaffermando che il disegno di legge sulle intercettazioni, così com’è, non è conforme alla dottrina sociale della Chiesa.

giovedì 22 aprile 2010

AMERICA/MESSICO - "Cresce la violenza e l'anti-democrazia nel mondo", dice il Superiore Generale della Compagnia di Gesù in Messico

Guadalajara (Agenzia Fides) – La violenza e l'anti-democrazia stanno guadagnando terreno in tutto il mondo, avverte il Superiore generale della Compagnia di Gesù, lo spagnolo Adolfo Nicolás Pachón, visitando il Messico. "Quello che oggi cresce è il populismo, non la democrazia, l'informazione è manipolata, si mette sotto pressione la gente per non farle capire ciò che sta realmente accadendo con informazioni confuse, anche con campagne pubblicitarie, si manipola l'opinione sulle situazioni in vista di una scelta politica o per vendere un prodotto o un bene di una campagna promozionale".
P. Nicolás Pachón ha deplorato il fatto che la violenza legata al traffico di droga o quella dei gruppi armati sia in aumento e ha detto che, secondo i dati, sono stati commessi in America Centrale 80 mila omicidi in sei anni, rendendo questa area la più pericolosa del mondo.
Durante la conferenza, che ha avuto nell'Auditorium Pedro Arrupe dell'Istituto di tecnologia e istruzione superiore dell'occidente (Iteso), Padre Nicolás Pachón ha parlato delle sfide che devono affrontare i gesuiti, che "sono esattamente le stesse sfide vostre, vale a dire, le sfide dell'umanità". L’eradicazione della guerra, della violenza, l'esclusione sociale, le ingiustizie, sono alcuni dei compiti da portare a termine. L'istruzione è "la grande sfida dell'umanità", ha sottolineato il religioso, e deve essere "aperta" per un mondo sempre più complesso e che richiede sempre di più. Egli ha detto che gran parte dei 18 mila e 500 membri dell'ordine religioso di tutto il mondo vivono in paesi dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia, per cui "bisogna prevedere il futuro della Compagnia di Gesù in quella linea". (CE) (Agenzia Fides, 22/04/2010)

venerdì 2 aprile 2010

Messaggero Venato: rotonda 2

San Giorgio di Nogaro, l' opposizione: priorità alla rotonda sotto il viadotto

Messaggero Veneto — 30 marzo 2010 pagina 15 sezione: UDINE

SAN GIORGIO DI NOGARO. Tutti d’accordo sulla realizzazione della rotatoria sotto il viadotto della Sp80 pertinente al nuovo centro intermodale di San Giorgio di Nogaro, mentre l’opposizione resta decisamente contraria a quella davanti al duomo e municipio. A spiegarne le motivazioni è ancora una volta il consigliere di minoranza Enzo Bertoldi, ricordando che «l’11 gennaio 2008 era stato protocollato il progetto di massima del centro intermodale sotto il cavalcavia della Sp80. Quando ero presidente della commissione urbanistica - afferma - avevamo analizzato il progetto e richiesto diverse modifiche viarie per poter inserire il centro intermodale in modo organico nella viabilità statale, provinciale e comunale. In quella sede è nata l’idea della rotonda tra la Ss 14 e la rampa di discesa della Sp80, proveniente da Porpetto. A grandi linee, tale rotonda, con una serie di modifiche viarie, permette a chi proviene dalla rampa nord del viadotto, ossia da Porpetto e da Chiarisacco, di entrare in sicurezza nel futuro centro intermodale sotto il cavalcavia e di proseguire sia lungo la rampa sud in direzione della Ziac, sia all’ingresso, attraverso via Aquileia, al centro di San Giorgio». «La Ss 14 dal centro intermodale al municipio - afferma -, potrebbe diventare un viale centrale del paese». Tale soluzione, secondo il consigliere del Pdl, permetterebbe di garantire l’immediata alternativa al traffico dal casello di Porpetto verso la Ziac, qualora il viadotto sopra la Statale fosse fuori uso. «Per questo- conclude- riteniamo che il centro intermodale e la relativa viabilità, deve essere prioritario rispetto al resto e alla rotonda davanti al duomo e municipio». (f.a.)

martedì 23 marzo 2010

Un'Italia Anticristiana

Mi segnalano un articolo del Corriere della Sera che non si può riprodurre(si può trovare però in molti blog...). E' di Ernesto Galli Della Loggia. E' stato pubblicato il 21 marzo. Buon collegamento, clikka Qui

mercoledì 3 febbraio 2010

In Friuli-Venezia Giulia largo ai marina resort e alle country house

lunedì 16 novembre 2009

La Chiesa prende le distanze dalla Lega: «Divide i cristiani in buoni e cattivi»


TREVISO (15 novembre) - In Veneto e Friuli i vertici della Chiesa non hanno gradito molto le recenti prese di posizione della Lega che, dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo sull'esposizione del crocifisso a scuola, aveva cominciato una vera e propria crociata per difendere il simbolo cristiano per eccellenza in nome della difesa della tradizione.
«Non è l'Europa che vogliamo, non ci sentiamo di dover difendere sentenze di questo tipo», avevano subito commentato esponenti di primo piano della Lega, dal presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro a Leonardo Narduzzi, capogruppo del Carroccio nel consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia.

Aveva cominciato Antonio Mattiazzo, vescovo di Padova in procinto di andare a Treviso al posto di Andrea Bruno Mazzocato (appena trasferito a Udine), criticando il sindaco leghista di Cittadella Massimo Bitonci (mai nominato esplicitamente, anche se il riferimento era chiaro), che aveva pubblicamente offerto crocifissi.

Ieri è stata la volta della diocesi di Vittorio Veneto, con il direttore del settimanale diocesano don Giampiero Moret che, nell'ultimo numero dell'Azione, ha scritto un editoriale fortemente critico nei confronti della nuova campagna della Lega, presentata dal segretario veneto Gian Paolo Gobbo, che prevede la distribuzione di volantini choc, con il crocifisso spezzato. Don Moret ha parlato di «strumentalizzazione del crocifisso da parte della politica» e ha aggiunto: «Ci spiace sommamente che il crocifisso sia tolto dalle scuole e dai luoghi pubblici, ma se questo serve per una convivenza più pacifica e fraterna, in questa nostra società che ha perso in gran parte questa fede e nella quale c'è ormai la presenza di altre religioni, non facciamo la guerra».

Ora interviene anche don Lucio Bonomo, direttore della "Vita del Popolo", settimanale diocesano di Treviso. Secondo Bonomo «non è opportuno che di un simile problema si impossessino la politica e i partiti, facendo del crocifisso un uso strumentale». Una situazione surreale e spiacvole, giunge il direttore, dove «il linguaggio, le accuse di tiepidezza o di tradimento della cultura cristiana vengono brandite come una spada tagliente pronta a dividere i cristiani in buoni e cattivi».

mercoledì 26 agosto 2009

Radiovaticana: precisazioni

In materia di immigrazione, e in particolare per ciò che riguarda la dignità dei migranti che richiedono asilo, negli ultimi giorni alcuni esponenti politici italiani hanno duramente contestato alcune affermazioni rilasciate ai media vaticani dall’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti. Da parte sua, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha affermato oggi in un’intervista di aver vissuto “da cattolico” questa situazione “con qualche dispiacere a qualche imbarazzo”. Tuttavia, ha aggiunto, l'Italia - “e lo dimostreremo coi fatti - è il Paese che ha salvato il maggior numero di vite in mare, operando coi fatti nel senso proprio voluto dal Vaticano”. Lo stesso mons. Vegliò è intervenuto nella vicenda con una nuova precisazione, che Alessandro De Carolis riferisce nel dettaglio:

"In seguito alla mia dichiarazione alla Radio Vaticana di sabato 22 corrente, pubblicata su L’Osservatore Romano del 23 agosto, circa la morte di numerosi migranti nel Mediterraneo, il Ministro Roberto Calderoli, secondo l’Agenzia A.G.I., avrebbe detto: 'Le parole sugli immigrati pronunciate da monsignor Vegliò non sono quelle del Vaticano e della CEI da cui, anzi, spesso, lo stesso Vegliò è stato poi contraddetto'.


"Al riguardo - afferma mons. Vegliò - con tutto il rispetto possibile e per amore di verità, vorrei asserire che: come Capo Dicastero ho il grande onore di fare dichiarazioni a nome della Santa Sede, mai sono stato contraddetto dalla Santa Sede, mai sono stato contraddetto dalla Conferenza Episcopale Italiana. Forse - osserva il presule - il Signor Ministro aveva in mente altre situazioni o si riferiva a qualcun altro".


"È poi inaccettabile e offensivo - continua il capo dicastero vaticano - quanto viene riportato più avanti nella dichiarazione del Ministro, quasi che io sia responsabile della morte di tanti poveri esseri umani, inghiottiti dalle acque del Mediterraneo. La mia dichiarazione - conclude mons. Vegliò - partiva solo da un fatto concreto, tragico: la morte di tante persone, senza accuse, ma chiamando tutti alla propria responsabilità".

mercoledì 25 febbraio 2009

Lega, stretta sugli aiuti agli immigrati

Paolo Mosanghini
Pronte un’interrogazione a Tondo e la segnalazione alla Corte dei conti. La legge prevede incentivi anche per chi mantiene la famiglia all’estero
UDINE. I benefici della Carta famiglia (soprattutto sconti sulle bollette) sono estesi anche agli stranieri che, pur essendo in regola e risiedendo in regione, hanno moglie e figli nel paese d’origine. E la Lega s’indigna e apre un nuovo fronte puntando contro gli immigrati. I consiglieri regionali del Carroccio hanno “scoperto” che la direzione del Servizio per la famiglia ha dato ai Comuni la spiegazione per l’applicazione delle norme per la Carta famiglia.
Le modalità vengono contestate dalla Lega che sta preparando due interrogazioni. «Secondo la direzione regionale è sufficiente che in Friuli Venezia Giulia risieda un genitore, i figli possono abitare anche altrove, ciò non toglie i benefici previsti. Adesso la misura è colma», tuona il capogruppo Danilo Narduzzi. «Stiamo preparando due interrogazioni per capire, perché questi privilegi vadano erogati a chi lavora qui, ma ha i figli che vanno a scuola in Bangladesh», dice Narduzzi, anticipando le interrogazioni al presidente della giunta Renzo Tondo. Il Carroccio, che di questi temi ha fatto il cavallo di battaglia, è pronto a presentare esposti alla Corte dei conti e alla Procura della repubblica. La circolare del Servizio politiche per la famiglia, in merito ai figli iscritti all’anagrafe come conviventi, insiste sulla misura dell’interpretazione piú estensiva e spiega ai Comuni che «possono anche limitarsi a prendere atto di quanto compare sul permesso di soggiorno o sulla carta di soggiorno dei richiedenti, o sul nulla osta della Questura al ricongiungimento familiare, oppure su documentazione similare, ove viene riportata l’effettiva presenza di figli nel nucleo familiare del titolare, concedendo nei casi citati la Carta Famiglia e i relativi benefici», afferma Narduzzi. Una circolare che il Carroccio contesta. «Non si verifica neppure quanti figli ha una persona straniera che chiede di poter accedere ai benefici? Le interpretazioni che vengono date mi sembra che tendano a scavalcare le norme», è la denuncia di Narduzzi.
La Lega contesta anche l’applicazione dei punteggi per l’assegnazione della case Ater. «Si fa riferimento a chi risiede in Italia da dieci anni oppure da cinque in regione. Non è cosí. Uno straniero deve abitare in Friuli Venezia Giulia da almeno cinque, complessivamente dieci in Italia. Se le Ater continueranno a fare diversamente, come mi dicono accada in questi giorni, faremo una segnalazione alle autorità», avverte Narduzzi.
Sono quasi dodicimila le domande già presentate per il rilascio della Carta famiglia nel 2008 e nelle prime settimane del 2009: 2178 in provincia di Gorizia, 1363 in provincia di Pordenone, 4042 in provincia di Udine e 4392 in provincia di Trieste. Di queste, quelle presentate da genitori non cittadini italiani o comunitari, corrispondono complessivamente alla media delle presenze di extracomunitari presenti nelle diverse zone del territorio regionale, ovvero circa il 7 per cento del totale. Sono, invece, qualche migliaio, le domande relative all’ottenimento del contributo sulla spesa delle bollette dell’energia elettrica per l’anno 2008 il cui ammontare, non ancora definitivamente fissato dalla giunta regionale, sarà orientativamente di euro 200 per i nuclei con un figlio, 300 per quelli con due figli, 500 per quelli con tre o piú figli.

Fonte: espresso.repubblica.it/

lunedì 19 gennaio 2009

La vita è già complicata!

COMUNICATO STAMPA

IMMIGRAZIONE: ACLI, NO A “TARIFFARIO” SU CITTADINANZA

Roma, 15 gennaio 2009 – «Non si può trasformare la politica per immigrazione in un listino prezzi». Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani esprimono attraverso la voce del presidente Andrea Olivero la propria contrarietà a quanto approvato e ancora va discutendosi in Senato in tema di sicurezza e immigrazione.

«Dopo il “contributo” annunciato sul permesso di soggiorno – dice Olivero – abbiamo visto approvare la tassa di 200 euro per “l’acquisto” della cittadinanza. Salutata da parte di alcuni addirittura come rivoluzione culturale. A noi pare piuttosto una regressione, come ebbe a dire mesi fa autorevolmente il cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale. Un tempo la cittadinanza era un valore, un diritto, ora ha un prezzo. Abbiamo da oggi un tariffario sulla cittadinanza e l’integrazione».

Le Acli ricordano che già ora la richiesta di un permesso costa al singolo cittadino straniero oltre 70 euro. Permesso che l'amministrazione riesce a rilasciare «in tempi biblici – denuncia Olivero - mai meno di un anno e spesso di più, lasciando la persona in una situazione di costante precarietà».

Contrarietà delle Acli all’introduzione del reato di immigrazione e soggiorno clandestino. «Indignazione» per l'ulteriore provvedimento che prevede la possibilità data al medico di turno al Pronto Soccorso di denunciare alle autorità il cittadino straniero non legalmente presente che ad esso si rivolge per essere curato. Ancora critiche per la proposta del “permesso di soggiorno a punti” che assimila uno strumento normativo che ratifica un diritto ad un concorso a punti.

«Quello che più colpisce – conclude il presidente Olivero – è che a fronte di una serie di misure che vorrebbero contrastare la clandestinità per garantire la sicurezza, si rende più difficile e complicata la vita di coloro che vivono in Italia regolarmente, senza prevedere per loro nessuna politica d’integrazione. Ma senza integrazione, lo abbiamo detto più volte, non c’è sicurezza»

mercoledì 5 novembre 2008

ELEZIONI USA


Obama trionfa. Entusiasmo anche in Friuli
I primi commenti degli esponenti politici regionali


UDINE (5 novembre, ore 12.00) - Gli Stati Uniti hanno deciso, il nuovo presidente è Barack Obama. Il 47enne esponente del Partito democratico ha vinto il duello contro John Mc Cain. Si cambia rotta, dunque dopo otto anni di presidenza repubblicana firmata George W. Bush. Ma quali sono le reazioni del mondo politico, in Friuli-Venezia Giulia, a poche ore dall’esito delle elezioni americane?

C’è grande euforia tra gli esponenti del Partito democratico. Ma l’esito della tornata elettorale è stata accolta con ottimismo anche dagli esponenti del centrodestra.
«Con questa elezione gli Stati Uniti ritrovano un nuovo ruolo sugli scenari internazionali – commenta il parlamentare Ivano Strizzolo (Pd) –. L'America ha dimostrato una grande vitalità democratica, tale da permettere a una persona umile e semplice, come è Barack Obama, che inizialmente non contava sull'appoggio di grandi grupppi o associazioni, di vincere, prima le primarie, poi le elezioni».
«Per una questione di “pelle”, di “sentire”, manifesto tutta la mia simpatia per Obama – ammette il deputato del Pdl Isidoro Gottardo –. Una simpatia maturata soprattutto con la sconfitta di Illary Clinton nelle primarie, che appariva, a mio avviso, una candidatura decisa e prestabilita. In questo gli Stati Uniti hanno dimostrato come, in America, le vere elezioni siano proprio le primarie».
Erica Beltrame

martedì 21 ottobre 2008

PD: TRAVANUT, BASSA FRIULANA IN CRISI, LA REGIONE INTERVENGA

(AGI) - Trieste, 20 ott. - Prima la Caffaro, ora la Fil Man Made di San Giorgio di Nogaro. L'ennesima situazione di crisi per la Bassa friulana, con altri 40 posti di lavoro a rischio visto che l'azienda tessile, da oltre vent'anni sul territorio, avrebbe intenzione di trasferire la produzione fuori dal Friuli. A chiedere un intervento della Regione e', in un'interrogazione, Mauro Travanut. 'La Bassa friulana, annota il consigliere regionale del PD, sta vivendo una generale situazione di declino occupazionale che a partire dal problema Caffaro riguarda numerose aziende della zona. Quello che chiedo all'Esecutivo e' di sapere come intenda affrontare la situazione'.(AGI)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...