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lunedì 25 ottobre 2021

Agenzia Fides 25 ottobre 2021

 

VATICANO - Il Papa nella Giornata Missionaria: grazie a chi testimonia il Vangelo nelle terre che non conoscono Gesù
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Un «grazie» e la richiesta di «un grande applauso» per «i tanti missionari e missionarie – sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici - che in prima linea spendono le loro vite energie al servizio della Chiesa, pagando in prima persona, a volte a caro prezzo, la loro testimonianza». Così, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, celebrata in tutto il mondo dalla Chiesa cattolica nella penultima domenica di ottobre, Papa Francesco ha voluto esprimere la sua gratitudine verso tutti i battezzati coinvolti nella “missio ad gentes”, attestando che il loro prendere parte all’opera apostolica non fiorisce «per fare proselitismo, ma per testimoniare il Vangelo nella loro vita nelle terre che non conoscono Gesù».
Le semplici parole di gratitudine nei confronti di chi opera nelle missioni sono state pronunciate dal Vescovo di Roma domenica 24 ottobre, dopo la tradizionale recita della preghiera mariana dell’Angelus. Parlando dalla finestra del Palazzo apostolico, davanti alla moltitudine presente a Piazza San Pietro, il Papa ha suggerito con un accenno lieve anche l’intima affinità genetica che corre tra la testimonianza resa da missionari e missionarie e quella offerta dai santi e dalle sante canonizzati dalla Chiesa. Richiamando le figure di suor Lucia dell’Immacolata – religiosa delle Ancelle della Carità beatificata a Brescia sabato 23 ottobre – e di Sandra Sabattini – studentessa figlia spirituale di don Oreste Benzi, beatificata a Rimini proprio domenica 24 ottobre, (vedi Fides 23/10/2021) – il Pontefice ha suggerito di guardare nella Giornata Missionaria Mondiale «a queste due nuove Beate come a testimoni che hanno annunciato il Vangelo con la loro vita».
Prima della recita dell’Angelus, commentando l’incontro tra Gesù e Bartimeo - il cieco di Gerico a cui Cristo ridona la vista - raccontato nel brano evangelico della liturgia del giorno, Papa Francesco aveva anche suggerito che un tratto inconfondibile della vita cristiana – e quindi anche di ogni opera missionaria e di ogni esperienza di autentica santità - è la mendicanza dei miracoli, gesti che possono essere compiuti solo da Cristo stesso, a cominciare dal miracolo del cambiamento che Lui solo può operare nel cuore degli uomini e delle donne di ogni tempo. «Bartimeo» ha fatto notare Papa Francesco «aveva perso la vista, ma non la voce! Infatti, quando sente che sta per passare Gesù, inizia a gridare: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me”. Gesù sente, e subito si ferma. Dio ascolta sempre il grido del povero, e non è per nulla disturbato dalla voce di Bartimeo, anzi, si accorge che è piena di fede, una fede che non teme di insistere, di bussare al cuore di Dio». A Gesù – ha aggiunto il Papa nella parte centrale della sua breve catechesi – Bartimeo «non chiede qualche spicciolo come fa con i passanti. No. A Colui che può tutto chiede tutto. Alla gente chiede degli spiccioli, a Gesù che può fare tutto, chiede tutto: “Abbi pietà di me, abbi pietà di tutto ciò che sono”». Quando la fede è viva – ha rimarcato il Papa – la preghiera « non mendica spiccioli, non si riduce ai bisogni del momento. A Gesù, che può tutto, va chiesto tutto. Non dimenticatevi di questo. A Gesù che può tutto va chiesto tutto, con la mia insistenza davanti a Lui. Egli non vede l’ora di riversare la sua grazia e la sua gioia nei nostri cuori, ma purtroppo siamo noi a mantenere le distanze, forse per timidezza o pigrizia o incredulità». Per offrire un’immagine concreta a concerma delle sue esortazioni, il Successore di Pietro ha anche riproposto un episodio attinto dalla sua lunga esperienza pastorale: «Tanti di noi, quando preghiamo» ha notato il Pontefice «non crediamo che il Signore può fare il miracolo. Mi viene in mente quella storia – che io ho visto – di quel papà a cui i medici avevano detto che la sua bambina di nove anni non passava la notte; era in ospedale. E lui ha preso un bus ed è andato a settanta chilometri al santuario della Madonna. Era chiuso e lui, aggrappato alla cancellata, passò tutta la notte pregando: “Signore, salvala! Signore, dalle la vita!”. Pregava la Madonna, tutta la notte gridando a Dio, gridando dal cuore. Poi al mattino, quando tornò in ospedale, trovò la moglie che piangeva. E lui pensò: “È morta”. E la moglie disse: “Non si capisce, non si capisce, i medici dicono che è una cosa strana, sembra guarita”. Il grido di quell’uomo che chiedeva tutto – ha rimarcato Papa Francesco - è stato ascoltato dal Signore che gli aveva dato tutto. Questa non è una storia: questo l’ho visto io, nell’altra diocesi. Abbiamo questo coraggio nella preghiera? A Colui che può darci tutto, chiediamo tutto, come Bartimeo, che un grande maestro, un grande maestro di preghiera. Lui, Bartimeo ci sia di esempio con la sua fede concreta, insistente e coraggiosa». (GV) (Agenzia Fides 24/10/2021).
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VATICANO - “La centralità del Regno” il filo conduttore del nuovo numero del Bolletino della POSI
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) -“La centralità del Regno” è il titolo e il tema del Bollettino di ottobre 2021 del Segretariato Internazionale della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI) in distribuzione in questi giorni. Il mese di ottobre, apertosi con la memoria liturgica di santa Teresina di Lisieux, è il mese missionario per eccellenza che è culminato domenica 24 ottobre con la celebrazione della Giornata Missionaria mondiale dal tema “Non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,20).
“Credo che il tema di quest’anno sia più̀ che mai a misura di bambino, poiché́ ne evidenzia due caratteristiche genuine quali la semplicità̀ e la spontaneità̀” scrive nel suo editoriale sr. Roberta Tremarelli, Segretario Generale della Pontificia Opera Santa Infanzia che riprende “Sono le stesse che ogni Cristiano, evangelizzatore, testimone, discepolo missionario dovrebbe avere nell’annunciare il Vangelo, sfruttando ogni occasione opportuna e inopportuna, come diceva San Paolo. Proprio come i bambini, nella loro semplicità̀ e senza veli. Chi meglio di un bambino e di un ragazzo può̀ insegnarci ad annunciare il Vangelo ed essere missionario? Il bambino non pensa né prevede le contrarietà̀, procede e basta, fidandosi”. Suor Tremarelli ricorda come questo spirito fosse già prefigurato in Pauline Marie Jaricot, fondatrice nel maggio del 1822 della prima Opera missionaria, quella della Propagazione della fede della quale è prossima la beatificazione: “in questi giorni è stata annunciata la data della sua beatificazione: il 22 maggio 2022 a Lione. Gioiamo con tutta la Chiesa per questa prossima nuova Beata, una donna di fede che nella sua sensibilità e semplicità ha dato vita ad un’Opera che da 200 anni sostiene i missionari e la missione della Chiesa universale”.
Il tema del Bollettino “La centralità del Regno” viene trattato da padre Leonardo Rodriguez, Direttore nazionale delle PP.OO.MM in Uruguay che, facendo riferimento all’invito di Gesù a diventare come i bambini, cerca di identificare alcune caratteristiche della capacità di legame/vincolo/ relazione del bambino per individuare da questa analisi le caratteristiche della spiritualità cristiana, mentre “Una spiritualità per l’infanzia missionaria secondo santa Teresa di Lisieux e san Giovanni Paolo II” è il contributo a firma di Rafael Santos, collaboratore della Direzione nazionale PP.OO.MM. in Spagna, che offre il seguente richiamo: “Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, patrona delle Missioni all’età di sette anni è entrata a far parte dell’Opera della Santa Infanzia, chiamata oggi Infanzia Missionaria, dettaglio importante perché “suggerisce che, ricondurre alla nostra epoca la vita e la spiritualità di questa Santa può far luce sulla vita e sulla spiritualità dell’Infanzia Missionaria dei giorni nostri”.
Fra gli altri argomenti trattato in questo numero: la voce dei bambini dalle direzioni nazionali Sri Lanka, Pakistan, Malawi, Colombia, Filippine; notizie dalle diocesi: Bolivia, Nicaragua, Nigeria, India, Liberia, Guinea Bissau, Perù. Si narra anche dei “Piccoli missionari in Burundi” e si raccontano progetti di educazione religiosa e assistenza di base per i bambini dei villaggi remoti di Babiko, Mou e Rapa, e il centro di reinserimento Ndjiatar per bambini diversamente abili.
(EG) (25/10/2021)



LINK
Bollettini POSI -> https://www.ppoomm.va/it/documentazioni/documenti-posi/posi-bollettini.html
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AFRICA/SUDAN - I militari prendono il potere con un golpe, la gente scende in piazza
 
Khartoum (Agenzia Fides) - “Mentre siamo parlando si sentono spari. Come temevamo, l’esercito ha preso a sparare sui dimostranti che fin dalle prime ore della mattinata si sono riversati nelle strade per chiedere l’immediata fine del processo di golpe e il ritorno alla transizione democratica”. Lo riferiscono fonti di Fides nella Chiesa in Sudan, chiedendo “specie in questo momento di grandi incertezza e timori” di restare anonima. La fonte di Fides è stata raggiunta a fatica al telefono (dall’alba sono interrotti al 90% linee telefoniche, internet e strade) nella tarda mattinata di lunedì 25 ottobre, poche ore dopo l’avvenuto colpo di Stato. Il grande Paese africano, due anni e mezzo fa teatro di una “Primavera” che sorprese il mondo per la conduzione pacifica e incruenta, soprattutto, per la cacciata del dittatore Omar al-Bashir, sembra piombare di nuovo nel caos autocratico e alimentare i timori di un ritorno al passato.
“Nella notte – riferiscono le nostre fonti - dopo giorni in cui si rincorrevano voci e si temevano conferme, c'è stato il colpo di stato. Linee internet e telefoniche, strade e aeroporto sono chiusi. Alla radio, da questa mattina, passano solo ed esclusivamente l'inno nazionale. C’è una presenza militare massiccia e si tratterà di capire chi sarà il nuovo leader e, soprattutto, come reagirà la popolazione che, piuttosto che tornare indietro, è pronta a tutto. Da questa notte ci poniamo molte domande ma sono due gli aspetti che più ci preoccupano. Da una parte la reazione dei militari alle manifestazioni che stanno avvenendo: da queste prime avvisaglie, l’intenzione è di reprimere duramente anche se, nel frattempo, ci giungono notizie di soldati ai posti di blocco che invece fanno passare i manifestanti. Dall’altra chi ci sia dietro questa mossa. Chi sono i militari realmente alla testa del golpe? Sono islamisti? Una fronda più laica? E poi, nel gruppo dei militari golpisti rientrano forse anche i Janjaweed del Darfur (le famigerate milizie autrici di efferati eccidi e stragi nella regione centro-occidentale, ndr)? ”
Si accavallano, nel frattempo, notizie riguardo la situazione di tensione del Paese. Dopo l’arresto, avvenuto nelle prime ore dell’alba, del Primo Ministro Abdalla Hamdok e della moglie, camionette militari hanno circondato le abitazioni dei ministri civili dell’informazione Hamza Baloul, dell’industria Ibrahim al-Sheikh, del governatore della capitale Khartoum, Ayman Khalid, del consigliere per i rapporti con i media Faisal Mohammed Saleh e del portavoce per il consiglio sovrano Mohammed al-Fiky Suliman, per arrestarli.
“Sono persone buone che si erano impegnate in prima persona – riprende la fonte – e che pagano proprio per la lealtà al popolo. Sembra che i militari vogliano che il Primo ministro si dimetta ‘spontaneamente’ e si dichiari pronto a entrare in un esecutivo golpista; ma Hamdok tiene duro e anzi chiama la gente a protestare. Gli ufficiali vogliono il potere senza perdere la faccia, come se la gente fosse stupida e non sia già consapevole delle manovre”.
Il golpe avviene al culmine di un periodo di forti tensioni fra i militari e la società civile che 2 anni fa avevano siglato un accordo di transizione che prevedeva una “presidenza a rotazione” e che, il prossimo 17 novembre, avrebbe dovuto condurre a una presidenza espressa dalla società civile e alla prosecuzione dell’esperienza di governo al 50% e 50%. I militari, in realtà, hanno fatto comprendere con sempre maggiore chiarezza che non volevano lasciare la presidenza e, per diffondere caos e panico, hanno innescato e foraggiato manifestazioni di fette di popolazione invocanti il “pugno duro” per mettere fine alla pesante crisi economica e politica degli ultimi tempi.
Conclude la fonte di Fides: “Il presidente del Consiglio di transizione Abdel Fattah al-Burhan ha proclamato lo stato di emergenza in tutto il Paese, con la dissoluzione del suddetto Consiglio e del governo. Hanno sostanzialmente sciolto il consiglio sovrano e l’esecutivo, praticamente stracciato l’accordo fra civili e militari di 2 anni fa. Dicono di averlo fatto per salvare la rivoluzione ma è un atto che la seppellisce definitivamente”.
(LA) (Agenzia Fides 25/10/2021)
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AFRICA/SUD SUDAN - "School Children We Are for Peace": gli studenti celebrano la Giornata annuale delle scuole cattoliche
 
Tombura Yambio (Agenzia Fides) - Mentre il Paese continua a vivere una crisi umanitaria molto pesante, i ragazzi della diocesi di Tombura Yambio non rinunciano a celebrare la Giornata delle scuole cattoliche con l’obiettivo di portare speranza e fiducia in se stessi nel travagliato Stato dell'Equatoria occidentale.
La celebrazione, che si tiene ogni anno, rientra nei programmi della diocesi. Solitamente vede riunite tutte le istituzioni scolastiche cattoliche della diocesi. Tra queste l'Università Cattolica, le scuole superiori, le scuole secondarie, le scuole primarie e le scuole pre-primarie.
A guidare la celebrazione eucaristica di centinaia di studenti e alunni nella Parrocchia Santa Maria Madre di Dio di Yambio, il Vicario generale ad interim della diocesi, p. Tombe Charles. Ricordando San Daniele Comboni, patrono diocesano dell'istruzione che portò il primo seme della fede e dell'educazione cattolica nell'allora Sudan, p. Tombe ha detto: “San Daniele Comboni ci invita a ricominciare la vita di nuovo, per essere più vicini a Gesù Cristo, e attraverso l’istruzione ottenere qualcosa di nuovo che prima non c'era”.
“Nonostante le sfide, è importante concentrarsi su ciò che vogliamo essere – ha aggiunto il Vicario generale - . Tutti noi possiamo realizzarci solo se lavoriamo per la pace che viene da Dio, questo significa accettare completamente Lui” prosegue la nota pervenuta all’Agenzia Fides.
“Siamo uniti da Dio per la missione di portare la pace alle persone” ha puntualizzato p. Tombe, aggiungendo che gli studenti e gli alunni stanno ricevendo un'istruzione per essere persone competenti che dovrebbero lavorare per l'unità e l'amore per tutta l'umanità nel prossimo futuro.
“Crediamo che per raggiungere la missione dell'Educazione cattolica nella diocesi cattolica di Tombura-Yambio, dobbiamo sviluppare la nostra capacità di agire come una comunità in continuo apprendimento” ha detto il Vescovo della diocesi, Mons. Eduardo Hiiboro Kussala nel messaggio letto a suo nome dal Vicario durante la celebrazione. Incoraggiando alunni, studenti, insegnanti e tutti coloro che lavorano nel settore educativo della diocesi, il Vescovo ha affermato che l’obiettivo di tutte le scuole cattoliche è quello di fornire un'educazione cattolica che ispiri tutti gli studenti ad apprendere e sperimentare la crescita accademica in un ambiente sicuro e accogliente, basato sui valori del Vangelo. Il carisma delle scuole cattoliche diocesane è servire Dio e la comunità con coraggio e integrità; vedere la luce splendente in ogni bambino.
"School Children We Are for Peace" è stato il tema delle celebrazioni di quest'anno, iniziate con il raduno di tutte le scuole a Yambio Freedom Square al mattino e proseguite in marcia attraverso la città fino alla Parrocchia Santa Maria Madre di Dio di Yambio.
La diocesi cattolica di Tombura-Yambio ha attualmente cinque istituti di istruzione superiore, 8 scuole secondarie in otto diverse parrocchie, 28 scuole primarie e 24 scuole materne.
(AP) (Agenzia Fides 25/10/2021)
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ASIA/BANGLADESH - Il Cardinale D'Rozario: garantire dignità e protezione ai Rohingya
 
Cox's Bazar (Agenzia Fides) – “Apriamo i nostri cuori alle persone che hanno bisogno del nostro sostegno per garantire la loro esistenza in questo mondo”: lo ha detto il Cardinale Patrick D'Rozario, dopo aver visitato, nei giorni scorsi, il più grande campo profughi del mondo a Cox's Bazar, dove vivono 1,1 milioni di Rohingya. In un videomessaggio diffuso per l'occasione e pervenuto all'Agenzia Fides, il Cardinale ha raccontato la sua esperienza dicendo: “Siamo accanto a loro. Chiediamo solidarietà alle persone di altre nazioni. Quando sono arrivato qui per la prima volta, tutti erano tristi. Non si avvicinavano nemmeno chiamandoli. Ora vedo campi ben organizzati e stanno vivendo in modo umano”.
Il Cardinale ha spiegato: “I Rohingya riescono a soddisfare alcune necessità di base della loro vita e dispongono di rifugi dignitosi. E' un passo avanti. Ho parlato del ruolo della Caritas. La dedizione, l'assistenza, una buona pianificazione degli aiuti hanno davvero dato all'ambiente un volto umano”.
Naturalmente l'auspicio è che i Rohingya possano tornare nella loro terra natale, in Myanmar: “Ma questa non è semplicemente una decisione bilaterale, tra Myanmar e Bangladesh. La comunità internazionale si sta impegnando per questo ed è coinvolta. Se i profughi non saranno sicuri dei loro diritti umani, della cittadinanza, della sicurezza, non saranno disposti ad andarci. Non possiamo costringerli a uscire, anche questo è disumano. Queste persone dovrebbero essere ben accolte, dovrebbero essere protette, dovrebbero essere accompagnate nello sviluppo e nella promozione umana. La situazione è molto difficile”.
Il Cardinale ha citato la preoccupazione di Papa Francesco per i Rohingya: “Il Santo Padre parla dei Rohingya, ricorda e prega per i Rohingya, e conserva sempre bei ricordi nel suo cuore", ha detto, ricordando che nel 2017 Papa Francesco ha incontrato alcuni rifugiati Rohingya durante la sua visita a Dhaka.
Dopo la visita del Cardinale, Immanual Chayan Biswas, capo delle operazioni del Programma di risposta alle emergenze in Caritas Bangladesh, dichiara a Fides: “In tre anni d impegno abbiamo lavorato a un programma di accoglienza, che ha visto i profughi passare da rifugi temporanei a rifugi più stabili. Con la nostra azione, cerchiamo di offrire solidarietà concreta e dare speranza. Nel 2017, la maggior parte delle donne e dei bambini Rohingya sono venuti qui con traumi psicologici e, in tre anni, grazie al nostro programma di sostegno psicologico e sociale, molte donne, molti bambini hanno iniziato a tornare alla vita normale".
Caritas Bangladesh opera in Cox's Bazar accanto all'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, mettendo a disposizione un centro comunitario e 175 rifugi per i residenti del campo. Diversi programmi di assistenza sociale promossi da Caritas Bangladesh stanno aiutando i rifugiati Rohingya nella promozione umana, per favorire condizioni di vita dignitose.
(FC) Agenzia Fides, 22/10/2021)
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ASIA/LIBANO - Il Patriarca maronita sugli scontri di Tayyouneh: chi ha difeso “la sicurezza del proprio ambiente” non diventi “capro espiatorio”
 
Beirut (Agenzia Fides) - Lo Stato, con le sue istituzioni, ha il compito di “proteggere il suo popolo”. E se ciò non accade in maniera efficace, quelli che hanno difeso “la loro dignità e la sicurezza del proprio ambiente” non possono essere trattati alla stregua di un “capro espiatorio”. Così il Cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca della Chiesa maronita, è intervenuto sulla delicata fase politica attraversata dal Paese dei Cedri, tintasi di sangue dopo che sette manifestanti sciiti sono stati uccisi giovedì 14 ottobre, a Beirut, da cecchini appostati sui tetti nel quartiere “cristiano” di Tayyouneh.
Le parole del Patriarca, pronunciate durante l’omelia della celebrazione liturgica da lui presieduta domenica 24 ottobre nella sede patriarcale di Bkerké, sono state lette da molti media nazionali come un implicito sostegno offerto dal Cardinale libanese alle posizioni di chi considera i fatti di sangue registrati a Tayyouneh come un fatale incidente, seguito al tentativo di auto-difesa messo in atto dagli abitanti del quartiere di fronte alle scorribande di militanti sciiti arrivati dall’esterno con armi intenti intimidatori. "Noi che crediamo nella giustizia” ha detto il Patriarca, “non accettiamo che coloro che hanno difeso la loro dignità e la sicurezza del loro ambiente siano trasformati in un capro espiatorio. Queste persone, insieme ad altre, avevano difeso il Libano e offerto migliaia di martiri per il bene della sua unità e sovranità".
Dopo la strage, il partito sciita di Hezbollah e i suoi media di riferimento avevano attaccato frontalmente, come autori del massacro, miliziani delle Forze Libanesi, Partito guidato dal leader cristiano Samir Geagea, che dal canto suo aveva respinto le accuse di aver realizzato un “agguato” premeditato, sostenendo che alcuni residenti di Ain al Remmaneh- Tayyouneh si erano soltanto “difesi” dai miliziani sciiti “che hanno cercato di entrare nelle loro case”. Sui media e nei contributi di alcuni analisti è cominciata a riaffiorare la retorica settaria sulle milizie impegnate a “difendere” e “proteggere” i quartieri cosiddetti “cristiani” dalle incursioni dei gruppi legati ai Partiti sciiti Hezbollah e Amal.
In seguito al massacro, ventisei persone sono state arrestate dopo le violenze nell'area di Tayyouneh-Ain al-Remmaneh, la maggior parte delle quali appartenenti alle Forze Libanesi. Riguardo a tali provvedimenti giudiziari, il Patriarca nella sua omelia ha chiesto che le indagini siano svolte senza mettere in atto "intimidazioni", e senza criminalizzare “una singola parte, come se fosse responsabile esclusiva degli incidenti".
Il Cardinale libanese ha anche messo in guardia da eventuali tentativi di utilizzare le indagini sugli incidenti di Tayyouneh-Ain al-Remmaneh per oscurare e rallentare quelle condotte dal giudice Tarek Bitar che ha messo nel mirino uomini di Amal – Partito sciita guidato dal Presidente del Parlamento Nabih Berri - per le loro presunte responsabilità penali in merito alle tragiche esplosioni avvenute nel porto di Beirut il 4 agosto 2020. (GV) (Agenzia Fides 25/10/2021)
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AMERICA/CILE - Crescono violenza e polarizzazione in vista delle elezioni: i Vescovi chiamano al dialogo e alla responsabilità
 
Santiago (Agenzia Fides) – “Preoccupati per l'attuale clima di belligeranza e polarizzazione nella vita politica, specialmente nella campagna presidenziale, che dovrebbe essere invece l'occasione per confrontarsi con idee, progetti e programmi sul presente e sul futuro della nazione, in un esercizio che infonda speranza, senso di appartenenza e impegno per il bene comune”, i Vescovi cileni hanno pubblicato un messaggio, pervenuto a Fides, ad un mese dalle elezioni presidenziali, parlamentari e regionali del 21 novembre.
Il Comitato permanente dell'Episcopato cileno, nella nota intitolata “Per vivere il processo elettorale nella pace e nella concordia cittadina”, rileva: “purtroppo le manifestazioni di violenza
stanno crescendo tra noi. La polarizzazione e l'aggressività si esprimono a molti livelli della nostra convivenza, anche nei nostri rapporti quotidiani con gli altri. Gli omicidi e altre azioni criminali sono aumentati ultimamente. Il traffico di droga e la criminalità occupano ampi settori e spazi delle nostre città. La legittima protesta politica diventa spesso, per l'azione di alcuni gruppi, distruttiva di beni e spazi pubblici e privati".
Di fronte a questa situazione, i Vescovi esortano i cileni a “rivedere seriamente il nostro modo di vivere insieme", a "fermare la violenza”, a “imparare a dialogare come fratelli, tutti abitanti dello stesso Paese e casa comune”. Un altro motivo di preoccupazione viene dallo scenario economico, con le sue conseguenze negative che colpiscono soprattutto i poveri e le famiglie vulnerabili, cui si aggiunge la pandemia che ha generato problemi che dureranno a lungo. "È contraddittorio – proseguono - che, mentre cerchiamo e aneliamo a livelli più elevati di benessere e giustizia, non costruiamo con l'azione politica scenari più stabili, che ci permettano veramente di affrontare le sfide sociali ed economiche che abbiamo. Dobbiamo scommettere ancora di più per il bene del Paese, al di là dei calcoli elettorali".
I Vescovi quindi invitano tutti “ad agire in modo responsabile”, sottolineando che “per chiunque verrà a governare il Paese nel prossimo periodo, il compito sarà difficile e complesso, a causa del contesto economico e politico che stiamo vivendo, senza dimenticare la presenza della crisi sanitaria”. Occorre quindi fare attenzione alle parole che vengono usate e alle iniziative che vengono intraprese, “per non generare quella polarizzazione che rende più opaco il nostro presente". Infine esortano i credenti a "pregare per la nostra Patria, per i suoi governanti e leader, per le sue istituzioni e per i processi politici e sociali in corso, per ciascuno dei suoi abitanti", affidando alla Vergine del Monte Carmelo “questo tempo di sfide per la nostra patria”. (SL) (Agenzia Fides 25/10/2021)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...