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AFRICA/CONGO RD - “No a nuove guerre”: il grido d’allarme dei Vescovi di RDC, Rwanda e Burundi | |||
Kinshasa (Agenzia Fides) - "La situazione sociale rimane preoccupante, in primo luogo alla luce dell'insicurezza persistente in alcune aree, in particolare ai confini di tre Paesi” affermano i Vescovi del Comitato Permanente dell’Association des Conférences Episcopales de l’Afrique Centrale (ACEAC), nel comunicato finale della riunione ordinaria che si è tenuta a Bukavu (nell’est della Repubblica Democratica del Congo), dal 15 al 18 gennaio. L’ACEAC che riunisce i Vescovi di Burundi, Rwanda e RDC, denuncia inoltre che nei loro tre Paesi, “il potere d'acquisto della popolazione è diminuito ulteriormente, costringendo molte famiglie a vivere al di sotto della soglia di povertà”. “E poiché la sfortuna non arriva mai da sola, il virus Ebola e le piogge torrenziali degli ultimi mesi hanno causato diverse vittime e danni materiali significativi e lasciato diverse persone senza riparo” continua il comunicato inviato all’Agenzia Fides. I Vescovi apprezzano il “dinamismo” delle Caritas e delle Commissioni Giustizia e Pace, che pur con le scarse risorse a loro disposizione hanno portato soccorso alle popolazioni colpite, e invitano le comunità cristiane di continuare a essere solidali con le vittime. I Vescovi deplorano il deterioramento del clima di fiducia tra i leader politici nella regione, che rischia di accrescere la possibilità di scontri armati a danno delle popolazioni locali: “Facciamo appello alla coscienza dei governanti per tenere nel cuore e nella mente il dovere di proteggere le popolazioni e di lavorare per la prosperità delle persone che devono godere appieno dei loro diritti come creature create a immagine di Dio”. I Vescovi rinnovano l’impegno preso nel 2013 di lavorare con altre confessioni religiose per stabilire una pace duratura nella regione “attraverso la testimonianza di vita, i gesti e le parole”. A tal fine, pubblicheranno nei prossimi mesi un programma pastorale per la conversione dei cuori e la promozione della coesione sociale, e invitano i fedeli a recitare ogni giorno la preghiera per la pace di San Francesco d'Assisi. (L.M.) (Agenzia Fides 23/1/2020) | |||
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AFRICA/NIGER - “Potranno tagliare gli alberi ma non le radici della croce”: minacce ai cristiani nel paese | |||
Niamey (Agenzia Fides) – “Le reiterate minacce alle comunità cristiane presenti nella zona frontaliera col Burkina Faso hanno raggiunto lo scopo che si prefiggevano: decapitare le comunità e farne poi preda della paura di professare la fede nella preghiera della domenica nelle cappelle” (vedi Agenzia Fides 20/12/2019), scrive all’Agenzia Fides padre Mauro Armanino, sacerdote della Società per le Missioni Africane in Niger. “Martedì 14 gennaio scorso, in un villaggio non lontano da Bomoanga, che da oltre un anno ha assistito impotente al rapimento di Padre Pierluigi Maccalli, - continua il missionario – un gruppo di criminali andati per un regolamento di conti con l’infermiere capo che opera in un dispensario della zona, hanno preso, portato poco lontano dalla sua casa e decapitato il nipote, battezzato da bambino. A Bomoanga la gente non va più in chiesa la domenica. La ‘basilica’, come p. Maccalli soleva chiamarla, concepita, edificata e da lui inaugurata, è adesso deserta, così come la scuola colpita di recente”. Nella nota pervenuta a Fides, p. Armanino evidenzia lo sconcerto, la sofferenza, il timore ma soprattutto la consapevolezza della situazione manifestati durante l’incontro di formazione con i catechisti e gli animatori delle zona Gourmanché, frontaliera col Burkina Faso, organizzato recentemente a Niamey. “Anche laddove esistono persecuzioni, prove e tensioni, è possibile tradurre la fede – sottolinea - con una maggiore valorizzazione dei laici e del loro apporto, una più grande flessibilità per quanto riguarda i luoghi e i tempi delle celebrazioni e della vita della comunità”. Il missionario conclude dicendo: “A Makalondi, Kankani e Torodi, nella stessa zona, le celebrazioni, seppur con prudenza, continuano come sempre, malgrado i preti non siano residenti sul posto. Più complicata la realtà nelle zone rurali che, essendo di difficile accesso, permettono ai gruppi armati di agire indisturbati. Potranno tagliare gli alberi ma non le radici della croce. Il terzo giorno c’è una risurrezione”. (MA/AP) (23/1/2020 Agenzia Fides) | |||
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ASIA/KYRGYZSTAN - Preghiera e missione: esercizi spirituali ignaziani sulle rive del lago Issyk-kul | |||
Bishkek (Agenzia Fides) - Vivere una settimana di spiritualità, secondo il carisma di sant'Ignazio di Loyola, e proporre questa esperienza di immersione e di vicinanza a Dio come forma di evangelizzazione, in una nazione dove il seme del Vangelo è diventato un piccolo germoglio: con questo spirito i padri Gesuiti presenti in Kirghizistan hanno organizzato una settimana di esercizi spirituali in completo silenzio, secondo il metodo di Sant’Ignazio di Loyola. Come riferito all'Agenzia Fides, l’iniziativa, aperta a tutti, si svolgerà dal 16 al 22 marzo 2020 presso l’“Issyk Center”, la casa per bambini kirghisi disabili e indigenti, situata sulle rive del lago Issyk-kul e gestita proprio dai religiosi della Compagnia di Gesù. L'invito è rivolto a giovani, adulti, persone curiose o interessate a conoscere la fede cristiana. Spiega una nota inviata all’Agenzia Fides dagli organizzatori: “Non è la prima volta che questi esercizi spirituali si svolgono in un luogo pittoresco sulle rive del lago Issyk-Kul, a soli 100 metri dalla spiaggia ed a pochi chilometri dalle montagne di Tien Shan”. Il contatto con la natura incontaminata rappresenta una via per raggiungere una dimensione di riflessione e di approfondimento, alla ricerca di Dio. Il tema di quest'anno sarà "Dio, guidami sulla via eterna. Libertà, Ringraziamento e Misericordia”. A guidare la settimana di spiritualità sarà il gesuita di Novosibirsk (Siberia), padre Janez Sever. Il programma di esercizi spirituali include un'introduzione alla preghiera ignaziana e alla meditazione delle Sacre Scritture, momenti di preghiera individuale e assembleare, la celebrazione dell’Eucaristia, l’Adorazione e l'opportunità di parlare con un assistente spirituale. “Certamente si tratterà di giorni di ristoro del corpo e dello spirito, in un paesaggio così bello. D’altra parte, il fatto che una modalità di preghiera sviluppata circa cinque secoli fa venga ancora richiesta, ne testimonia l’efficacia”, conclude la nota dei Gesuiti. Il Kirghizistan è un piccolo paese con una popolazione di quasi 6 milioni di abitanti che gode di libertà religiosa. Circa il 90% della popolazione è musulmana. I cristiani ortodossi rappresentano quasi il 10% del totale, e le altre confessioni cristiane sono una esigua minoranza. I cattolici del posto possono contare sull’assistenza spirituale di sette sacerdoti, un religioso e cinque suore francescane. (LF) (Agenzia Fides 23/1/2020) | |||
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ASIA/MALAYSIA - Promozione umana e solidarietà: nasce la Caritas Malaysia | |||
Kuala Lumpur (Agenzia Fides) - Essere maggiormente presenti nella società malaysiana con iniziative di carità, promozione umana, sviluppo solidale, segno di prossimità verso ogni uomo e segno potente dell'amore di Dio: con questo spirito la Conferenza episcopale cattolica della Malayia, Singapore e Brunei ha deciso di istituire la Caritas Malaysia, riorganizzando e promuovendo l'attuale Ufficio per lo sviluppo umano esistente in seno alla Conferenza. Come appreso dall'Agenzia Fides, nei mesi scorsi i Vescovi della Malaysia hanno avuto un fitto scambio con i responsabili della Caritas Internationalis e, dopo aver chiarito gli aspetti organizzativi e istituzionali, hanno deciso all'unanimità di aprire un Ufficio nazionale della Caritas, che abbraccia tutte le diocesi nella Malaysia peninsulare e quelle nei territori del Borneo malaysiano, ovvero Sabah e Sarawak. L'Ufficio avrà sede a Kuala Lumpur e il Vescovo Anthony Bernard Paul, alla guida della diocesi di Melaka-Johor, è stato nominato primo presidente della Caritas Malaysia. Il Vescovo inviterà a un primo incontro consultivo i rappresentanti delle nove diocesi entro il primo trimestre dell'anno, per avviare l'opera di coordinamento di tute le attività caritative già in essere e per stendere un programma di lavoro della Caritas per i prossimi anni. Caritas Malaysia è parte della Caritas Internationalis, confederazione di oltre 160 membri, presente in quasi tutti i paesi del mondo. Espressione diretta della Chiesa cattolica, la Caritas rivolge aiuto concreto ai poveri, ai vulnerabili e agli esclusi, indipendentemente da etnia, cultura e religione, per costruire un mondo basato sulla giustizia e sull'amore fraterno. (SD) (Agenzia Fides 23/1/2020) | |||
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AMERICA/BOLIVIA - Un processo elettorale che sia pacifico, democratico e trasparente, per guardare con fiducia al futuro | |||
La Paz (Agenzia Fides) – "In questo momento storico, in questo periodo preelettorale, in cui ci prepariamo a nuove elezioni, abbiamo bisogno che i partiti politici riescano a presentare progetti promettenti per il Paese, dove la priorità sia cercare il bene comune, la crescita e il benessere del nostro popolo. Di fronte all'incertezza, cerchiamo di essere artigiani della pace, artigiani della riconciliazione e artigiani del bene comune": lo ha detto il segretario esecutivo della Commissione della Comunione Ecclesiale della Conferenza Episcopale Bolivia, padre Diego Plà, durante la celebrazione eucaristica della scorsa domenica, in vista delle elezioni del 3 maggio. Mons. Eugenio Scarpellini, Vescovo della diocesi di El Alto e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, intervistato da una televisione locale, ha detto: "Ancora una volta, come Chiesa cattolica, vogliamo esortare affinché il processo elettorale sia il più pacifico e democratico possibile... Il popolo ha bisogno di ricreare la fiducia nelle autorità, ha bisogno di un processo trasparente, di guardare al futuro con nuovi governanti eletti dal popolo e che pensino al bene comune e allo sviluppo realmente positivo". La Bolivia ha celebrato ieri, 22 gennaio, il Giorno dello Stato Plurinazionale, e per l'occasione la Presidente ad interim, Jeanine Añez, ha chiesto di elaborare un piano per garantire la sicurezza del voto nelle prossime elezioni del 3 maggio 2020. "Ho chiesto ai ministri della Difesa e del governo nazionale di organizzare un piano comune, prima, durante e dopo il 3 maggio, in modo che il voto dei boliviani sia protetto" ha detto in un messaggio al paese per questa circostanza. La celebrazione del Dia del Estado Plurinacional si svolge ogni anno dal 2009, quando, secondo la nuova Costituzione, la Bolivia ha cessato di definirsi una repubblica. Jeanine Áñez, che ha assunto la presidenza dopo le anomalie scoperte nelle ultime elezioni e dopo che Morales aveva rinunciato ed era fuggito all’estero, ha sottolineato che, proprio per questi motivi, "le elezioni del 3 maggio diventeranno il processo elettorale boliviano meglio accompagnato e più osservato nella nostra storia". L'OAS, le Nazioni Unite, l'Unione Europea e la Chiesa cattolica hanno espresso il desiderio di sostenere e accompagnare il processo elettorale. (CE) (Agenzia Fides, 23/01/2020) | |||
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AMERICA/VENEZUELA - Comunicato del Vescovo di San Cristobal sul sacerdote ucciso | |||
San Cristobal (Agenzia Fides) – Il Vescovo di San Cristobal, Mons. Mario Moronta, ha pubblicato un secondo comunicato relativo alla morte del sacerdote Jesus Manuel Rondon Molina, che era scomparso il 16 gennaio ed è stato ritrovato ucciso il 21 gennaio (vedi Fides 22/1/2020). Nel testo del 22 gennaio, pervenuto all’Agenzia Fides, il Vescovo afferma: “Secondo le informazioni fornite dalle autorità, il suddetto sacerdote sarebbe stato ucciso da un minore, che era stato vittima di abusi sessuali da parte del chierico, un'azione che ripudiamo. Lamentiamo la tragica morte del sacerdote e chiediamo che la giustizia divina si manifesti con misericordia. Preghiamo per lui, per sua madre e per la sua famiglia che stanno attraversando un momento di dolore e tristezza”. Il Vescovo sottolinea che anche nella diocesi di San Cristóbal sono state adottate le norme della Chiesa universale per trattare i casi di abusi sui minori da parte del clero. Nel caso di p. Jesus Manuel Rondon Molina, “sono state ricevute diverse denunce contro di lui, sono state condotte le relative indagini e sono state prese le misure precauzionali... Nonostante le molteplici richieste di attenzione, ha disobbedito agli ordini e alle misure precauzionali stabilite nella legge della Chiesa”. Mons. Moronta scrive che questo fatto “ci riempie di tristezza e preoccupazione”, chiede alle autorità “di chiarire cosa è successo senza usare questo triste evento per scopi politici o di altro tipo”, ricorda che la stragrande maggioranza dei sacerdoti si dedica generosamente al servizio della popolazione, “nonostante le difficoltà e le mancanze i fallimenti che alcuni possono avere”. “Sentiamo il dolore del popolo di Dio che soffre per molte cause e ancora di più per la cattiva testimonianza di alcuni – conclude -, condividiamo il dolore delle vittime di abusi… Sapendo che questo dolore si identifica con quello di Cristo sulla Croce, fissiamo lo sguardo sulla forza potentemente liberatrice della sua Risurrezione”. (SL) (Agenzia Fides 23/1/2020) |
Filippesi 1,4 ... e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia...
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giovedì 23 gennaio 2020
Agenzia Fides 23 gennaio 2020
martedì 19 novembre 2019
Agenzia Fides 19 novembre 2019
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Seminario sullo sviluppo integrale: lo stato promuova la giustizia sociale | |||
Abidjan (Agenzia Fides) - Sono 10 le proposte emerse dal seminario su "Sviluppo umano integrale, Sentiero di pace, Sentiero del futuro" che si è tenuto dal 13 al 14 novembre, ad Abidjan. Il seminario è un'iniziativa congiunta dell'Ambasciata della Costa d'Avorio presso la Santa Sede e del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale in vista della celebrazione nel 2020, del cinquantesimo anniversario dello stabilimento delle relazione diplomatiche tra Costa d'Avorio e Santa Sede (vedi Fides 13/11/2019). Come appreso dall'Agenzia Fides, i partecipanti, costituiti principalmente da rappresentanti del governo ivoriano, leader religiosi e attori della società civile, hanno elaborato le seguenti proposte che sono state illustrate dal dott. Guouéra del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale: 1) I partecipanti invitano lo Stato e le università a considerare la formulazione di indicatori per misurare lo stato dello sviluppo umano integrale; 2) Lo Stato viene invitato a rafforzare un quadro giuridico che promuova la giustizia sociale; 3) lo Stato deve prendere in considerazione le esigenze reali delle popolazioni beneficiarie dei programmi di sviluppo anche durante la costruzione di infrastrutture; 4) Stato, partiti e attori della società civile devono definire gli interventi prioritari per il Paese; 5) I partiti politici devono promuovere una vita democratica che sia sostanziale; 6) I leader religiosi e i credenti sono chiamati a vivere la dimensione sociale della loro fede; 7) Gli attori economici sono invitati a lavorare con responsabilità, promuovendo la parità dei diritti per i lavoratori; 8) Le famiglie, gli educatori e i media devono promuovere la cultura del rispetto e dell’accoglienza anche tra generazioni diverse; 9) Occorre che Stato, partiti a attori della società civile si impegnino attivamente per la pace e prevengano l’insorgere di tensioni; 10) Lo Stato e gli attori economici, sono invitati a incoraggiare la produzione di alimenti che consentano un’alimentazione sana e diversificata nel rispetto della biodiversità. (S.S.) (Agenzia Fides 19/11/2019) | |||
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ASIA/BANGLADESH - Dopo il ciclone, gli aiuti umanitari: appello di "Catholic Relief Services" | |||
Dacca (Agenzia Fides) - Le popolazioni colpite dal recente ciclone in Bangladesh hanno urgente bisogno di ulteriori aiuti umanitari: è l'appello lanciato all'Agenzia Fides da Snigdha Chakraborty, responsabile di "Catholic Relief Service" (CRS) per il Bangladesh. CRS, organizzazione umanitaria cattolica, che dipende dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti, sta collaborando con Caritas Bangladesh per effettuare una valutazione iniziale dei danni e fornire assistenza immediata alle persone colpite. Il ciclone del 9 novembre ha investito le aree costiere del Bangladesh e dell'India, soprattutto il Bengala Occidetale, causando almeno 34 vittime. Catholic Relief Services e le sue altre organizzazioni umanitarie si sono mobilitate ma "abbiamo bisogno di maggiore supporto", afferma Chakraborty. "Molte persone hanno bisogno di un sostegno significativo, ma va detto che le attività di prevenzione predisposte dal governo hanno dato i loro frutti. La maggior parte delle persone è stata in grado di entrare nei rifugi disposti per l'evacuazione ed è fuori pericolo", ha notato. La tempesta ha danneggiato migliaia di abitazioni e quasi 500.000 ettari di colture. Oltre 2 milioni di persone sono state costrette a riparare nei rifugi. "Le persone colpite hanno bisogno di cibo, tende, servizi igienici, assistenza medica" rileva Chakraborty. “Siamo preoccupati perché i rifugi per cicloni sono sufficienti solo per soggiorni molto brevi. Le persone mangiano snack e pane perché i rifugi non hanno strutture per cucinare il cibo" spiega. "Le famiglie saranno nei rifugi almeno altri due giorni a causa delle forti piogge e poi torneranno alle loro case, trovandole danneggiate o distrutte. E non avranno immediati mezzi di sostentamento. Caritas Bangladesh ha fornito acqua sufficiente fino ad oggi, ma questo sarà un bisogno fondamentale per i prossimi giorni" aggiunge. In collaborazione con Caritas Bangladesh, CRS ha aiutato nelle operazioni di evacuazione. Tra i 300 rifugi operativi, 40 sono gestiti e curati dalla Caritas Bangladesh. CRS sta facendo del suo meglio in particolare nelle aree che sono difficili da raggiungere, nell'entroterra. "In questo momento, siamo concentrati sui distretti di Sathkhira e Khulna, dove continuano forti piogge e forti venti", ha detto. "Secondo i primi rapporti, a Khulna si registrano perdite significative nell'agricoltura e forti danni alle case. Le mareggiate hanno devastato aree remote di Sathkhira". Conclude il responsabile di CRS: "Governo e volontari hanno fatto un buon lavoro. Ma ora che le abbiamo tratte in salvo, bisogna fare uno sforzo in più per sostenere le vittime". (SD) (Agenzia Fides 19/11/2019) | |||
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ASIA/KYRGYZSTAN - Una nuova struttura per l’Issyk Center, la casa-vacanze per bambini disabili e indigenti | |||
Bishkek (Agenzia Fides) - L’Issyk Center, la casa per bambini kirghisi disabili e indigenti, situata sulle rive del lago Issyk-kul e gestita dai religiosi della Compagnia di Gesù, verrà ampliato con l’edificazione di una nuova struttura. Lo riferisce all’Agenzia Fides il Gesuita p. Anthony Corcoran, Amministratore apostolico del Kirghizistan,. “Lo scorso 21 ottobre, insieme a p. Remigiusz Kalski, direttore del Centro, abbiamo benedetto le fondamenta del nuovo edificio, che sarà complementare a quello già esistente: si tratterà di una struttura su due piani, per un totale di 562 metri quadrati, che dovrebbe contenere una sala delle attività e le stanze per bambini, volontari e lavoratori”, racconta l’Amministratore apostolico. Il progetto prevede la realizzazione di 11 camere, 1 sala-cappella, 1 ufficio-deposito, 11 docce e servizi sanitari, il tutto con adeguamenti per portatori di handicap: “Al primo piano ci saranno le stanze per i bambini disabili, i loro genitori e per i collaboratori a tempo pieno. Le camere al secondo piano saranno invece destinate a tutti gli altri bambini, i volontari ed i lavoratori stagionali”. Le attività dell’Issyk Center si svolgono soprattutto in estate, quando vengono realizzati campi per bambini disabili, orfani e poveri, svolti spesso in collaborazione con strutture di assistenza sociale kirghise. Ogni anno, inoltre, si organizza un campo di astronomia. Spiega p. Corcoran: “Nel corso dell’ultima estate, abbiamo registrato un record di centodieci ragazzi che hanno viaggiato fino al lago Issyk-Kul per partecipare al nostro quarto campo astronomico annuale. Con le cime innevate a sud e le calde acque del lago a nord, l'ambiente era idilliaco”. I partecipanti sono stati accompagnati dai loro insegnanti di fisica e supervisionati da padre Adam Malinowski, un gesuita appassionato di astrologia, oltre che da volontari provenienti da Austria, Inghilterra, Francia e Germania. “La nostra missione, in questo caso non prevedeva alcuna attività spirituale, poiché sia gli studenti che gli insegnanti erano musulmani, ma questo non rende meno importante il lavoro svolto. Nello spirito del Concilio Vaticano II, noi cristiani siamo chiamati a impegnarci e ad assistere tutti i figli di Dio. Incontri come il campo di astronomia sono occasioni per esprimere l'amore di Dio verso ogni uomo, trascorrendo del tempo con i non cristiani, aiutando allo stesso tempo a presentare un quadro positivo di noi cattolici a delle persone che potrebbero non averne mai incontrato uno”, conclude l’Amministratore apostolico, spiegando tutte le attività di pre-evangelizzazione possibili in quel contesto. (LF) (Agenzia Fides 19/11/2019) | |||
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ASIA/SIRIA - Erdogan: le chiese distrutte in Siria saranno restaurate | |||
Deir ez Zor (Agenzia Fides) – Il governo turco è “particolarmente sensibile” rispetto alla condizione delle comunità cristiane nella regione mediorientale, e con il suo contributo i cristiani siriani vedranno “i loro santuari riprendere vita e le loro chiese verranno ricostruite, in modo che potranno tornare nelle loro terre e ricominciare a pregare lì”. Con queste parole il Presidente turco Tayyip Erdogan ha voluto smentire gli argomenti di chi nelle scorse settimane ha indicato le comunità cristiane locali come vittime e bersaglio dell’intervento militare turco nel nord-est della Siria. Le impegnative affermazioni del leader turco sono arrivate nel corso della conferenza stampa da lui tenuta insieme al Presidente USA Donald Trump, dopo il recente incontro svoltosi tra i due leader a Washington, la scorsa settimana. Erdogan ha parlato di “piani" messi in agenda dal governo turco a favore dei cristiani, affermando che le comunità cristiane presenti nelle aree di confine sotto il controllo della Turchia non hanno particolari problemi, e hanno ricevuto anche loro “assistenza sanitaria e aiuti umanitari". Intanto, nelle aree della Siria nord-orientale divenute nuovamente terreno di conflitto armato tra i vari attori militari presenti nella regione, secondo diverse fonti la città di Tal Tamr, un tempo abitata soprattutto da cristiani siri e caldei, è finita - con il consenso de facto della Turchia – sotto il controllo delle forze armate russe, alleate dell’esercito siriano. Quel centro urbano, di rilievo strategico nella provincia di Hassakè, strategicamente rilevante venisse occupato da milizie islamiste. Tal Tamr durante il conflitto siriano era di fatto controllata per lungo tempo dalle milizie curde delle Unità di Protezione Popolare (YPG), mentre in tempi più recenti era finita sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane (alleanza di milizie di varia provenienza e composizione etnico-religiosa, sostenuta dagli USA, e nella quale erano confluiti anche i miliziani curdi delle YPG). (GV) (Agenzia Fides 19/11/2019) | |||
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AMERICA/BOLIVIA - Convocato il dialogo nazionale: pacificare il paese, elezioni e nuovo Tribunale elettorale | |||
La Paz (Agenzia Fides) – La Conferenza Episcopale Boliviana (CEB), rappresentanti dell'Unione Europea e delle Nazioni Unite hanno convocato ufficialmente il tavolo di dialogo nazionale ieri, 18 novembre, alle ore 14,30, con tre obiettivi: pacificare il Paese, definire gli accordi per nuove elezioni generali, concordare l'elezione di un nuovo Tribunale Supremo Elettorale. La comunicazione a Fides viene dalla CEB. Nel video inviato Mons. Aurelio Pesoa Ribera, O.F.M., Vescovo ausiliare de La Paz e Segretario Generale della CEB ha letto il comunicato durante una conferenza stampa, cui era presente anche Mons. Eugenio Scarpellini, Vescovo di El Alto e Direttore nazionale delle POM Bolivia. "Il dialogo è il modo appropriato per superare le differenze tra i boliviani, per questo invitiamo tutti a rispondere a questo invito. Tenere nuove elezioni, trasparenti e affidabili, è il modo migliore per superare le differenze in modo democratico e pacifico. Chiediamo ai media e ai leader mediatici di abbassare il tono delle dichiarazioni pubbliche per facilitare il dialogo e la comprensione tra tutti" si legge nel testo inviato a Fides. Il comunicato conclude: "Dio benedica e aiuti tutti, in particolare i leader politici e sociali, ad adempiere alle proprie responsabilità personali e storiche per la pacificazione del Paese". La Bolivia ha vissuto momenti di aspra violenza durante gli scontri dei gruppi a favore dell’ex Presidente Morales, ora all’estero, e gruppi dell'opposizione. Parallelamente alle proposte politiche, si è sviluppato un confronto popolare sui simboli religiosi. L’Agenzia Fides riporta l’editoriale di Infodecom, che spiega che "Non è una guerra fra Dio e la Pachamama". "Sebbene la stampa internazionale abbia scritto frasi come ‘La Bibbia torna nel Palazzo del Governo’ oppure ‘Dio ha espulso la Pachamama dal Palazzo’, crediamo che la Parola di Dio non può essere usata come segno di supremazia razziale o come proprietà di un partito politico. La presenza di questi segni sacri, come la croce o il rosario, dovrebbe essere graduale e in nessun caso essere vista come un trofeo" scrive Infodecom nell’editoriale inviato a Fides. "Non cadiamo nella trappola di un settore politico, sociale o culturale, appropriandosi di segni e simboli che appartengono a tutti e che rappresentano soprattutto la verità, il cammino e la pace; cioè l'opposto della violenza di questi giorni" continua l'editoriale. "Abbiamo notato che i boliviani uccisi in questi giorni, forze dell'ordine, giovani, coltivatori di coca o sindacalisti, sono stati tutti sepolti sotto una croce, con la preghiera del Padre Nostro e, nel migliore dei casi, con la celebrazione liturgica di un sacerdote?" "Non si tratta di tornare al tempo in cui si governava con la croce e con la spada, perché quello è stato un errore storico le cui conseguenze sta ancora pagando l'immagine della Chiesa. Crediamo che il ruolo della religione possa essere molto utile in questo momento drammatico, la religione non rimarrà sola nelle sacrestie come molti vorrebbero...Dobbiamo avviare una scuola di riconciliazione" conclude il testo. (CE) (Agenzia Fides, 19/11/2019) | |||
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AMERICA/ECUADOR - “Non ci si improvvisa martiri”: attualità della testimonianza di p. Moscoso, primo martire dell'Ecuador | |||
Riobamba (Agenzia Fides) – “La vita virtuosa e la morte eroica del beato Emilio Moscoso incoraggiano ciascuno di noi a portare con entusiasmo la luce del Vangelo ai nostri contemporanei, così come ha fatto lui. La sua testimonianza è attuale e ci offre un significativo messaggio: non ci si improvvisa martiri, il martirio è frutto di una fede radicata in Dio e vissuta giorno per giorno; la fede richiede coerenza, coraggio e intensa capacità di amare Dio e il prossimo, con il dono di se stessi.” Sono le parole pronunciate dal Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, durante la solenne celebrazione che ha presieduto il 16 novembre allo Stadio Olimpico di Riobamba, per la beatificazione di P. Emilio Moscoso Cardenas, gesuita, primo martire dell’Ecuador. Emilio Moscoso era nato a Cuenca il 21 agosto 1846 e morì martire, assassinato a 51 anni il 4 maggio 1897, durante la Rivoluzione Liberale con forti connotazioni anticlericali che sconvolse l’Ecuador in quell’epoca. Dopo gli studi in legge entrò nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote nel 1877, completò gli studi in Francia e in Spagna. Dopo tre anni in una scuola in Perù, tornò in Ecuador, prima al Collegio San Luis (Quito), poi al Collegio San Felipe Neri (Riobamba), di cui fu nominato rettore nel 1892. In un contesto di forte ostilità verso la Chiesa da parte del governo, il 2 maggio padre Moscoso venne arrestato, ma la pressione della gente che apprezzava il lavoro dei gesuiti, portò alla sua liberazione il giorno dopo. Il 4 maggio i militari entrarono con la forza nella scuola dei gesuiti e, dopo aver compiuto atti sacrileghi nella cappella, trovarono padre Moscoso in preghiera nella sua stanza, che recitava il Rosario. Lo assassinarono a sangue freddo. Il colonnello responsabile dell’operazione trascinò personalmente il suo corpo in strada per continuare a sfigurarlo, ma si dovette fermare a causa della reazione dei soldati e delle proteste della popolazione. “Con la beatificazione di padre Emilio Moscoso, ci viene presentato il modello di un sacerdote che fu coraggioso testimone dell’amore di Cristo – ha detto il Cardinale Becciu -. I presbiteri, i religiosi e l’intera Chiesa che è in Ecuador è incoraggiata a imitare il nuovo beato che ha dato la vita per il Vangelo… I suoi carnefici, eliminando lui, volevano colpire la fede cattolica. Ma fu un tentativo inutile. Il martirio di questo eroico gesuita, sempre vivo nel ricordo devoto e orante della popolazione, ha dimostrato che la violenza non è in grado di rimuovere la fede dalle persone, né di eliminare la presenza della Chiesa nella società. Quanti tentativi vi sono stati nella storia della Chiesa! Eppure essa, provata, sbeffeggiata, perseguitata lungo i secoli è più viva che mai”. Alla solenne celebrazione di beatificazione hanno partecipato tutti i Vescovi dell’Ecuador, a chiusura della loro Assemblea plenaria. Nel testo riassuntivo dei lavori, pervenuto a Fides, sottolineano: “L'Ecuador attraversa momenti delicati di instabilità politica, sociale ed economica. La forte povertà di cui soffrono molti nostri fratelli e la necessaria interculturalità ci spingono a imparare a vivere le esigenze di una convivenza basata sulla pace, la giustizia e l'equità. Come Pastori continueremo ad accompagnare il nostro popolo nella ricerca della pace”. Infine ribadiscono: “Concludiamo con la Beatificazione di P. Emilio Moscoso, S.J., martire dell'Eucaristia. Intorno al suo martirio ratifichiamo la consegna della nostra vita alla causa della fede”. (S.L.) (Agenzia Fides 19/11/2019) | |||
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mercoledì 12 giugno 2019
Agenzia Fides 12 giugno 2019
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AFRICA/SUD SUDAN - Un nuovo presbitero e sette diaconi nella diocesi di Tambura-Yambio: segno di speranza per la Chiesa | |||
Yambio (Agenzia Fides) – La diocesi di Tambura-Yambio ha celebrato la prima ordinazione di un presbitero e di sette diaconi del Seminario di St. John Paul, lo scorso 7 giugno. A renderlo noto all’Agenzia Fides è padre Christopher Hartley, sacerdote della diocesi di Toledo, appena arrivato in Sud Sudan per fondare una nuova missione cattolica dopo aver trascorso gli ultimi 12 anni a Gode, regione somali dell’Etiopia. “La loro testimonianza è un invito a tutti noi a mettere la nostra fede in azione al servizio di Dio e delle nostre sorelle e fratelli, ovunque ci troviamo” ha spiegato il Vescovo della diocesi, Mons. Edwardo Hiiboro Kussala. “E’ un segno di crescita e di speranza per la Chiesa nella diocesi e nel Sud Sudan” ha aggiunto, apprezzando “il dono ricevuto dal Signore”. La diocesi di Tambura-Yambio copre due paesi, Yambio e Tambura, e ha 27 parrocchie. Situata nella parte sud occidentale, al confine tra Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo, la diocesi continua a soffrire degli effetti della guerra attualmente in corso nel paese. Secondo il rapporto dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID) dell'aprile 2019, sulla crisi degli sfollati in Sudan del Sud, a Yambio nel 2016 sono stati registrati gravi scontri armati e migliaia di sfollati. Attualmente la diocesi ospita un gran numero di sfollati interni che hanno bisogno di cure pastorali. “In un contesto di tensione, l'ordinazione del sacerdote e dei sette diaconi è vista come una grande benedizione per il popolo di Dio”, conclude padre Hartley. (CHS/AP) (Agenzia Fides 12/06/2019) | |||
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ASIA/KYRGYZSTAN - La Caritas kirghisa entra nella famiglia di Caritas Internationalis: "La missione è il servizio ai bisognosi" | |||
Biskek (Agenzia Fides) - “Il riconoscimento ufficiale di Caritas Kirghizistan all’interno di Caritas Internationalis significa moltissimo per noi, perché ci fa sentire appartenenti ad una grande famiglia e ci offre maggiori opportunità di servire i più bisognosi del nostro paese. Abbiamo avviato il processo di affiliazione nel 2015, partecipando a numerosi workshop e corsi di formazione organizzati da Caritas Asia e dando impulso a forme di cooperazione con gli organismi degli altri paesi. Parallelamente, abbiamo preparato ed inviato alla Segreteria Generale tutti i documenti necessari. La richiesta è stata messa ai voti e la maggior parte dei membri si è espressa in nostro favore”. E’ quanto dichiara all’Agenzia Fides Sher Abdugapirov, vicedirettore della Caritas presso la sede di Jalal-Abad, confermando la recente affiliazione dell’organizzazione kirghisa all’interno di Caritas Internationalis. Il riconoscimento, concretizzatosi a gennaio 2019, è stato annunciato lo scorso 24 maggio a Roma durante la XXI Assemblea Generale di Caritas Internationalis. Spiega Abdugapirov: “Il percorso di affiliazione potrebbe apparire semplice, ma è la sintesi di un lungo e duro lavoro. Senza l'aiuto di alcune persone sarebbe stato impossibile completare questa missione. Vorremmo ringraziare da una parte il Cardinale Tagle, Michel Roy ed Aloysius John rispettivamente Presidente, ex ed attuale Segretario generale, dall’altra l’Arcivescovo Isao Kikuchi e Zar Gomez, cioè l’ex Presidente e l’attuale Coordinatore regionale della Caritas Asia. Ci impegneremo per ripagare la fiducia di tutti coloro che hanno votato per la nostra adesione”. “Per il futuro, abbiamo grandi obiettivi. Il primo è costruire una struttura organizzativa forte: continueremo a lavorare per aumentare la nostra capacità e il nostro potenziale, migliorando anche gli standard di gestione. Il secondo è quello di fornire un servizio sempre migliore a tutte le persone, specialmente ai poveri, per promuovere la giustizia sociale e per proteggere la nostra Terra”, conclude. La Caritas kirghisa deve le sue origini alla creazione, nel 2011, della Organizzazione Non Governativa “Luce d’Amore”: la decisione di intraprendere il cammino di inserimento nell’organismo pastorale e caritativo dei Vescovi nacque in seguito alla partecipazione ad un incontro organizzato da Caritas Asia nel 2014 ad Almaty. In Kirghizistan vi sono attualmente tre parrocchie nelle città di Bishkek, Jalal-Abad e Talas, ma molte piccole comunità sono distribuite nelle zone rurali del paese. I cattolici del posto possono contare sull’assistenza spirituale di sette sacerdoti, un religioso e cinque suore francescane. (LF) (Agenzia Fides 12/6/2019) | |||
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ASIA/PALESTINA - Numeri impressionanti sul calo della presenza cristiana nelle città della Cisgiordania | |||
Ramallah (Agenzia Fides) – Nella città araba di Jenin, 26 km a nord di Nablus, su 70mila abitanti i cristiani sono soltanto 130, quasi tutti cattolici di rito latino. A Tubas, altra cittadina araba della Cisgiordania settentionale, gli abitanti sono 40mila, e i cristiani sono solo 45, appartenenti alla Chiesa greco ortodossa; A Burqin, villaggio palestinese non lontano da Jenin, i cristiani sono meno di 70, su una popolazione di 7500 abitanti; anche le comunità di battezzati presenti nei centri abitati di Jalameh e Kafr Koud sono composte da poche decine di persone. Mentre nel villaggio di Deir Ghazaleh, fino a 10 anni fa abitato da una consistente minoranza cristiana, adesso i battezzati sono solo 4 su 1200 abitanti. Il fenomeno della diminuzione della popolazione cristiana in ampi territori della Cisgiordania sottoposti all’Autorità palestinese emerge in termini oggettivamente impressionanti nei numeri esposti in un breve contributo firmato da Hanna Issa, membro del Consiglio di Fatah e Segretario generale del Consiglio islamo-cristiano palestinese per Gerusalemme e i Luoghi Santi. Nel testo, rilanciato anche dal website abouna.org, Hanna Issa chiama in causa i “fattori politici e economici” all’origine dei flussi migratori che stanno riducendo al minimo la presenza cristiana in Cisgiordania. Il progetto nazionale palestinese – rimarca l’esponente di al Fatah – si fonda sul riconoscimento della piena uguaglianza tra cittadini di religioni diverse, ma l’instabilità politica si traduce in instabilità sociale e economica. Per questo – conclude Hanna Issa – occorre preservare l'identità araba palestinese di fronte a tutte i condizionamenti che possono generare situazioni di discriminazione nella società palestinese e di emarginazione della sua componente cristiana. (GV) (Agenzia Fides 12/6/2019) | |||
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AMERICA/MESSICO - I Vescovi dopo l’accordo Messico-Usa: “i fratelli migranti non devono mai essere moneta di scambio” | |||
Città del Messico (Agenzia Fides) – “Come Conferenza dell'Episcopato messicano, esprimiamo la nostra preoccupazione per la mancanza di una accoglienza veramente umanitaria ai nostri fratelli migranti che rifletta le nostre convinzioni riguardo al riconoscimento e alla protezione dei diritti di tutti gli esseri umani allo stesso modo”. Così inizia il messaggio dei Vescovi messicani dopo l’accordo tra Stati Uniti e Messico in materia di dazi e politica migratoria (vedi Fides 11/6/2019), firmato dal Presidente e dal Segretario generale della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), rispettivamente l’Arcivescovo di Monterrey, Mons. Rogelio Cabrera Lopez, e il Vescovo ausiliare di Monterrey, Mons. Alfonso Miranda Guardiola. Il dispiegamento di seimila effettivi della Guardia Nazionale sul confine meridionale “non è una soluzione radicale che affronta le vere cause del fenomeno migratorio” affermano nel testo pervenuto a Fides, evidenziando: “se abbiamo rifiutato come messicani la costruzione di un muro, non possiamo diventare noi stessi quel muro”. Riconoscendo la legittimità di “prendere decisioni coraggiose per evitare l'imposizione di tariffe sui prodotti messicani commerciati con gli Stati Uniti”, che produrrebbero danni economici gravi al paese, i Vescovi incoraggiano i responsabili dei negoziati, “affinché il dialogo continui ed esprima i valori fondamentali di due paesi democratici: il rispetto per i diritti umani, la solidarietà tra i popoli e il lavoro per il bene comune della nostra regione”. “In questo momento storico – proseguono -, il governo e la società non devono rinunciare a promuovere lo sviluppo umano integrale per l'America centrale e il sudest messicano”. Il Messico “non è isolato, deve costruire, insieme ai paesi dell'America centrale, una strategia che serva il bene comune della regione”. “I nostri fratelli migranti non devono mai essere moneta di scambio. Nessun negoziato deve essere collocato al di sopra di ciò che la Chiesa e la società civile hanno difeso per anni: la non criminalizzazione dei migranti e dei difensori dei diritti umani”. Il messaggio ricorda che migliaia di migranti cercano di arrivare negli Stati Uniti in fuga dalla violenza e dalla miseria dei loro paesi, molti altri sono arrestati e deportati in Messico, ora ancora di più uin base al programma unilaterale americano, secondo cui migliaia di centroamericani attenderanno in Messico una soluzione del loro status di immigrati, esposti a gravi rischi nelle città di confine messicane e impedendo il loro pieno accesso all'assistenza legale. “Come membri della famiglia umana non possiamo essere indifferenti al dolore che molti di loro vivono e che richiede il nostro aiuto umanitario e il rispetto senza restrizioni dei loro diritti umani”. “La Chiesa cattolica in Messico è convinta che sia necessaria una giusta politica migratoria che, da un lato, garantisca un transito di persone libero e ordinato, regolato e responsabile; e d'altra parte vegli sugli interessi legittimi dei membri della nostra nazione. Allo stesso modo, siamo convinti che i messicani debbano essere uniti nell'affrontare questa e altre sfide globali. L'unità dei messicani non deve essere costruita separatamente dalla fraternità tra i popoli. Siamo tutti paesi complementari e interdipendenti”. I Vescovi chiedono formalmente ai governi del Messico e degli Stati Uniti di “privilegiare sempre il dialogo e il negoziato trasparente nelle relazioni bilaterali, senza cadere nella facile tentazione del ricatto o della minaccia. Il bene di ogni paese si costruisce garantendo il bene dell'intera regione. Non c'è futuro se non camminiamo insieme come fratelli quali siamo, solidali e corresponsabili”. I Vescovi messicani e nordamericani hanno sempre espresso la disponibilità a collaborare “con tutte le iniziative che permettano di trovare un percorso di maggiore sicurezza e protezione dei diritti umani di coloro che emigrano”, e ribadiscono che è loro dovere “alzare la voce quando i diritti umani vengono violati. Così è sempre stato e sarà in futuro”. I Vescovi messicani riaffermano la volontà di “fornire ai migranti l'aiuto umanitario di cui hanno bisogno nel loro transito attraverso il nostro territorio nazionale”; ringraziano migliaia di uomini e donne della Chiesa cattolica, di altre chiese e della società civile, che per decenni hanno difeso i diritti fondamentali dei migranti in Messico, Stati Uniti, e Centro America; chiedono ai fratelli e sorelle migranti di “integrarsi con rispetto nelle comunità in cui vengono accolti”. Il messaggio dei Vescovi messicani si conclude con una invocazione allo Spirito Santo, perché illumini “le autorità civili delle nostre nazioni per prendere le decisioni più sagge e autentiche per i nostri popoli”. (SL) (Agenzia Fides 12/6/2019) | |||
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AMERICA/NICARAGUA - Gioia e commozione per la liberazione di 50 prigionieri politici | |||
Managua (Agenzia Fides) – All’alba di ieri, erano circa le 4 e mezzo, si è diffusa rapidamente la notizia della liberazione di più di 50 prigionieri politici. Quando i principali media nazionali l’hanno data, sui social media c'erano già video e messaggi dei prigionieri politici insieme ai loro familiari. Chi ringraziava Dio, chi cantava l'inno del Nicaragua, chi piangeva, chi ballava... Mons. Silvio Baez, Vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Managua, attualmente a Roma, ha postato il video del leader contadino Freddy Navas che ringrazia Dio e i Vescovi e la Chiesa "Madre e Maestra" per avergli insegnato a vivere la speranza, e ha chiesto al Vescovo di pregare per i leader contadini e per il Nicaragua. Durante tutta la giornata di martedì 11 giugno, i social media nicaraguensi sono stati invasi da messaggi di orgoglio e di allegria "perché i simboli della libertà sono tornati al fianco del popolo sofferente", scrive uno studente nel suo account di Twitter. Politici, giornalisti, imprenditori, studenti, semplici cittadini e contadini, tutti i prigionieri politici che sono stati in carcere, sono tornati in strada con una bandiera in mano, ormai simbolo del nuovo Nicaragua dall’aprile 2018. La notizia ha provocato innumerabili reazioni da parte dell'Organizzazione degli Stati americani, della Commissione interamericana per i diritti umani, dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, degli ambasciatori, dei presidenti di altri paesi, degli attivisti internazionali per i diritti umani. Un'altra fonte Fides ha scritto sui social media: "Il Nicaragua ha vissuto oggi quel sentimento indescrivibile di riconquista della libertà dei prigionieri politici. Un momento per ridere e piangere, respirare profondamente, per ricaricare le forze e continuare a lottare per la piena restituzione delle libertà. La ribellione di aprile ha già superato metà strada". Anche l'arcidiocesi di Managua ha pubblicato un messaggio, firmato dal Cardinale Leopoldo José Brenes, Arcivescovo Metropolita di Managua: "Che vengano liberati tutti i prigionieri, questo porterà gioia a tutte le famiglie, e che tutti coloro che sono stati privati della libertà possano vivere liberamente nel proprio paese". La liberazione di questi prigionieri politici, è parte della legge sull’amnistia approvata in Nicaragua dal Parlamento con i soli voti della maggioranza sandinista e la contrarietà dell’opposizione riunita come Alianza Civica. Secondo questi ultimi, sono ancora 89 i prigionieri politici che si trovano in carcere. La legge è stata contestata perché viene presentata come un provvedimento di clemenza, previsto dai precedenti accordi raggiunti al tavolo del dialogo nazionale nei mesi scorsi, ma senza garantire le libertà e i diritti dei cittadini. Il presidente Ortega aveva promesso di liberare tutti i prigionieri politici entro novanta giorni, cioè entro il 18 giugno, proprio alla vigilia della valutazione della Nica Act (Nicaraguan Investment Conditionality Act) e dell'Assemblea Generale dell'OSA, che si terrà a Medellin, Colombia, alla fine di giugno. (CE) (Agenzia Fides 12/06/2019) |
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Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro
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