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mercoledì 9 settembre 2020

Agenzia Fides 9 settembre 2020

 

EUROPA/SPAGNA - Verso la Giornata Missionaria Mondiale: “Nonostante le avversità, non ce ne andremo!” videomessaggio di speranza dei missionari di tutto il mondo
 
Madrid (Agenzia Fides) - Di fronte all'incertezza creata dalla pandemia, la Chiesa missionaria mostra la sua volontà unanime di restare in missione, tra la gente. Le Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna lanciano un video internazionale in cui missionari di tutto il mondo e rappresentanti delle Chiese locali dei territori di missione uniscono le loro voci per lanciare un messaggio di speranza al mondo. Questo video, iniziativa di varie Direzioni nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, invita a “scaldare i motori” nel cammino verso la Giornata Missionaria Mondiale, che si svolgerà il 18 ottobre in tutto il mondo.
"Il mondo è cambiato e tutto sembra incerto ... Le vite sono cambiate ...". Inizia così il video #WeAreStilHere (# SeguimosAquí), che mostra in modo corale vari missionari e rappresentanti dei territori di missione. “Ma lasciate che vi diciamo una cosa: una cosa è certa. Non ce ne andremo" continua. “Non ci arrenderemo, perché siamo missionari. Con Dio non c'è niente di impossibile”. Concludono quindi con l’invito a partecipare al loro lavoro.
Il video raccoglie le testimonianze di responsabili di circoscrizioni ecclesiastiche di territori di missione, come il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon (Myanmar), o il gesuita spagnolo Kike Figaredo, Prefetto apostolico di Battambang (Cambogia), e di missionari di varie nazionalità. Tra questi il Padre bianco spagnolo José María Cantal Rivas, che in Algeria lavora nel dialogo interreligioso; suor Veronika, missionaria croata che si trova nelle Isole Salomone, con la comunità Buma; P. Anton, missionario maltese in Guatemala, parroco nella foresta pluviale; suor Francise, missionaria irlandese in Pakistan, che opera tra i più emarginati della società.
Usando lingue diverse che mostrano l'universalità della Chiesa - inglese, francese, italiano, tedesco, spagnolo, maltese, swahili, coreano, tagalog, birmano ... - i missionari lanciano un unico messaggio: la fedeltà alla missione, anche nel momenti avversi come quelli che stiamo vivendo. “Avere una missione è amare. E l'amore rende tutto possibile. Ed è per questo che continueremo qui”. (SL) (Agenzia Fides 9/9/2020)
LINK
Guarda il video della campagna di sensibilizzazione delle POM -> https://www.youtube.com/watch?v=OQuikKxh2mY&feature=youtu.be
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AFRICA/MOZAMBICO - Pandemia e violenze a Capo Delgado: la solidarietà dei Vescovi dell’Africa australe
 

Maputo (Agenzia Fides) – “La violenza, la perdita di vite umane e la realtà degli sfollati nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, ci preoccupa profondamente” affermano i membri dell’IMBISA (Inter-Regional Meeting of the Bishops of Southern Africa, che raggruppa i Vescovi di Angola, Botswana, Eswatini, Lesotho, Mozambico, Namibia, São Tomé e Príncipe, Sudafrica e Zimbabwe) in un messaggio di solidarietà ai fedeli della regione, sconvolti dall’emergenza COVID-19 e nel caso specifico di Cabo Delgado dalle violenze dei jihdisti della “Provincia dell’Africa centrale dello Stato islamico” (ISCAP, vedi Fides 17/8/2020).
Le persone vivono nella paura, non solo del COVID-19, ma anche della violenza che viene frequentemente esercitata su di loro” afferma il messaggio pervenuto a Fides, firmato da Sua Ecc. Mons. Lucio Andrice Muandula, Vescovo di Xai-Xai, Presidente dell’IMBISA e pubblicato al termine dell’incontro del Comitato Permanente dell’organizzazione.
“Vogliamo anche, seguendo il buon esempio di Papa Francesco, esprimere la nostra vicinanza e sostegno a Mons. Luiz Fernando Lisboa della diocesi di Pemba, Mozambico, e alla gente di Cabo Delgado. Vi invitiamo a pregare affinché gli sforzi per la pace possano produrre i frutti desiderati in quella bellissima terra. Ricordando il motto della visita papale dello scorso anno in Mozambico, "Speranza, riconciliazione e pace", vi chiediamo di pregare incessantemente affinché la pace possa diventare una realtà nella provincia di Cabo Delgado. Segnali di speranza in questa direzione sono già presenti, il che è molto incoraggiante, come testimoniato dall'incontro del Presidente Felipe Nyusi del Mozambico con Mons. Luiz” afferma il messaggio facendo riferimento all’incontro del 31 agosto tra il Capo dello Stato mozambicano e Sua Ecc. Mons. Luis Fernando Lisboa, Vescovo di Pemba. L’incontro ha permesso di superare una difficile fase di due settimane di crescente tensione tra la Chiesa e lo Stato (vedi 18/8/2020).
La pandemia ha sconvolgo la vita sociale ed economica dei Paesi membri dell’IMBISA. “La nuova pandemia COVID-19 ha causato profondi danni spirituali, sociali, psicologici, economici e medici a molte dei nostri fedeli” sottolineano i Vescovi. “Le celebrazioni eucaristiche hanno dovuto essere annullate o per lo meno frequentate da pochi, sono state sospese le lezioni di catechismo, limitata la partecipazione ai funerali e ridotto il contatto fisico tra i ministri della Chiesa e i fedeli. I protocolli riguardanti COVID-19 hanno fatto sì che molte scuole, luoghi di lavoro e altre strutture per lo sviluppo delle persone siano rimaste chiuse”.” Ciò ha influito sulla salute mentale di molte persone e ha aumentato l'incidenza di molte forme di violenza domestica. L'interruzione dell'attività economica ha causato la perdita di mezzi di sussistenza che a sua volta può portare alla perdita di vite umane causata dalla fame e da altri problemi sociali. Tutti i Paesi dell'IMBISA, già in difficoltà economiche, rimangono con infrastrutture sanitarie fragili e limitate”.
Il messaggio conclude rinnovando l’invito alla preghiera per la fine della pandemia e chiedendo ai governi di evitare la tentazione della corruzione per dare invece alle popolazioni in difficoltà l’assistenza necessaria. (L.M.) (Agenzia Fides 9/9/2020)
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AFRICA - “No alla violenza e sì alla pace”: appello dei Vescovi africani ad un anno dalla visita di Papa Francesco
 
Roma (Agenzia Fides) – Pace, Speranza e Riconciliazione. Sono queste le parole chiave della visita effettuata da Papa Francesco un anno fa in Mozambico, Madagascar e Mauritius, dal 4 al 10 settembre 2019 (vedi Fides4/9/2019), ricorda il messaggio pubblicato per l’anniversario dal Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar (SECAM/SCEAM).
“Per papa Francesco tutto si perde con la guerra e tutto si guadagna con la pace. Ha detto: "Con la guerra, molti uomini, donne e bambini soffrono perché non hanno una casa in cui vivere, niente cibo, niente scuole per istruirsi, ospedali per curarsi, chiese per incontrarsi per la preghiera e campi per impiegare la forza lavoro. Molte migliaia di persone sono costrette a spostarsi in cerca di sicurezza e di mezzi per sopravvivere (…) No alla violenza e sì alla pace!” dice il messaggio pervenuto a Fides.
Per il Santo Padre- continua il messaggio- la pace non è solo assenza di guerre, ma impegno instancabile - soprattutto di chi è in posizione di maggiore responsabilità - a riconoscere, garantire e ricostruire concretamente la dignità, così spesso dimenticata o ignorata, dei nostri fratelli e sorelle, in modo che possano sentirsi i principali protagonisti del destino della loro nazione e continente”-
I Vescovi africani ricordano che “Papa Francesco ha insistito sul fatto che per rendere possibile la riconciliazione è necessario superare i tempi di divisione e violenza, di xenofobia e tribalismo. A questo proposito, dobbiamo raccogliere la sfida di accogliere e proteggere i migranti che arrivano in cerca di lavoro e alla ricerca di migliori condizioni di vita per le loro famiglie, di difendere gli incontri ecumenici e interreligiosi e di trovare modi per promuovere la collaborazione tra tutti - cristiani, religioni tradizionali, musulmani - per un futuro migliore per l'Africa”.
“È passato un anno dalla memorabile visita di Papa Francesco in Africa. In effetti, il calore della sua presenza e la ricchezza dei suoi messaggi sono ancora sentiti dalle persone di buon cuore. Tuttavia, atti di violenza brutali sono commessi in diversi Paesi africani, tra cui uno di quelli che il Santo Padre ha visitato lo scorso anno (Mozambico)” recita la conclusione. “In un discorso alla popolazione del Paese in occasione del primo anniversario della storica visita, i Vescovi del Mozambico hanno affermato: “Il Santo Padre ci ha lasciato un messaggio di incoraggiamento, animazione e guida per la nostra situazione attuale. Questo messaggio richiede da noi un impegno forte, continuo e rinnovato per la sua realizzazione”.
“Pertanto, con la presente ripetiamo l'appello di Papa Francesco che; tutti noi dobbiamo dire continuamente "no alla violenza e sì alla pace"; tutti devono unirsi per mano per porre fine alla povertà e tutti devono essere attivamente coinvolti nella cura della nostra casa comune. Ringraziamo Papa Francesco, messaggero di speranza, annunciatore di pace e fautore della riconciliazione” conclude il messaggio. (L.M.) (Agenzia Fides 9/9/2020)
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ASIA/PAKISTAN - Cristiano condannato a morte per "blasfemia"; i Vescovi chiedono una campagna del governo per i diritti delle minoranze
 
Lahore (Agenzia Fides) - Un tribunale di Lahore, capitale della provincia del Punjab pakistano, ha condannato a morte un cristiano per aver commesso "blasfemia": si tratta di Asif Pervaiz, 37 anni, è in carcere dal 2013 con l'accusa di aver inviato messaggi di testo SMS "blasfemi" al datore di lavoro Muhammad Saeed Khokher. Come riferito dall'avvocato Saif-ul-Malook, il legale musulmano che ha difeso anche la cristiana Asia Bibi, il tribunale non ha dato credito alla sua testimonianza, in cui l'uomo negava ogni addebito, e lo ha condannato a morte ieri, 8 settembre. Secondo la versione di Pervaiz, riferita dall'avvocato Malook, "Khokher voleva convincerlo a convertirsi all'Islam e, quando egli non ha acconsentito, lo ha accusato falsamente di blasfemia". Secondo Malook, "si tratta di un altro caso in cui la legge viene utilizzata ingiustamente contro le minoranze religiose". In Pakistan la "Legge di blasfemia" (gli articoli 295 "b" e "c" del Codice penale") prevede l'ergastolo o la pena di morte per il reato di vilipendio al Profeta Maometto, all'Islam o al Corano.
P. Qaisar Feroz OFM Cap, Segretario esecutivo della Commissione per le comunicazioni sociali dei Vescovi cattolici del Pakistan, rileva in un colloquio con l'Agenzia Fides: "La comunità cristiana del Pakistan è profondamente addolorata per la condanna a morte di Asif Pervaiz. Chiediamo vivamente al governo del Pakistan di far sì che si possa riconsiderare la decisione della Corte in modo che sia fatta giustizia. I casi di blasfemia aumentano di giorno in giorno in Pakistan, il che non è affatto un buon segno, per una società dove regna la tolleranza. Raccomandiamo vivamente al Primo Ministro Imran Khan di lanciare una campagna di sensibilizzazione in video per promuovere i diritti delle minoranze e la dignità umana".
Raggiunto dall'Agenzia Fides, padre Mario Rodrigues, prete e parroco a Karachi, commenta: "Pur non conoscendo direttamente il caso, non crediamo alle accuse. Ci sono troppi precedenti e casi di false accuse, in cui si strumentalizza la legge. Nessun cristiano in Pakistan si sognerebbe mai di insultare l'Islam o il Profeta Maometto. Siamo un popolo di persone rispettose verso tutte le religioni, tantopiù nella condizione in cui viviamo, sapendo che quello della blasfemia è un tasto molto delicato. Siamo tristi perchè le strumentalizzazioni e gli abusi della legge continuano. E' tempo di fare giustizia e reale uguaglianza per tutti i cittadini pakistani: anche i musulmani sono spesso vittime di false accuse".
Vi sono attualmente almeno 80 persone in prigione in Pakistan per il reato di "blasfemia", e almeno la metà di lro rischia l'ergastolo o la pena di morte. le persone accusate in base alle legge sono principalmente musulmani, in un paese in cui il 98% della popolazione segue l'Islam ma, come notano la gli attivisti cristiani della Commissione "Giustizia e pace" dei Vescovi cattolici pakistani, "la legge prende di mira in modo sproporzionato membri di minoranze religiose come cristiani e indù".
Vi sono inoltre casi di esecuzioni extragiudiziali, dato che leader radicali esortano i militanti a "farsi giustizia da soli", uccidendo persone ritenute colpevoli di blasfemia, anche se non sono condannate in tribunale o sono accusate falsamente. Secondo la Ong "Centro per la giustizia sociale", fondata e guidata dal cattolico pakistano Peter Jacob, a partire dal dal 1990, almeno 77 persone sono state uccise in esecuzioni extragiudiziali, in relazione ad accuse di blasfemia: tra gli uccisi vi sono persone accusate di blasfemia, i loro familiari, avvocati e giudici che hanno assolto gli accusati del reato. L'ultimo clamoroso omicidio del genere è avvenuto alla fine luglio, quando un uomo pakistano, ma con cittadinanza americana, Tahir Ahmad Naseem, 57 anni, accusato di blasfemia e sotto processo a Peshawar, è stato colpito a morte con sei colpi di arma da fuoco dal 19enne musulmano Faisal, mentre si trovava dentro al palazzo del tribunale di Peshawar.
A partire dal 2017, dopo una serie di sit-in di protesta su larga scala, i partiti politici di matrice islamica hanno incluso con sempre maggiore frequenza la questione della "difesa della legge di blasfemia" nelle loro piattaforme e agende politiche. Il partito politico Tehreek-e-Labbaik Pakistan (TLP), formato dal leader Khadim Hussain Rizvi conduce una dura aperta campagna per la difesa delle legge sulla blasfemia. Attivisti, Ong, gruppi religiosi non islamici ne chiedono la revisione per evitare gli abusi della legge e l'uso improprio come "arma" per vendette private.
(PA) (Agenzia Fides 9/9/2020)
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ASIA/MALAYSIA - Un Vescovo nel Comitato per il Piano di unità nazionale, "per costruire l'armonia e il bene comune"
 
Kuching (Agenzia Fides) - "Vivo questa nomina come un servizio al bene comune per aiutare il governo a promuovere la pace, l'armonia, la comprensione, la solidarietà e lavorare per lo sviluppo": come appreso dall'Agenzia Fides, con queste parole l'Arcivescovo di Kuching, mons. Simon Peter Poh Hoon Seng, ha accolto la nomina a membro dello speciale Comitato federale per il Piano d'azione per l'unità nazionale (2021-2025). L'Arcivescovo è uno dei 20 rappresentanti del Sarawak, l'unico stato della Federazione della Malaysia che è a maggioranza cristiana. Lo speciale Comitato governativo, composto da leder della società civile, uomini politici, personalità di rilievo nel mondo della cultura e della religione, ha il compito di assistere e sostenere il Ministero dell'Unità Nazionale (Kementerian Perpaduan Negara) nella sua azione di rafforzare l'armonia tra i cittadini nella società malaysiana, multiculturale, multietnica e multireligiosa. Il Comitato è in linea con l'aspirazione del governo che intende consolidare l'unità nazionale come fondamento dell'economia, della politica e della stabilità sociale in Malaysia.
Il governo malaysiano ha lanciato nei giorni scorsi uno speciale sondaggio popolare tra i cittadini per raccoglier opinioni sul Piano d'azione per l'unità nazionale (2021-2025), con lo scopo di raccogliere contributi e idee per applicare i principi del "Rukun Negara" e con l'intento di avere suggerimenti su programmi, iniziative e attività idonei ad promuovere l'unità. Il documento del "Rukun Negara" ("Principi nazionali") è la dichiarazione della filosofia alla base della nazione, approvata a partire dalla proclamazione della "Giornata nazionale", nel 1970. Mons. Seng è stato, accanto a funzionari governativi, responsabili di ONG, capi di associazioni, tra coloro che hanno partecipato al lancio e hanno illustratole finalità e obiettivi sondaggio popolare: si intente, infatti coinvolgere il più possibile la società civile, con una azione capillare affinchè il "Piano per l'unità" non venga percepito come "calato dall'alto", ma divenga reale espressione di una volontà popolare.
L'Arcivescovo è persona apprezzata da leader religiosi e politici, sempre impegnato a mantenere buone relazioni interreligiose e con le istituzioni. Da anni il suo impegno è riconosciuto in programmi e attività che mirano al miglioramento della società, e a promuovere l'armonia tra persone di diverse fedi.
Il Sarawak è lo stato più grande della Federazione della Malaysia. Situato sul Borneo malaysiano, copre un'area quasi uguale a quella della Malesia peninsulare. La capitale, Kuching, la maggiore città del Sarawak, è l centro economico dello stato e la sede del governo dello stato del Sarawak. Si tratta di uno stato caratterizzato dal pluralismo etnico, culturale e linguistico e religioso. I principali gruppi etnici sono Iban, Malay, Chinese, Melanau, Bidayuh e Orang Ulu. Su popolazione del Sarawak era di 2,6 milioni di abitanti (censimento 2015) il Sarawak è l'unico stato della Malesia dove i cristiani (42,6%) sono più numerosi dei musulmani (32,2%). Altre comunità religiose professano buddismo, induismo, culti tradizionali o animisti.
(SD-PA) (Agenzia Fides 9/9/2020)
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AMERICA/CUBA - Per la prima volta i media hanno trasmesso la festa religiosa della Vergine della Carità
 
L'Avana (Agenzia Fides) - La televisione cubana ha trasmesso la solenne Eucaristia in onore della Vergine della Carità, patrona di Cuba, celebrata la mattina di ieri, 8 settembre, nel suo santuario di El Cobre, una cittadina vicino alla città di Santiago de Cuba. A Cuba finora non erano mai stati trasmessi eventi religiosi dai media del governo, quindi tale gesto viene considerato come l'inizio di una nuova epoca.
La messa, presieduta da Mons. Dionisio García, Arcivescovo di Santiago de Cuba, è stata trasmessa in differita, alla sera, da uno dei canali nazionali della televisione cubana, in spirito di collaborazione tra la Chiesa e lo Stato, affinché il rito religioso potesse raggiungere il maggior numero di fedeli durante l’attuale pandemia di Covid-19.
Lo stesso Presule aveva spiegato la scorsa settimana che i festeggiamenti previsti per il giorno della festa della Vergine si sarebbero adeguati alle misure preventive a causa dell'epidemia. Solo un gruppo ristretto di fedeli ha assistito alla messa nella Basilica del Cobre.
Anche le radio provinciali trasmettono da domenica scorsa le preghiere dei Vescovi di ciascuna diocesi, come atto di venerazione della Vergine della Carità, che ogni anno per la sua festa vede radunarsi migliaia di cubani devoti alla loro Santa Patrona.
Conosciuta tra i cubani come la 'Vergine Mambisa', poiché venerata dai combattenti per l'indipendenza cubana, che secondo la storia portarono la sua immagine sui campi di battaglia, fu proclamata Patrona di Cuba da Papa Benedetto XV nel 1916.

sabato 15 febbraio 2020

Agenzia Fides 14 febbraio 2020

AFRICA/CONGO RD - Nuovi massacri nell’Ituri, nell’indifferenza generale
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - Continuano, nell’indifferenza generale, i massacri nell’Ituri, nella provincia del Nord Kivu, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, attribuiti alle ADF (Forze Democratiche Alleate). Secondo quanto riferisce a Fides il Centro Studi per la Promozione della Pace, della Democrazia e dei Diritti dell’Uomo (CEPADHO), una Ong locale per la difesa dei diritti umani, tra il 7 e il 9 febbraio diversi civili sono stati massacrati, la maggior parte mentre si trovavano a coltivare i propri campi.
In particolare, il 7 febbraio 8 civili sono stati sgozzati da parte di uomini delle ADF nel villaggio di Sibe, nella località Makusa. L’8 febbraio altre 12 persone sono state uccise sempre in un villaggio nella stessa località, mentre altre 3 nel villaggio di Toko-Toko. Domenica 9 febbraio i terroristi hanno assalito il villaggio di Makeke dove hanno ucciso 3 donne e 4 uomini a colpi di machete. Uno degli assalitori era stato catturato dalla polizia. I suoi compagni hanno quindi assalito il posto di polizia, riuscendo infine a liberarlo. Altri 9 civili sono stati catturati e costretti a portare i beni depredati nel corso del raid.
A seguito di queste incursioni le popolazioni dei villaggi colpiti si sono rifugiate nella città di Beni. Si tratta di circa 20.000 famiglie per un totale di più di 200.000 sfollati, una parte dei quali ha trovato accoglienza presso familiari e amici, ma il restante è costretto ad accamparsi in ricoveri di fortuna. (L.M.) (Agenzia Fides 14/2/2020)
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ASIA/INDIA - La Chiesa rinnova il suo impegno per il dialogo per l'armonia sociale
 
Bangalore (Agenzia Fides) - La Chiesa in India è impegnata e continuerà ad impegnarsi a promuovere il dialogo e l'armonia sociale, anche e soprattutto nel mezzo di conflitti o crisi sociali e politiche: lo afferma il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay e Presidente della Conferenza dei Vescovi cattolici dell'India (CBCI), aprendo la 34a Assemblea plenaria della Conferenza episcopale, che si tiene ogni due anni.
L'incontro dei Vescovi, in corso dal 13 al 19 febbraio a Bangalore, è incentrato sul tema "Il dialogo, via alla verità e carità". "La Chiesa è sempre stata al servizio della società", ha ricordato il Cardinale, rimarcando la necessità del dialogo "nel mosaico di culture, lingue e diversità etniche" costitutive dell'India.  All'inizio di un nuovo decennio, la Chiesa cattolica in India ribadisce il suo impegno nel dialogo con tutti i gruppi e le componenti della società: questo include organismi civili, governo e organizzazioni non governative, comunità religiose, al fine di "creare un ambiente pacifico e armonioso dove possano vivere come veri cittadini dell'India, con tutte le sue ricchezze", ha rimarcato il Porporato. Il Cardinale ha assicurato che la Chiesa in India continuerà a "vivere i valori evangelici di pace, gioia e armonia, lavorando sempre per il bene dell'intera umanità".
"Metto nelle mani del Signore questa Assemblea plenaria e prego affinché i frutti delle decisioni possano ispirarci a continuare a costruire ponti, comprendendo il prossimo e camminando con lui, indipendentemente dalla sua casta, credo, etnia" ha ribadito.
L'Assemblea plenaria dei Vescovi si era soffermata su un simile tema 20 anni fa: la Chiesa indiana vuole dare ora nuovo slancio e vitalità a questo tema, rafforzando reti e istituzioni per migliorare il dialogo, ha spiegato il Cardinale. "La Chiesa in India è stata una pioniera nell'istruzione, nei servizi medici e sanitari, offrendo un prezioso contributo al progresso sociale. La Chiesa è sempre stata la luce del mondo e ha aiutato anche gli altri a testimoniare la stessa luce e verità. La Chiesa è sempre fedele a tali alti ideali", ha affermato.
Nei giorni di riunione, i partecipanti all'Assemblea si confrontano sul tema centrale, al fine di scoprire nuove strade per promuovere il dialogo e l'unità all'interno e all'esterno della comunità cristiana. Ad alcune sessioni assembleari sono invitati anche rappresentanti di altre religioni per condividere le loro opinioni e offrire il loro punto di vista.
Il Vescovo Joshua Mar Ignathios, Vicepresidente della CBCI e Segretario generale ad interim, ha confermato che "la Chiesa cattolica in India crede fermamente che il dialogo con diversi gruppi, religioni, entità etniche e culturali compresi tutti gli organismi civili, governativi e non, è necessario per creare un ambiente pacifico e armonioso affinché tutti possiamo vivere come autentici cittadini, depositari di dignità e diritti inalienabili".
La CBCI ha compiuto 75 anni, ed è una delle più grandi Conferenze episcopali al mondo. Include Vescovi da 174 diocesi, oltre 200 Vescovi attivi e 64 Vescovi emeriti. Attraverso le sue varie Commissioni, la Conferenza organizza servizi pastorali e sociali per i fedeli e per tutti i cittadini indiani, senza alcuna discriminazione, nel campo, dell'istruzione, dell'assistenza sociale, dell'assistenza sanitaria, dello sviluppo.
La Chiesa cattolica in India ha più di 60.000 sacerdoti e 90.000 suore. Gestisce inoltre più di 54.000 istituti di istruzione, che servono 60 milioni di studenti di diverse religioni, e oltre 20.000 ospedali, cliniche, dispensari e altri centri sanitari. (SD-PA) (Agenzia Fides 14/2/2020)
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ASIA/INDIA - Aiuti alle minoranze religiose e ai dalit dal governo dell'Orissa
 
Bhubaneswar (Agenzia Fides) - Il governo dello stato dell'Orissa, guidato dal Primo Ministro Shri Naveen Patnaik, ha stanziato 16 milioni di rupie indiane (oltre 200mila euro) come speciale contributo a istituzioni religiose e sociali delle minoranze religiose cristiane e musulmane presenti nello Stato, anche al fine di creare strutture per i pellegrini della comunità. Come appreso da Fides, i fondi saranno erogati dallo "Special Problem Fund", fondo statale dedicato a interventi in situazioni di particolare necessità.
Circa 60 rappresentanti della comunità cristiana e musulmana hanno incontrato il Primo Ministro Naveen Patnaik il 13 febbraio, esprimendo "gratitudine per il sostegno finanziario allo sviluppo delle minoranze", ha detto a Fides mons. Prasanna Pradhan, Vicario generale dell'Arcidiocesi di Cuttack-Bhuabaneswar, a nome della comunità cristiana dell'Orissa. A beneficiarne saranno diversi istituti musulmani e cristiani, tra i quali la comunità delle Missionarie della Carità. "Le suore di Madre Teresa sono grate a Naveen Patnaik per aver intitolato una strada a Madre Teresa il 4 settembre 2016. Nel nome della nostra santa, continueremo a offrire il nostro contributo all'umanità attraverso il servizio e la carità al prossimo" ha detto Rangina Kerketta, Superiora delle Missionarie della Carità a Bhubaneswar.
Il governo dell'Orissa ha emesso anche un altro provvedimento del governo che ha istituito una speciale Commissione per le classi svantaggiate, organismo dedicato all'opera specifica di trovare strade per la promozione sociale, economica e culturale delle popolazioni arretrate, dei poveri, dei fuoricasta, dei dalit che, secondo dati ufficiali, costituiscono il 54% della popolazione totale dello stato. La Commissione si occuperà di promuovere soprattutto il percorso di istruzione e la formazione professionale tra le fasce sociali più povere e deboli nello stato dell'Orissa. (PN-PA) (Agenzia Fides 14/2/2020)
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ASIA/SIRIA - Il Parlamento siriano riconosce e condanna il Genocidio armeno
 
Damasco (Agenzia Fides) – L’Assemblea del popolo siriano, nella seduta di giovedì 13 febbraio, ha approvato all’unanimità una risoluzione che riconosce come “Genocidio” la tragedia storica dei massacri di armeni perpetrati nella Penisola anatolica negli anni 1915-1916. “Il Parlamento” riferisce un comunicato diffuso dai media ufficiali siriani, “riconosce e condanna il Genocidio commesso contro gli Armeni dallo Stato ottomano all’inizio del XX secolo”.
Con il voto di ieri, la Siria diventa il primo Paese arabo a riconoscere ufficialmente, e ai massimi livelli istituzionali, la natura genocidaria delle persecuzioni pianificate scatenate 105 anni fa contro le popolazioni armene dei territori dell’attuale Turchia. La risoluzione dell’Assemblea del popolo siriano arriva dopo settimane di tensioni tra Ankara e Damasco, seguite agli scontri tra le forze militari dei due Paesi consumatesi nella provincia siriana nord-occidentale di Idlib, dove l’esercito governativo siriano sta assediando le ultime aree controllate da milizie islamiste.
Il riconoscimento del Genocidio armeno da parte della Siria ha provocato l’immediata reazione ufficiale della Turchia: Hamy Aksoy, portavoce del Ministero degli Esteri turco, ha pubblicato una dichiarazione durissima, in cui la risoluzione siriana di condanna del “cosiddetto genocidio” armeno viene bollata come “l'immagine dell'ipocrisia di un regime che da anni ha assecondato ogni tipo di carneficina nei confronti del proprio popolo, comprese quelle contro i bambini; un regime che ha causato la fuga di milioni di propri connazionali ed è rinomato per la sua spregiudicatezza nell'uso di armi chimiche”.
Il 4 marzo 2015, l'Assemblea del popolo siriano aveva già dedicato al Genocidio armeno una “sessione commemorativa”. L'iniziativa, promossa in particolare dalla parlamentare siriana cristiana Maria Saadeh, aveva visto il coinvolgimento dei membri dei Comitati parlamentari per le relazioni estere e la partecipazione dell'Ambasciatore della Repubblica di Armenia in Siria, Arshak Poladyan, che nel suo intervento aveva ricordato l’accoglienza ricevuta cento anni prima, proprio in Siria, dagli armeni che fuggivano dai massacri pianificati dal governo dei Giovani Turchi.
Di recente (vedi Fides 18/5/2019), un appello a ritornare in Siria e a ricostruire le proprie case devastate dal conflitto è stato rivolto dal Presidente Bashar Assad agli armeni siriani che negli anni del conflitto sono fuggiti dal Paese, trovando rifugio in Libano, in Armenia o in altri Paesi del Medio Oriente e dell’Occidente. L’esplicita richiesta di rimpatrio rivolta ai profughi armeni è stata espressa dal leader siriano in occasione del suo incontro con Aram I, il Catholicos armeno apostolico della Gran Casa di Cilicia, ricevuto a Damasco dal Presidente Assad martedì 14 maggio. In quella occasione, i media governativi siriani avevano riportato anche gli elogi rivolti in quella circostanza da Assad allo “spirito patriottico” dei siriani armeni, da lui definiti “cittadini esemplari”: il Presidente siriano aveva esaltato il contributo da loro offerto alla difesa dell'unità nazionale di fronte al tentativo di smembramento del Paese messi in atto da quella che Assad aveva definito come “barbarie terrorista”. Assad aveva anche paragonato la brutalità da lui attribuita a tale “barbarie terrorista” con la ferocia dei massacri commessi dagli ottomani contro il popolo armeno. (GV) (Agenzia Fides 14/2/2020)
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AMERICA/ARGENTINA - Liberiamoci dall’indifferenza e dal sensazionalismo mediatico, guardiamo la realtà angosciante degli indigeni
 
Buenos Aires (Agenzia Fides) – Un invito a guardare, alla luce dell’Esortazione apostolica Querida Amazonia appena pubblicata, “la realtà angosciante che vivono i popoli e le comunità indigene e anche creole del Chaco argentino, per la denutrizione e morte dei bambini, la mancanza di acqua potabile e altri flagelli”, è stato lanciato dalla Commissione episcopale di Pastorale aborigena della Conferenza episcopale argentina.
Nel messaggio, pervenuto all’Agenzia Fides, che porta la data odierna ed è firmato da Mons. Luis Scozzina, Vescovo di Oran; Mons. Juan José Chaparro, Vescovo di Bariloche, e da Mons. Ángel José Macin, Vescovo di Reconquista, i Vescovi affermano: “Non possiamo dare risposte immediate alle urgenze sociali e sanitarie che molte comunità vivono, ma assumere una attitudine misericordiosa che ci liberi dall’indifferenza e dal sensazionalismo mediatico e ci renda solidali con le sofferenze dei più dimenticati”.
Citando le parole di Papa Francesco nell’Esortazione Querida Amazonia sulla situazione dei popoli aborigeni, la Commissione episcopale ammonisce: “Una società che non è in grado di prendersi cura dei bambini e dei gruppi più vulnerabili corre seri rischi di implosione e morte. Non possiamo ipotecare il futuro né lasciare che ci rubino la speranza”. Nella conclusione del messaggio, i Vescovi ribadiscono la necessità di ascoltare il grido delle comunità indigene, che interpella la Chiesa e la società, e chiama a dialogare con le organizzazioni della società civile, con il governo locale, provinciale e nazionale, allo scopo di intraprendere azioni concrete che modifichino la tragica realtà attuale. (SL) (Agenzia Fides 14/2/2020)
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AMERICA/MESSICO - Un “continente in uscita”: Seminario dei Missiologi, Assemblea continentale delle POM e lancio del CAM 6
 
Città del Messico (Agenzia Fides) – Tre importanti avvenimenti si svolgono in questi giorni a Città del Messico, che riguardano la conversione pastorale e missionaria della Chiesa nel continente americano nella prospettiva della Evangelii Gaudium di Papa Francesco. Il primo, che si apre oggi, è destinato ai missiologi. Dal 14 al 16 febbraio si tiene infatti il Seminario continentale dei Missiologi, che ha lo scopo di innescare una riflessione accademica sul contenuto e sulla metodologia dell'insegnamento della teologia e della missiologia in America. Questo spazio di studio, riflessione e discussione, sotto il titolo “Tras-formarsi per Con-formare una chiesa in Uscita”, cercherà di rispondere alle attuali sfide della missione ad gentes, offrendo un contributo alla maturazione missionaria delle comunità, dei pastori e delle istituzioni continentali.
Domenica 16 febbraio, nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, avrà luogo la celebrazione per il lancio ufficiale del cammino verso il VI Congresso Missionario Americano (CAM6), che si terrà a Porto Rico nel 2023. La Messa sarà presieduta dall’Arcivescovo Sua Ecc. Mons. Giampietro Dal Toso, Segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie (POM). Sarà concelebrata da numerosi Vescovi e sacerdoti, oltre che dai Direttori nazionali delle POM di tutta l’America, che dal giorno seguente, 17 febbraio e fino al 20 daranno vita all'Assemblea continentale delle POM. Si prevede la partecipazione dei rappresentanti di 23 nazioni americane. In questo contesto, particolare attenzione sarà data al contributo delle POM all’evangelizzazione dei giovani, nella prospettiva del recente Sinodo dei Vescovi sui giovani, e alla situazione sociopolitica di ogni paese in chiave missionaria.
(CE) (Agenzia Fides 14/02/2020)
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AFRICA/BURKINA FASO - Nomina del Rettore del Seminario filosofico “Santi Pietro e Paolo” a Ouagadougou
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 25 aprile 2019 ha nominato Rettore del Seminario maggiore filosofico interdiocesano “Santi Pietro e Paolo” nell’arcidiocesi di Ouagadougou, in Burkina Faso, il rev. Guy Mukasa Sanon, del clero arcidiocesano di Bobo-Dioulasso.
Il nuovo Rettore è nato il 14 settembre 1968 a Toussiana (Burkina Faso) ed è stato ordinato sacerdote nel 1996. Si è formato presso il Seminario minore di Nasso (Bobo-Dioulasso), il Seminario maggiore “Saint Jean” (Ouagadougou) e il Seminario maggiore di Koumi. Ha conseguito la laurea in Filosofia all’Université Catholique de l’Afrique de l’Ouest (Abidjan, Costa d’Avorio) ed il dottorato in Filosofia e Lettere all’Università Cattolica di Lovanio (Belgio). Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato vicario parrocchiale, parroco della Cattedrale di Bobo-Dioulasso, formatore al Seminario minore di Nasso, professore e formatore nel Seminario di cui è stato nominato Rettore. (SL) (Agenzia Fides 14/2/2020)
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sabato 21 dicembre 2019

Agenzia Fides 21 dicembre 2019

AFRICA/MOZAMBICO - Dopo il ciclone è “emergenza fame”: appello dei Padri Bianchi
 
Beira (Agenzia Fides) - La popolazione è sull'orlo della carestia e l’emergenza umanitaria non cessa: è l’allarme lanciato dai Padri Bianchi, nove mesi dopo che il ciclone Idai si è abbattuto sul Mozambico provocando gravi inondazioni e lasciando una scia di distruzione. Il ciclone ha ucciso più di mille persone (602 in Mozambico, 344 nello Zimbabwe, 60 in Malawi) e la città più colpita è stata Beira. Lo straripamento dei fiumi Buzi e Pungue hanno sommerso interi villaggi che sono rimasti isolati per giorni. Da allora la vita è lentamente ripresa, ma si vive tuttora, alla vigilia del Natale, in uno stato di emergenza umanitaria.
P. John Itaru, economo dei Padri Bianchi in Mozambico, ha visitato le zone di Beira, Dombe, Sussundenga e Tete e racconta a Fides: “Beira è stata gravemente colpita. La città è stata messa in ginocchio . Ora la vita sembra lentamente tornare alla normalità. Le nostre comunità sono state solo leggermente danneggiate. A parte Nazarè dove sorge il nostro centro catechistico. In quella zona, nei giorni del ciclone, i forti venti e le piogge torrenziali hanno fatti saltare i tetti. Lì e in altre zone sono proprio i tetti in lamiera divelti e scagliati a terra dalle folate d’aria ad aver fatto numerose vittime”.
Nelle settimane dopo il ciclone, sono arrivati in Mozambico aiuti provenienti da altri Paesi africani, dall’Europa e dall’America del Nord. Questo ha permesso ai mozambicani di risollevarsi, ma ora, trascorsi diversi mesi, molti donatori stanno gradualmente abbandonando il Paese. “La maggior parte delle persone - continua padre John - specialmente quelle che vivono nei campi, hanno ancora bisogno di aiuto. I raccolti sono andati perduti, le infrastrutture sono state distrutte. Alla maggior parte di queste persone, che ora vivono in campi profughi, non è permesso tornare alle loro case semidistrutte e pericolose. Alcuni campi di Dombe, Tete e Beria sono in condizioni orribili e non ci sono le condizioni base per vivere una vita dignitosa Si chiede loro di ricominciare una nuova vita in zone di reinsediamento, ma per questa gente non è facile riprendere in aree che non conoscono”.
I Padri Bianchi si sono attivati per aiutare le popolazioni nei campi di Dombe, Beira e Tete: “A Tete – conclude il missionario - la situazione è molto difficile. Qui sono arrivati solo in parte gli aiuti necessari. Stiamo lavorando alacremente per riuscire a portare cibo, vestiario e, soprattutto, acqua pulita. C’è il rischio che si diffondano malattie. Lanciamo un appello: non spegnete i riflettori sul Mozambico. Continuate a sostenere gli aiuti. La popolazione ne ha veramente bisogno!”.
L’Ong Oxfam conferma la gravità della situazione rilevando che “In Mozambico la risposta umanitaria, richiesta dalle Nazioni Unite, è finanziata per meno della metà” e parlando di “peggioramento di una crisi dimenticata”. Dallo scorso aprile il numero delle persone che hanno urgente bisogno di aiuti alimentari per poter sopravvivere in Mozambico, colpito dai due cicloni Idai e Kenneth che si sono susseguiti ad aprile, è aumentato di oltre un quarto, passando da 1,6 milioni a 2 milioni di persone. Il peggioramento è dovuto in parte alle conseguenze del cambiamento climatico, che si è tradotto in una gravissima siccità nel Sud del Paese, mentre violentissimi scontri armati stanno dilaniando il Nord del Mozambico. La drammatica situazione colpisce soprattutto i piccoli agricoltori. Rileva Oxfam che “la fame rischia ora di decimare la popolazione sopravvissuta al ciclone Idai”. (EC) (Agenzia Fides 21/12/2019)
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AFRICA/ETIOPIA - “L'assistenza alla sviluppo sia segno dell’amore di Dio perché la missione della Chiesa è l'evangelizzazione"
 
Addis Abeba (Agenzia Fides) - "La Chiesa non dovrebbe essere identica agli altri agenti di sviluppo ma servire piuttosto con lo spirito di Cristo. La sua missione principale è l'evangelizzazione", ha affermato Sua Eccellenza Mons. Roberto Bergamaschi, Vicario Apostolico di Awasa (conosciuta anche come Hawassa) nel suo intervento all’incontro dei coordinatori pastorali e dei direttori degli uffici di sviluppo e assistenza della Chiesa cattolica in Etiopia, che si è tenuto dal 19 al 21 dicembre ad Awasa.
Nel suo intervento Mons. Bergamaschi ha sottolineato “che qualunque cosa facciamo, è per la diffusione del regno di Dio e per la salvezza del Suo popolo”. "Quando le persone vedono la Chiesa e il suo servizio dovrebbero essere grati a Dio e non alle nostre istituzioni o individui. Siamo persone chiamate a testimoniare l'amore di Dio e condividerlo con gli altri” ha spiegato.
Nel corso del meeting, i partecipanti hanno discusso su come attuare le decisioni e le direttive impartite dall'ultima Assemblea dei Vescovi che si è tenuta a Meki dal 9 al 13 dicembre 2018.
In particolare l'incontro si concentrato sulla ristrutturazione delle istituzioni della Chiesa cattolica per un migliore lavoro di evangelizzazione e per accrescere la responsabilità finanziaria e la trasparenza al fine di raggiungere l'auto sostenibilità. (L.M.) (Agenzia Fides 21/12/2019)
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ASIA/CAMBOGIA - Un missionario: "Comunicare il Vangelo e accompagnare la popolazione verso un cammino di pienezza"
 
Phnom Penh (Agenzia Fides) - “Con spirito di servizio, bisogna comunicare il messaggio di salvezza del Vangelo e accompagnare la popolazione verso un cammino di pienezza di vita”. Lo afferma in un’intervista all’Agenzia Fides padre Mario Ghezzi, missionario del Pontificio Istituto per le Missioni Estere (Pime), che per diciassette anni ha operato in Cambogia, parlando delle sfide della Chiesa locale nella costruzione e nello sviluppo umano e sociale del paese. I missionari del Pime sono arrivati nel Paese nel 1990, e la loro attività si svolge nel Vicariato apostolico della capitale, Phnom Penh e nella prefettura apostolica di Battambang: “Negli ultimi decenni, la Chiesa cambogiana ha sperimentato una rinascita lenta ma concreta”, spiega padre Ghezzi. “Gradualmente - prosegue - le comunità cristiane khmer si sono rinsaldate, seguite spiritualmente prima da catechisti e poi da sacerdoti. Ora si contano 700 catecumeni”.
In ogni comunità ci sono solitamente tre commissioni da cui dipendono le diverse attività: “La prima commissione - riferisce p. Mario - si occupa della liturgia e della preghiera; la seconda è incaricata della catechesi e della formazione cristiana; la terza organizza l’assistenza ai poveri e agli ammalati, in collaborazione con la Caritas e altre organizzazioni attive nel settore sanitario”. Sebbene le comunità cattoliche khmer si stiano riorganizzando, i due terzi dei 25mila cattolici cambogiani sono di origine vietnamita: “La rivalità tra le comunità riflette il tradizionale antagonismo che caratterizza i rapporti tra i due gruppi etnici”, riporta il missionario. “Abitualmente khmer e vietnamiti, anche cattolici, vivono divisi, anche se la sola lingua ammessa nella liturgia è quella khmer”, osserva p. Ghezzi.. “La difficoltà - rileva - è proprio quella di facilitare una collaborazione tra la comunità khmer e gli immigrati, generalmente più attivi”.
I rapporti con le altre religioni sono cordiali. Da oltre dieci anni è attivo un Consiglio delle Religioni per la Pace, di cui fanno parte il Vescovo di Phnom Penh e i Prefetti apostolici di Battambang e di Kompong Cham: “I leader i incontrano regolarmente con i capi delle due denominazioni buddiste presenti nel Paese”, riporta il sacerdote del Pime. I contatti con altre denominazioni cristiane, invece, vanno avanti a livello locale. “A Kompong Cham, - continua - le 15 denominazioni cristiane si incontrano mensilmente per un momento di preghiera comune”. “Le comunità protestanti, quasi inesistenti prima del 1975, stanno ora crescendo rapidamente - nota il religioso - facilitate anche dal fatto che il loro catecumenato e la formazione dei loro pastori richiedono un tempo più breve rispetto ai cattolici”.
Dopo le tragedie del passato, legate al regime imposto dagli khmer rossi, la Cambogia sta cercando una nuova identità nazionale e culturale: “I vari gruppi che compongono la società - rimarca p. Mario - hanno bisogno di una formazione basata su onestà, generosità e rispetto della vita. Una attenzione particolare va rivolta alle giovani generazioni”, aggiunge. “La Chiesa cambogiana - sottolinea p. Ghezzi - sa di essere chiamata a un ruolo attivo nella società”. “Grandi sfide l’attendono - conclude - ma la determinazione dei suoi pastori e l’entusiasmo delle sue comunità sono il segno di una fede in grado di offrire un sostegno concreto a questo cammino”.
Indipendente dal 1953, la Cambogia è uno degli stati più piccoli del continente asiatico: ha una popolazione di 18 milioni di abitanti. Il 95% della popolazione è di etnia khmer, con minoranze vietnamite e cinesi. Il buddismo è la religione predominante (98%), ma anche esistono minoranze musulmane. La comunità cattolica è composta da circa 25mila fedeli. (ES) (Agenzia Fides 21/12/2019)
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Guarda la viedo-intervista a p. Mario Ghezzi sul canale Youtube dell'Agenzia Fides -> https://www.youtube.com/watch?v=RS4c12vIVM8
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ASIA/INDIA - Avvento segnato dall'intolleranza verso le minoranze religiose
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Diversi episodi di intolleranza religiosa hanno segnato il periodo dell'Avvento e della preparazione al Natale in India. Mentre la nazione è scossa dalla protesta per l'adozione del Citizenship Amendment Act 2019, che discrimina la concessione del diritto di cittadinanza, negandolo ai rifugiati musulmani, anche le comunità cristiane denunciano atti ed episodi che violano la libertà di culto e di pratica religiosa, in diversi stati della Federazione.
Come comunicato all'Agenzia Fides, una riunione di canti natalizi è stata bruscamente interrotta il 17 dicembre a Permuapalayam, in Tamil Nadu, da cinque uomini che hanno aggredito le persone presenti, tra i quali un ragazzo di 17 anni. Il Pastore protestante Giosuè, che guida la una comunità locale, aveva riunito alcuni fedeli per celebrare l'Avvento nella propria casa, quando si è verificata l'aggressione dei militanti, contrari alla celebrazione del Natale. E quando, il giorno dopo l'episodio, i cristiani si sono recati dalla polizia per sporgere denuncia, sono stati respinti.
"Gli episodi di intolleranza verso la fede cristiana sono in aumento nel Tamil Nadu negli ultimi anni", scrive in una nota inviata a Fides nota l'Ong Christian Solidarity Worldwide (CSW), che monitora la situazione delle minoranze religiose in India.
Nehemiah Christie, attivista locale per i diritti umani, argomenta: “Il livello di intolleranza a cui stiamo assistendo oggi in questo paese è senza precedenti. I cristiani non possono celebrare le feste per timori di violenza. In linea di massima, l'attuale leadership politica va ritenuta responsabile perchè promuove una falsa narrativa sulle minoranze religiose. Oggi il veleno penetrato a livello di base è molto diffuso. Anche la polizia è complice e non prende sul serio i reclami. In molti casi la sofferenza rimane inascoltata, la violenza resta impunita e la gente continua a vivere nella paura”.
Secondo CSW, “è profondamente preoccupante vedere che le festività religiose vengano distorte da quanti vogliono piantare semi di contesa e discordia in India. Rispettare il diritto di praticare la propria religione è fondamentale. Esortiamo a le autorità a prendere misure appropriate contro tali comportamenti e a promuovere una cultura del rispetto reciproco". (PA) (Agenzia Fides 21/12/2019)
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AMERICA/VENEZUELA - Natale, occasione per “ravvivare la speranza, in un paese che soffre”
 
Caracas (Agenzia Fides) – “Il Natale è un'occasione per rafforzare la speranza”, vista la "situazione critica che peggiora ogni giorno in Venezuela”: lo afferma il Cardinale Jorge Urosa Savino, Arcivescovo emerito di Caracas, notando che “coloro che soffrono sono i più poveri".
“La situazione in Venezuela sta peggiorando, da molti punti di vista. L'economia soffre sempre di più a causa dell'incessante svalutazione del bolivar. Un dollaro, che valeva 60 bolivar 16 mesi fa, ora costa 47.000. Ciò significa che il costo della vita, in particolare il cibo, è salito alle stelle”, afferma il Cardinale in una nota pervenuta a Fides. Il Cardinale venezuelano considera come "qualcosa di incredibile" la gestione del governo per risolvere la situazione in Venezuela. “Un paese petrolifero soffre di carenza di benzina e gas domestico: è qualcosa di imbarazzante e inaudito!” nota.
“E’ una brutta situazione da molti punti di vista. E quelli che soffrono di più sono i più poveri!”, ha aggiunto l'Arcivescovo emerito di Caracas. La popolazione, in vista del Natale è chiamata a ravvivare la speranza: “Anche nel mezzo di così tante difficoltà dobbiamo rafforzare la nostra pratica religiosa, andare in chiesa, partecipare alla Messa domenicale e ricevere i sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia, confidando in Dio”. “E siamo chiamati a vivere profondamente la carità fraterna, specialmente con i più bisognosi”, ha concluso. (CE) (Agenzia Fides, 21/12/2019)

venerdì 21 giugno 2019

Agenzia Fides 21 giugno 2019

AFRICA/ERITREA - I Vescovi: non recidere la collaborazione offerta dalla Chiesa per il bene della nazione
 
Asmara (AgenziaFides) - "Persone inviate dallo Stato si sono presentate a chiedere la consegna delle strutture sanitarie della Chiesa cattolica; un fatto che non riusciamo a comprendere né nei suoi contenuti, né nei suoi modi". Così i Vescovi cattolici eritrei esprimono, in una lettera inviata ad Amna Nurhsein, Ministro della Salute, tutta la loro perplessità e il loro rammarico nei confronti della decisione del Governo nazionale di chiudere i centri medici cattolici (vedi Fides 15/6/2019)
Nella lettera, pervenuta all'Agenzia Fides, i Presuli ricordano gli anni di servizio e collaborazione della Chiesa cattolica a favore del bene della popolazione locale: "In alcuni centri, i soldati sono stati visti intimidire il personale a servizio delle nostre strutture sanitarie, costringere i pazienti a evacuare i locali, e sorvegliare le case dei religiosi. Come è possibile che simili fatti si verifichino in uno Stato di diritto? È così che questo Stato recide di colpo, senza un gesto di riconoscimento, una collaborazione che la Chiesa gli ha offerto per decenni, per il bene del popolo e della nazione?".
Stigmatizzando la decisione del governo, i Vescovi scrivono: "Dichiariamo che non consegneremo di nostra volontà e disponibilità le nostre istituzioni e quanto fa parte della loro dotazione. Diverse nostre strutture sanitarie sono situate all’interno delle nostre case religiose: ora, requisire le prime senza violare la libertà e lo spazio vitale delle seconde, è impossibile. Privare la Chiesa di queste e simili istituzioni vuol dire intaccare la sua stessa esistenza, ed esporre alla persecuzione i suoi servitori, i religiosi, le religiose, i laici".
Il governo eritreo non ha però colpito solo la Chiesa cattolica. Dal paese dell’Africa orientale continuano a giungere notizie di arresti di fedeli delle Chiese pentecostali (poste fuorilegge all’inizio degli anni 2000). Sarebbero almeno trenta i fedeli arrestati nella scorsa settimana, un centinaio dall’inizio dell’anno. I gruppi religiosi "non ufficiali" secondo il governo eritreo sono considerati strumenti di sovversione, e per questo non tollerati; stesso discorso vale per tutte le organizzazioni della società civile che non sono allineate alle direttive del regime di Asmara. La stessa Chiesa copta di Eritrea, che nel Paese ha radici profondissime, da anni ha rapporti travagliati con potere politico. Nel 2007, l’allora patriarca copto Antonios venne deposto per volere del presidente Isayas Afewoki, che governa la nazione dal 1993, anno dell’indipendenza e delle prime e fino a oggi uniche elezioni presidenziali. (EC) (Agenzia Fides 21/6/2019)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - “Preservate la pace sociale; no a discorsi incitanti l’odio” chiede ai politici il Presidente della Conferenza Episcopale
 
Abidjan (Agenzia Fides) - “La classe politica ivoriana, in particolare tutti coloro che detengono un'autorità, lavori in modo da preservare l'ambiente socio-politico, nella salvaguardia della pace attraverso il rispetto delle regole della democrazia” ha esortato Sua Ecc. Mons. Ignace Bessi Dogbo, Vescovo di Katiola e Presidente della Conferenza Episcopale della Costa d’Avorio, ad Agboville nell’aprire i lavori della 113esima Assemblea Plenaria dei Vescovi ivoriani, il cui tema è “Agire insieme per costruire la Chiesa”.
Il Presidente della Conferenza Episcopale della Costa d’Avorio ha incoraggiato tutti coloro che sono impegnati in politica, "a fare tutto il possibile per pacificare l'ambiente socio-politico, evitando ogni violenza verbale”. Riprendendo il tema assembleare, il Vescovo di Katiola ha affermato: "Vorrei invitare tutti i cattolici, qualunque sia il loro livello di integrazione nella società e nella Chiesa, a costruire la Chiesa affinché la Chiesa possa formarli. Insisto affinché ogni cattolico partecipi alla costruzione della Chiesa-Comunione Autonoma affinché la Chiesa-Comunione Autonoma lo costruisca. Costruiamo la Chiesa e la Chiesa ci edificherà”.
La Costa d’Avorio si prepara a vivere una lunga campagna elettorale in vista delle elezioni generali che si terranno nell’ottobre 2020 e che sta già suscitando apprensioni per possibili degenerazioni violente. A gennaio i Vescovi avevano chiesto una “riforma effettivamente consensuale della Commissione elettorale indipendente (CEI) che ne garantisca l'indipendenza” (vedi Fides 23/1/2019). (L.M.) (Agenzia Fides 21/6/2019)
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AFRICA/CONGO RD - Formazione e animazione per gli educatori dell’Infanzia Missionaria
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - “Inizia oggi, 21 giugno, la terza sessione di formazione per i Direttori diocesani delle Pontificie Opere Missionarie (POM), gli animatori e gli educatori delle POM della provincia ecclesastica di Kinshasa e Mbadaka-Bikoro”: così scrive all’Agenzia Fides Suor Roberta Tremarelli, AMSS, Segretaria generale della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria, che si trova nella Repubblica democratica del Congo per una serie di incontri con le realtà ecclesiali locali dedicati alla formazione e all’animazione missionaria. In precedenza si sono svolte analoghe sessioni di formazione per i Direttori diocesani e gli animatori delle POM nella provincia ecclesiastica di Bukavu e Lubumbashi (9-11 giugno) e in quella di quella di Kananga (17-19 giugno).
Come spiega suor Roberta a Fides, “i temi delle conferenze di ogni sessione sono gli stessi: la Pontificia Opera dell’Infanzia missionaria, storia, carisma e sfide; il ruolo della famiglia, della scuola e dei consacrati nella formazione missionaria di bambini e ragazzi; il Battesimo, che conferisce l'identità cristiana, ci rende discepoli missionari. Nelle varie sessioni c'è stata anche una celebrazione con i bambini, i ragazzi e gli animatori dell'Infanzia missionaria, molto partecipata e numerosa, e si è parlato anche del Mese Missionario Straordinario dell’Ottobre 2019.
Nell’ambito della sua visita in Congo, la Segretaria generale della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria ha potuto incontrare i Vescovi riuniti a Kinshasa, il 13 giugno, di visitare il CENAM (Centro di animazione missionaria) di Kinshasa, e di guidare un incontro di formazione per i consacrati e le consacrate dell'Istituto pedagogico di Kinshasa, il 15 giugno.
La popolazione della Repubblica Democratica del Congo, circa 82 milioni di abitanti, è per la grande maggioranza giovane. Le guerre a ripetizione e i conflitti armati che si sono susseguiti da lungo tempo hanno fatto sì che la maggioranza dei giovani sia stata testimone o vittima o addirittura progonista di atrocità e violenze di ogni genere, causanso in loro ferite permanenti. Il paese ha uno dei PIL pro capite più bassi del mondo, nonostante il territorio presenti ingenti risorse naturali.
Oltre a vivere nell’insufficienza alimentare a causa della povertà diffusa, la maggior parte dei bambini e dei ragazzi non frequenta la scuola per mancanza di sostegno finanziario, ed è costretta a lavorare, spesso nelle miniere, per la sopravvivenza. La povertà è anche all’origine del fenomeno dei ragazzi di strada, abusati e sfruttati sessualmente, dei matrimoni precoci, come anche della delinquenza e dell’arruolamento nelle milizie armate o nel banditismo. La situazione peggiora nelle zone rurali e si è aggravata con i rifugiati venuti dai paesi vicini. La Chiesa si trova quindi a fronteggiare una serie di sfide che riguardano i bambini e i giovani, fortunatamente non sono pochi quelli che vogliono andare a scuola e istruirsi per costruire il loro futuro, che vanno quindi sostenuti e aiutati. (SL) (Agenzia Fides 21/6/2019)
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ASIA/PAKISTAN - Attuare la tutela dei diritti delle minoranze: appello della società civile
 
Islamabad (Agenzia Fides) - Attuare l'ordine della Corte Suprema per la tutela dei diritti delle minoranze, emesso il 19 giugno 2014 e rimasto lettera morta: è l'appello lanciato durante una conferenza della società civile pakistana organizzata nei giorni scorsi a Islamabad da un forum di organizzazioni come: Centro per la giustizia sociale (CSJ), Commissione per i diritti umani del Pakistan (HRCP), Commissione nazionale "Giustizia e pace" dei Vescovi cattolici (NCJP) e Cecil and Iris Chaudhry Foundation (CICF).
Come appreso dall'Agenzia Fides, accademici, giuristi, attivisti per i diritti umani, leader religiosi, esponenti cristiani hanno chiesto un'attuazione tempestiva ed efficace di quella sentenza della Corte Suprema. Durante la conferenza è stato lanciato un rapporto preparato dal CSJ, dal titolo "A Long Wait for Justice", che analizza il rispetto della giustizia in Pakistan e la mancata attuazione di quella importante sentenza del 2014. Le organizzazioni presenti hanno invitato il governi federale e i governi provinciali a "intraprendere misure stringenti e urgenti per rendere esecutiva quella sentenza della Corte Suprema", tuttora senza applicazione.
Le Ong ricordano molteplici problemi segnalati in quella sentenza e irrisolti: sicurezza dei luoghi di culto; una politica per la tolleranza religiosa e sociale; l'istituzione di una Commissione nazionale per le minoranze; l'attuazione delle quote riservate alle minoranze nei luoghi di lavoro pubblici; la riforma dei curriculum scolastici. Il tutto per garantire l'adempimento dei diritti delle minoranze.
Gli esperti presenti hanno nuovamente approvato le raccomandazioni incluse nella sentenza e nel Rapporto presentato, sostenendo in special modo l'urgenza di istituire una Commissione nazionale per i diritti delle minoranze religiose.
Intervenendo in assemblea, l'Arcivescovo Joseph Arshad, Presidente della Commissione "Giustizia e pace", ha invitato il governo ad adempiere all'impegno assunto dal fondatore della patria, Muhammad Ali Jinnah "per garantire l'uguaglianza dei diritti per tutti i cittadini del Pakistan".
Parlando ai presenti, Ibn Abdur Rehman, noto attivista per i diritti umani, ha dichiarato che "questo verdetto stabilisce le basi per la protezione e la promozione della libertà religiosa in generale e, in particolare, per la protezione dei diritti delle minoranze". Il direttore esecutivo del Centre for Social Justice, Peter Jacob, valutando la sentenza, ha affermato che "la conformità è debole e sporadica, con livelli di conformità complessivi non superiori al 24%", notando "la mancata volontà tra i responsabili delle decisioni e gli esecutori".
L'ex senatore Farhatullah Babar ha ribadito la necessità di "creare un organismo per aiutare a cambiare la mentalità corrente nei riguardi dei cittadini e le comunità delle minoranze", mentre Haris Khali, Segretario generale dell'HRCP, , ha affermato che "i movimenti nella società civile sono necessari per promuovere i valori della tolleranza e del pluralismo tra tutte le comunità religiose". Infine Abdul Hameed Nayyar, docente di fisica, ha osservato la necessità della riforma dell'istruzione, "per rimuovere tutto il materiale di odio insegnato nelle scuole e nelle università e per rendere l'istruzione un mezzo per promuovere la pace, il rispetto e l'accettazione della diversità". (PA) (Agenzia Fides 21/6/2019)
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ASIA/TERRA SANTA - Settant’anni di “Missione Pontificia”, al servizio di “israeliani e palestinesi”
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) – La “Missione pontificia” (Pontifical Mission) in Terra Santa compie 70 anni, e in occasione dell’anniversario ridefinisce il proprio campo d’azione. L’organizzazione, fondata nel 1949 su impulso di Papa Pio XII con l’intento primario di soccorrere i profughi palestinesi dopo la creazione dello Stato d’Israele, si ripropone oggi come strumento d’aiuto rivolto “ai bisognosi in Terra Santa, palestinesi e israeliani, di tutte le età e credenze”. Così riferiscono i media ufficiali del Patriarcato latino di Gerusalemme, nel resoconto delle celebrazioni ufficiali dell’anniversario, ospitate martedì 18 giugno presso il Centro Notre Dame de Jerusalem.
Era stata la condizione drammatica di moltitudini di palestinesi dopo la proclamazione dello Stato d’Israele a suscitare in Papa Pacelli il desiderio di creare un organismo ecclesiale specifico per aiutarli. Per questo il Catholic Near East Welfare Association (Cnewa), agenzia sotto la giurisdizione della Congregazione per le Chiese Orientali, fu incaricato di creare un ente che offrisse sostegno a bambini, famiglie, malati, anziani e esiliati. Centinaia di migliaia furono i palestinesi costretti a lasciare la loro terra natale e a riparare nella parte del territorio sotto il controllo dell'allora Transgiordania o dell'Egitto. Il 18 giugno 1949 il Cardinale Eugène Tisserant, Segretario del dicastero per le Chiese Orientali, pubblicò il documento che sanciva la nascita della Missione Pontificia.
All’inizio, la Missione si occupò di assistere sfollati e rifugiati. Dopo la nascita dell'Unrwa, adattò i suoi programmi per collaborare con tale istituzione dell’Onu per migliorare le condizioni di vita dei palestinesi dei campi profughi.
Alla commemorazione di martedì scorso ha preso parte anche l’Arcivescovo Leopoldo Girelli, Nunzio Apostolico in Israele e Cipro, delegato apostolico a Gerusalemme e Palestina, che ha presieduto una celebrazione eucaristica alla presenza del Vescovo Giacinto-Boulos Marcuzzo, Vicario Patriarcale per Gerusalemme e Palestina, e di padre Francesco Patton, Custode della Terra Santa.
Durante la sua omelia – riferisce il website del Patriarcato latino di Gerusalemme - l'Arcivescovo ha ricordato la rete di istituzioni ecclesiali operanti nella regione nell’ambito della sanità, dell’educazione e dell’azione sociale, sottolineando che in Terra Santa “non è tanto il numero di cristiani che conta, ma la portata delle loro varie azioni”. (GV) (Agenzia Fides 21/6/2019)
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AMERICA/MESSICO - La richiesta di asilo è diventata una Via crucis per i migranti
 
Città del Messico (Agenzia Fides) - “Una strategia migratoria che possa andare oltre all'imposizione di tariffe che provocano come risposta immediata la militarizzazione dei confini o l'innalzamento di muri umani, deve basarsi sui diritti umani e mettere il migrante al centro delle misure politiche e sociali e di condizioni migliori per una migrazione ordinata e sicura”: lo scrive Mons. José Guadalupe Torres Campos, Vescovo di Ciudad Juarez, Presidente della Dimensión Episcopal de Pastoral de la Movilidad Humana (DEPMH), della Conferenza episcopale messicana, in un messaggio pubblicato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.
Nel testo, pervenuto all’Agenzia Fides, il Vescovo invita a prestare “particolare attenzione ai gruppi emarginati che ingrossano le carovane”, a quanti muovono queste grandi masse illudendole con false speranze e sicuramente per interessi personali, come bisogna anche tenere conto delle “persone svantaggiate dalla propria condizione di vulnerabilità e dall'inganno in cui potrebbero essere state tratte”.
Il testo cita il messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2019, e invita a pensare ai 258 milioni di persone che vivono fuori dai loro paesi di origine e che emigrano per diversi motivi, cercando protezione e opportunità per una vita migliore. Mons. Torres Campos afferma di conoscere “le politiche migratorie in vigore nel nostro paese, di fronte alla crisi che esiste in seguito al numero crescente di migranti, che in grandi carovane o in piccoli gruppi cercano di attraversare il territorio nazionale”. “Molti di loro – prosegue -, consapevolmente o inconsapevolmente, sono candidati a richiedere asilo e rifugio, sia in Messico che negli Stati Uniti, ma questa richiesta è diventata anche una Via crucis per i migranti, è stata caricata di lucchetti e requisiti che ne ritardano la soluzione”.
Il Vescovo ribadisce che “la migrazione non può essere vista come un problema, ma come opportunità”, e sottolinea che “la mancanza di un sistema di coordinamento delle migrazioni basato sui diritti umani a livello globale, regionale e nazionale, sta creando una crisi dei diritti umani per i migranti, rendendoli sempre più vulnerabili, in quanto a causa della loro situazione irregolare, vivono e lavorano clandestinamente, timorosi di lamentarsi degli abusi che spesso subiscono dai fornitori di servizi, dai datori di lavoro e anche delle aggressioni nella società civile”.
La Giornata mondiale del Rifugiato, afferma Mons. Torres Campos, “è per la Chiesa un'opportunità per alzare la voce a favore di coloro che non hanno voce, e di invitare i governi a sviluppare azioni che possano favorire e agevolare i procedimenti della richiesta di asilo, così come a garantire i diritti umani dei migranti in generale, seguendo le raccomandazioni del Santo Padre”. (SL) (Agenzia Fides 21/6/2019)
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AMERICA/NICARAGUA - Prigionieri politici ancora detenuti, chiese assediate, fedeli aggrediti: il dialogo resta la soluzione alla crisi
 
Managua (Agenzia Fides) – Sono passati più di 430 giorni da quando è iniziata la crisi in Nicaragua (vedi Fides 20/04/2018), ma il 18 giugno è stata confermata la notizia che ci sono ancora prigionieri politici nelle carceri del governo. Secondo le autorità, coloro che sono detenuti non sono prigionieri politici, ma detenuti per altre reati comuni.
Purtroppo la tensione nel paese non diminuisce, anzi è cresciuta dopo gli avvenimenti dell’ultima settimana: l'assedio alle chiese da parte di gruppi paramilitari violenti che hanno aggredito e fermato molti cattolici a Leon, Masaya e Managua. Come riferiscono fonti cattoliche, tra cui, Vatican News, "i fatti raccontati dal portavoce della cattedrale, padre Victor Morales, indicano che gruppi di civili legati al governo, si sono riuniti fuori dalla cattedrale domenica scorsa. Alla fine della Messa, mentre alcuni parrocchiani portavano le bandiere nazionali, i gruppi hanno iniziato a lanciare pietre e sassi che hanno colpito alcune persone generando caos e nervosismo all'interno della cattedrale di Managua". Anche durante la celebrazione della Messa per il primo anniversario dell'assassinio del chierichetto Sandor Dolmus (vedi Fides 10/12/2018), nella cattedrale di León, si sono verificati atti di violenza che hanno causato numerosi feriti.
Questa situazione di nuove violenze e provocazioni non è stata commentata ufficialmente dalla Conferenza episcopale (CEN), tuttavia alcuni Vescovi hanno denunciato i fatti, anche agli organismi internazionali. Secondo fonti di Fides, la "non risposta" della CEN è "una forma di prudenza ad un conflitto che coinvolge adesso tutti settori del paese. La Chiesa cattolica propone sempre il dialogo, ma sarà sempre a fianco delle vittime delle ingiustizie".
Mons. Rolando Álvarez, in un breve messaggio twitter a Fides, ha scritto ieri: "È tempo di unità, è tempo che l'unità cerchi la democrazia in Nicaragua. È l'ora in cui lavoratori, contadini, impiegati dovrebbero sedersi allo stesso tavolo, anche partendo dalle differenze". "Il popolo è il vero costruttore della sua storia. Questo popolo che ha un volto, un nome, un'identità, una dignità. Sono ormai passati i tempi quando altri hanno deciso per noi. Il Corpo e il Sangue di Cristo, ci aiutano in questo titanico, ma possibile, compito".
Hernán Salinas, Vicepresidente della Commissione per il Nicaragua della OEA, ha affermato che la situazione in Nicaragua è una delle questioni all'ordine del giorno della 49a Assemblea generale dell'OEA, che si terrà a Medellín, in Colombia, dal 26 al 28 giugno.
Mercoledì 19 giugno Human Rights Watch (HRW) ha invitato i governi delle Americhe e dell'Europa a imporre sanzioni al presidente nicaraguense Daniel Ortega e ad almeno cinque alti funzionari della sicurezza per la repressione delle proteste iniziata nell'aprile 2018. "Daniel Ortega non ha mostrato alcun reale impegno per assicurare la giustizia per le vittime della brutale repressione da parte della polizia nazionale e dei teppisti armati durante le proteste del 2018" ha detto José Miguel Vivanco, direttore delle Americhe presso HRW.
Le proteste contro le riforme della sicurezza sociale sono iniziate lo scorso anno e sono cresciute sempre di più per chiedere l'uscita di scena di Ortega e le elezioni anticipate. Le dimostrazioni sono state messe sotto pressione dalle forze di sicurezza e dalle milizie filogovernative, provocando almeno 325 persone uccise, oltre 2.000 ferite e oltre 52.000 fuggiti dal paese, secondo la Commissione interamericana dei diritti umani.
(CE) (Agenzia Fides, 21/06/2019)
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OCEANIA/AUSTRALIA - L’impegno della Chiesa per arginare i suicidi tra i giovani aborigeni
 
Sydney (Agenzia Fides) - “Il suicidio è spesso l'ultima goccia di un accumulo di infelicità e dolore. Le popolazioni aborigene australiane e gli isolani dello stretto di Torres hanno subito espropriazioni, deportazioni, violenze di vario tipo e molto altro. Così, spesso, alcuni hanno deciso di fare della propria vita ciò che sembrava meno doloroso. La tragedia del grande numero di suicidi tra i membri di queste popolazioni, soprattutto tra i più giovani, ci chiama all'azione: questa realtà è triste ed inaccettabile. Per noi cristiani, Gesù è venuto a portare vita piena. Ci sta chiamando per lavorare insieme con amore e rispetto e per cercare una soluzione a questo tragico fenomeno”. E’ quanto dichiarano i Vescovi cattolici australiani nel loro messaggio annuale per la domenica dedicata agli aborigeni e agli isolani dello Stretto di Torres, che si terrà il prossimo 7 luglio.
La Lettera pastorale, pervenuta all'Agenzia Fides, pone l’accento sulla necessità di “una maggiore collaborazione per arginare la terribile perdita di vite umane provocata dal suicidio”, fenomeno sempre più diffuso all’interno di queste comunità.
Nel messaggio, la Conferenza episcopale ricorda che “ci sono già molte realtà che lavorano a questo scopo, tra cui vari rami del Governo, comunità e organizzazioni della Chiesa ed altri gruppi”, che incontrano, però, una difficoltà: “Dobbiamo salvaguardare il principio di autodeterminazione. Possiamo camminare al fianco di queste comunità offrendo un sostegno amorevole, ma evitare la tentazione di intervenire con soluzioni rapide imposte dall’esterno”.
Lo scopo è perseguibile, secondo i Vescovi, seguendo 5 principi-chiave: “L’incoraggiamento alla collaborazione per massimizzare i risultati da parte delle organizzazioni già coinvolte; un reale rispetto del principio di autodeterminazione; il primato del bene comune al centro di tutti gli sforzi; una reale motivazione a migliorare le condizioni di questi popoli, senza secondi fini; la consapevolezza che prevenzione e cura sono entrambe necessarie”. Una parte della lettera è stata inclusa all’interno di un video, pubblicato sulle principali piattaforme social dei network cattolici, al fine di garantire una diffusione capillare del messaggio. (LF) (Agenzia Fides 21/6/2019)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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