AFRICA/CIAD - Mese Missionario Straordinario: “Nessuno di noi è giunto alla fede da solo o attraverso i propri sforzi” dice il Vescovo di Goré |
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N’Djamena (Agenzia Fides) - “Indicendo il Mese Missionario Straordinario, il Papa vuole dare a ciascuno di noi l'opportunità di rendersi conto che la nostra fede in Gesù Cristo manifestata nel battesimo è innanzitutto un dono di Dio per il quale ogni giorno dobbiamo ringraziarLo” ha affermato Sua Ecc. Mons. Martin Waingue Bani, Vescovo di Goré, nel sud del Ciad, nell’omelia di domenica 6 ottobre, nella quale si è celebrata l’apertura del Mese Missionario Straordinario Ottobre 2019. “Nessuno di noi è giunto alla fede da solo o attraverso i propri sforzi” ha sottolineato Mons. Waingue Bani. “La fede nasce dall'ascolto della Parola di Dio e questa parola non può essere ascoltata se non c'è qualcuno che la annuncia. Ognuno di noi ha avuto nella sua vita una madre, un padre, un catechista, un prete, una suora, in breve una testimonianza del Vangelo che lo ha portato alla conoscenza di Gesù”. Pertanto, questo Mese Missionario deve essere anche un'opportunità per noi per ricordare tutti coloro che ci hanno portato il Vangelo, a partire dai primi missionari, i Padri Spiritani e Cappuccini, e tutte le congregazioni missionarie, maschi e femmine. Ognuno di loro ha contribuito con la propria pietra alla costruzione di questa Chiesa Famiglia di Dio qui a Doba, senza dimenticare i numerosi catechisti senza i quali Gesù Cristo non sarà annunciato nelle profondità dei nostri villaggi” ha ricordato il Vescovo. Tutto questo è reso possibile dall’azione dello Spirito Santo ha aggiunto Mons. Waingue Bani: “È grazie all'azione dello Spirito Santo che possiamo credere e amare Gesù. Questo è il motivo per cui la nostra fede è un dono gratuito di Dio, al quale possiamo rivolgere la nostra lode quotidiana per tutti i suoi benefici. Ma come seme che riceviamo e seminiamo per produrre cibo per noi e per i nostri cari, così la fede ci spinge a raddoppiare i nostri sforzi per condividerli con i nostri fratelli e sorelle come una buona novella”. “Sia che abbiamo scelto di seguire il Signore nel matrimonio o nella vita consacrata, siamo chiamati a testimoniare la nostra fede nella vita concreta di ogni giorno. In questo senso, essere battezzati o essere cristiani significa essere discepoli missionari, è assumersi la responsabilità e la sofferenza come dice San Paolo nell'annuncio del Vangelo” ha rimarcato il Vescovo. Mons. Waingue Bani ricorda che “la prima missione cattolica in Ciad, prima a Kou Doholo e poi trasferita qui a Doba, è stata aperta sotto il patrocinio di Santa Teresa di Gesù Bambino. Ecco perché questa cattedrale che ci accoglie per la celebrazione di apertura di questo Mese Missionario Straordinario, porta il nome di Santa Teresa di Gesù Bambino perché è qui che è nata la prima comunità della nostra diocesi, una comunità che è il frutto di questo seme della Parola di Dio gettato nel terreno 90 anni fa dai primi missionari cattolici, i padri Spiritani francesi Heriau e Columbus. Tutto questo per dire che la prima forma di evangelizzazione è prima di tutto la testimonianza della vita di preghiera e carità”. (L.M.) (Agenzia Fides 14/10/2019) |
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AFRICA - Mese Missionario Straordinario: la vera sfida è una missione di speranza per l’ Africa |
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Kara (Agenzia Fides) – “Restituire un posto di rilievo al messaggio di speranza che porta il Vangelo di Cristo è fondamentale per la missione in Africa. Cristo è venuto in mezzo a noi affinché avessimo vita in abbondanza”, dice all’Agenzia Fides padre Donald Zagore, teologo della Società per le Missioni Africane, in occasione della celebrazione del Mese Missionario Straordinario, in corso nel continente. “Sofferenza, disperazione, cultura della morte, stanno costantemente scalfendo la vita della nostra gente in Africa: è più che mai urgente portare loro il giusto conforto . L'africano ha bisogno di essere consolato nel suo essere. Il Vangelo di Cristo deve essere in grado di guarire i cuori feriti di un continente segnato da tanta sofferenza. L'Africa ha bisogno di missionari di speranza”, insite il teologo. Padre Donald parla di “una speranza liberatrice, che immerge l'uomo africano in una dinamica di ‘emancipazione olistica’, che il suo completamento nella nascita di comunità di fede cristiane africane in grado di essere significative per l'intera società. Queste comunità di fede siano tenaci difensori di un’etica di convivenza, pace, unità e fraternità”. “La speranza cristiana deve poter essere presentata all'uomo africano come una realtà non solo escatologica, ma una realtà di oggi, che sia tangibile e che l'uomo africano può toccare e contemplare quotidianamente. Una missione di speranza rimane la grande sfida per l'attività missionaria in Africa”, conclude p. Zagore. (DZ/AP) (14/10/2019 Agenzia Fides) |
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ASIA/INDIA - Leader politici e religiosi ricordano l'Arcivescovo di Shillong, deceduto negli Stati Uniti |
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Shillong (Agenzia Fides) - Condoglianze e espressioni di solidarietà e profonda gratitudine sono state espresse dal Primo ministro indiano, Narendra Modi, che ha guidato i leader politici e religiosi nel ricordare il 68enne Dominic Jala Sdb, Arcivescovo di Shillong, deceduto in un incidente d'auto in California (USA) il 10 ottobre. Intanto la comunità cattolica nello stato di Meghalaya (India Nord Orientale), dove era nato e dove svolgeva il suo ministero episcopale, è immersa nella preghiera. L'Arcivescovo salesiano "sarà ricordato per il suo impeccabile servizio alla società e la passione per il progresso di Meghalaya. Possa la sua anima riposare in pace”, ha twittato il Primo ministro indiano il 12 ottobre, subito dopo la notizia della scomparsa del presule cattolico. Secondo quanto riferito dalla polizia americana, l'incidente è avvenuto intorno alle 23,00, ora locale, del 10 ottobre quando l'Arcivescovo Jala era in viaggio in California insieme a p. Mathew Vellankal e a p. Joseph Parekkatt, due sacerdoti indiani impegnati nel servizio pastorale negli Stati Uniti. Padre Vellankal, che era alla guida dell'auto, e l'Arcivescovo Jala, che era sul sedile anteriore, sono morti sul colpo mentre l'altro prete ha subito gravi ferite ed è ricoverato in ospedale. L'Arcivescovo, dopo aver preso parte alla "visita Ad limina" dei Vescovi dell'India nord-orientale in Vaticano, era andato negli Stati Uniti per partecipare a una riunione della Commissione Internazionale per la liturgia e per incontrare alcuni amici sacerdoti. L'Arcivescovo era il primo prete della tribù Khasi, uno dei gruppi etnici di spicco di Meghalaya. Nello stato la notizia ha creato shock e commozione. In particolare i fedeli cattolici in tutta la regione hanno ricordato la vita e il contributo dell'Arcivescovo Jala alla società. Sacerdoti e religiosi dell'Arcidiocesi di Shillong hanno dichiarato: “È davvero una triste notizia per tutti noi sapere che il nostro amato Arcivescovo è morto, lontano dalla sua terra natale, lontano da noi. Stiamo aspettando il ritorno dei suoi resti mortali. Successivamente, potremo organizzare le esequie. A partire da ora, invitiamo tutti a pregare per noi, a pregare per la nostra arcidiocesi e soprattutto a pregare per l'anima del caro Arcivescovo”. Numerosi leader politici del Meghalaya, come il Primo Ministro dello stato, Conrad Sangma, hanno inviato messaggi di cordoglio e solidarietà. Mons. John Moolachira, Arcivescovo di Guwahati e presidente del Consiglio dei Vescovi cattolici del Nordest dell'India, ha scritto: “Affidiamo la sua anima nelle mani del Creatore. Noi Vescovi cattolici dell'India nord-orientale siamo addolorati per la sua scomparsa. In questo momento di dolore ci rivolgiamo ed espriminiamo la nostra vicinanza spirituale a sacerdoti, a religiosi e a fedeli dell'Arcidiocesi di Shillong: preghiamo per l'eterno riposo dell'anima del defunto e per tutta l'arcidiocesi di Shillong". (SD) (Agenzia Fides 14/10/2019) |
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ASIA/PAKISTAN - Diritti umani e libertà religiosa per un Pakistan tollerante e inclusivo |
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Karachi (Agenzia Fides) - E' necessario sviluppare una nuova cultura nazionale per rendere il Pakistan più tollerante e inclusivo per i seguaci di tutte le fedi: lo hanno hanno sottolineato gli attivisti della società civile partecipando a un seminario organizzato nei giorni scorsi a Karachi dal "Center for Social Justice" (CSJ) per discutere di libertà religiosa e diritti umani in Pakistan alla luce di vari aspetti legali. Come appreso dall'Agenzia Fides, studenti, attivisti, membri di Ong, uomini politici e leader delle minoranze religiose hanno preso parte alla discussione, sottolineato la necessità di favorire l'armonia interreligiosa nel paese e rilevando gli ostacoli al rispetto dei diritti umani in Pakistan. "Pur avendo numerose leggi nella Costituzione che garantiscono la libertà sociale, culturale e religiosa alle minoranze, l'adesione e il rispetto di quelle leggi restano limitati", ha affermato il direttore esecutivo del CSJ, il cattolico Peter Jacob. “In generale, la libertà religiosa è indiscussa a livello legale - ha rimarcato - ma bisognerebbe creare un'ampia narrativa nazionale per promuoverla realmente nella vita sociale in Pakistan". Ha proseguito Jacob: “Abbiamo bisogno di un altro 'Paigham-e-Pakistan' (una dichiarazione pubblica da parte del governo, ndr), con tutte le parti interessate, compresa la società civile, le minoranze, le donne, gli educatori e gli studenti, per sviluppare questa narrazione. Alcuni dei problemi che affrontiamo sono il risultato di sfide di carattere religioso. È necessario sviluppare una voce consolidata per rendere il Pakistan più tollerante e inclusivo", ha affermato. Mahnaz Rahman, donna leader della "Fondazione Aurat" ha ribadito: “Il fondatore del Pakistan, Ali Jinnah, sognava un paese in cui tutte le componenti società fossero incluse e con pari diritti. La religione è una scelta personale e dovrebbe essere rispettata ", ha detto, tracciando il concetto di "cittadinanza", come idea-chiave per a tutti, indipendentemente da status sociale, cultura, credo sono concessi medesimi diritti e uguale voce, senza discriminazioni. Il fondatore della "Commissione interreligiosa per la pace e l'armonia", presente al seminario, il leader islamico Allama Muhammad Ahsan Naqvi ha ribadito il desiderio di "unità con i nostri fratelli indù e cristiani", aggiungendo di essere "in prima linea per salvaguardare i loro diritti". E ha detto. "È fondamentale che ognuno di noi faccia la sua parte per la prosperità del Paese, espellendo quanti seminano odio per dividerci". I presenti, come il prof. Riaz Shaikh, docente all'Università del Punjab, hanno ricordato l'importanza dell'articolo 20 della Costituzione del Pakistan, che tratta dei diritti dei cittadini pakistani, affermando che "un modello inclusivo è indispensabile per portare il paese fuori dall'oscurità". “L'autocritica è vitale per affrontare il problema. Ci deve essere un motivo per cui, dalla fondazione del Pakistan, il numero di non-musulmani si è ridotto dal 25-30% a un mero 3%", ha detto. “Bisogna riconoscere che religione è stata usata nella nostra società come strumento per risolvere le controversie e ottenere benefici. L'intolleranza è divenuta diventando un problema enorme, difficile da affrontare". Gli esponenti della minoranze religiose, indù e cristiani, hanno ribadito di "sentirsi pienamente pakistani, di essere attaccati alla madrepatria" e di "voler essere accettati come pakistani perché questo paese è la nostra casa”. (PA) (Agenzia Fides 14/10/2019) |
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AMERICA/BOLIVIA - I Vescovi chiedono “elezioni limpide per una democrazia autentica” |
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La Paz (Agenzia Fides) – “Stiamo andando a queste elezioni in un clima di sfiducia, per paura di una possibile manipolazione del processo elettorale. Questa situazione ci spinge a chiedere che tutti gli elettori vadano alle urne, per esercitare il loro dovere e il loro diritto, senza alcuna pressione, politica, sociale o economica”. Lo affermano i Vescovi della Bolivia in un comunicato dal titolo “Elezioni limpide per una democrazia autentica”, pubblicato in vista delle elezioni che si terranno il 20 ottobre, per eleggere il Presidente, il Vicepresidente, 130 deputati e 36 senatori per il quinquennio 2020-2025. La Conferenza episcopale ricorda ai cittadini di votare “con una chiara consapevolezza delle reali esigenze del nostro Paese, dei suoi problemi, delle sue potenzialità e scegliere il partito che ha presentato proposte concrete e realizzabili nel quadro del bene comune e dei valori democratici di libertà, giustizia e pari dignità di ogni boliviano”. Dal momento che le elezioni sono alla base del sistema democratico e si fondano sul rispetto del voto individale, “devono essere svolte in modo trasparente e sotto lo stretto controllo di osservatori internazionali, giurie elettorali, partiti politici e degli stessi elettori, in modo che il risultato delle urne sia rigorosamente accolto, nel rispetto della decisione sovrana del popolo boliviano”. Il messaggio dei Vescovi sottolinea il diritto di ognuno ad avere “informazioni obiettive e veritiere”, confidando che i media seguano da vicino l'intero processo elettorale, non esitando “a denunciare eventuali fatti irregolari e fraudolenti”. Infine invitano alla preghiera: “L'importanza trascendentale di questo momento ci spinge a pregare il Dio della vita e della verità, in modo che tutti i cittadini e le autorità, attraverso elezioni trasparenti e pacifiche, contribuiscano a costruire una Bolivia più democratica e una vera casa per tutti”. Secondo le informazioni raccolte da Fides, la Bolivia è stata il paese sudamericano che ha registrato la maggiore crescita economica negli ultimi anni, nonostante il contesto di debolezza regionale, grazie soprattutto agli investimenti pubblici e al rafforzamento della domanda interna. A livello politico si registra confusione e malcontento, in quanto è ancora alto il numero dei poveri e degli abusi di potere. (SL) (Agenzia Fides 14/10/2019) |
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AMERICA/MESSICO - Due milioni di fedeli al pellegrinaggio della Vergine di Zapopan
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Jalisco (Agenzia Fides) – La fede cattolica dei messicani si è espressa pubblicamente il 12 ottobre, nel tradizionale pellegrinaggio della Vergine di Zapopan, in Messico. Quasi due milioni di fedeli hanno accompagnarono "La Generala", al suo ritorno nella Basilica come accade ogni anno da quasi 300 anni. Il pellegrinaggio percorre poco più di nove chilometri, durante il quale i fedeli pregano il rosario, cantano e acclamano la Vergine. I Cardinali Francisco Robles Ortega, Arcivescovo di Guadalajara, e Juan Sandoval Iñiguez, Arcivescovo emerito della stessa circoscrizione ecclesiastica, hanno accompagnato i fedeli. All’inizio e al termine del pellegrinaggio, i Porporati hanno commentato la realtà del popolo messicano, che mostra il suo rifiuto dell'aborto e il suo sostegno alla vita dal momento del concepimento. Il Cardinale Sandoval Iñiguez ha sottolineato che quando i cattolici non sono coerenti con la loro fede, allora le autorità federali agiscono in un certo modo contro la libertà e la famiglia. Nella messa di benvenuto alla Vergine a Zapopan, il Cardinale Francisco Robles, ha affermato che il diritto fondamentale di ogni persona è quello alla vita. “Le ideologie vogliono imporre il loro programma sulla società e pian piano stanno minando le coscienze, al punto che fanno sembrare buono qualcosa che non lo è, finendo per confondere ed erodere valori e paradossalmente, proprio i diritti più elementari come la vita e la libertà di coscienza" he detto. Il Cardinale Robles Ortega ha sottolineato che non si può parlare di una "rifondazione di Jalisco" senza la Vergine Maria, facendo riferimento al programma del governo statale: "Una rifondazione di Jalisco non può rinunciare alle sue radici, non può rinunciare alla sua storia centenaria, non può essere rifondata al di fuori di Gesù Cristo, della Vergine Maria e dei valori del suo regno di giustizia, pace, amore, solidarietà e fraternità". Infine l’Arcivescovo di Guadajara ha parlato del Mese Missionario e del suo rapporto con Maria, in quanto "l'immagine (della Vergine di Zapopan) è portatrice di Dio". Quindi ha messo in evidenza la stretta relazione della Vergine Maria con la Chiesa, "modello di virtù per l'intera comunità degli eletti”. “I Vescovi ad Aparecida ci ricordano che, nel mistero di Maria, come lei e seguendo il suo esempio, la Chiesa trova la sua identità e la sua missione di madre, discepola, missionaria e di servizio”. (CE) (Agenzia Fides, 14/10/2019) |