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mercoledì 27 dicembre 2023

Vatican news 26 dicembre 2023

 

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Vatican News

Vatican News Newsletter

26/12/2023

La distruzione a Gaza (Reuters)
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Nei saluti dopo l’Angelus, Francesco ricorda Santo Stefano, primo martire cristiano, affidando alla sua intercessione i “popoli straziati dalla guerra”. Esprime poi la sua vicinanza a quelle comunità cristiane che soffrono discriminazioni e invita i fedeli tutti a lasciarsi colpire “dallo stupore ... 

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All’Angelus il Papa ricorda la testimonianza di Santo Stefano e sottolinea che ancora oggi c'è persecuzione, ci sono persone che soffrono e muoiono per ... 

SANTA SEDE

Presepio di Piazza San Pietro con il Bambinello tra le braccia di san Francesco
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Nella notte di Natale, ecco che l'attesa è finita: tra Maria e Giuseppe, il bue e l'asinello, scopriamo il Bambinello. A 800 anni da quello ideato da san ... 

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Alle 23.10 del 26 dicembre, Rai Tre trasmette un documentario sull'udienza del 23 giugno scorso in cappella Sistina con un nutrito gruppo di registi, scrittori, ... 

Bartolo di Fredi (Siena, notizie 1352 - 1410) e bottega  Natività e adorazione dei pastori 1385 ca. Tempera e oro su tavola Scomparto di polittico, © Musei Vaticani
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“Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia”. Come ricorda Papa ... 

Il presepe di Giotto
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Un volume della Piemme in coedizione con la Libreria Editrice Vaticana raccoglie una serie di testi, riflessioni, discorsi e omelie che il Papa ha dedicato alla ... 

CHIESA NEL MONDO

Le suore Oblate di San Francesco di Sales portano generi di prima necessità nella cittadina montana di Alausí in Ecuador
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Le religiose gestiscono una scuola nella cittadina montana del Paese latino americano. Dopo la frana del 26 marzo però nulla è più come prima. Suor Klara-Maria ... 

Chiesa di San Giuda Apostolo a Kimbau (Repubblica Democratica del Congo)
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Grazie agli aiuti dell'elemosiniere del Papa, il cardinale Krajewski, Chiara Castellani, medico missionario nella Repubblica Democratica del Congo, è riuscita a ... 

PRIMO PIANO

Il bombardamento di oggi su Khan Younis (Afp)
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Continuano i raid israeliani sulla Striscia con decine di vittime ogni giorno, tra loro molti bambini. Il coordinatore dell’Organizzazione Mondiale della ... 

mercoledì 21 giugno 2023

Agenzia Fides 21 giugno 2023

 

AFRICA/SUD SUDAN - Il business dei matrimoni precoci: 4 milioni di ragazze costrette a sposarsi nel 2022
 
Juba (Agenzia Fides) - La pratica dei matrimoni precoci è tragicamente diffusa in Sud Sudan. Uno studio recente diffuso dall’organizzazione Strategic Initiative for Women in the Horn of Africa (SIHA) riporta che più di 10 ragazze sono costrette a sposarsi ogni settimana nella nazione più giovane del mondo, che ha ottenuto l'indipendenza dal Sudan nel 2011, e oltre il 50% di tutte le ragazze nel paese si sposano prima dei 18 anni.
A lanciare l’allarme gli esponenti della chiesa cattolica locale che lamentano come questa pratica faccia naufragare i sogni di istruzione superiore delle ragazze e di conseguenza precluda loro ogni prospettiva futura.
“Come leader della Chiesa, deploriamo il comportamento dei genitori che obbligano le proprie figlie ad abbandonare la scuola per farle sposare o perché rimangono incinta”, ha detto il vescovo della diocesi di Wau, Mathew Remijio Adam. “Per una società migliore ed equa bisogna favorire l’istruzione dei propri figli, maschi e femmine, perché farli sposare in tenera età o prima di aver terminato gli studi distrugge il loro futuro” ha sottolineato il vescovo Adam che ha invitato i padri a guardare gli sforzi di tante madri che lavorano nei campi, costruiscono una casa per sostenere le loro figlie negli studi.
Nel rapporto SIHA è inoltre emerso che l'8% delle spose bambine in Sud Sudan rimane incinta prima di raggiungere l'età adulta e che il rifiuto di sposarsi è spesso causa di abusi, esclusione dalla società e persino reclusione. Più una sposa è giovane e più viene pagata alla famiglia.
A fare eco al vescovo di Wau è stato Emmanuel Barnadino Lowi Napeta, vescovo della diocesi di Torit, che ha mosso accuse verso i genitori che privilegiano le doti materiali date in cambio delle loro figlie, come ad esempio capi di bestiame e altri doni, rispetto all'istruzione e al benessere delle stesse. “Durante la mia recente visita pastorale alla parrocchia di Nostra Signora di Fatima, - ha dichiarato Napeta - ho sentito che alcuni anziani costringono le loro figlie a sposarsi ancora giovani per avere in cambio delle mucche”.
Il prelato auspica che gli anziani denuncino questa problematica, “questa vecchia mentalità deve essere sfidata per consentire alle ragazze di ottenere un'istruzione di qualità che consenta loro un futuro dignitoso. L’istruzione rende possibile l’impossibile”.
Il Piano di risposta umanitaria delle Nazioni Unite per il Sud Sudan indica che 4 milioni di ragazze sono state vittime di matrimoni precoci o forzati nel 2022, un aumento rispetto ai 2,7 milioni del 2021.
(AP) (Agenzia Fides 21/6/2023)
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AFRICA/UGANDA - Tre studenti della scuola assalita riescono a scappare; ancora interrogativi sulle motivazioni del massacro
 
Kampala (Agenzia Fides) –Sono riusciti a scappare dalle mani dei loro sequestratori tre studenti catturati nell’assalto alla scuola secondaria di Lhubiriha (distretto di Kasese nell’Uganda occidentale) nella notte tra il 17 e il 18 giugno (vedi Fides 19/6/2023). Lo ha reso noto un portavoce dell’esercito ugandese secondo il quale gli assalitori hanno portato gli ostaggi nella vicina Repubblica Democratica del Congo da dove poi sono riusciti a liberarsi, grazie anche alla pressione esercitata dai soldati ugandesi sul gruppo. Secondo i militari vi sarebbero ancora 3 studenti nelle mani dei terroristi, ma altre fonti affermano che gli ostaggi prelevati durante l’assalto sarebbero di più, almeno una ventina.
Nel frattempo 20 persone sono state arrestate in relazione all’assalto alla scuola nel corso del quale sono state uccise 42 persone, di cui 37 sono studenti. Il fatto che tra le persone arrestate vi siano il direttore dell’istituto e il dirigente scolastico lascia pensare che le autorità diano un certo credito all’ipotesi lanciata dal Ministro dell’Istruzione, la First Lady, Janet Museveni, che l’assalto sia stato commesso in relazione ad una disputa sulla proprietà della scuola (vedi Fides 19/6/2023). Fin da subito l’esercito ha accusato le ADF (Allied Democratic Forces) di aver commesso il massacro, ma finora non sono giunte rivendicazioni da parte del gruppo jihadista, anche se tra le persone arrestate c’è un autoproclamato membro delle ADF che ha rivendicato sui canali social il massacro.
Janet Museveni aveva tra l’altro affermato che nelle vicinanze della scuola assalita, che conta una sessantina di studenti, ce n’è un’altra frequentata da 700 alunni, che non è stata però toccata dagli assalitori. Alcuni esponenti dell’opposizione accusano l’esercito di essere intervenuto con due ore di ritardo dall’assalto nonostante ci fosse una caserma militare a un chilometro e mezzo dalla scuola e una stazione di polizia a 2 km, ricordando che secondo quanto dichiarato dagli stessi militari gli assalitori hanno trascorso almeno due giorni nell’area prima dell’attacco.
Per chiarire questi punti il Parlamento ugandese ha convocato il governo per riferire sugli eventi di Lhubiriha. (L.M.) (Agenzia Fides 21/6/2023)
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ASIA/IRAQ - Partiti dei cristiani lanciano nuovo allarme su acquisizioni illegali di terre nella piana di Ninive
 
Mosul (Agenzia Fides) – Cinque formazioni politiche animate da leader e militanti cristiani hanno lanciato un nuovo allarme su operazioni immobiliari di vasta portata che a loro giudizio mirano a modificare gli equilibri nella composizione demografica nel Governatorato di Ninive, area di tradizionale radicamento delle comunità caldee, assire e sire. In un documento sottoscritto dai responsabili dei cinque Partiti, sulla base di informazioni ricevute da fonti ufficiali e comunitarie, si denunciano iniziative di municipalità della provincia di Ninive volte a promuovere la vendita di terreni nel distretto di Talkeif a acquirenti che non vivono nella regione e non appartengono alle comunità cristiane autoctone. Tali iniziative – si legge nel pronunciamento - Violano un comma dell’Articolo 23 della Costituzione che (anche in base a un pronunciamento della Corte Suprema Federale n*65 del 2013) va interpretato come un vero e proprio divieto a porre in atto acquisizioni immobiliari di terreni a case allo scopo di modificare gli equilibri demografici tra le diverse componenti della popolazione irachena, secondo modalità che rispondono a una mentalità settaria. Secondo i responsabili dei Partiti che hanno sottoscritto il comunicato, tale mentalità orienta ancora le scelte “di molti di coloro che attualmente detengono il potere, nonostante a parole affermino il contrario”.
Gli estensori del pronunciamento fanno appello al Primo Ministro e al Ministro di edilizia, municipalità e lavori pubblici, chiedendo loro di dare immediate istruzioni alle autorità competenti, in modo da “fermare qualsiasi misura volta a modificare in profondità l’attuale status delle proprietà immobiliari nelle aree si storico insediamento delle comunità cristiane autoctone in Iraq.
I responsabili delle sigle politiche chiedono anche l’istituzione di nuove unità amministrative nella Piana di Ninive, per favorire lo sviluppo di infrastrutture e servizi e contrastare processi che continuano a alimentare l’emigrazione dei cristiani e a ostacolare il ritorno alle proprie case di quanti erano fuggiti dalla Piana quando essa era caduta in buona part sotto il controllo delle milizie jihadiste del cosiddetto Stato Islamico (Daesh). Il documento si conclude con un appello ai cristiani a contrastare le prassi e le mentalità razziste e settarie “che minano l’armonia della coesistenza pacifica e della autentica condivisione nazionale”.
L’allarme sulla manomissione degli equilibri demografici nella Piana di Ninive è lanciato da cinque sigle politiche: il Partito Patriottico Assiro, l’Unione Patriottica Bethnahrain, il Partito Abnaa al-Nahrain, il Movimento Democratico Assiro (Zowaa) e il Consiglio Popolare Assiro Siriano Caldeo. L’appello non è stato sottoscritto dal “Movimento Babilonia”, che controlla 4 dei 5 seggi riservati a deputati di fede cristiana nel Parlamento iracheno. (GV) (Agenzia Fides 21/6/2023)

lunedì 27 febbraio 2023

Due artcoli sull'Africa...Congo RD ...Etiopia

 

AFRICA/CONGO RD - “Aspettiamo chiarimenti sull’invasione dell’Arcivescovado da parte della Guardia Repubblicana”
 

Kinshasa (Agenzia Fides) – "Esigiamo chiarimenti dalla gerarchia dei militari che hanno fatto irruzione nell’arcivescovato e nella cattedrale” afferma un comunicato dell’Arcidiocesi di Lubumbashi dove nella mattina di venerdì 24 febbraio una squadra di militari della Guardia Repubblicana, è entrato in forze nell’incinto dell’arcivescovato e della cattedrale.
"Questo venerdì, un convoglio di veicoli militari pesantemente armati, che dichiaravano essere parte della Guardia Repubblicana, ha parcheggiato di fronte all'arcidiocesi di Lubumbashi. Nove uomini agguerriti hanno cercato di entrare nell'arcidiocesi. Dopo aver incontrato la ferma resistenza della squadra di sicurezza all'ingresso della residenza episcopale, si sono rapidamente portati alla portineria e, hanno chiesto con insistenza l'accesso all'ufficio di monsignor l'arcivescovo che era tranquillamente al lavoro” si legge nel comunicato dell'arcidiocesi di Lubumbashi (nel sud-est della Repubblica Democratica del Congo).
La squadra di militari era comandata da un colonello che si esprimeva in lingua Swahili, scortato da sei uomini in uniforme, due uomini di razza bianca che parlavano unicamente in inglese e un interprete congolese assegnato alla Presidenza della Repubblica.
“Questi visitatori indesiderati – prosegue la nota- affermavano di far parte della squadra avanzata del Presidente della Repubblica. Hanno precisato che avevano il compito per prendere accordi di sicurezza in vista di una manifestazione religiosa che si svolgerà presso la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Lubumbashi durante una prevista visita del Capo dello Stato nell'Alto Katanga. Di questa curiosa manifestazione, né l'Arcivescovo, né il parroco della cattedrale, né i servizi competenti della Provincia o della città hanno la minima idea” precisa l’Arcidiocesi che si avanza l’ipotesi o di un tentativo di sequestro dell'Arcivescovo Fulgence Muteba Mugalu o per lo meno di “un'intimidazione non giustificata”.
Il comandante della Guardia Repubblicana nell’Alto Katanga ha dichiarato che l’azione condotta dai sui uomini “non è stata un’attività ostile nei confronti dell’Arcivescovo ma un atto di sollecitazione benevola presso le autorità ecclesiastiche per adottare misure di protezione nel caso di visite di alte personalità nella cattedrale”.
La Guardia Repubblicana (GR) è l’unità deputata alla tutela delle istituzioni - in genere - e del Presidente della Repubblica in particolare, ed è distinta dal resto delle forze armate congolesi (FARDC). È formata da circa 12.000 uomini, addestrati da istruttori egiziani e israeliani. In caso di emergenza, a GR può essere impiegata in combattimenti contro guerriglieri o eserciti invasori oppure in operazioni di mantenimento o ripristino dell'ordine pubblico. (L.M.) (Agenzia Fides 27/2/2023)
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AFRICA/ETIOPIA - Assistenza psicologica, scuole, generi alimentari per 7 milioni di persone: i missionari Salesiani sempre in prima linea
 

Mekelle (Agenzia Fides) – “L'invio di aiuti umanitari in Tigray è diventato più facile e continuiamo ad assistere le persone che sono state coinvolte nei due anni di conflitti”, ha scritto padre Abba Hailemariam Medhin, Superiore dell'Ispettoria Salesiana dell'Africa-Etiopia (AET) in merito ai recenti interventi della Congregazione nella regione settentrionale dell’Etiopia. “Le persone hanno ancora bisogno di generi alimentari e non. Stiamo lentamente riprendendo il servizio di assistenza psicologica e stiamo riaprendo i centri educativi, ma le persone hanno soprattutto bisogno di cibo e servizi sanitari”.
Sono ancora quasi 7 milioni i tigrini ad avere bisogno di aiuti. Come riferito da Salesian Missions, sebbene sia stato firmato l’accordo di pace (vedi Agenzia Fides 3/11/2022) e molti servizi siano stati ripristinati, sono ancora tante le necessità. Le banche sono aperte ma le persone non hanno ancora accesso ai propri conti.
Il supporto dei missionari e delle missionarie salesiani nella regione è stato costante, compatibilmente con le disposizioni governative. In Tigray sono in 25 impegnati nel servizio a più di 5.000 minori e giovani in centri educativi di ogni ordine e grado, istituti tecnici, centri giovanili e parrocchie.
Grazie al sostegno dal Programma Alimentare Mondiale un carico di merci è stato inviato all'opera salesiana di Mekele. Da lì sono state distribuite, con il contributo di altre parrocchie e del clero locale offerti volontari, tra molte altre aree bisognose.
La presenza dei missionari Salesiani di don Bosco in Etiopia risale al 1975. Il loro primo centro è stato a Mekelle, capitale del Tigray. Attualmente registrano in tutto 14 case, tra queste, quattro si trovano in Tigray e tre in Eritrea. Le suore salesiane di don Bosco hanno registrato la loro prima presenza nel paese nel 1986 a Dilla, a sud del Paese. Ora sono dislocate in cinque centri, lavorano per i più poveri, fornendo istruzione, assistenza sanitaria e pastorale, cibo, acqua e medicinali. Insieme ai salesiani danno particolare attenzione e risorse ai bambini di strada, alle vittime della tratta di esseri umani e ai carcerati.


giovedì 9 febbraio 2023

Fides News 9 febbraio

 

AFRICA/CONGO RD - Si aggrava il bilancio dell’assalto a un convoglio ONU
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – Rimane alta la tensione nella provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Questa mattina, 9 febbraio, sono segnalati nuovi scontri tra le forze armate congolesi (FARDC) e i ribelli M23 lungo la strada Kitshanga – Sake a circa 10 km da quest’ultima. I combattimenti hanno creato il panico generale nella città di Sake, da dove diverse persone si stanno dirigendo verso Goma e Minova, accrescendo ulteriormente il numero di sfollati accolti nel capoluogo del Nord Kivu e nei suoi dintorni.
Nel frattempo si aggrava il bilancio dell’assalto al convoglio della Missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Congo (MONUSCO) del 7 febbraio. Sono infatti 8 e non 3 come riportato in precedenza (vedi Fides 8/2/2023) le vittime tra gli assalitori, provenienti dal campo di sfollati di Kanyaruchinya, non lontano da Goma. I feriti sono 28.
Il nuovo bilancio è stato reso noto ieri, 8 febbraio, dal governatore militare del Nord Kivu, tenente generale Ndima Kongba Constant. Secondo il comunicato ufficiale del governatore militare “intorno alle sei del pomeriggio ora locale, un convoglio della MONUSCO proveniente da Rutshuru è stato fermato da sfollati di guerra che vivono nel campo di Kanyaruchinya nel gruppo di Buvira perché volevano conoscere il carico dei veicoli del convoglio. Di fronte al rifiuto della MONUSCO, la popolazione ha barricato la strada, impedendole così di avanzare verso Goma. Di fronte a questa situazione, i militari dell’ONU preposti alla sicurezza hanno sparato alcuni colpi di avvertimento che hanno causato purtroppo la morte di 8 civili oltre a 28 feriti”.
Sia la MONUSCO sia la nuova forza militare dispiegata dalla Comunità degli Stati dell’Africa Orientale (EAC) sono al centro delle proteste scoppiate a Goma, dove diversi dimostranti sono scesi in strada per chiedere il ritiro dei militari stranieri accusati di passività o addirittura di complicità con i ribelli M23. La missione militare dell’EAC è stata approvata il 20 giugno scorso nel corso di una riunione dei Capi di Stato e di governo della Comunità. Il progetto prevede di dispiegare una forza militare congiunta con un minimo di 6.500 ad un massimo di 12.000 soldati comandanti da un generale keniano con base a Goma, con il compito di “contenere, vincere e sradicare le forze negative” (gruppi armati) che agiscono nel Nord e Sud Kivu, in Ituri e in Haut-Uélé. (L.M.) (Agenzia Fides 9/2/2023)

ASIA/SIRIA - Patriarchi e Capi delle Chiese: dopo il terremoto, basta sanzioni e embargo contro il popolo siriano
 
Damasco (Agenzia Fides) – Dopo il terremoto che lunedì 6 febbraio ha colpito ampie aree nel nord siriano, vanno immediatamente rimossi embarghi economici e sanzioni disposti da Paesi e organismi occidentali contro la Repubblica araba di Siria. La richiesta, perentoria, arriva da Patriarchi e Capi delle Chiese e comunità ecclesiali residenti in Siria.
Il sisma ha provocato in Siria migliaia di vittime, seminando distruzione e moltiplicando le sofferenze del popolo siriano, già piegato sotto il peso della guerra, della pandemia, dell’inflazione e della mancanza di risorse naturali, medicine, beni di prima necessità. Davanti a una terra e a una nazione tanto devastata, Patriarchi e Capi delle Chiese e comunità ecclesiali presenti in Siria fanno appello all’ONU, e si rivolgono anche direttamente alle Nazioni che impongono da anni sanzioni e embargo economico alla Siria guidata da Bashar al Assad, chiedendo di rimuovere immediatamente tali misure definite «inique» e avviando piuttosto iniziative umanitarie eccezionali e tempestive per soccorrere le popolazioni siriane travolte da sciagure insostenibili.
La richiesta dei Capi cristiani è affidata a un comunicato, sottoscritto, tra gli altri, da Mar Ignatius Aphrem II, Patriarca di Antiochia dei Siri ortodossi, da Yohanna X, Patriarca di Antiochia dei greco-ortodossi, e da Youssef I Absi, Patriarca di Antiochia dei greco-cattolici melkiti. «Facciamo inoltre appello» si legge nel comunicato, che porta la data di martedì 7 febbraio «alle persone di coscienza viva sparse in tutto il mondo, affinché alzino la voce chiedendo di porre fine alle sofferenze del popolo siriano e consentire ai cittadini siriani di vivere con dignità, secondo quanto è affermato nella Dichiarazione universale dei diritti umani».
Il terremoto – si legge nel comunicato dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese in Siria – ha distrutto luoghi di culto, presidi sanitari, centri di assistenza sociale, alimentando una nuova impennata nel numero dei senzatetto e degli sfollati interni, proprio mentre l’inverno fa registrare le sue temperature più rigide.
Nel loro intervento, Patriarchi e Capi delle Chiese assicurano preghiere per le vittime del terremoto e le loro loro famiglie, pregano per la guarigione dei feriti e per tutti gli operatori coinvolti nella macchina dei soccorsi, chiedendo a governi, istituzioni internazionali e organizzazioni umanitarie di intervenire in aiuto del popolo siriano prescindendo da qualsiasi considerazione e calcolo di ordine politico.

Le sanzioni e i blocchi economici imposti da anni da Paesi occidentali contro il governo di Damasco, introdotti già nel 2011, vengono di volta in volta prorogati nell’intento di produrre il collasso del sistema che fa capo al Presidente Bashar al Assad. Nel corso degli anni, in innumerevoli occasioni, organismi ecclesiali e singoli Patriarchi e Vescovi hanno criticato con asprezza tali disposizioni che producono gravi conseguenze per la vita quotidiana di milioni di siriani, chiedendone la sospensione o l’abolizione. «Perpetuare le sanzioni contro la Siria» dichiarava all’Agenzia Fides nel novembre 2021 il Vescovo Georges Abou Khazen, Vicario apostolico (ora emerito) di Aleppo per i cattolici di rito latino «significa condannare a morte molta gente» (vedi Fides 20/11/2021). Dopo il terremoto, anche il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Middle East Council of Churches-MECC, organismo ecumenico di collegamento delle Chiese e comunità ecclesiali presenti nei Paesi mediorientali e del Nord Africa) ha chiesto «l’immediata revoca delle sanzioni contro la Siria e l’accesso a tutte le risorse, in modo che le sanzioni non si trasformino in un crimine contro l’umanità». (GV) (Agenzia Fides 9/2/2023)
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ASIA/TURCHIA - Il Vescovo Bizzeti: situazione drammatica. Il terremoto spinga a abbandonare politiche di conflitto
 
Iskenderun (Agenzia Fides) – Davanti al terremoto che ha annientato migliaia di vite umane e ridotto in macerie interi quartieri tra Siria e Turchia, la tragedia collettiva e il dolore comune di nazioni e popoli diversi «rende ancora più evidente, nel caso non fosse già abbastanza chiaro, che solo muovendoci insieme nella stessa direzione possiamo fare qualcosa di utile. Una tragedia come questa, se fosse guardata con lucidità e realismo, potrebbe diventare un paradossale incentivo alla pace». Con questo sguardo e con questo giudizio il Vescovo Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia, valuta i possibili riflessi del sisma sul groviglio di tensioni, violenze, incursioni armate, setterismi e voracità geopolitiche che si intrecciano proprio nelle aree colpite dall’ultima catastrofe mediorientale.

Ora sono sotto gli occhi di tutti i palazzi sbriciolati, gli affannosi tentativi di soccorrere i sopravvissuti, le paure di nuove scosse e del propagarsi di epidemie. Ma quelle stesse aree vedono da anni confrontarsi e scontrarsi le rivendicazioni del potere di Damasco, le perduranti sacche di resistenza di gruppi d’opposizione e milizie islamiste, progetti autonomisti curdi, incursioni e occupazioni militari turche in chiave anti-curda. Mentre il leader turco Recep Tayyip Erdogan, da anni impegnato a espandere gli scenari del suo protagonismo geopolitico, punta a perpetuare il suo potere ottenendo un altro mandato come Presidente alle elezioni del prossimo 14 maggio.

In questo quadro complicato e pieno di incognite – fa notare il Vescovo Bizzeti - «la popolazione colpita dal terremoto ora ha solo bisogno di aiuti, da qualsiasi parte arrivino. La circostanza tragica che stiamo vivendo, se si guarda correttamente alle cose così come sono, dovrebbe essere per tutti un’occasione per riconoscere che conviene abbattere muri e steccati, divisioni politiche che alla fine non hanno nessun risvolto di bene per la popolazione. Il terremoto è anche un occasione per ripensare le nostre vite insieme, le nostre politiche, orientandole verso la pace».

Intanto, sul terreno – riferisce il Vicario apostolico di Anatolia – «la situazione appare drammatica soprattutto nei centri urbani come Iskenderun e Antakya, dove sono venuti giù palazzi e intere aree abitate costruite senza criterio. La situazione è meno grave nelle aree rurali dove le case sono basse. Le reti di carità legate in vario modo alla Chiesa cattolica – a partire dalla Caritas – si sono sono tutte attivate in aiuto delle popolazioni colpite, e c’è una stretta collaborazione con gli organismi dello Stato. Ma l’area colpita è molto vasta, e non è stato possibile intervenire in maniera tempestiva su tutti i fronti». (GV) (Agenzia Fides 9/2/2023).
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ASIA/MYANMAR - Con la legge marziale in altre 37 città, l'esercito è deciso a "schiacciare ogni resistenza"
 
Mandalay (Agenzia Fides) - Con l'imposizione della legge marziale in altri 37 comuni in tutto il paese, comprese le roccaforti della resistenza delle regioni di Sagaing e Magwe, si fa decisamente più forte la pressione del governo militare del Myanmar sulla popolazione civile, al fine di "schiacciare ogni possibile ribellione", nota una fonte di Fides nella nazione. "La sofferenza di innocenti e lo sfollamento di civili, donne, bambini e anziani, sta raggiungendo livelli insostenibili. La crudeltà dei militari verso il popolo è terribile, così come i crimini di guerra", nota la fonte di Fides che risiede nell'area di Mandalay.
La legge marziale è arrivata il giorno dopo che il regime ha esteso lo "stato di emergenza" per altri sei mesi, a due anni dal colpo di stato del 1° febbraio 2021. Il capo della giunta Min Aung Hlaing ha detto pubblicamente che "la sicurezza deve essere rafforzata in 65 delle 330 township del paese per ripristinare lo stato di diritto" e, con l'approvazione del nuovo provvedimento, la legge marziale è ufficialmente in vigore in 37 nuovi comuni, sparsi in otto stati, che sono sotto il controllo diretto dei comandanti regionali. Il regime aveva dichiarato la legge marziale in alcune parti delle province di Yangon, Mandalay e dello Stato Chin nel 2021.
Tra i nuovi comuni destinatari della legge marziale, 11 sono nella regione di Sagaing, sul fiume Irrawaddy, a sudovest di Mandalay. Qui nelle scorse settimane si è intensificata l'azione militare dell'esercito, costringendo altri 6.000 civili a fuggire dalle loro case prima dell'avanzata delle truppe. Secondo un rapporto dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli Affari umanitari, nella martoriata regione di Sagaing - considerata una delle roccaforti della resistenza delle Forze di Difesa popolare (People' Defence Forces) - in due anni i combattimenti hanno costretto quasi 650.000 persone ad abbandonare le loro case e vivere in campi profughi, alloggi di fortuna, o nelle foreste.
La giunta, inoltre, ha reso noto che i tribunali militari esamineranno tutti i casi di violazione della legge marziale, avvertendo la popolazione che potranno essere comminate pene come l'ergastolo e la pena di morte. In tali casi, inoltre, non saranno ammessi appelli per i verdetti, ad eccezione della condanna a morte, per cui un appello potrà essere presentato direttamente al generale Min Aung Hlaing, capo della giunta, per una decisione definitiva e inappellabile.
Hlaing ha detto al Consiglio nazionale di difesa e sicurezza che 198 delle 330 township del paese sono attualmente "stabili e pacifiche" e che è necessario incrementare gli sforzi per sedare ogni protesta.
Intanto i ministri degli Esteri dell'ASEAN (la Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico), di cui il Myanmar è membro, riuniti a Giacarta nei giorni scorsi, hanno affrontato durante il vertice la questione birmana: la presidente di turno, il ministro degli Esteri dell'Indonesia Retno Marsudi, ha proposto ai membri dell'Associazione l'immediata applicazione del piano di pace in cinque punti, concordato con la stessa giunta birmana nell'aprile 2021, che prevede la fine delle violenze e il dialogo tra militari e ribelli. L'ASEAN ha reso noto un "ampio consenso da parte di tutti i Paesi" sulla proposta. Anche se il Myanmar continua a far parte dell'ASEAN, la nazione è stata esclusa dai vertici di alto livello proprio perchè non ha attuato il piano del 2021.
(PA) (Agenzia Fides 9/2/2023)


sabato 4 febbraio 2023

Vatican News 3 febbraio 2023


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Vatican News

Le notizie del giorno

03/02/2023

Incontro con le Autorità del Sud Sudan
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A Giuba, nel discorso alle autorità, Francesco sottolinea l'urgenza dell'unità, senza 'se' e senza 'ma': "Ci si intenda e si porti avanti l'Accordo di pace, come anche la Road Map". Occorre cambiare passo, superando inerzia, doppiezze, opportunismi, clientelismi. "Va arginato l’arrivo di armi", ... 

Papa Francesco riceve il saluto di un bambino al suo arrivo in Sud Sudan
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La gioia palpabile per l'approdo del Papa nel Paese africano contrasta con le ferite aperte di una nazione e una città, la capitale Giuba, che si mostrano per ... 

Il decollo dell'aereo con a bordo Papa Francesco
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Alle 10.49 l'aereo di Papa Francesco è decollato dall'Aeroporto internazionale di Kinshasa per raggiungere quello di Giuba e dare inizio alla seconda tappa del ... 

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Nel lungo discorso ai vescovi del Congo, incontrati prima di partire per il Sud Sudan, Francesco raccomanda ai presuli di camminare al fianco della popolazione ... 

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Dall'arrivo a Kinshasa, alla grande Messa all'aeroporto di N'dolo, fino alla testimonianza delle vittime della guerra e all'incontro con i giovani nello stadio ... 

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Il Papa oggi lascia la Repubblica Democratica del Congo per andare in Sud Sudan. Indescrivibile la gratitudine e la gioia di Kinshasa per questo incontro che ha ... 

SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO

Papa Francesco ascolta l'intervento del presidente sudsudanese Salva Kiir
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Nel suo saluto al Papa il presidente della Repubblica sudsudanese definisce la visita una “pietra miliare storica” e ricorda il ritiro spirituale del 2019 in ... 

Papa Francesco con a destra Justin Welby e a sinistra Salva Kiir e Iain Greenshields
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L’arcivescovo di Canterbury Justin Welby ricorda l’incontro in Vaticano del 2019 e non nasconde la delusione per i mancati progressi verso la pace. Il ... 

 
 


Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...