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mercoledì 21 giugno 2023

Agenzia Fides 21 giugno 2023

 

AFRICA/SUD SUDAN - Il business dei matrimoni precoci: 4 milioni di ragazze costrette a sposarsi nel 2022
 
Juba (Agenzia Fides) - La pratica dei matrimoni precoci è tragicamente diffusa in Sud Sudan. Uno studio recente diffuso dall’organizzazione Strategic Initiative for Women in the Horn of Africa (SIHA) riporta che più di 10 ragazze sono costrette a sposarsi ogni settimana nella nazione più giovane del mondo, che ha ottenuto l'indipendenza dal Sudan nel 2011, e oltre il 50% di tutte le ragazze nel paese si sposano prima dei 18 anni.
A lanciare l’allarme gli esponenti della chiesa cattolica locale che lamentano come questa pratica faccia naufragare i sogni di istruzione superiore delle ragazze e di conseguenza precluda loro ogni prospettiva futura.
“Come leader della Chiesa, deploriamo il comportamento dei genitori che obbligano le proprie figlie ad abbandonare la scuola per farle sposare o perché rimangono incinta”, ha detto il vescovo della diocesi di Wau, Mathew Remijio Adam. “Per una società migliore ed equa bisogna favorire l’istruzione dei propri figli, maschi e femmine, perché farli sposare in tenera età o prima di aver terminato gli studi distrugge il loro futuro” ha sottolineato il vescovo Adam che ha invitato i padri a guardare gli sforzi di tante madri che lavorano nei campi, costruiscono una casa per sostenere le loro figlie negli studi.
Nel rapporto SIHA è inoltre emerso che l'8% delle spose bambine in Sud Sudan rimane incinta prima di raggiungere l'età adulta e che il rifiuto di sposarsi è spesso causa di abusi, esclusione dalla società e persino reclusione. Più una sposa è giovane e più viene pagata alla famiglia.
A fare eco al vescovo di Wau è stato Emmanuel Barnadino Lowi Napeta, vescovo della diocesi di Torit, che ha mosso accuse verso i genitori che privilegiano le doti materiali date in cambio delle loro figlie, come ad esempio capi di bestiame e altri doni, rispetto all'istruzione e al benessere delle stesse. “Durante la mia recente visita pastorale alla parrocchia di Nostra Signora di Fatima, - ha dichiarato Napeta - ho sentito che alcuni anziani costringono le loro figlie a sposarsi ancora giovani per avere in cambio delle mucche”.
Il prelato auspica che gli anziani denuncino questa problematica, “questa vecchia mentalità deve essere sfidata per consentire alle ragazze di ottenere un'istruzione di qualità che consenta loro un futuro dignitoso. L’istruzione rende possibile l’impossibile”.
Il Piano di risposta umanitaria delle Nazioni Unite per il Sud Sudan indica che 4 milioni di ragazze sono state vittime di matrimoni precoci o forzati nel 2022, un aumento rispetto ai 2,7 milioni del 2021.
(AP) (Agenzia Fides 21/6/2023)
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AFRICA/UGANDA - Tre studenti della scuola assalita riescono a scappare; ancora interrogativi sulle motivazioni del massacro
 
Kampala (Agenzia Fides) –Sono riusciti a scappare dalle mani dei loro sequestratori tre studenti catturati nell’assalto alla scuola secondaria di Lhubiriha (distretto di Kasese nell’Uganda occidentale) nella notte tra il 17 e il 18 giugno (vedi Fides 19/6/2023). Lo ha reso noto un portavoce dell’esercito ugandese secondo il quale gli assalitori hanno portato gli ostaggi nella vicina Repubblica Democratica del Congo da dove poi sono riusciti a liberarsi, grazie anche alla pressione esercitata dai soldati ugandesi sul gruppo. Secondo i militari vi sarebbero ancora 3 studenti nelle mani dei terroristi, ma altre fonti affermano che gli ostaggi prelevati durante l’assalto sarebbero di più, almeno una ventina.
Nel frattempo 20 persone sono state arrestate in relazione all’assalto alla scuola nel corso del quale sono state uccise 42 persone, di cui 37 sono studenti. Il fatto che tra le persone arrestate vi siano il direttore dell’istituto e il dirigente scolastico lascia pensare che le autorità diano un certo credito all’ipotesi lanciata dal Ministro dell’Istruzione, la First Lady, Janet Museveni, che l’assalto sia stato commesso in relazione ad una disputa sulla proprietà della scuola (vedi Fides 19/6/2023). Fin da subito l’esercito ha accusato le ADF (Allied Democratic Forces) di aver commesso il massacro, ma finora non sono giunte rivendicazioni da parte del gruppo jihadista, anche se tra le persone arrestate c’è un autoproclamato membro delle ADF che ha rivendicato sui canali social il massacro.
Janet Museveni aveva tra l’altro affermato che nelle vicinanze della scuola assalita, che conta una sessantina di studenti, ce n’è un’altra frequentata da 700 alunni, che non è stata però toccata dagli assalitori. Alcuni esponenti dell’opposizione accusano l’esercito di essere intervenuto con due ore di ritardo dall’assalto nonostante ci fosse una caserma militare a un chilometro e mezzo dalla scuola e una stazione di polizia a 2 km, ricordando che secondo quanto dichiarato dagli stessi militari gli assalitori hanno trascorso almeno due giorni nell’area prima dell’attacco.
Per chiarire questi punti il Parlamento ugandese ha convocato il governo per riferire sugli eventi di Lhubiriha. (L.M.) (Agenzia Fides 21/6/2023)
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ASIA/IRAQ - Partiti dei cristiani lanciano nuovo allarme su acquisizioni illegali di terre nella piana di Ninive
 
Mosul (Agenzia Fides) – Cinque formazioni politiche animate da leader e militanti cristiani hanno lanciato un nuovo allarme su operazioni immobiliari di vasta portata che a loro giudizio mirano a modificare gli equilibri nella composizione demografica nel Governatorato di Ninive, area di tradizionale radicamento delle comunità caldee, assire e sire. In un documento sottoscritto dai responsabili dei cinque Partiti, sulla base di informazioni ricevute da fonti ufficiali e comunitarie, si denunciano iniziative di municipalità della provincia di Ninive volte a promuovere la vendita di terreni nel distretto di Talkeif a acquirenti che non vivono nella regione e non appartengono alle comunità cristiane autoctone. Tali iniziative – si legge nel pronunciamento - Violano un comma dell’Articolo 23 della Costituzione che (anche in base a un pronunciamento della Corte Suprema Federale n*65 del 2013) va interpretato come un vero e proprio divieto a porre in atto acquisizioni immobiliari di terreni a case allo scopo di modificare gli equilibri demografici tra le diverse componenti della popolazione irachena, secondo modalità che rispondono a una mentalità settaria. Secondo i responsabili dei Partiti che hanno sottoscritto il comunicato, tale mentalità orienta ancora le scelte “di molti di coloro che attualmente detengono il potere, nonostante a parole affermino il contrario”.
Gli estensori del pronunciamento fanno appello al Primo Ministro e al Ministro di edilizia, municipalità e lavori pubblici, chiedendo loro di dare immediate istruzioni alle autorità competenti, in modo da “fermare qualsiasi misura volta a modificare in profondità l’attuale status delle proprietà immobiliari nelle aree si storico insediamento delle comunità cristiane autoctone in Iraq.
I responsabili delle sigle politiche chiedono anche l’istituzione di nuove unità amministrative nella Piana di Ninive, per favorire lo sviluppo di infrastrutture e servizi e contrastare processi che continuano a alimentare l’emigrazione dei cristiani e a ostacolare il ritorno alle proprie case di quanti erano fuggiti dalla Piana quando essa era caduta in buona part sotto il controllo delle milizie jihadiste del cosiddetto Stato Islamico (Daesh). Il documento si conclude con un appello ai cristiani a contrastare le prassi e le mentalità razziste e settarie “che minano l’armonia della coesistenza pacifica e della autentica condivisione nazionale”.
L’allarme sulla manomissione degli equilibri demografici nella Piana di Ninive è lanciato da cinque sigle politiche: il Partito Patriottico Assiro, l’Unione Patriottica Bethnahrain, il Partito Abnaa al-Nahrain, il Movimento Democratico Assiro (Zowaa) e il Consiglio Popolare Assiro Siriano Caldeo. L’appello non è stato sottoscritto dal “Movimento Babilonia”, che controlla 4 dei 5 seggi riservati a deputati di fede cristiana nel Parlamento iracheno. (GV) (Agenzia Fides 21/6/2023)

lunedì 12 dicembre 2022

Fides News 12 dicembre 2022

AFRICA/NIGERIA - Assalti ai cantieri stradali nello Stato di Imo. Il Vescovo di Okigwe si chiede chi abbia interesse a bloccare lo sviluppo dell’area
 
Abuja (Agenzia Fides) –Il Vescovo di Okigwe, Mons. Solomon Amanchukwu Amatu si è rammaricato per gli assalti all'impresa edile che lavora al potenziamento delle strade Owerri-Umuahia e Owerri-Okigwe, nello Stato di Imo, nel sud-est della Nigeria. Nel corso dell’omelia della messa di domenica 11 dicembre, l’Ordinario di Okigwe si è chiesto chi abbia l’interesse a bloccare i lavori di un progetto che mira a contribuire allo sviluppo dello Stato di Imo.
Tra il 9 e l’11 dicembre bande armate hanno ucciso due poliziotti e un ufficiale dell'esercito che assicuravano sicurezza ai lavoratori edili lungo la strada Owerri-Okiigwe e la strada Owerri Umuahia. Nel corso dell’assalto alla strada Owerri-Okiigwe, gli assalitori, giunti a bordo di tre veicoli, hanno aperto il fuoco e ucciso due persone incaricate della sicurezza per poi rapire due operai, che operavano per conto dell’azienda incaricata del potenziamento della via di comunicazione.
I due uomini sono stati liberati oggi, 12 dicembre. In una dichiarazione le autorità dello Stato di Imo affermano che le vittime del rapimento hanno riconquistato la libertà grazie a uno sforzo congiunto delle forze di sicurezza.
Il potenziamento della rete stradale dello Stato di Imo è al centro della politica di sviluppo avviata dal governatore Hope Uzodinma. Oltre al miglioramento delle strade esistenti, ad aprile il governatore ha annunciato la costruzione di 10 nuove strade per collegare diverse aree, rurali e non, nello Stato di Imo.
Mons. Amatu ha elogiato il miglioramento delle infrastrutture stradali che, a suo dire, hanno reso "facilitato e reso più rapidi i movimenti nello Stato". Il Vescovo ha espresso l'apprezzamento della comunità della diocesi di Okigwe per la ricostruzione della strada Owerri-Okigwe, in particolare per il completamento della prima fase della superstrada di 56 chilometri, già commissionata dal Presidente Muhammadu Buhari, affermando che ha reso la vita più agevole per gli abitanti delle zone rurali.
Gli assalti ai cantieri stradali in uno Stato come quello di Imo inquadrati nelle tensioni crescenti in vista delle elezioni presidenziali e politiche del prossimo anno.
Dalla fine del 2020 nello Stato si susseguono attacchi da parte di "uomini armati sconosciuti" inizialmente concentrati prevalentemente contro agenti delle forze di sicurezza tra cui polizia, esercito, dogana, protezione civile e DSS (il servizio di sicurezza). Gli attacchi si sono poi estesi a funzionari governativi e della Commissione elettorale nazionale indipendente (INEC) e a leader religiosi, politici e comuni cittadini.
(L.M.) (Agenzia Fides 12/12/2022)
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ASIA/PAKISTAN - "Conversione senza consenso": una piaga per la società pakistana
 
Karachi (Agenzia Fides) - "Conversion senza consenso" (“Conversion without Consent”): così si intitola il rapporto presentato ieri, 11 dicembre, dalla Ong pakistana "Voice for Justice" in collaborazione con la Ong internazionale "Jubilee Campaign". Nel rapporto, inviato all'Agenzia Fides, si prendono in considerazione 100 casi di rapimenti, conversioni religiose forzate, matrimoni forzati e precoci di ragazze e donne appartenenti alla comunità cristiana in tutto il Pakistan, avvenuti nel periodo di tempo tra gennaio 2019 e ottobre 2022. Secondo i dati, l'anno 2021 ha registrato 42 casi e ha mostrato un aumento del numero di casi formalmente segnalati nel 2019 (erano 27 casi) e nel 2020 (12 casi). I dati mostrano che il numero più alto di casi totali, l'86%, è segnalato nella sola provincia del Punjab.
Il presidente di "Voice for Justice", Joseph Jansen, affermato che "è comune sfruttare una posizione di potere per invogliare le persone emarginate a convertirsi, il che equivale a coercizione". Il diritto alla libertà religiosa non protegge dal "proselitismo improprio", ovvero l'offerta di vantaggi materiali o sociali o l'applicazione di pressioni improprie al fine di ottenere nuovi aderenti, un fenomeno che tocca i cittadini e le ragazze più vulnerabili.
"Il fenomeno delle conversioni forzate rivela l'incapacità dello stato di attuare e far rispettare le leggi esistenti che mirano a ostacolare i rapimenti, i matrimoni precoci e il matrimonio forzato, specialmente quando le vittime provengono da comunità di minoranze religiose", ha aggiunto. A tal fine non si devono lasciar cadere le denunce di conversioni religiose forzate, ma introdurre una legge per punirle e prevenirle, in conformità con gli standard dei diritti umani
Il rapporto “Conversione senza consenso” include in particolare i casi di alcune minorenni cristiane come Zarvia Parvaiz, Saba Nadeem, Chashman Kanwal e Sunaina James, vittime di conversioni di fede forzate. Zarvia Parvaiz ha rivelato di essere ststa “pesantemente drogata, violentata, picchiata con un bastone, bruciata con le sigarette". Allo stesso modo, Saba Nadeem ha testimoniato che “è stata rapita e violentata, e l'autore ha preso l'impronta del suo pollice sul certificato di matrimonio e conversione contro il suo libero arbitrio". Tali storie testimoniano il trattamento disumano a cui sono sottoposte le ragazze e le donne rapite, nell'impunità generale. Il rapporto mostra che il 61% delle ragazze è stato preso di mira prima di raggiungere i 16 anni di età, ma spesso la loro età viene falsificata per evitare la condanna penale ai rapitori.
In Pakistan "sono necessarie misure legali e amministrative per rafforzare lo stato di diritto, affrontare le violazioni dei diritti umani, contrastare l'impunità e garantire le libertà fondamentali per tutti senza discriminazioni", osserva Mons. Indrias Rehmat, Vescovo cattolico di Faisalabad. Di fronte a recenti casi di cronaca che vedono tuttora la violazione della dignità umana e l'abuso di diritti fondamentali, il Vescovo,ricordato che "l'intolleranza verso qualsiasi gruppo sociale o comunità danneggia tutta la società e mina i valori universali di uguaglianza e dignità umana". La recente Giornata Internazionale dei Diritti Umani, vissuta il 10 dicembre per la commemorazione della 74a Dichiarazione Universale Onu dei Diritti dell'Uomo - sottolinea mons. Rehmat in una nota inviata a Fides - deve far riflettere sull'impegno comune in Pakistan a promuovere coesione sociale: "Gli opinionisti, compresi i leader religiosi e gli insegnanti, devono adottare narrazioni positive per contrastare l'intolleranza, l'incitamento all'odio e la violenza, promuovendo tra i bambini e i giovnai il rispetto per la diversità all'interno e tra i loro rispettive comunità", afferma.
In occasione della Giornata, "Voice for Justice" ha organizzato a Karachi una conferenza dal titolo “Dignità, libertà e giustizia per tutti”. Prendendo parte all'incontro, Shazia George, ex membro della Commissione del Punjab sullo status delle donne, ha ricordato alcuni dati tratti dal Rapporto globale sul divario di genere 2022, pubblicato dal "World Economic Forum": su 146 paesi presi in considerazione, il Pakistan è classificato al 145° posto nella partecipazione economica delle donne, al 135° nel livello di istruzione, al 143° per la salute e sopravvivenza delle donne e al 95° nella loro emancipazione politica. La donna ha affermato che in Pakistan persistono matrimoni precoci e forzati che hanno effetti dannosi sull'istruzione, la salute e lo sviluppo delle ragazze: "Il governo - ha auspicato - dovrebbe approvare un disegno di legge per garantire che l'età minima per il matrimonio sia fissata a 18 anni sia per i ragazzi che per le ragazze, come nella provincia del Sindh, e il matrimonio di figli minorenni sia dichiarato legalmente inammissibile". La George chiede maggiore impegno per eliminare gravi forme di discriminazione nella vita sociale, economica e pubblica e promuovere lo sviluppo socioeconomico e la partecipazione politica dei gruppi emarginati.
Secondo dati della Commissione del Punjab sullo status delle donne, si registra, a livello generale, un aumento della violenza contro le donne: sono 9.734 casi segnalati nel 2021 nella provincia del Punjab, tra i quali 4.598 casi di stupro, 1.415 casi di violenza domestica, 34 ustioni con acido e 197 omicidi per "delitto d'onore". La violenza sulle donne, con il pretesto di conversioni di fede e matrimoni, non viene controllata e rappresenta una seria minaccia per il diritto alla libertà religiosa, nota la Commissione.
(PA) (Agenzia Fides 12/12/2022)
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ASIA/IRAQ - L’ex seminario accoglierà i rifugiati cristiani “sfrattati” dal “campo profughi della Vergine Maria”
 
Baghdad (Agenzia Fides) – Le strutture dell’ex seminario caldeo situato a Dora, sobborgo di Baghdad, sono state restaurate in tempi brevi per ospitare gli sfollati cristiani provenienti da Mosul e dalla Piana di Ninive che finora avevano trovato rifugio nella Capitale irachena, occupando i campo profughi che la pèopolazione aveva cominciato a chiamare “Campo della Vergine Maria”. E’ questa la soluzione pratica escogitata dal Patriarcato caldeo per affrontare una emergenza che richiama in tanti suoi dettagli e implicazioni le fatiche e le sofferenze attraversate dalle comunità cristiane irachene negli ultimi due decenni.
Le famiglie che troveranno ospitalità nella struttura risistemata per volontà del Patriarcato caldeo (vedi Fides 15/10/2022) erano dovute fuggire nel 2014 dal Mosul e dalle città della Piana di Ninive, nel nord dell’Iraq. Avevano abbandonato le loro case e tutti i loro beni davanti all’avanzata delle milizie jihadiste del sedicente Stato Islamico (Daesh). Avevano trovato rifugio a Baghdad, dentro e intorno a un edificio nel quartiere di Zayouna, in quello che da quel momento era divenuto noto come il Campo profughi “della Vergine Maria”. A sfrattarli dalla loro precaria sistemazione residenziale sono stati gli appetiti commerciali d imprenditori e i piani di sviluppo urbano della Capitale irachena. Le 120 famiglie cristiane, nei mesi scorsi, avevano ricevuto l’ordine di evacuare il complesso che li ospitava, collocato su un tereno demaniale. L’ordine era arrivato dalla Direzione degli investimenti di Baghdad. La giustificazione della disposizione faceva riferimento al fatto che in quell’area dovrà sorgere un centro commerciale.
Nelle prima metà di ottobre, il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako aveva visitato il complesso della Vergine Maria per manifestare vicinanza alle famiglie di sfollati e farsi carico delle loro preoccupazioni.
La soluzione trovata è stata quella di risistemare a aprire ai profughi cristiani le strutture dell’ex seminario caldeo, ubicato nella zona conosciuta come “Makanik” a Dora, sobborgo meridionale di Baghdad. Quella struttura dismessa già un decennio fa aveva accolto sfollati provenienti da altre città. Attualmente, una parte delle famiglie lì ospitate sono emigrate o sono tornate alle loro case d’origine, e una parte delle strutture versava in stato di abbandono. Negli ultimi mesi, un’opera straordinaria di recupero e manutenzione realizzata anche grazie al contributo dell’ingegnere Jinan Khader ha consentito di predisporre il complesso all’accoglienza delle famiglie “sfrattate” dal Campo profughi della Vergine Maria. I lavori di recupero e restauro – riferiscono i mezzi di comunicazione del Patriarcato caldeo – hanno interessato anche la chiesa dell’ex seminario.
Nel sobborgo di Dora, prima dell’intervento militare USA in Iraq del 2003, vivevano almeno 150mila cristiani, perlopiù appartenenti alla Chiesa caldea e alla Chiesa assira d’Oriente.
Il seminario maggiore caldeo nel gennaio 2007 fu trasferito per ragioni di sicurezza da Baghdad ad Ankawa, sobborgo di Erbil, capoluogo del Kurdistan Iracheno. Negli ultimi quindici anni si è registrato un impressionante esodo della popolazione cristiana di Dora.
(GV) (Agenzia Fides 12/12/2022)
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AMERICA/COLOMBIA - Conclusa la prima fase dei colloqui di pace governo-Eln, la Chiesa colombiana “accompagnatore permanente”
 
Bogotà (Agenzia Fides) – La Chiesa cattolica della Colombia ha accolto l’invito a partecipare come “accompagnatore permanente” nei colloqui di pace tra il governo colombiano e i guerriglieri dell'Esercito di liberazione nazionale (ELN), che si stanno svolgendo a Caracas (vedi Fides 21/11/2022;28/11/2022). Ieri, 11 dicembre, è stata resa pubblica la lettera firmata dal Presidente della Conferenza episcopale colombiana, l’Arcivescovo di Bogotà Mons. Luis José Rueda, in data 2 dicembre, indirizzata ai rappresentanti del Governo colombiano e dell’ELN ai colloqui di pace, in cui afferma: “La Conferenza Episcopale accoglie con gratitudine e responsabilità l'invito a partecipare in qualità di accompagnatore permanente al Tavolo di Dialogo attraverso la rappresentanza dell'illustre Monsignor Héctor Fabio Henao, che con la sua esperienza e saggezza, accompagnato dalla nostra preghiera, collaborerà per quanto viene richiesto per consolidare questo processo così desiderato per il bene del nostro paese”.
Secondo i colloqui intercorsi, la Conferenza Episcopale ha designato anche due Arcivescovi, l’Arcivescovo di Popayán, Ómar Alberto Sánchez Cubillos, e l’Arcivescovo di Cali, Darío de Jesús Monsalve Mejía, perché siano “più immediatamente attenti a sostenere questi processi del Tavolo di dialogo”. La lettera del Presidente della Conferenza episcopale si conclude con questo auspicio: “La Chiesa esprime alle parti i migliori auguri affinché, cercando faticosamente le vie necessarie, le percorrano con impegno alla ricerca della pace, quindi lavorino per il perdono e per la riconciliazione, e per essere artigiani della pace”.
Monsignor Héctor Fabio Henao, in 25 anni trascorsi come Direttore del Segretariato nazionale di Pastorale Sociale/Caritas Colombia, si è occupato principalmente di diritti umani, democrazia, pace, giustizia sociale, crisi umanitarie. Ha partecipato a diversi processi di pace, promuovendo una pace negoziata e la necessità di riparazione per le vittime dei conflitti. Attualmente è il Delegato della Conferenza Episcopale Colombiana per i rapporti con lo Stato.
Secondo le informazioni raccolte da Fides, i rappresentanti del governo colombiano e quelli dell’ELN hanno concluso una prima fase dei colloqui di pace che erano iniziati il 21 novembre, a Caracas. I negoziati si erano interrotti nel 2018, quando si svolgevano a Cuba, per decisione dell’allora presidente della Colombia, Ivan Duque. Il Venezuela è uno dei tre paesi, insieme a Cuba e alla Norvegia, garanti degli accordi, e riveste un ruolo di particolare importanza per la sua vicinanza con la Colombia e la forte presenza dell’ELN nelle zone di frontiera. In questa prima fase di colloqui, sono stati invitati a far parte del negoziato come “garanti” altri tre paesi (Cile, Brasile e Messico) che si aggiungono ai tre precedenti, e ad assumere il ruolo di “paesi accompagnatori” Stati Uniti, Spagna, Germania, Svizzera e Svezia, con l’invio da parte degli Stati Uniti di un “inviato speciale” che partecipi ai lavori.
L'Esercito di liberazione nazionale (Eln) è una formazione di guerriglia di ispirazione marxista-leninista, tra le principali responsabili del conflitto interno che insanguina la Colombia dal 1964. Dopo l’accordo di pace sottoscritto il 12 novembre 2016 tra le Farc (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia), anch’esse di ispirazione marxista-leninista, con il governo colombiano, e la deposizione delle armi, l’Eln è rimasta la rete militare armata più potente del paese, forte di circa 2.000 effettivi, secondo fonti del governo.
(SL) (Agenzia Fides 12/12/2022)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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