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martedì 12 ottobre 2021

Agenzia Fides 12 ottobre 2021

 

EUROPA/ITALIA - Scalabrini e la sua passione per i migranti, chiave di interpretazione per la contemporaneità: verso l'Anno Scalabriniano
 
Roma (Agenzia Fides) - Il prossimo 9 novembre si aprirà l'Anno Scalabriniano, nel 25esimo anniversario della beatificazione di Giovanni Battista Scalabrini, testimone esemplare di vita cristiana, missionaria e padre dei migranti. “Stiamo concludendo con gratitudine il Giubileo dei 125 anni di fondazione della Congregazione delle suore Missionarie Scalabriniane e iniziamo con molta gioia l'Anno Scalabriniano. Questi eventi ci riempiono il cuore di gratitudine a Dio per il carisma scalabriniano nel servizio alla Chiesa” spiega suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Scalabriniane, nella nota inviata all’Agenzia Fides. “San Giovanni Paolo II lo descrisse come profondamente innamorato di Dio e straordinariamente devoto dell’Eucaristia, con la capacità di saper tradurre la contemplazione di Dio e del suo mistero in una intensa azione apostolica e missionaria, facendosi tutto a tutti per annunciare il Vangelo".
I Superiori dei tre Istituti che compongono la Famiglia Scalabriniana (i Missionari di San Carlo, Scalabriniani; le suore Missionarie di San Carlo, Scalabriniane; le Missionarie Secolari Scalabrinane) hanno invitato a seguirne le orme, partendo dalla sua frase “Potessi santificarmi e santificare tutte le anime affidatemi". "Scalabrini è stato un modello per il mondo e lo è ancora oggi, in un mondo globale diviso da incomprensibili muri. La sua passione per i migranti è una chiave di interpretazione della contemporaneità che ha le sue basi nel messaggio di Cristo” affermano in una lettera comune i tre Superiori dei tre Istituti scalabriniane: padre Leonir Chiarello, suor Neusa de Fatima Mariano e Regina Widmann. “Gesù ha vissuto da bambino migrante e rifugiato. Ha dato la sua vita per il mondo e oggi la sua espressione è nei volti di quei milioni di persone che chiedono aiuto".
Con il patrocinio della diocesi di Piacenza-Bobbio, l'Anno Scalabriniano inizierà domenica 7 novembre 2021 e si concluderà mercoledì 9 novembre 2022. Il tema è: "Fare patria dell’uomo il mondo". "Si inserisce nella linea dell’insegnamento recente di Papa Francesco - sottolineano i tre Superiori della famiglia Scalabriniana -. Invitiamo tutti a collaborare coinvolgendo la Chiesa locale, i membri dei nostri istituti, i futuri missionari, i diversi gruppi di laici scalabriniani e le comunità dei migranti per promuovere iniziative approfittando anche dei suggerimenti che verranno offerti e che potranno essere moltiplicati nei vari contesti in cui svolgiamo la missione con i migranti e i rifugiati". (SL) (Agenzia Fides 12/10/2021)
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AFRICA/MALAWI - Sostegno all’imprenditoria locale e attenzione ai cambiamenti climatici
 
Lilongwe (Agenzia Fides) - In Malawi, in particolare nei distretti di Zomba e Malaka, alcuni giovani che non avrebbero avuto alcuna speranza di contribuire allo sviluppo economico del proprio Paese, acquisiscono competenze professionali e, in alcuni casi, anche fondi per avviare attività imprenditoriali. Come appreso dall’Agenzia Fides, è il risultato del progetto “Hope for Youth Project”, promosso dalla Catholic Development Commission (che è la Caritas Malawi) che opera in seno alla Conferenza Episcopale del Malawi. Tra le specializzazioni professionali offerte dal progetto, vi sono impianti elettrici, saldatura, costruzione, posa di mattoni e falegnameria.
Tra i beneficiari di questo progetto anche alcune giovani donne appartenenti a categorie vulnerabili. Tra coloro che vi hanno partecipato, Christopher, che proviene dal villaggio di Nkasala nell'area del tradizionale Mlumbe nel distretto di Zomba, ha raccontato di aver avuto la possibilità di frequentare un corso di posa di mattoni. Poco dopo il completamento del suo corso, Christopher riferisce: “Ho avuto l’opportunità di fare esercitazioni sul campo, in una vera e propria impresa edile per oltre un anno, e questo mi ha consentito di acquisire esperienza: sono tornato a casa e ora sto costruendo la mia casa. Ora sono in grado di sostenere la mia famiglia in tutte le necessità, cosa che prima non accadeva”.
I cambiamenti climatici sono invece al centro di un altro progetto della Catholic Development Commission, dal titolo: “Climate Challenge Program Malawi” (CCPM). Il progetto ha recentemente ricevuto il Community Empowerment Award da Trocaire per i suoi meriti. In corso di attuazione nei 4 distretti di Balaka, Machinga, Zomba e Chikwawa il progetto Climate Challenge Program Malawi (CCPM) ha lo scopo di migliorare la resilienza della popolazione ai cambiamenti climatici attuali e futuri. Il progetto sviluppa strategie e misure di adattamento guidate dalla comunità che miglioreranno la produzione agricola e i mezzi di sussistenza rurali attraverso il nesso cibo-acqua-energia. Il progetto viene attuato nei quattro distretti con il finanziamento del governo scozzese, attraverso SCIAF e Trocaire.
(EG) (12/10/2021)
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AFRICA/UGANDA - L’istruzione dei bambini come strumento per la crescita del paese e della Chiesa locale
 
Kampala (Agenzia Fides) - Il futuro della Chiesa dipende dall’istruzione dei bambini, ha affermato Mons. Francis Aquirinus Kibira, Vescovo della diocesi cattolica di Kasese. In occasione della professione perpetua di suor Evelyn Kamuli, della Congregazione delle Suore Oblate dell’Assunzione, celebrata nel villaggio di Kihyo, il Vescovo ha esortato i presenti, genitori e tutori, a “dare priorità all'istruzione, che sta alla base dello sviluppo futuro dei propri figli e di conseguenza del Paese”. Nella nota pervenuta all’Agenzia Fides, Mons. Kibira incoraggia le suore nel loro impegno nel campo dell’educazione nel distretto di Kasese. “Istruire ed incoraggiare i propri figli a prendere parte alle iniziative cattoliche della Chiesa locale garantirà il futuro della Chiesa e della società ugandese” ha concluso il Vescovo di Kasese. Uno dei primi progetti portati avanti dalle Suore è l’Emmanuel D'Alzon Lavagnace Complex High School, grazie al quale cresce la qualità dell'istruzione nella sub contea di Buhuira. Le Suore Oblate dell’Assunzione lavorano con costante dedizione alla missione del loro apostolato, sono presenti in Africa, America Latina, Asia ed Europa.
(AP) (Agenzia Fides 12/10/2021)
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ASIA/INDIA - Suore cattoliche e fedeli aggrediti da estremisti indù per presunte "conversioni forzate"
 
Lucknow (Agenzia Fides) – Suore cattoliche e fedeli sono stati aggrediti da un gruppo di estremisti indù nello stato dell'Uttar Pradesh, nel nord dell'India. Come appreso dall'Agenzia Fides, i militanti hanno molestato alcune religiose e circa 50 devoti cristiani nel distretto di Mau il 10 ottobre scorso. Membri dei gruppi radicali indù "Bajrang Dal" e "Hindu Yuva Vahini" hanno condotto con la forza sette fedeli cristiani alla vicina stazione di polizia, dove hanno trascorso la notte in stato di fermo. Tra i sette vi erano tre donne e il Pastore cristiano evangelista Abraham Shakil, accusati di aver effettuato presunte "conversioni religiose forzate", riferisce a Fides padre Anand Mathew, sacerdote e promotore dei diritti umani, rilevando che "tali attacchi sono basati su pretesti per molestare e compiere abusi sui cristiani”.
In un altro episodio, due suore francescane orsoline sono state portate con la forza alla stazione di polizia e sono state detenute per sei ore. Le suore erano al terminal degli autobus della città. Dopo l'intervento di un alto funzionario di polizia di Lucknow, la capitale dello stato di Uttar Pradesh, le suore sono state liberate. Le religiose sono suor Gracy Monteiro e suor Roshni Minj. Erano al terminal bus poiché suor Minj doveva viaggiare in autobus per visitare il padre malato nello stato indiano del Jharkhand. Quando suor Minj ha semplicemente chiesto informazioni sugli orari del bus, le due sono state fermate, aggredite verbalmente e condotte con la forza alla stessa stazione di polizia, dove erano detenuti i cristiani e il Pastore. “Siamo rimaste scioccate quando siamo state portate alla stazione di polizia sostenendo che eravamo parte di una comunità cristiana coinvolta in conversioni religiose forzate. E' del tutto falso” ha detto suor Monteiro.
La denuncia presentata da Radheshyam Singh, un uomo indù, afferma che i cristiani "non hanno seguito le misure sanitarie contro il Covid-19" e li accusa di "essere coinvolti nella conversione di altri al cristianesimo attraverso mezzi illeciti come fornire lavoro e denaro".
"Queste accuse e tali episodi - rileva Patsy David, rappresentante dell'Ong ADF International - sono parte di un disegno organizzato per opprimere i cristiani in Uttar Pradesh". Secondo ADF, dal 2017 ad oggi in Uttar Pradesh sono stati documentati ben 374 casi di violenze contro i cristiani. Le aggressioni sono in aumento da quando il governo dell'Uttar Pradesh ha approvato la "Legge anti-conversione" nel settembre 2020. Nella maggior parte dei casi, i gruppi estremisti attaccano le sale di culto o le case dei cristiani e interrompono i loro incontri, danneggiano le loro proprietà, gli arredi, bibbie e pubblicazioni, e li conducono alla polizia. Dopo gli attacchi degli estremisti indù e gli arresti, i fedeli affrontano un tortuoso inter legale, con le richieste ai tribunali per ottenere la cauzione. Di conseguenza, molti Pastori e fedeli cristiani sono pieni di paura anche solo quando esercitano il culto o pregano insieme.
L'Uttar Pradesh, stato prevalentemente agricolo che ospita 230 milioni di persone, è lo stato più grande dell'India. Secondo il censimento del 2011, i cristiani sono una esigua minoranza, circa 350mila fedeli.
(SD-PA) (Agenzia Fides 12/10/2021)
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ASIA - Nuova App per Radio Veritas, missionaria in Asia
 
Yangon (Agenzia Fides) - E' uno strumento per diffondere la Buona Novella del Regno di Dio e per seminare speranza: con queste parole il Cardinale Charles Maung Bo. Arcivescovo di Yangon e Presidente della Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia (FABC) ha presentato ufficialmente la nuova App per dispositivi mobili di Radio Veritas Asia (RVA), in una cerimonia di lancio svoltasi nella Cattedrale di Santa Maria a Yangon l'11 ottobre. Come appreso da Fides, il Cardinale Charles Bo si è detto molto felice per questo ulteriore progresso di RVA nel campo dei media digitali. “Come san Paolo, siamo chiamati a predicare il Vangelo. Radio Veritas è veramente missionaria in Asia, è la voce del cristianesimo in Asia”, ha detto il Card. Bo nella Messa celebrata in Cattedrale.
"La nuova Applicazione è pensata per tutte le persone che credono in Dio e possono avere un costante supporto morale e spirituale da Radio Veritas" ha detto, incoraggiando vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, in Myanmar e in tutta l'Asia "a usarla per la preghiera, per la formazione, per la catechesi". "Questa applicazione è utile per sacerdoti e religiosi, nel loro servizio pastorale alla nostra gente e nella predicazione. E' utile per la gente, per essere costantemente connessi con la Parola di Dio", ha rimarcato.
Radio Veritas, ha ricordato il Cardinale - porta la Buona Novella del Vangelo in Myanmar trasmettendo in diverse lingue parlate nella nazione: birmano, Hakha chin, Tedim chin, Falam chin, Zo chin, Jighpaw kachin, Rawan kachin, Lisu kachin, Sakaw Karen, Poh Karen , Tamil, Cinese mandarino.
P. Feroz Fernandes, SFX, caporedattore a RVA; ha affermato che "questa è un'applicazione che aumenta la consapevolezza nel condividere la nostra fede". Come ha spiegato p. Victor Sadaya CMF, Direttore di Radio Veritas a Manila, l'emittente "sta potenziando il servizio di evangelizzazione trasmettendo in 21 lingue asiatiche. Con questa App, il pubblico potrà facilmente accedere ai servizi di RVA nella lingua prescelta".
Radio Veritas Asia (RVA) è stata fondata dalla FABC nel 1969 per diffondere la buona novella della salvezza di Gesù ai popoli dell'Asia e promuovere la comunicazione tra i popoli dell'Asia. Ha trasmesso in onde core fino al 2015. Con la diffusione dei mass media digitali, la FABC ha trasferito le trasmissioni su Internet a partire dal 2015 e ora ha creato anche la App per i dispositivi mobili.
(JZ-PA) (Agenzia Fides 12/10/2021)
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ASIA/IRAQ - Elezioni, il “Movimento Babilonia” conquista 4 dei 5 seggi riservati a candidati cristiani
 
Baghdad (Agenzia Fides) – Le elezioni parlamentari irachene svoltesi domenica 10 ottobre hanno assegnato a rappresentanti del “Movimento Babilonia” ben 4 dei 5 seggi riservati a candidati cristiani dal sistema elettorale nazionale. Lo riferiscono fonti locali consultate dall’Agenzia Fides, sulla base dei primi dati forniti dalla Alta Commissione elettorale. Secondo le stesse fonti, il quinto seggio, assegnato nel distretto di Erbil, è stato assegnato al candidato indipendente Farouk Hanna Atto.
Il risultato elettorale relativo alla quota di seggi riservati a candidati cristiani, per certi versi sorprendente, non mancherà di riaccendere polemiche sulle potenziali manipolazioni politiche a cui appare esposta la assegnazione dei posti in Parlamento riservati a membri delle comunità cristiane locali o appartenenti a altre minoranze etniche e religiose.
Il Movimento Babilonia (nella foto, il manifesto dei suoi candidati) è nato come proiezione politica delle cosiddette “Brigate Babilonia”, milizia armata formatasi nel contesto delle operazioni militari contro i jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) che portarono alla riconquista delle aree nord-irachene cadute nelle mani jihadiste nel 2014. Guidate da Ryan al Kildani (Ryan “il caldeo”), le “Brigate Babilonia” avevano sempre rivendicato la propria etichetta di milizia composta da cristiani, anche se risultava documentato il loro collegamento con milizie sciite filo-iraniane come le Unità di Protezione popolare (Hashd al Shaabi). Anche la sigla politica del “Movimento Babilonia” viene considerata vicina alla “Organizzazione Badr”, movimento politico che alle elezioni è confluito nella Alleanza Fatah, cartello che raggruppava sigle e organizzazioni sciite di orientamento filo-iraniano.
Nei primi commenti critici, politici cristiani appartenenti a sigle che non hanno ottenuto seggi gettano sospetti sul risultato elettorale, lasciando intendere che sui candidati del “Movimento Babilonia” sarebbero stati dirottati anche voti di elettori sciiti, in modo da piazzare nei seggi riservati ai cristiani rappresentanti che di fatto rispondono a formazioni politiche sciite. In maniera analoga, secondo alcuni commentatori anche il candidato cristiano Farouq Hanna Atto, eletto come indipendente per il seggio riservato ai cristiani nel distretto di Erbil, avrebbe in realtà prevalso sui suoi concorrente grazie ai voti riversati a suo favore dal Partito Democratico del Kurdistan (PDK).
Secondo i primi dati forniti in via provvisoria dalla Commissione elettorale, il candidato del Movimento Babilonia Aswan Salem avrebbe conquistato il seggio riservato ai cristiani nel Governatorato di Ninive con 9498 voti. Il seggio riservato a candidati cristiani nella città di Baghdad sarebbe stato conquistato da con 10822 voti d Evan Faeq Yakoub Jabro, ex ministra per i rifugiati e le migrazioni nel governo uscente guidato da Mustafa al Kadhimi. A Kirkuk e a Dohuk, i candidati del Movimento Babilonia Duraid Jamil e Badaa Khader hanno prevalso ottenendo rispettivamente 4279 e 10619 voti, mentre il candidato Farouk Hanna Atto ha conquistato il seggio riservato ai cristiani nel distretto elettorale di Erbil con 4221 voti.
I dati ufficiali finora comunicati sui risultati elettorali non permettono ancora di delineare un quadro preciso del futuro scenario politico iracheno. Nessun blocco politico in gara riuscirà a controllare da solo la maggioranza dei 329 seggi in Parlamento. Fonti diverse confermano la crescita del Partito Sadrista, guidato dal leader sciita Muqtada al Sadr, che nel Parlamento precedente controllava 58 seggi e nella prossima assemblea parlamentare dovrebbe averne conquistati almeno 70. Viene invece data in calo la rappresentanza parlamentare dei Partiti sciiti di orientamento filo-iraniano, confluiti nell’Alleanza Fatah, che nel precedente Parlamento controllavano 48 seggi.
Ai seggi si è recato solo il 41% degli aventi diritto al voto, soglia che rappresenta il minimo storico delle 6 elezioni parlamentari tenutesi in Iraq dal 2003, dopo la fine del regime di Saddam Hussein.
L’appuntamento elettorale, fissato per il 2022, era stato anticipato dopo le proteste popolari che nell’autunno 2019 avevano manifestato scontento generalizzato verso l’intera dirigenza politica irachena, accusata di corruzione e cattiva gestione. Le elezioni si sono svolte in un clima di generale apatia, segnato da appelli al boicottaggio anche da parte di sigle coinvolte nelle mobilitazioni popolari anti-sistema del 2019. (GV) (Agenzia Fides 12/10/2021)
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AMERICA/EL SALVADOR - I Vescovi invitano “a partecipare attivamente alla beatificazione dei nostri martiri”
 
San Salvador (Agenzia Fides) – La Conferenza Episcopale di El Salvador (CEDES) ha invitato a prepararsi spiritualmente alla beatificazione dei suoi quattro martiri, che come annunciato avrà luogo il 22 gennaio 2022: padre Rutilio Grande, gesuita, Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus Chávez, laici, e il francescano italiano Fray Cosme Spessotto, OFM (vedi Fides 01/09/2021).
Nella convocazione della CEDES, intitolata “Prepariamoci a partecipare attivamente alla beatificazione dei nostri martiri”, si ricorda “l’immensa gioia” provata per la canonizzazione di Monsignor Oscar Arnulfo Romero, invitando tutti a esultare per la prossima beatificazione dei quattro martiri salvadoregni, che avrà luogo sabato 22 gennaio 2022, sul sagrato della Cattedrale di San Salvador, alle cinque del pomeriggio. La partecipazione dei fedeli in presenza sarà determinata dall’evoluzione della pandemia di Covid-19, comunque in tutte le chiese del paese si potrà seguire la celebrazione attraverso la televisione.
Il luogo scelto è emblematico, scrivono i Vescovi, perché "fu proprio in quella piazza che, la Domenica delle Palme del 1980, una folla immensa espresse il proprio amore e la propria gratitudine al nostro santo Óscar Arnullo Romero, in un'indimenticabile Messa funebre non conclusa che, purtroppo, venne segnata dalla violenza". I quattro martiri che saranno beatificati fanno parte della storia della Chiesa di El Salvador, una storia tormentata e segnata da “una voragine di violenza fratricida che strappò la vita a innumerevoli vittime innocenti, la maggior parte delle quali è nota solo a Dio”. "Ci sembra provvidenziale – proseguono - che possiamo venerare un gesuita salvadoregno, un francescano italiano e due laici del nostro popolo, un giovane e un anziano, che hanno in comune l'aver versato il loro sangue per Cristo in mezzo al fragore della guerra…Ognuno di questi testimoni della fede porta un contributo originale che offre alla Chiesa perché si mantenga fedele alla sua missione”.
In attesa della beatificazione, i Vescovi invitano i fedeli ad aprire il cuore alla Parola di Dio, a conoscere i nuovi beati, a lasciarsi interpellare dalla loro testimonianza: “i nostri martiri sono testimoni credibili di una Chiesa in uscita, una Chiesa compassionevole e misericordiosa, una Chiesa che annuncia con parole e opere il Regno di Dio”. Esortano quindi alla preparazione spirituale, annunciando alcuni sussidi per sostenere questo cammino, e invitano tutti i battezzati ad essere “martiri” cioè “testimoni” di Gesù Cristo nelle diverse situazioni di vita e costruttori del Regno di Dio come sono stati i beati martiri. (SL) (Agenzia Fides 12/10/2021)
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martedì 12 novembre 2019

Agenzia Fides 12 novembre 2019

EUROPA/ITALIA - Riconfermata alla guida delle Scalabriniane
suor Neusa de Fatima Mariano: “grandi sfide da affrontare nei prossimi sei anni”
 
Rocca di Papa (Agenzia Fides) - E’ stata riconfermata alla guida delle suore Missionarie di San Carlo Borromeo, note come Scalabriniane, suor Neusa de Fatima Mariano. Continuerà quindi a guidare la congregazione per i prossimi 6 anni, dal 2019 al 2025. Suor Neusa è brasiliana, ed è laureata in pedagogia. L’ha eletta il XIV Capitolo generale in corso a Rocca di Papa, che ha anche rinnovato le altre cariche del Consiglio (vedi Fides 28/10/2019). Le Scalabriniane sin dalla loro fondazione si occupano dei migranti in tutto il mondo.
“Ringrazio le sorelle che hanno partecipato al Capitolo e tutte quelle che, nei diversi luoghi del mondo dove operiamo, ci sono state accanto con la preghiera – ha detto suor Neusa de Fatima Mariano nella nota inviata all’Agenzia Fides –. Nei sei anni precedenti abbiamo avviato un profondo percorso di riorganizzazione, in grado di stare al passo con i tempi, con un mondo sempre più globalizzato e con esigenze ed emergenze migratorie profonde e diverse. I quattro verbi di Papa Francesco - accogliere, proteggere, promuovere e integrare -, sono per noi i punti cardinali di un cammino a sostegno dei migranti e dei rifugiati, per la loro tutela e la loro inclusione. Nei prossimi sei anni ci saranno grandi sfide da affrontare, tenendo presente che nel nostro cuore sono presenti le parole e gli insegnamenti di Gesù Cristo, che illuminano il mondo di speranza e gioia. Lo abbiamo fatto e lo faremo sempre, con gli esempi di vita cristiana di San Carlo Borromeo, del nostro fondatore il Beato monsignor Giovanni Battista Scalabrini, e dei nostri cofondatori, la Beata Madre Assunta Marchetti e il Venerabile Padre Giuseppe Marchetti”. (S.L.) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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AFRICA/KENYA - “Unitevi alla campagna contro la corruzione” chiedono i Vescovi
 
Nairobi (Agenzia Fides) - “Uniamo le forze per combattere la corruzione nel Paese”. Così i Vescovi del Kenya chiedono a tutti i keniani di sostenere la campagna intitolata “Spezziamo le catene della corruzione” da loro lanciata il 5 novembre (vedi Fides 6/11/2019).
“Ci impegniamo a sostenere questa campagna inizialmente per i prossimi sei mesi e poi di proseguirla” affermano i Vescovi in una dichiarazione pubblicata al termine della loro Assemblea Plenaria di novembre. “Continuiamo a contare sul vostro supporto perché il mostro della corruzione non può essere affrontato da soli. Dobbiamo unire le nostre forze nella lotta per eliminare questa piaga della nostra società. Rinnoviamo l’appello a tutte le Chiese, alle altre Fedi e alle persone di buona volontà per unirsi seriamente alla guerra contro la corruzione in modo da portare onestà e integrità nella nostra società”.
Nella dichiarazione si definisce uno spettro molto ampio di corruzione che va oltre quella praticata da politici e funzionari disonesti. “Tutto ciò che promuove la cultura della morte è la corruzione” affermano i Vescovi portando ad esempio: “La distruzione dell’ambiente è corruzione; uccidere i bambini non ancora nati, l'infedeltà nel matrimonio e la violenza domestica è corruzione della famiglia; vendere droga ai giovani, attirarli nella promiscuità e abusarne è la peggiore forma di corruzione; sollecitare favori e privilegi a svantaggio degli altri, corrompendo o usando la tribù, la religione, il clan, l'affiliazione politica, la carica pubblica o l'intimidazione è corruzione”. Anche “il cercare di imbrogliare gli esami è una terribile forma di corruzione che distrugge la credibilità del Paese”.
Tra gli altri temi affrontati dalla Plenaria c’è la conferenza dell’ONU sulla popolazione che si tiene a Nairobi, dal titolo “Nairobi Summit on International Conference on Population and Development (ICPD).
“Il summit, affermando di voler perseguire il progresso e lo sviluppo delle donne, sta promuovendo i cosiddetti 'diritti alla salute sessuale e riproduttive' come mezzo per raggiungere lo sviluppo delle donne” ricordano i Vescovi che affermano di non credere “che questi siano i problemi che riguardano veramente lo sviluppo delle donne e dell'umanità in generale”. Occorre invece “migliorare la condizione di donne e bambini che vivono nella povertà estrema, attraverso strategie per lo sviluppo, l'alfabetizzazione e l'educazione, incoraggiando la cultura della pace, sostenendo la famiglia come unità di base della società, e ponendo fine alla violenza contro le donne”.
“Respingiamo l'introduzione di ideologie incentrate sul genere e su altre pratiche estranee, che vanno contro la nostra cultura africana e il nostro patrimonio religioso. Consideriamo questo programma come un tentativo di corrompere la nostra gioventù e di renderla schiava di ideologie straniere, ad esempio le unioni omosessuali”. (L.M.) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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ASIA/SIRIA - Prete armeno e suo padre uccisi presso Deir ez Zor. L’Arcivescovo Marayati: “per noi sono martiri. E la guerra non è finita”
 
Qamishli (Agenzia Fides) – Si sono svolti stamane a Qamishli i funerali del sacerdote armeno cattolico Hovsep Hanna Petoyan e di suo padre Hanna Petoyan, uccisi lunedì 11 novembre da due killer in moto mentre erano diretti in automobile verso la città di Deir ez Zor, nel nord–est della Siria. “Per noi sono martiri. E quello che è accaduto a loro è una conferma che la guerra qui non è finita, come invece avevamo sperato” dichiara all’Agenzia Fides Boutros Marayati, Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo.
Le esequie del sacerdote e di suo padre sono state celebrate nella chiesa armeno cattolica di San Giuseppe, alla presenza di sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli di tutte le comunità cristiane presenti nell’area. A presiedere la liturgia funebre è stato padre Antranig Ayvazian, Vicario episcopale della comunità armena cattolica dell’Alta Mesopotamia e della Siria del nord.
Padre Hovsep, 46 anni, sposato e padre di tre figli, ordinato presbitero da 5 anni, era il sacerdote della comunità armena cattolica di Qamishli, nella provincia siriana nord orientale di Hassake. “Nella città di Qamishli” racconta all’Agenzia Fides l’Arcivescovo Marayati “ sono confluiti anche tanti profughi cristiani fuggiti da Deir ez-Zor, quando quella città era stata devastata dalla guerra. Lui svolgeva anche tra di loro la sua opera pastorale, e da tempo seguiva anche i progetti messi in atto anche con l’aiuto di gruppi internazionali per ricostruire la chiesa e le case dei cristiani a Deir ez Zor, distrutte dalla guerra. Per questo si recava ogni due settimane a Deir ez Zor, per verificare lo stato di avanzamento dei lavori. Finora aveva compiuto a questo scopo già sei viaggi in quella città così cara alla memoria degli armeni, dove c’è il santuario dei martiri del genocidio, anch’esso devastato durante il conflitto. Lungo il tragitto, le altre volte, non c’erano stati problemi e tutto era andato liscio”.
Al momento dell’agguato, il sacerdote e suo padre viaggiavano insieme a un diacono armeno – rimasto ferito durante l’assalto – e a un altro accompagnatore. I due attentatori, in moto, avevano il volto coperto e sono fuggiti dopo l’agguato. Il padre del sacerdote è morto sul colpo. Padre Hovsep, ferito al petto, è stato portato dai soccorritori in un ambulatorio di Deir ez Zor e poi trasferito in ambulanza a un ospedale di Hassakè, dove è giunto già privo di vita.
La città di Deir ez Zor è controllata dall’esercito siriano, ma nell’area ci sono anche forze curde e operano ancora militari USA. Nel sotto-distretto di al-Busayrah, area dove è avvenuto l’agguato, sono concentrati anche gruppi armati affiliati al sedicente Stato Islamico (Daesh), che nella giornata di ieri ha anche diffuso sui siti jihadisti la rivendicazione del duplice omicidio (ma affermando, in maniera erronea, di aver eliminato “due sacerdoti”). “Si tratta di gruppi che agiscono come lupi solitari, non c’è più il Daesh con i blindati e l’artiglieria. Ma è evidente che questa volta non hanno colpito a caso. Sull’automobile con cui viaggiavano il sacerdote e i suoi accompagnatori c’era la scritta della Chiesa armena”.
La TV di stato siriana SANA ha definito "martirio" l’uccisione del sacerdote armeno cattolico e di suo padre, mentre i media curdi hanno presentato la recrudescenza di attacchi sanguinosi attribuibili a Daesh come una conseguenza indiretta dell’intervento militare turco in Siria, che avrebbe costretto le milizie curde operanti nell’area a rivedere le proprie strategie e a sospendere le operazioni militari rivolte contro le cellule jihadiste ancora presenti nel nord-est della Siria.
Secondo i curdi del Centro d’informazione Rojava, i jihadisti di Daesh avrebbero realizzato 30 attacchi nei primi dieci giorni di novembre, con un aumento del 300 per cento dai suoi livelli di attività rispetto al periodo precedente all’iniziativa militare turca in territorio siriano. (GV) (Agenzia Fides 12/11/2019).
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ASIA/INDIA - Violenze in crescita: i cristiani indiani reclamano i loro diritti costituzionali
 
New Delhi (Agenzia Fides) – “Le atrocità contro i cristiani sono in aumento. Nel 2014 sono stati segnalati circa 150 episodi di violenza contro la comunità. Nel 2016 il conteggio è salito a 200 e nel 2017 è andato ulteriormente a salire fino a 270 incidenti. Nel 2018 ci sono stati 292 episodi di violenza contro i cristiani. E nel 2019 (fino a settembre) sono stati segnalati 247 casi, 60 dei quali nello stato dell’Uttar Pradesh. Nell'anno scorso, 40 chiese sono state chiuse per le violenze subite. In Chhattisgarh, le comunità e altri gruppi cristiani affrontano persino il boicottaggio sociale. Chiediamo al governo di porre fine alle molestie dei pastori e alla violenza contro la comunità cristiana”. Lo afferma all’Agenzia Fides la leader cristiana Minakshi Singh, tra i responsabili cristiani che nei giorni scorsi hanno convocato una manifestazione pubblica a Delhi. Tra i punti sollevati dalla comunità cristiana, quello di porre fine agli attacchi e alle violenze su preti, religiosi, suore e laici, spesso ingiustamente accusati di “conversioni fraudolente”.
I cristiani indiani chiedono al governo federale di proteggere il benessere delle minoranze religiose, in particolare i cristiani, in tutti i settori della vita. Le comunità cristiane si rammaricano del fatto che il governo del Primo Ministro Narendra Modi non abbia dato rappresentanza alle minoranze religiose, non includendo alcun ministro cristiano nel governo. “Auspichiamo che Modi possa presto nominare un ministro cristiano nel suo gabinetto che abbia la fiducia della comunità e sia in grado di salvaguardare gli interessi e i diritti dei cristiani nei tempi a venire" afferma Minakshi Singh.
“Le minoranze religiose, come cristiani e musulmani, sono prese di mira da gruppi nazionalisti di stampo induista. Per questo urgono misure rigorose e urgenti contro i gruppi responsabili di tali violenze”, ha detto a Fides A. C.Michael, leader indiano della “Alleanza per la difesa della libertà (ADF), organizzazione globale che difende i diritti dei cristiani. Secondo Michel, che è anche coordinatore dello United Christian Forum, i leader cristiani hanno anche attirato l'attenzione del governo sulle Leggi chiamate “Freedom of Religion Act”, in vigore in sette stati indiani, abitualmente utilizzate in modo scorretto come pretesto per colpire la comunità cristiana. “Queste leggi dovrebbero essere immediatamente ritirate per garantire la totale libertà religiosa” nota Michael, laico cattolico.
I leader cristiani hanno espresso preoccupazione per il rialzo dei casi di violenze sui fedeli, confermate dal National Crime Records Bureau (NCRB). Il Vescovo protestante emerito Karam Masih di Delhi, ha dichiarato: “I nostri diritti dovrebbero essere protetti. Siamo persone amanti della pace. Il governo dovrebbe fare di tutto per mantenere la pace. Il governo dovrebbe sostenere i valori costituzionali”. (SD) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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AMERICA - Il Presidente del CELAM: “In tutta la nostra regione c'è una sorta di ‘esplosione sociale’ senza precedenti”
 
Trujillo (Agenzia Fides) – “Desidero esprimere il mio più forte rifiuto della violenza, da qualunque parte provenga, e appellarmi ai governanti e alle autorità della nostra regione perchè attuino politiche concrete e reali che garantiscano la promozione della persona umana e del bene comune, basate sui diritti fondamenti di libertà, rispetto, equità, giustizia e cura della nostra casa comune, in modo che i nostri popoli possano davvero avere uno sviluppo umano integrale”. Lo afferma Mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, OFM, Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), in un suo messaggio al popolo cileno, di fronte alla grave situazione che sta vivendo, simile a quella di molti altri paesi dell’America Latina. “È importante ricordare – sottolinea l’Arcivescovo - che la politica, che è innanzitutto un servizio, non è al servizio delle ambizioni individuali, né del potere delle fazioni, perché l'immunità di cui godono molti politici non dovrebbe mai diventare impunità”.
“Profonda solidarietà e vicinanza alla Chiesa e al popolo cileno che soffrono aggressioni e violenze, che colpiscono soprattutto le persone più umili e vulnerabili” sono espresse da Mons. Cabrejos Vidarte, che richiama le parole del Consiglio permanente della Conferenza episcopale del Cile: "le persone non sono solo stanche dell'ingiustizia, ma anche della violenza".
Nel suo messaggio dell’11 novembre, che ha per titolo un versetto del profeta Isaia: “La pace è frutto della giustizia” (Is 32,17), Mons. Cabrejos Vidarte, che è Arcivescovo di Trujillo e Presidente della Conferenza episcopale peruviana, ricorda anche “i nostri fratelli e sorelle nella regione dell'America Latina e dei Caraibi che stanno soffrendo per la violenza che affligge intere famiglie, specialmente in Bolivia, Venezuela, Haiti, Honduras, Nicaragua, Portorico, Ecuador, Cile e Perù”.
Per il Presidente del CELAM le cause di questa situazione “si trovano nella corruzione, nelle democrazie imperfette e nelle situazioni di povertà, disuguaglianza, disoccupazione o sottoccupazione, nella scarsa qualità e copertura dei servizi sanitari, educativi e di trasporto, che hanno fatto accumulare un grande malcontento. In tutta la nostra regione c'è una sorta di ‘esplosione sociale’ senza precedenti”.
Mons. Cabrejos Vidarte, dopo aver ricordato che la Chiesa in America Latina e nei Caraibi è un corpo unico e “quando una parte di quel corpo soffre, la Chiesa tutta ne soffre, condivide il suo dolore, ma anche la sua speranza”, insiste sulla necessità di “cercare la pace attraverso il dialogo, con la partecipazione di tutti i protagonisti e le istituzioni, per trovare soluzioni reali orientate al bene comune.” Alla Vergine Maria, il Presidente del CELAM chiede di aiutare, orientare e illuminare “la ricerca della pace, della giustizia e del bene comune”. (S.L.) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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AMERICA/MESSICO - Cinque temi all’esame dell’Assemblea plenaria dei Vescovi
 
Ciudad de Mexico (Agenzia Fides) – Mons. Rogelio Cabrera López, Arcivescovo di Monterrey e Presidente della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), all'inizio dellìAssemblea plenaria n.108, l'11 novembre, ha illustrato il programma dell'incontro: "Questa Assemblea - ha detto come premessa - è uno spazio privilegiato per ‘indicare priorità e linee pastorali di livello nazionale e incoraggiarne l'esecuzione’ come leggiamo nel nostro Statuto, che abbiamo incorporato nel nostro Progetto pastorale globale 2031 - 2033".
Mons. Cabrera ha poi presentato 5 punti di riflessione. Anzitutto vivere il ministero episcopale assumendo un atteggiamento critico, offrendo anche vie di soluzione alle difficoltà a livello economico, politico e sociale che vive il paese. Quindi svolgere una "Pastorale dell'intervento", che significa agire attraverso le nostre commissioni in tutte le dimensioni, con a fianco specialisti per illuminare la realtà del paese.
Secondo tema: avere occhi e cuore di Pastori, perché la pastorale ha sempre un doppio sguardo, vicino e lontano, locale e globale. Questa Assemblea proverà a rispondere a tre sfide: Kerigmatica-mistica: come va la nostra catechesi e l’evangelizzazione; Comunitaria-Sinodale: come va la comunione fra le parrocchie e i centri cristiani; Etico-Morale: come rispondiamo alla crisi antropologica attuale per la difesa della dignità umana e la ricostruzione del tessuto sociale.
Terzo argomento: vivere una sinodalità missionaria, sotto la guida del Pontefice, diventare Pastori missionari con l’odore delle pecore, con una vita austera e misericordiosa e ricordando le parole del Papa: "Mai un vescovo lontano dal Papa e dal popolo". Occorre seguire i consigli del CELAM come istituzione latinoamericana, perché conosce la nostra realtà e il nostro cammino di conversione.
Quarto tema: seguire un itinerario spirituale, con una formazione permanente e una forte spiritualità per realizzare il Progetto Globale di Pastorale (PGP).
Quinto argomento: concretizzare il tutto in una "Assemblea Nazionale della Chiesa in Messico", per incontrare tutti i membri, religiosi, seminaristi, laici, giovani, tutte le realtà sociali della nostra nazione. Saranno incontri a livello di provincia e diocesi.
Nella conclusione il Presidente della CEM ha ricordato che preparando la festa della Madonna di Guadalupe, “la Chiesa in Messico ha bisogno di vivere la speranza di essere un popolo unito, di ripristinare la responsabilità e annunciare la Redenzione”.
(CE) (Agenzia Fides, 12/11/2019)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Un Vescovo australiano: “I rifugiati vivono in condizioni disumane”
 
Port Moresby (Agenzia Fides) - “Avevo sentito parlare delle condizioni precarie dei rifugiati e richiedenti asilo in Papua Nuova Guinea. Tuttavia, dopo averne incontrati alcuni, ho capito che la situazione in cui vivono è disumana e disumanizzante: la loro storia di sofferenza mi ha toccato molto. Incontrare i richiedenti asilo mi ha dato anche l’occasione per esprimere la nostra solidarietà e trasmettere loro il sostegno, le preghiere e la buona volontà del popolo australiano, che vanta grande tradizione nella cura dei migranti e dei rifugiati. Sono grato per questo incontro, ma sono preoccupato per le loro condizioni”. E’ quanto racconta, in una nota inviata all’Agenzia Fides, Mons. Vincent Van Long, OFM, Vescovo della Diocesi di Paramatta, Australia, e responsabile della Commissione per i migranti e i rifugiati nella Conferenza episcopale australiana, dopo la visita compiuta in Papua Nuova Guinea e l’incontro con alcuni rifugiati e richiedenti asilo di Nauru e Manus Island.
Le due isole, situate nel pieno dell’Oceano Pacifico, sono sede di campi profughi dove vengono trasferiti e trattenuti in condizioni disumane i migranti e i richiedenti asilo diretti in Australia dopo essere stati respinti: i rifugiati presenti sull’isola vivono in quel limbo ormai da anni e alcuni di loro, in uno stato di disperazione e prostrazione fisica e psicologica, sono giunti a compiere atti di autolesionismo fino a tentare il suicidio per porre fine alle proprie sofferenze .
Le parole di Mons. Van Long giungono a commento dell’incontro, avvenuto nei giorni scorsi e a Port Moresby, tra una delegazione di sette membri della Chiesa australiana e alcuni dei rifugiati da anni bloccati in Papua Nuova Guinea. Nel corso della visita, il Vescovo ha avuto occasione di visitare le case offerte dal governo papuano ai migranti: l’iniziativa era stata lanciata lo scorso agosto con l’intento di trasferire i richiedenti asilo dall’Isola di Manus alla capitale papuana, offrendo loro una sistemazione dignitosa, con un’abitazione e assistenza sanitaria. “Questa soluzione, che pure rappresenta un passo avanti, non sembra comunque placare la disperazione dei rifugiati detenuti”, ha rilevato il Vescovo dopo aver visitato le case destinate ai migranti. “Esorto la Chiesa cattolica locale a proseguire i suoi sforzi di assistenza umanitaria e assicuro il pieno sostegno della Conferenza episcopale cattolica australiana e delle sue comunità”, ha concluso Mons. Long.
Dal 2013, il governo australiano ha adottato la politica del “No Way”, basata sulla totale chiusura nei confronti dei migranti: le coste sono sorvegliate da un massiccio schieramento di unità navali e chi arriva via nave non avrà il diritto di stabilirsi legalmente nel Paese. Alcuni migranti vengono riportati nel Paese di origine, mentre altri ottengono di essere reinsediati nell’isola di Manus, territorio della Papua Nuova Guinea, o nell’isola di Nauru, dove sono organizzati campi profughi e dove i richiedenti asilo restano per lungo periodo. (LF) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Dialogo ed evangelizzazione nella famiglia
 
Port Moresby (Agenzia Fides) – “Un dialogo costante ed eloquente nelle famiglie è essenziale per costruire relazioni sane”. Come appreso dall’Agenzia Fides, questo è stato il messaggio principale trasmesso dal Vicario generale della diocesi di Goroka, p. Piotr Michalski, MSF, durante il seminario annuale dei Coordinatori diocesani delle commissioni dedicate alla famiglia, in corso a Port Moresby.
“Quando preghiamo insieme con i bambini tendiamo a sentire la necessità di dare loro il buon esempio” ha detto p. Piotr sottolineando l’importanza di creare e mantenere e coltivare il dialogo nelle famiglie, come occasione per diffondere i semi del Vangelo.“Una famiglia che manca di uno stretto dialogo o di comunicazione tra i suoi membri tende a isolarsi” ha ricordato.
Suore, religiose, laici coordinatori diocesani delle realtà che si occupano della vita familiare provenienti da tutto il paese hanno preso parte al seminario che ha voluto riflettere sul ruolo che preti, religiosi e laici posso svolgere nella vita delle famiglie cattoliche, accompagnandole nel percorso di crescita spirituale e nell’approfondimento della fede. I partecipanti hanno la possibilità di condividere le loro esperienze ed evidenziare le sfide affrontate come coniugi nelle famiglie.
“La famiglia è il cuore della società e deve essere formata con valori cristiani per prosperare in felicità e unità”, ha detto suor Lucy D’Souza, MSI, Segretario nazionale della Commissione per la vita familiare.
Suor Hendrina Sinipo SSpS, coordinatrice della commissione per vita familiare dell'Arcidiocesi di Mount Hagen, ha espresso la sua gratitudine per il seminario, affermando che è necessario fare di più nella sua diocesi, in particolare per affrontare la poligamia e i matrimoni minorili. “Sebbene vi sia la tendenza alla poligamia e ai matrimoni minorili, sono pronta a fare tutto il possibile per aiutare le famiglie, in particolare le coppie, a migliorare le loro relazioni e dimostrare l'importanza di Dio al loro interno”, ha detto.
Il seminario è in corso presso la Conferenza episcopale a Port Moresby e si concluderà il 15 novembre. Tra gli ospiti attesi anche l’Arcivescovo di Madang, Mons. Anthon Bal, e il Segretario generale della Conferenza episcopale, P. Giorgio Licini PIME.
(AP) (12/11/2019 Agenza Fides)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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