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mercoledì 22 settembre 2021

Vatican News 22 settembre 2021

 

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Vatican News

Le notizie del giorno

22/09/2021

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All'udienza generale il Papa dedica la catechesi al viaggio apostolico a Budapest e in Slovacchia, concluso una settimana fa, e ricorda gli incontri con le diverse Chiese cristiane, con gli ebrei, con credenti di altre fedi, con i più deboli: "Il mio è stato un pellegrinaggio di preghiera, alle ... 

La riunione on line del Consiglio dei cardinali con il Papa: il prossimo appuntamento sarà a dicembre
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Un collegamento on line dal Vaticano e dai vari Paesi di residenza ha unito ieri il Papa e i porporati del Consiglio che collaborano al governo della Chiesa ... 

Papa Francesco con una delle donne afghane fuggite da Kabul
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Francesco ha incontrato prima dell'udienza generale di oggi una quindicina di persone, tra cui sette bambini, che gli hanno raccontato dell'angoscia per ... 

CHIESA E SANTA SEDE

Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano (foto d'archivio)
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Il segretario di Stato, presente alla riunione a Roma del Partito Popolare Europeo, si è intrattenuto a margine con i giornalisti: “Del cristianesimo fa parte ... 

Una foto di gruppo dei partecipanti alla Conferenza di Varsavia sulla salvaguardia dei bambini e degli adulti vulnerabili
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La crisi causata dagli abusi sessuali sui minori ha trovato la Chiesa e la società polacche impreparate. Nelle prime reazioni hanno prevalso meccanismi di ... 

La messa dell'arcivescovo Polak a conclusione della Conferenza di Varsavia
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Con una Messa del primate della Polonia, Wojciech Polak, e una tavola rotonda sulle iniziative delle Chiese dell’Europa centrorientale per il futuro, si è ... 

Padre Hans Zollner Sj, membro della Pontificia Commissione per la protezione dei minori e preside dell'Istituto di Antropologia della Gregoriana
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Ultime battute a Varsavia della Conferenza internazionale sulla salvaguardia dei bambini e degli adulti vulnerabili per le Chiese dell’Europa centro-orientale. ... 

Famiglie e natalità
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Riflettendo sulle recenti parole di Francesco di ritorno dal viaggio apostolico a Budapest e in Slovacchia, il presidente della Fafce guardando all’Europa ... 

Suor Elvira Tutolo tra i
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A “The Last 20”, il summit itinerante “dal basso” dei rappresentati del Paesi più poveri del mondo con esperti e giovani studenti, che ha chiuso ieri la sua ... 

Il cardinale Juan-Josè Omella alla presentazione del volume
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L'arcivescovo di Barcellona presenta a Palazzo Pio il volume della Lev "Francesco, pastore e teologo". La teologia non può essere solo speculativa, ma è la ... 

martedì 1 dicembre 2020

Agenzia Fides 1 dicembre 2020

 

AFRICA/ETIOPIA - La Chiesa continua a pregare per la pace mentre rimane incerta la situazione nel Tigrai
 
Addis Abeba (Agenzia Fides) – Mentre il governo di Addis Abeba afferma di avere catturato la capitale regionale del Tigrai. Mekelle nel fine settimana, dichiarando la vittoria sul Fronte di liberazione popolare del Tigrai (TPLF), il leader tigrino Debretsion Gebremichael ha negato di essere fuggito in Sud Sudan e ha detto che le sue forze hanno catturato alcuni soldati della confinante Eritrea nei pressi Wukro, a circa 50 km (30 miglia) a nord di Mekelle, lasciando intendere che il conflitto non è finito e anzi rischia di estendersi ad altri Paesi.
Nel frattempo i cattolici in Etiopia continuano a pregare per la pace nel loro Paese. Con l'intensificarsi dei combattimenti, Sua Eminenza il Cardinale Berhaneyesus Souraphiel, Arcivescovo di Addis Abeba, ha sottolineato l'importanza di assistere i fratelli in un momento in cui il Paese è “sotto tensione”. Rivolgendosi ai funzionari della Commissione apostolica della Chiesa cattolica etiope, il Cardinale ha ricordato loro che la Chiesa era con loro in tutte le aree del Paese anche se la diocesi di Adigrat nella città di Mekelle non ha potuto partecipare.
All’inizio di novembre i Vescovi cattolici dell'Etiopia hanno chiesto la fine delle violenze e l'avvio di un dialogo pacifico nella regione del Tigrai (vedi Fides 6/11/2020).
Papa Francesco ha di recente invitato le parti a cessare i combattimenti. “Il Santo Padre segue le notizie che giungono dall’Etiopia, dove da alcune settimane è in corso uno scontro militare, che interessa la Regione del Tigrai e le zone circostanti. A causa delle violenze, centinaia di civili sono morti e decine di migliaia di persone sono costrette a fuggire dalle proprie case verso il Sudan" aveva riferito una dichiarazione del direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni.
Il portavoce dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Babar Baloch, ha avvertito il 17 novembre che "una crisi umanitaria su vasta scala si sta svolgendo mentre migliaia di rifugiati fuggono ogni giorno dai combattimenti in corso nella regione del Tigrai in Etiopia per cercare sicurezza nel Sudan orientale".
Baloch ha detto che le Nazioni Unite erano anche in trattative con le autorità federali e regionali per ottenere l'accesso umanitario alla regione del Tigrai. Secondo le Nazioni Unite, circa 40.000 rifugiati sono passati dall'Etiopia al Sudan. (L.M.) (Agenzia Fides 1/12/2020)

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AFRICA/CENTRAFRICA - Il Cardinale Nzapalainga ricorda l’imam Kobine Lamaya, “operatore di pace”
 
Bangui (Agenzia Fides) - "È un baobab che è caduto, perché quest'uomo è stato uno studioso, un uomo di saggezza, che ha saputo raccogliere, che aveva in bocca la parola dell'unità, che aveva rispetto e stima per l' altro”. Così Sua Eminenza il Cardinale Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui, ha reso omaggio all’imam, Omar Kobine Lamaya, Presidente del Consiglio Islamico Superiore della Repubblica Centrafricana, morto a Bangui il 28 novembre all'età di 66 anni.
Rispettato da tutti, l’imam è stato uno dei fondatori della Piattaforma delle Confessioni Religiose della Repubblica Centrafricana (PCRC), che dal 2012 riunisce chiese cattoliche e protestanti, nonché la comunità musulmana da lui rappresentata. Il PCRC è stata un'importante organizzazione di mediazione nella guerra civile che ha sconvolto il Paese nel 2013. L'organizzazione ha anche ricevuto il Premio delle Nazioni Unite per i diritti umani nel 2015 in omaggio al suo lavoro per la pace.
“Abbiamo lottato insieme per preservare l’unità invitato al rispetto e alla stima dell’altro” - ricorda il Cardinale che ha definito l’imam scomparso “il mio fratello maggiore”.
Tra le recenti iniziative promosse dall’iman scomparso insieme agli altri leader religiosi ricordiamo la Partnership interconfessionale per il consolidamento della pace nella Repubblica Centrafricana (CIPP, vedi Fides 16/5/2016).), un progetto comune finanziato da un gruppo di ONG cristiane e islamiche per sostenere il processo di pacificazione nel Paese africano che sta compiendo importanti progressi per uscire dalla guerra civile, promosso dalla piattaforma interreligiosa per la pace del Centrafrica. (L.M.) (Fides 1/12/2020).
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ASIA/INDONESIA - I Vescovi indonesiani: urge sradicare il terrorismo e fare giustizia, per la prosperità dell'Indonesia
 
Jakarta (Agenzia Fides) - "Gli atti sanguinosi e violenti avvenuti a Poso sono al di là della nostra umanità e civiltà, sono totalmente contrari ai valori dell'umanità e agli insegnamenti religiosi". Con queste parole i Vescovi cattolici indonesiani stigmatizzano la recente strage di Sigi, nei pressi di Poso, dove quattro fedeli cristiani dell'Esercito della Salvezza sono stati uccisi da un commando terrorista del Mujahidin Indonesia Timur (MIT).
In un messaggio inviato all'Agenzia Fides, e pubblicato ieri, 30 novembre, i Vescovi e tutti i fedeli cattolici dell'arcipelago "esprimono profondo cordoglio alle famiglia delle vittime" e "condannano fermamente la brutalità avvenuta a Sigi che ha causato la morte di 4 persone la distruzione di diverse case e di un'aula liturgica".
Nel testo, firmato da Mons. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, Arcivescovo di Jakarta e Presidente della Conferenza Episcopale cattolica, i Vescovi ribadiscono di "sostenere fermamente il governo locale e federale, per affrontare con misure adeguate la lotta al terrorismo, fare giustizia e garantire la sicurezza sociale dei cittadini".
L'Episcopato indonesiano chiede con fermezza che sia "debellato il gruppo terroristico Mujahidin Indonesia Timur fino alle sue radici in tutta la nazione", per garantire giustizia e preservare l'unità e la prosperità dell'Indonesia, in tute le sue pluralistiche componenti religiose.
La Chiesa cattolica in Indonesia, nel confermare il pieno sostegno alle istituzioni e alle forze dell'ordine, nella lotta al terrorismo e ogni forma di violenza e odio religioso, "incoraggia vivamente tutte le parti sociali a intessere buoni rapporti interreligiosi e a coltivare il dialogo, la convivenza e l'armonia", tratti tipici della cultura del popolo indonesiano, nel rispetto del motto nazionale "unità nella diversità".
La comunità cattolica in tutta l'Indonesia assicura preghiera e profonda solidarietà alle comunità colpite dal terrorismo e, nel tempo di Avvento, intensifica la preghiera per la pace a Cristo Gesù, principe della pace.
(PA) (Agenzia Fides 1/12/2020)
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ASIA/INDONESIA - Strage di Sulawesi, i cattolici: "No" al terrorismo e all'odio religioso
 
Poso (Agenzia Fides) - "Bisogna salvare la nazione da pericolosi atti di terrore. Condanniamo ogni atto di terrore e fondamentalismo religioso, corruzione e distruzione dell'ambiente": è quanto affermano le organizzazioni cattoliche indonesiane all'indomani della strage di Poso, sull'isola indonesiana di Sulawesi, dove il 27 novembre sono stati uccisi quattro cristiani dell'Esercito della Salvezza, membri della medesima famiglia. Una vittima è stata giustiziata per decapitazione e le altre sono state uccise a colpi di arma da fuoco, poi i loro corpi sono stati dati alle fiamme. I quattro contadini cristiani sono stati avvicinati da un commando del gruppo terroristico Mujahidin Indonesia Timur (Mujahidin dell'Indonesia orientale, MIT). Il leader del gruppo terroristico Ali Kaliora ha ordinato alle quattro vittime di inginocchiarsi: improvvisamente le hanno giustiziate e poi hanno bruciato i loro corpi insieme a una chiesa e a diverse altre case.
L'Organizzazione delle Donne cattoliche Indonesiane (WKRI), l'Associazione degli Intellettuali Cattolici (ISKA) e l'organizzazione della Gioventù cattolica hanno espresso sgomento e preoccupazione per l'incidente, chiedendo alle istituzioni di intervenire con prontezza per salvare la nazione da pericolosi atti di terrore. I gruppi cattolici hanno condannato fermamente "gli atti brutali che colpiscono la vita umana e offuscano la coscienza della nazione", afferma una dichiarazione pervenuta all'Agenzia Fides.
"Chiediamo all'intera società indonesiana di avere il coraggio di fermare tali atti violenti e promuovere l'unità. Dobbiamo prendere parte attiva nello spezzare la catena della violenza e dell'intolleranza", ha asserito Karolin Margret Natasa, presidente della Gioventù cattolica.
L'attacco terroristico a Sulawesi ha scosso la nazione, provocando nella società civile un'ampia reazione di organizzazioni religiose di diverse fedi e una ferma condanna da parte dei leader politici. Il presidente dell'Indonesia, Joko Widodo, ha inviato un messaggio alla nazione ammonendo: "Non esiste alcun posto nel suolo indonesiano per atti terroristici". Il presidente ha annunciato di aver dato ordine diretto alle forze di polizia di effettuare un'operazione di caccia all'uomo per rintracciare gli autori della strage . "Questi brutali atti di terrore sono al di là della nostra umanità e civiltà", ha detto il presidente, annunciando aiuti finanziari alla famiglia delle vittime. Tali atti "intendono provocare terrore e distruggere l'unità nazionale. Ecco perché auspichiamo di restare uniti come nazione per smantellare questi gruppi terroristici".
Poso, nella provincia delle Sulawesi centrali, ha assistito a molte sanguinose violenze inter comunitarie tra il 1999 e il 2001, tra cristiani protestanti e gruppi radicali musulmani. Il conflitto si è ampliato quando ex combattenti jihadisti indonesiani delle Filippine e dell'Iraq si sono uniti ai musulmani locali per fare la guerra contro i cristiani. A dicembre 2001, una tregua è stata firmata dalle parti in guerra attraverso l'Accordo di pace di Malino.
Gli attentati terroristici sono continuati fino ad oggi, poiché alcuni ex combattenti riunitisi nel gruppo Mujahidin Indonesia Timur sono ancora in azione . Nel 2016 è stata creata nelle forse dell'ordine la "Tinombala Task Force", che ha dato la caccia ai jihadisti uccidendone il leader Santoso, detto Abu Wardah. Gli è succeduto al vertice dell'organizzazione Ali Kaliora che continua a promuovere atti di terrore come quello recente di Poso.
(MH-PA) (Agenzia Fides 1/12/2020)
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ASIA/TURCHIA - Patriarca Bartolomeo: l’unità dei cristiani non è “utopia ecumenicista”, ma volontà di Cristo stesso
 
Istanbul (Agenzia Fides) – Il cammino verso la piena unità dei cristiani non si è fermato, e può proseguire con tenacia, realismo e “piena fiducia nella provvidenza”, proprio perché non si fonda su una sterile “utopia ecumenicista” e non esprime alcun “minimalismo teologico”, ma rappresenta “il volere di Nostro Signore”. E’ un messaggio realista e pieno di fiducia sulla testimonianza che i cristiani uniti possono dare nel tempo presente quello espresso dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, in occasione della festa patronale dell’apostolo Andrea, celebrata ieri, 30 novembre, nella sede patriarcale del Fanar. Nel suo intervento, pronunciato alla fine della divina liturgia, il Patriarca ecumenico ha rivolto parole di ringraziamento per la delegazione vaticana guidata dal Cardinale Kurt Koch (Prefetto del Pontificio Consiglio per l'Unità dei cristiani), giunta a a Istanbul per prendere parte alle celebrazioni patronali in onore di Sant’Andrea, nonostante le difficoltà di spostamento dovute alla pandemia. Il Patriarca ha sottolineato che proprio nel 2020 cadono i quarant’anni dall’inizio del dialogo teologico ufficiale tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, inaugurato nel 1980 con l’incontro a Patmos e Rodi, avendo fin dall’inizio come scopo dichiarato “il ristabilimento della piena comunione”, basata “sull’unità di fede secondo l’esperienza comune e la tradizione della Chiesa primitiva”, che “troverà la sua piena espressione nella comune celebrazione dell’Eucaristia”.
L’unità dei cristiani – ha proseguito il Patriarca nel suo intervento – è chiamata anche in questo tempo a diventare dono fecondo per tutto il genere umano, offrendo solidarietà a tutti anche nell’affronto delle emergenze sociali e morali che assediano il mondo. Secondo il Patriarca,il degradare del pluralismo in nichilismo e indifferentismo, che minaccia la tenuta delle società, “non può portare e alla rottura dell'identità e della dimensione cristiana nella vita ecclesiale”. Non è possibile per la Chiesa di Cristo “adattare i principi morali e antropologici divini delle ‘scelte alternative’ della moderna civiltà secolarizzata”. La vita della Chiesa stessa, SECONDO IL Patriarca Bartolomeo, “ è una risposta indistruttibile alle domande dell'antropologia e della morale”. E il crescere di differenze nel terreno dell’antropologia e della morale “rende difficile il progresso dei dialoghi tra cristiani”. Per questo, secondo il Patriarca, in questa fase storica “la formulazione di un'antropologia cristiana comunemente accettata e il rispetto pratico dei suoi principi saranno un importante sostegno al corso delle relazioni tra le nostre Chiese”. A questo riguardo, il Patriarca Bartolomeo, nel suo intervento, ha confermato in più passaggi la fraterna sintonia con cui condivide le premure pastorali di Papa Francesco, citando esplicitamente la recente Enciclica papale “Fratelli Tutti”: "Sosteniamo l'iniziativa” ha detto il Patriarca ecumenico “che promuove la pace e il cambiamento. Esprimiamo il messaggio filantropico della Chiesa promuovendo la fratellanza e la solidarietà, la giustizia sociale e il rispetto dei diritti umani. Siamo coinvolti nello sforzo di affrontare le cause e le conseguenze della grande crisi contemporanea dei rifugiati e dell'immigrazione. Siamo sconvolti dai tragici episodi di violenza in nome di Dio e della religione. Ciò rivela ancora una volta il valore del dialogo interreligioso, della pace e della cooperazione tra religioni”.
Alla liturgia in onore dell’Apostolo Andrea ha preso parte anche una delegazione proveniente dall’Ucraina, guidata dal Primo Ministro Denys Shmyhal. Salutando la delegazione ucraina, il Patriarca Bartolomeo ha confermato l’intenzione di visitare l’Ucraina nel 2021, nel trentennale dell’indipendenza del Paese. (GV) (Agenzia Fides 1/12/2020).
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AMERICA/HAITI - Tre giorni di preghiera e digiuno in tutte le diocesi: “Diamo una possibilità ad Haiti!”
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – "Preghiera, digiuno e intercessione per la conversione e per la liberazione del paese" è quanto chiedono i Vescovi di Haiti ai fedeli, dal 5 al 7 dicembre, nelle parrocchie delle dieci diocesi del paese. In un messaggio a conclusione dell’Assemblea plenaria e in vista del Natale, con il titolo: "Non lasciatevi rubare la vostra speranza" (Papa Francesco), la Conferenza Episcopale di Haiti ha espresso preoccupazione sulla realtà di violenza e ha denunciato situazioni che devono cambiare.
"Oggi la nostra cara Haiti ha più che mai bisogno di salvezza, redenzione, pace, trasformazione profonda: trasformazione delle mentalità, delle strutture, del modo di governare e di fare politica. Da luglio 2018 non abbiamo mai smesso di chiedere ai protagonisti di tutti i settori della vita nazionale di unirsi. Durante questo anno 2020 abbiamo anche denunciato gli abusi dell'Esecutivo che, attraverso alcuni decreti, destano crescente preoccupazione" (vedi Fides 7/7/2020).
Il testo continua: "Siamo profondamente colpiti ed esprimiamo il nostro dolore e sgomento per il peggioramento della situazione nel paese, che sta sprofondando sempre più nella violenza, nella miseria e nell'insalubrità. Oggi assistiamo ad un avvelenamento della vita sociale a causa di una proliferazione di atti di rapimento, banditismo, stupro, omicidio e barbarie che seminano terrore, morte e lutto, inducendo le persone ad abbandonare le loro case”.
“Piangiamo e ripetiamo con tutte le nostre forze, con tutto il popolo haitiano esasperato ed esausto: No al caos! No alla violenza, no all'insicurezza, no alla miseria, ne abbiamo abbastanza! Il popolo haitiano è stufo! Quando è troppo è troppo! Quanto a voi che commettete tali atti, come a coloro che vi sostengono, chiediamo, in nome del Dio della vita: fermatevi! Le vostre azioni sono condannate da tutto il popolo haitiano, non vi porteranno da nessuna parte" si legge nel messaggio della CEH.
I Vescovi propongono una soluzione a tale grave situazione: "Abbiamo bisogno di un accordo nazionale interhaitiano per ricostruire la nazione. Dobbiamo trovare insieme la formula per tesserlo. Incoraggiamo le iniziative nazionali che vogliono unire le forze del Paese al fine di raggiungere un consenso per rimettere in piedi le istituzioni e ripristinare la fiducia del popolo…Perché la soluzione è nella speranza che attiva il consenso per un'amicizia sociale e una nuova cultura" affermano i Vescovi nel documento.
"Il paese non cambierà finché la mente e il cuore non cambieranno": ecco perché invitano ai tre giorni di preghiera e digiuno. Alla fine lanciano un appello: "Il Natale è la festa dell'Amore, la festa della Fraternità, la festa della Pace. Questa pace, cerchiamola insieme. Diamo una possibilità ad Haiti! Risparmiamo ulteriore sofferenza all'amato popolo haitiano. Bandite la violenza per sempre! Mettiamo definitivamente fine all'insicurezza e all'impunità!"
(CE) (Agenzia Fides 01/12/2020)
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AMERICA/ARGENTINA - La Caritas: no alla legge sull’aborto, proteggiamo la vita, in particolare dei più fragili e vulnerabili
 
Buenos Aires (Agenzia Fides) - "La pandemia che ancora soffriamo ha dato la priorità all'assistenza sanitaria di tutti gli abitanti dell'Argentina, come in ogni paese. La Caritas ha raddoppiato i suoi sforzi per soddisfare i bisogni fondamentali dei nostri fratelli. Ci ha sorpreso e ha causato grande dolore il fatto che ora siamo alle porte della discussione di una legge per legalizzare l'aborto, un disegno di legge che due anni fa non è stato approvato”. Lo afferma Mons. Carlos Tissera, Vescovo di Quilmes, Presidente di Caritas Argentina, in una nota pervenuta a Fides in cui esprime il rifiuto del progetto di legalizzazione dell'aborto e invita gli argentini a "proteggere la vita, in particolare dei più fragili e vulnerabili, fin dal loro concepimento".
Mons. Tissera prosegue: “La nostra missione come Caritas è quella di accogliere la vita come viene e di accompagnare le famiglie, aiutando le madri, i padri e i figli nelle loro necessità e proteggerli nelle loro fragilità, non solo cercando di includerli nella vita sociale, ma promuovendoli per integrarli, in modo che non siano solo beneficiari di programmi sociali, ma siano protagonisti di un progetto di paese per tutti gli argentini".
La Caritas accompagna le madri che affrontano gravidanze indesiderate, qualunque strada abbiano percorso, prosegue la nota. È difficile capire come i legislatori possano votare una legge con cui lo Stato toglie il principale diritto umano della vita ad alcune persone, che sono anche indifese. “Legalizzare l'aborto sarebbe una brutale battuta d'arresto come società umana, assimilabile all'eliminazione di altre vite nate e che a causa del loro status di povertà possono infastidire in modo particolare alcuni”.
“Se ci causa dolore una possibile legge sull'aborto - conclude mons. Tissera -, lo stesso dolore ci provoca vedere cristiani che difendono la vita non ancora nata e dimenticano la vita già nata; disonorando la dignità dei poveri sostenendo leggi di spogliamento dei diritti acquisiti; o coloro che lottano rumorosamente contro l'aborto e non muovono un dito per stare accanto alle madri che vivono la gravidanza in situazioni di povertà, scarto o sfruttamento".
Attraverso una recente lettera a Papa Francesco, un gruppo di donne dei villaggi e dei quartieri popolari ha espresso il suo sentimento: "ci sentiamo preda di una situazione in cui la nostra famiglia, le nostre figlie adolescenti e le generazioni future, stanno crescendo con l'idea che le nostre vite sono indesiderate e che non abbiano il diritto di avere figli perché sono povere". Di fronte all'imminente dibattito sull'aborto, Caritas Argentina vuole amplificare queste voci, come una delle istituzioni che lavorano quotidianamente per trasformare la vita delle famiglie e delle comunità vulnerabili in ogni angolo del paese. (SL) (Agenzia Fides 1/12/2020)

mercoledì 7 ottobre 2020

Agenzia Fides 7 ottobre 2020

 

AFRICA/ESWATINI - Verso la Giornata Missionaria: evangelizzare con creatività durante la pandemia
 
Mbabane (Agenzia Fides) – “Quando, un anno fa, Papa Francesco ha invitato la Chiesa a celebrare un Mese Missionario Straordinario, abbiamo accolto con gioia questo invito: nel Regno di Eswatini e abbiamo deciso di prorogarlo per tutto l'anno”, racconta all’Agenzia Fides Mons José Luis Ponce de León IMC, Vescovo di Manzini, eSwatini (Swaziland). Quello slancio missionario non si è fermato nemmeno durante la pandemia e oggi, dice il Vescovo, si rinnova con l’avvicinarsi della Giornata Missionaria Mondiale, il 18 ottobre prossimo. “Con la pandemia, la Chiesa, chiamata a uscire, si trovò improvvisamente a predicare: resta a casa”, racconta il Vescovo. Quindi aggiunge: “Ben presto, però, ci siamo resi conto che il Covid-19 avrebbe potuto cambiare il contesto in cui stavamo vivendo ma non la nostra chiamata ad annunciare il Vangelo. Rimaniamo 'battezzati e inviati’ e quindi ci siamo tutti rialzati dicendo: Eccoci Signore, manda noi, in nuovi modi, creativi”.
Mons Ponce de Leon elenca alcune attività creative di apostolato avviate: formando un piccolo coro, membri delle associazioni e sacerdoti si sono resi disponibili per le celebrazioni domenicali su YouTube; i giovani hanno avviato campagne di sensibilizzazione sul coronavirus nelle zone rurali, tra le più vulnerabili del Paese; gli infermieri si sono resi disponibili nelle diverse parrocchie per guidare o supportare questi team; un gruppo di laici e sacerdoti ha iniziato a offrire brevi podcast radiofonici quotidiani di preghiera e riflessione basati sulle letture del giorno e oltre mille persone si sono registrate su WhatsApp per riceverle.
Conclude mons, Ponce de Leon: “Inoltre tramite la radio siamo stati vicini alle famiglie in modo che il messaggio del governo riguardante l’emergenza arrivasse anche a loro, e anche i bambini hanno potuto continuare a studiare da casa. Siamo attivi con iniziative di solidarietà consegnando dispositivi di protezione individuale (DPI), pacchi di cibo per chi rischia la fame e fornitura di acqua nelle aree in cui la pioggia è scarsa”.
Una fervente testimonianza di fede, in questa situazione, viene da James McBride, laico cattolico, sposato da 54 anni con Anne; 3 figli e 3 nipoti, da 35 anni coinvolto nell'insegnamento del Catechismo: James continua a restare in ogni modo possibile in contatto con ragazzi e giovani per alimentare il loro rapporto quotidiano con Dio. (EG) (Agenzia Fides 7/10/2020)
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AFRICA/MOZAMBICO - A 28 anni dagli accordi di pace, diverse aree del Mozambico vivono nell’ansia della guerra
 
Maputo (Agenzia Fides) – A 28 anni dalla storica firma degli accordi di pace che hanno messo fine alla guerra civile in Mozambico, diverse zone del Paese vivono nell’ansia della guerra. Lo ha detto Sua Ecc. Mons. João Carlos Hatoa Nunes, Vescovo di Chimoio, secondo il quale “la pace è ancora un desiderio nel nostro Paese ... Vediamo ancora diversi segnali molto chiari, come gli attacchi nelle aree del centro e del nord e la paura senza fine che incombe su diverse popolazioni che si trovano in queste zone di conflitto”. "Tutto questo dimostra che la pace è ancora un desiderio per molti mozambicani e che non siamo ancora riusciti a incontrarci e a lavorare insieme per la crescita del nostro Paese".
Il 4 ottobre 1992 a Roma, il governo del Mozambico e la Resistenza nazionale mozambicana (RENAMO), firmavano il trattato di pace che pose fine alla guerra civile del Paese scoppiata nel 1975 subito dopo l’indipendenza dal Portogallo. L’accordo venne raggiunto grazie alla mediazione della Comunità di Sant'Egidio, dell’allora Arcivescovo di Beira, Sua Ecc. Jaime Gonçalves, e del rappresentante del governo italiano Mario Raffaelli.
Il Mozambico si trova ora confrontato da un lato dalle difficoltà che ancora si incontrano nella piena attuazione degli accordi di Roma, e dall’altro dall’esplosione della violenza jihadista nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, Per quanto concerne il primo punto, nel 2014, la Renamo aveva rigettato il risultato delle elezioni riprendendo la via delle armi. Nel dicembre 2016 era stata raggiunta una tregua provvisoria che aveva congelato il conflitto armato. Il 6 agosto 2019 alla vigilia della visita di Papa Francesco nel Paese, il Presidente Filipe Nyusi e il leader della RENAMO Ossufo Momade avevano firmato un accordo per mettere fine alle ostilità (vedi Fides 7/8/2019).
Dall’ottobre 2017 nella provincia di Cabo Delgado, le violenza dei ribelli sono costate più di 1.000 morti e hanno provocato 250.000 sfollati.
Secondo l'ex Presidente del Mozambico, Joaquim Chissano, è necessario trovare le ragioni profonde delle violenze a Cabo Delgado per garantire la pace nel Paese. Per l'ex presidente della Repubblica è necessario fare una diagnosi chiara su quanto sta accadendo nella regione più settentrionale del Mozambico, ricca di gas e petrolio. Chissano dubita che le motivazioni degli insorti siano economiche. Ricorda che ci sono Paesi africani con risorse naturali, come gas e petrolio, ma che vivono in pace. "La ragione di questa guerra deve essere scovata per trovare i mezzi per sedarla. In guerra hai un avversario dichiarato con cui combatti. Ma questa ... è questa una guerra? ", ha chiesto Chissano, evidenziando così le incognite che circondano un'insurrezione, che ha già causato numerose vittime.
L'ex capo di Stato sottolinea che il dialogo è l'unico modo per risolvere questa guerra senza volto. "Il dialogo non va mai messo da parte. Ora dobbiamo scoprire con chi parlare e di cosa parlare. Lo abbiamo fatto a suo tempo con i portoghesi e con la RENAMO e dobbiamo farlo ora”. (L.M.) (Agenzia Fides 7/10/2020)
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AFRICA/CENTRAFRICA - Il 60% della popolazione centrafricana necessita di protezione umanitaria, afferma l’ONU
 
Bangui (Agenzia Fides) – “Oggi, 2,8 milioni di centrafricani hanno bisogno di aiuti umanitari e di protezione, ovvero quasi il 60% della popolazione del Paese… Le crescenti violazioni commesse dai gruppi armati stanno creando nuovi sfollati e nuovi bisogni umanitari. E, naturalmente, tutto questo è aggravato dall'impatto del Covid-19 ", ha affermato il Sottosegretario generale per gli Affari umanitari delle Nazioni Unite, Mark Lowcock, a due mesi dalle elezioni presidenziali e legislative previste per il prossimo dicembre nella Repubblica Centrafricana.
L’alto ufficiale dell’ONU ha deplorato la situazione della sicurezza nel Paese, che mette a rischio il lavoro degli operatori umanitari, ricordando che "solo nei primi nove mesi di quest'anno sono morti due colleghi operatori umanitari e altri 21 sono stati feriti in diversi episodi”.
Con l'avvicinarsi del rinnovo del mandato della Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana (MINUSCA), previsto per metà ottobre dal Consiglio di sicurezza, Lowcock ha invitato gli Stati membri a "continuare a dare priorità alla protezione dei civili nei loro impegni nella Repubblica centrafricana, visti i numerosi rischi e le dinamiche dei conflitti nel Paese e nella regione in generale”.
Lowcock ha affermato che lo Stato fa fatica ad erogare ai cittadini i servizi di base (sanità, istruzione, ecc.), lacune cui cercano di ovviare le organizzazioni umanitarie.
"Se queste attività sono un'ancora di salvezza per le persone, penso che sarà molto positivo vedere un cambiamento nel supporto dei partner di sviluppo per migliorare l'erogazione dei servizi e per investire in infrastrutture critiche” ha detto Lowcock che ha ringraziato i paesi per i loro generosi contributi al Piano di risposta umanitaria che sta cercando di raccogliere 553 milioni di dollari e di cui è finanziato poco più della metà.
Nella loro lettera pastorale del 6 settembre (vedi Fides 7/9/2020) i Vescovi centrafricani hanno denunciato la presenza di gruppi armati che minacciano il futuro del Paese. “Notiamo con amarezza che il 70% o addirittura l'80% del nostro Paese è occupato da gruppi armati, alcuni dei quali sono guidati dai mercenari più feroci” affermano i Vescovi nel denunciare i crimini commessi contro le popolazioni di diverse aree del Paese. (L.M.) (Agenzia Fides 7/10/2020)
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ASIA - Un Atlante geopolitico della pandemia: il virus non ferma le guerre
 
Roma (Agenzia Fides) - “Il 23 gennaio 2020 la città cinese di Wuhan viene sigillata. Poi è la volta di Huanggang e quindi di Ezhou. Secondo l’OMS isolare una città grande come Wuhan è senza precedenti nella storia della salute pubblica. Da qui comincia la storia del Covid-19 verso cui il continente più vasto e popoloso del Pianeta adotterà risposte molto diverse”, a volte con reazioni virtuose e innovative, a volte con gestioni tardive o mistificando i dati, a volte facendo pagare la pandemia ai più poveri, agli immigrati, alla gente delle periferie". E’ quanto si legge, nella parte dedicata all’Asia, nello “Speciale Covid” prodotto dall’Associazione “46mo Parallelo”, che da dieci anni pubblica un “Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo” (edito in Inglese e in Italiano), che dà conto dello stato di salute della pace nel pianeta.
Nell’edizione 2020, pervenuta all’Agenzia Fides, lo Speciale riflette sullo sviluppo del Covid19 e sui suoi riflessi sugli equilibri geopolitici mondiali, riferendo gli effetti della pandemia non solo dal punto di vista sanitario e indagando le principali strategie per contenerla e sconfiggerla. Soprattutto se ne osservano le conseguenze socio-economiche e politiche a livello mondiale. L’Atlante descrive, inoltre, i riposizionamenti strategici e militari, la rete delle alleanze internazionali, gli scontri che la pandemia ha alimentato o creato, la tregua inascoltata lanciata dall’Onu e da Papa Francesco e i casi in cui il “pretesto” del Coronavirus ha permesso “leggi speciali” e la sospensione dei diritti. Infine degli effetti sulle aree di conflitti più o meno conclamati o intesivi.
“La pandemia Covid-19 non ha fermato le guerre – si legge nella presentazione dell’Atlante – e ha sostanzialmente lasciato ignorato l’appello delle Nazioni Unite e del Pontefice per una tregua. Non ha riequilibrato la distribuzione della ricchezza e il Pil mondiale è crollato, ma ad essere colpiti sono stati soprattutto i poveri. L’economia informale, quella di strada, che consentiva a miliardi di persone di vivere in Africa, America Latina e Asia, è stata spazzata via. E mentre tutto questo accade, immense risorse, che potrebbero essere impiegate per contrastare l’epidemia sul piano sanitario, sociale ed economico, vengono investite in armi”.
(MG) (Agenzia Fides 7/10/2020)
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ASIA/PAKISTAN - Assolto un cristiano accusato falsamente di blasfemia. Ora si chiede giustizia per la violenza commessa alla Joseph Colony
 
Lahore (Agenzia Fides) - Sawan Masih, l'uomo cristiano che era stato falsamente accusato di blasfemia nel 2013, è stato assolto ieri, 6 ottobre 2020, dalla Corte di appello di Lahore. Come appreso dall'Agenzia Fides, dopo 7 anni di carcere e una sentenza di condanna in primo grado, la Corte ha riconosciuto che Sawan era stato falsamente implicato in questo caso con intenzioni illecite dalla mafia legata al "land grabbing", prosciogliendolo da ogni accusa e disponendone l'immediato rilascio.
L'avvocato della difesa ha sottolineato il fatto che esisteva un ritardo di trentaquattro ore tra il presunto reato di blasfemia e la denuncia presentata alla polizia: questo elemento va a confermare la tesi di un'accusa orchestrata a tavolino per incastrare l'uomo, abusando della legge sulla blasfemia. Inoltre, i testimoni chiamati in causa per convalidare le accuse di blasfemia, hanno reso dichiarazioni contraddittorie e non coerenti. Basandosi su questi elementi, il giudice ha ribaltato la sentenza di primo grado.
Sawan Masih è stato accusato di blasfemia nel marzo 2013. In seguito al suo caso, oltre 178 case del quartiere cristiano Joseph Colony a Lahore furono bruciate da una folla di musulmani. Nel 2014 è giunta la condanna a morte per blasfemia (vedi Fides 4/4/2014), mentre nessun musulmano è stato ancora punito per la devastazione compiuta nel quartiere cristiano. L'uomo dall’aprile del 2014 era nel braccio della morte nel carcere di Faisalabad ma "restava fiducioso sulla sua liberazione e sulla sua salvezza" dice, in una nota inviata all’Agenzia Fides, il cristiano Joseph Francis, leader dell’Ong CLAAS (Centre for Legal Aid Assistance & Settlement) che segue e assiste casi di cristiani discriminati o bisognosi di assistenza legale in Pakistan. Afferma a Fides l'Ong CLAAS: "Siamo estremamente orgogliosi e felici perchè oggi, dopo otto anni di incessante impegno, è stata resa giustizia a un uomo innocente. Continuiamo a lavorare per tutti i cristiani accusati ingiustamente, vittime di una legge draconiana che andrebbe modificata per evitare gli abusi". Masih ha detto di aver pregato ogni giorno in carcere "per i giudici, perché Dio infondesse in loro coraggio, e potessero applicare la vera giustizia nelle loro decisioni".
Ricorda all'Agenzia Fides il Domenicano p. James Channan, Direttore del "Peace Center" a Lahore: “I cristiani, così come gli induisti e altri membri di fedi minoritarie, in Pakistan sono oggetto di discriminazione e ingiustizie che si consumano spesso sfruttando in modo scorretto le leggi sulla blasfemia, causando poi attacchi gratuiti e immotivati sulle comunità cristiane innocenti. Grazie ai buoni rapporti con leader musulmani, come Abdul Khabir Azad, l’imam della Moschea reale di Lahore, abbiamo lavorato insieme per risolvere situazioni di tensione, come l’attacco al quartiere cristiano 'Joseph Colony' nel cuore di Lahore, a marzo 2013. Siamo grati alla Corte per aver prosciolto reso la libertà a Masih, riconoscendone l'innocenza. Ora occorre rendere giustizia alle famiglie che persero le loro case e proprietà, nelle aggressione generata da una falsa accusa di blasfemia verso Sawan Masih".
Vi sono attualmente almeno 80 persone in prigione in Pakistan per il reato di "blasfemia", e almeno la metà di loro rischia l'ergastolo o la pena di morte. Le persone accusate in base alle legge sono principalmente musulmani, in un paese in cui il 98% della popolazione segue l'Islam ma, come notano la gli attivisti cristiani della Commissione "Giustizia e pace" dei Vescovi cattolici pakistani, "la legge prende di mira in modo sproporzionato membri di minoranze religiose come cristiani e indù".
non va sottovalutato il caso di esecuzioni extragiudiziali, dato che leader radicali esortano i militanti a "farsi giustizia da soli", uccidendo persone ritenute colpevoli di blasfemia, anche se non sono condannate in tribunale o sono accusate falsamente. Secondo la Ong "Centro per la giustizia sociale", fondata e guidata dal cattolico pakistano Peter Jacob, a partire dal dal 1990, almeno 77 persone sono state uccise in esecuzioni extragiudiziali, in relazione ad accuse di blasfemia: tra gli uccisi vi sono persone accusate di blasfemia, i loro familiari, avvocati e giudici che hanno assolto gli accusati del reato.
(PA) (Agenzia Fides 7/10/2020)
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ASIA/TERRA SANTA - Il Patriarcato latino di Gerusalemme ringrazia l’Ordine del Santo Sepolcro. Estinti i debiti per l’Università di Madaba
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Un ringraziamento intenso e non formale per essere stati “il segno concreto e tangibile della Provvidenza divina” per il Patriarcato latino di Gerusalemme: lo ha rivolto ai Cavalieri e Dame del Santo Sepolcro l’Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Amministratore apostolico del Patriarcato, in un messaggio in cui, tra le altre cose, conferma che è stato interamente estinto il debito legato alla costruzione dell’Università americana di Madaba che pesava sulle casse patriarcali, eliminando in tal modo il 60 per cento del deficit che pesava sui bilanci del Patriarcato.
“In questi quattro anni di servizio alla diocesi latina di Gerusalemme, nel Patriarcato Latino” sottolinea l’Arcivescovo Pizzaballa nel suo messaggio “ho potuto constatare personalmente quale sia per questa Chiesa il ruolo dei Cavalieri e delle Dame del Santo Sepolcro, non solo nel contesto delle attività educative e pastorali, ma in generale per la vita di tutta la diocesi”. Viene ricordato che quattro anni fa, “in un momento particolarmente difficile per il Patriarcato”, l’Ordine equestre del Santo Sepolcro ha mostrato “solidarietà e vicinanza incoraggiando e sostenendo anche concretamente i processi di revisione e controllo della vita amministrativa della diocesi, resisi ormai necessari e improcrastinabili”. Una prossimità rinnovatasi davanti alla nuova, improvvisa emergenza rappresentata dalla pandemia da Covid-19: “A causa delle misure decise dai vari governi per fronteggiare la pandemia” ricorda l’Amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, “gran parte della nostra popolazione si è trovata di fronte ad un taglio drastico di salari, e ad una situazione economica generale ancora più fragile di quella usuale. Grazie al supporto del Gran Maestro (attualmente il Cardinale Fernando Filoni, ndr) con il Gran Magistero, il nostro appello ai Cavalieri e Dame ha avuto una risposta che è andata molto oltre le nostre aspettative e che ci ha dato il respiro necessario per gestire questa emergenza con maggiore serenità. Siamo rimasti tutti stupiti e colpiti dall’immediata risposta e dalla sua portata”.
In Terra Santa gli effetti collaterali della pandemia – blocco delle attività economiche, perdita del lavoro, stop dei pellegrinaggi e del turismo, chiusura delle scuole e crisi delle reti assistenziali – hanno penalizzato le fasce più deboli della popolazione. Per questo, a metà maggio – vedi Fides 14/5/2020), il Cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine Equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro, ha annunciato la costituzione un Fondo ad hoc per la raccolta di sovvenzioni straordinarie da destinare al sostegno per le famiglie più in difficoltà nella Terra di Gesù.
L’Ordine del Santo Sepolcro sostiene il funzionamento ordinario di 38 scuole in Palestina, Israele e Giordania, dove 1300 tra docenti e impiegati operano al servizio di 15mila studenti, musulmani e cristiani. Dai 30mila membri dell’Ordine, e dalle luogotenenze sparse nei cinque continenti – ha riferito il cardinale Gran Maestro - è arrivata «una risposta generosa» alla richiesta a finanziare il Fondo speciale emergenza-Covid per la Terra Santa: da maggio a settembre è stato raccolto un contributo economico extra di circa tre milioni di euro, che si è andato a aggiungere all'aiuto ordinario fornito alla diocesi latina di Gerusalemme. L’aiuto extra fornito dall’Ordine del Santo Sepolcro ha permesso di garantire sostegno economico a più di 2.400 famiglie in oltre 30 parrocchie. (GV) (Agenzia Fides 7/10/2020)
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AMERICA/NICARAGUA - Il Vescovo di Matagalpa: “Ci stiamo giocando il nostro futuro, il futuro del paese”
 
Matagalpa (Agenzia Fides) - Dopo le dichiarazioni di Mons. Mata riguardo alle ultime proposte di legge (vedi Fides 1/10/2020), anche Mons. Rolando Álvarez, Vescovo della diocesi di Matagalpa, si è espresso durante una conferenza stampa domenica scorsa: "Il Nicaragua sta vivendo un momento molto delicato e complesso. Ci stiamo giocando il nostro futuro, il futuro del paese. Perché i protagonisti politici non dovrebbero provocare una frattura sociale maggiore di quella già esistente, e dovrebbero legiferare pensando al bene comune, seguendo la Costituzione".
Secondo Mons. Álvarez "il popolo è il sovrano, da cui scaturisce il potere politico", per questo "i responsabili delle leggi devono ascoltare con umiltà il popolo e conoscere da vicino le sue esigenze". Tuttavia, le proposte di legge saranno approvate il 13 ottobre senza aver consultato la società civile.
Riguardo alla proposta di regolamento sulla criminalità informatica, il Vescovo ha avvertito: lo Stato deve essere "molto attento a non ledere le libertà fondamentali e i diritti umani universali, come il diritto di informare in modo veritiero e il diritto di esprimere liberamente i propri pensieri".
Da quando la proposta sul cybercrime è entrata in Parlamento, diverse organizzazioni contrarie al regime di Daniel Ortega e giornalisti indipendenti hanno denunciato che questa legge cerca di mettere a tacere le voci critiche, in quanto stabilisce pene detentive per i cittadini che, dal loro punto di vista, diffondono notizie ritenute false "attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione".
(CE) (Agenzia Fides 07/10/2020)
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AMERICA/MESSICO - La legge deve essere al servizio della vita e della dignità di ogni essere umano
 
Nuevo Casas Grandes (Agenzia Fides) – “Considerando la situazione che sta attraversando il nostro Paese, avvertiamo il grave pericolo che comporta un'altra iniziativa che divide, polarizza la società e frantuma l'istituzione più importante per i messicani, che è la famiglia”. Così si esprimono i Vescovi messicani mentre è al Senato della Repubblica una iniziativa che intende riformare diverse disposizioni di legge con il pretesto di promuovere il diritto alla salute dei messicani, e in particolare delle donne, dei bambini e degli adolescenti. I Vescovi invitano tutti i cittadini messicani a vigilare che tali iniziative siano orientate al bene di ogni persona coinvolta, in quanto “vediamo con preoccupazione che, alla base di queste iniziative, in realtà c'è un attacco alla vita, alla dignità della persona, alla libertà di coscienza, al superiore interesse dei bambini e all'autentico diritto alla salute”.
Il comunicato è firmato dal Presidente della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), l’Arcivescovo di Monterrey, Rogelio Cabrera Lopez, dal Responsabile della Commissione episcopale per la Vita della CEM, il Vescovo di Nuevo Casas Grandes, Jesús José Herrera Quiñones, e dal Segretario generale della CEM, Alfonso G. Miranda Guardiola, Ausiliare di Monterrey. I Vescovi ribadiscono quanto già affermato nella loro Dichiarazione del 16 luglio (vedi Fides 18/7/2020), in cui invitavano alla vigilanza su alcuni programmi di governo, leggi e provvedimenti che attentano alla dignità della persona umana e in particolare sono contro la vita.
Quindi osservano che la “cultura della morte colpisce duramente e ripetutamente il cuore del popolo messicano” ed esortano tutti coloro che sono coinvolti in questa iniziativa di riforma legislativa, “a garantire il rispetto incondizionato e il bene di ragazze, adolescenti e donne, valorizzando la dignità intrinseca di ogni essere umano dal momento del concepimento e fino alla morte naturale”. Chiedono quindi “rispetto e, soprattutto, attaccamento alla dignità e ai diritti umani dei messicani, in ogni fase della vita e in ogni circostanza”.
“Non è attraverso soluzioni ideologiche – concludono - che si dovrebbe rispondere ai bisogni della gente, in particolare a un problema così complesso come la violenza sessuale che colpisce in modo particolare le donne messicane. Questa proposta di riforma comporta un rischio enorme di produrre effetti negativi, perché può facilitare i meccanismi di vittimizzazione e sfruttamento a fini sessuali di ragazze, adolescenti e donne”. (SL) (Agenzia Fides 07/10/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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