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venerdì 13 luglio 2018

Vatican News. il card. Parolin ad Aquileia

Vatican News
Le notizie del giorno
13/07/2018
Lectio magistralis e omelia del cardinale Parolin ad Aquileia in occasione della festività dei Santi Ermacora e Fortunato 1aem.jpg
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“La guerra: una sconfitta per tutti. A cento anni dalla fine del primo conflitto mondiale”. E' il titolo della Lectio magistralis che il card. Parolin ha tenuto ieri ad Aquileia, arcidiocesi di Gorizia, in occasione della festa dei Santi Ermacora e Fortunato, patroni della Regione Friuli Venezia ... 

mercoledì 12 luglio 2017

SANTI ERMACORA, VESCOVO, E FORTUNATO, DIACONO

12 LUGLIO

SANTI ERMACORA, VESCOVO, E FORTUNATO, DIACONO, MARTIRI
PATRONI DELL’ARCIDIOCESI

Liturgia della Parola


Prima lettura 
Come un pastore passa in rassegna il suo gregge, così io passerò in rassegna le mie pecore.

Dal libro del profeta Ezechiele (34, 11-16)

Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni.
Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d'Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d'Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d'Israele.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.

Salmo responsoriale (dal salmo 22)

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia, mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.

Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Seconda lettura
Portiamo nel nostro corpo la morte di Gesù.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (4, 7-15)

Fratelli, noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.
Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita.
Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato , anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l'inno di ringraziamento, per la gloria di Dio.

Sequenza
    
Plebs fidelis Hermachorae
gratuletur in honore
de quo Marci successore
gaudet Aquilegia.

Cuius consors Fortunatus
qui est vere fortunatus
nam cum illo coronatus
passione socia.

Gentem culpa veterem
reddens fide puberem
afflictus in carcerem
Hermachora mittitur.

Qui comptentis omnibus
paenis et tortoribus
non minis, non precibus
nec terrore frangitur.

Quo praecante Dominum
pro se et pro ceteris
fulget Pater luminum
in occulto carceris.

Poncianus igitur
lumen missus caelitus
videt et efficitur
templum sanctissimus.

Fama lucis nunciatur
caeca lumen contemplatur
fide patris liberatur
puer a demonio.

Unde multi baptizati
manu sancti Fortunati
dant honorem Trinitati
credunt Dei Filio.

Quem Sevastus nomine
seu se vastans crimine
pro Christi certamine
victum tradit carceri.

Ubi simul socias
sanctas reddunt gratias
illatas iniurias
ascribentes muneri.

Noctu quorum opera
die scit religio
decollantur in carcere
prefigurat gloriae.

Quorum qui capitibus
serta dat victoriae,
nos eorum precibus
configuret gloriae. Amen.

È in festa il nostro popolo,
esulta nella gioia: onora il grande Ermacora
la Chiesa aquileiese.

A Fortunato martire
uguale onor sia dato:
la stessa prova, vinsero,
uniti nella fede.

Guidato dallo Spirito,
Ermacora converte
i peccatori e i deboli,
li libera per Cristo.

Condotto poi nel carcere
resiste ad ogni pena;
la sua preghiera illumina
l’attesa dei credenti.

Or Fortunato predica:
e chiama a vita nuova
coloro che professano
la fede trinitaria.

Incarcerato, vittima,
per Cristo lotta e vince.
Insieme al santo vescovo
il diacono si immola.

Colui che a questi martiri
il vero premio ha dato,
a noi, per loro tramite,
conceda uguale gloria. Amen.

*Traduzione integrale del testo originale:

Il popolo fedele di Ermacora
giubili in onore
di colui che, successore di Marco,
fa gioire Aquileia.

Fortunato è il suo compagno,
davvero fortunato
con lui coronato,
nella medesima passione.

Una gente antica
è ringiovanita a causa della fede;
per ciò Ermacora, afflitto,
è mandato in carcere.

Egli disprezza pene e torturatori
e non si spezza né con le minacce,
né con le suppliche,
né con il terrore.

Grazie alla sua preghiera al Signore
per sé e per gli altri,
risplende il Padre della luce
nell’oscurità del carcere.

Ponziano, dunque,
vede una luce mandata dal cielo
e diventa, anch’egli,
un tempio santissimo.

La fama della luce viene annunciata
una cieca vede la luce,
un fanciullo viene liberato dal demonio
per la fede del padre.

Pertanto, molti sono stati battezzati
dalla mano di san Fortunato,
rendono onore alla Trinità
e credono al Figlio di Dio.

E un tale, Sevasto di nome
o devastato dal crimine,
dopo averlo vinto nella battaglia per Cristo
lo consegna al carcere.

Lì insieme
rendono grazie a Dio
per le offese subite
che loro reputano un dono.

Grazie alla loro notte
la fede conosce il giorno
in carcere vengono decapitati
e si anticipa la gloria.

Colui che cinge le loro fronti
delle corone di vittoria,
per le loro preghiere
ci trasfiguri nella gloria. Amen.

Canto al Vangelo (cfr. Mt 5,10)

Alleluia, alleluia, alleluia.

Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.

Alleluia, alleluia, alleluia.

Vangelo
Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi.
                  
Dal vangelo secondo Giovanni (15, 18-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: "Un servo non è più grande del suo padrone". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».



giovedì 9 luglio 2015

Un affresco per ricordare Mons. Battisti arcivescovo di Udine

A tre anni dalla morte dell’arcivescovo, monsignor Alfredo Battisti, indimenticato pastore della Chiesa udinese dal 1973 al 2000, l’arcidiocesi, nel solco della tradizione, ne ha fatto eseguire il ritratto a fresco nella “Sala del trono” al primo piano del Palazzo arcivescovile. Venerdì 10 luglio, alle ore 18, significativamente a ridosso della ricorrenza dei patroni della diocesi e della città di Udine, Santi Ermacora e Fortunato, monsignor Andrea Bruno Mazzocato svelerà il ritratto del suo predecessore che si unirà dunque alle immagini dei patriarchi di Aquileia e arcivescovi dell’arcidiocesi metropolita di Udine, a testimonianza della memoria e della continuità bimillenaria della Chiesa locale. Allo svelamento seguirà la commemorazione di monsignor Battisti da parte di monsignor Duilio Corgnali, vicario foraneo di Tarcento; don Luciano Liusso, parroco di Pasian di Prato che fu suo segretario, ne presenterà il diario “Le confessioni di un vescovo”; a conclusione l’esecutrice del ritratto, la pittrice Tamara Zambon, tratteggerà la genesi e i risultati dell’opera. 

martedì 13 luglio 2010

Omelia dell’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato



Santa Messa in occasione della festa liturgica dei santi Ermacora e Fortunato,
patroni dell’arcidiocesi e della citta’ di Udine.
(Cattedrale, 12 luglio 2010, ore 10.30)
La celebrazione dei santi Patroni Ermacora e Fortunato ci fa ripercorrere il nostro passato
fino a giungere al tempo in cui iniziata la storia della nostra Arcidiocesi.
Attraverso le rotte marittime tra oriente e occidente e le vie consolari romane, giunse
anche nella grande città di Aquileia una Parola nuova, la parola del Vangelo di Gesù. La
portarono persone che erano state conquistate dalla Parola del Signore, vi avevano
creduto e ne parlavano con una convinzione tale che a volte giungeva al martirio. Quei
primi missionari erano donne e uomini comuni, senza peso sociale o politico, per cui i loro
discorsi avrebbero dovuto perdersi in mezzo alla vita frenetica e al frastuono della grande
città di Aquileia.
Ma non successe così. Le parole del Vangelo si diffusero in modo incontenibile anche
quando il potere politico tentò di soffocarle martirizzando i missionari. Esse non erano
deboli parole di una dottrina umana ma erano Parola di Dio che veniva seminata in mezzo
agli uomini e aveva in sé la forza divina di convincere, cambiare le mentalità, trasformare i
cuori.
Tra i primi missionari del Vangelo c’era Ermacora che fu consacrato Vescovo per guidare
la piccola comunità formata da coloro che avevano accolto con fede la parola del Vangelo
e avevano deciso di vivere non più da pagani ma come Gesù insegnava.
Come sappiamo, quella prima comunità cristiana crebbe velocemente non solo in Aquileia
ma nel territorio circostante fino alle più lontane vallate nelle quali troviamo ancora
antichissime chiese e battisteri.
La parola del Vangelo ha cambiato il volto di questa terra e delle sue popolazioni. Vi ha
piantato la Chiesa e ha forgiato la mentalità, la cultura, l’identità del popolo friulano.
S. Ermacora, primo vescovo di Aquileia martirizzato con il suo diacono Fortunato, ci
ricorda oggi una verità storica. Noi ci sentiamo giustamente eredi della fede e della cultura
della Chiesa di Aquileia. Ma in che cosa consiste questa eredità? La vera eredità sono le
parole del Vangelo di Gesù seminate dentro la città pagana di Aquileia, senza le quali, inFriuli, non ci sarebbe stata la Chiesa con tutto ciò che ha significato e significa; non ci sarebbero stati quei valori che sono la nostra civiltà e identità. Questa è la verità storica e incontrovertibile che i Santi Patroni ci ricordano.
Proprio per invitare tutti a non perdere la grande eredità di Aquileia ho scritto una Lettera
pastorale dal titolo: «“Ascolta, figlio le mie parole”. Per essere una Chiesa guidata dalla
Parola di Dio». Invito le comunità e i singoli cristiani a trovare il tempo per ascoltare,
leggere e meditare la Sacra Scrittura e, in particolare, il Vangelo. Nella Sacra Scrittura –
che abbiamo tradotto anche nella nostra lingua friulana – è contenuta la Parola di Dio che
costituisce la vera eredità di Aquileia. Se la perdiamo di vista ci disorientiamo dentro una
babele di discorsi e di immagini che passano velocemente e che generano
quell’incertezza di fondo che chiamiamo soggettivismo o relativismo.
Senza la luce del Vangelo ci disorientiamo quando ci troviamo a vivere esperienze
dolorose e drammatiche che pongono le questioni più gravi che la nostra civiltà è chiamata
oggi ad affrontare.
Non possiamo più evitare di interrogarci, nemmeno qui a Udine, su cosa significhi
rispettare la vita umana dal suo concepimento alla sua morte terrena, su quale sia la
giusta solidarietà verso una persona che ha sempre diritto alla sua vita anche in stato di
estrema debolezza, su come si accompagna un essere umano verso la morte fisica con la
consapevolezza che non sta sparendo nel nulla ma sta andando verso la vita eterna, sul
valore intangibile della differenza sessuale di maschio e femmina grazie alla quale avremo
ancora famiglie e figli per il nostro futuro.
Il Vangelo, interpretato anche dal Magistero della Chiesa, è la luce indispensabile per
comprendere bene queste gravi questioni e per affrontarle con la giusta responsabilità. E,
permettete che aggiunga, per affrontarle anche con il giusto stile e linguaggio.
Quando tocchiamo il mistero della vita, della morte, della dignità della persona e
dell’amore umano siamo chiamati ad un rispetto che chiede un modo di esprimersi
delicato, dignitoso, sobrio. Purtroppo nei mezzi di comunicazione assistiamo ad una triste
tendenza, a trattare in modo banale – per non dire sguaiato – i misteri più grandi e delicati
dell’esistenza umana. Il popolo friulano può dare esempio di serietà e nobiltà grazie alla
sua grande eredità cristiana che ha formato le coscienze. In questo abbiamo anche un
dovere di giustizia verso i figli che crescono in mezzo a noi e che respirano ogni giorni lo
stile, gli interessi, i modi di fare e di esprimersi che caratterizzano la nostra città e i nostri
paesi.
Permettete che aggiunga un’ultima riflessione. La luce del Vangelo ha sempre reso
sensibile il cuore dei cristiani e li ha aiutati a sentire la voce flebile di chi è debole e ad
accorgersi di chi sta nell’ombra per povertà o disagio sociale. Anche questa è una grande
eredità che ha suscitato, anche in questa terra, santi della carità e va tenuta viva nella
nostra città e nel nostro popolo friulano.
In questo tempo di crisi sono aumentati i poveri anche tra di noi: famiglie improvvisamente
senza lavoro, giovani che patiscono disadattamenti perché non trovano prospettive
dignitose, immigrati che silenziosamente spariscono e tanti altri. Forse non li ascoltiamo e
non ne parliamo abbastanza, col rischio che chi è più sicuro pensi a garantire solo se
stesso.
L’invito di Gesù a “partire dagli ultimi” resta la prima regola di una buona programmazione
economica che assicura una vita sociale serena e solidale. Sia la guida per tutti e, in
particolare, per coloro che devono decidere per tutti la distribuzione delle risorse.
“Ascolta, figlio, le mie parole”: questo è l’invito che Dio fa ad ogni uomo. E’ l’invito che oggi
ci ripetono i santi patroni Ermacora e Fortunato e che ho pensato di riproporre a tutta la
Diocesi per il prossimo anno pastorale. Recuperiamo le parole sante di Dio e del Vangelo
e manterremo vitale la civiltà nata ad Aquileia.

domenica 11 luglio 2010

SS. Ermacora e Fortunato: celebrazioni

Prima lettera pastorale di mons. Mazzocato   versione testuale
La consegna domenica 11 luglio alle 20.30 in cattedrale a Udine

UDINE (10 luglio, ore 22) - «Si avvicina la festa dei Patroni della nostra Arcidiocesi, i santi Ermacora e Fortunato, con la bella tradizione che vede l’Arcivescovo celebrare i primi vespri della festa assieme ai sacerdoti, ai diaconi e agli operatori pastorali. È anche l’occasione nella quale l’Arcivescovo presenta le linee del prossimo anno pastorale».
Inizia con queste parole l’invito di mons. Andrea Bruno Mazzocato ai suoi collaboratori impegnati nelle parrocchie e nelle foranie ad essere presenti domenica 11 luglio in Cattedrale alle ore 20.30 per, appunto, la celebrazione dei primi vespri dei Santi Patroni e la presentazione dell’anno 2010/2011 (animata da alcune cantorie parrocchiali dirette dal m° Giovanni Zanetti). Durante questo speciale momento di fede, di preghiera e di riflessione mons. Mazzocato consegnerà a tutta la Chiesa diocesana la lettera pastorale «Ascolta, Figlio, le mie parole (Prov. 4,10). Per essere una Chiesa guidata dalla Parola di Dio».
L’Arcivescovo scrive ancora: «Ho pensato, infatti, di proporre l’ascolto della Parola di Dio come primo tema del mio ministero episcopale tra voi. Esso ci accompagnerà nel prossimo anno. Indicare il cammino unitario della Chiesa Udinese per tempo, così come i Consigli presbiterale e pastorale diocesani avevano suggerito durante il loro mandato, permette ad ogni forania di programmare le proprie attività e dare inizio, tutti assieme, al nuovo anno. Secondo l’orientamento diocesano collaudato, ogni forania è invitata ad iniziare l’anno pastorale 2010-2011 il 19 settembre con una celebrazione appositamente preparata».
Durante la celebrazione di domenica 11 luglio l’Arcivescovo consegnerà, come ha fatto negli ultimi anni il suo predecessore mons. Pietro Brollo, i «mandati pastorali» a quei laici, già impegnati come referenti d’ambito, che rispondendo alla chiamata, si dichiarano disponibili al servizio in forania. «Confermerò quelli in scadenza e ne aggiungerò di nuovi sulla base delle indicazioni dei vicari foranei», evidenzia l’Arcivescovo.
Il quadro delle celebrazioni a Udine per i Patroni dell’Arcidiocesi si completerà lunedì 12 luglio (memoria liturgica dei Santi Ermacora e Fortunato) con la solenne celebrazione in Cattedrale che sarà presieduta alle ore 10.30 dall’Arcivescovo (accompagnata dalla Cappella musicale diretta dal m° Gilberto
Della Negra). Al termine della liturgia eucaristica, alle 11.30, si terrà la tradizionale benedizione della città con le reliquie dei Santi Patroni dal sagrato della Cattedrale. Tutti i fedeli sono invitati a partecipare a questa celebrazione e le parrocchie della città sono invitate a partecipare con la propria croce astile alla processione di inizio.
La festa dei Santi Patroni si concluderà, sempre in Cattedrale, con il canto dei secondi Vespri, presieduti dall’Arciprete mons. Luciano Nobile (l’Arcivescovo è impegnato nelle celebrazioni regionali ad Aquileia) e accompagnati dall’«Aquilejensis Chorus » diretto dal m° Ferdinando Dogareschi.
L'Arcivescovo firma la lettera pastorale
L'Arcivescovo firma la lettera pastorale

Foglio Parrocchiale:Domenica 11 Luglio 2010



domenica 12 luglio 2009

Al pozzo di Giacobbe per ascoltarsi!

Mons. Pietro Brollo annuncia il tema dell'anno pastorale 2009/2010
"Comunità cristiane capaci di vivere e trasmettere la fede oggi. Al pozzo di Giacobbe per ascoltarsi".


Le croci astili presenti in Cattedrale
Le croci astili presenti in Cattedrale
Nel corso della celebrazione dei primi Vespri dei Santi Patroni Ermacora e Fortunato, sabato 11 luglio, in una Cattedrale gremita di fedeli e dalla presenza unanime di tutte le foranie dell'Arcidiocesi di Udine - rappresentate dalle loro croci astili ornate da nastri multicolori -, l'Arcivescovo mons. Pietro Brollo ha annunciato il tema del prossimo anno pastorale 2009/2010, racchiuso nello slogan "Comunità cristiane capaci di vivere e trasmettere la fede oggi. Al pozzo di Giacobbe per ascoltarsi".
Il riferimento è all'episodio evangelico nel quale Gesù, presso il pozzo di Giacobbe, inizia un dialogo con una Samaritana - considerata dagli ebrei una credente non "ortodossa", e inoltre stigmatizzata per la sua una vita moralmente disordinata - facendone emergere i più profondi desideri e aspirazioni, che trovano risposta solo nella fede in Dio.
Lo stesso impegno sarà dei cristiani friulani nel corso dei prossimi mesi. "E' importante metterci in ascolto della cultura del nostro tempo - ha affermato l'Arcivescovo - per discernere i semi del Verbo già presenti in essa, anche al di là dei confini visibili della Chiesa. Ascoltare le attese più intime dei nostri contemporanei, prendere sul serio desideri e ricerche, cercare di capire cosa fa ardere i loro cuori e cosa invece suscita in loro paura e diffidenza. E' importante per poterci fare servi della loro gioia e della loro speranza".
Ecco il Testo integrale dell'omelia:

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,

lo spirito con cui siamo chiamati a vivere la proposta del nuovo Anno Pastorale è ben delineato da san Paolo nel breve tratto della lettera ai Romani che è stato appena proclamato; esso ci invita a superare ogni timore circa le difficoltà che possiamo incontrare nel testimoniare il Vangelo di Cristo al mondo di oggi. L’Apostolo infatti ci ripete con fermezza: “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati” (Rm 8,35. 37).

La festività dei santi Patroni Ermacora e Fortunato, di cui celebriamo i Primi Vespri, ci è di ulteriore stimolo perché non ci venga mai a mancare il coraggio di proclamare la Parola, giacché ci accompagna e ci assiste sempre lo Spirito del Signore; abbiamo bisogno infatti ogni giorno e in ogni circostanza di una perenne Pentecoste: di fuoco nel cuore, di parola sulle labbra, di profezia nello sguardo.

Per tre anni (2006/2009) abbiamo percorso come diocesi un cammino unitario all’insegna del tema-orizzonte “Comunità cristiane capaci di vivere e trasmettere la fede oggi”.

La scelta, condivisa positivamente dalle parrocchie e dalle foranie, di puntare tutti verso la stessa direzione, seppur con modalità diverse:

- ha reso più visibile una Chiesa-comunione,

- ha sollecitato le parrocchie a mettersi in rete nelle foranie per condividere obiettivi pastorali comuni,

- ha messo in relazione tra di loro gli operatori pastorali,

-è diventata occasione di formazione comune per presbiteri e laici.

L’importanza del cammino fatto, ma certamente non completato, mi spinge tuttavia ad accogliere la proposta dell’Assemblea pastorale diocesana del 9 maggio scorso, di “regalarci ulteriore tempo” per assimilare il tema della “traditio fidei” ed approfondire le esperienze pastorali solamente abbozzate nel triennio che si è appena concluso. Questa maturazione si dimostra necessaria, poiché risulta chiaro che essa non può risultare superficiale, né parziale o incostante. Infatti non si trasmette efficacemente la fede:

- se non si vivono relazioni autentiche con Dio e gli uomini (2006/7);

-se non si ascolta e non si dialoga con la complessità e la fragilità della società contemporanea (2007/8)

-se non si vivono e testimoniano le dinamiche proprie della festa e della festa cristiana (2008/9).

E’ una maturazione che deve coinvolgere non solo gli operatori pastorali, ma l’intera comunità parrocchiale con una costanza nell’impegno tale da offrire la possibilità di consolidare le buone abitudini o prassi pastorali che si sono appena individuate.

C’è la necessità inoltre di maturare una chiara consapevolezza che la trasmissione della fede non si realizza se non ci si immerge nel mondo di oggi, apprendendone i nuovi linguaggi, per cogliere il positivo che avanza e attrezzarci con una capacità di dialogo che ci faccia usare terminologie, gesti ed atteggiamenti in grado di essere colti dai nostri contemporanei.

Per raggiungere questo obiettivo diventa indispensabile mettersi in ascolto delle situazioni vitali delle persone e delle comunità: in altri termini, in ascolto del nostro mondo; ascolto che non avvenga dall’alto o dal di fuori, ma che lo si realizzi, vivendoci dentro.

Mi pare significativo a riguardo di una modalità di ascolto di poter presentare come icona espressiva del prossimo anno pastorale “la Samaritana al pozzo di Giacobbe in dialogo con Gesù”. Egli infatti non solo non disdegna, ma ricerca questo dialogo con una persona che lui sa avere sete di conoscenza e di verità, dentro una vita disastrata; un dialogo che trasformerà la Samaritana in un’autentica “missionaria”, testimone del Messia.

Ciò significa che anche noi dobbiamo promuovere nelle comunità la coscienza di diventare sempre più “Chiesa in missione nel proprio tempo”. Dunque una Chiesa in dialogo con il mondo, guardato “con simpatia”, capace di annunziare in Vangelo a tutti anche, come si usa dire, “uscendo dalla soglia”.

Mi sembra quindi che la domanda che diventa sempre più pressante non è solo quella che chiede “come entro in chiesa, ma come esco dalla chiesa”, con quale proposito. L’aiuto ricevuto dall’ascolto della parola di Dio e dalla partecipazione all’Eucaristia dovrebbe alimentare in noi la passione di una fede vissuta che ci spinge ad incontrare non solo chi entra in chiesa, ma anche chi si sente estraneo, o interessato solo occasionalmente, o che vive in situazioni irregolari, chi non crede più, chi non ha mai creduto o solo pensa di non credere.

Si tratta di iniziare un dialogo come Gesù ha fatto con la Samaritana; sì, perché è lui che inizia il dialogo!

L’opera di evangelizzazione da parte di Gesù è così riassunta nella predicazione di Pietro: «Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui» (At 10,38). Gesù è passato facendo il bene: ha condotto una vita buona, nel senso che ha aiutato gli altri a far emergere il potenziale di bene e di vita che li abitava, liberandoli dal potere del demonio e risanandoli dalle contraddizioni di cui erano prigionieri. Per questo Egli è stato anche un ascoltatore attento del suo tempo, capace di valorizzare tutto il bene disseminato in Israele e nella cultura del suo popolo.

Il Vangelo è il più grande dono di cui disponiamo noi cristiani. Perciò dobbiamo condividerlo con tutti gli uomini e le donne che sono alla ricerca di ragioni per vivere, di una pienezza della vita e oggi aumenta sempre più il numero di coloro che, nel disorientamento della vita di oggi, si mettono in atteggiamento di ricerca, alle volte, purtroppo, su strade sbagliate.

“Perché – dice il profeta Geremia - il mio popolo ha commesso due iniquità:

essi hanno abbandonato me,

sorgente di acqua viva,

per scavarsi cisterne, cisterne screpolate,

che non tengono l’acqua”. (Ger 2, 13)

E’ importante metterci in ascolto della cultura del nostro tempo, per discernere i semi del Verbo già presenti in essa, anche al di là dei confini visibili della Chiesa. Ascoltare le attese più intime dei nostri contemporanei, prenderne sul serio desideri e ricerche, cercare di capire che cosa fa ardere i loro cuori e cosa invece suscita in loro paura e diffidenza, è importante per poterci fare servi della loro gioia e della loro speranza, secondo l’insegnamento di san Paolo: “Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia…” (2 Cor 1, 24)

Non possiamo affatto escludere, inoltre, che i non credenti abbiano qualcosa da insegnarci riguardo alla comprensione della vita e che dunque, per vie inattese, il Signore possa in certi momenti farci sentire la sua voce attraverso di loro.

Questa prospettiva pastorale così allargata esige in modo ancora più evidente la necessità del coinvolgimento e della corresponsabilità di tutte le componenti ecclesiali e quindi dei laici in particolare.

L’esperienza ecclesiale del “camminare insieme”, presbiteri e laici, secondo l’ecclesiologia del Vaticano II ripresa dal Sinodo udinese V, sta fortunatamente radicandosi sempre più nelle nostre comunità.

Il documento “Il referente pastorale laico. Orientamenti pastorali”, che ho ufficialmente consegnato nella festa dei Santi Patroni del 2008, ha segnato in modo importante il cammino di questo ultimo periodo promuovendo e riconoscendo nella nostra Chiesa locale una ministerialità laicale sempre più diffusa. I mandati ai Referenti foraniali d’ambito e quelli che stanno maturando relativamente ai Referenti di comunità ne sono una prova tangibile.

Si tratta di continuare a testimoniare la comunione e la corresponsabilità in parrocchia, in forania e in diocesi cercando di colmare alcuni ritardi evidenti dovuti ad impostazioni ecclesiologiche divergenti da quelle conciliari e sinodali. Solo formandosi e progettando insieme si potranno produrre forme ecclesiali ed evangeliche valide di trasmissione responsabile della fede.

A questo riguardo mi piace qui sottolineare la presenza anche stasera di alcuni laici che quest’anno si sono resi disponibili a ricevere il “mandato” di referente pastorale, unendosi così alla schiera di coloro che hanno fatto questo passo negli anni precedenti ed in attesa che altri ancora abbiano la generosità di proporsi.

Chiudendo la Lettera Pastorale “Signore sulla tua Parola…”, richiamavo ciò che il Signore disse ad Abramo, il padre di tutti i credenti che sperò contro ogni speranza, quando gli disse.”Esci dalla tua terra e va…” (cf. Gen 12,1).

“La missione è elemento costitutivo ed essenziale del nostro essere Chiesa. Essa non può rimanere chiusa in se stessa, ma con l’assistenza dello Spirito santo essa deve continuare l’annuncio di salvezza ricevuto dagli apostoli. Lo stile della missione per l’annuncio del Vangelo implica che guardiamo con occhi nuovi la realtà e ascoltiamo con amore e empatia gli uomini e le donne, i giovani e gli anziani di oggi. Tutti siamo chiamati a guardare il “mondo” con occhi di amore, per scoprirvi le cose belle o tristi, ma con il desiderio di cogliere i germi del futuro…” e ripeto quanto detto sopra, mettersi in atteggiamento di missione “con il fuoco nel cuore, la parola sulle labbra, la profezia nello sguardo”.

L’anno pastorale 2009/2010, in conclusione, può essere sintetizzato con queste parole:

“Comunità cristiane capaci di vivere e trasmettere la fede oggi.

Al pozzo di Giacobbe per ascoltarsi”.

L’intercessione dei nostri santi Patroni Ermacora e Fortunato, l’assistenza della Vergine Maria, Madre della Chiesa, la lunga schiera dei santi e dei martiri che sono gloria della nostra Chiesa, l’entusiasmo di san Paolo che abbiamo appena commemorato ci infondano coraggio per essere gioiosi testimoni di Cristo per tutto il nostro amato Popolo Friulano.

Mandi e sia lodato Gesù Cristo.

Udine, 11 Luglio 2009

Festa dei santi Patroni

X Pietro Brollo

Arcivescovo di Udine


Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...