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ASIA/INDIA - La Chiesa rinnova il suo impegno per il dialogo per l'armonia sociale | |||
Bangalore (Agenzia Fides) - La Chiesa in India è impegnata e continuerà ad impegnarsi a promuovere il dialogo e l'armonia sociale, anche e soprattutto nel mezzo di conflitti o crisi sociali e politiche: lo afferma il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay e Presidente della Conferenza dei Vescovi cattolici dell'India (CBCI), aprendo la 34a Assemblea plenaria della Conferenza episcopale, che si tiene ogni due anni. L'incontro dei Vescovi, in corso dal 13 al 19 febbraio a Bangalore, è incentrato sul tema "Il dialogo, via alla verità e carità". "La Chiesa è sempre stata al servizio della società", ha ricordato il Cardinale, rimarcando la necessità del dialogo "nel mosaico di culture, lingue e diversità etniche" costitutive dell'India. All'inizio di un nuovo decennio, la Chiesa cattolica in India ribadisce il suo impegno nel dialogo con tutti i gruppi e le componenti della società: questo include organismi civili, governo e organizzazioni non governative, comunità religiose, al fine di "creare un ambiente pacifico e armonioso dove possano vivere come veri cittadini dell'India, con tutte le sue ricchezze", ha rimarcato il Porporato. Il Cardinale ha assicurato che la Chiesa in India continuerà a "vivere i valori evangelici di pace, gioia e armonia, lavorando sempre per il bene dell'intera umanità". "Metto nelle mani del Signore questa Assemblea plenaria e prego affinché i frutti delle decisioni possano ispirarci a continuare a costruire ponti, comprendendo il prossimo e camminando con lui, indipendentemente dalla sua casta, credo, etnia" ha ribadito. L'Assemblea plenaria dei Vescovi si era soffermata su un simile tema 20 anni fa: la Chiesa indiana vuole dare ora nuovo slancio e vitalità a questo tema, rafforzando reti e istituzioni per migliorare il dialogo, ha spiegato il Cardinale. "La Chiesa in India è stata una pioniera nell'istruzione, nei servizi medici e sanitari, offrendo un prezioso contributo al progresso sociale. La Chiesa è sempre stata la luce del mondo e ha aiutato anche gli altri a testimoniare la stessa luce e verità. La Chiesa è sempre fedele a tali alti ideali", ha affermato. Nei giorni di riunione, i partecipanti all'Assemblea si confrontano sul tema centrale, al fine di scoprire nuove strade per promuovere il dialogo e l'unità all'interno e all'esterno della comunità cristiana. Ad alcune sessioni assembleari sono invitati anche rappresentanti di altre religioni per condividere le loro opinioni e offrire il loro punto di vista. Il Vescovo Joshua Mar Ignathios, Vicepresidente della CBCI e Segretario generale ad interim, ha confermato che "la Chiesa cattolica in India crede fermamente che il dialogo con diversi gruppi, religioni, entità etniche e culturali compresi tutti gli organismi civili, governativi e non, è necessario per creare un ambiente pacifico e armonioso affinché tutti possiamo vivere come autentici cittadini, depositari di dignità e diritti inalienabili". La CBCI ha compiuto 75 anni, ed è una delle più grandi Conferenze episcopali al mondo. Include Vescovi da 174 diocesi, oltre 200 Vescovi attivi e 64 Vescovi emeriti. Attraverso le sue varie Commissioni, la Conferenza organizza servizi pastorali e sociali per i fedeli e per tutti i cittadini indiani, senza alcuna discriminazione, nel campo, dell'istruzione, dell'assistenza sociale, dell'assistenza sanitaria, dello sviluppo. La Chiesa cattolica in India ha più di 60.000 sacerdoti e 90.000 suore. Gestisce inoltre più di 54.000 istituti di istruzione, che servono 60 milioni di studenti di diverse religioni, e oltre 20.000 ospedali, cliniche, dispensari e altri centri sanitari. (SD-PA) (Agenzia Fides 14/2/2020) | |||
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ASIA/INDIA - Aiuti alle minoranze religiose e ai dalit dal governo dell'Orissa | |||
Bhubaneswar (Agenzia Fides) - Il governo dello stato dell'Orissa, guidato dal Primo Ministro Shri Naveen Patnaik, ha stanziato 16 milioni di rupie indiane (oltre 200mila euro) come speciale contributo a istituzioni religiose e sociali delle minoranze religiose cristiane e musulmane presenti nello Stato, anche al fine di creare strutture per i pellegrini della comunità. Come appreso da Fides, i fondi saranno erogati dallo "Special Problem Fund", fondo statale dedicato a interventi in situazioni di particolare necessità. Circa 60 rappresentanti della comunità cristiana e musulmana hanno incontrato il Primo Ministro Naveen Patnaik il 13 febbraio, esprimendo "gratitudine per il sostegno finanziario allo sviluppo delle minoranze", ha detto a Fides mons. Prasanna Pradhan, Vicario generale dell'Arcidiocesi di Cuttack-Bhuabaneswar, a nome della comunità cristiana dell'Orissa. A beneficiarne saranno diversi istituti musulmani e cristiani, tra i quali la comunità delle Missionarie della Carità. "Le suore di Madre Teresa sono grate a Naveen Patnaik per aver intitolato una strada a Madre Teresa il 4 settembre 2016. Nel nome della nostra santa, continueremo a offrire il nostro contributo all'umanità attraverso il servizio e la carità al prossimo" ha detto Rangina Kerketta, Superiora delle Missionarie della Carità a Bhubaneswar. Il governo dell'Orissa ha emesso anche un altro provvedimento del governo che ha istituito una speciale Commissione per le classi svantaggiate, organismo dedicato all'opera specifica di trovare strade per la promozione sociale, economica e culturale delle popolazioni arretrate, dei poveri, dei fuoricasta, dei dalit che, secondo dati ufficiali, costituiscono il 54% della popolazione totale dello stato. La Commissione si occuperà di promuovere soprattutto il percorso di istruzione e la formazione professionale tra le fasce sociali più povere e deboli nello stato dell'Orissa. (PN-PA) (Agenzia Fides 14/2/2020) | |||
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ASIA/SIRIA - Il Parlamento siriano riconosce e condanna il Genocidio armeno | |||
Damasco (Agenzia Fides) – L’Assemblea del popolo siriano, nella seduta di giovedì 13 febbraio, ha approvato all’unanimità una risoluzione che riconosce come “Genocidio” la tragedia storica dei massacri di armeni perpetrati nella Penisola anatolica negli anni 1915-1916. “Il Parlamento” riferisce un comunicato diffuso dai media ufficiali siriani, “riconosce e condanna il Genocidio commesso contro gli Armeni dallo Stato ottomano all’inizio del XX secolo”. Con il voto di ieri, la Siria diventa il primo Paese arabo a riconoscere ufficialmente, e ai massimi livelli istituzionali, la natura genocidaria delle persecuzioni pianificate scatenate 105 anni fa contro le popolazioni armene dei territori dell’attuale Turchia. La risoluzione dell’Assemblea del popolo siriano arriva dopo settimane di tensioni tra Ankara e Damasco, seguite agli scontri tra le forze militari dei due Paesi consumatesi nella provincia siriana nord-occidentale di Idlib, dove l’esercito governativo siriano sta assediando le ultime aree controllate da milizie islamiste. Il riconoscimento del Genocidio armeno da parte della Siria ha provocato l’immediata reazione ufficiale della Turchia: Hamy Aksoy, portavoce del Ministero degli Esteri turco, ha pubblicato una dichiarazione durissima, in cui la risoluzione siriana di condanna del “cosiddetto genocidio” armeno viene bollata come “l'immagine dell'ipocrisia di un regime che da anni ha assecondato ogni tipo di carneficina nei confronti del proprio popolo, comprese quelle contro i bambini; un regime che ha causato la fuga di milioni di propri connazionali ed è rinomato per la sua spregiudicatezza nell'uso di armi chimiche”. Il 4 marzo 2015, l'Assemblea del popolo siriano aveva già dedicato al Genocidio armeno una “sessione commemorativa”. L'iniziativa, promossa in particolare dalla parlamentare siriana cristiana Maria Saadeh, aveva visto il coinvolgimento dei membri dei Comitati parlamentari per le relazioni estere e la partecipazione dell'Ambasciatore della Repubblica di Armenia in Siria, Arshak Poladyan, che nel suo intervento aveva ricordato l’accoglienza ricevuta cento anni prima, proprio in Siria, dagli armeni che fuggivano dai massacri pianificati dal governo dei Giovani Turchi. Di recente (vedi Fides 18/5/2019), un appello a ritornare in Siria e a ricostruire le proprie case devastate dal conflitto è stato rivolto dal Presidente Bashar Assad agli armeni siriani che negli anni del conflitto sono fuggiti dal Paese, trovando rifugio in Libano, in Armenia o in altri Paesi del Medio Oriente e dell’Occidente. L’esplicita richiesta di rimpatrio rivolta ai profughi armeni è stata espressa dal leader siriano in occasione del suo incontro con Aram I, il Catholicos armeno apostolico della Gran Casa di Cilicia, ricevuto a Damasco dal Presidente Assad martedì 14 maggio. In quella occasione, i media governativi siriani avevano riportato anche gli elogi rivolti in quella circostanza da Assad allo “spirito patriottico” dei siriani armeni, da lui definiti “cittadini esemplari”: il Presidente siriano aveva esaltato il contributo da loro offerto alla difesa dell'unità nazionale di fronte al tentativo di smembramento del Paese messi in atto da quella che Assad aveva definito come “barbarie terrorista”. Assad aveva anche paragonato la brutalità da lui attribuita a tale “barbarie terrorista” con la ferocia dei massacri commessi dagli ottomani contro il popolo armeno. (GV) (Agenzia Fides 14/2/2020) | |||
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AMERICA/ARGENTINA - Liberiamoci dall’indifferenza e dal sensazionalismo mediatico, guardiamo la realtà angosciante degli indigeni | |||
Buenos Aires (Agenzia Fides) – Un invito a guardare, alla luce dell’Esortazione apostolica Querida Amazonia appena pubblicata, “la realtà angosciante che vivono i popoli e le comunità indigene e anche creole del Chaco argentino, per la denutrizione e morte dei bambini, la mancanza di acqua potabile e altri flagelli”, è stato lanciato dalla Commissione episcopale di Pastorale aborigena della Conferenza episcopale argentina. Nel messaggio, pervenuto all’Agenzia Fides, che porta la data odierna ed è firmato da Mons. Luis Scozzina, Vescovo di Oran; Mons. Juan José Chaparro, Vescovo di Bariloche, e da Mons. Ángel José Macin, Vescovo di Reconquista, i Vescovi affermano: “Non possiamo dare risposte immediate alle urgenze sociali e sanitarie che molte comunità vivono, ma assumere una attitudine misericordiosa che ci liberi dall’indifferenza e dal sensazionalismo mediatico e ci renda solidali con le sofferenze dei più dimenticati”. Citando le parole di Papa Francesco nell’Esortazione Querida Amazonia sulla situazione dei popoli aborigeni, la Commissione episcopale ammonisce: “Una società che non è in grado di prendersi cura dei bambini e dei gruppi più vulnerabili corre seri rischi di implosione e morte. Non possiamo ipotecare il futuro né lasciare che ci rubino la speranza”. Nella conclusione del messaggio, i Vescovi ribadiscono la necessità di ascoltare il grido delle comunità indigene, che interpella la Chiesa e la società, e chiama a dialogare con le organizzazioni della società civile, con il governo locale, provinciale e nazionale, allo scopo di intraprendere azioni concrete che modifichino la tragica realtà attuale. (SL) (Agenzia Fides 14/2/2020) | |||
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AMERICA/MESSICO - Un “continente in uscita”: Seminario dei Missiologi, Assemblea continentale delle POM e lancio del CAM 6 | |||
Città del Messico (Agenzia Fides) – Tre importanti avvenimenti si svolgono in questi giorni a Città del Messico, che riguardano la conversione pastorale e missionaria della Chiesa nel continente americano nella prospettiva della Evangelii Gaudium di Papa Francesco. Il primo, che si apre oggi, è destinato ai missiologi. Dal 14 al 16 febbraio si tiene infatti il Seminario continentale dei Missiologi, che ha lo scopo di innescare una riflessione accademica sul contenuto e sulla metodologia dell'insegnamento della teologia e della missiologia in America. Questo spazio di studio, riflessione e discussione, sotto il titolo “Tras-formarsi per Con-formare una chiesa in Uscita”, cercherà di rispondere alle attuali sfide della missione ad gentes, offrendo un contributo alla maturazione missionaria delle comunità, dei pastori e delle istituzioni continentali. Domenica 16 febbraio, nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, avrà luogo la celebrazione per il lancio ufficiale del cammino verso il VI Congresso Missionario Americano (CAM6), che si terrà a Porto Rico nel 2023. La Messa sarà presieduta dall’Arcivescovo Sua Ecc. Mons. Giampietro Dal Toso, Segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie (POM). Sarà concelebrata da numerosi Vescovi e sacerdoti, oltre che dai Direttori nazionali delle POM di tutta l’America, che dal giorno seguente, 17 febbraio e fino al 20 daranno vita all'Assemblea continentale delle POM. Si prevede la partecipazione dei rappresentanti di 23 nazioni americane. In questo contesto, particolare attenzione sarà data al contributo delle POM all’evangelizzazione dei giovani, nella prospettiva del recente Sinodo dei Vescovi sui giovani, e alla situazione sociopolitica di ogni paese in chiave missionaria. (CE) (Agenzia Fides 14/02/2020) | |||
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AFRICA/BURKINA FASO - Nomina del Rettore del Seminario filosofico “Santi Pietro e Paolo” a Ouagadougou | |||
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 25 aprile 2019 ha nominato Rettore del Seminario maggiore filosofico interdiocesano “Santi Pietro e Paolo” nell’arcidiocesi di Ouagadougou, in Burkina Faso, il rev. Guy Mukasa Sanon, del clero arcidiocesano di Bobo-Dioulasso. Il nuovo Rettore è nato il 14 settembre 1968 a Toussiana (Burkina Faso) ed è stato ordinato sacerdote nel 1996. Si è formato presso il Seminario minore di Nasso (Bobo-Dioulasso), il Seminario maggiore “Saint Jean” (Ouagadougou) e il Seminario maggiore di Koumi. Ha conseguito la laurea in Filosofia all’Université Catholique de l’Afrique de l’Ouest (Abidjan, Costa d’Avorio) ed il dottorato in Filosofia e Lettere all’Università Cattolica di Lovanio (Belgio). Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato vicario parrocchiale, parroco della Cattedrale di Bobo-Dioulasso, formatore al Seminario minore di Nasso, professore e formatore nel Seminario di cui è stato nominato Rettore. (SL) (Agenzia Fides 14/2/2020) | |||
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Filippesi 1,4 ... e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia...
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sabato 15 febbraio 2020
Agenzia Fides 14 febbraio 2020
martedì 2 maggio 2017
Terra Santa News 28/04/2017
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martedì 25 aprile 2017
Bollettino agenzia Fides 25 aprile 2017
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EUROPA/ITALIA - Giornata Mondiale contro la Malaria: a rischio i più deboli, bambini e future mamme | |||
Padova (Agenzia Fides) - Il 25 aprile l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) celebra il World Malaria Day, per sensibilizzare sul problema della malaria in tutto il mondo: una malattia che solo nel 2016 ha fatto registrare 212 milioni di casi, con 429 mila morti. L’Africa è il continente più colpito, con il 90% dei casi e il 92% delle morti. Più a rischio di tutti le donne in attesa e i bambini che vivono in condizioni svantaggiate, con difficoltà di accesso e utilizzo dei servizi di prevenzione e cura. “I bambini sono i più esposti al contagio, si legge in una nota di Giampietro Pellizzer, infettivologo di Medici con l’Africa Cuamm, pervenuta a Fides, perché non hanno ancora sviluppato alcuna immunità. I due terzi delle morti per malaria riguardano proprio i bambini sotto i 5 anni: nel 2015 sono stati 303 mila i bambini morti di malaria nell’Africa sub-sahariana. Tuttavia, la prevenzione e le misure di controllo hanno ridotto la malaria dal 2010 ad og gi del 29% complessivamente e del 35% tra i bambini sotto i cinque anni. E in tutti gli ospedali in cui il Cuamm lavora, la cura dei pazienti affetti da malaria è una priorità”. Nel 2016, infatti, le persone messe in trattamento per malaria dai Medici del Cuamm sono state 206.850, in Angola, Etiopia, Mozambico, Tanzania, Uganda, Sierra Leone e Sud Sudan. E proprio in questi giorni è stata aperta in Mozambico la nuova area di intervento, con un progetto partito nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del Paese (vedi Fides 1/4/2017)”. Grazie a questo progetto il Cuamm interverrà in due distretti della provincia, Balama e Montepuez, per raggiungere circa 170 mila abitanti attraverso messaggi radio, spettacoli teatrali, coinvolgimento di leader locali ed attività porta a porta, oltre che offrire formazione del personale sanitario. (AP) (25/4/2017 Agenzia Fides) | |||
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AFRICA/ZAMBIA - L’unità nazionale minacciata dalla degenerazione della politica e dal tribalismo | |||
Lusaka (Agenzia Fides)- Tribalismo, regionalismo e degenerazione della vita politica minacciano l’unità dello Zambia. È quanto denuncia p. Cleophas Lungu, Segretario Generale della Conferenza Episcopale dello Zambia e Presidente dell’ Oasis Forum, un organismo al quale partecipano oltre alla Conferenza Episcopale, la Law Association of Zambia (LAZ), il Council of Churches in Zambia (CCZ), il Non-Governmental Organizations' Coordinating Council (NGOCC) e l’Evangelical Fellowship of Zambia (EFZ). P. Lungu descrive una situazione dove la classe politica sembra vivere separata dal resto della popolazione. “Non abbiamo una forte ed effettiva partecipazione degli eletti in Parlamento. Vediamo il destino del nostro Paese dipendere dai litigi sul quale corteo di automobili deve procedere per primo. Vediamo i nostri leader che si professano cristiani seguire una strada che conduce solo alle tenebre, alla distruzione e alla disperazione. È il popolo dello Zambia che sta soffrendo. In un Paese dove povertà, analfabetismo e misere condizioni sanitarie sono diffusi, noi zambiani meritiamo molto meglio di questo”. La perdita del senso dell’unità nazionale è evidenziato dalla crescita del tribalismo e del regionalismo alimentati a fini politici. “I semi della divisione che sono disseminati per ottenere un profitto politico non faranno crescere il Paese. Abbiamo bisogno dell’unità in questo Paese ora più di prima e questa può derivare solo dal senso di una identità comune, un senso che ci porta a condividere un futuro comune e l’amore per il nostro Paese” conclude. (L.M.) (Agenzia Fides 25/4/2017) | |||
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AFRICA/NIGERIA - Liberato il gesuita rapito il 18 aprile | |||
Abuja (Agenzia Fides)- È stato liberato P. Samuel Okwuidegbe, il gesuita nigeriano di 50 anni, che era stato prelevato da sconosciuti il 18 aprile sulla strada che collega Benin City a Onitsha. Il gesuita è stato liberato il 22 aprile. Non sono noti i particolari del suo rilascio. Negli ultimi anni diversi sacerdoti e religiosi sono stati rapiti in Nigeria a scopo di estorsione, specie nel sud. La Conferenza Episcopale della Nigeria ha vietato il pagamento di qualsiasi riscatto nel caso del rapimento di sacerdoti cattolici. (L.M.) (Agenzia Fides 25/4/2017) | |||
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AFRICA/EGITTO - Papa Francesco agli egiziani: sono felice di venire nella terra visitata dalla Sacra Famiglia | |||
Roma (Agenzia Fides) – Papa Francesco è contento di recarsi “come amico, come messaggiero di Pace e come pellegrino nel Paese che diede, duemila anni rifugio e ospitalità alla Sacra Famiglia fuggita dalle minacce del re Erode”. Lo ha dichiarato in un video-messaggio trasmesso questa mattina al popolo egiziano, nell'imminenza del suo breve e impegnativo viaggio in egitto (28-29 aprile), nel quale sottolinea di essere “onorato di visitare la terra visitata dalla Sacra Famiglia”. Nel video-messaggio papale, il Vescovo di Roma esalta l'Egitto come “culla di civiltà, dono del Nilo, terra del sole e dell’ospitalità, ove vissero Patriarchi e Profeti e ove Dio, Clemente e Misericordioso, l’Onnipotente e Unico, ha fatto sentire la Sua voce”. Il Papa ringrazia le autorità civili e religiose che lo hanno invitato, a partire dal Presidente Abdel Fattah al Sisi, e esprime il desiderio che questa visita sia “un abbraccio di consolazione e di incoraggiamento a tutti i cristiani del Medio Oriente; un messaggio di amicizia e di stima a tutti gli abitanti dell’Egitto e della Regione; un messaggio di fraternità e di riconciliazione a tutti i figli di Abramo, particolarmente al mondo islamico, in cui l’Egitto occupa un posto di primo piano”. Con un implicito accenno alle recenti stragi della domenica delle Palme, Papa Francesco riconosce che “il nostro mondo, dilaniato dalla violenza cieca – che ha colpito anche il cuore della vostra cara terra – ha bisogno di pace, di amore e di misericordia”, e quindi “di costruttori di ponti di pace, di dialogo, di fratellanza, di giustizia e di umanità”. Il riferimento all'esilio egiziano della Sacra Famiglia costituisce un altro riflesso della comunione tra il Vescovo di Roma e Papa Tawadros II, il Patriarca di quella che Papa Francesco, nel suo messaggio, definisce “la venerata e amata Chiesa copta ortodossa”. La spiritualità dei cristiani egiziani custodisce con devozione la memoria della permanenza di Gesù, Giuseppe e Maria in terra d'Egitto, raccontata dal Vangelo di Matteo. Lo scorso 27 marzo, proprio il Patriarca Tawadros, durante un'intervista televisiva, aveva voluto consolare e rincuorare i cristiani egiziani dopo un'ondata di violenze subite nel Sinai del Nord da parte di terroristi jihadisti, ricordando che proprio in Egitto la Sacra Famiglia, in fuga da Erode, era venuta a cercare rifugio e protezione. Come documentato da Fides (vedi Fides 21/3/2017), proprio il rilancio del “Cammino della Sacra Famiglia” - itinerario per pellegrinaggi da compiere nei luoghi che, secondo tradizioni locali millenarie, sono stati attraversati dalla Sacra Famiglia durante il suo esilio in Egitto - è da tempo al centro di proposte e vivaci dibattiti che coinvolgono politici e operatori egiziani del turismo. All'inizio del 2017 Al Abdel Aal, Presidente della Camera dei rappresentanti egiziana, durante una visita agli uffici del Patriarcato copto, ha ribadito che la valorizzazione del progetto turistico da delineare seguendo i percorsi compiuti in Egitto da Giuseppe, Maria e Gesù Bambino, interessa e coinvolge tutti gli egiziani, e non solo i cristiani. In quell'occasione, alle dichiarazioni d'intenti del Presidente del Parlamento egiziano aveva risposto a stretto giro Moataz Sayed, vice-presidente dell'Associazione guide turistiche in Egitto, facendo notare che finora l e promesse espresse dai politici riguardo alla valorizzazione del “cammino” non hanno avuto sviluppi concreti, nonostante gli impegni presi in passato anche da ministri e premier, a partire da Ibrahim Mahalab, Primo Ministro egiziano dal marzo 2014 al settembe 2015. Le prime proposte di valorizzazione, anche in chiave turistica, del “Cammino della Sacra Famiglia” risalgono addirittura a vent'anni fa. Alla fine del 2016 – hanno riferito fonti locali consultate dall'Agenzia Fides – una Commissione per il rilancio del Cammino della Sacra Famiglia era stata istituita proprio presso il Ministero egiziano per il turismo, sotto la presidenza di Hisham el Demeiri Due anni fa (vedi Fides 21/10/2014) era stato individuato il percorso ideale del pellegrinaggio sulle orme della Sacra Famglia in Egitto, che dovrebbe partire dalla città di Al-Arish – proprio la città nel nord del Sinai divenuta di recente teatro di violenze mirate contro i copti da parte di gruppi jihadisti - per poi dirigersi verso il delta e Wadi Natrun, e raggiungere Assiut e il Monastero della Vergine Maria, conosciuto come Monastero di Al-Muharraq. (GV) (Agenzia Fides 25/4/2017). | |||
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AMERICA/STATI UNITI - Anche il Presidente Trump evita di usare l'espressione “Genocidio Armeno” | |||
Washington – (Agenzia Fides) – Il Presidente USA Donald Trump, nella giornata di lunedì 24 aprile, ha dedicato un pronunciamento ufficiale ai massacri pianificati subiti nella Penisola anatotica dagli armeni 102 anni fa, ma ha evitato di applicare a quei massacri sistematici la definizione di “Genocidio armeno”, accodandosi alla linea seguita dai suoi ultimi 4 predecessori per non suscitare reazioni risentite da parte della Turchia. In passato, i Presidenti USA Jimmy Carter e Ronald Regan avevano usato l'espressione “Genocidio armeno”, ma poi, da George H.W Bush a Barack Obama, l'espressione è scomparsa dai pronunciamenti dei leader della Casa Bianca. L'attuale Presidente USA, noto per il suo modo disinibito di esprimersi senza eccessivi scrupoli diplomatici anche su questioni delicate di portata internazionale, ha definito i massacri degli armeni perpetrati durante la Prima Guerra Mondiale “una delle peggiori atrocità di massa compiute nel XX secolo", ricordando che "a partire dal 1915, un milione e mezzo di armeni furono deportati, massacrati o condotti alla morte negli ultimi anni dell'Impero Ottomano". Si è poi unito al lutto della comunità armena sparsa nel mondo “per la perdita di di vite innocenti e le sofferenze sopportate da tanti". Espressioni simili a quelle usate dagli ultimi Presidenti USA. La stampa USA ricorda che il Presidente Obama, anche a motivo delle pressioni turche sul Congresso USA, aveva accantonato la promessa fatta durante una campagna elettorale di riconoscere la natura genocidiaria dei massacri subiti dagli armeni più di un secolo fa. Viene sottolineato anche che il Presidente Trump è stato il primo leader occidentale a congratularsi con il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan dopo i risultati del referendum svoltosi in Turchia il 16 aprile, che consentiranno all'uomo forte di Ankara di allargare ulteriormente i suoi poteri. Mentre i Presidenti USA si astengono dal riconoscere ufficialmente il Genocidio Armeno, nel 2016 il Congresso USA e anche il Segretario di Stato USA John Kerry hanno voluto definire “Genocidio” le violenze subite in Medio Oriente da cristiani e da altre minoranze etnico-religiose da parte dei miliziani del sedicente Stato Islamico (Daesh). Sulla base di quei pronunciamenti, come riferito dall'Agenzia Fides (vedi Fides 19//2016) era stata prospettata anche la possibilità di destinare forniture militari USA a sedicenti “milizie cristiane” operative nella Piana di Ninive, giustificando tale operazione come parte della lotta contro i jihadisti di Daesh. In Quel contesto, contattato dall'Agenzia Fides (vedi Fides 18 marzo 2016), l'Arcivescovo siriano Jacques Behnan Hindo, alla guida dell'arcieparchia siro cattolica di Hassakè-Nisibi, aveva definito il percorso che aveva portato l'Amministrazione USA a riconoscere come “Genocidio” le violenz e perpetrate da Daesh sui cristiani come una “operazione geopolitica che strumentalizza la categoria di Genocidio per i propri interessi”. (GV) (Agenzia Fides 25/4/2017). |
mercoledì 9 settembre 2015
Bollettino Fides News del 9 settembre 2015
AFRICA /EGITTO - Il Patriarca copto Tawadros: la Chiesa ha una missione spirituale e non fa politica
Il Cairo (Agenzia Fides) – La Chiesa copta è una realtà di natura spirituale che serve tutta la società egiziana, senza eccezioni, e realizza tale servizio senza rivendicare ruoli politici diretti, limitandosi a esercitare la propria missione ecclesiale. Lo ha ribadito con forza il Patriarca copto ortodosso Tawadros II, parlando in un teatro parrocchiale del Cairo. Nel suo intervento, Papa Tawadros ha ripetuto intenzionalmente che la Chiesa copta non offre appoggi diretti e personali a nessun candidato, e anche le sue iniziative sociali, assistenziali ed educative vanno tutte messe in relazione alla sua missione di natura spirituale, a vantaggio della salvezza di tutti.
Il grande Paese africano si sta preparando alle elezioni parlamentari, che si svolgeranno in più turni a partire dal prossimo 17 ottobre. I termini per la presentazione dei candidati e delle liste scadono nei prossimi giorni, e in vista di tale termine aumenta il clima di mobilitazione pre-elettorale. Nelle ultime ore, anche il copto Naguib Gabriel, leader della Federazione egiziana per i diritti umani, ha presentato presso gli organismi competenti la documentazione richiesta per partecipare alle elezioni. E’ intanto confermata la presenza di cristiani copti anche nelle liste del Partito salafita al-Nour. Nei mesi scorsi, per rispondere alle polemiche rilanciate dalla stampa, alcuni leader della formazione di matrice islamista hanno chiarito che l'inserimento di cristiani nelle proprie liste elettorali rappresenta un “atto dovuto”, reso obbligatorio dalla legge elettorale, e rientra nei pre-requisiti costituzionali a cui le formazioni politiche devono ottemperare per essere ammesse alle prossime elezioni parlamentari.
Ha annunciato da tempo la sua scelta di candidarsi nelle liste del Partito conservatore salafita anche l'attivista copto Nader El-Serafy, esponente della formazione politica Ghad el-Thawra e co-fondatore di "Copts 38", il movimento di laici sorto nel 2011 per chiedere il ripristino delle disposizioni canoniche stabilite dalla Chiesa copta ortodossa nel 1938 – e successivamente abrogate – che ammettevano 9 condizioni in cui era concesso ai cristiani copti di divorziare. La Chiesa copta non ha mai esplicitamente condannato la scelta dei cristiani che decidono di militare nei Partiti di ispirazione islamista. La legge elettorale in vigore stabilisce che i cristiani copti devono essere rappresentati da almeno 24 candidati nelle liste di Partito che concorrono a livello nazionale. (GV) (Agenzia Fides 9/9/2015).
Il grande Paese africano si sta preparando alle elezioni parlamentari, che si svolgeranno in più turni a partire dal prossimo 17 ottobre. I termini per la presentazione dei candidati e delle liste scadono nei prossimi giorni, e in vista di tale termine aumenta il clima di mobilitazione pre-elettorale. Nelle ultime ore, anche il copto Naguib Gabriel, leader della Federazione egiziana per i diritti umani, ha presentato presso gli organismi competenti la documentazione richiesta per partecipare alle elezioni. E’ intanto confermata la presenza di cristiani copti anche nelle liste del Partito salafita al-Nour. Nei mesi scorsi, per rispondere alle polemiche rilanciate dalla stampa, alcuni leader della formazione di matrice islamista hanno chiarito che l'inserimento di cristiani nelle proprie liste elettorali rappresenta un “atto dovuto”, reso obbligatorio dalla legge elettorale, e rientra nei pre-requisiti costituzionali a cui le formazioni politiche devono ottemperare per essere ammesse alle prossime elezioni parlamentari.
Ha annunciato da tempo la sua scelta di candidarsi nelle liste del Partito conservatore salafita anche l'attivista copto Nader El-Serafy, esponente della formazione politica Ghad el-Thawra e co-fondatore di "Copts 38", il movimento di laici sorto nel 2011 per chiedere il ripristino delle disposizioni canoniche stabilite dalla Chiesa copta ortodossa nel 1938 – e successivamente abrogate – che ammettevano 9 condizioni in cui era concesso ai cristiani copti di divorziare. La Chiesa copta non ha mai esplicitamente condannato la scelta dei cristiani che decidono di militare nei Partiti di ispirazione islamista. La legge elettorale in vigore stabilisce che i cristiani copti devono essere rappresentati da almeno 24 candidati nelle liste di Partito che concorrono a livello nazionale. (GV) (Agenzia Fides 9/9/2015).
AFRICA/MOZAMBICO - Il Presidente Nyusi riconosce il ruolo della Chiesa nella riconciliazione nazionale
Maputo (Agenzia Fides) - “La Chiesa cattolica ha sempre invitato la società mozambicana ad apprezzare tutte le persone, in particolare coloro che sono più vulnerabili e nel bisogno” ha riconosciuto il Presidente del Mozambico, Filipe Jacinto Nyusi, durante il suo intervento in occasione della Messa celebrata nella Cattedrale di Tete lunedì 7 settembre, anniversario dell’indipendenza nazionale dal Portogallo. Secondo le informazioni pervenute a Fides, il Presidente ha espresso apprezzamento per il ruolo svolto dalla Chiesa cattolica nel preservare la pace e per i suoi sforzi per la riconciliazione nazionale.
Il 7 settembre 1974 veniva firmato a Lusaka (Zambia) l’accordo tra il FRELIMO (Fronte di Liberazione Nazionale del Mozambico) e il Portogallo che metteva fine alla guerra per l’indipendenza nazionale. Subito dopo, nel 1975, scoppiava la guerra civile tra il FRELIMO, che aveva assunto il governo del Paese, e la RENAMO (Resistenza Nazionale Mozambicana), un movimento armato d’opposizione. Solo nel 1992 il conflitto civile è stato risolto con l’attiva partecipazione della Chiesa cattolica nella trattativa di pace.
Le celebrazioni per l’indipendenza nazionale coincidevano quest’anno con il 75esimo anniversario dell’erezione dell’Arcidiocesi di Maputo, la capitale del Paese. Essendo impegnato a Tete, il Presidente Nyusi si è fatto rappresentare alle funzioni religiose nello stadio della capitale dal Primo Ministro Carlos Agostinho do Rosario. Questi ha chiesto a tutti i fedeli, e più in generale alla società, di intraprendere azioni concrete per mantenere e consolidare la pace. Riprendendo lo slogan delle celebrazioni dell’anniversario dell’Arcidiocesi (“Ringraziate il Signore per le meraviglie realizzate in questi anni”), il Premier ha sottolineato che “solo una vera pace può permettere ai mozambicani di ‘fare meraviglie’ nell’avvenire”. (L.M.) (Agenzia Fides 9/9/2015)
Il 7 settembre 1974 veniva firmato a Lusaka (Zambia) l’accordo tra il FRELIMO (Fronte di Liberazione Nazionale del Mozambico) e il Portogallo che metteva fine alla guerra per l’indipendenza nazionale. Subito dopo, nel 1975, scoppiava la guerra civile tra il FRELIMO, che aveva assunto il governo del Paese, e la RENAMO (Resistenza Nazionale Mozambicana), un movimento armato d’opposizione. Solo nel 1992 il conflitto civile è stato risolto con l’attiva partecipazione della Chiesa cattolica nella trattativa di pace.
Le celebrazioni per l’indipendenza nazionale coincidevano quest’anno con il 75esimo anniversario dell’erezione dell’Arcidiocesi di Maputo, la capitale del Paese. Essendo impegnato a Tete, il Presidente Nyusi si è fatto rappresentare alle funzioni religiose nello stadio della capitale dal Primo Ministro Carlos Agostinho do Rosario. Questi ha chiesto a tutti i fedeli, e più in generale alla società, di intraprendere azioni concrete per mantenere e consolidare la pace. Riprendendo lo slogan delle celebrazioni dell’anniversario dell’Arcidiocesi (“Ringraziate il Signore per le meraviglie realizzate in questi anni”), il Premier ha sottolineato che “solo una vera pace può permettere ai mozambicani di ‘fare meraviglie’ nell’avvenire”. (L.M.) (Agenzia Fides 9/9/2015)
AFRICA/MALI - Tre milioni di persone nell’insicurezza alimentare, tra loro 715.000 bambini
Bamako (Agenzia Fides) - Più di 3 milioni di persone in Mali (un quinto della popolazione) vive in condizioni di insicurezza alimentare, secondo le agenzie specializzate delle Nazioni Unite. La regione più critica è il nord, dove le condizioni di sicurezza rimangono precarie anche dopo la cacciata dei gruppi jihadisti che avevano conquistato la regione nel 2012.
La guerra ha costretto alla fuga centinaia di migliaia di persone. Secondo gli ultimi dati dell’Onu, circa 136.000 rifugiati nei Paesi limitrofi e 90.000 sfollati interni sono tornati a casa, ma centinaia di migliaia di persone vivono ancora nei campi d’accoglienza.
Per cercare di sopravvivere, secondo la Fao, dal 10 al 15% della popolazione del Mali è stata costretta a chiedere denaro in prestito, a vendere il bestiame o ad essere coinvolta in attività illecite. Tra i più colpiti molti i bambini: secondo il coordinamento Onu per l’azione umanitaria (OCHA), nel nord del Paese 715.000 bambini sotto i cinque anni soffrono di grave forme di malnutrizione. (L.M.) (Agenzia Fides 9/9/2015)
La guerra ha costretto alla fuga centinaia di migliaia di persone. Secondo gli ultimi dati dell’Onu, circa 136.000 rifugiati nei Paesi limitrofi e 90.000 sfollati interni sono tornati a casa, ma centinaia di migliaia di persone vivono ancora nei campi d’accoglienza.
Per cercare di sopravvivere, secondo la Fao, dal 10 al 15% della popolazione del Mali è stata costretta a chiedere denaro in prestito, a vendere il bestiame o ad essere coinvolta in attività illecite. Tra i più colpiti molti i bambini: secondo il coordinamento Onu per l’azione umanitaria (OCHA), nel nord del Paese 715.000 bambini sotto i cinque anni soffrono di grave forme di malnutrizione. (L.M.) (Agenzia Fides 9/9/2015)
ASIA/BANGLADESH - Lettera pastorale del Vescovo di Rajshahi: “Un Giubileo di benedizione”
Rajshahi (Agenzia Fides) – “La celebrazione del Giubileo d'argento nella diocesi di Rajshahi intende rendere grazie a Dio per tutte le benedizioni che ha dato alla diocesi nella sua storia”: lo afferma la Lettera Pastorale inviata a tutti i fedeli da Sua Ecc. Mons Gervas Rozario, in occasione del 25° anniversario di fondazione della diocesi cattolica di Rajshahi. Le celebrazioni per l’evento, che prevedono i momenti-clou nei giorni 10 e 11 settembre 2015, saranno impreziosite dalla visita pastorale del Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli
Nella Lettera pastorale, inviata all’Agenzia Fides, il Vescovo ricorda la storia della Chiesa locale: “Il 21 maggio del 1990, la diocesi di Rajshahi è stata eretta canonicamente, guidata prima dal Vescovo Mons Patrick D'Rozario, C.S.C, e negli anni successivi da Mons Paulinus Costa. Alle origini nella diocesi c’erano sette parrocchie, oggi sono 19 e la 20a è in via di creazione. Grazie all’opera pastorale di preti diocesani, di missionari del PIME, di suore, catechisti e fedeli, la Chiesa cammina e coglie i frutti della grazia”.
Tra le priorità pastorali della diocesi, nota il Vescovo nel testo, fin dall’inizio vi furono l'evangelizzazione e l’opera di istruzione, punti ancora oggi fondamentali. L’evangelizzazione è andata avanti tra le popolazioni indigene degli adivasi (delle varie etnie: santal, uraon, mahali, mundari, pahari, mahato etc.) “per diffondere l'amore di Cristo attraverso lo sviluppo economico e sociale dei poveri, fornendo assistenza sanitaria e nella testimonianza di misericordia, giustizia e pace”. Inoltre il cammino di “rinnovamento della Chiesa locale è continuato a partire dalle famiglie, nelle parrocchie, attraverso una profonda adesione al Vangelo”. “Oggi ci sono molte persone che vogliono ascoltare la Parola di Dio. La Parola di Dio deve essere predicata loro con grande cura”, scrive il Vescovo Rozario.
Inoltre “la Chiesa di Rajshahi è sempre attenta ai poveri e impegnata nelle opere di misericordia, cui si dedicano sacerdoti diocesani e religiosi, suore e catechisti”, ribadisce il testo, affermando che l’intera comunità si sta preparando a vivere con gioia e con profondo impegno l'Anno della Misericordia proclamato da Papa Francesco, come nuova opportunità di testimonianza evangelica e di missione. (DC-PA) (Agenzia Fides 9/9/2015)
Nella Lettera pastorale, inviata all’Agenzia Fides, il Vescovo ricorda la storia della Chiesa locale: “Il 21 maggio del 1990, la diocesi di Rajshahi è stata eretta canonicamente, guidata prima dal Vescovo Mons Patrick D'Rozario, C.S.C, e negli anni successivi da Mons Paulinus Costa. Alle origini nella diocesi c’erano sette parrocchie, oggi sono 19 e la 20a è in via di creazione. Grazie all’opera pastorale di preti diocesani, di missionari del PIME, di suore, catechisti e fedeli, la Chiesa cammina e coglie i frutti della grazia”.
Tra le priorità pastorali della diocesi, nota il Vescovo nel testo, fin dall’inizio vi furono l'evangelizzazione e l’opera di istruzione, punti ancora oggi fondamentali. L’evangelizzazione è andata avanti tra le popolazioni indigene degli adivasi (delle varie etnie: santal, uraon, mahali, mundari, pahari, mahato etc.) “per diffondere l'amore di Cristo attraverso lo sviluppo economico e sociale dei poveri, fornendo assistenza sanitaria e nella testimonianza di misericordia, giustizia e pace”. Inoltre il cammino di “rinnovamento della Chiesa locale è continuato a partire dalle famiglie, nelle parrocchie, attraverso una profonda adesione al Vangelo”. “Oggi ci sono molte persone che vogliono ascoltare la Parola di Dio. La Parola di Dio deve essere predicata loro con grande cura”, scrive il Vescovo Rozario.
Inoltre “la Chiesa di Rajshahi è sempre attenta ai poveri e impegnata nelle opere di misericordia, cui si dedicano sacerdoti diocesani e religiosi, suore e catechisti”, ribadisce il testo, affermando che l’intera comunità si sta preparando a vivere con gioia e con profondo impegno l'Anno della Misericordia proclamato da Papa Francesco, come nuova opportunità di testimonianza evangelica e di missione. (DC-PA) (Agenzia Fides 9/9/2015)
ASIA/TURCHIA - Una mostra d'arte e un film sul Genocidio armeno
Istanbul (Agenzia Fides) – Alcune opere d'arte legate direttamente o indirettamente alla storia del Genocidio armeno vengono esposte per la prima volta senza censure alla Biennale di Istanbul, in programma dal 5 settembre al 1° novembre. Lo riferiscono fonti turche consultate dall'Agenzia Fides. I curatori della Biennale hanno reso noto che quest'anno la manifestazione – organizzata dalla Istanbul Foundation for Culture and Arts - ospiterà le opere d'arte di 13 artisti armeni, sottolineando che anche in questo caso il potere dell'arte ha permesso di garantire a tutti un approccio nuovo e non conflittuale a una questione considerata ancora tabù in molti ambienti turchi.
La stampa turca informa inoltre che il prossimo 30 ottobre verrà proiettato anche in Turchia il film Lost Birds (Uccelli perduti), la prima pellicola prodotta in Turchia sul Genocidio armeno e realizzata dai registi Ela Alyamac e Aren Perdeci. Nel film le vicende tragiche del 1915 vengono viste attraverso gli occhi di due bambini, fratello e sorella. (GV) (Agenzia Fides 9/9/2015).
La stampa turca informa inoltre che il prossimo 30 ottobre verrà proiettato anche in Turchia il film Lost Birds (Uccelli perduti), la prima pellicola prodotta in Turchia sul Genocidio armeno e realizzata dai registi Ela Alyamac e Aren Perdeci. Nel film le vicende tragiche del 1915 vengono viste attraverso gli occhi di due bambini, fratello e sorella. (GV) (Agenzia Fides 9/9/2015).
ASIA/CAMBOGIA - Famiglie costrette a vivere nei cimiteri, dove i bambini giocano tra le tombe
Phnom Penh (Agenzia Fides) – Centinaia di vietnamiti vivono tra tombe e lapidi: una intera comunità si è vista costretta ad occupare un cimitero a sud di Phnom Penh per far fronte alla povertà e alla disuguaglianza. A Thmor San, un’area del villaggio di Doeum Sleng, i bambini giocano tra le lapidi e gli adulti preparano da mangiare tra i sepolcri. Alcune famiglie hanno occupato il terreno dopo aver abbandonato il mondo rurale in cerca di opportunità di lavoro ma, visti gli affitti troppo elevati degli appartamenti di Phnom Penh, hanno accettato la necropoli come male minore. Alcuni antropologi hanno documentato in Cambogia la diffusa credenza negli spiriti che fanno parte della realtà quotidiana delle persone e sono adorati nelle case con piccoli altari o ‘case degli spiriti’. A Thmor San migliaia gli abitanti sopravvivono con il piccolo mercato, la vendita di spazzatura e gli aiuti delle ong. Tra i problemi più diffusi ci sono alcool, violenza domestica, malnutrizione , mancanza di scolarizzazione, abuso e lavoro minorile, malattie come l’Hiv, il tutto aggravato dalle frequenti inondazioni. (AP) (9/9/2015 Agenzia Fides)
AMERICA/EL SALVADOR - “I problemi non si risolvono con le manifestazioni, ma con la buona volontà” afferma Mons. Escobar
San Salvador (Agenzia Fides) – “E' una mancanza di rispetto vedere i leader che litigano per le strade" ha stigmatizzato l'Arcivescovo di San Salvador, Sua Ecc. Mons. Luis Escobar Alas, riferendosi al confronto politico sempre più acceso, mentre la criminalità aumenta senza che le autorità intervengano in modo deciso. L’Arcivescovo sottolinea che questo atteggiamento non porta alcun beneficio, perché la società è stanca di vedere la polarizzazione estrema.
Nella nota inviata a Fides, Mons. Escobar Alas commenta le manifestazioni contro la corruzione, l'impunità e la violenza, che si sono svolte sabato 5 settembre in diversi luoghi della città, promosse dai movimenti legati ai partiti politici, alla ricerca del sostegno dei cittadini. “E' vero che si tratta di questioni complesse, che si devono affrontare con un ragionamento maturo – commenta Mons. Escobar Alas -. Ma la società salvadoregna è maturata, e lo dimostra nelle sue manifestazioni civili.... Vogliamo comportamenti maturi e responsabili, cercando di risolvere i problemi fino in fondo, non le manifestazioni di piazza. Dobbiamo essere seri e cercare una soluzione con buona volontà, altrimenti non andremo avanti".
L’Arcivescovo conclude notando che sia "molto triste e significativo" che tre Presidenti dell'America Centrale si trovino ad affrontare la giustizia a motivo della corruzione: "Se di deve lottare contro la corruzione, si deve fare attraverso le istituzioni dello Stato, che devono essere rafforzate per affrontare questi problemi".
(CE) (Agenzia Fides, 09/09/2015)
Nella nota inviata a Fides, Mons. Escobar Alas commenta le manifestazioni contro la corruzione, l'impunità e la violenza, che si sono svolte sabato 5 settembre in diversi luoghi della città, promosse dai movimenti legati ai partiti politici, alla ricerca del sostegno dei cittadini. “E' vero che si tratta di questioni complesse, che si devono affrontare con un ragionamento maturo – commenta Mons. Escobar Alas -. Ma la società salvadoregna è maturata, e lo dimostra nelle sue manifestazioni civili.... Vogliamo comportamenti maturi e responsabili, cercando di risolvere i problemi fino in fondo, non le manifestazioni di piazza. Dobbiamo essere seri e cercare una soluzione con buona volontà, altrimenti non andremo avanti".
L’Arcivescovo conclude notando che sia "molto triste e significativo" che tre Presidenti dell'America Centrale si trovino ad affrontare la giustizia a motivo della corruzione: "Se di deve lottare contro la corruzione, si deve fare attraverso le istituzioni dello Stato, che devono essere rafforzate per affrontare questi problemi".
(CE) (Agenzia Fides, 09/09/2015)
AMERICA/CUBA - Festeggiata la Virgen della Carità, Patrona di Cuba, in attesa del Papa
Cienfuegos (Agenzia Fides) – “Ogni anno la festa della Vergine della Carità del Cobre ci riempie di gioia e di speranza, perché ci ricorda la sua presenza amorevole a Cuba da più di quattrocento anni. E poi, una cosa molto importante: il prossimo anno 2016 sarà il centenario della Dichiarazione della Vergine della Carità del Cobre come Patrona di Cuba, quindi preghiamo la Vergine perché il Papa Francesco chieda per noi che l'8 settembre sia giorno festivo". Così è scritto nel messaggio di Sua Ecc. Mons. Domingo Oropesa Lorente, Vescovo di Cienfuegos, per la festa liturgica della Natività della Vergine Maria, 8 settembre, giorno in cui a Cuba viene celebrata “La Virgen de la Caridad del Cobre”, Patrona di Cuba.
Nel testo del Vescovo, inviato a Fides dalla Conferenza Episcopale Cubana, dopo aver ringraziato la principale radio locale della diocesi attraverso cui il messaggio ha potuto raggiungere migliaia di cubani, Mons. Domingo Oropesa invita a riflettere sulla figura della Vergine e sull'importanza della prossima visita di Papa Francesco. "Il rapporto, il modo in cui ci rivolgiamo a Lei, l'amicizia con la Vergine, ci fa crescere, ci ricostruisce e ci rende migliori. Se per ogni bambino la figura di una madre, di una buona madre, lo sostiene e lo fa crescere con amore, figuriamoci quanto può fare l'amore della Virgen de la Caridad de El Cobre" afferma Mons. Oropesa.
Con la festa de “La Virgen de la Caridad del Cobre” in tutta Cuba sono iniziate una serie di attività che si concluderanno con la visita del Santo Padre. Ieri si sono anche conclusi i lavori di ristrutturazione della Basilica de El Cobre, dove il Papa celebrerà la Messa il 22 settembre, nello stesso luogo dove si recò Benedetto XVI nella visita del 2012.
(CE) (Agenzia Fides, 09/09/2015)
Nel testo del Vescovo, inviato a Fides dalla Conferenza Episcopale Cubana, dopo aver ringraziato la principale radio locale della diocesi attraverso cui il messaggio ha potuto raggiungere migliaia di cubani, Mons. Domingo Oropesa invita a riflettere sulla figura della Vergine e sull'importanza della prossima visita di Papa Francesco. "Il rapporto, il modo in cui ci rivolgiamo a Lei, l'amicizia con la Vergine, ci fa crescere, ci ricostruisce e ci rende migliori. Se per ogni bambino la figura di una madre, di una buona madre, lo sostiene e lo fa crescere con amore, figuriamoci quanto può fare l'amore della Virgen de la Caridad de El Cobre" afferma Mons. Oropesa.
Con la festa de “La Virgen de la Caridad del Cobre” in tutta Cuba sono iniziate una serie di attività che si concluderanno con la visita del Santo Padre. Ieri si sono anche conclusi i lavori di ristrutturazione della Basilica de El Cobre, dove il Papa celebrerà la Messa il 22 settembre, nello stesso luogo dove si recò Benedetto XVI nella visita del 2012.
(CE) (Agenzia Fides, 09/09/2015)
AMERICA/HONDURAS - I bambini resistono alla carestia grazie alla merenda scolastica
Intibucá (Agenzia Fides) – La grave siccità provocata da El Niño ha causato la perdita di intere coltivazioni, unica fonte alimentare per tante famiglie honduregne. In alcuni luoghi del Paese la merenda scolastica è l’unico pasto che permette ai bambini di resistere alla carestia. In molte comunità i piccoli vanno a scuola soprattutto per avere qualcosa da mangiare. Uno dei municipi dove la situazione è più precaria è Yamaranguila, Intibucá, che registra un livello di insicurezza alimentare molto critico. Abbondano campi rimasti a secco, animali rachitici e le persone rimaste senza niente da mangiare. Nella scuola del municipio i bambini fanno lunghe file con i loro piatti e bicchieri di plastica per ricevere la merenda. Alcuni ne mangiano solamente una parte, conservando il resto per condividerlo a casa con la famiglia. Complessivamente, in Honduras, la siccità compromette la vita di 161.403 famiglie di 146 municipi. Il Governo sta mettendo in pratica un piano d’azion e per portare cibo e aiuti. Ogni razione viene consegnata alle famiglie con cinque chili di riso, cinque chili di zucchero, cinque chili di fagioli, due chili di farina di mais, un chilo di caffè, due chili di burro, due chili di spaghetti e uno di pasta. (AP) (9/9/2015 Agenzia Fides)
domenica 19 luglio 2015
Bollettino Fides News del 18 luglio 2015
AFRICA/ETIOPIA - I Vescovi africani invocano “provvedimenti coraggiosi per uscire dalla povertà”
Addis Abeba (Agenzia Fides) - “Occorrono provvedimenti coraggiosi per far uscire dall’abbietta povertà intere comunità”. Lo ha affermato Sua Ecc. Mons. Abraham Desta, Vicario Apostolico di Meki (Etiopia), che parlava a nome di Mons. Gabriel Anokye, Arcivescovo di Kumasi (Ghana) e secondo Vice Presidente del Simposio delle Conferenze Episcopale di Africa e Madagascar (SECAM), nel suo intervento alla Conferenza sul finanziamento dello sviluppo che si è tenuta ad Addis Abeba dal 13 al 16 luglio (vedi Fides 11/7/2015).
“La promozione del bene comune, e specialmente l’affrancamento delle comunità povere dalla povertà assoluta, richiede misure e posizioni coraggiose da parte dei rispettivi governi guidati dai valori e dal principio del rispetto della dignità umana, della trasparenza, della responsabilità reciproca, dell’integrità della creazione, della partecipazione democratica e del principio di sussidiarietà, che fanno parte dell’insegnamento sociale della Chiesa” ha affermato Mons. Desta.
Il SECAM ha raccomandato di creare un forum nel quale tutte le parti interessate nel processo di sviluppo possano giocare un ruolo attivo nell’attuazione dei nuovi obiettivi di sviluppo che saranno adottati a settembre nel corso dell’Assemblea Generale dell’ONU a New York. Il SECAM ha inoltre chiesto misure concrete per lottare contro l’evasione fiscale con la creazione di un organismo dell’ONU che regolamenti la materia della tassazione a livello globale.
Quest’ultima previsione è stata però rigettata per l’opposizione dei Paesi più ricchi, che favoriscono così le multinazionali che possono pagare le tasse in Stati con regimi fiscali a loro convenienti. La conferenza si è conclusa con l’impegno preso dalle nazioni ricche e da quelle in via di sviluppo di trovare 2.500 miliardi di dollari per finanziare gli obiettivi di sviluppo 2015-2040 che saranno stabiliti a settembre. (L.M.) (Agenzia Fides 18/7/2015)
“La promozione del bene comune, e specialmente l’affrancamento delle comunità povere dalla povertà assoluta, richiede misure e posizioni coraggiose da parte dei rispettivi governi guidati dai valori e dal principio del rispetto della dignità umana, della trasparenza, della responsabilità reciproca, dell’integrità della creazione, della partecipazione democratica e del principio di sussidiarietà, che fanno parte dell’insegnamento sociale della Chiesa” ha affermato Mons. Desta.
Il SECAM ha raccomandato di creare un forum nel quale tutte le parti interessate nel processo di sviluppo possano giocare un ruolo attivo nell’attuazione dei nuovi obiettivi di sviluppo che saranno adottati a settembre nel corso dell’Assemblea Generale dell’ONU a New York. Il SECAM ha inoltre chiesto misure concrete per lottare contro l’evasione fiscale con la creazione di un organismo dell’ONU che regolamenti la materia della tassazione a livello globale.
Quest’ultima previsione è stata però rigettata per l’opposizione dei Paesi più ricchi, che favoriscono così le multinazionali che possono pagare le tasse in Stati con regimi fiscali a loro convenienti. La conferenza si è conclusa con l’impegno preso dalle nazioni ricche e da quelle in via di sviluppo di trovare 2.500 miliardi di dollari per finanziare gli obiettivi di sviluppo 2015-2040 che saranno stabiliti a settembre. (L.M.) (Agenzia Fides 18/7/2015)
AFRICA/ANGOLA - Trasparenza, degrado ambientale e Anno della Misericordia al centro delle attività di “Giustizia e Pace”
Luanda (Agenzia Fides) - La Commissione Episcopale “Giustizia e Pace” dell’Angola chiede al governo maggiore trasparenza sugli introiti dei commerci con la Cina, “al fine di evitare le speculazioni”. È quanto afferma il comunicato finale dell’incontro nazionale della Commissione, pervenuto all’Agenzia Fides.
Tra le raccomandazioni emerse dall’incontro, la “necessità di uno studio e di una conoscenza migliore della legislazione ambientale da parte di tutti gli operatori pastorali, a tutti i livelli, e la diffusione capillare di questa conoscenza, in modo che tutti possano conoscere i pericoli dell'inquinamento e del degrado dell'ambiente (degrado dei mari, uso improprio dei terreni e dei corsi d'acqua nelle aree minerarie, ecc..) e le sue implicazioni per la salute e la qualità della vita”.
Visto l’alto tasso di violenza domestica in tutto il Paese, la Commissione Giustizia e Pace promuove nelle diocesi una campagna contro la violenza domestica, facendo conoscere la legge contro la violenza domestica in gruppi e movimenti apostolici e scuole, e promuove organismi di difesa legale per le vittime.
In vista dell'Anno della Misericordia, a partire dal mese di dicembre, verrà rinnovata la campagna per la riconciliazione nazionale, prestando maggiore attenzione ai prigionieri, agli emarginati, agli immigrati e ad altri gruppi vulnerabili.
“Giustizia e Pace” invita infine gli avvocati cattolici e altri volontari ad offrire assistenza legale alle persone svantaggiate e / o in conflitto con la legge. (L.M.) (Agenzia Fides 18/7/2015)
Tra le raccomandazioni emerse dall’incontro, la “necessità di uno studio e di una conoscenza migliore della legislazione ambientale da parte di tutti gli operatori pastorali, a tutti i livelli, e la diffusione capillare di questa conoscenza, in modo che tutti possano conoscere i pericoli dell'inquinamento e del degrado dell'ambiente (degrado dei mari, uso improprio dei terreni e dei corsi d'acqua nelle aree minerarie, ecc..) e le sue implicazioni per la salute e la qualità della vita”.
Visto l’alto tasso di violenza domestica in tutto il Paese, la Commissione Giustizia e Pace promuove nelle diocesi una campagna contro la violenza domestica, facendo conoscere la legge contro la violenza domestica in gruppi e movimenti apostolici e scuole, e promuove organismi di difesa legale per le vittime.
In vista dell'Anno della Misericordia, a partire dal mese di dicembre, verrà rinnovata la campagna per la riconciliazione nazionale, prestando maggiore attenzione ai prigionieri, agli emarginati, agli immigrati e ad altri gruppi vulnerabili.
“Giustizia e Pace” invita infine gli avvocati cattolici e altri volontari ad offrire assistenza legale alle persone svantaggiate e / o in conflitto con la legge. (L.M.) (Agenzia Fides 18/7/2015)
AFRICA/SUDAN - Allarme nel Paese per prevenire la diffusione del colera dal Sud Sudan
Karthoum (Agenzia Fides) – Il Ministero della Sanità Sudanese ha lanciato una serie di iniziative preventive per il monitoraggio di eventuali epidemie di colera che potrebbero diffondersi dal Sud Sudan dove, il 23 giugno, sono stati registrati quasi 200 casi sospetti e 18 morti a causa della pandemia. Intanto il flusso di rifugiati sud sudanesi in Sudan continua ad aumentare. Secondo i dati dell’OCHA al 5 luglio erano 187.747. Altri 38 mila negli Stati di White Nile, South Kordofan, West Kordofan, e Khartoum erano arrivati nel mese di giugno. Presso il Teaching Hospital di Juba è operativo un centro per il trattamento del colera e ultimamente anche l’ong Medici Senza Frontiere ne ha aperto un altro a Munuki, un sobborgo della capitale sud sudanese, dopo aver registrato altri 733 casi e 33 morti.
Secondo il Ministero della Sanità del Sud Sudan, nello Stato di Jonglei sono stati registrati oltre 60 casi. Subito dopo l’annuncio dell’epidemia, la Croce Rossa locale e i partner della Red Crescent hanno attivato il Movimento Cholera Task Force per far fronte all’epidemia di Juba e pianificare interventi in altri Stati inclini ad una possibile epidemia, come Torit e Greater Upper Nile. E’ stata inoltre avviata una campagna di sensibilizzazione per educare la popolazione sulla prevenzione della malattia attraverso visite porta a porta, e la promozione di norme igieniche nelle comunità colpite della contea di Juba. (AP) (18/7/2015 Agenzia Fides)
Secondo il Ministero della Sanità del Sud Sudan, nello Stato di Jonglei sono stati registrati oltre 60 casi. Subito dopo l’annuncio dell’epidemia, la Croce Rossa locale e i partner della Red Crescent hanno attivato il Movimento Cholera Task Force per far fronte all’epidemia di Juba e pianificare interventi in altri Stati inclini ad una possibile epidemia, come Torit e Greater Upper Nile. E’ stata inoltre avviata una campagna di sensibilizzazione per educare la popolazione sulla prevenzione della malattia attraverso visite porta a porta, e la promozione di norme igieniche nelle comunità colpite della contea di Juba. (AP) (18/7/2015 Agenzia Fides)
ASIA/SIRIA - Aleppo muore di sete, le parrocchie continuano a essere “fari di speranza”
Aleppo (Agenzia Fides) – Nella città-martire di Aleppo, sfiancata da oltre quattro anni di guerra civile, uomini, donne e bambini si aggirano tutto il giorno per le strade con latte di plastica e bottiglie, alla continua ricerca di un po' d'acqua da bere. E' questo lo scenario angoscioso descritto all'Agenzia Fides dal siro-cattolico damasceno Samaan Daoud, ex guida turistica, da tempo coinvolto nei programmi sociali e assistenziali curati dalle comunità cristiane siriane, a partire da quelli avviati dalla Società salesiana di San Giovanni Bosco.
“L'emergenza acqua - riferisce Samaan - è resa insopportabile dal caldo soffocante di questi giorni. Le chiese distribuiscono senza interruzione l'acqua potabile estratta dai propri pozzi, ma la richiesta è altissima e non si riesce a soddisfarla”. Anche la sete della popolazione viene usata come arma di pressione nella guerra civile che sconvolge il Paese: “Aleppo è una città ricca di risorse idriche - spiega Samaan - ma i gruppi armati che controllano le pompe idriche chiudono i rubinetti per fare pressione sulla città. Non si sa quali trattative stanno tentando di imporre al governo di Damasco, e usano l'approvvigionamento idrico come strumento di ricatto. Quelli che pagano il prezzo più alto sono i civili, che non c'entrano niente”.
Sul terreno delle operazioni militari, gli sviluppi più recenti confermano che per Aleppo la soluzione può essere trovata solo a livello internazionale. “La città è molto vicina al confine con la Turchia - ricorda Samaan - e i ribelli non hanno problemi a ricevere appoggi logistici, armi e ogni tipo di aiuto da quella parte. A livello locale, si possono trovare solo soluzioni provvisorie fondate su equilibri precari”.
Intanto, nella metropoli assetata e sfigurata dalla guerra – racconta a Fides Samaan Daoud – le chiese cristiane non ancora distrutte dalle bombe continuano a tener viva la speranza 'contro ogni speranza'. “Alla parrocchia dei Francescani si incontrano ogni giorno più di 150 giovani - riferisce Saaman - e anche l'oratorio dei Salesiani organizza attività estive per 500 ragazzi e ragazze. Lì si prova a custodire nei ragazzi anche la memoria di Aleppo com'era prima: una città vitale, allegra, con tante possibilità di incontro. Se vai in queste parrocchie, ancora trovi una luce di speranza. Sono come i fari quando illuminano le notti di tempesta, e riaccendono la speranza per i naviganti che si erano perduti in un mare buio e ostile”. (GV) (Agenzia Fides 18/7/2015).
“L'emergenza acqua - riferisce Samaan - è resa insopportabile dal caldo soffocante di questi giorni. Le chiese distribuiscono senza interruzione l'acqua potabile estratta dai propri pozzi, ma la richiesta è altissima e non si riesce a soddisfarla”. Anche la sete della popolazione viene usata come arma di pressione nella guerra civile che sconvolge il Paese: “Aleppo è una città ricca di risorse idriche - spiega Samaan - ma i gruppi armati che controllano le pompe idriche chiudono i rubinetti per fare pressione sulla città. Non si sa quali trattative stanno tentando di imporre al governo di Damasco, e usano l'approvvigionamento idrico come strumento di ricatto. Quelli che pagano il prezzo più alto sono i civili, che non c'entrano niente”.
Sul terreno delle operazioni militari, gli sviluppi più recenti confermano che per Aleppo la soluzione può essere trovata solo a livello internazionale. “La città è molto vicina al confine con la Turchia - ricorda Samaan - e i ribelli non hanno problemi a ricevere appoggi logistici, armi e ogni tipo di aiuto da quella parte. A livello locale, si possono trovare solo soluzioni provvisorie fondate su equilibri precari”.
Intanto, nella metropoli assetata e sfigurata dalla guerra – racconta a Fides Samaan Daoud – le chiese cristiane non ancora distrutte dalle bombe continuano a tener viva la speranza 'contro ogni speranza'. “Alla parrocchia dei Francescani si incontrano ogni giorno più di 150 giovani - riferisce Saaman - e anche l'oratorio dei Salesiani organizza attività estive per 500 ragazzi e ragazze. Lì si prova a custodire nei ragazzi anche la memoria di Aleppo com'era prima: una città vitale, allegra, con tante possibilità di incontro. Se vai in queste parrocchie, ancora trovi una luce di speranza. Sono come i fari quando illuminano le notti di tempesta, e riaccendono la speranza per i naviganti che si erano perduti in un mare buio e ostile”. (GV) (Agenzia Fides 18/7/2015).
ASIA/LIBANO - Il Catholicosato della Grande Casa di Cilicia commemora i 100 anni del Genocidio Armeno
Antelias (Agenzia Fides) – Nei giorni di sabato 18 e domenica 19 luglio, il Catholicosato armeno della Grande Casa di Cilicia – con sede a Antelias, in Libano, attualmente retto dal Catholicos Aram I – ha organizzato una serie di solenni eventi liturgici e culturali per commemorare il centesimo anniversario del Genocidio armeno. Alla serie di eventi partecipano capi e delegazioni di altre Chiese, compreso il Patriarca copto ortodosso Tawadros II. La Santa Sede è rappresentata da una delegazione guidata dal Card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità tra i cristiani. Nel programma figura anche l’inaugurazione del Museo “Aram Bezikian”, dedicato agli orfani del Genocidio. (GV) (Agenzia Fides 18/7/2015).
ASIA/YEMEN - Situazione umanitaria catastrofica: non rispettata la tregua proposta dalle Nazioni Unite
Saná (Agenzia Fides) - La situazione umanitaria nello Yemen è drammatica. L’11 luglio le Nazioni Unite avevano annunciato una tregua umanitaria di una settimana, tuttavia dopo poche ore dalla sua entrata in vigore, sono ripresi bombardamenti e conflitti che continuano e in alcune zone si sono addirittura intensificati. Questa settimana è stata una delle più tragiche dall’inizio del conflitto, nel corso del quale hanno perso la vita 3.500 persone e sono stati registrati 16 mila feriti. La “presunta” tregua si è appena conclusa e il Paese si ritrova con milioni di donne, uomini e bambini privi di assistenza medica, generi alimentari e vittime di atrocità. Secondo le organizzazioni internazionali, che hanno denunciato il fatto che nessuna delle parti in conflitto abbia rispettato la tregua, i feriti continuano ad arrivare negli ospedali, dove mancano combustibile, farmaci e attrezzature sanitarie; le strutture di campagna sono sopraffatte dal gran numero di feriti. Attual mente l’80% della popolazione necessita di assistenza umanitaria e oltre un milione di persone sono state costrette ad abbandonare le rispettive abitazioni. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), ha offerto assistenza a 20 mila sfollati nelle città di Saná, Adén e Taiz, le più gravemente colpite dalla violenza, durante i 7 giorni di mancata tregua. (AP) (18/7/2015 Agenzia Fides)
AMERICA/COLOMBIA - “Una società civile emarginata e impoverita chiede giustizia” denunciano i Vescovi
Cali (Agenzia Fides) – “La regione colombiana del Pacifico continua ad attraversare un conflitto sociale profondo” scrivono preoccupati i Vescovi di Istmina-Tadó, Quibdó, Guapi, Tumaco, Buenaventura, Apartado e Cali in un loro messaggio intitolato “La pace è possibile, urgente, necessaria”.
Nel testo, pervenuto all’Agenzia Fides, descrivono la dura realtà di questa regione: “le necessità di base insoddisfatte, l'alto tasso di povertà economica, la crisi dei diritti umani”. “La mancanza di accesso alla salute, all'istruzione, ad un alloggio degno, ai servizi igienici di base, al lavoro e agli incentivi per lo sviluppo dei contadini e dei settori popolari, hanno configurato una società civile emarginata e impoverita, che chiede giustizia e di essere liberata da flagelli come lo spostamento forzato, il confinamento, la persecuzione nel proprio territorio, il narcotraffico, l’estrazione mineraria illegale e l'estorsione. Questo panorama di sofferenza è aggravato dalla presenza costante di gruppi armati che fanno del Pacifico uno scenario di guerra, nel quale gli abitanti sono vittime degli scontri armati e di costanti minacce".
Di fronte a questa situazione, i Vescovi richiamano: “la volontà di pace di tutti i settori deve essere ferma, autentica e perseverante”, quindi propongono alcuni impegni precisi. Al Governo nazionale raccomandano: “il dialogo deve continuare e non si deve cedere alle pressioni che suggeriscono la via militare come unica soluzione al conflitto armato. E’ assolutamente importante superare il conflitto armato risolvendo il conflitto sociale”. Quindi “la società civile colombiana deve fare una decisa opzione per la pace. Nessun argomento deve giustificare la guerra come cammino normale per un popolo”. Si rivolgono quindi alle FARC e all’ELN: “Come Pastori della Chiesa, invitiamo le FARC a fermare realmente la strategia di incremento delle azioni violente… l’ELN inizi quanto prima il processo di negoziati con il Governo nazionale allo scopo di rendere concreta la volontà di pace che hanno manifestato”.
Il messaggio si conclude ribadendo che la Chiesa di questa regione “si impegna a continuare ad annunciare il Dio della vita”, “a continuare ad accompagnare le nostre comunità, lavorando a difesa delle vittime, per la promozione e la difesa dei diritti umani, per il rispetto dell’ambiente”. (SL) (Agenzia Fides 18/07/2015)
Nel testo, pervenuto all’Agenzia Fides, descrivono la dura realtà di questa regione: “le necessità di base insoddisfatte, l'alto tasso di povertà economica, la crisi dei diritti umani”. “La mancanza di accesso alla salute, all'istruzione, ad un alloggio degno, ai servizi igienici di base, al lavoro e agli incentivi per lo sviluppo dei contadini e dei settori popolari, hanno configurato una società civile emarginata e impoverita, che chiede giustizia e di essere liberata da flagelli come lo spostamento forzato, il confinamento, la persecuzione nel proprio territorio, il narcotraffico, l’estrazione mineraria illegale e l'estorsione. Questo panorama di sofferenza è aggravato dalla presenza costante di gruppi armati che fanno del Pacifico uno scenario di guerra, nel quale gli abitanti sono vittime degli scontri armati e di costanti minacce".
Di fronte a questa situazione, i Vescovi richiamano: “la volontà di pace di tutti i settori deve essere ferma, autentica e perseverante”, quindi propongono alcuni impegni precisi. Al Governo nazionale raccomandano: “il dialogo deve continuare e non si deve cedere alle pressioni che suggeriscono la via militare come unica soluzione al conflitto armato. E’ assolutamente importante superare il conflitto armato risolvendo il conflitto sociale”. Quindi “la società civile colombiana deve fare una decisa opzione per la pace. Nessun argomento deve giustificare la guerra come cammino normale per un popolo”. Si rivolgono quindi alle FARC e all’ELN: “Come Pastori della Chiesa, invitiamo le FARC a fermare realmente la strategia di incremento delle azioni violente… l’ELN inizi quanto prima il processo di negoziati con il Governo nazionale allo scopo di rendere concreta la volontà di pace che hanno manifestato”.
Il messaggio si conclude ribadendo che la Chiesa di questa regione “si impegna a continuare ad annunciare il Dio della vita”, “a continuare ad accompagnare le nostre comunità, lavorando a difesa delle vittime, per la promozione e la difesa dei diritti umani, per il rispetto dell’ambiente”. (SL) (Agenzia Fides 18/07/2015)
AMERICA/BRASILE - Settimana missionaria per i giovani, tra carcerati, senzatetto e malati di Aids
Porto Alegre (Agenzia Fides) – Giovani di tutte le arcidiocesi e diocesi della regione Sul 3 della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), che comprende lo stato brasiliano di Rio Grande do Sul, vivranno dal 20 al 26 luglio una Settimana Missionaria che li porterà a contatto con diverse realtà sociali, in collegamento con altri settori di impegno pastorale. Secondo le notizie pervenute all’Agenzia Fides, l’obiettivo è di far vivere ai giovani delle esperienze di riflessione missionaria in contesti diversi: con persone che convivono con l'Hiv, carcerati, senzatetto, raccoglitori di carta.
Secondo la Coordinatrice del Servizio di Evangelizzazione dei Giovani della regione Sul 3, suor Zenilde, si tratta di una opportunità per i giovani di venire a contatto con un detenuto, con una persona malata di Hiv… “liberandosi da ogni pregiudizio e facendo l'esperienza di un incontro", in quanto dobbiamo vedere la persona, indipendentemente dallo stato sociale in cui essa vive, "è un incontro tra persone e in questo incontro lasciamo che Dio si manifesti". L’obiettivo finale è che da questa esperienza missionaria i giovani possano trovare, nell’ambito dei vari ministeri della Chiesa, il loro posto in cui mettersi a servizio degli altri. "Vorrei che i giovani di tutto lo Stato potessero fare una esperienza così importante che li porti ad azioni concrete verso tutte le persone, specialmente le più vulnerabili, perché Dio si manifesta nella cura di coloro che soffrono” conclude suor Zenilde. (SL) (Agenzia Fides 18/07/2015)
Secondo la Coordinatrice del Servizio di Evangelizzazione dei Giovani della regione Sul 3, suor Zenilde, si tratta di una opportunità per i giovani di venire a contatto con un detenuto, con una persona malata di Hiv… “liberandosi da ogni pregiudizio e facendo l'esperienza di un incontro", in quanto dobbiamo vedere la persona, indipendentemente dallo stato sociale in cui essa vive, "è un incontro tra persone e in questo incontro lasciamo che Dio si manifesti". L’obiettivo finale è che da questa esperienza missionaria i giovani possano trovare, nell’ambito dei vari ministeri della Chiesa, il loro posto in cui mettersi a servizio degli altri. "Vorrei che i giovani di tutto lo Stato potessero fare una esperienza così importante che li porti ad azioni concrete verso tutte le persone, specialmente le più vulnerabili, perché Dio si manifesta nella cura di coloro che soffrono” conclude suor Zenilde. (SL) (Agenzia Fides 18/07/2015)
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martedì 21 aprile 2015
Bollettino del 20 apròe 2014
AFRICA/EGITTO - Il Vescovo copto Antonios Aziz Mina sui cristiani etiopi massacrati: nei martiri risplende la vittoria di Cristo
Il Cairo (Agenzia Fides) - I Patriarchi e i Vescovi cattolici d'Egitto, raccolti al Cairo per la periodica assemblea che li vede riuniti due volte l'anno, dedicheranno parte della loro comune riflessione pastorale alle nuove stragi di cristiani etiopi compiute dai jihadisti dello Stato Islamico e da loro documentate in filmati confezionati con macabra professionalità per essere diffusi online come strumenti della loro delirante propaganda.
Nel nuovo video rilanciato come prodotto dal Furqan Media – accreditatosi come network mediatico di riferimento dello Stato Islamico (Is) – si vedono due diversi gruppi di prigionieri presentati come cristiani etiopi che vengono massacrati per decapitazione e con colpi di pistola alla nuca in un luogo desertico e su una spiaggia libici. Il video, accompagnato dai soliti slogan contro la “nazione della croce” e corredato con immagini di distruzioni di chiese, icone e tombe cristiane, ripete, rivolto ai cristiani, che per loro non ci sarà salvezza se non si convertono all'islam o non accettano di pagare la “tassa di protezione”.
Nel video – particolare eloquente – le vittime vengono presentate come appartenenti alla “ostile Chiesa etiope”. Al momento mancano verifiche e conferme indipendenti sull'identità delle vittime. Secondo fonti del governo e della Chiesa ortodossa d'Etiopia, è probabile che si tratti di poveri emigranti etiopi appartenenti alle moltitudini di uomini e donne che provano a raggiungere l'Europa attraversando la Libia e poi imbarcandosi sui barconi gestiti dalla rete criminale degli scafisti.
“Il Patriarca della Chiesa ortodossa d'Etiopia Mathias I” riferisce all'Agenzia Fides Antonios Aziz Mina, Vescovo copto cattolico di Guizeh “aveva programmato di venire in Egitto e ripartire insieme al Patriarca copto Tawadros II per partecipare a Erevan alle commemorazioni del Genocidio armeno. Adesso, all'ultimo momento ha dovuto annullare la visita, si è scusato e ha detto che rimarrà in Etiopia. Le storie di martirio del passato incrociano le storie dei martiri di oggi”.
La Chiesa ortodossa d'Etiopia è stata vincolata giurisdizionalmente al Patriarcato copto di Alessandria d'Egitto fino al 1959, anno in cui è stata riconosciuta come Chiesa autocefala dal Patriarca copto Cirillo VI. Proprio lo scorso aprile Abuna Mathias aveva compiuto una storica visita in Egitto, che aveva segnato anche un passo importante nel superamento di passati contrasti tra le due Chiese. Il Patriarca etiope era stato ricevuto con tutti gli onori anche dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi.
“Colpisce” fa notare Anba Antonios “che la Chiesa etiope venga definita 'Chiesa ostile'... evidentemente questi strani jihadisti seguono anche i risvolti politici degli incontri tra le Chiese. Ma nel grande dolore” aggiunge il Vescovo copto cattolico “continuiamo a guardare a queste vicende con lo sguardo della fede. La filiera dei martiri non è finita, e accompagnerà tutta la storia, fino alla fine. I cristiani non cercano il martirio, vogliono vivere nella pace e nella letizia. Ma se il martirio arriva, è un conforto vedere che può essere accettato con la stessa pace con cui lo hanno accettato i copti che pronunciavano il nome di Cristo e a Lui si affidavano mentre venivano sgozzati. La Chiesa non si è mai lamentata del martirio, ma ha sempre celebrato i martiri come coloro in cui, proprio mentre vengono uccisi, risplende la grande e consolante vittoria di Cristo”. (GV) (Agenzia Fides 20/4/2015).
Nel nuovo video rilanciato come prodotto dal Furqan Media – accreditatosi come network mediatico di riferimento dello Stato Islamico (Is) – si vedono due diversi gruppi di prigionieri presentati come cristiani etiopi che vengono massacrati per decapitazione e con colpi di pistola alla nuca in un luogo desertico e su una spiaggia libici. Il video, accompagnato dai soliti slogan contro la “nazione della croce” e corredato con immagini di distruzioni di chiese, icone e tombe cristiane, ripete, rivolto ai cristiani, che per loro non ci sarà salvezza se non si convertono all'islam o non accettano di pagare la “tassa di protezione”.
Nel video – particolare eloquente – le vittime vengono presentate come appartenenti alla “ostile Chiesa etiope”. Al momento mancano verifiche e conferme indipendenti sull'identità delle vittime. Secondo fonti del governo e della Chiesa ortodossa d'Etiopia, è probabile che si tratti di poveri emigranti etiopi appartenenti alle moltitudini di uomini e donne che provano a raggiungere l'Europa attraversando la Libia e poi imbarcandosi sui barconi gestiti dalla rete criminale degli scafisti.
“Il Patriarca della Chiesa ortodossa d'Etiopia Mathias I” riferisce all'Agenzia Fides Antonios Aziz Mina, Vescovo copto cattolico di Guizeh “aveva programmato di venire in Egitto e ripartire insieme al Patriarca copto Tawadros II per partecipare a Erevan alle commemorazioni del Genocidio armeno. Adesso, all'ultimo momento ha dovuto annullare la visita, si è scusato e ha detto che rimarrà in Etiopia. Le storie di martirio del passato incrociano le storie dei martiri di oggi”.
La Chiesa ortodossa d'Etiopia è stata vincolata giurisdizionalmente al Patriarcato copto di Alessandria d'Egitto fino al 1959, anno in cui è stata riconosciuta come Chiesa autocefala dal Patriarca copto Cirillo VI. Proprio lo scorso aprile Abuna Mathias aveva compiuto una storica visita in Egitto, che aveva segnato anche un passo importante nel superamento di passati contrasti tra le due Chiese. Il Patriarca etiope era stato ricevuto con tutti gli onori anche dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi.
“Colpisce” fa notare Anba Antonios “che la Chiesa etiope venga definita 'Chiesa ostile'... evidentemente questi strani jihadisti seguono anche i risvolti politici degli incontri tra le Chiese. Ma nel grande dolore” aggiunge il Vescovo copto cattolico “continuiamo a guardare a queste vicende con lo sguardo della fede. La filiera dei martiri non è finita, e accompagnerà tutta la storia, fino alla fine. I cristiani non cercano il martirio, vogliono vivere nella pace e nella letizia. Ma se il martirio arriva, è un conforto vedere che può essere accettato con la stessa pace con cui lo hanno accettato i copti che pronunciavano il nome di Cristo e a Lui si affidavano mentre venivano sgozzati. La Chiesa non si è mai lamentata del martirio, ma ha sempre celebrato i martiri come coloro in cui, proprio mentre vengono uccisi, risplende la grande e consolante vittoria di Cristo”. (GV) (Agenzia Fides 20/4/2015).
AFRICA - “Una coalizione internazionale per arginare il traffico di esseri umani” chiede una ong senegalese
Roma (Agenzia Fides)- Una coalizione internazionale per arginare l’immigrazione clandestina, all’origine di tragedie come quella del naufragio avvenuto nelle prime ore di domenica 19 aprile al largo della Libia di un battello carico di almeno 900 migranti. È quanto chiede l’organizzazione senegalese per la difesa dei migranti “Horizon sans Frontière” in un comunicato inviato all’Agenzia Fides. “Il numero di morti interpella e deve oggi spingere la comunità internazionale a reagire” si legge nel documento che, pur lamentando il mancato “adattamento della politica europea ai nuovi dati dell’immigrazione clandestina” sottolinea come il fenomeno ormai ha travalicato l’Europa, assumendo “una dimensione internazionale” che non può essere affrontata a livello di una semplice riunione ministeriale.
“Occorre pertanto una vera coalizione internazionale per arginare questo fenomeno” afferma l’Ong senegalese, “bisogna agire lungo le coste libiche, il punto di partenza dei battelli della morte”. “Quando una coalizione ha voluto intervenire in Libia destabilizzandola, questa è stata costituita senza problemi e questa stessa coalizione deve finire il lavoro, aiutando questo Paese a organizzarsi per lottare efficacemente contro le filiere dell’immigrazione clandestina”.
Per questo motivo “Horizon sans Frontière” chiede “la costituzione di una coalizione internazionale che riunisca i Paesi mediterranei e quelli di provenienza dei migranti, dotati di mezzi potenti per bloccare sul lungo termine il problema”.
L’Ong chiede infine “l’apertura di un’inchiesta internazionale per identificare gli autori di questa nuova tratta di esseri umani, colpendoli nel portafoglio e nei loro interessi a livello internazionale”. “Quando si è dovuto lottare contro la pirateria in alto mare, è stata costituita una coalizione per affrontare questa minaccia con risultati oggi significativi e si dovrebbe fare lo stesso per evitare questi drammi del mare che provocano migliaia di morti” conclude il comunicato. (L.M.) (Agenzia Fides 20/4/2015)
“Occorre pertanto una vera coalizione internazionale per arginare questo fenomeno” afferma l’Ong senegalese, “bisogna agire lungo le coste libiche, il punto di partenza dei battelli della morte”. “Quando una coalizione ha voluto intervenire in Libia destabilizzandola, questa è stata costituita senza problemi e questa stessa coalizione deve finire il lavoro, aiutando questo Paese a organizzarsi per lottare efficacemente contro le filiere dell’immigrazione clandestina”.
Per questo motivo “Horizon sans Frontière” chiede “la costituzione di una coalizione internazionale che riunisca i Paesi mediterranei e quelli di provenienza dei migranti, dotati di mezzi potenti per bloccare sul lungo termine il problema”.
L’Ong chiede infine “l’apertura di un’inchiesta internazionale per identificare gli autori di questa nuova tratta di esseri umani, colpendoli nel portafoglio e nei loro interessi a livello internazionale”. “Quando si è dovuto lottare contro la pirateria in alto mare, è stata costituita una coalizione per affrontare questa minaccia con risultati oggi significativi e si dovrebbe fare lo stesso per evitare questi drammi del mare che provocano migliaia di morti” conclude il comunicato. (L.M.) (Agenzia Fides 20/4/2015)
AFRICA/KENYA - “Non cadiamo nella trappola dello scontro religioso come vogliono gli Shabaab” dicono i leader islamici
Nairobi (Agenzia Fides) - “Il vero scopo di Al Shabaab è di accendere un conflitto religioso in Kenya tra cristiani e musulmani. I keniani delle diverse fedi non devono cadere nella trappola. Siamo vissuti insieme in armonia per molti anni” ha affermato lo Sheikh Mohammed Shakuul, un esponente della comunità islamica di Eastleigh, il quartiere della capitale del Kenya, Nairobi, soprannominato la “piccola Mogadiscio”, per la forte presenza di abitanti di origine somala.
Sheikh Shakuul ha partecipato ad un incontro tra i leader religiosi e rappresentanti del governo per cercare delle soluzione al radicalismo religioso e alla propaganda degli estremisti somali Shabaab, responsabili della strage all’università di Garissa nella quale 148 persone sono state uccise sulla base della loro confessione religiosa (vedi Fides 8/4/2015).
“Ridurre la radicalizzazione e l’estremismo violento richiede che tutte le parti in causa giochino il loro ruolo con efficacia, compreso il governo e i leader politici e religiosi. Vogliamo fare la nostra parte per assicurare il successo di questa impresa” ha rimarcato Sheikh Shakuul.
All’incontro, che si è tenuto ieri, domenica 19 aprile, hanno partecipato diversi esponenti religiosi provenienti da differenti parti del Kenya, e in particolare dalle aree più toccate dalle violenze a sfondo etnico e religioso come Wajir, Mombasa, Isiolo, Garissa e Mandera. (L.M.) (Agenzia Fides 20/4/2015)
Sheikh Shakuul ha partecipato ad un incontro tra i leader religiosi e rappresentanti del governo per cercare delle soluzione al radicalismo religioso e alla propaganda degli estremisti somali Shabaab, responsabili della strage all’università di Garissa nella quale 148 persone sono state uccise sulla base della loro confessione religiosa (vedi Fides 8/4/2015).
“Ridurre la radicalizzazione e l’estremismo violento richiede che tutte le parti in causa giochino il loro ruolo con efficacia, compreso il governo e i leader politici e religiosi. Vogliamo fare la nostra parte per assicurare il successo di questa impresa” ha rimarcato Sheikh Shakuul.
All’incontro, che si è tenuto ieri, domenica 19 aprile, hanno partecipato diversi esponenti religiosi provenienti da differenti parti del Kenya, e in particolare dalle aree più toccate dalle violenze a sfondo etnico e religioso come Wajir, Mombasa, Isiolo, Garissa e Mandera. (L.M.) (Agenzia Fides 20/4/2015)
ASIA/TURCHIA - “Pensionato” il consigliere del premier turco che aveva parlato del Genocidio armeno
Ankara (Agenzia Fides) – Lo scrittore e giornalista turco di origini armene Etyen Mahcupyan, primo Consigliere del Primo Ministro turco Ahmet Davutlogu, ha lasciato le sue funzioni pochi giorni dopo aver rilasciato in un'intervista alcune dichiarazioni – rilanciate anche dalla stampa internazionale – in cui aveva riconosciuto che i massacri di armeni perpetrati in Anatolia nel 1915 sotto la regia ideologica dei Giovani Turchi possono essere legittimamente definiti come Genocidio. Lo riferiscono fonti turche consultate dall'Agenzia Fides. Ambienti vicini al governo di Ankara nei giorni scorsi hanno fatto filtrare sulla stampa turca l'interpretazione sdrammatizzante secondo cui la fine del rapporto di lavoro tra il Premier e il suo primo Consigliere sarebbe dovuta solo al fatto che Mahcupyan ha raggiunto l'età pensionabile dei 65 anni, smentendo ogni legame tra il suo non annunciato pensionamento e le dichiarazioni sul Genocidio armeno.
Nel frattempo, secondo quanto riportato dal settimanale armeno bilingue Agos, la conferenza sul tema controverso del Genocidio armeno, che era stata annunciata e poi annullata presso l'Università di Bilgi, verrà invece ospitata dall'Università Bogazici, terza istituzione accademica di Istanbul, situata sul lato europeo del Bosforo. Nel convegno internazionale, studiosi e ricercatori appartenenti a istituzioni turche e straniere si confronteranno sulle diverse prospettive con cui vengono letti gli stermini consumatisi in Anatolia nel 1915. (GV) (Agenzia Fides 20/4/2015).
Nel frattempo, secondo quanto riportato dal settimanale armeno bilingue Agos, la conferenza sul tema controverso del Genocidio armeno, che era stata annunciata e poi annullata presso l'Università di Bilgi, verrà invece ospitata dall'Università Bogazici, terza istituzione accademica di Istanbul, situata sul lato europeo del Bosforo. Nel convegno internazionale, studiosi e ricercatori appartenenti a istituzioni turche e straniere si confronteranno sulle diverse prospettive con cui vengono letti gli stermini consumatisi in Anatolia nel 1915. (GV) (Agenzia Fides 20/4/2015).
ASIA/INDONESIA - Migliaia di bambini “invisibili”: privi di accesso all’istruzione e alla sanità
Giacarta (Agenzia Fides) – Nei villaggi più poveri di Giacarta le opportunità per gli abitanti sono molto poche, in particolare per i minori. Alcuni per poter sopravvivere raccolgono bottiglie di plastica e altre cose dalla spazzatura, altri suonano il bengio sugli autobus chiedendo l’elemosina. I genitori non possono permettersi di pagare i certificati di nascita senza i quali il futuro dei rispettivi figli è molto limitato. Gli alti costi e gli oneri amministrativi che comportano la pratica sono un vero e proprio incubo burocratico. Tuttavia la registrazione anagrafica è indispensabile, senza una identità giuridica sono negati sia l’accesso all’istruzione che alla sanità.
Secondo i dati del Ministero degli Affari Sociali relativi al 2012, in Indonesia vivono per le strade oltre 94 mila bambini, tra questi solo 7 mila nella capitale. Nonostante ciò ne sono registrati solo un quinto, il 22%. L’Indonesia ha uno dei tassi di registro delle nascite più bassi dell’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN). In Cambogia, Tailandia, Singapore e Vietnam, ad esempio, oltre il 90% della popolazione è registrata. Dal Programma di Tutela dell’Infanzia dell’organizzazione Plan International in Indonesia risulta che in 5 quartieri di Giacarta oltre il 60% delle nascite non sono mai state registrate.
In tutta l’Indonesia, Plan International stima che, ogni anno, 3 milioni di bambini e bambine si aggiungono ai 30 o 35 milioni che non sono registrati. Politicamente, lo Stato è obbligato a sviluppare un sistema che garantisca il benessere e la tutela dell’infanzia e, per questo, il Ministero degli Affari Sociali ha recentemente lanciato un programma nazionale al riguardo. L’obiettivo è mettere a disposizione di ogni bambino un conto di risparmio con un deposito di circa 150 dollari per coprire le spese dell’istruzione primaria e le cure mediche. Tuttavia, senza un certificato di nascita, i minori non registrati non potranno accedervi. Dal 2012, Plan International ha avviato un piano di registrazione universale per i bambini di Giacarta che cerca di rendere la popolazione consapevole dell’importanza del registro e di aiutare il Governo a offrire un migliore accesso allo stesso. Nel corso dell’ultimo anno il parlamento indonesiano ha modificato la legge rendendo più accessibi li i registri, eliminando le tasse. In questo modo, già oltre mille piccoli sono stati registrati. (AP) (20/4/2015 Agenzia Fides)
Secondo i dati del Ministero degli Affari Sociali relativi al 2012, in Indonesia vivono per le strade oltre 94 mila bambini, tra questi solo 7 mila nella capitale. Nonostante ciò ne sono registrati solo un quinto, il 22%. L’Indonesia ha uno dei tassi di registro delle nascite più bassi dell’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN). In Cambogia, Tailandia, Singapore e Vietnam, ad esempio, oltre il 90% della popolazione è registrata. Dal Programma di Tutela dell’Infanzia dell’organizzazione Plan International in Indonesia risulta che in 5 quartieri di Giacarta oltre il 60% delle nascite non sono mai state registrate.
In tutta l’Indonesia, Plan International stima che, ogni anno, 3 milioni di bambini e bambine si aggiungono ai 30 o 35 milioni che non sono registrati. Politicamente, lo Stato è obbligato a sviluppare un sistema che garantisca il benessere e la tutela dell’infanzia e, per questo, il Ministero degli Affari Sociali ha recentemente lanciato un programma nazionale al riguardo. L’obiettivo è mettere a disposizione di ogni bambino un conto di risparmio con un deposito di circa 150 dollari per coprire le spese dell’istruzione primaria e le cure mediche. Tuttavia, senza un certificato di nascita, i minori non registrati non potranno accedervi. Dal 2012, Plan International ha avviato un piano di registrazione universale per i bambini di Giacarta che cerca di rendere la popolazione consapevole dell’importanza del registro e di aiutare il Governo a offrire un migliore accesso allo stesso. Nel corso dell’ultimo anno il parlamento indonesiano ha modificato la legge rendendo più accessibi li i registri, eliminando le tasse. In questo modo, già oltre mille piccoli sono stati registrati. (AP) (20/4/2015 Agenzia Fides)
AMERICA/ARGENTINA - I Vescovi analizzano la realtà del paese e indicano alcuni obiettivi
Buenos Aires (Agenzia Fides) – Inizia oggi, con la partecipazione dei Vescovi di tutto il paese, la 109.ma Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale argentina (CEA), che avrà come tema principale una valutazione del contesto politico e sociale in cui vive il paese.
Nella nota pervenuta a Fides si ricorda che nell'ultima analisi pubblica, fatta a marzo scorso, l'Episcopato era stato critico verso la leadership politica e aveva fatto un appello per vivere bene questo anno elettorale. Il Presidente della CEA, l'Arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, Sua Ecc. Mons. José María Arancedo, ha sottolineato gli obiettivi che "dovrebbero essere condivisi da tutti" e ha indicato come tali: "superare l'emarginazione e la povertà estrema, la malnutrizione infantile, la creazione di posti di lavoro, l'inflazione che impedisce la crescita ed erode seriamente il reddito dei più poveri, la lotta contro il traffico di droga e di esseri umani, la trasparenza nella pubblica amministrazione e la lotta contro ogni forma di corruzione". L'incontro durerà fino a sabato 25 aprile. (CE) (Agenzia Fides, 20/04/2015)
Nella nota pervenuta a Fides si ricorda che nell'ultima analisi pubblica, fatta a marzo scorso, l'Episcopato era stato critico verso la leadership politica e aveva fatto un appello per vivere bene questo anno elettorale. Il Presidente della CEA, l'Arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, Sua Ecc. Mons. José María Arancedo, ha sottolineato gli obiettivi che "dovrebbero essere condivisi da tutti" e ha indicato come tali: "superare l'emarginazione e la povertà estrema, la malnutrizione infantile, la creazione di posti di lavoro, l'inflazione che impedisce la crescita ed erode seriamente il reddito dei più poveri, la lotta contro il traffico di droga e di esseri umani, la trasparenza nella pubblica amministrazione e la lotta contro ogni forma di corruzione". L'incontro durerà fino a sabato 25 aprile. (CE) (Agenzia Fides, 20/04/2015)
AMERICA/MESSICO - Ogni giorno duemila armi introdotte illegalmente in Messico dagli Stati Uniti
Città del Messico (Agenzia Fides) – Il governo del Messico sta discutendo la legge sulle armi per iniziativa del Presidente della repubblica. In questo contesto, l'arcidiocesi di Mexico attraverso il suo settimanale "Desde la Fe", invita alla riflessione. Nell’editoriale intitolato "Armati fino ai denti", pervenuto all’Agenzia Fides, si sottolinea che “il commercio di armi è uno dei business più redditizi, e gli Stati Uniti mantengono l'egemonia della produzione di armi distribuite in tutto il pianeta. L'analisi del Centro di Studi Sociali e dell'Opinione pubblica della Camera dei Deputati, pubblicato nel dicembre 2012, afferma che il 30 per cento delle armi nel mondo è di fabbricazione americana...il traffico di armi leggere, è un problema che danneggia seriamente il Messico".
Il testo prosegue: "Gli studi stimano che ogni giorno duemila armi vengano introdotte illegalmente in Messico dagli Stati Uniti. Non c'è nulla di nuovo nel dire che questo traffico assassino attizza la violenza legata alla droga, creando una spirale criminale senza fine. Lo studio citato sostiene che nell'attuale amministrazione, nel periodo 2012-2014, sono stati più di 40.000 gli omicidi causati da esecuzioni, lotte, aggressioni e spaccio di droga che hanno fatto ricorso ad armi pesanti e leggere. Le agenzie internazionali indicano che più di 15 milioni di armi sono in circolazione nel territorio messicano e che sono facilmente reperibili".
Mentre le campagne politiche continuano, conclude l’editoriale, “questa violenza e il traffico di armi non saranno mai considerate dai candidati come qualcosa da combattere e da eliminare definitivamente. E' urgente rafforzare la sicurezza di tutti gli esseri umani!”.
(CE) (Agenzia Fides, 20/04/2015)
Il testo prosegue: "Gli studi stimano che ogni giorno duemila armi vengano introdotte illegalmente in Messico dagli Stati Uniti. Non c'è nulla di nuovo nel dire che questo traffico assassino attizza la violenza legata alla droga, creando una spirale criminale senza fine. Lo studio citato sostiene che nell'attuale amministrazione, nel periodo 2012-2014, sono stati più di 40.000 gli omicidi causati da esecuzioni, lotte, aggressioni e spaccio di droga che hanno fatto ricorso ad armi pesanti e leggere. Le agenzie internazionali indicano che più di 15 milioni di armi sono in circolazione nel territorio messicano e che sono facilmente reperibili".
Mentre le campagne politiche continuano, conclude l’editoriale, “questa violenza e il traffico di armi non saranno mai considerate dai candidati come qualcosa da combattere e da eliminare definitivamente. E' urgente rafforzare la sicurezza di tutti gli esseri umani!”.
(CE) (Agenzia Fides, 20/04/2015)
AMERICA/BOLIVIA - Nuova data per il V Congresso Eucaristico: dal 16 al 20 settembre
La Paz (Agenzia Fides) – Il V Congresso Eucaristico Nazionale, inizialmente programmato dall’1 al 5 luglio a Tarija, subirà un cambiamento di data in seguito all’annunciata visita di Papa Francesco in Bolivia. Secondo la nota pervenuta a Fides, i Vescovi della Bolivia, riuniti per l’Assemblea plenaria, hanno deciso di posticipare la celebrazione del Congresso Eucaristico a settembre, dal 16 al 20, in quanto Papa Francesco sarà in terra boliviana dall'8 al 10 luglio. Il Congresso Eucaristico è un evento importante per la Chiesa cattolica in Bolivia, in quanto si propone di incoraggiare un rinnovato amore per l'Eucaristia e di esprimerlo con diversi impegni da parte di tutte le comunità in tutte le diocesi del Paese. (CE) (Agenzia Fides, 20/04/2015)
AMERICA/VENEZUELA - Nomina del Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in data 5 marzo 2015 ha nominato Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Venezuela per un quinquennio (2015-2020), il rev. Endeer Gerardo Zapata, del clero diocesano di Trujillo.
Il nuovo Direttore nazionale è venezuelano, ha 46 anni, ed è stato ordinato sacerdote da 21. Attualmente è parroco nella parrocchia Nostra Signora della Pace. Ha conseguito una Licenza e un Dottorato in Missionologia alla Pontificia Università Urbaniana. E’ stato parroco, cappellano, giudice del tribunale ecclesiastico, professore nel seminario diocesano di Trujillo. E’ membro del Consiglio presbiterale e dei Consultori. (SL) (Agenzia Fides 20/04/2015)
Il nuovo Direttore nazionale è venezuelano, ha 46 anni, ed è stato ordinato sacerdote da 21. Attualmente è parroco nella parrocchia Nostra Signora della Pace. Ha conseguito una Licenza e un Dottorato in Missionologia alla Pontificia Università Urbaniana. E’ stato parroco, cappellano, giudice del tribunale ecclesiastico, professore nel seminario diocesano di Trujillo. E’ membro del Consiglio presbiterale e dei Consultori. (SL) (Agenzia Fides 20/04/2015)
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