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venerdì 17 settembre 2021

 


Nel 2020 sono stati 227 gli attivisti ambientali assassinati, mai così tanti

di Gaetano Vallini

Óscar Eyraud Adams, esponente della comunità indigena messicana Kumiai,  si  opponeva alle industrie estrattive che contribuiscono alla scarsità d’acqua nella Baja California. Óscar,  ucciso lo scorso 25 settembre, è uno dei 227 attivisti ambientali assassinati nel 2020. Una cifra spaventosa, con una media di 4 morti a settimana,  la più alta da quando, nel 2012, la ong Global Witness ha iniziato la tragica conta. L’anno precedente le vittime erano state 212. E il rapporto annuale, presentato nei giorni scorsi, conferma come lo sfruttamento irresponsabile e l’avidità alla base della crisi climatica siano anche i moventi delle violenze nei confronti dei difensori dell’ambiente: è infatti divenuto sempre più evidente il legame tra l’intensificarsi dei cambiamenti del clima e gli attacchi mortali.

Gli omicidi, si legge nel rapporto, avvengono in un più ampio contesto di minacce, che vanno dalle intimidazioni alla sorveglianza, dalle campagne di criminalizzazione alle violenze sessuali. E le cifre sono quasi certamente sottostimate, visto che molti attacchi non vengono denunciati. Si tratta dunque di un fenomeno sempre più allarmante, che però non suscita particolare indignazione, soprattutto nei paesi industrializzati. Global Witness sottolinea infatti che, al pari degli impatti della stessa crisi climatica, la gravità delle violenze contro gli attivisti ambientali non viene percepita in modo uniforme nel mondo. Come a dire che certe problematiche, nonostante segnali allarmanti, appaiono ancora lontane.

Per il secondo anno consecutivo è la Colombia il Paese con il numero più alto di uccisioni, ben 65. Gli omicidi sono avvenuti in un clima di diffusi attacchi ai difensori dei diritti umani e ai leader delle comunità, e questo nonostante le speranze accese dall’accordo di pace del 2016. Le popolazioni indigene sono state particolarmente colpite e la pandemia di covid ha peggiorato la situazione: con i lockdown il governo ha tagliato le misure di protezione e le vittime sono state spesso colpite direttamente nelle loro case.

Al secondo posto di questa tragica classifica c’è il Messico, dove sono stati accertati 30 morti, con un aumento del 67% rispetto al 2019. Il disboscamento è stato collegato a quasi un terzo degli assassinii.  Un legame rivelatosi  particolarmente evidente in Brasile (26 vittime) e in Perú (6), dove quasi tre quarti degli attacchi registrati hanno avuto luogo nella regione amazzonica dei due Paesi. E a conferma del fatto che l’America Latina resta il posto più pericoloso per i difensori della terra, a quelli già citati vanno aggiunti i 17 assassinii in Honduras, i 13 in Guatemala, i 12 in Nicaragua e la vittima registrata in Argentina.

Ventinove sono invece state le vittime nelle Filippine, dove si è registrato un progressivo deterioramento della situazione relativa ai diritti umani. L’opposizione alle industrie dannose è spesso oggetto di violente repressioni da parte della polizia e dei militari. In particolare oltre la metà dei raid è stato direttamente collegato alle mobilitazioni contro la realizzazione di miniere, dighe e programmi di disboscamento. Nel più grave degli attacchi nove indigeni Tumandok sono stati uccisi e altri 17 arrestati sull’isola di Panay: si opponevano alla costruzione di una mega-diga sul fiume Jalaur. Il rapporto segnala come dall’elezione di Duterte alla presidenza, nel 2016, sono stati 166 gli attivisti uccisi, un numero scioccante anche per un Paese  già considerato pericoloso per i difensori della terra e dell’ambiente

Global Witness ha documentato 18 uccisioni in Africa; nel 2019 erano state sette.  Quindici omicidi sono stati compiuti nella Repubblica Democratica del Congo,  due  in Sudafrica e uno in Uganda. Più di un terzo degli attacchi è stato collegato allo sfruttamento delle risorse e alla costruzione di dighe idroelettriche e altre infrastrutture.

A livello globale, 28 degli uccisi erano guardiaparchi. Un terzo degli attacchi mortali ha preso di mira gli indigeni, quasi la metà dei quali piccoli agricoltori. Molte delle vittime erano impegnate nella protezione dei fiumi, delle aree costiere e gli oceani, ma la maggioranza di loro, il 71%, era attiva nella difesa delle foreste.

Come negli anni precedenti, nel 2020 nove vittime su dieci erano uomini. Ma le donne che agiscono e parlano in difesa dell’ambiente hanno dovuto affrontare forme di violenza specifiche di genere, compresa quella sessuale. Le donne, si sottolinea, hanno spesso una doppia sfida: la lotta pubblica per proteggere la loro terra e la quella meno visibile per difendere il  diritto di parola all’interno delle loro comunità e famiglie. Inoltre in molte parti del  mondo  sono ancora escluse dalla proprietà della terra e dalle  discussioni sull’uso delle risorse naturali.

Il Sud del pianeta sta  soffrendo le conseguenze più immediate del riscaldamento globale, quindi non sorprende che tutti i 227 omicidi di difensori registrati, tranne uno (in Canada), hanno avuto luogo proprio nei paesi più poveri. Il rapporto rileva inoltre il numero sproporzionato di attacchi contro le comunità indigene, oltre un terzo del totale, anche se costituiscono appena il 5% della popolazione mondiale.

«Molte aziende — si legge sul sito Global Witness — si impegnano in un modello economico estrattivo che dà la priorità al profitto rispetto ai diritti umani e all’ambiente. Questo potere aziendale incontrollabile è la forza sottostante che non solo ha portato la crisi climatica sull’orlo del baratro, ma che ha continuato a perpetuare l’uccisione dei difensori». In sostanza, in troppi paesi ricchi di risorse naturali e di biodiversità molte aziende operano nella quasi totale impunità. E ciò è particolarmente evidente laddove ci sono governi fin troppo disponibili a chiudere un occhio e a non adempiere al loro mandato fondamentale di sostenere e proteggere i diritti umani.

«Un giorno speriamo di segnalare la fine della violenza — ha affermato Chris Madden, di Global Witness — ma finché i governi non prenderanno sul serio la protezione dei difensori e le aziende non inizieranno a mettere le persone e il pianeta prima del profitto, sia il crollo climatico che le uccisioni continueranno». E continueranno perché, nonostante le violenze,  la lotta dei popoli più minacciati non si fermerà.

«La gente a volte mi chiede cosa farò, se resterò qui e manterrò viva la lotta di mia madre. Sono troppo orgogliosa di lei per lasciarla morire. Conosco i pericoli, tutti noi conosciamo i pericoli. Ma ho deciso di restare. Mi unirò alla lotta», ha detto Malungelo Xhakaza, figlia dell’attivista sudafricana assassinata Fikile Ntshangase,  che si batteva contro l’espansione di una miniera di carbone a cielo aperto vicino a Hluhluwe — Imfolozi Park, la più antica riserva naturale dell’Africa. Dovrebbe darci speranza sapere che, nonostante i rischi, ci sono persone coraggiose pronte a lottare per la loro terra e per il nostro pianeta. Loro sono “l’ultima linea di difesa”, come sottolineato dal titolo del rapporto, o la prima: dipende dai punti di vista. Ma non dovrebbero essere lasciate sole. Perché se nell’immediato in gioco c’è la sopravvivenza delle loro comunità, in un futuro drammaticamente sempre più vicino in ballo c’è la sopravvivenza di tutti.

©L’Osservatore Romano del 17 settembre 2021

venerdì 6 novembre 2020

Agenzia Fides 6 novembre 2020

 

EUROPA/SVIZZERA - “I bambini hanno bisogno del nostro aiuto”: i Cantori della Stella proseguono il loro impegno con creatività e flessibilità
 
Friburgo (Agenzia Fides) - “I bambini hanno bisogno del nostro aiuto. Non dimentichiamoli!” è l’esortazione con cui i Cantori della Stella dell’Infanzia Missionaria (POSI) si apprestano a iniziare la loro annuale attività solidale secondo i criteri della flessibilità e della creatività. Questa quindicesima edizione dell’attività missionaria nella Svizzera romanda, che si svolgerà come sempre durante il periodo dell'Avvento e dell'Epifania, dovrà infatti adattarsi alla situazione determinata dalla pandemia di Covid-19. Come riporta la nota inviata all’Agenzia Fides, la direzione nazionale di Missio ha fornito agli animatori un elenco di raccomandazioni per agire nel rispetto delle linee guida sulla salute emanate dalle autorità sanitarie federali, dalla diocesi e dal loro cantone.
"Noi di Missio siamo consapevoli che le misure raccomandate richiedono ulteriori sforzi da parte degli Animatori dei Cantori della Stella e dei gruppi di bambini. Ma, con la creatività, l'azione dei Cantori porterà, in un modo o nell'altro, gioia in questo periodo cupo” spiega Nadia Brügger, di Missio-Ragazzi, che coordina l'azione nella Svizzera romanda. E’ stata anche realizzata una guida per gli Animatori dei gruppi dei Cantori, con una serie di raccomandazioni tenendo conto dei diversi contesti possibili. "L'obiettivo è che i Cantori della Stella possano svolgere la loro attività in conformità con le linee guida sulla salute, e con flessibilità e creatività. Proponiamo, ad esempio, di recitare la benedizione sotto le finestre delle case, di raccogliere le offerte con una rete da pesca o attraverso carte bancarie piuttosto che in un salvadanaio” aggiunge Nadia Brügger.
Esiste anche un "piano B" nel caso in cui sia impossibile ai Cantori andare di porta in porta, sfruttando gli strumenti digitali: oltre alla raccolta delle donazioni tramite un codice QR TWINT, sarà disponibile anche un “Tour online” dei Cantori della Stella. Le donazioni raccolte andranno a favore di due progetti di aiuto ai bambini, sostenuti da Missio in Guinea, e finanzierà anche altri progetti in Africa, Asia, Oceania e America Latina. “La situazione dei bambini in alcuni paesi è peggiorata negli ultimi mesi a causa del lockdown e delle conseguenze economiche. Hanno bisogno del nostro supporto più che mai. Non dimentichiamoli" conclude Nadia Brügger. (SL) (Agenzia Fides 6/11/2020)
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AFRICA/ETIOPIA - Minaccia di guerra civile, l’appello dei Vescovi cattolici: “Si risolva il conflitto in modo pacifico”
 
Addis Abeba (Agenzia Fides) – “Esortiamo le parti a risolvere le loro divergenze amichevolmente, in uno spirito di rispetto, comprensione e fiducia” chiedono i Vescovi cattolici dell’Etiopia in una dichiarazione sulle tensioni che attraversano il Paese. Il 4 novembre il governo etiope ha dichiarato lo stato di emergenza nello Stato del Tigrai, ordinando un'offensiva militare, dopo che una base militare è stata catturata da forze fedeli al governo regionale del Tigrai. I Vescovi auspicano e pregano “perché le persone vivano nel rispetto, nella concertazione e nel dialogo e lavorino insieme per la prosperità del loro Paese".
"Nonostante gli sforzi dei leader religiosi, degli anziani e di altre parti interessate per disinnescare il conflitto in corso tra la Repubblica federale democratica dell'Etiopia e lo stato regionale del Tigrai, si è avuta un'escalation delle tensioni” nota la dichiarazione. I Vescovi avvertono che “se i fratelli si uccidono, l'Etiopia non guadagnerà nulla. Invece ciò porterà il Paese al fallimento e non gioverà a nessuno” e invitano “gli etiopi a non prendere alla leggera il conflitto", aggiungendo che "tutti dovrebbero prenderlo sul serio e contribuire alla causa della riconciliazione, rafforzare l'unità nazionale e garantire pace e sicurezza”.
Il 26 settembre, aggressori armati hanno ucciso almeno 15 persone in un assalto prima dell'alba nella zona di Metekel, nella regione di Benishangul-Gumuz, nell'Etiopia occidentale. All'inizio di settembre nella stessa regione al confine con il Sudan, in altri due assalti, hanno provocato l'uccisione di civili e costretto almeno 300 persone a lasciare le loro case.
La Chiesa cattolica etiope condanna fermamente lo sfollamento in corso e l'uccisione di persone innocenti in varie parti del Paese: "L'orribile massacro dei nostri fratelli e sorelle innocenti ha lasciato la nostra Chiesa profondamente rattristata”. I Vescovi concludono esortando “tutti i cattolici in Etiopia e nel mondo a guardare più da vicino la situazione nel nostro Paese e a pregare per la pace e la riconciliazione” (L.M.) (Agenzia Fides 6/11/2020)


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AFRICA/EGITTO - “Diffide” copte contro le strumentalizzazioni politiche: alle elezioni la Chiesa non sponsorizza nessun candidato
 
Sohag (Agenzia Fides) – Nella arcidiocesi copta ortodossa di al Balayna ci sono persone che fanno propaganda politica affermando di aver avuto dalle autorità ecclesiastiche l’incarico si suggerire agli elettori quale candidato votare alle elezioni politiche in corso. “Ma questo non ha alcun fondamento, e l’arcidiocesi non mai affidato a nessuno un simile mandato. Noi ci atteniamo alle istruzioni di Papa Tawadros, e incoraggiamo semplicemente gli elettori a esercitare il proprio diritto di voto, senza esprimere alcuna indicazione di voto a favore di singoli candidati”. E’ una chiara diffida contro le strumentalizzazioni politiche quella diffusa dall’arcidiocesi copta ortodossa di Al Balayna, nel governatorato egiziano di Sohag, su indicazione del Vescovo Wissa, mentre per gli abitanti di quel territorio si avvicina il momento di prendere parte all’articolato processo di raccolta dei voti delle elezioni parlamentari egiziane del 2020. La Chiesa – si legge in un comunicato diffuso dall’arcidiocesi copta ortodossa – “non ha disposizioni da dare a favore di qualche soggetto politico specifico, e invita semplicemente tutti a esprimere il proprio voto a favore del candidato ritenuto migliore”.
La messa in allerta contro strumentalizzazioni politiche diffusa dall'arcidiocesi copta ortodossa di al Balanya non rappresenta un’eccezione: anche altri Vescovi e altre diocesi, in tutto l’Egitto, hanno rilanciato con interventi e comunicati ad hoc la scelta della equidistanza da candidati e Partiti in lizza per le elezioni politiche, linea che in questa tornata elettorale è stata indicata dal Patriarcato copto ortodosso con particolare vigore. Negli ultimi giorni anche Anba Angelos, Vescovo copto ortodosso di Shubra (distretto del Cairo), insieme all’assemblea diocesana dei sacerdoti, ha emesso un comunicato per diffidare tutti i militanti e i propagandisti dal diffondere “false dichiarazioni” sul sostegno elettorale offerto dalla Chiesa copta ortodossa a candidati o Partiti.
Le votazioni per scegliere i membri della Camera dei Rappresentanti nelle diverse aree del Paese, svoltesi in fasi diverse, dovrebbero concludesti domenica 8 novembre. Alle precedenti elezioni parlamentari del 2015 – riferisce CoptsToday – 36 seggi dei 568 a disposizione erano stati assegnati a candidati copti ortodossi. (GV) (Agenzia Fides 6/11/2020).
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ASIA/FILIPPINE - I cattolici si mobilitano per le vittime del tifone Goni
 
Manila (Agenzia Fides) - Si è messa in moto tempestivamente nelle Filippine la "macchina degli aiuti umanitari" della Chiesa cattolica per soccorrere le popolazioni colpite dalla tempesta tropicale Goni, che ha devastato la regione di Bicol e altre parti dell' isola di Luzon. Il super ciclone, iniziato il 1° novembre, ha causato piogge torrenziali, forti inondazioni e smottamenti dalle pendici del vulcano Mayon nella regione di Bicol .
Il Segretariato Nazionale per l'Azione Sociale (NASSA) delle Filippine - organismo che costituisce la Caritas locale - ha rilevato che "il tifone porterà sicuramente maggiore povertà alle nostre comunità gravemente colpite dal tifone, poiché stanno anche combattendo contro gli effetti della pandemia Covid-19", invitando i filippini, e i fedeli all'estero, ad agire "con generosità e compassione di tutti”, come ha detto il Vescovo Jose Colin Bagaforo, Direttore Nazionale di NASSA.
Rivolgendosi alle popolazioni colpite, padre Tony Labiao, ex Segretario esecutivo della Caritas, ha detto: “In questi tempi difficili, portate tutto al nostro Dio. Sappiamo che tanti nel mondo saranno in grado di ascoltare le nostre preghiere e inviare aiuti". Intanto i volontari cattolici e le squadre diocesane di risposta alle emergenze continuano ad assistere le persone, in particolare gli sfollati, che hanno trovato riparo nelle chiese, ha riferito a Fides padre Labiao. “Si prevede che questa calamità aggravi la condizione nelle comunità più povere. Ma con la nostra condivisione possiamo superarla".
Secondo ila National Disaster Risk Reduction and Management Council, il 2 novembre almeno più di due milioni di individui provenienti da 12 regioni sono stati colpiti dal super tifone. Alcune delle città e dei villaggi costieri sono stati sommersi dalle inondazioni e da esondazioni dei fiumi.
Goni, oltre a colpire la regione di Bicol, ha toccato le province di Quezon e Batangas prima di dirigersi verso il Mar Cinese Meridionale. Come misura precauzionale, più di 390.000 persone erano fuggite in luoghi più sicuri, e circa 345.000 si sono rifugiate in vari centri di evacuazione che includono chiese, scuole governative e altri luoghi. (SD-PA) (Agenzia Fides 6/11/2020)
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AMERICA/HONDURAS - Appello dei Vescovi per le disastrose conseguenze dell’uragano
 
Tegucigalpa (Agenzia Fides) – La Conferenza episcopale dell'Honduras ha lanciato un appello chiedendo solidarietà per le pesanti conseguenze che il fenomeno tropicale Eta sta lasciando nel Paese, dopo aver già provocato ingenti danni materiali e ucciso otto persone.
Con l’invocazione "Il nostro aiuto è nel nome del Signore, che ha fatto il cielo e la terra" (Salmo 124, 8) si apre l'ampio documento diffuso dai Vescovi dell'Honduras, pervenuto a Fides, in cui i Pastori della Chiesa cattolica esortano la popolazione a non correre rischi e a seguire le indicazioni delle autorità governative, al fine di evitare ogni tipo di disgrazia.
Inoltre, in mezzo a questa emergenza meteorologica, esortano a non dimenticare il Covid.19, che è ancora presente, con un rischio di contagio molto alto.
"Per quanto possibile, prestiamo l’attenzione necessaria per rispettare le disposizioni di base sulla biosicurezza" afferma il testo. I Vescovi ringraziano quindi i parroci per la cura pastorale che stanno prestando alle comunità e chiedono di aumentare il loro impegno in queste difficili circostanze, insieme alle équipe della pastorale sociale, per conoscere i disastri che l'uragano sta producendo nelle loro parrocchie.
Con il suo passaggio in Honduras, Eta lascia una distruzione impressionante: 6 fiumi esondati e 2 porti chiusi perché distrutti, La Ceiba e Tela, oltre ad una ingente numero di case distrutte completamente, strade di città trasformate in fiumi, valanghe precipitate sulle strade all'interno del paese.
(CE) (Agenzia Fides 06/11/2020)
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AMERICA/BRASILE - Cinque anni dopo il disastro della diga a Mariana la popolazione attende ancora giustizia
 
Mariana (Agenzia Fides) – Nel pomeriggio del 5 novembre 2015 cedette la diga della miniera di ferro Fundão a Mariana, causando 19 morti e 50 feriti, la distruzione di innumerevoli abitazioni. Il mare di fango tossico ha devastato il Rio Doce e ha raggiunto l'oceano a Espàrito Santo. Sono passati 5 anni e i responsabili della tragedia non sono stati processati. Nel 2019 il reato di omicidio è stato ritirato dal processo. I morti causati dalla rottura della diga sono stati considerati dalla Giustizia come conseguenza dell'inondazione causata dalla rottura. Durante questo periodo, le comunità distrutte non sono state ricostruite e non ci sono ancora risposte per il recupero dell'ambiente.
Nel quinto anniversario di questa tragedia, Mons. Vicente de Paula Ferreira, Vescovo ausiliare di Belo Horizonte e Segretario esecutivo della Commissione speciale per l'estrazione mineraria e l'ecologia integrale (CEEM) della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), ha ribadito: "In questa data, vogliamo esprimere la nostra solidarietà a tutte le persone colpite e il nostro impegno per la Casa Comune".
Secondo la nota della CNBB pervenuta a Fides, la Commissione approva gli importanti punti espressi della “Lettera denuncia delle persone di Mariana colpite dalla diga di Fundão”, con cui la Caritas sviluppa un lavoro di partenariato: "Chiediamo: a) la restituzione del diritto ad un alloggio dignitoso, compresa la conservazione dei modi di vita, delle comunità distrutte, come le comunità tradizionali; b) una compensazione economica, pur sapendo che alcuni diritti lesi sono irreparabili; c) riaffermiamo anche la riabilitazione medica, psichica, economica e sociale degli individui e delle comunità; d) sostegno all'indennizzo equo per le perdite e i danni materiali e immateriali".
La Commissione Mineraria della CNBB, secondo Mons. Vicente de Paula Ferreira, spera che non si ripetano disastri criminali della stessa natura, e oltre alle misure di conservazione, di ripristino dell'onore, della cultura e della memoria delle persone, venga anche “una richiesta pubblica di perdono, che non è ancora stata fatta, in modo che ci sia giustizia". "Vogliamo rinnovare il nostro impegno per una vera conversione ecologica – conclude - , sosteniamo tutti coloro che sono vittime di tali crimini atroci, come ha detto Papa Francesco nell'enciclica ‘Fratelli tutti’, affinché possiamo passare da una cultura che uccide a una cultura di fraternità e di amicizia sociale". (SL) (Agenzia Fides 6/11/2020)

lunedì 7 settembre 2020

Agenzia Fides 7 settembre 2020

 

AFRICA/MOZAMBICO - Rilasciate le suore rapite, il Vescovo: "Chiediamo pace"
 
Mocímboa da Praia (Agenzia Fides) - Le due suore della congregazione di San Giuseppe di Chambery rapite il 12 agosto a Mocímboa da Praia (Mozambico) sono state rilasciate. Lo ha annunciato ieri, 6 settembre, Mons. Luiz Fernando Lisboa, Vescovo di Pemba. "Le suore – informa il Vescovo in una nota pervenuta all'Agenzia Fides – sono sane e salve. Le nostre Inês ed Eliane, che lavorano nella parrocchia di Mocímboa da Praia, dopo ventiquattro giorni passati in prigionia, sono tornate tra noi".
Le due religiose di origine brasiliana erano state rapite nel corso di un furibondo attacco che le milizie al-Shabab hanno portato, martedì 12 agosto, a Mocímboa da Praia, importante centro della provincia di Cabo Delgado. In quell’occasione, le forze dell’ordine e le forze armate sono state costrette a ritirarsi precipitosamente, lasciando per alcuni giorni campo libero ai miliziani. In quel frangente, le suore erano state prelevate dalla loro comunità e portate via. Per alcuni giorni non si è saputo nulla di loro, ma le autorità nazionali e internazionali si sono subito mobilitate per favorire il loro rilascio. Le trattative sono andate a buon fine.
L’azione contro Mocímboa da Praia ha dimostrato un salto di qualità nell’operatività di queste milizie che si proclamano "jihadiste". Se nel 2017, quando hanno iniziato ad attaccare i villaggi della provincia di Cabo Delgado, si spostavano a bordo di vecchi scooter e utilizzavano armi rudimentali (machete, lance, ecc.), nelle ultime operazioni hanno mostrato fuoristrada nuovissimi e armi automatiche e una grande capacità di muoversi sul terreno. Chi ha fornito loro gli armamenti? Chi ha addestrato questi miliziani? Secondo alcuni analisti, potrebbe trattarsi non tanto di gruppi jihadisti ma di milizie legate a grandi organizzazioni criminali, che stanno creando basi per il commercio internazionale di stupefacenti. Negli ultimi due anni le loro azioni hanno creato instabilità nella zona e hanno provocato centinaia di sfollati.
Le suore di San Giuseppe di Chambery si sono trovate in mezzo ai combattimenti e sono state rapite. Le religiose sono presenti nella cittadina di Mocímboa da Praia dal 2003. Negli anni hanno creato una fitta rete di scuole materne e un centro sociale. La loro presenza ha offerto un grande contributo all’alfabetizzazione dei ragazzi e delle ragazze locali. Purtroppo, con l’intensificarsi delle azioni militari sul territorio, molte di queste scuole hanno dovuto chiudere e le attività si sono concentrate soprattutto su Mocímboa da Praia.
"Innalziamo insieme un inno di ringraziamento a Dio - scrive il Vescovo Lisboa - e continuiamo a pregare per tutti coloro che sono ancora dispersi, sfollati e che subiscono le conseguenze della violenza e della guerra. Chiediamo la benedizione di Dio per Cabo Delgado e che ci conceda il dono di una vera pace di cui abbiamo tanto bisogno!".
(EC) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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AFRICA/CENTRAFRICA - “I gruppi armati controllano quasi l’80% del territorio e minacciano il nostro futuro” denunciano i Vescovi
 
Bangui (Agenzia Fides) – “Ci sono segnali di speranza ma la continua presenza di gruppi armati minaccia il futuro del Paese”. Si può riassumere così il grido di allarme dei Vescovi della Repubblica Centrafricana contenuto nella loro Lettera pastorale “Fai uscire il mio popolo”, pubblicata ieri, domenica 6 settembre.
“Dopo il colpo di stato del marzo 2013, il nostro Paese si è dotato di istituzioni democratiche nel marzo 2016. Attraverso il voto e le elezioni, il popolo si è dato una nuova Costituzione e delle autorità legittime” ricordano i Vescovi. Tra i progressi effettuati c’è l’Accord Politique pour la Paix et la Réconciliation en République Centrafricaine (APPRCA) firmato nel 2019 da 14 gruppi armati con il governo.
“Cari fratelli e sorelle, a livello politico, ci interroghiamo sull'efficacia delle istituzioni repubblicane nella ricostruzione del nostro Paese” afferma però il messaggio pervenuto all’Agenzia Fides. “Notiamo con amarezza che il 70% o addirittura l'80% del nostro Paese è occupato da gruppi armati, alcuni dei quali sono guidati dai mercenari più feroci”. Questi gruppi - dicono i Vescovi - “sono coinvolti in crimini di guerra, crimini contro l'umanità, crimini ambientali e il saccheggio su larga scala delle nostre risorse minerarie. Hanno commesso crimini di sangue contro persone innocenti a Bocaranga, Bohong, Bozoum, Besson, Bouar, Birao, Ndélé, Bria, Lemouna, Koudjili”.
“I signori della guerra approfittano dell'Accordo politico per la pace e Riconciliazione, approfittando delle concessioni loro offerte da quest’ultimo, in particolare la piena libertà di movimento. Hanno imposto il business della guerra, un modello economico fondato sul sangue umano” affermano i Vescovi, che lanciano l’allarme sul fatto che alcuni di questi gruppi si stanno “rafforzando, reclutando nuovi combattenti e accrescendo le scorte di armamenti e munizioni”. “Non hanno ancora rinunciato al progetto di spartizione del nostro Paese? Cercheranno di raggiungere questo scopo interrompendo il processo elettorale?” si chiede il messaggio.
“Quando si viaggia attraverso la Repubblica Centrafricana, è terrificante incontrare interi villaggi costretti all'abbandono dalle loro popolazioni o incendiati da criminali impuniti. Le famiglie preferiscono vivere in esilio o rimanere nei campi per sfollati che a volte si trovano a cento metri dalle loro case”.
“Quali leader saranno in grado di far emergere gli abitanti della Repubblica Centrafricana dall’oppressione, dalla miseria e dall’ignoranza?” chiedono i Vescovi in vista delle elezioni presidenziali di dicembre. Il messaggio si rivolge in particolare ai giovani e alle donne. I Vescovi esortano i primi a non essere “un serbatoio inesauribile di carne da cannone, ma la risorsa più importante del nostro Paese”. Il messaggio chiede loro di rifiutare il voto di scambio e di astenersi dalla contestazione violenta dei risultati del voto. Alle donne chiedono di mobilitarsi per partecipare attivamente al processo elettorale come candidate, elettrici, educatrici e promotrici della non violenza a tutti i livelli dove potete essere utile al nostro Paese”.
“Che la Vergine Maria, Regina del cielo e della terra, renda fruttuosi gli sforzi per elezioni trasparenti, credibili e pacifiche, che ci diano dei veri leader al servizio delle persone sull’esempio di Mosè” conclude il messaggio. (L.M.) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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AFRICA/TOGO - Verso la Giornata Missionaria Mondiale: riprese le attività “in presenza”
 
Lomé (Agenzia Fides) – Preparare le attività pastorali di animazione missionaria in vista dell'Ottobre missionario e della Giornata Missionaria Mondiale, il 18 ottobre: con questa finalità nei giorni scorsi, il Direttore nazionale e i Direttori diocesani delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Togo si sono incontrati - in una primo raduno "in presenza", dopo le riunioni online - a Lomé, per la sessione di rientro, presso la sede nazionale delle POM, situata all’interno del complesso che ospita la Conferenza episcopale togolese (CET).
Tra le tematiche affrontate, l'urgenza di riprendere tutte le attività e i programmi di animazione rimasti in sospeso a causa della crisi sanitaria del Covid-19, che ha portato al divieto di raduni e alla chiusura dei luoghi di culto. Come riferito a Fides, il Direttore nazionale delle POM, padre Donald Charif-Dine Fadaz, ha presentato una riflessione sulla mancata colletta, su tutto il territorio nazionale, dell’obolo di San Pietro Apostolo, che doveva aver luogo nei mesi estivi, ma che non si è potuto fare a causa della crisi sanitaria.
Data la particolare situazione dell'anno in corso - segnato dal lockdown per il Covid-19 - i Direittori presenti hanno concordato sulla necessità di garantire uno sforzo di animazione maggiore del solito, incidendo su parrocchie, comunità, associazioni, movimenti di fedeli, anche nelle aree remote. "La missione evangelizzatrice cui siamo chiamati - si è detto - non può passare in secondo piano: è un compito di tutti i battezzati ed è la vita stessa della Chiesa, chiamata a comunicare l'amore di Dio all'umanità".
E’ stato dato particolare rilievo ai risultati della celebrazione del Mese Missionario Straordinario di Ottobre 2019, e si è impostata la programmazione delle attività per l'anno pastorale 2020-2021. Sono stati inoltre presentati i rapporti delle attività della diocesi. Inoltre la Direzione nazionale ha provveduto alla distribuzione di materiale di animazione missionaria (documenti, depliant, notiziario delle POM in Togo), ai Direttori diocesani in modo da sensibilizzare i fedeli e coinvolgerli nella animazione e celebrazione del momento più importante dell'anno: la Giornata Missionaria Mondiale del 18 ottobre prossimo.
La diocesi di Kara è stata selezionata come diocesi ospitante dell'incontro ordinario dei delegati POM, che si terrà nell'aprile 2021, e di quello per gli anni 2021-2022 dal 6 all'8 settembre 2021.
(AP/DF)) (7/9/2020 Agenzia Fides)
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ASIA - Covid-19 e emergenza educativa: urge collaborazione tra governi e settore privato per il sostegno alle famiglie
 
Bangkok (Agenzia Fides) - La pandemia di Covid-19 ha avuto un forte impatto sui sistemi educativi a livello globale. Secondo l’UNICEF, gli effetti della pandemia hanno toccato oltre 1,5 miliardi di studenti a livello globale, e 1 miliardo di studenti non hanno ancora avuto la possibilità di rientrare ancora a scuola. La chiusura delle scuole ha avuto un profondo impatto sui percorsi di apprendimento dei e delle giovani di tutto il pianeta, e si calcola che circa 430 milioni di bambini, ragazzi e giovani in Asia meridionale non abbiano avuto alcun accesso alla didattica a distanza. L'emergenza educativa si è abbattuta in modo più forte sui paesi più fragili e sulle fasce sociali più deboli e vulnerabili. Rileva una nota della campagna "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", lanciata a livello internazionale dalla rete FOCSIV ("Federazione di organismi cristiani servizio internazionale volontario") e Caritas italiana, che "nei paesi più poveri, la scuola rappresenta uno dei pochi luoghi di promozione e protezione per i bambini provenienti da famiglie fragili e vulnerabili. La scuola è infatti è il luogo in cui almeno una volta al giorno tutti i bambini possono consumare un pasto decente; e con la chiusura delle scuole, sono stati almeno 346 milioni i bambini che hanno perso questa opportunità".
L'impatto della chiusura delle scuole si è avvertiot in molte nazioni asiatiche: con la pandemia, molti istituti di istruzione superiore nella maggior parte dei paesi asiatici sono passati all'apprendimento online. Tuttavia è stato difficile continuare la didattica per gli studenti senza accesso a Internet e queste disuguaglianze digitali persistono in tutti i paesi. Solo Singapore, Brunei e Malesia hanno oltre l'80% di persone che dispongono di Internet nella vita sociale. In Indonesia, Thailandia e Cambogia, meno del 60% della popolazione ha accesso a Internet, mentre solo il 40% circa ha accesso al web in Myanmar e Vietnam .
Il divario digitale va ben oltre l'accesso a Internet e tocca anche l'affidabilità, la velocità e l'accessibilità a dispositivi elettronici che favoriscono l'apprendimento. I più vulnerabili spesso affrontano più di uno svantaggio, il che ha amplificato l'impatto della pandemia. Alcune istituzioni o governi hanno introdotto un sistema di prestiti per fornire agli studenti bisognosi dispositivi appropriati.
Un altro aspetto fondamentale - ha affermato un recente approfondimento della Banca Mondiale - è come e se i sistemi, gli studenti e gli insegnanti siano preparati e siano riusciti ad adattarsi all'apprendimento online. Alcuni istituti superiori e università avevano un approccio "online" all'insegnamento già prima della pandemia. Ad esempio, la Taylor University in Malesia, istituto cristiano, ha reso noto che ciascuno dei suoi corsi aveva già il proprio sito virtuale, che ha consentito il coinvolgimento online per valutazioni, compiti, supporto tra studenti e docenti. I paesi con una solida infrastruttura Internet, come la Corea del Sud, hanno tratto importanti vantaggi quando si è trattato di continuare l'istruzione online. Le preoccupazioni si sono amplificate nei paesi con meno infrastrutture. In Indonesia, ad esempio, gli studenti hanno offerto risposte contrastanti per la recente transizione forzata ai corsi online. Alcuni ritengono che le lezioni online siano meno efficaci e faticano a interagire online con docenti e colleghi. Ciò non è solo a causa di problemi di accesso a Internet, ma anche perché gli studenti (e il personale docente) non sono abituati a tali ambienti o non hanno le competenze per fare un uso ottimale di tali piattaforme. In un sondaggio condotto su 1.045 studenti della "Indonesia University of Education" a Bandung, il 48% degli studenti ha detto di necessitare di più tempo per abituarsi all'apprendimento basato su Internet, nonostante la disponibilità di applicazioni didattiche .
Di fronte a queste sfide, è necessaria la piena collaborazioni tra istituzioni e tra settore privato e istituzioni e in molte nazioni asiatiche dove la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane sono direttamente impegnate nel'opera di istruzione, gestendo scuole di ogni ordine e grado, ci si concentra sul benessere degli studenti e sul sostegno a medio e lungo termine al sistema scolastico, decisivo per la società. Alcune istituzioni in Vietnam stanno fornendo borse di studio a studenti le cui famiglie sono le più colpite dalla pandemia. Nelle Filippine, le istituzioni stanno valutando se rimborsare le tasse universitarie agli studenti e in Thailandia 52 università si sono impegnate a ridurre le tasse scolastiche per alleviare la pressione sugli studenti. Queste iniziative di sostegno alle famiglie e di interventi delle istituzioni rappresentano interventi nella giusta direzione che, secondo le Chiese asiatiche, possono ridurre l'impatto della pandemia sulla scuola e dunque futuro dei giovani.
(PA) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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ASIA/MACAO - Da famiglia a famiglia: i missionari Clarettiani lanciano un'iniziativa per nutrire i bisognosi, ispirata a Madre Teresa
 
Macao (Agenzia Fides) - I missionari Clarettiani hanno dato vita a un'iniziativa per nutrire i bisognosi a Macao, ispirandosi a Madre Teresa di Calcutta, la santa che tanto ha fatto per i poveri e i diseredati in India. Come appreso dall'Agenzia Fides, l'iniziativa - avviata il 5 settembre, giorno in cui la Chiesa ricorda la Santa - è stata intitolata Mother's meal" ("Il pasto della Madre"). Per inaugurarla, missionari e i volontari hanno distribuito un kit alimentare di sopravvivenza a 50 famiglie di migranti, particolarmente colpite in tempo di Covid-19.
Padre Jijo Kandamkulathy, Clarettiano indiano, tra i fondatori del programma "Mother’s Meal, ha organizzato la distribuzione del kit per integrare le provviste alimentari a famiglia vulenerabili e indigenti. I pacchi sono stati preparati grazie a una raccolta operata nelle scorse settimane presso famiglie benestanti. L'idea del "Mother's Meal" è, infatti, quella di coinvolgere famiglie che possono permettersi di sostenere un'altra famiglia in difficoltà e si offrono per fornirle un aiuto costante per un anno.
Anche il Vescovo Stephen Lee Bun Sang di Macao , apprezzando l'iniziativa, ha voluto contribuire dando assistenza finanziaria, per consentire alle famiglie di sopravvivere in tempo di pandemia. “Ciascuna di queste famiglie viene selezionata in base alle proprie difficoltà socio-economiche. Meritano il nostro sostegno". ha rimarcato Terry, laica volontaria, coordinatrice del progetto.
Padre George Kannanthanam, il Clarettiano e Direttore di Mother’s Meal, ha detto: “Prendiamo esempio da Madre Teresa: se non possiamo nutrire 100 persone, possiamo sfamare almeno una persona. Mother’s Meal è la realizzazione di quel sogno di Madre Teresa". "Il movimento Mother’s Meal intende garantire cibo in ogni famiglia che deve affrontare la crisi economica a causa dell'impatto del coronavirus", ha detto.
Il movimento "Mother’s Meal" è stato già avviato in India nel 16 luglio 2020, in occasione del 50 ° anno di presenza clarettiana in India. Successivamente è stato esteso a 1.000 famiglie in diversi stati indiani, privilegiando famiglie con disabilità e malati terminali, oltre a vedove e anziani senza alcun sostegno. "Mother’s Meal è nato proprio per essere un sostegno per le famiglie più vulnerabili che lottano per sopravvivere. Ne sono molte anche a Macao e desideriamo estenderlo ulteriormente, in alte nazioni del mondo", ha detto p. Kannanthanam.
Secondo Sibu George, coordinatore del programma in India, già vi sono nuove richieste di attivarlo in Sri Lanka e in paesi dell'Africa.
L'idea di impegnarsi nell'iniziativa "Mother's Meal" è stata discussa e approvata dai Clarettiani dopo che l'Ong "Oxfam" (confederazione di 20 organizzazioni indipendenti che opera per alleviare la povertà a livello globale) ha affermato che fino a 12.000 persone potrebbero morire ogni giorno a causa della fame indotta dal Covid-19.
(SD-PA) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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AMERICA/BRASILE - Festa dell’Indipendenza: “vedere le molte ricchezze che esistono nelle nostre differenze”
 
Brasilia (Agenzia Fides) – “La Festa dell’Indipendenza non va vissuta come un semplice giorno festivo, ma come un momento per celebrare la convinzione che tutti i brasiliani, ognuno con la propria differenza, dipendono l'uno dall'altro. Un paese migliore, più giusto e più fraterno, non può essere costruito con l'ostilità, con azioni che cercano di distruggere gli altri”. Lo afferma in un video messaggio per la Festa dell’Indipendenza del Brasile, che si celebra oggi, 7 settembre, il Presidente della Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), Mons. Walmor Oliveira de Azevedo, Arcivescovo di Belo Horizonte. Nel messaggio, pervenuto all’Agenzia Fides, l’Arcivescovo ribadisce l'importanza della democrazia e della partecipazione dei cittadini come percorsi che consentono alle differenze di articolarsi e diventare ricchezza nella costruzione del presente e del futuro del Brasile, come risposta alle sfide poste dal Coronavirus.
"Celebriamo una Festa dell’indipendenza segnata da lutti e molte malattie" sottolinea il Presidente della CNBB riferendosi alla pandemia di Covid-19, ed esorta: “Questo momento impegnativo che affrontiamo non vincerà contro la società brasiliana che è forte, che sa combattere e ha superato tante altre avversità. Alla fine, la vita vince sempre, è ciò che ci mostra il Maestro Gesù… Insieme costruiremo una nuova era basata sulla forza della solidarietà”.
Nel suo messaggio Mons. Oliveira de Azevedo denuncia il clima ostile creato dal dilagare delle aggressioni, attraverso i social network, che allontanano dalla fraternità, dal rispetto per le differenze e dal dialogo. "La cultura della partecipazione responsabile e dei cittadini rimanga salda di fronte alle manifestazioni antidemocratiche e il principio di solidarietà prevalga in tutti i dibattiti" ha detto nel suo messaggio, sottolineando che l'indipendenza del Brasile deve essere costruita ogni giorno. "La democrazia e le sue istituzioni devono essere preservate e rafforzate" afferma l'Arcivescovo, chiedendo il rispetto della Costituzione federale del 1988.
In questa giornata l'Arcivescovo di Belo Horizonte invita a pensare ai brasiliani disoccupati o sottoccupati, ad ascoltare il grido dei più poveri e dei più vulnerabili, a rinnovare l’impegno per la vita, e conclude: “C'è una chiamata bellissima e stimolante in questo 7 settembre, la Giornata dell’indipendenza. Ognuno di noi brasiliani ha bisogno di vedere le molte ricchezze che esistono nelle nostre differenze. È essenziale riconoscere, soprattutto, che ogni persona è simile, un fratello, una sorella. Quando si riconosce la dignità della vita umana, che tutti sono figli e figlie di Dio, si rafforza la fedeltà ai principi etici che garantiscono la convivialità”. (SL) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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AMERICA/HONDURAS - Il Cardinale Rodríguez Maradiaga per il Mese della patria: "Il potere è servizio e ricerca del bene comune"
 
Tegucigalpa (Agenzia Fides) - Il Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa, nella sua omelia durante la messa di ieri, ha fatto riferimento al Mese della patria appena iniziato e alla classe politica dell'Honduras, che nella ricerca del potere ricorre a diversi mezzi illeciti, come l'uso della religione, la manipolazione delle leggi e la corruzione.
"Abbiamo iniziato queste celebrazioni del Mese della patria, che non sono semplicemente un ‘torcicollo’, un guardare insieme indietro, perché sarebbe ridicolo per un popolo che cammina verso un futuro migliore, visto che tutti noi vogliamo vivere non pensando solo a quello che è successo, dobbiamo pensare ad un futuro che deve essere costruito da tutti e, naturalmente, questa pandemia ci ha portato purtroppo molti altri problemi" ha esordito il Cardinale.
"Uno dei problemi è la miopia politica, la miopia spirituale. C'è un detto popolare che si ripete spesso: ‘Dio acceca quelli che vuole perdere’. Vale la pena che, in questo Mese della patria, coloro che cercano il potere tengano presente questa prospettiva, che non diventino ciechi nella ricerca del potere, perché perderanno" ha detto.
L'Arcivescovo di Tegucigalpa ha aggiunto che il principio fondamentale del potere è quello di servire e ha ricordato Madre Teresa: "Ieri abbiamo celebrato la festa di Santa Teresa di Calcutta, lei ha detto molto semplicemente, che bisogna servire, e chi non serve è inutile per esercitare qualsiasi potere". Il Cardinale ha avvertito che, secondo la storia dell'America Latina, chiunque abbia tentato di usare la religione per ottenere il potere ha fallito nel suo tentativo. "Chi ha voluto formare partiti politici usando la religione, è rimasto sconfitto. Il bene comune è ciò che dovrebbe guidare tutte le nostre attività, la gente se ne accorge e così i leader politici non devono pensare che con le manovre del passato otterranno il potere" ha rilevato.
"Questo Mese della patria non si può celebrare semplicemente con parole vuote, ma con fatti; i problemi principali del nostro paese non sono le leggi che vengono manipolate e usate per capriccio, i problemi principali rimandano a come possiamo unire questo popolo, nel servizio, nella ricerca del bene comune. Sono i criteri etici quelli che devono guidare le nostre azioni e la nostra vita" ha concluso.
L’Honduras celebra il Mese della patria a settembre: il primo giorno è la Giornata della Bandiera Nazionale, il 15 il giorno dell'indipendenza nazionale e il 29 l'Anniversario di Tegucigalpa e festa di San Michele Arcangelo, feste molto sentite a livello popolare.
(CE) (Agenzia Fides 7/09/2020)

sabato 27 ottobre 2018

Penultima Giornata di Sinodo 27 ottobre 2018

Vatican News
Le notizie del giorno
27/10/2018
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Battute finali per il Sinodo sui giovani in corso in Vaticano. La penultima giornata di lavori ha visto un momento di festa organizzato dai giovani per il Papa. Eletti i membri del XV Consiglio Ordinario. 249 i Padri Sinodali presenti. 
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Nell’ultimo giorno di lavori del Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani, il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, ci dice ... 
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Mons. Nicolò Anselmi, vescovo ausiliare di Genova
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Per mons. Nicolò Anselmi, vescovo ausiliare di Genova, dal Sinodo arriva la scelta di dare più tempi e spazi di di

domenica 10 giugno 2018

Vatican news 10 giugno 2018

VaticanNews
Le notizie del giorno
10/06/2018
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Al termine dell’Angelus, il Papa ha espresso l’auspicio per uno sviluppo positivo del confronto previsto martedì a Singapore tra il presidente americano Trump e il leader nord-coreano Kim Jong Un. 
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Papa Francesco (foto di archivio)
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Anche quest'anno Papa Francesco si è collegato in diretta telefonica con i giovani partecipanti alla Marcia notturna Macerata-Loreto, esortando tutti a cercare ... 
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Il pellegrinaggio di Giovanni XXIII volge al termine. Oggi l’urna contenente le spoglie del Santo rientrerà in Vaticano. Per tracciare un bilancio di questa ... 
SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO
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Il segretario di Stato a Bergamo alla conclusione del pellegrinaggio delle spoglie di Giovanni XXIII: Papa Roncalli “ha dedicato l’intera esistenza a Cristo e alla Chiesa, con zelo e generosità, non risparmiando fatiche e non pretendendo risultati immediati, ma offrendo una testimonianza ...
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La Chiesa dal volto amazzonico – si legge nel documento - deve “ricercare un modello di sviluppo alternativo, integrale e solidale, fondato su un’etica attenta ... 
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In un messaggio dei vescovi dell’Honduras, reso noto al termine dell’Assemblea plenaria, si esprime l’auspicio che nel Paese prevalgano la giustizia e lo stato di diritto. Nel documento si parla anche di libertà religiosa.
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L' Amministratore del Patriarcato latino di Gerusalemme all'incontro "Vivere la Terra Santa": “Il trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme - ... 
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Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...