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mercoledì 6 maggio 2020

Agenzia Fides 6 maggio 2020

VATICANO - Covid-19: Caritas Internationalis si unisce alla richiesta di Papa Francesco per una "solidarietà creativa globale"
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Siamo consapevoli di essere davanti a un'emergenza atipica in cui i Paesi che normalmente sono tra i maggiori donatori sono i più colpiti dal virus” ha dichiarato il Segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John, mentre aumentano i contesti dove si fanno sempre più drammatici gli effetti della crisi economica causata dal Covid-19, che richiedono risposte immediate. Nella nota pervenuta all’Agenzia Fides, Aloysius John sottolinea che bisogna “essere coscienti che l’utilizzo degli aiuti internazionali per rispondere ai bisogni nazionali non rappresenta la giusta soluzione. Se non agiamo immediatamente, le conseguenze del coronavirus uccideranno più persone della pandemia stessa”.
Caritas Internationalis si dice fortemente preoccupata per la grave crisi umanitaria che sta facendo seguito alla diffusione della pandemia ed esorta la comunità internazionale ad intraprendere azioni coraggiose e immediate. Il lockdown deciso in Europa, negli Stati Uniti, in Cina e in Giappone ha paralizzato l'economia globale che è ora fortemente compromessa. Secondo le proiezioni del World Food Programme, in tutto il mondo il numero di persone sull’orlo della fame è destinato a raddoppiare a causa delle conseguenze economiche legate alla pandemia e potrebbe raggiungere quota 230 milioni di persone. L'Africa è il continente maggiormente colpito, a causa della mancanza di cibo, come conseguenza diretta del lockdown attivato in diversi Paesi, nonché a causa di una varietà di disastri naturali quali inondazioni, siccità, invasione di locuste, raccolti scarsi. Molti Paesi del Medio Oriente, dell'America Latina e dell'Asia sono già sull'orlo di una grave crisi alimentare che sta comportando un importante aumento della malnutrizione infantile e del numero di adulti che soffrono la fame.
D'altro canto i migranti, gli sfollati interni, i rifugiati e i rimpatriati, in diversi continenti, sono tra i gruppi maggiormente a rischio, essendo gravemente colpiti dalla crisi alimentare e dalla mancanza di condizioni di vita sicure. Molti rimpatriati in Venezuela soffrono la fame. I migranti irregolari sono un'altra comunità particolarmente esposta, perché non rientra in nessuna delle categorie che possono ottenere aiuti. Le autorità locali dovrebbero garantire loro accesso a servizi essenziali e in particolare all'assistenza sanitaria.
In questo contesto di assoluta precarietà, Caritas Internationalis si unisce alla richiesta di Papa Francesco di promuovere una "solidarietà creativa globale" e andare oltre la semplice risposta alla propagazione del coronavirus, al fine di evitare un'altra grave tragedia umanitaria”.
L’organizzazione esorta la comunità internazionale a sospendere le sanzioni economiche contro la Libia, l'Iran, il Venezuela e la Siria al fine di consentire l'importazione di medicinali, di attrezzature mediche e di beni di prima necessità per la popolazione. Inoltre, si afferma, occorre fornire alle organizzazioni di ispirazione religiosa i mezzi necessari per rispondere ai bisogni urgenti causati dalla pandemia, attuando programmi di micro sviluppo in grado di garantire la sicurezza alimentare per le comunità più povere, nonché assistenza umanitaria, sanitaria e in denaro. Caritas chiede di stanziare fondi aggiuntivi per sostenere le comunità più vulnerabili affinché sopravvivano durante questo periodo di lockdown, e segnala l'urgenza di garantire l'accesso a servizi essenziali per gli sfollati interni e i rifugiati, compreso l'accesso ai campi profughi e per sfollati interni.
Il Segretario Generale conclude il suo appello sottolineando che “non si potrà fermare questa nuova grave crisi umanitaria se non verranno intraprese azioni coraggiose per sostenere le comunità più vulnerabili”.
(AP) (6/5/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/SENEGAL - Covid-19: Fondo di solidarietà della Chiesa senegalese per le famiglie più povere
 
Dakar (Agenzia Fides) - Il 7 marzo 2020, i Vescovi del Senegal hanno lanciato una campagna nazionale di mobilitazione a favore del Fondo di emergenza del Senegal. L'idea era di fornire alla Caritas Senegal i mezzi per agire rapidamente in situazioni di emergenza e fornire assistenza alle persone più vulnerabili.
“La pandemia di Covid19, che sta attualmente imperversando nel mondo e che ha fortemente scosso tutti i settori della nostra società, purtroppo ci obbliga a interrompere, dal 4 maggio, questa campagna di raccolta fondi inizialmente destinata principalmente a comunità e strutture della Chiesa” afferma un comunicato di Caritas Senegal inviato all’Agenzia Fides
“Tuttavia, Caritas Senegal rimane determinata a fornire assistenza ai più vulnerabili per aiutare coloro che non possono permettersi di soddisfare i loro bisogni di base nel contesto di questa crisi sanitaria il cui impatto socio-economico mette a repentaglio la vita di molte persone e intere famiglie” afferma il comunicato.
“Pertanto, l'importo raccolto nell'ambito della prima mobilitazione nazionale per il Fondo di emergenza del Senegal, che ammonta a 10.327.500 FCFA sarà interamente dedicato all'acquisto di cibo per le famiglie povere. Le strutture sanitarie cattoliche impegnate nella cura dei malati saranno supportate anche da altre risorse mobilitate con i nostri partner”.
“La Caritas Senegal, a nome dei Vescovi, esprime la sua soddisfazione e ringrazia tutte le persone, strutture e associazioni che hanno risposto alla loro chiamata apportando la loro generosità” conclude la nota. (L.M.) (Agenzia Fides 6/5/2020)

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AFRICA/KENYA - La Chiesa a Kisumu dona aiuti alle vittime delle alluvioni e lancia un appello per far fronte alle conseguenze del Covid-19
 
Nairobi (Agenzia Fides) – "Raggiungeremo molte altre persone perché la generosità della nostra gente ci ha convinto che la farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non si svuoterà (1 Re 17:14)", ha detto l’Arcivescovo di Kisumu, Sua Ecc. Mons. Philip Anyolo, lodando la consegna di generi alimentari e di prima necessità alle vittime delle inondazioni che hanno colpito la sua arcidiocesi.
Gli aiuti includevano farina di mais, un pacchetto di zucchero, fagioli e biancheria da letto, che sono stati donati dalle suore Francescane di Sant'Anna e da altri patrocinatori, e distribuiti dal personale della Caritas Kisumu a oltre 400 famiglie colpite dalle alluvioni nelle contee di Nyando e Nyakach.
Mons. Anyolo ha dichiarato che l'Arcidiocesi identificherà e sosterrà altre famiglie bisognose colpite dalla pandemia di Covid-19 nelle contee di Kisumu e Siaya, ed ha lanciato “un appello a tutti per sostenere l'arcidiocesi di Kisumu attraverso il dipartimento della Caritas, donando cibo e articoli non alimentari, nonché offerte di denaro", ha detto.
Mons. Anyolo ha affermato che la pandemia di coronavirus ha portato alla chiusura delle attività e alla perdita di posti di lavoro, creando seri problemi di sostentamento alimentare per molte famiglie keniane.
Mons. Anyolo, che è anche Presidente della Conferenza Episcopale cattolica del Kenya (KCCB), ha affermato che la Chiesa è impegnata a dare speranza ai disperati donando cibo in questa fase nella quale il governo sta lottando per contenere la diffusione del Coronavirus.
L’Arcivescovo ha creato un team guidato dal direttore della Caritas, P. Samuel Nyattaya, per consigliare l'arcidiocesi su come rispondere con prontezza alle emergenze che potrebbero emergere a seguito della pandemia di Covid-19. (L.M.) (Agenzia Fides 6/5/2020)
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ASIA/TIMOR EST - Al via una task force pastorale per l’emergenza Covid-19
 
Dili (Agenzia Fides) - Per portare assistenza materiale, psicologica e spirituale alle persone in difficoltà a causa del Covid-19, l'Arcidiocesi di Dili ha creato una “task force pastorale” composta da sacerdoti, religiosi e laici con competenze in psicologia e medicina che lavorano a stretto contatto con la Caritas locale per distribuire gli aiuti. L’iniziativa è stata annunciata alla fine di aprile dall'Arcivescovo di Dili, Mons. Virgílio do Carmo da Silva, dopo un incontro con il Primo ministro José Maria Vasconcelos. "L'iniziativa di una specifica task force è stata presa in risposta alle richieste del Centro di gestione integrata della crisi Covid-19 per la cooperazione e il sostegno a coloro che sono in quarantena o isolati", ha detto l'Arcivescovo Da Silva dopo l'incontro, rimarcando che il lockdown rappresenta anche un momento di prova di natura psicologica, oltre che sociale ed economica. Il Premier dal canto suo si è congratulato col Presule e ha invitato la Chiesa a continuare a fornire assistenza spirituale, psicologica e materiale ai colpiti dalla pandemia.
Il team organizzato dall’Arcidiocesi fa capo a padre Angelo Salsinha e godrà del sostegno di diverse religiose negli ospedali di Timor. Una di loro, la suora canossiana Guilhermina Marcal, ha già cucito un migliaio di mascherine da donare ai bisognosi. Come riferito dall’Arcivescovo di Dili, i Vescovi di Timor hanno anche deciso di convertire e di usare per l’acquisto di beni primari destinati agli indigenti i fondi che erano stati offerti dalla Chiesa coreana per la costruzione della nuova Nunziatura.
E’ stato inoltre ribadito il pieno sostegno della Chiesa timorese alle nuove misure decise dal governo dopo l'aumento dei casi registrati nel Paese, esortando i cittadini a essere disciplinati per "spezzare la catena del contagio”. Il governo ha, infatti, annunciato la proroga delle restrizioni alla vita sociale, che erano state imposte il 21 marzo per contenere il contagio, per tutto il mese di maggio.
L'Arcidiocesi di Dili a Timor Est ha sospeso le messe pubbliche e le altre attività pastorali dopo che il ministero della sanità aveva annunciato il primo caso di Covid-19 e lo stato di emergenza, il 28 marzo scorso. Da allora le celebrazioni liturgiche sono trasmesse via tv, radio e attraverso i social media. Durante la celebrazione della Pasqua, l’Arcivescovo do Carmo da Silva aveva detto che "celebrare la Pasqua in mezzo alla pandemia di Covid-19 invita tutti noi a mettere da parte i nostri interessi personali, di gruppo o di partito e a creare unità per combattere il virus”.
Il più piccolo e povero Paese dell’Asia orientale, Timor Est, si è rivelato un esempio di virtù nell’affrontare la pandemia di coronavirus. Il governo ha chiuso le tre frontiere terrestri con l'Indonesia già il 19 marzo ancor prima che si verificasse, il 21 dello stesso mese, il primo caso. Con una popolazione di circa 1,3 milioni di abitanti, al 95% è cattolici, Timor Est fa i conti oggi con solo 24 casi e nessuna vittima.
Quella di Timor Est è una storia segnata dalla decolonizzazione dal Portogallo nel 1975, cui è seguita, nel 1976, l’invasione militare indonesiana che si annetteva la metà portoghese dell’isola di Timor: una storia di violenza e morte durata fino al 1999 quando un referendum – mediato dall’Onu e accettato da Giacarta – ha segnato per l’isola la nuova era dell’indipendenza, iniziata ufficialmente nel 2002 dopo due anni di caos e incidenti. L’emergenza del Covid-19 rappresenta ora una sfida, ma il paese ha saputo reagire, anche grazie al contributo della Chiesa locale (EG-PA) (Agenzia Fides 6/5/2020).



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ASIA/PAKISTAN - L'Eucarestia distribuita "porta a porta" ai fedeli: la Chiesa cura i bisogni spirituali del popolo di Dio
 
Lahore (Agenzia Fides) - Il Santissimo Sacramento portato per le vie dei quartieri, a benedire le case; le messe in urdu seguite online dai fedeli anche in altre parti del mondo; l'Eucarestia distribuita "porta a porta" ai parrocchiani: con queste modalità la Chiesa in Pakistan cerca di curare la vita spirituale del popolo di Dio in tempi di lockdown, mentre ogni assemblea è vietata.
“Per salvarci dalla pandemia globale di Covid-19, abbiamo due compiti. Il primo è salvare le persone e tutelare la loro salute; il secondo è proteggere e rafforzare la fede. La persona può essere salvata osservando misure come il distanziamento sociale e il lockdown; la fede si fortifica continuando a partecipare a messe e preghiere on-line”: lo dice all'Agenzia Fides l'Arcivescovo Sebastian Francis Shaw, alla guida della diocesi di Lahore, che quotidianamente celebra la messa trasmessa online per i fedeli del Pakistan su Facebook e sulla tv cattolica diocesana, mentre in Pakistan continua il confinamento per contenere la diffusione del coronavirus. L'Arcivescovo Sebastian ha inoltre affermato: "Cerchiamo di adempiere alla nostra responsabilità di osservare la distanza sociale ed evitare di visitare parenti e amici", ma "manteniamo la relazione spirituale e il vicendevole conforto".
Anche nell'Arcidiocesi di Karachi i sacerdoti cattolici periodicamente escono per mostrare la loro vicinanza ai fedeli per rafforzare la loro fede. P. Anthony Abraz, parroco della Parrocchia di San Tommaso a Karachi, si è recato nei quartieri dove vivono in maggioranza fedeli cristiani, portando l'ostensorio con il Santissimo Sacramento per benedire la gente e soddisfare il bisogno spirituale dei fedeli. Parlando con Fides p. Anthony afferma: “Mentre è in vigore il blocco per il Covid-19, le persone hanno bisogni materiali e spirituali. La Chiesa sta facendo molte iniziative di carità per distribuire alimenti. Ma, avvertendo anche la sete spirituale delle persone, abbiamo deciso in parrocchia di uscire per le strade portando il Santissimo Sacramento. La gente si fermava davanti alle porte o ai balconi principali per adorare e venerare il Signore presente nell'Eucarestia e per ricevere la benedizione eucaristica". P. Anthony informa: “Non possiamo radunarci, ma con questo speciale approccio pastorale andiamo nei vari quartieri per ricordare che Dio è con noi e non ci abbandona. Vediamo tanta gioia tra le persone che si sentono consolate in questo momento difficile".
P. Noman Noel, sacerdote della parrocchia St. James a Karachi, che celebra ogni giorno una messa trasmessa online, racconta a Fides : “Dopo aver discusso con il nostro gruppo pastorale parrocchiale, noi 4 sacerdoti della parrocchia abbiamo deciso di andare nelle aree della nostra comunità cristiana per distribuire la Santa Comunione. Prendendo le precauzioni necessarie, abbiamo visitato la gente porta a porta per distribuire l'Eucarestia: è stato un segno potente di Dio che viene a visitare il suo popolo". P. Noman osserva: “Questo gesto ha portato gioia e felicità. Ho visto persone che avevano le lacrime agli occhi. Mi ha stupito la risposta della gente e l'amore per l'Eucaristia. Speriamo e preghiamo che questo momento di prova passi presto. Seguendo le regole e il distanziamento vorremmo distribuire la Santa Comunione una volta al mese ai nostri parrocchiani “.
Padre Aamir Bhatti, sacerdote e amministratore delegato della "Good News Catholic Web TV", parlando con la Fides, informa: “Stiamo trasmettendo quotidianamente la Santa Messa in diretta e più di 1.000 persone si collegano alla messa in Urdu da altre parti del mondo. Prima della messa vengono lette le intenzioni di preghiera inviate dai fedeli e la messa è celebrata specialmente per le intenzioni di preghiera del popolo ”.
Anche l'Arcivescovo Joseph Arshad della diocesi di Islamabad-Rawalpindi ha organizzato l'Adorazione eucaristica per pregare per la guarigione del mondo dal coronavirus. Parlando a Fides, l'Arcivescovo dice: “In questo momento critico per l'umanità preghiamo senza sosta e uniamoci tutti insieme nella preghiera affinché la grazia della guarigione di Dio sia una potente forza per la nostra comunità e per tutta l'umanità".
(AG-PA) (Agenzia Fides 6/5/2020)
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ASIA/TURCHIA - Muore per coronavirus il medico cristiano Murat Dilmener, il “dottore dei poveri”
 
Istanbul (Agenzia Fides) – Nonostante le misure di distanziamento sociale per contrastare il contagio da Covid-19, centinaia di medici, studenti e lavoratori della Facoltà di medicina dell’Università di Istanbul hanno voluto essere presenti di persona alla commemorazione - organizzata presso il complesso universitario - del noto medico cristiano Murat Dilmener, morto domenica 3 maggio a causa del coronavirus. Per Dilmener, 78 anni, colpito dal virus a inizio aprile, non sono servite alcune settimane di cure in terapia intensiva.
Il medico turco, cristiano siro ortodosso, era nato a Mardin e aveva animato iniziative di volontariato presso le chiese della sua comunità sia a Mardin che a Istanbul. Specialista di medicina interna, Dilmener era stato il primo cristiano siriaco assunto come professore in una Facoltà di medicina in Turchia. Nel 2004, le autorità turche avevano avviato un'indagine contro Dilmener e altri 135 medici che avevano curato senza permesso e gratuitamente malati poveri presso un ospedale pubblico di Istanbul. Le accuse rivolte al professore di aver sottratto fondi pubblici per sostenere quella iniziativa si erano rivelate senza fondamento. Dopo quella vicenda, anche i media turchi definivano Dilmener come «il dottore dei poveri».
I monasteri siriaci dell’area di Mardin – come il famoso monastero di Mor Gabriel - rappresentano un patrimonio fondamentale per la Chiesa sira ortodossa. Adesso il Patriarca di quella Chiesa orientale risieda a Damasco, ma dal XIII secolo fino al 1933 la sede del patriarcato si trovava nel monastero di Mor Hananyo, presso Mardin. Negli ultimi anni, a causa del conflitto siriano, la comunità cristiana sira ortodossa in Turchia ha visto accrescere sensibilmente il numero dei suoi fedeli, con l’arrivo dei profughi in fuga dalla Siria devastata dalla guerra. (GV) (Agenzia Fides 6/5/2020).
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AMERICA/BOLIVIA - I Vescovi: una nuova data per le elezioni per non mettere in pericolo la salute e la vita dei boliviani
 
La Paz (Agenzia Fides) - La Conferenza Episcopale boliviana suggerisce che l'Assemblea Plurinazionale insieme al Supremo Tribunale elettorale, lavorino in modo coordinato e tengano conto della difficoltà che esiste attualmente a causa della pandemia di coronavirus e del rapido aumento delle infezioni registrate nel paese, per assegnare una nuova data alle elezioni generali nel paese. La Bolivia, dopo aver annullato i comizi elettorali del 20 ottobre 2019 (vedi Fides 22/10/2019), aveva fissato le nuove elezioni per il 3 maggio 2020. Il 20 marzo, i partiti convocati dal Tribunale elettorale, avevano deciso di rimandare le elezioni e di entrare in quarantena per 2 settimane.
Ieri, martedì 5 maggio, la Conferenza Episcopale boliviana, attraverso una dichiarazione, ha chiesto alle autorità nazionali di decidere in modo "imparziale" il momento più opportuno per le prossime elezioni generali, per non mettere in pericolo la salute e la vita di tutti i cittadini.
"L'Assemblea Plurinazionale deve agire in coordinamento e fiducia con la Suprema Corte elettorale, per decidere, in modo imparziale, ciò che è nell'interesse generale, tenendo conto delle difficoltà delle condizioni attuali, perché, se la data di celebrazione delle elezioni è necessaria, molto di più è necessario non mettere in pericolo la salute e la vita dei cittadini e garantire elezioni pulite e trasparenti" afferma la dichiarazione inviata a Fides.
I vescovi boliviani ricordano anche alle autorità che il 2 maggio Papa Francesco ha esortato i leader politici a porre fine alle loro differenze e ad essere uniti per superare la pandemia di Covid-19, sottolineando che il loro lavoro principale è "prendersi cura dei loro popoli".
I Vescovi sono preoccupati per gli episodi di violenza verificatisi in alcune aree del Paese, che hanno alla loro base gli interessi di alcuni gruppi o partiti, e anche lo sfruttamento della malattia e della sofferenza del popolo "per la propria propaganda politica", afferma la dichiarazione. Infine ricordano che in questo momento la priorità non è quella di mettere in pericolo la salute e la vita dei boliviani e che è tempo di agire con responsabilità e unità.
(CE) (Agenzia Fides 06/05/2020)
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AMERICA/COLOMBIA - Mese della famiglia in tempo di pandemia: “Con Maria, sperimentiamo la Chiesa domestica”
 
Bogotà (Agenzia Fides) – Abitualmente la Chiesa colombiana celebra la “Settimana della famiglia” a maggio, tuttavia, data la realtà attuale dovuta alla pandemia di coronavirus, quest’anno i Vescovi propongono l'esperienza del “Mese della Famiglia” dal 3 maggio al 14 giugno, con il tema "Con Maria, sperimentiamo la Chiesa domestica".
Secondo la nota pervenuta a Fides, il Dipartimento per il matrimonio e la famiglia della Conferenza episcopale della Colombia (CEC) e la Commissione nazionale del matrimonio e della famiglia, invitano a rimanere in preghiera, a rafforzare i legami di fraternità, dialogo, rispetto e serena convivenza nelle case. "I processi di evangelizzazione devono continuare, così come la vita pastorale delle nostre parrocchie - afferma padre Juan Carlos Liévano, direttore del dipartimento Matrimonio e Famiglia della CEC -. Tutto ciò è nuovo e ci sta costringendo a creare strategie per l'adempimento della nostra missione. La situazione attuale ci mette alla prova in due modi: sopravvivere e avere condizioni di vita minime e dignitose, ma dobbiamo anche continuare a fornire il nostro servizio nel mondo”.
Utilizzando le piattaforme virtuali di incontro e interazione, vengono proposti una serie di argomenti per la catechesi interattiva, uno per ogni settimana, che prendono in considerazione diversi aspetti della realtà familiare e dei membri che la compongono: Famiglia, fonte di riconciliazione e perdono. La madre, riflesso della tenerezza di Dio. I bambini come dono di Dio. Nella vecchiaia continueranno a dare frutti. Fratelli, zii, cugini, espressione della comunione e dell'amore che si espande. Una esperienza di amore fiducioso e condiviso. La paternità fonte di amore reciproco.
Tra le attività suggerite per vivere questo periodo, figurano la raccolta di storie e fotografie dei momenti più importanti per ogni famiglia; collocare in un angolo della casa gli oggetti relativi a circostanze significative; immaginare come sarà la propria famiglia tra 10 o 15 anni; scrivere su foglietti di carta i temi di cui si vorrebbe parlare in famiglia ed estrarne uno al giorno per discuterlo insieme; fare un elenco delle persone che si amano e che non vivono nella famiglia a cui inviare un messaggio o un video; prima di iniziare la Messa che ogni parrocchia trasmette, presentare i nomi dei membri della famiglia che saranno ricordati in particolare in quella celebrazione… (SL) (Agenzia Fides 6/5/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Nomina del Vescovo Ausiliare di Bouaké
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco, il 5 maggio 2020, ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Bouaké (Costa D’Avorio), il rev.do Jacques Assanvo Ahiwa, del clero di Grand Bassam, finora Maître de conférences presso l’Università di Strasburgo, assegnandogli la sede titolare di Elefantaria di Mauritania.
Il rev.do Jacques Assanvo Ahiwa è nato il 6 gennaio 1969 a Kuindjabo, nel Distretto di Aboisso, Diocesi di Grand-Bassam. Ha fatto il percorso formativo nel Seminario Minore di Bouaké e nel Seminario Maggiore Saint Coeur de Marie di Anyama, Arcidiocesi di Abidjan. È in possesso di un Dottorato in Teologia Biblica conseguito all’Università di Strasburgo nel 2011. È stato ordinato il 13 dicembre 1997, per la Diocesi di Grand Bassam.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: 1997-1998: Vicario Parrocchiale nella parrocchia San François Xavier di Aboisso; 1998-2002: Segretario Generale della Diocesi di Grand-Bassam e Direttore diocesano delle Pontificie Opere Missionarie; 2002-2004: Master in Teologia Biblica presso l’Université Catholique de l’Afrique de l’Ouest (U.C.A.O. / U.U.A.); 2004-2011: Dottorato in Teologia Biblica a Strasburgo; 2011- 2018: Vicario Generale di Grand Bassam; dal 2018: Maître de conférences presso l’Università di Strasburgo. (SL) (Agenzia Fides 6/5/2020)

lunedì 13 novembre 2017

Bollettino Agenzia Fides 13/11/2017

AFRICA/CENTRAFRICA - Un attentato al concerto della pace nel quartiere musulmano riaccende le tensioni a Bangui
 
Bangui (Agenzia Fides) - Quattro morti ed una ventina di feriti è il bilancio dell’attacco esplosivo ad un caffè avvenuto la sera dell’11 novembre a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana.
Alcuni sconosciuti hanno scagliato un ordigno esplosivo (probabilmente una bomba a mano) contro gli avventori del locale “Au carrefour de la paix”, mentre si stava esibendo il cantante Ozaguin, che è una celebrità in Centrafrica.
Il caffè si trova nel quartiere PK5, abitato in maggioranza da musulmani, ma al concerto stavano assistendo musulmani e cristiani. La manifestazione era stata infatti organizzata da giovani cristiani e musulmani con lo scopo di riavvicinare le due comunità divise da odio e risentimento a causa delle guerra civile scoppiata nel 2012, quando i ribelli Seleka, in gran parte musulmani, si impossessarono di Bangui, cacciando l’ex Presidente François Bozizé.
Dopo l’attentato è scattata la rappresaglia della popolazione del PK5 che ha fatto almeno tre vittime, tra i cristiani che si erano recati nel quartiere musulmano per fare i loro acquisti. A loro volta alcuni giovani cristiani hanno assalito i conducenti musulmani di moto-taxi che si recano nei loro quartieri.
“Non si capisce ancora chi ha commesso questo attacco e perché” dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale. “Se volevano riaccendere gli animi ci sono riusciti, perché sono partite delle rappresaglie alla cieca su gente innocente. La situazione rimane molto tesa. I quartieri nell’area del PK5 si sono svuotati di nuovo, come ai tempi della guerra civile, e chi è rimasto ha eretto barricate a protezione delle proprie case e dei propri negozi” dicono le fonti di Fides, confermando che “alcuni giovani cristiani che si erano recati al KM5 per acquistare merci per i loro negozi sono stati accoltellati e uccisi”.
Il Primo Ministro Simpli-Mathieu Sarandji, ha condannato fortemente “questo atto criminale”, che ha colpito sia le famiglie musulmane che cristiane, ed ha riacceso le tensioni intercomunitarie a Bangui, che finora era stata risparmiata dalle violenze che sconvolgono altre parti del Paese. (L.M.) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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ASIA/TIMOR EST - La priorità per Timor Est è lo sviluppo sociale ed economico
 
Dili (Agenzia Fides) – “Il popolo di Timor Est ha bisogno di un reale sviluppo. La gente del mio paese ha bisogno di istruzione e di un sistema sanitario di qualità, di sicurezza alimentare che si genera grazie a competenze tecniche sull'agricoltura, di infrastrutture come mezzi di trasporto e strade, elettricità e acqua potabile sicura, progetti immobiliari": lo rileva, in un colloquio con l'Agenzia Fides, il laico cattolico Jenito Santana, condirettore del “Kdadalak Sulimutuk Institute” (KSI, "Istituto di istruzione sociale") a Dili. Negli ultimi tempi, l'instabilità politica a Timor Est rende difficile concentrarsi sullo sviluppo della popolazione: l'urgenza, allora, è la stabilità politica, in modo che “un governo possa affrontare le reali esigenze della gente”, nota Santana.
Un potenziamento dell'agricoltura, dei mezzi di comunicazione, delle scuole e della sanità “farebbe aumentare il benessere di tutti, contribuendo a creare una società pacifica e armoniosa, in cui vi è una feconda cooperazione della Chiesa cattolica e del governo”, aggiunge.
Timor Est, che oggi ha 1,2 milioni di abitanti, è divenuta indipendente nel 2002, dopo un periodo di amministrazione transitoria gestito dall'Onu. La popolazione ha affrontato una lunga lotta per l'autodeterminazione e l'indipendenza dall'Indonesia, che aveva annesso l'isola quando i coloni portoghesi si ritirarono nel 1975. Circa l'85% della popolazione si affida all'agricoltura per il sostentamento. Il riso è la coltivazione più diffusa. Il tasso di disoccupazione nel settore agricolo è alto, nonostante circa 15.000 giovani entrano ogni anno come forza di lavoro.
Il KSI è un'organizzazione della società civile che opera con le associazioni degli agricoltori e promuove lo sviluppo sostenibile, in partnership con istituzioni pubbliche e con la Chiesa cattolica. L’Istituto si concentra su tre dimensioni: la sostenibilità ecologica, economica e sociale, con l’'obiettivo generale di costruire una società in cui tutti vivano nell'uguaglianza sociale, nella pace, nella solidarietà e nel rispetto dell'ambiente. A livello di strumenti, l'Istituto promuove il commercio equo, i piccoli prestiti, i gruppi di risparmio, l'organizzazione collettiva, le cooperative e le reti, regionali e nazionali, per influenzare i responsabili politici.
Tra le sfide più importanti oggi, vi sono le controversie sulla proprietà e lo sfruttamento dei terreni. Ad esempio, il governo ha in mente di dare terreni nel distretto di Ermera - noto per la coltivazione di caffè - in concessioni al multinazionali, minacciando il sostentamento di piccoli contadini.
Da tempo si parla di una riforma agraria, per beneficiare i piccoli agricoltori, che non è mai arrivata. In tale cornice, "la Chiesa cattolica, in cui si riconosce la maggioranza dei timoresi, si è impegnata accanto alla popolazione per promuovere giustizia, solidarietà, pace e promozione dei diritti umani” conclude Santana. (SD-PA) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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ASIA/PALESTINA - Il “Premio Arafat” al Patriarca latino emerito di Gerusalemme Michel Sabbah
 
Ramallah (Agenzia Fides) – Il Primo Ministro Rami Hamdallah ha consegnato il “Premio Arafat” a Michel Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini, per il ruolo eccezionale da lui ricoperto nel servire “la causa della Palestina e di Gerusalemme”. La cerimonia di consegna del premio si è tenuta venerdì 10 novembre presso il Palazzo della Cultura di Ramallah. La stessa onorificenza è stata conferita anche a Muhammad Ahmad Hussein, Gran Mufti di Gerusalemme.
Nel discorso pronunciato in occasione della premiazione, organizzata dalla Fondazione Arafat a tredici anni dalla scomparsa del leader palestinese, il Patriarca emerito Sabbah ha invitato i leader palestinesi a chiedere a Dio la saggezza di preparare la pace e di renderla possibile. “Continuiamo a soffrire per un uragano globale che minaccia noi e l'intera regione” ha detto il Patriarca emerito, invitando tutti a porre la propria fiducia nell'Onnipotente: “Dio Onnipotente parla di pace” ha detto tra l'altro Sabbah “e i padroni di questo mondo parlano di guerra”. "Il premio ricevuto - ha aggiunto il Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini - ci ricorda che il Presidente Arafat ha inaugurato il sogno di uno Stato palestinese. Vediamo quel sogno da lontano. Ma crediamo che quel sogno si realizzerà davvero”. (GV) (Agenzia Fides 13/11/2017).
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ASIA/KAZAKHSTAN - Con la Caritas nasce il “volontariato” in Asia centrale
 
Almaty (Agenzia Fides) - “Una delle sfide della Caritas di Almaty è creare nella gente uno spirito e una sensibilità verso le azioni caritative. Il Kazakistan non vuole essere considerato un paese ‘in via di sviluppo’: al contrario, ci si sente quasi gli Emirati Arabi, visti gli immensi giacimenti di petrolio a disposizione. Molti non riescono a capire per quale motivo incentivare un’organizzazione assistenziale, quindi spesso troviamo resistenza nella realizzazione di progetti, anche se piccoli. Queste situazioni rendono il decollo delle nostre opere un po’ lento”: a raccontarlo all’Agenzia Fides è p. Guido Trezzani, responsabile della Caritas della Diocesi di Almaty. “Siamo una realtà ancora molto piccola perché siamo operativi da soli tre anni: la Caritas è stata fondata nel 2001, ma le attività hanno preso corpo solo a partire dal 2015, in uno spazio geografico enorme”. L’amministrazione apostolica di Almaty, istituita da Giovanni Paolo II nel 1999 ed elevata a diocesi nel 2003, abbraccia infatti un territorio di circa 712.000 kmq, con una popolazione di quasi 6 milioni e mezzo di abitanti.
P. Trezzani spiega: “Uno dei problemi da affrontare è la mancanza di risorse umane. Qui il volontariato quasi non esisteva, complice il retaggio sovietico: la gente, durante il regime, era abituata a pensare che i problemi sociali fossero di pertinenza dello Stato. Questo ha creato un atteggiamento di generale disinteresse; ma ora lentamente si sta sviluppando il senso di responsabilità personale e l'idea di contribuuire, come cittadini e come società civile, per rispondere alle sfide e ai problemi sociali”. Per questo in cima alla lista delle priorità della Caritas di Almaty c’è “la formazione di potenziali volontari all’interno delle comunità cattoliche della zona”.
I progetti realizzati dalla Caritas toccano i settori della salute e della protezione sociale: a maggio scorso è stato avviato un centro di riabilitazione e di attività prescolastiche per bambini affetti da sindrome di Down, mentre dall’inizio del 2017 si offre un servizio di assistenza agli anziani. Si tratta di due focus fondamentali in un paese in forte crescita e con un tasso di povertà inferiore al 5%, in cui permangono fasce di popolazione indigente, soprattutto nelle periferie, prive di servizi essenziali come l’acqua o l’elettricità.
Come spiega p. Guido, la carità rappresenta anche un’importante opportunità di dialogo interreligioso all’interno di una popolazione al 67,8% di fede islamica: “In molte situazioni riusciamo a collaborare con musulmani e ortodossi. Si tratta quasi sempre di un sostegno che parte da singoli individui, perché, soprattutto nel caso dell’islam, non c’è una vera e propria istituzione paragonabile alla Caritas, che promuova opere sociali anche con il volontariato”. (LF-PA) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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ASIA/LIBANO - Il Patriarca maronita atteso a Ryiad nel pomeriggio. In agenda anche l'incontro con Hariri
 
Beirut (Agenzia Fides) – Il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai si appresta a realizzare l'annunciato viaggio in Arabia Saudita: la partenza del Patriarca da Beirut per Riyad è prevista per il pomeriggio di oggi, lunedì 13 novembre. Questa sera stessa – riferiscono fonti libanesi contattate dall'Agenzia Fides – il Patriarca avrà un incontro con gli immigrati libanesi che lavorano in Arabia Saudita, e che dopo gli ultimi, concitati sviluppi dei rapporti tra Beirut e Ryiad temono di perdere i propri posti di lavoro. Nel programma di domani, tra gli altri impegni del Patriarca è stato inserito anche l'incontro con il Primo Ministro dimissionario libanese Saad Hariri, che ha comunicato dall'Arabia Saudita in diretta tv la sua intenzione di dimettersi dall'incarico di premier.
Il Primate della Chiesa maronita è stato invitato all'inizio di novembre dalle autorità saudite, e erano già stati annunciati in precedenza i colloqui del Patriarca con Re Salman e con il Principe ereditario Mohammad Bin Salman.
L'invito saudita era giunto al Patriarca prima della complessa fase politica aperta dalle dimissioni di Hariri, che ha confermato come sui fragili politici libanesi si scarichino le tensioni regionali scatenate dal confronto-scontro tra Iran e Arabia Saudita.
Il Patriarcato maronita ha sempre sostenuto l'opportunità di non coinvolgere il Libano nei conflitti e nei giochi di forza regionali che stravolgono il Medio Oriente.
Secondo le fonti del Patriarcato maronita, la visita del Patriarca si concentrerà sui temi del dialogo, del rifiuto del terrorismo e dell'estremismo, e toccherà anche la condizione dei lavoratori libanesi residenti in Arabia Saudita, che secondo i dati del ministero degli Esteri libanese sarebbero circa 300mila, e che ora temono di essere espulsi dal Paese.
L'invito ufficiale a visitare l'Arabia Saudita era stato consegnato al Patriarca Rai da Walid Bukhari, incaricato d'affari dell'ambasciata saudita in Libano, mercoledì 1° novembre scorso (vedi Fides 3/11/2017). “La visita come tale” aveva dichiarato in merito all'Agenzia Fides il Vescovo Camillo Ballin MCCJ, Vicario apostolico per l'Arabia Settentrionale, “potrebbe essere l'inizio di un atteggiamento nuovo dell'Arabia Saudita verso le altre religioni”. In passato, tra i Patriarchi d'Oriente, solo il Patriarca greco ortodosso di Antiochia Elias IV visitò ufficialmente l'Arabia Saudita nel 1975. Il Patriarca maronita Rai è anche membro del Collegio cardinalizio, e in tale veste potrebbe diventare il primo Cardinale a visitare ufficialmente l'Arabia Saudita per incontrare le autorità del Paese. Nel frattempo, le dimissioni del Premier libanese hanno accentuato anche la valenza politica e geopolitica della visita patriarcale. (GV) (Agenzia Fides 13/11/2017).
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AMERICA/GUATEMALA - Hogar del niño minusvalido: una mano tesa verso i piccoli disabili
 
Quetzaltenango (Agenzia Fides) - L’Hogar del niño minusvalido (Casa del fanciullo portatore di handicap), inaugurato nel 1989 nella città di Quetzaltenango, ospita bambini non vedenti, sordi, con gravi forme di ritardo mentale e altre disabilità. “Attualmente sono 71 i piccoli che seguiamo” racconta a Fides padre Gian Luigi Lazzaro, missionario francescano, da 30 anni in Guatemala. “Non si tratta di un ospedale, ma di una vera e propria comunità dove, oltre a cibo, alloggio, cure e terapie di recupero, i piccoli ricevono anche tanto affetto, si sentono al sicuro e possono comportarsi con gioia spontanea”, continua il missionario.
“Sono sempre di più i bimbi che arrivano da diversi dipartimenti del Guatemala, anche in condizioni di grave denutrizione, vengono portati nella struttura dalle rispettive famiglie, spesso poverissime che non sono in grado di occuparsi di loro. Le malattie riscontrate in questi piccoli sono una più grave dell’altra. Alcuni ci vengono mandati dal Tribunale dei Minori perché abbandonati dai genitori”, dice padre Lazzaro.
“Non tutti riescono ad avere miglioramenti, dipende dal problema neurologico che hanno. Nell’Hogar ricevono, tra le altre, cure e attenzioni di ogni genere, dal linguaggio all’insegnamento di braille e abaco, terapia fisica, comunicazione alternativa, attività per favorire la loro autonomia. Alcuni possono frequentare la scuola per i bambini ‘normali’, sempre a seconda della loro situazione. Tutti i nostri piccoli, all’atto dell’ammissione, sono valutati dal neurologo e da altri specialisti in base al problema che presentano. Spesso vengono sottoposti a interventi medici e chirurgici. Per poter garantire una assistenza più completa a questi piccoli nel centro abbiamo circa una cinquantina di persone tra personale di cucina, pulizie, lavanderia, più sette suore francescane che seguono direttamente i bambini e la vita dell’ Hogar. Questa opera vive di carità”, continua padre Lazzaro. “Proveniendo da famiglie molto povere, nessun bambino paga niente. Non abbiamo alcun aiuto dal governo nè da istituzioni private guatemalteche o internazionali. Alcune scuole collaborano con noi con vari tipi di contributi. Le cose che ci servono costantemente sono pannolini monouso per adulti e bambini, vestiti, lenzuola, scarpe, giocattoli, materiale didattico, forniture scolastiche, disinfettanti per pavimenti, cloro, sapone in polvere, sapone, detersivi, mais, verdure, avena, altri cereali, etc.”.
Secondo i dati della ENDIS 2005, il primo Studio Nazionale sulla Disabilità, in Guatemala circa il 4% (3,74%) delle persone è affetto da una qualche forma di disabilità ed il 77% di queste ha più di 19 anni. Nonostante il Guatemala abbia ratificato la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, queste hanno scarse opportunità di integrarsi e partecipare nella società guatemalteca. Secondo la ENDIS, il 52% delle famiglie con persone con disabilità sono povere, il 50,3% delle persone con disabilità è analfabeta, quelle inserite nel mondo del lavoro sono solo lo 0,4% del totale della popolazione guatemalteca. Ciò significa che la maggioranza delle persone con disabilità dipende da altre persone per il suo sostentamento e la maggior parte sono le donne. Sempre la ENDIS rivela che solo il 2% di persone con disabilità ha partecipato a programmi di formazione lavorativa. Un ulteriore fattore che dimostra le scarse possibilità di integrazione delle persone con disabilità è la difficoltà di accesso ai servizi di assistenza medica a causa dei costi degli stessi piuttosto che della non conoscenza dei servizi o proprio dell’inesistenza degli stessi. Per quanto riguarda l’assistenza specializzata che comprende tra gli altri servizi di diagnostica, trattamento, riabilitazione, consultazione mediche e integrali, questa arriva solamente al 25% delle persone con disabilità. Ciò rende evidente che i ¾ del totale di questa popolazione non ha accesso a questo tipo di servizio e non c’è differenza tra uomini e donne. Il 52% ricevono assistenza da servizi sanitari del settore pubblico (ospedali o Instituto Guatemalteco de Seguridad Social), il 25% da un medico privato, il 25% da realtà benefiche private.
La città di di Quetzaltenango fa parte dell’arcidiocesi di Los Altos Quetzaltenango-Totonicapán che su una popolazione di 1.401.273 abitanti conta 1.121.000 cattolici e 9.543 battezzati.
(GLL/AP) (13/11/2017 Agenzia Fides)
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AMERICA/ECUADOR - Per costruire il “volto amazzonico” della Chiesa cattolica
 
Quito (Ecuador) - La chiamata a dar vita ad una "Chiesa con un volto amazzonico" è una grande sfida che si apre dopo l'invito di Papa Francesco a "esplorare percorsi, espressioni e processi che aiutino a costruire e a strutturare un modello di Chiesa pienamente cattolica e pienamente amazzonica”: lo afferma Mauricio López, laico ignaziano, Segretario esecutivo della Red Eclesial Panamazónica (REPAM) e di Caritas Ecuador, in una intervista diffusa da “Iglesia viva”, giunta a Fides. Per la costruzione di questa Chiesa dal volto amazzonico, López ritiene necessario che “i membri della società amazzonica possano essere formati secondo la propria realtà, l'identità culturale, le loro pratiche…che possano inserire, ad esempio, all'interno delle liturgie segni coerenti e vicini alla loro realtà".
Il 15 ottobre, all’Angelus, Papa Francesco ha annunciato la convocazione di un’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica, che avrà luogo a Roma nel mese di ottobre 2019, per “individuare nuove strade per l’evangelizzazione di quella porzione del Popolo di Dio, specialmente degli indigeni, spesso dimenticati e senza la prospettiva di un avvenire sereno, anche a causa della crisi della foresta Amazzonica, polmone di capitale importanza per il nostro pianeta”.
López ricorda che “già il Concilio Vaticano II ci ha chiesto di cercare i semi del Vangelo presenti in tutte queste culture precedenti all'arrivo del cristianesimo. Lì c'è il seme della Parola”. Per esempio nel Chiapas, in Messico, viene rispettato l’insieme degli usi e dei costumi della comunità, e i diaconi permanenti ricevono la formazione in coppia, l'uomo infatti riceve il ministero e la moglie accompagna l'esercizio del ministero del marito. E’ stata inoltre tradotta la Bibbia nella lingua tzeltal e tzotzil (vedi Fides 16/1/2015; 8/10/2015;14/10/2015), non in modo letterale, ma con gli adattamenti alla cultura locale, il testo è stato approvato e consegnato al Santo Padre.
Come ha evidenziato lo stesso Papa Francesco, l’Amazzonia ha una importanza capitale per l’intero pianeta, e López sottolinea che “uno ogni cinque bicchieri d'acqua bevuti da chiunque sul pianeta, si deve all'Amazzonia, il 20% dell'acqua non congelata destinata al consumo umano è prodotto in Amazzonia, il 25% dell'ossigeno viene prodotto in questo polmone verde, uno o due dei cinque respiri che facciamo lo dobbiamo all'Amazzonia”.
Le nostre decisioni sui consumi stanno producendo la devastazione delle foreste - prosegue -, si cancellano i territori ancestrali indigeni per il desiderio dell’estrazione mineraria, si impone la monocultura per soddisfare le esigenze del consumo mondiale. Se non modifichiamo il modello di sviluppo, l'Amazzonia finirà per diventare uno spazio semi-desertico e l'impatto sul pianeta sarà terribile.
“Rispondere a una crisi sociale e ambientale, la questione della cura del creato o dell'Amazzonia, o di qualsiasi spazio vitale, hanno a che fare con le generazioni future" ribadisce Mauricio Lopez, e indipendentemente dall'ideologia politica e dal credo religioso, ognuno ha la responsabilità delle generazioni successive. Infine il Segretario esecutivo della REPAM invita ad approfondire l'Enciclica “Laudato Si”, a cercare di influire sulle politiche pubbliche, a difendere e proteggere gli spazi naturali, le terre indigene e ad essere consapevoli che "ciò che non facciamo ora, avrà un impatto su coloro che vengono dopo di noi". (SL) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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AMERICA/PANAMA - Più spazio e diritti alle donne nella società
 
Panama (Agenzia Fides) - Condividere esperienze di lavoro, incoraggiare l'incidenza delle donne in diversi settori della società, promuovere la presenza e i diritti delle donne a livello politico, economico, sociale: questo l'obiettivo dell'incontro tenutosi nei giorni scorsi nella città di Panama tra donne rappresentanti di quattro aree pastorali dell'America Latina e dei Caraibi (Bolivariana, Cono Sud, Camex e Caraibi), impegnate nel sociale. Alla riunione, titolata “Donne, sicurezza alimentare, sradicamento della povertà e incidenza”, si è rilevato che, negli ultimi tempi, i paesi dell'America Latina e dei Caraibi hanno preso importanti impegni nei confronti dei diritti delle donne. Tutti hanno ratificato la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e 14 di loro hanno anche ratificato il protocollo facoltativo.
Ma nonostante ciò, secondo l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite su “Progresso delle donne in America Latina e nei Caraibi 2017”, consultato dall'Agenzia Fides, esiste ancora una disuguaglianza strutturale, ad esempio nei salari o nel lavoro non retribuito.
La disoccupazione tra le donne nella regione è del 50% superiore rispetto al tasso degli uomini e le disparità salariali sono di circa il 20%. Inoltre, il 90% delle donne a basso reddito partecipa al lavoro in condizioni di informalità e instabilità. Secondo il rapporto, discriminazione, molestie sessuali e violenze, continuano ad essere un flagello per le donne. La violenza contro le donne - denuncia l'Onu - è l'abuso più diffuso dei diritti umani e “il femminicidio è la sua espressione estrema”. Purtroppo, l'America Latina è la regione in cui ci sono più omicidi di questo tipo: 14 dei 25 paesi al mondo con tassi più alti di femminicidio si trovano in questo continente.
Con l'intenzione di affrontare tutti questi problemi che interessano le donne, il Segretariato Latinoamericano e dei Caraibi della Caritas (SELACC), insieme con il Dipartimento di Giustizia e Solidarietà (DEJUSOL) hanno esaminato la condizione delle donne e come queste ultime possono partecipare nelle questioni rilevanti nella regione (migrazione, sicurezza alimentare, violenza, salute e incidenza politica) allo scopo di trovare soluzioni e condividere esperienze. Inoltre uno spazio è stato dedicato a discutere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, indicandoli come un'opportunità per iniziare a sradicare questi mali dalla società. Come riferisce all'Agenzia Fides la Caritas dell'America Latina, le partecipanti si sono impegnate a fare diventare realtà i diritti che accompagnano ciascuno degli Obiettivi, basandosi sull'etica nel servizio pubblico e sulla gestione dei beni globali”. Intervenendo all’incontro “Donne, sicurezza alimentare, sradicamento della povertà e incidenza” il Card. José Luis Lacunza, Vescovo di David, e Mons. José Domingo Ulloa, Arcivescovo di Panama, hanno espresso l’auspicio che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Panama nel 2019, possa includere una speciale attenzione alle donne. (L.G) (Agenzia Fides 13/11/2017)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...