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martedì 19 novembre 2019

Agenzia Fides 19 novembre 2019

AFRICA/TOGO - Attività sanitarie a supporto della popolazione: partnership tra missionari e associazioni di volontariato
Kolowaré (Agenzia Fides) – La collaborazione tra i missionari e le organizzazioni di volontariato, non necessariamente di ispirazione cristiana, che mettono a disposizione le loro competenze specialistiche, dà buoni frutti in Togo. Lo dice all’Agenzia Fides padre Silvano Galli, sacerdote della Società per le Missioni Africane. Il missionario riferisce del prezioso contributo offerto dal dottor Gian Franco Mirri, medico ginecologo di Imola (in Italia) che opera in Togo da anni e che regolarmente visita Kolowaré per interventi sanitari, soprattutto in ginecologia. Il medico fa parte dell’AVIAT (Associazione Volontari Italiani Amici del Togo), organizzazione laica, composta da medici, infermieri e volontari, fondata nel 2005, che da oltre vent’anni opera in Togo.
Padre Galli annuncia che "il 20 e 21 novembre verranno i tecnici a Kolowaré ad installare una postazione per le cure dentistiche. Attualmente a Kolowaré - aggiunge p. Galli - è in corso anche il progetto ‘Artemisia’, arbusto utile a curare la malaria, che si consuma sotto forma di tisana. Una volontaria AVIAT passerà a Kolowaré per prendere dieci dosi di Artemisia da portare all’orfanotrofio a Kpalimé”.
Il missionario riferisce che l’associazione è in contattato con il Vescovo di Sokodé, Mons. Celestin Gaoua, ad Adjengré, dove la diocesi sta costruendo un Centro Sanitario, e il Vescovo gli ha chiesto assistenza e aiuto.
L’AVIAT opera e interviene in diversi ambiti, in prevalenza quello sanitario. I volontari in Togo prestano costante attenzione alle esigenze della popolazione, garantiscono profilassi antimalarica, prevenzione HIV, prevenzione e cura di malattie oculistiche e odontoiatriche. Collabora con strutture sanitarie esistenti gestite da religiosi, oltre che con dispensari pubblici in villaggi isolati. Aiuta i giovani togolesi con piccoli progetti di lavoro e microcredito, con la costruzione di pozzi, scuole, infrastrutture. Inoltre promuove incontri e iniziative per scuole, gruppi, movimenti, comunità civile per far conoscere l’Africa e, in particolare, il Togo.
(SG/AP) (19/11/2019 Agenzia Fides)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Seminario sullo sviluppo integrale: lo stato promuova la giustizia sociale
Abidjan (Agenzia Fides) - Sono 10 le proposte emerse dal seminario su "Sviluppo umano integrale, Sentiero di pace, Sentiero del futuro" che si è tenuto dal 13 al 14 novembre, ad Abidjan. Il seminario è un'iniziativa congiunta dell'Ambasciata della Costa d'Avorio presso la Santa Sede e del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale in vista della celebrazione nel 2020, del cinquantesimo anniversario dello stabilimento delle relazione diplomatiche tra Costa d'Avorio e Santa Sede (vedi Fides 13/11/2019).
Come appreso dall'Agenzia Fides, i partecipanti, costituiti principalmente da rappresentanti del governo ivoriano, leader religiosi e attori della società civile, hanno elaborato le seguenti proposte che sono state illustrate dal dott. Guouéra del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale:
1) I partecipanti invitano lo Stato e le università a considerare la formulazione di indicatori per misurare lo stato dello sviluppo umano integrale;
2) Lo Stato viene invitato a rafforzare un quadro giuridico che promuova la giustizia sociale;
3) lo Stato deve prendere in considerazione le esigenze reali delle popolazioni beneficiarie dei programmi di sviluppo anche durante la costruzione di infrastrutture;
4) Stato, partiti e attori della società civile devono definire gli interventi prioritari per il Paese;
5) I partiti politici devono promuovere una vita democratica che sia sostanziale;
6) I leader religiosi e i credenti sono chiamati a vivere la dimensione sociale della loro fede;
7) Gli attori economici sono invitati a lavorare con responsabilità, promuovendo la parità dei diritti per i lavoratori;
8) Le famiglie, gli educatori e i media devono promuovere la cultura del rispetto e dell’accoglienza anche tra generazioni diverse;
9) Occorre che Stato, partiti a attori della società civile si impegnino attivamente per la pace e prevengano l’insorgere di tensioni;
10) Lo Stato e gli attori economici, sono invitati a incoraggiare la produzione di alimenti che consentano un’alimentazione sana e diversificata nel rispetto della biodiversità. (S.S.) (Agenzia Fides 19/11/2019)
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ASIA/BANGLADESH - Dopo il ciclone, gli aiuti umanitari: appello di "Catholic Relief Services"
Dacca (Agenzia Fides) - Le popolazioni colpite dal recente ciclone in Bangladesh hanno urgente bisogno di ulteriori aiuti umanitari: è l'appello lanciato all'Agenzia Fides da Snigdha Chakraborty, responsabile di "Catholic Relief Service" (CRS) per il Bangladesh. CRS, organizzazione umanitaria cattolica, che dipende dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti, sta collaborando con Caritas Bangladesh per effettuare una valutazione iniziale dei danni e fornire assistenza immediata alle persone colpite. Il ciclone del 9 novembre ha investito le aree costiere del Bangladesh e dell'India, soprattutto il Bengala Occidetale, causando almeno 34 vittime.
Catholic Relief Services e le sue altre organizzazioni umanitarie si sono mobilitate ma "abbiamo bisogno di maggiore supporto", afferma Chakraborty. "Molte persone hanno bisogno di un sostegno significativo, ma va detto che le attività di prevenzione predisposte dal governo hanno dato i loro frutti. La maggior parte delle persone è stata in grado di entrare nei rifugi disposti per l'evacuazione ed è fuori pericolo", ha notato.
La tempesta ha danneggiato migliaia di abitazioni e quasi 500.000 ettari di colture. Oltre 2 milioni di persone sono state costrette a riparare nei rifugi. "Le persone colpite hanno bisogno di cibo, tende, servizi igienici, assistenza medica" rileva Chakraborty. “Siamo preoccupati perché i rifugi per cicloni sono sufficienti solo per soggiorni molto brevi. Le persone mangiano snack e pane perché i rifugi non hanno strutture per cucinare il cibo" spiega.
"Le famiglie saranno nei rifugi almeno altri due giorni a causa delle forti piogge e poi torneranno alle loro case, trovandole danneggiate o distrutte. E non avranno immediati mezzi di sostentamento. Caritas Bangladesh ha fornito acqua sufficiente fino ad oggi, ma questo sarà un bisogno fondamentale per i prossimi giorni" aggiunge.
In collaborazione con Caritas Bangladesh, CRS ha aiutato nelle operazioni di evacuazione. Tra i 300 rifugi operativi, 40 sono gestiti e curati dalla Caritas Bangladesh. CRS sta facendo del suo meglio in particolare nelle aree che sono difficili da raggiungere, nell'entroterra. "In questo momento, siamo concentrati sui distretti di Sathkhira e Khulna, dove continuano forti piogge e forti venti", ha detto.
"Secondo i primi rapporti, a Khulna si registrano perdite significative nell'agricoltura e forti danni alle case. Le mareggiate hanno devastato aree remote di Sathkhira". Conclude il responsabile di CRS: "Governo e volontari hanno fatto un buon lavoro. Ma ora che le abbiamo tratte in salvo, bisogna fare uno sforzo in più per sostenere le vittime". (SD) (Agenzia Fides 19/11/2019)
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ASIA/KYRGYZSTAN - Una nuova struttura per l’Issyk Center, la casa-vacanze per bambini disabili e indigenti
Bishkek (Agenzia Fides) - L’Issyk Center, la casa per bambini kirghisi disabili e indigenti, situata sulle rive del lago Issyk-kul e gestita dai religiosi della Compagnia di Gesù, verrà ampliato con l’edificazione di una nuova struttura. Lo riferisce all’Agenzia Fides il Gesuita p. Anthony Corcoran, Amministratore apostolico del Kirghizistan,.
“Lo scorso 21 ottobre, insieme a p. Remigiusz Kalski, direttore del Centro, abbiamo benedetto le fondamenta del nuovo edificio, che sarà complementare a quello già esistente: si tratterà di una struttura su due piani, per un totale di 562 metri quadrati, che dovrebbe contenere una sala delle attività e le stanze per bambini, volontari e lavoratori”, racconta l’Amministratore apostolico.
Il progetto prevede la realizzazione di 11 camere, 1 sala-cappella, 1 ufficio-deposito, 11 docce e servizi sanitari, il tutto con adeguamenti per portatori di handicap: “Al primo piano ci saranno le stanze per i bambini disabili, i loro genitori e per i collaboratori a tempo pieno. Le camere al secondo piano saranno invece destinate a tutti gli altri bambini, i volontari ed i lavoratori stagionali”.
Le attività dell’Issyk Center si svolgono soprattutto in estate, quando vengono realizzati campi per bambini disabili, orfani e poveri, svolti spesso in collaborazione con strutture di assistenza sociale kirghise. Ogni anno, inoltre, si organizza un campo di astronomia. Spiega p. Corcoran: “Nel corso dell’ultima estate, abbiamo registrato un record di centodieci ragazzi che hanno viaggiato fino al lago Issyk-Kul per partecipare al nostro quarto campo astronomico annuale. Con le cime innevate a sud e le calde acque del lago a nord, l'ambiente era idilliaco”. I partecipanti sono stati accompagnati dai loro insegnanti di fisica e supervisionati da padre Adam Malinowski, un gesuita appassionato di astrologia, oltre che da volontari provenienti da Austria, Inghilterra, Francia e Germania.
“La nostra missione, in questo caso non prevedeva alcuna attività spirituale, poiché sia gli studenti che gli insegnanti erano musulmani, ma questo non rende meno importante il lavoro svolto. Nello spirito del Concilio Vaticano II, noi cristiani siamo chiamati a impegnarci e ad assistere tutti i figli di Dio. Incontri come il campo di astronomia sono occasioni per esprimere l'amore di Dio verso ogni uomo, trascorrendo del tempo con i non cristiani, aiutando allo stesso tempo a presentare un quadro positivo di noi cattolici a delle persone che potrebbero non averne mai incontrato uno”, conclude l’Amministratore apostolico, spiegando tutte le attività di pre-evangelizzazione possibili in quel contesto. (LF) (Agenzia Fides 19/11/2019)
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ASIA/SIRIA - Erdogan: le chiese distrutte in Siria saranno restaurate
Deir ez Zor (Agenzia Fides) – Il governo turco è “particolarmente sensibile” rispetto alla condizione delle comunità cristiane nella regione mediorientale, e con il suo contributo i cristiani siriani vedranno “i loro santuari riprendere vita e le loro chiese verranno ricostruite, in modo che potranno tornare nelle loro terre e ricominciare a pregare lì”. Con queste parole il Presidente turco Tayyip Erdogan ha voluto smentire gli argomenti di chi nelle scorse settimane ha indicato le comunità cristiane locali come vittime e bersaglio dell’intervento militare turco nel nord-est della Siria. Le impegnative affermazioni del leader turco sono arrivate nel corso della conferenza stampa da lui tenuta insieme al Presidente USA Donald Trump, dopo il recente incontro svoltosi tra i due leader a Washington, la scorsa settimana. Erdogan ha parlato di “piani" messi in agenda dal governo turco a favore dei cristiani, affermando che le comunità cristiane presenti nelle aree di confine sotto il controllo della Turchia non hanno particolari problemi, e hanno ricevuto anche loro “assistenza sanitaria e aiuti umanitari".
Intanto, nelle aree della Siria nord-orientale divenute nuovamente terreno di conflitto armato tra i vari attori militari presenti nella regione, secondo diverse fonti la città di Tal Tamr, un tempo abitata soprattutto da cristiani siri e caldei, è finita - con il consenso de facto della Turchia – sotto il controllo delle forze armate russe, alleate dell’esercito siriano. Quel centro urbano, di rilievo strategico nella provincia di Hassakè, strategicamente rilevante venisse occupato da milizie islamiste.
Tal Tamr durante il conflitto siriano era di fatto controllata per lungo tempo dalle milizie curde delle Unità di Protezione Popolare (YPG), mentre in tempi più recenti era finita sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane (alleanza di milizie di varia provenienza e composizione etnico-religiosa, sostenuta dagli USA, e nella quale erano confluiti anche i miliziani curdi delle YPG). (GV) (Agenzia Fides 19/11/2019)
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AMERICA/BOLIVIA - Convocato il dialogo nazionale: pacificare il paese, elezioni e nuovo Tribunale elettorale
La Paz (Agenzia Fides) – La Conferenza Episcopale Boliviana (CEB), rappresentanti dell'Unione Europea e delle Nazioni Unite hanno convocato ufficialmente il tavolo di dialogo nazionale ieri, 18 novembre, alle ore 14,30, con tre obiettivi: pacificare il Paese, definire gli accordi per nuove elezioni generali, concordare l'elezione di un nuovo Tribunale Supremo Elettorale. La comunicazione a Fides viene dalla CEB.
Nel video inviato Mons. Aurelio Pesoa Ribera, O.F.M., Vescovo ausiliare de La Paz e Segretario Generale della CEB ha letto il comunicato durante una conferenza stampa, cui era presente anche Mons. Eugenio Scarpellini, Vescovo di El Alto e Direttore nazionale delle POM Bolivia.
"Il dialogo è il modo appropriato per superare le differenze tra i boliviani, per questo invitiamo tutti a rispondere a questo invito. Tenere nuove elezioni, trasparenti e affidabili, è il modo migliore per superare le differenze in modo democratico e pacifico. Chiediamo ai media e ai leader mediatici di abbassare il tono delle dichiarazioni pubbliche per facilitare il dialogo e la comprensione tra tutti" si legge nel testo inviato a Fides. Il comunicato conclude: "Dio benedica e aiuti tutti, in particolare i leader politici e sociali, ad adempiere alle proprie responsabilità personali e storiche per la pacificazione del Paese".
La Bolivia ha vissuto momenti di aspra violenza durante gli scontri dei gruppi a favore dell’ex Presidente Morales, ora all’estero, e gruppi dell'opposizione. Parallelamente alle proposte politiche, si è sviluppato un confronto popolare sui simboli religiosi. L’Agenzia Fides riporta l’editoriale di Infodecom, che spiega che "Non è una guerra fra Dio e la Pachamama". "Sebbene la stampa internazionale abbia scritto frasi come ‘La Bibbia torna nel Palazzo del Governo’ oppure ‘Dio ha espulso la Pachamama dal Palazzo’, crediamo che la Parola di Dio non può essere usata come segno di supremazia razziale o come proprietà di un partito politico. La presenza di questi segni sacri, come la croce o il rosario, dovrebbe essere graduale e in nessun caso essere vista come un trofeo" scrive Infodecom nell’editoriale inviato a Fides.
"Non cadiamo nella trappola di un settore politico, sociale o culturale, appropriandosi di segni e simboli che appartengono a tutti e che rappresentano soprattutto la verità, il cammino e la pace; cioè l'opposto della violenza di questi giorni" continua l'editoriale. "Abbiamo notato che i boliviani uccisi in questi giorni, forze dell'ordine, giovani, coltivatori di coca o sindacalisti, sono stati tutti sepolti sotto una croce, con la preghiera del Padre Nostro e, nel migliore dei casi, con la celebrazione liturgica di un sacerdote?"
"Non si tratta di tornare al tempo in cui si governava con la croce e con la spada, perché quello è stato un errore storico le cui conseguenze sta ancora pagando l'immagine della Chiesa. Crediamo che il ruolo della religione possa essere molto utile in questo momento drammatico, la religione non rimarrà sola nelle sacrestie come molti vorrebbero...Dobbiamo avviare una scuola di riconciliazione" conclude il testo.
(CE) (Agenzia Fides, 19/11/2019)
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AMERICA/ECUADOR - “Non ci si improvvisa martiri”: attualità della testimonianza di p. Moscoso, primo martire dell'Ecuador

Riobamba (Agenzia Fides) – “La vita virtuosa e la morte eroica del beato Emilio Moscoso incoraggiano ciascuno di noi a portare con entusiasmo la luce del Vangelo ai nostri contemporanei, così come ha fatto lui. La sua testimonianza è attuale e ci offre un significativo messaggio: non ci si improvvisa martiri, il martirio è frutto di una fede radicata in Dio e vissuta giorno per giorno; la fede richiede coerenza, coraggio e intensa capacità di amare Dio e il prossimo, con il dono di se stessi.” Sono le parole pronunciate dal Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, durante la solenne celebrazione che ha presieduto il 16 novembre allo Stadio Olimpico di Riobamba, per la beatificazione di P. Emilio Moscoso Cardenas, gesuita, primo martire dell’Ecuador.
Emilio Moscoso era nato a Cuenca il 21 agosto 1846 e morì martire, assassinato a 51 anni il 4 maggio 1897, durante la Rivoluzione Liberale con forti connotazioni anticlericali che sconvolse l’Ecuador in quell’epoca. Dopo gli studi in legge entrò nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote nel 1877, completò gli studi in Francia e in Spagna. Dopo tre anni in una scuola in Perù, tornò in Ecuador, prima al Collegio San Luis (Quito), poi al Collegio San Felipe Neri (Riobamba), di cui fu nominato rettore nel 1892. In un contesto di forte ostilità verso la Chiesa da parte del governo, il 2 maggio padre Moscoso venne arrestato, ma la pressione della gente che apprezzava il lavoro dei gesuiti, portò alla sua liberazione il giorno dopo. Il 4 maggio i militari entrarono con la forza nella scuola dei gesuiti e, dopo aver compiuto atti sacrileghi nella cappella, trovarono padre Moscoso in preghiera nella sua stanza, che recitava il Rosario. Lo assassinarono a sangue freddo. Il colonnello responsabile dell’operazione trascinò personalmente il suo corpo in strada per continuare a sfigurarlo, ma si dovette fermare a causa della reazione dei soldati e delle proteste della popolazione.
“Con la beatificazione di padre Emilio Moscoso, ci viene presentato il modello di un sacerdote che fu coraggioso testimone dell’amore di Cristo – ha detto il Cardinale Becciu -. I presbiteri, i religiosi e l’intera Chiesa che è in Ecuador è incoraggiata a imitare il nuovo beato che ha dato la vita per il Vangelo… I suoi carnefici, eliminando lui, volevano colpire la fede cattolica. Ma fu un tentativo inutile. Il martirio di questo eroico gesuita, sempre vivo nel ricordo devoto e orante della popolazione, ha dimostrato che la violenza non è in grado di rimuovere la fede dalle persone, né di eliminare la presenza della Chiesa nella società. Quanti tentativi vi sono stati nella storia della Chiesa! Eppure essa, provata, sbeffeggiata, perseguitata lungo i secoli è più viva che mai”.
Alla solenne celebrazione di beatificazione hanno partecipato tutti i Vescovi dell’Ecuador, a chiusura della loro Assemblea plenaria. Nel testo riassuntivo dei lavori, pervenuto a Fides, sottolineano: “L'Ecuador attraversa momenti delicati di instabilità politica, sociale ed economica. La forte povertà di cui soffrono molti nostri fratelli e la necessaria interculturalità ci spingono a imparare a vivere le esigenze di una convivenza basata sulla pace, la giustizia e l'equità. Come Pastori continueremo ad accompagnare il nostro popolo nella ricerca della pace”. Infine ribadiscono:
“Concludiamo con la Beatificazione di P. Emilio Moscoso, S.J., martire dell'Eucaristia. Intorno al suo martirio ratifichiamo la consegna della nostra vita alla causa della fede”. (S.L.) (Agenzia Fides 19/11/2019)

lunedì 13 novembre 2017

Bollettino Agenzia Fides 13/11/2017

AFRICA/CENTRAFRICA - Un attentato al concerto della pace nel quartiere musulmano riaccende le tensioni a Bangui
 
Bangui (Agenzia Fides) - Quattro morti ed una ventina di feriti è il bilancio dell’attacco esplosivo ad un caffè avvenuto la sera dell’11 novembre a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana.
Alcuni sconosciuti hanno scagliato un ordigno esplosivo (probabilmente una bomba a mano) contro gli avventori del locale “Au carrefour de la paix”, mentre si stava esibendo il cantante Ozaguin, che è una celebrità in Centrafrica.
Il caffè si trova nel quartiere PK5, abitato in maggioranza da musulmani, ma al concerto stavano assistendo musulmani e cristiani. La manifestazione era stata infatti organizzata da giovani cristiani e musulmani con lo scopo di riavvicinare le due comunità divise da odio e risentimento a causa delle guerra civile scoppiata nel 2012, quando i ribelli Seleka, in gran parte musulmani, si impossessarono di Bangui, cacciando l’ex Presidente François Bozizé.
Dopo l’attentato è scattata la rappresaglia della popolazione del PK5 che ha fatto almeno tre vittime, tra i cristiani che si erano recati nel quartiere musulmano per fare i loro acquisti. A loro volta alcuni giovani cristiani hanno assalito i conducenti musulmani di moto-taxi che si recano nei loro quartieri.
“Non si capisce ancora chi ha commesso questo attacco e perché” dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale. “Se volevano riaccendere gli animi ci sono riusciti, perché sono partite delle rappresaglie alla cieca su gente innocente. La situazione rimane molto tesa. I quartieri nell’area del PK5 si sono svuotati di nuovo, come ai tempi della guerra civile, e chi è rimasto ha eretto barricate a protezione delle proprie case e dei propri negozi” dicono le fonti di Fides, confermando che “alcuni giovani cristiani che si erano recati al KM5 per acquistare merci per i loro negozi sono stati accoltellati e uccisi”.
Il Primo Ministro Simpli-Mathieu Sarandji, ha condannato fortemente “questo atto criminale”, che ha colpito sia le famiglie musulmane che cristiane, ed ha riacceso le tensioni intercomunitarie a Bangui, che finora era stata risparmiata dalle violenze che sconvolgono altre parti del Paese. (L.M.) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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ASIA/TIMOR EST - La priorità per Timor Est è lo sviluppo sociale ed economico
 
Dili (Agenzia Fides) – “Il popolo di Timor Est ha bisogno di un reale sviluppo. La gente del mio paese ha bisogno di istruzione e di un sistema sanitario di qualità, di sicurezza alimentare che si genera grazie a competenze tecniche sull'agricoltura, di infrastrutture come mezzi di trasporto e strade, elettricità e acqua potabile sicura, progetti immobiliari": lo rileva, in un colloquio con l'Agenzia Fides, il laico cattolico Jenito Santana, condirettore del “Kdadalak Sulimutuk Institute” (KSI, "Istituto di istruzione sociale") a Dili. Negli ultimi tempi, l'instabilità politica a Timor Est rende difficile concentrarsi sullo sviluppo della popolazione: l'urgenza, allora, è la stabilità politica, in modo che “un governo possa affrontare le reali esigenze della gente”, nota Santana.
Un potenziamento dell'agricoltura, dei mezzi di comunicazione, delle scuole e della sanità “farebbe aumentare il benessere di tutti, contribuendo a creare una società pacifica e armoniosa, in cui vi è una feconda cooperazione della Chiesa cattolica e del governo”, aggiunge.
Timor Est, che oggi ha 1,2 milioni di abitanti, è divenuta indipendente nel 2002, dopo un periodo di amministrazione transitoria gestito dall'Onu. La popolazione ha affrontato una lunga lotta per l'autodeterminazione e l'indipendenza dall'Indonesia, che aveva annesso l'isola quando i coloni portoghesi si ritirarono nel 1975. Circa l'85% della popolazione si affida all'agricoltura per il sostentamento. Il riso è la coltivazione più diffusa. Il tasso di disoccupazione nel settore agricolo è alto, nonostante circa 15.000 giovani entrano ogni anno come forza di lavoro.
Il KSI è un'organizzazione della società civile che opera con le associazioni degli agricoltori e promuove lo sviluppo sostenibile, in partnership con istituzioni pubbliche e con la Chiesa cattolica. L’Istituto si concentra su tre dimensioni: la sostenibilità ecologica, economica e sociale, con l’'obiettivo generale di costruire una società in cui tutti vivano nell'uguaglianza sociale, nella pace, nella solidarietà e nel rispetto dell'ambiente. A livello di strumenti, l'Istituto promuove il commercio equo, i piccoli prestiti, i gruppi di risparmio, l'organizzazione collettiva, le cooperative e le reti, regionali e nazionali, per influenzare i responsabili politici.
Tra le sfide più importanti oggi, vi sono le controversie sulla proprietà e lo sfruttamento dei terreni. Ad esempio, il governo ha in mente di dare terreni nel distretto di Ermera - noto per la coltivazione di caffè - in concessioni al multinazionali, minacciando il sostentamento di piccoli contadini.
Da tempo si parla di una riforma agraria, per beneficiare i piccoli agricoltori, che non è mai arrivata. In tale cornice, "la Chiesa cattolica, in cui si riconosce la maggioranza dei timoresi, si è impegnata accanto alla popolazione per promuovere giustizia, solidarietà, pace e promozione dei diritti umani” conclude Santana. (SD-PA) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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ASIA/PALESTINA - Il “Premio Arafat” al Patriarca latino emerito di Gerusalemme Michel Sabbah
 
Ramallah (Agenzia Fides) – Il Primo Ministro Rami Hamdallah ha consegnato il “Premio Arafat” a Michel Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini, per il ruolo eccezionale da lui ricoperto nel servire “la causa della Palestina e di Gerusalemme”. La cerimonia di consegna del premio si è tenuta venerdì 10 novembre presso il Palazzo della Cultura di Ramallah. La stessa onorificenza è stata conferita anche a Muhammad Ahmad Hussein, Gran Mufti di Gerusalemme.
Nel discorso pronunciato in occasione della premiazione, organizzata dalla Fondazione Arafat a tredici anni dalla scomparsa del leader palestinese, il Patriarca emerito Sabbah ha invitato i leader palestinesi a chiedere a Dio la saggezza di preparare la pace e di renderla possibile. “Continuiamo a soffrire per un uragano globale che minaccia noi e l'intera regione” ha detto il Patriarca emerito, invitando tutti a porre la propria fiducia nell'Onnipotente: “Dio Onnipotente parla di pace” ha detto tra l'altro Sabbah “e i padroni di questo mondo parlano di guerra”. "Il premio ricevuto - ha aggiunto il Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini - ci ricorda che il Presidente Arafat ha inaugurato il sogno di uno Stato palestinese. Vediamo quel sogno da lontano. Ma crediamo che quel sogno si realizzerà davvero”. (GV) (Agenzia Fides 13/11/2017).
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ASIA/KAZAKHSTAN - Con la Caritas nasce il “volontariato” in Asia centrale
 
Almaty (Agenzia Fides) - “Una delle sfide della Caritas di Almaty è creare nella gente uno spirito e una sensibilità verso le azioni caritative. Il Kazakistan non vuole essere considerato un paese ‘in via di sviluppo’: al contrario, ci si sente quasi gli Emirati Arabi, visti gli immensi giacimenti di petrolio a disposizione. Molti non riescono a capire per quale motivo incentivare un’organizzazione assistenziale, quindi spesso troviamo resistenza nella realizzazione di progetti, anche se piccoli. Queste situazioni rendono il decollo delle nostre opere un po’ lento”: a raccontarlo all’Agenzia Fides è p. Guido Trezzani, responsabile della Caritas della Diocesi di Almaty. “Siamo una realtà ancora molto piccola perché siamo operativi da soli tre anni: la Caritas è stata fondata nel 2001, ma le attività hanno preso corpo solo a partire dal 2015, in uno spazio geografico enorme”. L’amministrazione apostolica di Almaty, istituita da Giovanni Paolo II nel 1999 ed elevata a diocesi nel 2003, abbraccia infatti un territorio di circa 712.000 kmq, con una popolazione di quasi 6 milioni e mezzo di abitanti.
P. Trezzani spiega: “Uno dei problemi da affrontare è la mancanza di risorse umane. Qui il volontariato quasi non esisteva, complice il retaggio sovietico: la gente, durante il regime, era abituata a pensare che i problemi sociali fossero di pertinenza dello Stato. Questo ha creato un atteggiamento di generale disinteresse; ma ora lentamente si sta sviluppando il senso di responsabilità personale e l'idea di contribuuire, come cittadini e come società civile, per rispondere alle sfide e ai problemi sociali”. Per questo in cima alla lista delle priorità della Caritas di Almaty c’è “la formazione di potenziali volontari all’interno delle comunità cattoliche della zona”.
I progetti realizzati dalla Caritas toccano i settori della salute e della protezione sociale: a maggio scorso è stato avviato un centro di riabilitazione e di attività prescolastiche per bambini affetti da sindrome di Down, mentre dall’inizio del 2017 si offre un servizio di assistenza agli anziani. Si tratta di due focus fondamentali in un paese in forte crescita e con un tasso di povertà inferiore al 5%, in cui permangono fasce di popolazione indigente, soprattutto nelle periferie, prive di servizi essenziali come l’acqua o l’elettricità.
Come spiega p. Guido, la carità rappresenta anche un’importante opportunità di dialogo interreligioso all’interno di una popolazione al 67,8% di fede islamica: “In molte situazioni riusciamo a collaborare con musulmani e ortodossi. Si tratta quasi sempre di un sostegno che parte da singoli individui, perché, soprattutto nel caso dell’islam, non c’è una vera e propria istituzione paragonabile alla Caritas, che promuova opere sociali anche con il volontariato”. (LF-PA) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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ASIA/LIBANO - Il Patriarca maronita atteso a Ryiad nel pomeriggio. In agenda anche l'incontro con Hariri
 
Beirut (Agenzia Fides) – Il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai si appresta a realizzare l'annunciato viaggio in Arabia Saudita: la partenza del Patriarca da Beirut per Riyad è prevista per il pomeriggio di oggi, lunedì 13 novembre. Questa sera stessa – riferiscono fonti libanesi contattate dall'Agenzia Fides – il Patriarca avrà un incontro con gli immigrati libanesi che lavorano in Arabia Saudita, e che dopo gli ultimi, concitati sviluppi dei rapporti tra Beirut e Ryiad temono di perdere i propri posti di lavoro. Nel programma di domani, tra gli altri impegni del Patriarca è stato inserito anche l'incontro con il Primo Ministro dimissionario libanese Saad Hariri, che ha comunicato dall'Arabia Saudita in diretta tv la sua intenzione di dimettersi dall'incarico di premier.
Il Primate della Chiesa maronita è stato invitato all'inizio di novembre dalle autorità saudite, e erano già stati annunciati in precedenza i colloqui del Patriarca con Re Salman e con il Principe ereditario Mohammad Bin Salman.
L'invito saudita era giunto al Patriarca prima della complessa fase politica aperta dalle dimissioni di Hariri, che ha confermato come sui fragili politici libanesi si scarichino le tensioni regionali scatenate dal confronto-scontro tra Iran e Arabia Saudita.
Il Patriarcato maronita ha sempre sostenuto l'opportunità di non coinvolgere il Libano nei conflitti e nei giochi di forza regionali che stravolgono il Medio Oriente.
Secondo le fonti del Patriarcato maronita, la visita del Patriarca si concentrerà sui temi del dialogo, del rifiuto del terrorismo e dell'estremismo, e toccherà anche la condizione dei lavoratori libanesi residenti in Arabia Saudita, che secondo i dati del ministero degli Esteri libanese sarebbero circa 300mila, e che ora temono di essere espulsi dal Paese.
L'invito ufficiale a visitare l'Arabia Saudita era stato consegnato al Patriarca Rai da Walid Bukhari, incaricato d'affari dell'ambasciata saudita in Libano, mercoledì 1° novembre scorso (vedi Fides 3/11/2017). “La visita come tale” aveva dichiarato in merito all'Agenzia Fides il Vescovo Camillo Ballin MCCJ, Vicario apostolico per l'Arabia Settentrionale, “potrebbe essere l'inizio di un atteggiamento nuovo dell'Arabia Saudita verso le altre religioni”. In passato, tra i Patriarchi d'Oriente, solo il Patriarca greco ortodosso di Antiochia Elias IV visitò ufficialmente l'Arabia Saudita nel 1975. Il Patriarca maronita Rai è anche membro del Collegio cardinalizio, e in tale veste potrebbe diventare il primo Cardinale a visitare ufficialmente l'Arabia Saudita per incontrare le autorità del Paese. Nel frattempo, le dimissioni del Premier libanese hanno accentuato anche la valenza politica e geopolitica della visita patriarcale. (GV) (Agenzia Fides 13/11/2017).
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AMERICA/GUATEMALA - Hogar del niño minusvalido: una mano tesa verso i piccoli disabili
 
Quetzaltenango (Agenzia Fides) - L’Hogar del niño minusvalido (Casa del fanciullo portatore di handicap), inaugurato nel 1989 nella città di Quetzaltenango, ospita bambini non vedenti, sordi, con gravi forme di ritardo mentale e altre disabilità. “Attualmente sono 71 i piccoli che seguiamo” racconta a Fides padre Gian Luigi Lazzaro, missionario francescano, da 30 anni in Guatemala. “Non si tratta di un ospedale, ma di una vera e propria comunità dove, oltre a cibo, alloggio, cure e terapie di recupero, i piccoli ricevono anche tanto affetto, si sentono al sicuro e possono comportarsi con gioia spontanea”, continua il missionario.
“Sono sempre di più i bimbi che arrivano da diversi dipartimenti del Guatemala, anche in condizioni di grave denutrizione, vengono portati nella struttura dalle rispettive famiglie, spesso poverissime che non sono in grado di occuparsi di loro. Le malattie riscontrate in questi piccoli sono una più grave dell’altra. Alcuni ci vengono mandati dal Tribunale dei Minori perché abbandonati dai genitori”, dice padre Lazzaro.
“Non tutti riescono ad avere miglioramenti, dipende dal problema neurologico che hanno. Nell’Hogar ricevono, tra le altre, cure e attenzioni di ogni genere, dal linguaggio all’insegnamento di braille e abaco, terapia fisica, comunicazione alternativa, attività per favorire la loro autonomia. Alcuni possono frequentare la scuola per i bambini ‘normali’, sempre a seconda della loro situazione. Tutti i nostri piccoli, all’atto dell’ammissione, sono valutati dal neurologo e da altri specialisti in base al problema che presentano. Spesso vengono sottoposti a interventi medici e chirurgici. Per poter garantire una assistenza più completa a questi piccoli nel centro abbiamo circa una cinquantina di persone tra personale di cucina, pulizie, lavanderia, più sette suore francescane che seguono direttamente i bambini e la vita dell’ Hogar. Questa opera vive di carità”, continua padre Lazzaro. “Proveniendo da famiglie molto povere, nessun bambino paga niente. Non abbiamo alcun aiuto dal governo nè da istituzioni private guatemalteche o internazionali. Alcune scuole collaborano con noi con vari tipi di contributi. Le cose che ci servono costantemente sono pannolini monouso per adulti e bambini, vestiti, lenzuola, scarpe, giocattoli, materiale didattico, forniture scolastiche, disinfettanti per pavimenti, cloro, sapone in polvere, sapone, detersivi, mais, verdure, avena, altri cereali, etc.”.
Secondo i dati della ENDIS 2005, il primo Studio Nazionale sulla Disabilità, in Guatemala circa il 4% (3,74%) delle persone è affetto da una qualche forma di disabilità ed il 77% di queste ha più di 19 anni. Nonostante il Guatemala abbia ratificato la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, queste hanno scarse opportunità di integrarsi e partecipare nella società guatemalteca. Secondo la ENDIS, il 52% delle famiglie con persone con disabilità sono povere, il 50,3% delle persone con disabilità è analfabeta, quelle inserite nel mondo del lavoro sono solo lo 0,4% del totale della popolazione guatemalteca. Ciò significa che la maggioranza delle persone con disabilità dipende da altre persone per il suo sostentamento e la maggior parte sono le donne. Sempre la ENDIS rivela che solo il 2% di persone con disabilità ha partecipato a programmi di formazione lavorativa. Un ulteriore fattore che dimostra le scarse possibilità di integrazione delle persone con disabilità è la difficoltà di accesso ai servizi di assistenza medica a causa dei costi degli stessi piuttosto che della non conoscenza dei servizi o proprio dell’inesistenza degli stessi. Per quanto riguarda l’assistenza specializzata che comprende tra gli altri servizi di diagnostica, trattamento, riabilitazione, consultazione mediche e integrali, questa arriva solamente al 25% delle persone con disabilità. Ciò rende evidente che i ¾ del totale di questa popolazione non ha accesso a questo tipo di servizio e non c’è differenza tra uomini e donne. Il 52% ricevono assistenza da servizi sanitari del settore pubblico (ospedali o Instituto Guatemalteco de Seguridad Social), il 25% da un medico privato, il 25% da realtà benefiche private.
La città di di Quetzaltenango fa parte dell’arcidiocesi di Los Altos Quetzaltenango-Totonicapán che su una popolazione di 1.401.273 abitanti conta 1.121.000 cattolici e 9.543 battezzati.
(GLL/AP) (13/11/2017 Agenzia Fides)
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AMERICA/ECUADOR - Per costruire il “volto amazzonico” della Chiesa cattolica
 
Quito (Ecuador) - La chiamata a dar vita ad una "Chiesa con un volto amazzonico" è una grande sfida che si apre dopo l'invito di Papa Francesco a "esplorare percorsi, espressioni e processi che aiutino a costruire e a strutturare un modello di Chiesa pienamente cattolica e pienamente amazzonica”: lo afferma Mauricio López, laico ignaziano, Segretario esecutivo della Red Eclesial Panamazónica (REPAM) e di Caritas Ecuador, in una intervista diffusa da “Iglesia viva”, giunta a Fides. Per la costruzione di questa Chiesa dal volto amazzonico, López ritiene necessario che “i membri della società amazzonica possano essere formati secondo la propria realtà, l'identità culturale, le loro pratiche…che possano inserire, ad esempio, all'interno delle liturgie segni coerenti e vicini alla loro realtà".
Il 15 ottobre, all’Angelus, Papa Francesco ha annunciato la convocazione di un’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica, che avrà luogo a Roma nel mese di ottobre 2019, per “individuare nuove strade per l’evangelizzazione di quella porzione del Popolo di Dio, specialmente degli indigeni, spesso dimenticati e senza la prospettiva di un avvenire sereno, anche a causa della crisi della foresta Amazzonica, polmone di capitale importanza per il nostro pianeta”.
López ricorda che “già il Concilio Vaticano II ci ha chiesto di cercare i semi del Vangelo presenti in tutte queste culture precedenti all'arrivo del cristianesimo. Lì c'è il seme della Parola”. Per esempio nel Chiapas, in Messico, viene rispettato l’insieme degli usi e dei costumi della comunità, e i diaconi permanenti ricevono la formazione in coppia, l'uomo infatti riceve il ministero e la moglie accompagna l'esercizio del ministero del marito. E’ stata inoltre tradotta la Bibbia nella lingua tzeltal e tzotzil (vedi Fides 16/1/2015; 8/10/2015;14/10/2015), non in modo letterale, ma con gli adattamenti alla cultura locale, il testo è stato approvato e consegnato al Santo Padre.
Come ha evidenziato lo stesso Papa Francesco, l’Amazzonia ha una importanza capitale per l’intero pianeta, e López sottolinea che “uno ogni cinque bicchieri d'acqua bevuti da chiunque sul pianeta, si deve all'Amazzonia, il 20% dell'acqua non congelata destinata al consumo umano è prodotto in Amazzonia, il 25% dell'ossigeno viene prodotto in questo polmone verde, uno o due dei cinque respiri che facciamo lo dobbiamo all'Amazzonia”.
Le nostre decisioni sui consumi stanno producendo la devastazione delle foreste - prosegue -, si cancellano i territori ancestrali indigeni per il desiderio dell’estrazione mineraria, si impone la monocultura per soddisfare le esigenze del consumo mondiale. Se non modifichiamo il modello di sviluppo, l'Amazzonia finirà per diventare uno spazio semi-desertico e l'impatto sul pianeta sarà terribile.
“Rispondere a una crisi sociale e ambientale, la questione della cura del creato o dell'Amazzonia, o di qualsiasi spazio vitale, hanno a che fare con le generazioni future" ribadisce Mauricio Lopez, e indipendentemente dall'ideologia politica e dal credo religioso, ognuno ha la responsabilità delle generazioni successive. Infine il Segretario esecutivo della REPAM invita ad approfondire l'Enciclica “Laudato Si”, a cercare di influire sulle politiche pubbliche, a difendere e proteggere gli spazi naturali, le terre indigene e ad essere consapevoli che "ciò che non facciamo ora, avrà un impatto su coloro che vengono dopo di noi". (SL) (Agenzia Fides 13/11/2017)
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AMERICA/PANAMA - Più spazio e diritti alle donne nella società
 
Panama (Agenzia Fides) - Condividere esperienze di lavoro, incoraggiare l'incidenza delle donne in diversi settori della società, promuovere la presenza e i diritti delle donne a livello politico, economico, sociale: questo l'obiettivo dell'incontro tenutosi nei giorni scorsi nella città di Panama tra donne rappresentanti di quattro aree pastorali dell'America Latina e dei Caraibi (Bolivariana, Cono Sud, Camex e Caraibi), impegnate nel sociale. Alla riunione, titolata “Donne, sicurezza alimentare, sradicamento della povertà e incidenza”, si è rilevato che, negli ultimi tempi, i paesi dell'America Latina e dei Caraibi hanno preso importanti impegni nei confronti dei diritti delle donne. Tutti hanno ratificato la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e 14 di loro hanno anche ratificato il protocollo facoltativo.
Ma nonostante ciò, secondo l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite su “Progresso delle donne in America Latina e nei Caraibi 2017”, consultato dall'Agenzia Fides, esiste ancora una disuguaglianza strutturale, ad esempio nei salari o nel lavoro non retribuito.
La disoccupazione tra le donne nella regione è del 50% superiore rispetto al tasso degli uomini e le disparità salariali sono di circa il 20%. Inoltre, il 90% delle donne a basso reddito partecipa al lavoro in condizioni di informalità e instabilità. Secondo il rapporto, discriminazione, molestie sessuali e violenze, continuano ad essere un flagello per le donne. La violenza contro le donne - denuncia l'Onu - è l'abuso più diffuso dei diritti umani e “il femminicidio è la sua espressione estrema”. Purtroppo, l'America Latina è la regione in cui ci sono più omicidi di questo tipo: 14 dei 25 paesi al mondo con tassi più alti di femminicidio si trovano in questo continente.
Con l'intenzione di affrontare tutti questi problemi che interessano le donne, il Segretariato Latinoamericano e dei Caraibi della Caritas (SELACC), insieme con il Dipartimento di Giustizia e Solidarietà (DEJUSOL) hanno esaminato la condizione delle donne e come queste ultime possono partecipare nelle questioni rilevanti nella regione (migrazione, sicurezza alimentare, violenza, salute e incidenza politica) allo scopo di trovare soluzioni e condividere esperienze. Inoltre uno spazio è stato dedicato a discutere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, indicandoli come un'opportunità per iniziare a sradicare questi mali dalla società. Come riferisce all'Agenzia Fides la Caritas dell'America Latina, le partecipanti si sono impegnate a fare diventare realtà i diritti che accompagnano ciascuno degli Obiettivi, basandosi sull'etica nel servizio pubblico e sulla gestione dei beni globali”. Intervenendo all’incontro “Donne, sicurezza alimentare, sradicamento della povertà e incidenza” il Card. José Luis Lacunza, Vescovo di David, e Mons. José Domingo Ulloa, Arcivescovo di Panama, hanno espresso l’auspicio che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Panama nel 2019, possa includere una speciale attenzione alle donne. (L.G) (Agenzia Fides 13/11/2017)

mercoledì 28 aprile 2010

Cara Franca...Prega per lei!

E' mancata all'affetto dei suoi cari FRANCA DE FACCIO ved. GATTI di 72 anni Ne danno il triste annuncio: la figlia, il figlio, il genero, la nuora, Chiara, Giulia, Samuel e Jacopo, le sorelle, il fratello, i cognati, i nipoti e i parenti tutti.
I funerali avranno luogo domani giovedì 29 aprile alle ore 15.30,nel duomo di San Giorgio di Nogaro.
La cara salma giungerà dall'ospedale civile di Palmanova.
Il santo rosario sarà recitato oggi mercoledì 28 aprile alle ore 18.30, nel duomo di San Giorgio di Nogaro.
Si ringraziano anticipatamente quanti vorranno onorarne la memoria.
Un particolare ringraziamento al personale medico ed infermieristico della Casa di Riposo G. Chiabà di San Giorgio di Nogaro.
Non fiori, eventuali offerte alla parrocchia di San Giorgio di Nogaro per le attività giovanili. San Giorgio di Nogaro, 28 aprile 2010

mercoledì 21 aprile 2010

Sono stati loro!


Gruppo Alpini di San Giorgio di Nogaro - Ud 27.03.2010 - Aiuola nella parcheggio del Duomo. Abbiamo realizzato una semplice aiuola per "salvare" l'albero dai paraurti delle macchine. Un lavoro non troppo lungo ma significativo


domenica 7 giugno 2009

Gruppo Assistenza Volontaria Ospedalizzati (GAVO)

Una Associazione di Volontariato.

Gruppo Assistenza Volontaria Ospedalizzati (GAVO)

Opera dal 1984 presso l’Ospedale civile di Palmanova. Svolge mansioni prive di contenuto tecnico, ma ugualmente necessarie e utili: offerta di compagnia e sostegno psicologico, aiuto per i bisogni elementari (movimento, alimentazione, …). I volontari mettono a disposizione alcune ore del loro tempo libero a favore di altre persone che necessitano del loro aiuto. Queste sono alcune espressioni dette dai volontari: “Da questi incontri ricavo tanta pace e dolcezza”, “Ho dato così poco, ma ho ricevuto moltissimo”. L’associazione, dopo l’iniziale buona riposta, ora si trova in difficoltà per la mancanza di persone. Ora il GAVO lancia un appello alle persone che desiderano collaborare mantenendo in vita questo servizio alla persona. Chi è interessato può telefonare presso la segreteria del GAVO (0432 923130) presso l’Ospedale a Jalmicco che è aperta tutti i giovedì dalle ore 9.00 alle ore 11.00.

venerdì 17 aprile 2009

Acli ci comunica

COMUNICATO STAMPA

5 X MILLE: ACLI, RASSICURAZIONI DI TREMONTI NON CI RASSICURANO

Roma, 16 aprile 2009 - «Le rassicurazioni fornite ieri dal ministro Tremonti sul 5 per mille non ci rassicurano affatto». Così il presIdente nazionale delle Acli Andrea Olivero sulle dichiarazioni rilasciate nella giornata di ieri dal ministro dell’economia Giulio Tremonti circa l’ipotesi di destinare al terremoto il 5 per mille dell’Irpef.

«E’ sbagliato il principio di fondo – spiega Olivero – Non si può mettere in concorrenza l’associazionismo, il volontariato e l’Abruzzo, quasi fossero cose opposte o alternative. Quando invece tutti sanno, l’hanno visto in queste settimane, che è proprio il volto dell’associazionismo e del volontariato il primo che hanno potuto vedere i terremotati colpiti da questa sciagura»

«Il 5 per mille non è una tassa di scopo ad uso dello Stato – insiste il presidente delle Acli – e ci dispiace che il ministro voglia farla diventare tale. Il cittadino non sceglie semplicemente tra causali diverse, ma esprime un rapporto di fiducia con l’associazione cui decide di donare il proprio contributo, in una logica virtuosa di sussidiarietà, che era stata accolta favorevolmente da noi quando il 5 per mille fu inventato proprio da Tremonti».

Le Acli, nella prospettiva di un ripensamento da parte del ministro dell’Economia, aderiscono petizione del settimanale del non profit Vita, “Caro Tremonti, così distruggi il 5 per mille”.

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...