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lunedì 22 novembre 2021

Agenzia Fides 22 novembre 2021

 


EUROPA/ITALIA - I martiri vietnamiti, fonte di incoraggiamento per le comunità cattoliche
 
Roma (Agenzia Fides) – Celebrare con fede e devozione la Festa dei Santi Martiri Vietnamiti, canonizzati nel 1988 dal Papa San Giovanni Paolo II: con questo spirito, alla vigilia della festa di Cristo Re, sabato 20 novembre, oltre duecento membri della “Associazione dei religiosi e dei laici vietnamiti”, che studiano, vivono e svolgono le loro diverse missioni a Roma, si sono riuniti, insieme a vari gruppi di pellegrini provenienti dagli Stati Uniti e Europa, nel Santuario di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci, vicino alla Basilica di San Pietro.
“Sanguis Martyrum, semen Christianorum” - “Il sangue dei martiri, seme dei cristiani”. Le parole dell'apologeta Tertulliano sono state ribadite alla assemblea liturgica come un richiamo e una sfida dalla condivisione da parte di don Tran Manh Duyet, Vice-postulatore della causa di canonizzazione dei Santi martiri vietnamiti, rivolgendosi all'assemblea nella solenne messa di commemorazione, celebrata in vista della festa liturgica di quei martiri che è fissata nel calendario liturgico il 24 novembre.
Il 19 giugno 1988, in Piazza San Pietro, il Papa San Giovanni Paolo II ha canonizzato 117 vietnamiti che hanno versato il loro sangue per testimoniare il Vangelo di Dio tra il 1745 e il 1862, tra loro 21 missionari della Spagna e della Francia, insieme a 96 vietnamiti. Questo numero, tuttavia, è solo rappresentativo degli oltre 100.000 martiri del Vietnam durante il periodo che va dal XVII al XIX secolo.
“La canonizzazione di un gruppo così numeroso è un evento senza precedenti – ha detto p. Tran –. Il processo di preparazione è stato una vera sfida, poiché una delle condizioni essenziali per la canonizzazione di un santo è che ci sia almeno un miracolo. Ma un miracolo per ogni membro del gruppo era quasi impossibile. Grazie a Dio, per sua benigna volontà, il Santo Papa Giovanni Paolo II ha riconosciuto un miracolo innegabile, cioè il miracoloso sviluppo della Chiesa in Vietnam attraverso una lunghissima storia di persecuzione. Partendo da zero, il numero dei cattolici in quel tempo è cresciuto fino ormai a quasi 6 milioni. Questo sviluppo non può essere spiegato al di fuori della volontà di Dio”.
Celebrare e far rivivere gli esempi eroici della vita e della fede dei Santi antenati – hanno notato i fedeli presenti – è una significativa fonte di incoraggiamento per le comunità cattoliche vietnamite, in particolare nella difficile situazione della pandemia. Appartenendo a un piccolo popolo che è sopravvissuto a tante sofferenze della guerra e dell'odio, i cattolici vietnamiti traggono dalle loro origini una forza inesauribile per continuare ad andare avanti verso un futuro più luminoso.
(CGA-PA) (Agenzia Fides 22/11/2021)
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AFRICA/KENYA - Mancano risorse adeguate per far fronte in egual modo alla pandemia oltre che alla grave siccità
 
Wajir (Agenzia Fides) – Programmi di recupero e di resilienza, sicurezza alimentare (agricoltura sostenibile), fornitura di acqua, sanità e servizi igienici, sono tra le priorità che il Camillian Disaster Service (CADIS) Kenya, Fondazione Internazionale dei Camilliani (vedi Agenzia Fides 8/8/2016), sta per promuovere in risposta all’emergenza che incombe nel Wajir West, parte nord-orientale del Kenya, dove una grave siccità ha lasciato pesanti conseguenze al bestiame e all’agricoltura.
Secondo quanto pervenuto all’Agenzia Fides, dopo una rapida valutazione dei bisogni, sono state identificate carenze come cibo, mezzi di sussistenza (agro-pastorali), acqua e salute. La siccità ha colpito le popolazioni vulnerabili causando insicurezza alimentare e malnutrizione. Per fare fronte a questa criticità, il programma di CADIS Kenya mira a ridurre l’incidenza della malnutrizione del 50% attraverso la distribuzione di cibo a 4.000 famiglie, migliorare il sostentamento dei beneficiari del 50% attraverso la distribuzione di cibo per il bestiame e la clinica mobile.
La situazione nel paese è precipitata, ha dichiarato p. Francis Maina, MI, Coordinatore CADIS Kenya, “negli ultimi due anni, a Wajir, una delle regioni aride e semi-aride (ASALS), non ha piovuto, con un conseguente grave impatto sui mezzi di sostentamento della popolazione, sull’agricoltura, sul bestiame e sulla salute. Combinando tutto questo con gli effetti attuali di Covid-19 nel paese, la vita diventa miserabile, specialmente in questa regione.”
La scarsità di cibo ha portato a un’alta domanda sul mercato e ad una escalation dei prezzi oltre la capacità media di potere d’acquisto della gente. La situazione della sicurezza alimentare nella contea si sta deteriorando ogni giorno a causa della mancanza di acqua per il consumo umano e del bestiame. Questo ha contribuito alla massiccia mortalità del bestiame, all’aumento dei tassi di malnutrizione e alle complicazioni sanitarie. È necessario un intervento urgente per arrestare la situazione.
(AP/FM) (Agenzia Fides 22/11/2021)
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AFRICA/MAROCCO - Addio al monaco “sopravvissuto” Jean-Pierre Schumacher, ultimo compagno dei martiri di Tibhirine
 
Fez (Agenzia Fides) - «Era così bello!», ripeteva commuovendosi il monaco trappista Jean-Pierre Schumacher, quando ricordava i lunghi anni di vita fraterna trascorsi insieme ai suoi confratelli nel monastero algerino di Thibirine, trucidati nel 1996 in una delle più luminose vicende di martirio cristiano degli ultimi decenni. Ora anche lui, l’ultimo “sopravvissuto” di Thibirine, ha lasciato questo mondo. Il suo cuore si è fermato la mattina di domenica 21 novembre, festa di Cristo Re dell’Universo, nella quiete del monastero di Notre-Dame de l'Atlas, situato a Midelt, alle pendici dell’Atlante marocchino, ultimo presidio trappista in Nord- Africa.
Frère Jean-Pierre avrebbe compiuto 98 anni il prossimo febbraio. Si era trasferito come monaco in Algeria nel 1967. La commozione che gli inumidiva gli occhi quando ricordava la quotidianità monastica toccata dalla grazia e condivisa con i suoi confratelli martiri, caparra del Paradiso («Era così bello!») era il segno luminoso che non l’eroismo o la dedizione, solo la gratitudine per una felicità assaporata può far confessare la fede in Cristo e alimentare ogni autentica testimonianza cristiana, fino al martirio.
Il superiore Christian de Chergé e gli altri sei confratelli monaci di frére Jean-Pierre (beatificati l’8 dicembre 2018 insieme a altri 12 martiri d’Algeria) erano stati rapiti nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996, nel Paese stravolto dalla guerra civile. Lui, insieme all’altro Amèdèe (scomparso nel 2008), era scampato al sequestro perché quella notte era di servizio in portineria, in un edificio adiacente al monastero. Due mesi dopo il rapimento, le teste mozzate dei 7 monaci vennero fatte ritrovare lungo una strada. Gli autori della strage non furono mai identificati con certezza. La tesi ufficiale attribuiva l’eccidio alle bande clandestine del Gruppo Islamico Armato (l’organizzazione terroristica islamista nata nel 1991 dopo che il governo aveva rifiutato di riconoscere i risultati elettorali favorevoli alle forze islamiste), mentre inchieste condotte da ricercatori indipendenti hanno indicato la pista di una possibile implicazione in quella vicenda dei servizi segreti militari algerini.
Quattro anni dopo il martirio dei suoi confratelli, Jean- Pierre si era trasferito in Marocco, divenendo priore della comunità trappista di Notre-Dame de l’Atlas. Più volte ha confessato il peso di una domanda che lo accompagnava sempre: «perché il Signore mi aveva concesso di restare in vita?». Nel trascorrere del tempo, aveva percepito che il suo destino di “sopravvissuto” alla strage coincideva con la missione di «testimoniare gli avvenimenti di Tibhirine e far conoscere l’esperienza di comunione con i nostri fratelli musulmani, che continuiamo ora qui nel monastero di Midelt, in Marocco».
Nella loro nuova dimora, frére Jean-Pierre e frère Amédée si definivano il “piccolo resto” di Tibhirine: «La nostra presenza al monastero – ha raccontato – era un segno di fedeltà al Vangelo, alla Chiesa e alla popolazione algerina». I trappisti di Tibhirine non “volevano” diventare martiri.. Ma nella fedeltà alla propria vocazione monastica vollero condividere con tutti gli algerini il rischio di essere bersaglio di una violenza cieca, che in quegli anni insanguinava il Paese e moltiplicava le stragi di innocenti. Come francesi potevano partire, ma non l’hanno fatto. «A Tibhirine - ha raccontato frère Jean-Pierre al giornalista francese François Vayne - le campane del monastero suonavano e i musulmani non ci hanno mai chiesto di farle tacere. Noi ci rispettiamo nel cuore stesso della nostra vocazione comune: adorare Dio». Negli ultimi anni, il monaco di Tibhirine ha compiuto la sua missione anche con il suo sorriso benedetto di bambino con cui disarmava gli assalti – a volte carichi di brutale ignoranza – con cui certi operatori della comunicazione assediavano la sua pace della vita del monastero, a caccia di qualche frasetta a effetto da rilanciare sulle agenzie. Con quel sorriso frère Jean-Pierre ha reso testimonianza impareggiabile al tesoro di una esperienza monastica che ha trovato nelle sorgenti della preghiera e della liturgia le vie sorprendenti per confessare in parole e opere il nome di Cristo anche tra i figli dell’Umma di Muhammad: «In Marocco» - raccontava il monaco scampato all’eccidio di Tibhirine - «noi viviamo questa comunione nella preghiera, quando ci alziamo di notte per pregare, alla stessa ora in cui i nostri vicini musulmani sono svegliati dal muezzin». «La fedeltà all’appuntamento della preghiera – aggiungeva frère Jean-Pierre – è il segreto della nostra amicizia con i musulmani». (GV) Agenzia Fides 22/11/2021)
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ASIA/SRI LANKA - Prete cattolico fermato dalla polizia: ha chiesto verità e giustizia sugli attacchi di Pasqua
 
Colombo (Agenzia Fides) - "Siamo qui da tre giorni per accompagnare il nostro fratello p. Cyril Gamini Fernando, chiamato dai servizi di Intelligence per interrogatori. Gli chiedono conto di affermazioni che egli ha fatto sulla responsabilità dell'Intelligence relativa alle esplosioni di Pasqua del 2019. Siamo qui in rappresentanza dei sacerdoti della Arcidiocesi di Colombo. Siamo qui in preghiera, con il Rosario in mano, esprimendo solidarietà a padre Cyril, e per chiedere a Dio che la verità venga alla luce e vi sia autentica giustizia. Chiediamo a tutti i fedeli di pregare con noi": lo dice all'Agenzia Fides p Robinson Wijesinghe, parte del gruppo di preti cattolici dell'Arcidiocesi di Colombo che sta tenendo un sit-in di protesta pacifica e di preghiera silenziosa davanti al Crime Investigation Department della capitale Colombo, dove p. Cyril Gamini Fernando, sacerdote della stessa Arcidiocesi, è trattenuto per indagini e interrogatori.
Mentre tutta la Chiesa in Sri Lanka ha chiesto alla politica e alle forze dell'ordine di fare chiarezza e verità sui mandanti degli attentati del 2019 (vedi Fides 8/9/2021), padre Cyril è stato denunciato e convocato per le sue dichiarazioni che hanno chiamato in causa il ruolo e le falle dei Servizi di Intelligence.
Aggiunge a Fides padre Cecil Joy anch'egli presente al presidio: "Siamo radunati da tutta la diocesi di Colombo per chiedere giustizia e verità. Ricordiamo che nel 2019 sono morte più di 200 persone e più di 500 feriti per attacchi terribili. Dopo oltre due anni siamo ancora qui a chiedere la verità. Uno dei nostri sacerdoti. padre Cyril, è stato convocato perchè ha chiesto pubblicamente che la verità venga alla luce: la verità è un diritto delle vittime, è un dovere dello stato. La comunità internazionale deve sapere. Chiediamo a tutti i fedeli di pregare per noi e con noi. Siamo riuniti nel nome di Dio come credenti, in cerca della verità".
P. Cyril Gamini Fernando è membro del "Comitato cattolico nazionale per la giustizia alle vittime" degli attacchi di Pasqua del 2019. Un mese fa il direttore generale del servizio di Intelligence statale, il generale Suresh Salley, ha presentato una denuncia contro il sacerdote per le dichiarazioni da lui rilasciate.
In Sri Lanka il 21 aprile 2019 tre hotel di lusso a Colombo (Cinnamon Grand, Kingsbury e Shangri-La), e tre chiese (St. Anthony's, Colombo, San Sebastiano, Negombo e Chiesa di Sion, Batticaloa) furono colpiti da attentataori kamikaze. Altre due bombe esplosero, una in una casa a Dematagoda e un'altra al Tropical Inn a Dehiwala. Negli attacchi sono rimaste uccis,e oltre agli otto attentatori suicidi, 269 persone, tra i quali 45 cittadini stranieri, mentre almeno 500 sono rimasti gravemente feriti.
Gli attentatori suicidi sono stati identificati come associati all'organizzazione National Thowheeth Jama'ath (NTJ). Sul movente, i mandanti, la realizzazione degli attacchi, il mancato intervento delle forze dell'ordine e dell'Intelligence, nonostante gli allarmi ricevuti, vi sono molte incognite e, dopo due anni, l'opinione pubblica attende ancora chiarezza e verità.
(PA) (Agenzia Fides 22/11/2021)
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ASIA/FILIPPINE - Il Vescovo David: "Occorre eleggere candidati affidabili"
 
Manila (Agenzia Fides) - E' importante eleggere “candidati affidabili” alle elezioni generali previste per il prossimo maggio del 2022. E' l'invito reso pubblico in un messaggio del Presidente eletto della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), Mons. Pablo Virgilio David, Vescovo di Caloocan, che si prepara ad assumere la carica alla guida della CBCP il 1° dicembre prossimo.
Citando uno scienziato gesuita filippino, p. Jett Villarin, ex presidente dell'Università Ateneo di Manila, il Vescovo David ha detto che ai candidati basterebbe questo: “Seguire i comandamenti. Non uccidere. Non rubare. Non mentire. Osservando questi principi, già si è a buon punto". “Dovremmo vergognarci di definirci cristiani - ha aggiunto - se non partecipiamo attivamente a far votare alla carica i candidati affidabili. Cioè, occorre avere a cuore il futuro del nostro Paese”.
L'autorità politica, ha spiegato il Vescovo David, non consiste nell'essere "padroni delle persone" ma nel compiere un servizio. “Gesù non è un elettore nelle prossime elezioni", ha detto in modo provocatorio. "Ma noi lo siamo. Ci ha affidato il compito di compiere questa scelta importante” ha proseguito il Presule. "Risponderemo o non risponderemo alla sua chiamata ad essere amministratori responsabili della nostra nazione che il Signore ama così tanto e che ha già salvato molte volte dalla distruzione?" ha concluso.
Un leader laico cattolico, Mon Santiago, facendo eco all'invito del Vescovo, asserisce: “Continuiamo a pregare affinché gli elettori scelgano con saggezza nelle elezioni del maggio 2022 ed eleggano persone pronte a servire il popolo e il nostro Paese per il bene di questa e delle generazioni future. Dio benedica le Filippine”.
Mentre il dibattito pubblico ferve, anche all'interno delle comunità cattoliche, il Gesuita padre Manoling V. Francisco SJ, presidente della "Tanging Yaman Foundation", osserva: “Usiamo il nostro sacro dovere di votare eleggendo uomini e donne timorati di Dio, che non agiscano per l'onore e la gloria personale o nazionale, ma soprattutto per la gloria di Dio."
In vista delle elezioni politiche, previste per il 9 maggio 2022, la Commissione Elettorale dovrebbe pubblicare entro gennaio 2022 l'elenco definitivo dei candidati ufficiali, compresi quelli in corsa per la carica di presidente, vicepresidente, per i seggi di 12 senatori e 308 membri della Camera dei Deputati.
Ci sono poi i candidati per i seggi di 81 governatori e vice governatori, 780 seggi nei consigli provinciali, 1.634 sindaci e vicesindaci di comuni, 13.546 seggi nei consigli comunali. Secondo la Costituzione filippina del 1987, le elezioni generali si tengono ogni sei anni, il secondo lunedì di maggio.
(SD-PA) (Agenzia Fides 22/11/2021)
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ASIA/CINA - La scomparsa di Mons. Stefano Yang Xiangtai
 
Roma (Agenzia Fides) - Nella notte del 13 ottobre 2021 è deceduto, all’età di 99 anni, S.E Mons. Stefano Yang Xiangtai, Vescovo di Handan/Yongnian (Hebei), “ufficiale”. Nato il 3 gennaio 1923 da una devota famiglia cattolica di Gaocun, nella contea di Wu’an (attuale Hebei), fu battezzato da piccolo. Nel 1935 entrò nel Seminario minore di Weihui e nel 1940 passò al Seminario maggiore di Kaifeng. Il 27 agosto 1949 fu ordinato sacerdote.
A causa della fede e per la fedeltà al Papa, nel 1966 venne arrestato e, dopo un periodo di incarcerazione, fu costretto ai lavori forzati per 15 anni. In seguito alle aperture di Deng Xiaoping, nel 1980 fu riabilitato e, una volta dichiarata la sua innocenza, venne liberato. Svolse, poi, il ministero pastorale nelle contee di Handan, Cixian, Shexian e Wu’an. Nel 1988 fu direttore spirituale del Seminario diocesano e della Congregazione dello Spirito Santo Consolatore e, infine, Vicario Generale.
Il 30 novembre 1996 fu consacrato Vescovo Coadiutore di Handan. Nel 1998 divenne Rettore del Seminario diocesano. Il 17 settembre 1999, succedette a S.E. Mons. Chen Bolu, dimissionario, come Vescovo diocesano.
S.E. Mons. Stephen Yang Xiangtai è stato un Vescovo molto amato dai fedeli, che lo ricordano per la forte fedeltà al Signore, la gentilezza verso tutti, la semplicità di vita e la dedizione costante per il suo gregge.
I funerali sono stati celebrati a Caozhuang il 19 ottobre 2021, presieduti dal successore, S.E. Mons. Sun Jigen, nella chiesa di Nostra Signora di Lourdes, dove la salma è stata esposta alla venerazione e alla preghiera dei fedeli che gli hanno voluto rendere l’ultimo saluto. (Agenzia Fides 22/11/2021)
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AMERICA/NICARAGUA - Giustizia e Pace: “ogni persona ha il diritto di agire in coscienza e libertà”
 
Managua (Agenzia Fides) - “La Chiesa, come Madre e Maestra, non smette di chiamare tutti a costruire la pace… Chiediamo ai fedeli di continuare a pregare perchè Gesù Cristo, Principe della Pace, e l’Immacolata Vergine Maria, continuino ad accompagnare il popolo che non perde la sua fede incrollabile in Dio e non abbandona la sua speranza in un future migliore per la Patria”. E’ l’appello rivolto “al popolo di Dio e alle persone di buona volonta” dalla Commissione “Giustizia e Pace” dell’Arcidiocesi di Managua, che ha per titolo una delle beatitudini: “Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perchè saranno saziati” (Mt 5-6).
Il messaggio ricorda che secondo la Dottrina sociale della Chiesa, “per costruire una società formata da persone con la dignità di essere immagini viventi di Dio, è necessaria la ricerca del bene comune come fondamento di base, accompagnato da principi fondamentali come la libertà, la giustizia, la verità, la carità e la ricerca della pace”.
Il bene comune, sottolinea il testo pervenuto a Fides, implica che “tutti i cittadini possano vivere nella tranquillità che i loro diritti siano rispettati”. Ogni persona ha il diritto di agire in piena libertà e secondo coscienza, assumendo personalmente le decisioni morali e politiche; “nessuno deve essere obbligato ad agire contro la propria coscienza, né gli si deve impedire di agire secondo coscienza” come insegna il Catechismo della Chiesa cattolica. “Quanti detengono il potere pubblico, per legge o di fatto – ribadisce la Commissione -, hanno la responsabilità di procurare il bene comune della nazione, senza alcuna distinzione, rispettando i diritti fondamentali e inalienabili dei cittadini. Solo così si può costruire una società dove prevalga la dignità della persona umana”. (SL) (Agenzia Fides 22/11/2021)

venerdì 27 agosto 2021

Agenzia Fides 27 agosto 2021

 

AFRICA/SUD SUDAN - “Basta con i messaggi incitanti all’odio sui social media”: appello del Vescovo di Tombura-Yambio
 
Juba (Agenzia Fides) – “Sui social media ci sono troppi messaggi incitanti all’odio” denuncia Sua Ecc. Mons. Eduardo Hiiboro Kussala Vescovo di Tombura-Yambio, in Sud Sudan, in una nota inviata all’Agenzia Fides, nella quale stigmatizza l’uso dei moderni mezzi di comunicazione di massa per perpetuare il clima di odio e violenza che da anni affligge la regione.
“Viviamo in un clima d’insicurezza che ha prodotto risultati così nefasti come forti perdite di vite innocenti, distruzione di proprietà, sfollamenti, dissidi, fame e sofferenze di ogni tipo” sottolinea Mons. Kussala. “Non possiamo sopportare più questa situazione, vediamo cosa possiamo fare per fermare la violenza”.
Una delle prime cose da fare, secondo il Vescovo di Tombura-Yambio, è fermare i messaggi che incitano all’odio che circolano incessantemente sui social media e sulle applicazioni di comunicazione.
“Sulle piattaforme social leggiamo un gran numero di messaggi incitanti all’odio, dove i Sud sudanesi si insultano a vicenda, e il mondo ci vede come un gruppo di nemici. Questa mentalità è contro l’unità e nemica della coesistenza reciproca”.
“La sicurezza inadeguata, la povertà, la mancanza di una cultura di pace sono tutti fattori che favoriscono la violenza” continua il Vescovo, che lancia un appello a tutti i leader religiosi perché continuino a promuovere comportamenti e pratiche per bloccare la violenza”.
Mons. Kussala vede dei segnali di speranza nel “dialogo incoraggiante promosso dal Vaticano tra il governo di unità nazionale e i gruppi di opposizione, e nel desiderio di rimpatriare i rifugiati. Il governo necessita del nostro apprezzamento e supporto nel difficile processo di attuazione dell’Accordo di pace rivitalizzato” conclude il Vescovo.
Il 18 luglio 2021, la Comunità di Sant’Egidio ha ospitato colloqui di pace tra il governo di transizione rivitalizzato di unità nazionale del Sud Sudan, e i movimenti che non avevano firmato gli accordi precedenti. (L.M.) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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AFRICA/EGITTO - Il Patriarca copto Tawadros ai giovani egiziani: “Con l’invenzione dei cellulari è finita l’era dell’umanità”
 
Il Cairo (Agenzia Fides) - “Un sociologo ha detto: con l’invenzione del telefono cellulare è finita l’era dell’umanità. E questa è una cosa grave: abbiamo iniziato a misurare la nostra umanità con gli strumenti tecnologici, ma le macchine non hanno sentimenti umani”. Con queste parole a effetto Papa Tawadros II, Patriarca della Chiesa copta ortodossa, ha voluto lanciare un ennesimo allarme sui rischi di disumanizzazione che minacciano una convivenza sociale condizionata in maniera invasiva dall’uso e dall’influenza delle reti sociali. Lo ha fatto, con scelta mirata, con un intervento rivolto ai circa 200 ragazzi e ragazze egiziani partecipanti al primo “Logos Forum” della gioventù della Chiesa copta ortodossa, raduno giovanile ospitato fino al prossimo 30 agosto presso il monastero di Anba Bishoy, nella regione desertica del Wadi Natrun.
Nelle parole rivolte in questi giorni ai giovani cristiani copri, Papa Tawadros li ha anche esortato a coltivare le proprie radici familiari e comunitarie, a fare tesoro dell’educazione ricevuta dai genitori, a nutrire sentimenti di compassione per chi soffre, e a seguire le orme di chi vive la propria vita con generosità e gratuità, considerando gli altri come fratelli da servire, e non come strumenti da sfruttare per perseguire il proprio meschino tornaconto.
Settori e singoli esponenti della Chiesa copta ortodossa da tempo si interrogano in maniera critica sull’impatto provocato dall’espansione delle reti sociali e dei social media nel vissuto concreto delle comunità ecclesiali. Un approccio critico ben diverso dal conformismo con cui in tante realtà e organismi ecclesiali si pretende di potenziare l’efficacia dell’annuncio della testimonianza cristiana proprio alla messa in campo di elaborate strategie “professionali” di comunicazione “social”.
Nel recente passato (vedi Fides 16/11/2020), proprio Papa Tawadros aveva ribadito che non saranno le reti sociali e le strategie di marketing e comunicazione a aprire agli uomini e alle donne di oggi le porte del Paradiso. “Ogni persona riceve da Dio il dono del tempo, 24 ore al giorno” aveva sottolineato il Patriarca copto ortodosso in un discorso rivolto ai membri del Rotary Club egiziano di Alessandria-Pharos, facendo notare che se si passa gran parte della propria vita nelle reti sociali, come capita a tanti giovani, si finisce per gettare nel nulla questo tesoro. (GV) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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ASIA/FILIPPINE - Digiuno e penitenza di 40 giorni in mezzo alla pandemia
 
Manila (Agenzia Fides) - La comunità cattolica di Zamboanga, sull'isola di Mindanao, nel Sud delle Filippine, vivrà 40 giorni di digiuno e penitenza mentre il Paese è alle prese con la pandemia di Covid-19. Come appreso da Fides, Mons. Moises Cuevas, Amministratore apostolico di Zamboanga, ha annunciato l'iniziativa da vivere “in solidarietà con coloro che soffrono gli effetti della pandemia”. La speciale "quaresima autunnale" inizierà il 13 ottobre con il rintocco delle campane delle chiese in tutta l'arcidiocesi alle 20, dopo la recita del Rosario. Nelle settimane che precedono il tempo penitenziale, in tutte le parrocchie si terranno catechesi per preparare i fedeli a questo speciale tempo di penitenza e di preghiera.
Il Presule ha chiesto alle parrocchie di mettere a disposizione il Sacramento della Riconciliazione per favorire un rinnovamento spirituale e morale di tutti i credenti. Il periodo di 40 giorni si concluderà il 21 novembre, domenica di Cristo Re, con uno speciale “cammino penitenziale” dalla Cattedrale Metropolitana dell'Immacolata Concezione al Santuario di Nuestra Señora La Virgen del Pilar, cui parteciperanno il clero e i religiosi e alcuni rappresentanti dei fedeli laici dell'arcidiocesi.
L'iniziativa è annunciata nella prima Lettera pastorale di Mons. Cuevas, da poco nominato da Papa Francesco Amministratore apostolico di Zamboanga. Nella lettera si annuncia anche uno speciale programma di “Catechesi sulla Parola di Dio”, in vista della "Domenica della Parola di Dio", che verrà celebrata il 23 gennaio del 2022. Mons. Cuevas rende noto che questa catechesi sarà condotta online “come un modo per accompagnare i nostri fedeli e coloro che cercano continuamente rifugio nella Parola di Dio in questi tempi difficili”.
Tra le altre iniziative in tempo di pandemia, l'Amministratore apostolico riferisce anche che l'Arcidiocesi sta creando nelle parrocchie dei punti di solidarietà e carità chiamati "Gifted to Give”, per continuare ad aiutare i poveri. “Vi sarà una distribuzione continua di beni materiali nelle nostre parrocchie per rispondere in modo appropriato e prenderci cura dei nostri fratelli e sorelle bisognosi”, spiega. Tutte le attività, ha affermato, saranno guidate e coordinate dal nuovo "Ufficio Arcidiocesano di gestione della pandemia".
(SD-PA) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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ASIA/MYANMAR - I Rohingya emarginati anche nella lotta alla pandemia: negato il diritto alla salute
 
Sittwe (Agenzia Fides) - Le autorità del Myanmar non hanno attualmente in programma di includere la minoranza musulmana Rohingya tra la popolazione da vaccinare contro il Covid-19 e sta negando loro l'assistenza sanitaria e il diritto alla salute. I Rohingya vivono in campi densamente affollati nello stato birmano di Rakhine, nel Myanmar occidentale. Oltre 700mila Rohingya sono fuggiti in Bangladesh durante le operazioni militari nel 2017 e coloro che sono rimasti in Myanmar lamentano discriminazioni e maltrattamenti in un paese che non li riconosce come cittadini.
Come appreso da Fides, l'amministrazione locale della cittadina di Sittwe ha confermato che la campagna di vaccinazione procederà per gruppi prioritari e fragili come anziani, operatori sanitari, personale governativo e monaci buddisti, e che per ora non includerà i Rohingya. Costoro vivono in ghetti, separati dal resto della popolazione, a Sittwe e, se ammalati di Covid, non possono nemmeno raggiungere un ospedale. "Viene loro negato il diritto alla salute" affermano i gruppi per i diritti umani come "Fortify Rights". "I Rohingya nel Rakhine hanno espresso paura e sfiducia nei confronti del sistema sanitario statale" afferma l'Ong. La stragrande maggioranza di loro è confinata in appositi campi: intorno a Sittwe sono 100.000 persone, mentre altri 500mila Rohingya rimangono nei villaggi del resto del Rakhine.
Intanto, nella lotta alla pandemia, il Myanmar sta cercando di procurarsi dosi di vaccino per la popolazione. Il precedente governo della Lega Nazionale per la Democrazia, rovesciato dal golpe militare del 1° febbraio 2021, aveva ordinato 30 milioni di dosi di vaccini per Covid-19 dall'India, noto come "Covidshield" sviluppato dall'Università di Oxford e AstraZeneca. I primi vaccini sono arrivati ​ dall'India nel gennaio 2021, ma poi disponibilità di dosi si è interrotta a causa dell'aumento dei casi in India. Il paese si è attivato per l'acquisto di vaccini anche da Cina e Russia. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nell'ambito del programma Covax, i paesi in via di sviluppo, incluso il Myanmar, riceveranno 1,8 miliardi di dosi di vaccini.
(JZ-PA) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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AMERICA/PORTORICO - I Vescovi: il rifiuto del vaccino contro il Covid-19 non ha alcun fondamento nell’insegnamento della Chiesa
 
San Yuan (Agenzia Fides) – La pandemia di Covid-19 ha provocato finora nel mondo 4.459.946 vittime; a Porto Rico sono morte 2.742 persone, 164.179 sono state contagiate, e questi numeri continano ad aumentare, come le ospedalizzazioni. A ricordarlo è la Conferenza episcopale di Porto Rico, in un decreto che porta la data del 24 agosto 2021, in cui facendo eco ai numerosi interventi di Papa Francesco in cui il Pontefice ha sottolineato che vaccinarsi è “un atto di amore, un gesto di carità” verso se stessi e verso il prossimo, a favore del bene comune, ribadisce che non esiste "obiezione morale, etica o di coscienza" nella vaccinazione contro il Covid-19.
"La richiesta del Governatore ai dipendenti pubblici e privati di vaccinarsi di fronte a questa pandemia – sottolinea il testo pervenuto a Fides - non contraddice gli insegnamenti della Chiesa o le espressioni e le azioni di Papa Francesco in relazione alla vaccinazione contro il Covid-19". Il Governatore ha previsto una esenzione dal vaccino per i dipendenti e gli studenti il cui leader religioso dichiari, sotto giuramento, che gli insegnamenti della loro fede vietano questa vaccinazione. Dal momento che alcuni fedeli laici hanno chiesto a sacerdoti, diaconi o operatori pastorali di dichiarare che gli insegnamenti morali della Chiesa cattolica si oppongono a questa vaccinazione, i Vescovi di Porto Rico ribadiscono: "sacerdoti, diaconi o operatori pastorali della Chiesa non devono dichiarare sotto giuramento tali esenzioni che non hanno fondamento nell’insegnamento morale della Chiesa".
Sulla base del magistero della Chiesa e delle parole del Santo Padre, i Vescovi di Porto Rico comunicano quindi una serie di decisioni, tra cui: riservare uno spazio ai non vaccinati nelle celebrazioni liturgiche; si suggerisce ai non vaccinati di astenersi, per ora, dal partecipare alle altre attività comunitarie pastorali in presenza; dal 15 settembre tutti i sacerdoti e i diaconi che presiedono le liturgie devono essere vaccinati o almeno aver ricevuto la prima dose del vaccino; nessun sacerdote, diacono o operatore pastorale della Chiesa è autorizzato a dichiarare sotto giuramento, davanti ai notai, le esenzioni dal vaccino per motivi religiosi che non hanno fondamento; "Anche se i fedeli sono responsabili delle proprie azioni, dobbiamo educatamente chiarire loro che non possono usare gli insegnamenti morali della Chiesa cattolica come base per rifiutare i vaccini"; tutti gli impiegati e i volontari che lavorano o offrono la loro collaborazione alle nostre diocesi in modo continuativo e in presenza, dovranno essere vaccinati entro il 15 settembre, altrimenti non potranno continuare nel loro servizio. (SL) (Agenzia Fides 27/08/2021)
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ASIA/INDIA - Nomina del Rettore del Seminario regionale “Sant’Alberto” nell’arcidiocesi di Ranchi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Luis Antonio G. Tagle, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 6 maggio 2021 ha nominato Rettore del Seminario regionale “Sant’Alberto”, nell’arcidiocesi di Ranchi (India), il rev. Ajay Kumar Xalxo, del clero della diocesi di Jashpur.
Il nuovo Rettore è nato il 19 febbraio 1974 ed è stato ordinato sacerdote il 2 gennaio 2009. E’ stato Vicerettore di un Orientation center (2008-2011) e Viceparroco (2011-2012). Ha conseguito la Licenza in teologia morale alla Pontificia Università Urbaniana, a Roma (2012-2015). Dal 2015 è Professore nel Seminario di cui ora è nominato Rettore. (SL) (Agenzia Fides 27/08/2021)

domenica 4 aprile 2021

Vatican News 4 aprile 2021

 


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04/04/2021

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