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AFRICA/KENYA - Mancano risorse adeguate per far fronte in egual modo alla pandemia oltre che alla grave siccità | |||
Wajir (Agenzia Fides) – Programmi di recupero e di resilienza, sicurezza alimentare (agricoltura sostenibile), fornitura di acqua, sanità e servizi igienici, sono tra le priorità che il Camillian Disaster Service (CADIS) Kenya, Fondazione Internazionale dei Camilliani (vedi Agenzia Fides 8/8/2016), sta per promuovere in risposta all’emergenza che incombe nel Wajir West, parte nord-orientale del Kenya, dove una grave siccità ha lasciato pesanti conseguenze al bestiame e all’agricoltura. Secondo quanto pervenuto all’Agenzia Fides, dopo una rapida valutazione dei bisogni, sono state identificate carenze come cibo, mezzi di sussistenza (agro-pastorali), acqua e salute. La siccità ha colpito le popolazioni vulnerabili causando insicurezza alimentare e malnutrizione. Per fare fronte a questa criticità, il programma di CADIS Kenya mira a ridurre l’incidenza della malnutrizione del 50% attraverso la distribuzione di cibo a 4.000 famiglie, migliorare il sostentamento dei beneficiari del 50% attraverso la distribuzione di cibo per il bestiame e la clinica mobile. La situazione nel paese è precipitata, ha dichiarato p. Francis Maina, MI, Coordinatore CADIS Kenya, “negli ultimi due anni, a Wajir, una delle regioni aride e semi-aride (ASALS), non ha piovuto, con un conseguente grave impatto sui mezzi di sostentamento della popolazione, sull’agricoltura, sul bestiame e sulla salute. Combinando tutto questo con gli effetti attuali di Covid-19 nel paese, la vita diventa miserabile, specialmente in questa regione.” La scarsità di cibo ha portato a un’alta domanda sul mercato e ad una escalation dei prezzi oltre la capacità media di potere d’acquisto della gente. La situazione della sicurezza alimentare nella contea si sta deteriorando ogni giorno a causa della mancanza di acqua per il consumo umano e del bestiame. Questo ha contribuito alla massiccia mortalità del bestiame, all’aumento dei tassi di malnutrizione e alle complicazioni sanitarie. È necessario un intervento urgente per arrestare la situazione. (AP/FM) (Agenzia Fides 22/11/2021) | |||
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AFRICA/MAROCCO - Addio al monaco “sopravvissuto” Jean-Pierre Schumacher, ultimo compagno dei martiri di Tibhirine | |||
Fez (Agenzia Fides) - «Era così bello!», ripeteva commuovendosi il monaco trappista Jean-Pierre Schumacher, quando ricordava i lunghi anni di vita fraterna trascorsi insieme ai suoi confratelli nel monastero algerino di Thibirine, trucidati nel 1996 in una delle più luminose vicende di martirio cristiano degli ultimi decenni. Ora anche lui, l’ultimo “sopravvissuto” di Thibirine, ha lasciato questo mondo. Il suo cuore si è fermato la mattina di domenica 21 novembre, festa di Cristo Re dell’Universo, nella quiete del monastero di Notre-Dame de l'Atlas, situato a Midelt, alle pendici dell’Atlante marocchino, ultimo presidio trappista in Nord- Africa. Frère Jean-Pierre avrebbe compiuto 98 anni il prossimo febbraio. Si era trasferito come monaco in Algeria nel 1967. La commozione che gli inumidiva gli occhi quando ricordava la quotidianità monastica toccata dalla grazia e condivisa con i suoi confratelli martiri, caparra del Paradiso («Era così bello!») era il segno luminoso che non l’eroismo o la dedizione, solo la gratitudine per una felicità assaporata può far confessare la fede in Cristo e alimentare ogni autentica testimonianza cristiana, fino al martirio. Il superiore Christian de Chergé e gli altri sei confratelli monaci di frére Jean-Pierre (beatificati l’8 dicembre 2018 insieme a altri 12 martiri d’Algeria) erano stati rapiti nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996, nel Paese stravolto dalla guerra civile. Lui, insieme all’altro Amèdèe (scomparso nel 2008), era scampato al sequestro perché quella notte era di servizio in portineria, in un edificio adiacente al monastero. Due mesi dopo il rapimento, le teste mozzate dei 7 monaci vennero fatte ritrovare lungo una strada. Gli autori della strage non furono mai identificati con certezza. La tesi ufficiale attribuiva l’eccidio alle bande clandestine del Gruppo Islamico Armato (l’organizzazione terroristica islamista nata nel 1991 dopo che il governo aveva rifiutato di riconoscere i risultati elettorali favorevoli alle forze islamiste), mentre inchieste condotte da ricercatori indipendenti hanno indicato la pista di una possibile implicazione in quella vicenda dei servizi segreti militari algerini. Quattro anni dopo il martirio dei suoi confratelli, Jean- Pierre si era trasferito in Marocco, divenendo priore della comunità trappista di Notre-Dame de l’Atlas. Più volte ha confessato il peso di una domanda che lo accompagnava sempre: «perché il Signore mi aveva concesso di restare in vita?». Nel trascorrere del tempo, aveva percepito che il suo destino di “sopravvissuto” alla strage coincideva con la missione di «testimoniare gli avvenimenti di Tibhirine e far conoscere l’esperienza di comunione con i nostri fratelli musulmani, che continuiamo ora qui nel monastero di Midelt, in Marocco». Nella loro nuova dimora, frére Jean-Pierre e frère Amédée si definivano il “piccolo resto” di Tibhirine: «La nostra presenza al monastero – ha raccontato – era un segno di fedeltà al Vangelo, alla Chiesa e alla popolazione algerina». I trappisti di Tibhirine non “volevano” diventare martiri.. Ma nella fedeltà alla propria vocazione monastica vollero condividere con tutti gli algerini il rischio di essere bersaglio di una violenza cieca, che in quegli anni insanguinava il Paese e moltiplicava le stragi di innocenti. Come francesi potevano partire, ma non l’hanno fatto. «A Tibhirine - ha raccontato frère Jean-Pierre al giornalista francese François Vayne - le campane del monastero suonavano e i musulmani non ci hanno mai chiesto di farle tacere. Noi ci rispettiamo nel cuore stesso della nostra vocazione comune: adorare Dio». Negli ultimi anni, il monaco di Tibhirine ha compiuto la sua missione anche con il suo sorriso benedetto di bambino con cui disarmava gli assalti – a volte carichi di brutale ignoranza – con cui certi operatori della comunicazione assediavano la sua pace della vita del monastero, a caccia di qualche frasetta a effetto da rilanciare sulle agenzie. Con quel sorriso frère Jean-Pierre ha reso testimonianza impareggiabile al tesoro di una esperienza monastica che ha trovato nelle sorgenti della preghiera e della liturgia le vie sorprendenti per confessare in parole e opere il nome di Cristo anche tra i figli dell’Umma di Muhammad: «In Marocco» - raccontava il monaco scampato all’eccidio di Tibhirine - «noi viviamo questa comunione nella preghiera, quando ci alziamo di notte per pregare, alla stessa ora in cui i nostri vicini musulmani sono svegliati dal muezzin». «La fedeltà all’appuntamento della preghiera – aggiungeva frère Jean-Pierre – è il segreto della nostra amicizia con i musulmani». (GV) Agenzia Fides 22/11/2021) | |||
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ASIA/SRI LANKA - Prete cattolico fermato dalla polizia: ha chiesto verità e giustizia sugli attacchi di Pasqua | |||
Colombo (Agenzia Fides) - "Siamo qui da tre giorni per accompagnare il nostro fratello p. Cyril Gamini Fernando, chiamato dai servizi di Intelligence per interrogatori. Gli chiedono conto di affermazioni che egli ha fatto sulla responsabilità dell'Intelligence relativa alle esplosioni di Pasqua del 2019. Siamo qui in rappresentanza dei sacerdoti della Arcidiocesi di Colombo. Siamo qui in preghiera, con il Rosario in mano, esprimendo solidarietà a padre Cyril, e per chiedere a Dio che la verità venga alla luce e vi sia autentica giustizia. Chiediamo a tutti i fedeli di pregare con noi": lo dice all'Agenzia Fides p Robinson Wijesinghe, parte del gruppo di preti cattolici dell'Arcidiocesi di Colombo che sta tenendo un sit-in di protesta pacifica e di preghiera silenziosa davanti al Crime Investigation Department della capitale Colombo, dove p. Cyril Gamini Fernando, sacerdote della stessa Arcidiocesi, è trattenuto per indagini e interrogatori. Mentre tutta la Chiesa in Sri Lanka ha chiesto alla politica e alle forze dell'ordine di fare chiarezza e verità sui mandanti degli attentati del 2019 (vedi Fides 8/9/2021), padre Cyril è stato denunciato e convocato per le sue dichiarazioni che hanno chiamato in causa il ruolo e le falle dei Servizi di Intelligence. Aggiunge a Fides padre Cecil Joy anch'egli presente al presidio: "Siamo radunati da tutta la diocesi di Colombo per chiedere giustizia e verità. Ricordiamo che nel 2019 sono morte più di 200 persone e più di 500 feriti per attacchi terribili. Dopo oltre due anni siamo ancora qui a chiedere la verità. Uno dei nostri sacerdoti. padre Cyril, è stato convocato perchè ha chiesto pubblicamente che la verità venga alla luce: la verità è un diritto delle vittime, è un dovere dello stato. La comunità internazionale deve sapere. Chiediamo a tutti i fedeli di pregare per noi e con noi. Siamo riuniti nel nome di Dio come credenti, in cerca della verità". P. Cyril Gamini Fernando è membro del "Comitato cattolico nazionale per la giustizia alle vittime" degli attacchi di Pasqua del 2019. Un mese fa il direttore generale del servizio di Intelligence statale, il generale Suresh Salley, ha presentato una denuncia contro il sacerdote per le dichiarazioni da lui rilasciate. In Sri Lanka il 21 aprile 2019 tre hotel di lusso a Colombo (Cinnamon Grand, Kingsbury e Shangri-La), e tre chiese (St. Anthony's, Colombo, San Sebastiano, Negombo e Chiesa di Sion, Batticaloa) furono colpiti da attentataori kamikaze. Altre due bombe esplosero, una in una casa a Dematagoda e un'altra al Tropical Inn a Dehiwala. Negli attacchi sono rimaste uccis,e oltre agli otto attentatori suicidi, 269 persone, tra i quali 45 cittadini stranieri, mentre almeno 500 sono rimasti gravemente feriti. Gli attentatori suicidi sono stati identificati come associati all'organizzazione National Thowheeth Jama'ath (NTJ). Sul movente, i mandanti, la realizzazione degli attacchi, il mancato intervento delle forze dell'ordine e dell'Intelligence, nonostante gli allarmi ricevuti, vi sono molte incognite e, dopo due anni, l'opinione pubblica attende ancora chiarezza e verità. (PA) (Agenzia Fides 22/11/2021) | |||
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ASIA/FILIPPINE - Il Vescovo David: "Occorre eleggere candidati affidabili" | |||
Manila (Agenzia Fides) - E' importante eleggere “candidati affidabili” alle elezioni generali previste per il prossimo maggio del 2022. E' l'invito reso pubblico in un messaggio del Presidente eletto della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), Mons. Pablo Virgilio David, Vescovo di Caloocan, che si prepara ad assumere la carica alla guida della CBCP il 1° dicembre prossimo. Citando uno scienziato gesuita filippino, p. Jett Villarin, ex presidente dell'Università Ateneo di Manila, il Vescovo David ha detto che ai candidati basterebbe questo: “Seguire i comandamenti. Non uccidere. Non rubare. Non mentire. Osservando questi principi, già si è a buon punto". “Dovremmo vergognarci di definirci cristiani - ha aggiunto - se non partecipiamo attivamente a far votare alla carica i candidati affidabili. Cioè, occorre avere a cuore il futuro del nostro Paese”. L'autorità politica, ha spiegato il Vescovo David, non consiste nell'essere "padroni delle persone" ma nel compiere un servizio. “Gesù non è un elettore nelle prossime elezioni", ha detto in modo provocatorio. "Ma noi lo siamo. Ci ha affidato il compito di compiere questa scelta importante” ha proseguito il Presule. "Risponderemo o non risponderemo alla sua chiamata ad essere amministratori responsabili della nostra nazione che il Signore ama così tanto e che ha già salvato molte volte dalla distruzione?" ha concluso. Un leader laico cattolico, Mon Santiago, facendo eco all'invito del Vescovo, asserisce: “Continuiamo a pregare affinché gli elettori scelgano con saggezza nelle elezioni del maggio 2022 ed eleggano persone pronte a servire il popolo e il nostro Paese per il bene di questa e delle generazioni future. Dio benedica le Filippine”. Mentre il dibattito pubblico ferve, anche all'interno delle comunità cattoliche, il Gesuita padre Manoling V. Francisco SJ, presidente della "Tanging Yaman Foundation", osserva: “Usiamo il nostro sacro dovere di votare eleggendo uomini e donne timorati di Dio, che non agiscano per l'onore e la gloria personale o nazionale, ma soprattutto per la gloria di Dio." In vista delle elezioni politiche, previste per il 9 maggio 2022, la Commissione Elettorale dovrebbe pubblicare entro gennaio 2022 l'elenco definitivo dei candidati ufficiali, compresi quelli in corsa per la carica di presidente, vicepresidente, per i seggi di 12 senatori e 308 membri della Camera dei Deputati. Ci sono poi i candidati per i seggi di 81 governatori e vice governatori, 780 seggi nei consigli provinciali, 1.634 sindaci e vicesindaci di comuni, 13.546 seggi nei consigli comunali. Secondo la Costituzione filippina del 1987, le elezioni generali si tengono ogni sei anni, il secondo lunedì di maggio. (SD-PA) (Agenzia Fides 22/11/2021) | |||
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ASIA/CINA - La scomparsa di Mons. Stefano Yang Xiangtai | |||
Roma (Agenzia Fides) - Nella notte del 13 ottobre 2021 è deceduto, all’età di 99 anni, S.E Mons. Stefano Yang Xiangtai, Vescovo di Handan/Yongnian (Hebei), “ufficiale”. Nato il 3 gennaio 1923 da una devota famiglia cattolica di Gaocun, nella contea di Wu’an (attuale Hebei), fu battezzato da piccolo. Nel 1935 entrò nel Seminario minore di Weihui e nel 1940 passò al Seminario maggiore di Kaifeng. Il 27 agosto 1949 fu ordinato sacerdote. A causa della fede e per la fedeltà al Papa, nel 1966 venne arrestato e, dopo un periodo di incarcerazione, fu costretto ai lavori forzati per 15 anni. In seguito alle aperture di Deng Xiaoping, nel 1980 fu riabilitato e, una volta dichiarata la sua innocenza, venne liberato. Svolse, poi, il ministero pastorale nelle contee di Handan, Cixian, Shexian e Wu’an. Nel 1988 fu direttore spirituale del Seminario diocesano e della Congregazione dello Spirito Santo Consolatore e, infine, Vicario Generale. Il 30 novembre 1996 fu consacrato Vescovo Coadiutore di Handan. Nel 1998 divenne Rettore del Seminario diocesano. Il 17 settembre 1999, succedette a S.E. Mons. Chen Bolu, dimissionario, come Vescovo diocesano. S.E. Mons. Stephen Yang Xiangtai è stato un Vescovo molto amato dai fedeli, che lo ricordano per la forte fedeltà al Signore, la gentilezza verso tutti, la semplicità di vita e la dedizione costante per il suo gregge. I funerali sono stati celebrati a Caozhuang il 19 ottobre 2021, presieduti dal successore, S.E. Mons. Sun Jigen, nella chiesa di Nostra Signora di Lourdes, dove la salma è stata esposta alla venerazione e alla preghiera dei fedeli che gli hanno voluto rendere l’ultimo saluto. (Agenzia Fides 22/11/2021) | |||
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AMERICA/NICARAGUA - Giustizia e Pace: “ogni persona ha il diritto di agire in coscienza e libertà” | |||
Managua (Agenzia Fides) - “La Chiesa, come Madre e Maestra, non smette di chiamare tutti a costruire la pace… Chiediamo ai fedeli di continuare a pregare perchè Gesù Cristo, Principe della Pace, e l’Immacolata Vergine Maria, continuino ad accompagnare il popolo che non perde la sua fede incrollabile in Dio e non abbandona la sua speranza in un future migliore per la Patria”. E’ l’appello rivolto “al popolo di Dio e alle persone di buona volonta” dalla Commissione “Giustizia e Pace” dell’Arcidiocesi di Managua, che ha per titolo una delle beatitudini: “Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perchè saranno saziati” (Mt 5-6). Il messaggio ricorda che secondo la Dottrina sociale della Chiesa, “per costruire una società formata da persone con la dignità di essere immagini viventi di Dio, è necessaria la ricerca del bene comune come fondamento di base, accompagnato da principi fondamentali come la libertà, la giustizia, la verità, la carità e la ricerca della pace”. Il bene comune, sottolinea il testo pervenuto a Fides, implica che “tutti i cittadini possano vivere nella tranquillità che i loro diritti siano rispettati”. Ogni persona ha il diritto di agire in piena libertà e secondo coscienza, assumendo personalmente le decisioni morali e politiche; “nessuno deve essere obbligato ad agire contro la propria coscienza, né gli si deve impedire di agire secondo coscienza” come insegna il Catechismo della Chiesa cattolica. “Quanti detengono il potere pubblico, per legge o di fatto – ribadisce la Commissione -, hanno la responsabilità di procurare il bene comune della nazione, senza alcuna distinzione, rispettando i diritti fondamentali e inalienabili dei cittadini. Solo così si può costruire una società dove prevalga la dignità della persona umana”. (SL) (Agenzia Fides 22/11/2021) | |||
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