La tragedia della famiglia Sguazzin durante la Seconda guerra mondiale: Alida ricorda tra le lacrime i quattro fratelli morti
Albino, Amelio, Azelmo e Aquilino perirono in battaglia o in incidenti: il racconto di quei giorni nelle parole della sorella
SAN GIORGIO DI NOGARO. Non aveva ancora 13 anni Alida Sguazzin quando le toccò assistere a una scena che ancora oggi ricorda con le lacrime agli occhi: il ritorno del padre, la sera del funerale di suo fratello Aquilino, quando dovette dire all’amata moglie quello che era accaduto e che aveva tenuto nascosto: la guerra aveva portato via quattro dei loro figli.
A farle ricordare quelle drammatiche giornate è stata la visita del presidente dell’Apo (Associazione partigiani Osoppo), Roberto Volpetti, e dell’amico Paride Cargnelutti, che l’hanno raggiunta nella casa di San Giorgio di Nogaro dove vive attorniata dall’amore dei nipoti Maran.
Lei, che tutti chiamano Antonietta, è l’ultima di nove fratelli e sorelle nati fra il 1910 e il 1932, figli di Giuseppe Basilio Sguazzin e sua moglie Angelica “Maria”: famiglia di San Giorgio di Nogaro trasferitasi a Mereto di Tomba, dove Giuseppe Basilio era diventato amministratore nella azienda agricola Rosselli Della Rovere. Dei nove figli, quattro erano femmine e cinque maschi e tutti con nomi che iniziavano con la “a”. I figli sono fieri di appartenere a una famiglia molto unita, che conduceva una vita semplice e dignitosa, persone solide: alcuni si sposano, altri imboccano carriere di lavoro con responsabilità.
Arriva la guerra e i maschi sono tutti in età di chiamata alle armi. Albino nel 1937 è arruolato nella Guardia di Finanza e nel novembre del 1939 viene assegnato alla Legione di Bari nella Compagnia delle isole dell’Egeo dove muore nel 1941 in un’azione tanto coraggiosa, da meritarsi la medaglia d’argento. È il primo duro colpo per la famiglia. Azelmo, classe 1912 è entrato negli Alpini nel 1933, ha fatto carriera come sottufficiale, la guerra sul fronte francese, poi è in Russia con l’Armir. Coglie il dramma che sta vivendo la sua Patria e trova naturale entrare nella Osoppo, prende il nome di battaglia di Bruno: diventa comandante della Osoppo nel Gemonese che ha la propria base a Ledis. Viene la stagione delle Zone Libere: l’estate del 1944 è un fiorire di entusiasmo perché i tedeschi sembrano ormai alle corde e gli Alleati stanno per arrivare. Ma in settembre il brusco risveglio: la Zona libera orientale viene spazzata via e gli osovani devono rifugiarsi dove possono. Nimis, Attimis e Faedis vengono bruciate, i giovani della Osoppo fuggono verso i monti.
A Valle di Faedis, il 29 settembre, uno degli scontri finali prima che gli osovani potessero disperdersi e scampare così alla cattura. Azelmo è fra gli ultimi e per lui non c’è scampo. Amelio è il gemello di Azelmo, dopo la scuola militare di paracadutismo entra nella Polizia, si sposa e ha tre bambini, abita a Sant’Osvaldo e lavora in Questura a Udine. Inizia a dare una mano alla Resistenza: informazioni, copie di documenti. Lo scoprono e tentano di catturarlo nel suo ufficio: scappa gettandosi dalla finestra e da lì via verso i monti, nella zona di Attimis: Gianni è il nome di battaglia. Viene ucciso nel corso di uno scontro a fuoco ad Arba: gli sarà conferita la medaglia d’argento. I due figli maschi rimasti Aquilino (classe 1924) e Assuero (classe 1927) sono anch’essi impegnati nella resistenza osovana. Aquilino rientra a casa a Mereto nel marzo del 1945, ma può fermarsi poco perché l’abitazione è tenuta sotto sorveglianza e di frequente arrivano i tedeschi a perquisire. Si sposta quindi a Percoto di Pavia di Udine dove viene ospitato da amici sicuri. Il 29 aprile accade un incidente: parte un colpo dallo Sten maneggiato da un suo amico e per Aquilino non c’è nulla da fare.
Alida racconta il dramma di quei giorni e della mamma a cui venne tenuta nascosta per qualche giorno la tragica verità: quattro dei suoi figli erano morti.
Pubblicato su Il Messaggero Veneto