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venerdì 14 ottobre 2022

Papa Francesco: udienza, “le lamentele sono un veleno all’anima, un veleno alla vita, quasi un peccato”

“Le lamentele sono un veleno: un veleno all’anima, un veleno alla vita, perché non ti fanno crescere il desiderio di andare avanti”. È il monito, a braccio, del Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro, ha ribadito: “State attenti alle lamentele! Quando i coniugi si lamentano l’uno dell’altro, i figli con i papà, e poi i vescovi di tante altre cose… Se voi vi ritrovate nelle lamentele, state attenti: è quasi un peccato, perché non fa crescere il desiderio”. “Più che essere buoni è importante avere la voglia di diventarlo”, ha affermato Francesco: “Tutti vogliamo essere buoni, ma abbiamo la voglia di essere buoni?”. “Colpisce il fatto che Gesù, prima di compiere un miracolo, spesso interroga la persona sul suo desiderio”, ha fatto notare il Papa: “Vuoi essere guarito? E a volte questa domanda sembra fuori luogo. Ad esempio, quando incontra il paralitico alla piscina di Betzatà, il quale stava lì da tanti anni e non riusciva mai a cogliere il momento giusto per entrare nell’acqua, Gesù gli chiede: ‘Vuoi guarire?’. Come mai? In realtà, la risposta del paralitico rivela una serie di resistenze strane alla guarigione, che non riguardano soltanto lui. La domanda di Gesù era un invito a fare chiarezza nel suo cuore, per accogliere un possibile salto di qualità: non pensare più a sé stesso e alla propria vita da paralitico, trasportato da altri. Ma l’uomo sul lettuccio non sembra esserne così convinto”. “Dialogando con il Signore, impariamo a capire che cosa veramente vogliamo dalla nostra vita”, ha garantito Francesco, che poi ha proseguito a braccio: “Questo paralitico è un esempio tipico delle persone che dicono ‘sì, sì, voglio, voglio’ ma poi non fanno nulla: il voler fare diventa un‘illusione e non si fa il passo per farlo. Quella gente che vogliono e non vogliono: è brutto questo”.

mercoledì 10 novembre 2021

Agenzia SIR: Rapporto Caritas, povertà ed esclusione sociale

Povertà: Caritas Friuli Venezia Giulia, “disagio economico e povertà educativo-culturale condizionano lavoro di under 34 relegati in un precariato permanente”


Oggi è stato presentato il rapporto Caritas sulle misure di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale in Italia, organizzato dalle quattro Caritas diocesane del Friuli Venezia Giulia (Concordia-Pordenone, Gorizia, Trieste e Udine), con particolare riferimento alla povertà dei giovani adulti. Il report “Tra fragilità e resilienza. Famiglie, giovani e comunità” è costituito da tre parti: un’analisi delle povertà incontrate nei Centri di ascolto delle Caritas, una prima valutazione delle riorganizzazioni e delle innovazioni che le Caritas del Fvg sono state in grado di attivare per sostenere le persone in situazione di disagio, un approfondimento qualitativo sul tema dei giovani adulti in difficoltà, raccogliendo il punto di vista diretto delle persone di età compresa tra i 18 ed i 34 anni che si trovano in una condizione di fragilità, perlopiù in povertà assoluta, ma anche ascoltando il punto di vista, mediato, dei referenti dei servizi che vengono attivati per costruire i progetti di supporto e integrazione sociale loro dedicati.
Il Friuli Venezia Giulia, viene spiegato nel rapporto, è una regione che offre opportunità d’eccellenza ai giovani, sia dal punto di vista formativo, sia rispetto alle opportunità lavorative, ma ci sono anche casi di giovani “invisibili” che non riescono a concludere gli studi e spesso non sono in grado di usufruire delle opportunità che il territorio offre. Povertà economica, educativa, relazionale che in buona parte affondano le radici del loro disagio in storie familiari complesse e multiproblematiche.
Il disagio economico e la povertà educativo-culturale condizionano le carriere lavorative degli under 34 relegati in una situazione di precariato permanente, con stipendi bassi, aumentando le file dei working poor.
Sembra necessario, secondo le Caritas, “rafforzare le competenze e le capacità critiche degli under 34. Investire nell’accompagnamento per consentire loro di orientarsi rispetto a temi essenziali quali la burocrazia, la conoscenza dei diritti del cittadino, la legalità, elementi di quotidianità nella gestione della casa, sui diritti del lavoro. Si potrebbero forse ipotizzare attività di scambio intergenerazionali in cui giovani e anziani possano acquisire nuove competenze, relazionarsi, ascoltarsi reciprocamente. Adottare nuovi linguaggi comunicativi per acquisire modalità più smart, immediate e accattivanti per attrarre l’attenzione dei giovani. Incentivare il sostegno psicologico per sostenere i giovani nella gestione ed elaborazione di vissuti e traumi familiari che condizionano indelebilmente la vita dei giovani. Lavoro con la comunità per creare spazi di confronto e di relazione, favorire la costruzione di reti relazionali efficaci, di prossimità anche tra pari, attività di mutuo-aiuto e scambio che possano portare a nuove relazioni di riferimento”.

 

mercoledì 20 gennaio 2021

“Sacramento del matrimonio segno e strumento dell’amore di Dio”

 

Terra Santa: p. Patton (Custode) a Cana, “Sacramento del matrimonio segno e strumento dell’amore di Dio”


“Siamo persone, uomini e donne, fatte per entrare in relazione, per amare. Siamo invitati a comprendere tutto il valore dell’amore umano, a partire dall’amore che Dio ha per il suo popolo e l’intera umanità, che è come l’amore dello sposo per la sposa. Un mistero di amore del quale l’amore tra un uomo e una donna, santificato nel sacramento del matrimonio, è segno e strumento”. Lo ha ricordato il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, celebrando ieri, nel villaggio arabo di Kafr Kana in Galilea, il ricordo del primo miracolo di Gesù. Secondo quanto riferisce la Custodia di Terra Santa, alla messa nel santuario del “Primo Miracolo” di Cana hanno partecipato solo i frati delle comunità della Galilea, tra quelli di Nazaret, del Monte Tabor, di Tiberiade e di Haifa. I parrocchiani non hanno potuto essere presenti a causa delle restrizioni per la pandemia di Coronavirus. “Ogni anno – dice il parroco, padre Haitham Franso Yalda Hano – in questa festa tante coppie della parrocchia affollavano la chiesa e rinnovavano le loro promesse matrimoniali. Almeno settanta famiglie della nostra parrocchia rinnovavano le promesse matrimoniali ogni anno”. Quest’anno, però, il parroco ha assicurato che verrà consegnato alle famiglie uno speciale certificato per “ricordare ai fedeli che sono presenti con noi, anche se non ci sono”. Nell’omelia padre Patton ha invitato a “pregare in modo speciale per i fidanzati e per gli sposi di tutto il mondo. Vogliamo affidare a Gesù attraverso lo sguardo e l’intercessione di Maria sua Madre particolarmente le famiglie e i matrimoni in crisi, le situazioni in cui sta venendo meno il vino della gioia, dell’amore, del servizio reciproco”. “L’alleanza di Dio con il popolo non è di tipo economico-militare ma – ha spiegato – di tipo matrimoniale”. Il brano evangelico delle nozze di Cana “ci fa comprendere che il matrimonio tra Dio ed il suo popolo si realizza nella vita, nel ministero e nella Pasqua di Gesù. Gesù ha concluso – è lo Sposo venuto a realizzare l’amore di Dio per il suo popolo e per l’umanità intera, sotto lo sguardo attento, materno e pieno di cura di Maria sua madre”.

lunedì 5 novembre 2018

Per affrontare i danni stringerci in una forte solidarietà

Maltempo: mons. Mazzocato (Udine), “per affrontare i danni stringerci in una forte solidarietà”



“Ci sono ora da affrontare i danni provocati dall’acqua e dal vento. Sarà più facile farlo se ci daremo tutti una mano stringendoci in una forte solidarietà che altre volte il popolo friulano ha dimostrato. Le istituzioni faranno sicuramente la loro parte con interventi straordinari. Ma la risorsa più efficace sarà la coesione nelle comunità aiutandosi l’un l’altro, con un occhio particolare per chi è più nel disagio”. Lo scrive l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nel messaggio inviato alle comunità della Carnia colpite duramente dal maltempo. Verrà letto anche in tutte le Messe che saranno celebrate nelle parrocchie del territorio. Il presule ammette di aver “seguito con apprensione e con la preghiera i giorni di prova che avete dovuto affrontare sotto la disastrosa ondata di maltempo che ci ha colpito”. Il presule racconta di aver tirato “un sospiro di sollievo” quando “ho saputo che non c’erano né vittime, né feriti”. “Se è stato evitato questo danno irreparabile – si legge nel testo del messaggio -, un particolare merito va riconosciuto anche al tempestivo ed efficace intervento delle istituzioni, dei corpi organizzati per il pronto intervento e di tanti volontari che nel momento del bisogno nel nostro Friuli non mancano mai”. Tra di loro, vengono indicati anche i “nostri parroci”, che “nei momenti di prova sanno essere punti di riferimento e infondere coraggio e speranza alle comunità”. Poi, l’auspicio che “questi giorni di prova siano una scossa che ci risveglia da un certo individualismo che ci sta prendendo”. “Ritroviamo la gioia di sentirci comunità formata da tanti cuori e tante braccia unite tra loro”. Infine, un ammonimento. “Per vivere una bella comunione abbiamo bisogno di cuori forti che non cedono all’egoismo”.

sabato 23 dicembre 2017

Status quo a Gerusalemme

Chiese di Terra Santa chiedono di mantenere lo status quo a Gerusalemme

Nel Messaggio di Natale i 13 patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme chiedono di mantenere lo status quo nella Città Santa fino a quando non sarà raggiunto un accordo di pace tra israeliani e palestinesi
“Riaffermiamo la nostra chiara posizione nel chiedere il mantenimento dello status quo della Città Santa fino a quando non sarà stato raggiunto un giusto accordo di pace tra israeliani e palestinesi sulla base di negoziati e della legge internazionale”. A chiederlo, nel loro messaggio natalizio, sono i patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme.
Luoghi santi, luoghi di incontro per unità tra popoliNel testo – ripreso dall’agenzia Sir - i 13 leader cristiani, tra cui Mons. Pierbattista Pizzaballa, Amministratore Apostolico di Gerusalemme dei Latini, e il Custode di Terra Santa, Fra’ Francesco Patton, ribadiscono che la presenza e la testimonianza dei cristiani di Terra Santa “sono strettamente collegate ai luoghi santi e alla loro accessibilità come luoghi di assemblea e di incontro per l’unità tra popoli di fedi diverse. Sono i luoghi santi che hanno dato significato alla regione”.
Gerusalemme, dono sacro“Qualsiasi approccio esclusivamente politico a Gerusalemme – scrivono gli esponenti religiosi – priverà la città della sua vera essenza e delle sue caratteristiche e calpesterà il meccanismo che ha mantenuto la pace attraverso i secoli. Gerusalemme è un dono sacro; un tabernacolo; terra sacra per il mondo intero. Tentare di possedere la Città Santa Gerusalemme o confinarla con criteri di esclusività porterà ad una realtà molto oscura”.
Appello alla pace“Continuiamo a pregare per l’intera regione del Medio Oriente e – conclude il messaggio – chiediamo al Principe della pace di ispirare i cuori e le menti di tutti coloro che hanno autorità a camminare sulla via della pace, della giustizia e della riconciliazione tra le nazioni”. 
Agenzia Sir

venerdì 4 novembre 2016

Agenzia SIR: mons. Mazzocato l’esempio dei martiri albanesi



“I martiri ci hanno mostrato quanto la speranza in Gesù risorto e nella vita eterna, da lui inaugurata, dia al cristiano la forza di non rinunciare mai alla dignità delle proprie convinzioni di fede anche quando altri gli calpestano il corpo per piegare la sua anima”. Così l’arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia pronunciata ieri, nella cattedrale di Udine, in occasione della solennità di Tutti i Santi. Nell’omelia, il vescovo ha fatto riferimento all’imminente viaggio che lo vedrà a Scutari, in Albania, dal 4 al 6 novembre “per partecipare al solenne rito di beatificazione di 38 martiri albanesi, uccisi barbaramente nelle carceri del regime comunista di Hoxha”. “Perché delle deboli persone – si è chiesto il presule – incutevano tanta preoccupazione al dittatore, ai suoi sicari e al regime comunista? Perché, come san Giovanni, essi erano sostenuti da una speranza che vedeva oltre la morte. Non avevano altro padrone che il loro Signore Gesù e lo seguirono anche se, come lui, dovettero passare attraverso lo strazio di una grande tribolazione”. “I loro corpi straziati – ha proseguito Mazzocato – sono diventati, ora, reliquie degne di venerazioni perché sono stati santificati dall’amore che hanno vissuto anche con il loro corpo, come Gesù in croce. E come Gesù è risorto da morte con le ferite della sua passione, anche i suoi martiri risorgeranno alla vita nuova ed eterna con i loro corpi resi preziosi dai segni delle torture mortali. Questa è la speranza che ha sostenuto, con una forza umanamente impensabile, i martiri albanesi mentre attraversavano la grande tribolazione. La fede cristiana che avevano ricevuto faceva intravvedere loro la luce oltre le oscure pareti delle camere di tortura e la violenza incontenibile dei loro aguzzini”. Questa sera, alle 19, l’arcivescovo di Udine, in cattedrale, presiederà la Messa per la commemorazione di tutti i fedeli defunti.

giovedì 9 luglio 2015

Un affresco per ricordare Mons. Battisti arcivescovo di Udine

A tre anni dalla morte dell’arcivescovo, monsignor Alfredo Battisti, indimenticato pastore della Chiesa udinese dal 1973 al 2000, l’arcidiocesi, nel solco della tradizione, ne ha fatto eseguire il ritratto a fresco nella “Sala del trono” al primo piano del Palazzo arcivescovile. Venerdì 10 luglio, alle ore 18, significativamente a ridosso della ricorrenza dei patroni della diocesi e della città di Udine, Santi Ermacora e Fortunato, monsignor Andrea Bruno Mazzocato svelerà il ritratto del suo predecessore che si unirà dunque alle immagini dei patriarchi di Aquileia e arcivescovi dell’arcidiocesi metropolita di Udine, a testimonianza della memoria e della continuità bimillenaria della Chiesa locale. Allo svelamento seguirà la commemorazione di monsignor Battisti da parte di monsignor Duilio Corgnali, vicario foraneo di Tarcento; don Luciano Liusso, parroco di Pasian di Prato che fu suo segretario, ne presenterà il diario “Le confessioni di un vescovo”; a conclusione l’esecutrice del ritratto, la pittrice Tamara Zambon, tratteggerà la genesi e i risultati dell’opera. 

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo 24 novembre 2024

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