Francesco: Dio ci ama nelle nostre fragilità, apriamogli la porta di casa
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Gesù, Colui che abbiamo contemplato bambino a Natale, esisteva prima dell’inizio delle cose, prima dell’universo, prima di ogni tempo e spazio. E’ ciò che ci dice il brano del Vangelo di questa domenica e che Papa Francesco pone al centro della sua catechesi all’Angelus, pronunciata ancora una volta dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico.
Dio da sempre vuole comunicare con noi
L’apostolo Giovanni inizia con queste parole il suo Vangelo: “In principio era il Verbo”. Il Verbo, cioè la Parola. E il Papa afferma:
La parola serve per comunicare: non si parla da soli, si parla a qualcuno. Sempre si parla a qualcuno. Quando noi sulla strada vediamo gente che parla da sola, diciamo. “Questa persona, qualcosa le succede”. No: noi parliamo sempre a qualcuno. Ora, il fatto che Gesù sia fin dal principio la Parola significa che dall’inizio Dio vuole comunicare con noi, vuole parlarci. Il Figlio unigenito del Padre vuole dirci la bellezza di essere figli di Dio; è ‘la luce vera’ e vuole allontanarci dalle tenebre del male; è ‘la vita’, che conosce le nostre vite e vuole dirci che da sempre le ama. Ci ama tutti. Ecco lo stupendo messaggio di oggi: Gesù è la Parola eterna di Dio, che da sempre pensa a noi e desidera comunicare con noi.
In Cristo, Dio si è fatto fragilità
Ma Dio è andato oltre, per parlare a noi, infatti, la Parola si è fatta carne ed è venuta ‘ad abitare in mezzo a noi’. E Francesco si domanda perché l’evangelista usa proprio la parola ‘carne’ e non l’espressione più elegante come ‘si fece uomo’. E osserva: perché in questo modo vuole indicare “la nostra condizione umana in tutta la sua debolezza, in tutta la sua fragilità”.
Ci dice che Dio si è fatto fragilità per toccare da vicino le nostre fragilità. Dunque, dal momento che il Signore si è fatto carne, niente della nostra vita gli è estraneo. Non c’è nulla che Egli disdegni, tutto possiamo condividere con Lui. Tutto. Caro fratello, cara sorella, Dio si è fatto carne per dirci, per dirti che ti ama proprio lì, che ci ama proprio lì, nelle nostre fragilità, nelle tue fragilità; proprio lì, dove noi ci vergogniamo di più, dove tu ti vergogni di più.
E il Papa aggiunge a braccio:
E’ audace, questo: è audace la decisione di Dio. Si fece carne proprio lì dove noi tante volte ci vergogniamo. Entra nella nostra vergogna per farsi fratello nostro, per condividere la strada della vita.
Apriamo il nostro cuore e la nostra casa al Signore
Dio si è fatto carne, cioè uno di noi, prosegue Papa Francesco, non come chi indossa un vestito, “che si mette e si toglie”. Cristo è in Cielo “con il suo corpo di carne umana”. Per sempre Egli si è unito alla nostra umanità, “potremmo dire che l’ha ‘sposata’”. "A me piace pensare che quando il Signore prega il Padre per noi - prosegue il Papa - non soltanto parla: gli fa vedere le ferite della carne, gli fa vedere le piaghe che ha sofferto per noi". Gesù ha portato i segni della nostra sofferenza. Dio in Gesù non è venuto a farci una visita, sottolinea ancora Francesco, è venuto a stare con noi.
Che cosa desidera allora da noi? Desidera una grande intimità. Vuole che noi condividiamo con Lui gioie e dolori, desideri e paure, speranze e tristezze, persone e situazioni. Facciamolo, con fiducia, apriamogli il cuore, raccontiamogli tutto. Fermiamoci in silenzio davanti al presepe a gustare la tenerezza di Dio fattosi vicino, fattosi carne. E senza timore invitiamolo da noi, a casa nostra, nella nostra famiglia, e anche, ognuno conosce bene, invitiamolo nelle nostre fragilità, nelle nostre piaghe. Verrà e la vita cambierà.