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lunedì 17 febbraio 2020

Agenzia Fides 17 febbraio 2020

VATICANO - Il Papa chiede un anno di impegno missionario ai sacerdoti candidati al servizio diplomatico della Santa Sede
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha chiesto di integrare nei curriculum di formazione dei sacerdoti candidati al servizio diplomatico della Santa Sede, un anno di impegno missionario presso una diocesi delle Chiese particolari, al fine di formarli allo zelo apostolico per andare nei territori di confine, al di fuori della propria diocesi di origine. La lettera del Santo Padre a S.E. Mons. Joseph Marino, Presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, con questa richiesta è stata resa nota oggi dalla Sala stampa vaticana.
Al fine di affrontare positivamente le crescenti sfide per la Chiesa e per il mondo, “occorre che i futuri diplomatici della Santa Sede acquisiscano, oltre alla solida formazione sacerdotale e pastorale, e a quella specifica offerta da codesta Accademia, anche una personale esperienza di missione al di fuori della propria Diocesi d'origine, condividendo con le Chiese missionarie un periodo di cammino insieme alla loro comunità, partecipando alla loro quotidiana attività evangelizzatrice”.
Il Papa chiede quindi a Mons. Marino “di arricchire il curriculum della formazione accademica con un anno dedicato interamente al servizio missionario presso le Chiese particolari sparse nel mondo”, in stretta collaborazione con la Segreteria di Stato e con i Rappresentanti Pontifici. “L'esperienza missionaria che si vuole promuovere – spiega ancora il Santo Padre - tornerà utile non soltanto ai giovani accademici, ma anche alle singole Chiese con cui questi collaboreranno e, me lo auguro, susciterà in altri sacerdoti della Chiesa universale il desiderio di rendersi disponibili a svolgere un periodo di servizio missionario fuori della propria Diocesi”. (SL) (Agenzia Fides 17/02/2020)
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AFRICA/CAMERUN - “Urne quasi del tutto disertate dagli elettori” riferiscono gli osservatori di “Giustizia e Pace”
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - Elezioni pacifiche ma quasi del tutto disertate dagli elettori. È quanto ha riferito Sua Ecc. Mons.Abraham Kome, Vescovo di Bafang, Amministratore Apostolico di Bafia e Presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Camerun (CENC) in un incontro con la stampa nel quale ha presentato le valutazioni degli osservatori elettorali inviati dalla Commissione Episcopale per la Giustizia e la Pace nei seggi per le elezioni municipali e legislative del 9 febbraio.
La “propensione all’astensione è stata quasi generale”, ha affermato Mons. Kome, che ha portato alcuni esempi: “nella gendarmeria Bissono di Sangmelima, c'erano 85 elettori su 310 iscritti; a Ngwui par Dschang, 50 elettori su 200 iscritti; a Batouri il tasso di astensione è stato dell'80,57%; a Bertoua, del 70%”. “La scarsa affluenza significa senza dubbio che la legge di base del codice elettorale che governa le elezioni in Camerun, deve essere rivista al fine di suscitare l'entusiasmo della gente nell'adempimento del proprio dovere civile” sottolineano i Vescovi nel comunicato presentato da Mons. Kome e pervenuto a Fides.
La CENC ha schierato 262 osservatori che sono stati distribuiti in 46 dipartimenti su 58 nel Paese. Mons. Kome ha aggiunto che, a causa dell'insicurezza nelle regioni del Nord Ovest e del Sud Ovest, i 17 osservatori della CENC in queste due regioni non sono stati in grado di svolgere il proprio lavoro. Un'insicurezza che “ha impedito a molti cittadini di esercitare i loro diritti civili”, sottolineano i Vescovi.
Proprio in una delle due regioni anglofone, quella del Nord Ovest, è stato commesso un massacro di civili, in gran parte donne e bambini. Il crimine è stato perpetrato nella notte tra il 14 e il 15 febbraio a Ngarbuh-Ntumbaw nel dipartimento do Donga-Mantung. Secondo l’ONU le vittime sono 22, tra le quali vi sono 14 bambini, di cui 11 bambine di meno di 5 anni, una donna incinta e due donne. I ribelli secessionisti hanno accusato come responsabile dell’eccidio l’esercito camerunese che però respinge al mittente le accuse. (L.M.) (Agenzia Fides 17/2/2020)
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AFRICA/BURKINA FASO - Almeno 24 morti nell'attacco a una chiesa evangelica
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) - Individui armati non identificati hanno attaccato ieri, domenica 16 febbraio, la chiesa evangelica nel villaggio di Pansi, situato non lontano da Sebba, nella provincia di Yahgha, nel nord del Burkina Faso, uccidendo almeno 24 persone e ferendone una decina. L'attacco è avvenuto di mattina, quando i fedeli erano radunati nella chiesa per il culto domenicale. Gli assalitori sono arrivati in moto e hanno aperto il fuoco sui fedeli, per poi andarsene portando con loro il pastore ed altri ostaggi.
Il 10 febbraio, un gruppo jihadista aveva assalito la città di Sebba e rapito sette persone, facendo irruzione nella casa di un pastore protestante. Tre giorni dopo, cinque di loro, tra cui il pastore, sono state trovate morte mentre le altre due donne, sono state trovate incolumi.
Oltre a preti cattolici e pastori protestanti, anche diversi imam sono stati assassinati dai jihadisti nel nord del Burkina Faso da quando gli attacchi sono iniziati quattro anni fa. A ottobre il Presidente del Burkina Faso, Roch Kaboré, ha rivolto un appello a non cadere nella trappola della guerra confessionale (vedi Fides 15/10/2019). (L.M.) (Agenzia Fides 17/2/2020)
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ASIA/INDIA - Il Nunzio Apostolico: "Annunziare il Vangelo della misericordia nella vita quotidiana"
 
Bangalore (Agenzia Fides) - La prima missione dei Vescovi e dei fedeli in India è "annunciare e vivere il Vangelo nelle situazioni della vita quotidiana": lo ha ribadito l'Arcivescovo Giambattista Diquattro, Nunzio Apostolico in India e Nepal, intervenendo alla 32a Assemblea plenaria della Conferenza Episcopale dell'India (CCBI), che riunisce i Vescovi di rito latino, in corso a Bangalore. “I seguaci di Cristo hanno la responsabilità di promuovere i valori evangelici di misericordia e compassione. I Vescovi nel nostro Paese dovrebbero incoraggiare i fedeli ad approfondire i valori del Vangelo nella loro vita”, ha affermato il Nunzio. L'Arcivescovo Diquattro ha presieduto la santa messa di apertura dell'Assemblea Plenaria della CCBI. Durante la messa, preghiere speciali sono state presentate per le persone colpite da coronavirus in Cina e in varie parti del mondo: a tutti è stato chiesto di pregare continuamente per la pronta guarigione delle persone colpite dal virus e per la protezione di Dio sul lavoro di medici e infermieri.
I lavori assembleari sono stati presieduti dall'Arcivescovo Filipe Neri Ferrão, Arcivescovo di Goa e Daman e Presidente della Conferenza. Nel suo discorso l'Arcivescovo ha sottolineato la necessità di "continuare a contribuire al bene della nazione anche tra le difficoltà che stiamo affrontando e per promuovere la fratellanza e la pace". L'Arcivescovo ha auspicato "una società senza alcuna discriminazione di casta, credo, lingua o etnia".
Tra gli altri interventi, il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay, ha chiesto ai Vescovi di "promuovere la cultura della vita e della fratellanza in India". Il Cardinale ha espresso seria preoccupazione per la nuova legge sull'interruzione della gravidanza, che consente l'aborto in qualsiasi momento fino a 24 settimane della gestazione. “La vita umana va rispettata e protetta dal momento del concepimento. La Chiesa promuove fermamente la protezione della sacralità della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale. I Vescovi hanno la responsabilità di diffondere il messaggio di Cristo sulla dignità di tutta la vita umana", ha detto.
A presentare i temi fondamentali dell'incontro è stato Mons. Anil Couto, Arcivescovo di Delhi e Segretario generale del CCBI, che ha esposto il Rapporto annuale della Conferenza, che ha toccato le sfide e le questioni pastorali riguardanti la Chiesa cattolica di rito latino in India, che comprende 132 diocesi e 190 Vescovi.
La Conferenza ha eletto 26 Vescovi come delegati a partecipare al "Giubileo d'oro" della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (FABC) che si terrà a novembre 2020 a Bangkok, in Thailandia.
(SD-PA) (Agenzia Fides 17/2/2020)
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AMERICA/MESSICO - Dal santuario di Guadalupe l’Arcivescovo Dal Toso avvia la preparazione all’evento missionario continentale, il CAM 6
 
Città del Messico (Agenzia Fides) – Con la Messa solenne presieduta ieri nel Santuario di Santa Maria di Guadalupe, così importante per l’evangelizzazione di tutto il continente americano, l’Arcivescovo Giampietro Dal Toso, Presidente delle Pontificie Opere Missionarie (POM), ha dato ufficialmente inizio al cammino di preparazione al sesto Congresso Missionario Americano, CAM 6, che si celebrerà a Porto Rico nel 2023. Cammino che impegnerà tutte le diocesi del continente, come ha sottolineato nell’omelia, “in modo che il Congresso missionario sia veramente un evento ecclesiale, cioè condiviso da tutte le Chiese, da tutti i cattolici del continente”, auspicando che “lo zelo missionario possa rinnovare tutte le Chiese, unite nella comunione universale”.
Alla celebrazione che ha segnato l’avvio del cammino verso il CAM 6 hanno partecipato Vescovi, numerosi sacerdoti, religiosi, religiose e laici, oltre ai Direttori nazionali delle POM del continente, che in questi giorni prenderanno parte alla loro assemblea continentale (vedi Fides 15/2/2020) e ad un’ampia delegazione della Chiesa di Porto Rico, che ospiterà il CAM 6.
Nella sua omelia, il Presidente delle POM si è soffermato sul tema della sapienza, prendendo spunto dalla Liturgia della Parola del giorno. “Abbiamo bisogno di una sapienza che illumini, ispiri, accompagni, perfezioni l'impulso missionario, vero obiettivo del CAM” ha detto richiamando il libro del Siracide, Secondo le parole di San Paolo, la sapienza predicata da Cristo "non è di questo mondo", anzi è in contrasto con la sapienza di questo mondo: “questo si manifesta chiaramente in Cristo crocifisso e risorto ‘scandalo per gli ebrei, follia per i gentili’, come Paolo scrive alcuni versetti prima. Questo primo annuncio della Chiesa, il cuore del suo messaggio, è la sapienza divina, perché è umanamente inspiegabile che la vita nasca dalla morte. Come missionari, anche oggi siamo chiamati a presentare il mistero di Cristo morto e risorto, sapienza divina”.
Il Vangelo del giorno racconta il discorso della Montagna, “apparentemente pieno di paradossi, perché attinge a una sapienza che non è umana, ma divina” ha proseguito l’Arcivescovo, ammonendo che “se la nostra misura delle cose, delle persone, dei fatti della vita e della storia è basata esclusivamente sulla giustizia umana, significa che non abbiamo ancora fatto nostra la sapienza divina”.
“Per essere missionari dobbiamo prima di tutto immergerci in questa sapienza e renderla nostra, senza paura di perdere la nostra sapienza ‘troppo umana’, altrimenti tutto rimane nell'oscurità” ha esortato il Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, che poi ha sottolineato: “Preparare il CAM significa essere illuminati da una sapienza che viene dall'alto e non è nostra; lasciamoci interrogare senza paura e senza pregiudizi da questa sapienza divina, senza la quale tutta la realtà ecologica, umana, sociale, ecclesiale, rimane nell'oscurità”.
Nella parte conclusiva dell’omelia, Mons. Dal Toso ha ribadito che “Cristo, sapienza eterna del Padre, ci manda tutti, ad gentes, fino ai confini della terra”; “la Chiesa è portatrice di questa sapienza e una Chiesa missionaria, come desidera Papa Francesco, non può non rispondere a questa chiamata universale”; “nessuno può essere escluso dalla conoscenza e dalla comunione di vita con Dio Padre, con suo Figlio Gesù Cristo, con lo Spirito Santo”.
Il continente americano ha ricevuto il Vangelo “per farlo proprio, per interiorizzarlo e per donarlo” e “il discepolo missionario è un discepolo perché riceve la fede ed è un missionario perché la offre” ha concluso l’Arcivescovo, esortando: “Apriamoci al mondo intero affinché il mondo intero trovi la chiave per l'interpretazione della vita, della storia, dell'intero essere, nella sapienza di Cristo, in cui tutto è stato creato”. (SL) (Agenzia Fides 17/2/2020)
LINK
Il testo integrale dell’omelia dell’Arcivescovo, in spagnolo -> http://www.fides.org/it/attachments/view/file/Omelia_Presidente_Messico_200201.docx
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AMERICA/NICARAGUA - Il Vescovo di Matagalpa presenta un “decalogo etico” per i politici; si attende ancora la liberazione di tutti i prigionieri
 
Matagalpa (Agenzia Fides) – Il brano del Vangelo proclamato nelle messe di domenica scorsa, il “discorso della montagna” (Mt 5.17-37) che affronta l'argomento dell'adempimento della legge, ha dato lo spunto a Mons. Rolando José Alvarez Lagos, Vescovo di Matagalpa, per presentare ai politici del paese un decalogo etico da seguire.
Durante l'omelia della Messa celebrata nella Cattedrale, Mons. Alvarez, con lo stile chiaro e diretto che lo caratterizza, ha detto: "Primo: non squalificare l'altro; secondo: non criticarlo in modo distruttivo; terzo: non giudicarlo in modo errato; quarto: rispetta la sua dignità; quinto: rispetta la sua privacy, la sua integrità e la sua vita familiare; sesto: rispetta le opinioni dell'altro; settimo: riconosci che tutti abbiamo bisogno l'uno dell'altro; ottavo: cerca sempre i punti di consenso; nono: considera il Nicaragua come il bene comune più grande e principale; decimo: supera il male con il bene".
Il Nicaragua vive ancora in una situazione di forte tensione per la mancanza di libertà in tutti i sensi. Neanche la notizia delle prossime elezioni ha portato serenità nelle famiglie che hanno un familiare in prigione senza una reale accusa. Nessuno conosce il numero esatto dei prigionieri politici, ma si sa bene che sono tanti. Come informa la nota inviata da una fonte locale di Fides, la notizia del rilascio, giovedi 13 febbraio, di otto prigionieri politici da parte del regime Orteguista, ha certo provocato soddisfazione tra i gruppi che chiedono la liberazione dei prigionieri di coscienza, ma i familiari dei carcerati continuano a chiedere la liberazione incondizionata di tutti i cittadini che sono detenuti nei diversi penitenziari del paese.
Brenda Gutiérrez, presidente del Comitato per la Liberazione dei prigionieri politici, ha dichiarato alla stampa locale che, sebbene non dovrebbe essere ringraziato nessuno in quanto la libertà è un diritto, bisogna riconoscere l’intervento del Nunzio apostolico, l'Arcivescovo Waldemar Sommertag, che, nelle parole della Gutierrez, è stato l'unico in grado di farsi ascoltare dalla coppia che governa il Nicaragua, il Presidente Daniel Ortega e la Vicepresidente Rosario Murillo, sua moglie. Brenda Gutiérrez ha aggiunto: "E' una situazione terribile. Non c'è libertà, sembra che siamo sequestrati nel nostro stesso paese".
Secondo Alianza Civica sono ancora 61 i prigionieri politici. Brenda Gutiérrez ha sottolineato che "sebbene la Grande Coalizione dell'opposizione sia preoccupata per definire la riforma elettorale in vista delle prossime elezioni, non possiamo dimenticare quanti soffrono ingiustamente in carcere".
(CE) (Agenzia Fides, 17/02/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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