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lunedì 29 aprile 2024

Preghiera di San Pio X

 Le nostre colpe, o Signore, ci offuscano l'intelletto e ci fanno trascurare il bene di amarti come meriti.

Rischiara la nostra mente con un raggio della tua luce divina.

Tu sei l'amico, il redentore, il padre di chi, pentito, torna al tuo cuore; e noi, pentiti, torniamo a te.


Gesù, speriamo in te, perchè sappiamo che la nostra salvezza ti costò la morte sulla croce e ti indusse a rimanere sino alla fine del tempo nel santissimo sacramento, per unirti con noi tutte le volte che vogliamo.

Noi, o Signore, per ringraziarti del grande amore che ci porti, ti promettiamo, con la tua grazia, di riceverti sacramentalmente quanto più spesso è possibile; di celebrare le tue lodi nella Chiesa e dappertutto senza rispetto umano.

Signore, ti supplichiamo, confidando nel tuo sacratissimo Cuore, di conservare nel tuo amore chi ti ama, e di chiamare tutti a riceverti quotidianamente sull'altare secondo il tuo vivo desiderio.

mercoledì 11 ottobre 2023

Manca il prete che dice Messa? «Ecco le nostre liturgie con diaconi e laici»(da Avvenire 10 ottobre 2023)

 Domenica scorsa il diacono permanente Andrea Venturini si è presentato davanti all’altare di due chiese dell’arcidiocesi di Udine per annunciare che l’Eucaristia non ci sarebbe stata. «Oggi il sacerdote non può essere presente - ha spiegato -. Così celebreremo insieme la liturgia della Parola». Erano in settanta in una parrocchia; in trenta nell’altra. E nessuno si è stupito a Ospedaletto di Gemona e Campolessi di Gemona quando Venturini ha preso il posto del prete per la celebrazione festiva. «La gente sa che non è una Messa se entra un diacono o un laico, invece del presbitero - racconta lo stesso Venturini che è marito, padre e nonno -. Ma ogni volta teniamo a ribadire che la liturgia in assenza del prete non va equiparata alla Messa, anche se viene distribuita la Comunione». Non accade tutte le domeniche che nella zona pastorale di Gemona del Friuli l’Eucaristia sia “sostituita” dalla liturgia della Parola. Cinque parrocchie con numerose chiese sparse sul territorio. «I preti sono sufficienti nell’ordinario per coprire le celebrazioni festive. Però, se ne manca anche uno solo, qualche comunità resta scoperta», dice il diacono. Allora tocca a lui. «I fedeli sono ormai abituati. E, soprattutto nelle aree meno vicine ai centri più popolosi, il fatto che non si chiuda la chiesa e non si sospendano le celebrazioni viene visto in maniera positiva: è considerato un gesto d’attenzione alle comunità più ridotte e lontane», aggiunge Venturini.

L’arcidiocesi di Udine ha imboccato da tempo questa strada. «Già negli anni Novanta c’era stata una sperimentazione. Tuttavia è nell’ultimo decennio che l’opzione ha preso campo», ripercorre Venturini. Diaconi e laici possono guidare i riti basati sul sussidio del 2020 “Liturgia festiva in assenza di celebrazione eucaristica” con la presentazione dell’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato. Un testo dove si ribadisce la centralità dell’Eucaristia ma in cui si prende atto che, «a causa della diminuzione del numero dei presbiteri, in alcune zone si rileva ormai l’impossibilità di garantire in ogni parrocchia la celebrazione eucaristica domenicale». È ciò che avviene in varie diocesi dell’Italia, in particolare del Centro-Nord, dove la prospettiva della liturgia della Parola che subentra in caso di necessità alla Messa è entrata nella prassi pastorale.

Vicenza risale al 2018 il documento diocesano “L’assemblea domenicale nell’impossibilità della celebrazione eucaristica”. «Liturgia della Parola e liturgia della Comunione sono i due cardini», spiega Graziano Cazzaro. Impiegato comunale, sposato, è uno dei laici a cui è successo di presiedere l’appuntamento festivo quando il sacerdote non c’era nella sua unità pastorale: quella di Barbarano-Mossano-Villaga. «Abbiamo due preti residenti e altri due di aiuto», spiega. Accade che qualcuno manchi. Ma nessun incontro settimanale intorno all’altare viene cancellato. «Si tiene in altra forma - precisa Cazzaro -. È un modo per celebrare comunque il giorno del Signore. Sono liturgie preparate, accompagnate dal canto, che la nostra gente accoglie senza difficoltà». Neppure se un laico si presenta all’ambone. «Tutti sanno chi sono all’interno delle parrocchie», ribatte.

Nell’arcidiocesi di Torino sono le piccole comunità rurali o di montagna ad avere le liturgie della Parola se la Messa festiva non “arriva”. A guidarle i diaconi. «Sotto stretta sorveglianza - avverte don Alexandru Rachiteanu, addetto dell’Ufficio liturgico -. Perché è il vescovo che insieme ai moderatori delle unità pastorali incarica i diaconi a svolgere questo servizio in paesi con pochi abitanti. E perché questa possibilità non vada a discapito dell’Eucaristia: infatti la stessa comunità destinataria è invitata a spostarsi per partecipare alla Messa». In quest’ottica l’arcivescovo Roberto Repole ha lanciato nella sua Lettera pastorale il progetto dei Centri eucaristici. «Sono fari per più parrocchie dove l’Eucaristia viene celebrata in tutta la sua dignità e dove le comunità possono ritrovarsi intorno alla mensa del Signore in pienezza, valorizzando i diversi ministeri».


martedì 4 luglio 2023

Agenzia Fides due notizie da Cina e Terra Santa

 

ASIA/CINA - “Siate una benedizione per tutti”. Il Vescovo Giuseppe Shen Bin amministra i primi Sacramenti a 34 catecumeni nella Cattedrale di Shanghai
 
Shanghai (Agenzia Fides) – Il Vescovo Giuseppe Shen Bin ha presieduto a Shanghai la solenne celebrazione liturgica durante la quale sono stati amministrati a 34 catecumeni i sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima e Santa Eucaristia). La celebrazione si è svolta domenica 2 luglio nella Cattedrale di Shanghai, dedicata a Sant’Ignazio. Secondo quando riportato dal sito di informazione ecclesiale xinde.org, la liturgia si è svolta in un clima di raccoglimento e palpabile commozione. Negli ultimi tre anni difficoltà e impedimenti legati alla pandemia avevano complicato l’esigente cammino di preparazione dei catecumeni, condizionato da diversi periodi di interruzione. Le difficoltà – sottolinea xinde.org – hanno acceso ancora di più il desiderio dei catecumeni di attingere alle sorgenti della grazia sacramentale e di affidarsi nel lodo cammino di fede alla guida dello Spirito Santo. La diocesi di Shanghai ha dato grande rilievo alla celebrazione che ha segnato il lieto ingresso nella locale comunità ecclesiale dei 34 nuovi battezzati adulti. Alla liturgia hanno preso parte almeno 2mila fedeli. Il Vescovo Shen Bin, che ha presieduto la concelebrazione, durante l’omelia ha incoraggiato i nuovi battezzati a seguire docilmente la volontà del Signore, che allieta la vita dei suoi: “Siate una benedizione per tutti coloro che vi circondano”, ha detto il Vescovo Giuseppe, esortando tutti a “seguire l'esempio di Cristo andando verso il mondo, accettando gli altri, essendo luce e sale della vita e vivendo il comandamento di Gesù Cristo di amarsi gli uni gli altri, nella preghiera”. Durante la liturgia, tutti i presenti hanno rinnovato le loro promesse battesimali e riaffermato il proprio desiderio di annunciare e testimoniare nella vita di tutti i giorni la salvezza donata da Cristo. (NZ) (Agenzia Fides 4/7/2023)
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ASIA/TERRA SANTA - Patriarcato latino su assalto a Jenin: atti barbarici, colpita anche la nostra chiesa
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) - L’assalto dell’esercito israeliano alla città palestinese di Jenin rappresenta una aggressione “senza precedenti”, con “atti barbarici” che distruggono anche luoghi sacri e annientano persone desiderose e meritevoli di una vita dignitosa. Lo afferma un comunicato diffuso martedì 4 luglio dal Patriarcato latino di Gerusalemme in merito a quella che viene definita “aggressione” israeliana” durante la quale – si aggiunge – è stata colpita anche la chiesa e la comunità ecclesiale locale. Il comunicato si conclude con la supplica a un immediato cessate il fuoco e per por fine a “crimini ingiustificati”,
L’operazione militare israeliana a Jenin continua anche oggi. Il conto delle vittime palestinesi è salito a 10, compresi una anziana donna e tre minorenni. I raid hanno preso di mira soprattutto il campo profughi di al Madina. I feriti sono oltre cento. L’organizzazione Medici Senza Frontiere (Msf) ha riferito che le incursioni hanno colpito anche le strutture sanitarie, e i bulldozer militari israeliani hanno distrutto diverse strade che portano al campo di Jenin, rendendo quasi impossibile alle ambulanze raggiungere i feriti le persone da curare. (GV) (Agenzia Fides 4/7/2023)

lunedì 27 febbraio 2023

Avvio della Quaresima in cina

 

ASIA/CINA - “Scrutini” di catecumeni, “mandato” dei ministranti, iniziative ecologiche. L’intenso avvio di Quaresima delle comunità cattoliche cinesi
 
Pechino (Agenzia Fides) – Solenni celebrazioni eucaristiche con grande partecipazione del Popolo di Dio, “scrutini” dei catecumeni che si preparano al battesimo, mandato missionario dei lettori e dei ministri straordinari della Santa Comunione, che ora potranno portare l’eucaristia a malati e disabili. Nelle comunità cattoliche cinesi, la prima domenica di Quaresima è stata segnata da appuntamenti e occasioni pastorali che accompagnano, secondo tradizione, l’avvio del cammino quaresimale, “tempo favorevole” per chiedere il perdono dei peccati, fare opere di carità e prepararsi alla gioia della Pasqua.
Nell’arcidiocesi di Pechino, molte parrocchie hanno adattato le celebrazioni liturgiche alle esigenze di molti lavoratori. Nella cattedrale, domenica 26 febbraio, l’Arcivescovo Giuseppe Li Shan ha preseduto il rito di scrutinio dei catecumeni, e ha anche conferito il mandato missionario a 11 ministri straordinari. Durante il periodo di Quaresima, questi 11 battezzati laici ben formati, secondo quanto è richiesto dalla Chiesa, saranno inviati nelle case degli anziani, malati per portare Comunione.
In molte parrocchie pechinesi, già il Mercoledì delle Ceneri era stata aggiunta una messa serale per consentire la partecipazione al rito penitenziale a tanti lavoratori e lavoratrici che non avevano potuto prendere parte alle messe della mattina. Per lo stesso motivo pastorale, il rito dell’imposizione delle Ceneri è stato celebrato anche durante molte messe di domenica 26 febbraio. Presso la parrocchia dedicata alla Medaglia Miracolosa, è stato celebrato anche il sacramento dell’Unzione degli infermi, oltre ai riti dello “scrutinio” dei catecumeni e del mandato missionario dei lettori delle celebrazioni liturgiche. Dopo un periodo di catechismo, con il cosiddetto “scrutinio”, i catecumeni confermano l’intenzione di seguire Cristo e attestano anche che la loro scelta non è superficiale o emozionale, ma sempre più radicata in un autentico cammino di fede.
Chisa di Sant'Antonio in Shenzhen

La comunità cattolica di Shenzhen, oltre a celebrare i riti quaresimali riguardanti catecumeni, ministri dell’eucaristia, infermi e lettori, vissuto la prima domenica di Quaresima anche come occasione per sensibilizzare tutti i battezzati alla questione ecologica e alla salvaguardia del Creato. La giovane comunità cattolica locale è formata quasi esclusivamente da lavoratori immigrati interni. La prima domenica di quaresima è partita con un viaggio ecologico dopo la messa. I battezzati, guidati dai parroci, hanno anche promosso una raccolta straordinaria di rifiuti, sotto lo slogan “Shenzhen sarà più bella anche per mio contributo; la gente di Shenzhen sarà più felice anche per il mio contributo”. In questo modo, seguendo l’insegnamento della Chiesa ribadito anche da Papa Francesco nell’Enciclica Laudato Si’, i cattolici di Shenzen hanno anche voluto mostrare come la sollecitudine dei cristiani per la salvaguardia del Creato può offrire un contributo prezioso alla convivenza urbana e al bene comune di tutti i cittadini. (NZ) (Agenzia Fides 27/02/2023)

lunedì 13 settembre 2021

I viaggi di Papa Francesco al centro dell'Europa

 


EUROPA/SLOVACCHIA - Papa Francesco a Bratislava: “Il ‘centro’ della Chiesa non è la Chiesa”
 
Bratislava (Agenzia Fides) – “Voglio raccontarvi un episodio: tempo fa, è arrivata la lettera di un vescovo. Parlando di un nunzio, scriveva: noi siamo stati 400 anni sotto i turchi, e abbiamo sofferto; poi abbiamo avuto 50 anni con il comunismo, e abbiamo sofferto; ma i sette anni sotto quel nunzio sono stati peggiori degli altri due periodi”. Il gustoso aneddoto è stato raccontato da Papa Francesco, in una delle aggiunte “a braccio” che il Pontefice ha inserito nel discorso pronunciato stamane, lunedì 13 settembre, nel secondo giorno della sua visita apostolica in Slovacchia. L’inciso ha suscitato ilarità tra quanti si erano raccolti nella Cattedrale di San Martino, a Bratislava, per prendere parte all’incontro del Papa con vescovi, sacerdoti, religiose, religiosi, seminaristi e catechisti della nazione centro-europea. “Quanti” ha aggiunto Papa Francesco “possono dire lo stesso del vescovo o parroco? Senza libertà la cosa non va”
L’inciso del nunzio “opprimente” è stato aggiunto dal Papa nei passaggi del testo ufficiale che ponevano l’accento sulla libertà come connotato distintivo di ogni autentica avventura cristiana. L’intero intervento papale si è articolato intorno a tre espressioni – libertà, creatività e dialogo delineate dal Pontefice come i tre tratti che appaiono più consoni e connaturali al modus operandi della Chiesa e alla sua missione di annuncio del Vangelo nel tempo presente.
“La Chiesa” ha insistito il Successore di Pietro nella parte introduttiva del suo intervento “non è una fortezza, un potentato, un castello situato in alto che guarda il mondo con distanza e sufficienza”, ma è piuttosto “la comunità che desidera attirare a Cristo con la gioia del Vangelo, è il lievito che fa fermentare il Regno dell’amore e della pace dentro la pasta del mondo”. La strada propria della missione della Chiesa sarà sempre quella di “essere umile come Gesù, che si è svuotato di tutto, che si è fatto povero per arricchirci”, ed “è venuto ad abitare in mezzo a noi e a guarire la nostra umanità ferita”. Solo nella sequela di Cristo – ha suggerito il Papa – si vincono anche i ripiegamenti e le introversioni di ogni ‘autoreferenzialità’ ecclesiale: “il centro della Chiesa” ha ricordato il Vescovo di Roma “non è la Chiesa. Usciamo dalla preoccupazione eccessiva per noi stessi, per le nostre strutture, per come la società ci guarda. Immergiamoci invece nella vita reale della gente”.
Per sua natura – ha proseguito il Papa – la novità del Vangelo si comunica accettando il “rischio” della libertà e cercando con creatività vie nuove per annunciare la salvezza promessa da Cristo nei contesti e nei condizionamenti culturali in cui vivono le donne e gli uomini di ogni tempo.
“Nella vita spirituale ed ecclesiale” ha spiegato il Papa soffermandosi sulla consonanza tra l’annuncio del Vangelo e la libertà “c’è la tentazione di cercare una falsa pace che ci lascia tranquilli, invece del fuoco del Vangelo che ci inquieta e ci trasforma. Le sicure cipolle d’Egitto sono più comode delle incognite del deserto. Ma una Chiesa che non lascia spazio all’avventura della libertà, anche nella vita spirituale, rischia di diventare un luogo rigido e chiuso. Forse alcuni sono abituati a questo; ma tanti altri – soprattutto nelle nuove generazioni – non sono attratti da una proposta di fede che non lascia loro libertà interiore, da una Chiesa in cui bisogna pensare tutti allo stesso modo e obbedire ciecamente”. La Chiesa di Cristo – ha aggiunto il Papa non vuole dominare le coscienze e occupare gli spazi, vuole essere una “fontana” di speranza nella vita delle persone”.
La caratteristica della creatività come tratto proprio di ogni opera apostolica è stato tratteggiato dal Papa attraverso ampi riferimenti all’avventura missionaria dei Santi Cirillo e Metodio, gli “apostoli” che portarono l’annuncio el Vangelo nelle terre dell’Europa orientale. “Cirillo e Metodio percorsero insieme questa parte del continente europeo e, ardenti di passione per l’annuncio del Vangelo, arrivarono a inventare un nuovo alfabeto per la traduzione della Bibbia, dei testi liturgici e della dottrina cristiana”. I due fratelli santi “furono creativi nel tradurre il messaggio cristiano, furono così vicini alla storia dei popoli che incontravano da parlarne la loro lingua e assimilarne la cultura. Anche oggi – ha aggiunto il Papa – il compito più urgente della Chiesa presso i popoli dell’Europa consiste nel “trovare nuovi ‘alfabeti’ per annunciare la fede”. Nelle terre dove una ricca tradizione cristiana rimane ormai per tanti solo “il ricordo di un passato, che non parla più e non orienta più le scelte dell’esistenza – ha proseguito il Papa - non giova lamentarsi, trincerarsi in un cattolicesimo difensivo, giudicare e accusare il mondo; serve la creatività del Vangelo”. Conviene seguire i suggerimenti del “grance creativo”, che è “los Spirito Santo”: E “se con la nostra pastorale non riusciamo a entrare più per la via ordinaria, cerchiamo di aprire spazi diversi, sperimentiamo altre strade. Cirillo e Metodio lo hanno fatto e ci dicono questo: non può crescere il Vangelo se non è radicato nella cultura di un popolo, cioè nei suoi simboli, nelle sue domande, nelle sue parole, nel suo modo di essere. I due fratelli – ha proseguito ilPontefice - furono ostacolati e perseguitati molto, lo sapete. Venivano accusati di eresia perché avevano osato tradurre la lingua della fede. Ecco l’ideologia che nasce dalla tentazione di uniformare”. Mentre il vero annunciatore del Vangelo – ha suggerito il Papa , in un’altra aggiunta al testo ufficiale – è come il contadino, che semina a poi va a casa e dorme, e non si alza sempre a vedere se il seme fiorisce e la pienta cresce, perche sa che “è Dio che fa crescere”.
Nella parte conclusivo del suo intervento, il Papa ha delineato anche l’apertura al dialogo come tratto distintivo di ogni autentica dinamica ecclesiale, richiamando la figura di una Chiesa che non punta a creare un “gruppetto selettivo,” ma che al contrario “sa dialogare con il mondo, con chi confessa Cristo senza essere ‘dei nostri’, con chi vive la fatica di una ricerca religiosa, anche con chi non crede”. Il ricordo delle ferite – ha aggiunto il Papa, con implicito riferimento al recente passato dei Paesi dell’Est europeo – “può far scivolare nel risentimento, nella sfiducia, perfino nel disprezzo, invogliando a innalzare steccati davanti a chi è diverso da noi. Le ferite, però, possono essere varchi, aperture che, imitando le piaghe del Signore, fanno passare la misericordia di Dio, la sua grazia che cambia la vita e ci trasforma in operatori di pace e di riconciliazione”. Come esempio di questo miracolo possibile, Papa Francesco ha riproposto la figura del cardinale slovacco Jan Korec (che negli anni del comunismo era sopravvissuto lavorando anche come spazzino), suscitando applausi e commozione tra i presenti. Korec – ha ricordato Papa Francesco - era “un Cardinale gesuita, perseguitato dal regime, imprigionato, costretto a lavorare duramente finché si ammalò. Quando venne a Roma per il Giubileo del 2000, andò nelle catacombe e accese un lumino per i suoi persecutori, invocando per loro misericordia. Questo è Vangelo. Questo è Vangelo. Cresce nella vita e nella storia attraverso l’amore umile e paziente”. (GV) (Agenzia Fides 13/9/2021)
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EUROPA/UNGHERIA - Papa Francesco a Budapest: l’Eucaristia ci libera dai falsi messianismi
 
Budapest (Agenzia Fides) – La Chiesa «proviene dalla sorgente che è Cristo, ed è inviata perché il Vangelo, come un fiume d’acqua viva, raggiunga l’aridità del mondo e del cuore dell’uomo». E l’opera apostolica può smarcarsi sempre dal rischio «di annunciare una falsa messianicità, secondo gli uomini e non secondo Dio», se rimane sospesa ai gesti di salvezza operati da Cristo stesso nei sacramenti, cioè all’operare di Colui che nell’Eucaristia offre se stesso «come Pane spezzato, come Amore crocifisso e donato» e «regna in silenzio sulla croce». Imparagonabile ai «messia potenti adulati dal mondo». Così, nell’omelia pronunciata domenica 12 settembre a Budapest, durante la messa conclusiva del 52esimo congresso eucaristico internazionale, Papa Francesco ha riproposto il mistero dell’Eucaristia anche come sorgente di ogni autentico dinamismo missionario.
Prima della Celebrazione eucaristica, nell’incontro con i vescovi ungheresi, il Pontefice aveva riproposto il mistero dell’eucaristia anche come luce che illumina le esperienze martiriali disseminate lungo il cammino della Chiesa nella storia. «Nel Pane e nel Vino» dell’Eucaristia – ha detto il Papa nella prima parte del discorso rivolto ai Vescovi della Nazione magiara «vediamo Cristo che offre il suo Corpo e il suo Sangue per noi. La Chiesa di Ungheria, con la sua lunga storia, segnata da una incrollabile fede, da persecuzioni e dal sangue dei martiri» ha aggiunto il Papa «è associata in modo particolare al sacrificio di Cristo. Tanti fratelli e sorelle, tanti vescovi e presbiteri hanno vissuto ciò che celebravano sull’altare: sono stati macinati come chicchi di grano, perché tutti potessero essere sfamati dall’amore di Dio; sono stati torchiati come l’uva, perché il sangue di Cristo diventasse linfa di vita nuova; sono stati spezzati, ma la loro offerta d’amore è stata un seme evangelico di rinascita piantato nella storia di questo popolo».
Ai membri dell’episcopato ungherese, il Vescovo di Roma ha proposto alcune «indicazioni» e incoraggiamenti riguardo alla loro missione, svolta in un contesto «in cui cresce il secolarismo e si affievolisce la sete di Dio». A volte – ha detto tra l’altro il Pontefice - «quando la società che ci circonda non sembra entusiasta della nostra proposta cristiana, la tentazione è quella di chiuderci nella difesa delle istituzioni e delle strutture», mentre conviene sempre tener presente che «le strutture, le istituzioni, la presenza della Chiesa nella società servono solo a risvegliare nelle persone la sete di Dio e a portare loro l’acqua viva del Vangelo». Un segno distintivo di un autentico dinamismo apostolico – ha aggiunto tra le altre cose il Papa, alludendo anche alle chiusure e insofferenze emerse in Ungherida davanti ai flussi migratori – si può riconoscere nella disponibilità a «aprirci all’incontro con l’altro», invece di chiuderci in una rigida difesa della nostra cosiddetta identità». L’appartenenza alla propria identità – ha insistito il Successore di Pietro - «non deve mai diventare motivo di ostilità e di disprezzo degli altri, bensì un aiuto per dialogare con culture diverse». (GV) (Agenzia Fides 13/9/2021)

domenica 5 luglio 2020

Innamorato di Gesù e dei poveri


La Chiesa ricorda il beato Frassati, giovane innamorato di Gesù e dei poveri

Nel giorno in cui si celebra la memoria del giovane beato piemontese, Pier Giorgio Frassati, l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, presiede stasera in suo onore, in cattedrale, la Santa Messa. Papa Francesco nel 2015, incontrando a Torino giovani e ragazzi, ha ricordato il motto che ha scandito la vita del beato Frassati: "vivere, non vivacchiare"
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
"Era un giovane di una gioia trascinante, una gioia che superava anche tante difficoltà della sua vita. Diceva di voler ripagare l’amore di Gesù che riceveva nella Comunione visitando e aiutando i poveri". Con queste parole Papa Francesco descrive nell'Esortazione apostolica "Christus vivit" la figura del beato Pier Giorgio Frassati che la Chiesa ricorda oggi. La sua è la storia di un giovane che ha dedicato la vita agli studi, alla pietà, alle attività apostoliche e sociali, sportive e di carità. È un luminoso esempio, per la gioventù, di un cristianesimo autentico. Nasce a Torino il 6 aprile del 1901 in una famiglia ricca e borghese: il padre, Alfredo, fonda e dirige il quotidiano “La Stampa”. Quando scoppia la prima guerra mondiale, Pier Giorgio è adolescente. Diversi episodi di quegli anni dimostrano la sua partecipazione alle sofferenze dei soldati. A dodici anni frequenta il ginnasio ma viene bocciato. Si rammarica per il dolore procurato ai genitori ma promette di impegnarsi per rimediare. Si iscrive all’Istituto sociale dei padri gesuiti, dove trova un vero trampolino di lancio per una piena formazione umana e spirituale. Inizia ad accostarsi quotidianamente all’Eucaristia. Dopo gli studi liceali, si iscrive al Politecnico di Torino scegliendo la facoltà di Ingegneria Mineraria. Il suo desiderio è quello di contribuire a migliorare le condizioni dei lavoratori all’interno delle miniere.

La passione per la montagna e l’amore per la preghiera

Pier Giorgio è un giovane che ama la poesia e le scalate in montagna. Spesso raggiunge a piedi il Santuario della Madonna di Oropa e, al ritorno, recita il Rosario e canta le Litanie. Soccorre tutti i poveri che bussano alla porta della sua casa. Per questo suo impegno caritatevole riceve l'appellattivo di "apostolo dei poveri". La domenica partecipa spesso alla Santa Messa delle 4.30 per poter poi dedicare la giornata, in compagnia degli amici, ad escursioni in montagna. Di lui, un sacerdote ha scritto: “Com’era bello vederlo entrare con i suoi compagni nelle prime ore della domenica in chiesa, scarpe ferrate, bastoncini da sci o piccozza in mano, sacco in spalla. Si dirigeva con passo rumoroso alla sacrestia, deponeva il bagaglio e serviva all’altare con mirabile compostezza e pietà vivissima”.



lunedì 15 giugno 2020

Angelus 14 giugno 2020

“E’ la Chiesa che fa l’Eucaristia, ma è più fondamentale che l’Eucaristia fa la Chiesa, e le permette di essere la sua missione, prima ancora che di compierla”. “Ricevere Gesù perché ci rasformi da dentro, e perché faccia di noi l’unità” spiegato il Papa, che durante l’Angelus di oggi, pronunciato dalla finestra del suo studio nel Palazzo apostolico davanti ai fedeli riuniti in piazza San Pietro rispettando le misure di distanziamento sociale imposte dall’attuale pandemia, si è soffermato ancora una volta – come aveva fatto nell’omelia della messa celebrata poco prima nella basilica di San Pietro – sulla solennità del Corpus Domini, che si celebra oggi in Italia e in altre nazioni. “Gesù è presente nel sacramento dell’Eucaristia per essere il nostro nutrimento, per essere assimilato e diventare in noi quella forza rinnovatrice che ridona energia e voglia di rimettersi in cammino, dopo ogni sosta o caduta”, ha ricordato Francesco: “Ma questo richiede il nostro assenso, la nostra disponibilità a lasciar trasformare noi stessi, il nostro modo di pensare e di agire; altrimenti le celebrazioni eucaristiche a cui partecipiamo si riducono a dei riti vuoti e formali”. “E tante volte qualcuno va a messa perché si deve andare, come un atto sociale, rispettoso ma sociale”, ha aggiunto a braccio: “Ma il mistero è un’altra cosa: è Gesù che viene per nutrirci”. “La comunione al corpo di Cristo è segno efficace di unità, di comunione, di condivisione”, ha proseguito il Papa a proposito della “comunione reciproca di quanti partecipano all’Eucaristia, al punto da diventare tra loro un corpo solo, come unico è il pane che si spezza e si distribuisce”: “Non si può partecipare all’Eucaristia senza impegnarsi in una  fraternità vicendevole che sia sincera. Ma il Signore sa bene che le nostre sole forze umane non bastano per questo. Anzi, sa che tra i suoi discepoli ci sarà sempre la tentazione della rivalità, dell’invidia, del pregiudizio, della divisione…Tutti conosciamo queste cose. Anche per questo ci ha lasciato il Sacramento della sua Presenza reale, concreta e permanente, così che, rimanendo uniti a Lui, noi possiamo ricevere sempre il dono dell’amore fraterno”. “Questo duplice frutto dell’Eucaristia: l’unione con Cristo e la comunione tra quanti si nutrono di Lui, genera e rinnova continuamente la comunità cristiana”, ha garantito il Santo Padre citando il Concilio. “Ricevere Gesù perché ci trasformi da dentro, e perché faccia di noi l’unità e non la divisione”, la sintesi a braccio del mistero dell’Eucaristia.

Papa Francesco Messa Corpus Domini 2020-06-14








Il Papa: l’Eucaristia guarisce la memoria e accende il desiderio di servire
Servono “catene di solidarietà” e il Signore è capace di risanare la memoria delle delusioni cocenti, delle cose che non vanno, facendoci portatori di gioia. Così stamani il Papa alla Messa del Corpus Domini all'Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro

Debora Donnini – Città del Vaticano
Il Signore ci ha lasciato un Memoriale che “guarisce la nostra memoria” segnata da ferite e tristezze, trasformandoci in portatori di gioia e capaci di prenderci cura di chi ha fame. Questo Memoriale è la Messa che “è un tesoro da mettere al primo posto nella Chiesa e nella vita”. Lo ricorda il Papa alla Celebrazione Eucaristica del Corpus Domini in un’omelia dai forti tratti esistenziali. Presenti una cinquantina di persone all'Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro insieme al cardinale Comastri e a monsignor Lanzani, rispettivamente Arciprete e Delegato della Basilica. Una Messa che gli ultimi due anni era stata celebrata a Ostia e a Casal Bertone. Una Messa seguita dall’Adorazione e dalla Benedizione Eucaristica e quest’anno, a causa della pandemia, senza la tradizionale processione. (Il servizio con la voce del Papa)
Servono catene di solidarietà
E’ fondamentale fare memoria riunendosi come popolo, dice il Papa richiamandosi alle Letture odierne, ricordare il bene ricevuto dagli interventi di Dio nella nostra vita. Si tratta di una memoria che guarisce “la nostra memoria orfana”, “la memoria negativa” e “la nostra memoria chiusa”, evidenzia il Papa dipanando il senso di questi tre aspetti del vivere umano. Non solo. L’Eucaristia “spegne in noi la fame di cose e accende il desiderio di servire”:
Ci rialza dalla nostra comoda sedentarietà, ci ricorda che non siamo solo bocche da sfamare, ma siamo anche le sue mani per sfamare il prossimo. È urgente ora prenderci cura di chi ha fame di cibo e dignità, di chi non lavora e fatica ad andare avanti. E farlo in modo concreto, come concreto è il Pane che Gesù ci dà. Serve una vicinanza reale, servono vere e proprie catene di solidarietà. Gesù nell’Eucaristia si fa vicino a noi: non lasciamo solo chi ci sta vicino!
L’Eucaristia è un fatto
E se la memoria è sentirsi parte di una storia e va trasmessa di generazione in generazione, bisogna anche farne esperienza e quindi il Signore non ha lasciato solo parole ma un memoriale, un Pane che ha il sapore del suo amore, nel quale “Lui è vivo” e ricevendolo possiamo dire che il Signore si è ricordato di noi. Gesù infatti dice “Fate questo in memoria” e il Papa sottolinea proprio quel “fate”: “L’Eucaristia non è un semplice ricordo, è un fatto: è la Pasqua del Signore che rivive per noi” e nella Messa “la morte e la risurrezione di Gesù sono davanti a noi”.
Gesù può ribaltare le nostre vite, guarendo la memoria orfana
L’Eucaristia sana quindi la memoria orfana segnata da “delusioni cocenti”, inflitte magari da chi avrebbe dovuto dare amore e invece “ha reso orfano il cuore”. Non si può però cambiare il passato, ma Dio può guarire “queste ferite immettendo nella nostra memoria un amore più grande: il suo”. L’Eucaristia “risana la nostra orfanezza” e ci dà l’amore di Gesù, “che ha trasformato un sepolcro da punto di arrivo a punto di partenza e allo stesso modo può ribaltare le nostre vite”.

Guarire dalla memoria negativa per essere portatori di gioia

Ma Gesù guarisce anche la “memoria negativa”, quella che richiama sempre le cose che non vanno e ci lascia l’idea che “non siamo buoni a nulla”. Il Signore, “che è davvero innamorato di noi”, ama il bello e buono che siamo. Sa “che il male e i peccati non sono la nostra identità” ma “malattie” che viene a curare proprio con l’Eucaristia che "contiene gli anticorpi per la nostra memoria malata di negatività" e che ci trasforma in “portatori di Dio”. Il peso della caduta non ci schiaccerà. Quindi “con Gesù possiamo immunizzarci dalla tristezza”, dice il Papa esortando i cristiani a non essere portatori di critiche e lamentale, a non piangersi addosso. “Questo non migliora nulla, mentre la gioia del Signore cambia la vita”.


Solo aprendoci ci liberiamo dalla paralisi del cuore


Ma c’è anche “una memoria chiusa” da cui guarire quando quelle ferite che abbiamo dentro ci rendono “paurosi e sospettosi” e alla lunga “cinici e indifferenti” comportandoci con arroganza verso gli altri. Il Papa sottolinea l’inganno di questo atteggiamento:
Solo l’amore guarisce alla radice la paura e libera dalle chiusure che imprigionano. Così fa Gesù, venendoci incontro con dolcezza, nella disarmante fragilità dell’Ostia; così fa Gesù, Pane spezzato per rompere i gusci dei nostri egoismi; così fa Gesù, che si dona per dirci che solo aprendoci ci liberiamo dai blocchi interiori, dalle paralisi del cuore. Il Signore, offrendosi a noi semplice come il pane, ci invita anche a non sprecare la vita inseguendo mille cose inutili che creano dipendenze e lasciano il vuoto dentro.
Infine il Papa esorta anche a riscoprire l’adorazione che prosegue in noi l’opera della Messa e ci guarisce dentro. La Messa del Corpus Domini è infatti seguita dall’Adorazione e dalla Benedizione Eucaristica che suggellano questa Solennità.

venerdì 12 giugno 2020

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO - A 14 giugno 2020


LITURGIA DELLA PAROLA

PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – La partecipazione al Corpo e al Sangue di Cristo è fonte di vita eterna. Nel sacramento dell’Eucaristia il Verbo fatto carne si dona per la vita del mondo, la parola uscita dalla bocca di Dio si fa pane per saziare ogni vivente e riunire i molti nella Chiesa, Corpo mistico di Cristo e comunione d’amore.

PRIMA LETTURA: Dt 8,2-3.14-16
Ti ha nutrito di un cibo, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto.
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 147
Rit. Loda il Signore, Gerusalemme

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

SECONDA LETTURA: 1 Cor 10,16-17
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.
SEQUENZA
[Sion, loda il Salvatore, / la tua guida, il tuo pastore
con inni e cantici.
Impegna tutto il tuo fervore: / egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno.
Pane vivo, che dà vita: / questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.
Veramente fu donato agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.
Lode piena e risonante, gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito.
Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo la prima sacra cena.
E il banchetto del nuovo Re,
nuova, Pasqua, nuova legge;
e l'antico è giunto a termine.
Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l'ombra: luce, / non più tenebra.
Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena: noi lo rinnoviamo,
Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino, ostia di salvezza.
È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne, si fa sangue il vino.
Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma, oltre la natura.
È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero realtà sublimi.
Mangi carne, bevi sangue;
ma rimane Cristo intero in ciascuna specie.
Chi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide: intatto lo riceve.
Siano uno, siano mille, ugualmente lo ricevono:
mai è consumato.
Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte: vita o morte provoca.
Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione ben diverso è l'esito!
Quando spezzi il sacramento / non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte, quanto nell'intero.
È diviso solo il segno non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito della sua persona.]
Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini,
vero pane dei figli: non dev'essere gettato.
Con i simboli è annunziato, / in Isacco dato a morte,
nell'agnello della Pasqua, / nella manna data ai padri.
Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni nella terra dei viventi.
Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.

CANTO AL VANGELO: Gv 6,51
Alleluia, alleluia.
Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore;
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia.

VANGELO: Gv 6,51-58
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Parola del Signore
PREGHIERA DEI FEDELI
C – Fratelli e sorelle, «Chi mangia questo pane vivrà in eterno». La promessa di Gesù restituisce spe­ranza alla nostra vita precaria e ci permette di riprendere fiduciosi il cammino. Rivolgiamo la nostra preghiera al Padre perché tutti abbiano la vita, e l’ab­biano in abbondanza.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Per il Corpo e il Sangue del tuo Figlio, salvaci, o Padre!
  1. Per la Chiesa, convocata da ogni parte della terra attorno alla mensa eucaristica: perché sappia spezzare il pane della Parola e il corpo di Cristo in favore di tutti, anche di coloro che ignorano o hanno dimenticato il Vangelo, preghiamo.
  2. Per le Chiese divise da antiche discordie e sempre attuali pregiudizi: ricordando che Gesù, nell’ora della sua ultima Cena, ha pregato perché tutti siano uno, proseguano nella strada della conoscenza reciproca e del dialogo sincero, nell’attesa di condividere un giorno l’unica mensa del Signore, preghiamo.
  3. Per il Papa, i Vescovi e i presbiteri, che tutti i giorni presiedono l’Eucaristia in ogni angolo del mondo: perché la fede nel pane di vita eterna di cui sono custodi e dispensatori li sostenga in mezzo alle prove quotidiane, preghiamo.
  4. Per i diaconi e i fedeli laici che collaborano con i pastori nel portare la santa Eucaristia a tutti e ovunque: perché nutrendosi del pane eucaristico rafforzino la loro testimonianza cristiana in tutti gli ambienti in cui si trovano, preghiamo.
  5. Per gli ammalati nel corpo e nello spirito, perché nell'esperienza della precarietà siano sostenuti dal Pane del cielo condiviso attraverso la solidarietà dei fratelli e possano pregustare la gioia di vivere in eterno, preghiamo.
  6. Per noi qui presenti, che celebriamo il memoriale della morte e della risurrezione di Gesù all’inizio di una nuova settimana: perché memori della nostra identità di figli amati ritroviamo la forza necessaria e riprendiamo fiduciosi il cammino, preghiamo.
C – Fai fiorire ancora in mezzo a noi, o Padre, il Pane del cielo che riaccende la memoria, come avvenne al tempo di Mosè, e guidaci sulla strada indicata da Gesù, il tuo Figlio amato, perché, liberi dalla preoccupazione di salvarci da soli, perdiamo la nostra vita nel dono reciproco, sicuri che la tua grazia ci custodisce sempre.
Per Cristo nostro Signore. T - Amen.


L

venerdì 3 aprile 2020

Ottavario, Misteri della luce nel giovedi anniversario di San Giovanni Paolo II°

Il Papa ha proclamato l' "Anno del Rosario"
e propone l'aggiunta di altri cinque misteri,
i Misteri della Luce

In occasione del suo 24.mo anniversario di Pontificato, Giovanni Paolo II ha voluto donare al mondo la sua Lettera apostolica sul Rosario , Rosarium Virginis Mariae, ed ha proclamato questo anno che va da ottobre 2002 fino all'ottobre 2003, "Anno del Rosario".

Ha firmato infatti durante l'udienza generale la Lettera apostolica che si intitola Rosarium Virginis Mariae, spiegandone egli stesso la motivazione: far riscoprire la profondità mistica racchiusa nella semplicità del Rosario.

Il Papa propone di aggiungere cinque Misteri, legati alla vita pubblica di Gesù "la luce del mondo" (Gv 8,12), che chiama i Misteri della Luce: 1. il Battesimo al Giordano, 2. l'auto-rivelazione alle nozze di Cana, 3. l'annuncio del Regno di Dio con l'invito alla conversione, 4. la Trasfigurazione e, infine, 5. l'istituzione dell'Eucaristia, espressione sacramentale del mistero pasquale.

Il Papa propone di inserire i Misteri della Luce tra i Misteri Gaudiosi, i Misteri Dolorosi e i Misteri Gloriosi.
Secondo la prassi corrente, infatti, il lunedì e il giovedì sono dedicati ai « misteri della gioia », il martedì e il venerdì ai « misteri del dolore », il mercoledì, il sabato e la domenica ai « misteri della gloria ».
Dove inserire i « misteri della luce »?
Considerando che i misteri gloriosi sono riproposti di seguito il sabato e la domenica e che il sabato è tradizionalmente un giorno a forte carattere mariano, Giovanni Paolo II consiglia di spostare al sabato la seconda meditazione settimanale dei misteri gaudiosi, nei quali la presenza di Maria è più pronunciata. Il giovedì resta così libero proprio per la meditazione dei misteri della luce.
"Ciò che è veramente importante - scrive il Papa nella sua Lettera Apostolica - è che il Rosario sia sempre più concepito e sperimentato come itinerario contemplativo. Attraverso di esso, in modo complementare a quanto si compie nella Liturgia, la settimana del cristiano, incardinata sulla domenica, giorno della risurrezione, diventa un cammino attraverso i misteri della vita di Cristo, e questi si afferma, nella vita dei suoi discepoli, come Signore del tempo e della storia. (pf.38, Rosarium Virignis Mariae).


Perchè i Misteri della luce? Giovanni Paolo II lo spiega al paragrafo 21 della sua Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae:
"Passando dall'infanzia e dalla vita di Nazareth alla vita pubblica di Gesù, la contemplazione ci porta su quei misteri che si possono chiamare, a titolo speciale, 'misteri della luce'. In realtà, è tutto il mistero di Cristo che è luce. Egli è « la luce del mondo » (Gv 8, 12).
Ma questa dimensione emerge particolarmente negli anni della vita pubblica, quando Egli annuncia il vangelo del Regno. Volendo indicare alla comunità cristiana cinque momenti significativi – misteri 'luminosi' – di questa fase della vita di Cristo, ritengo che essi possano essere opportunamente individuati: 1. nel suo Battesimo al Giordano, 2. nella sua auto-rivelazione alle nozze di Cana, 3. nell'annuncio del Regno di Dio con l'invito alla conversione, 4. nella sua Trasfigurazione e, infine, 5. nell'istituzione dell'Eucaristia, espressione sacramentale del mistero pasquale.
Ognuno di questi misteri è rivelazione del Regno ormai giunto nella persona stessa di Gesù.

È mistero di luce innanzitutto il Battesimo al Giordano. Qui, mentre il Cristo scende, quale innocente che si fa 'peccato' per noi (cfr 2Cor 5, 21), nell'acqua del fiume, il cielo si apre e la voce del Padre lo proclama Figlio diletto (cfr Mt 3, 17 e par), mentre lo Spirito scende su di Lui per investirlo della missione che lo attende.

Mistero di luce è l'inizio dei segni a Cana (cfr Gv 2, 1-12), quando Cristo, cambiando l'acqua in vino, apre alla fede il cuore dei discepoli grazie all'intervento di Maria, la prima dei credenti.

Mistero di luce è la predicazione con la quale Gesù annuncia l'avvento del Regno di Dio e invita alla conversione (cfr Mc 1, 15), rimettendo i peccati di chi si accosta a Lui con umile fiducia (cfr Mc 2, 3-13; Lc 7, 47-48), inizio del ministero di misericordia che Egli continuerà ad esercitare fino alla fine del mondo, specie attraverso il sacramento della Riconciliazione affidato alla sua Chiesa (cfr Gv 20, 22-23).

Mistero di luce per eccellenza è poi la Trasfigurazione, avvenuta, secondo la tradizione, sul Monte Tabor. La gloria della Divinità sfolgora sul volto di Cristo, mentre il Padre lo accredita agli Apostoli estasiati perché lo ascoltino (cfr Lc 9, 35 e par) e si dispongano a vivere con Lui il momento doloroso della Passione, per giungere con Lui alla gioia della Risurrezione e a una vita trasfigurata dallo Spirito Santo.

Mistero di luce è, infine, l'istituzione dell'Eucaristia, nella quale Cristo si fa nutrimento con il suo Corpo e il suo Sangue sotto i segni del pane e del vino, testimoniando « sino alla fine » il suo amore per l'umanità (Gv 13, 1), per la cui salvezza si offrirà in sacrificio.
In questi misteri, tranne che a Cana, la presenza di Maria rimane sullo sfondo. I Vangeli accennano appena a qualche sua presenza occasionale in un momento o nell'altro della predicazione di Gesù (cfr Mc 3, 31-35; Gv 2, 12) e nulla dicono di un'eventuale presenza nel Cenacolo al momento dell'istituzione dell'Eucaristia. Ma la funzione che svolge a Cana accompagna, in qualche modo, tutto il cammino di Cristo.

La rivelazione, che nel Battesimo al Giordano è offerta direttamente dal Padre ed è riecheggiata dal Battista, sta a Cana sulla sua bocca, e diventa la grande ammonizione materna che Ella rivolge alla Chiesa di tutti i tempi: « Fate quello che vi dirà » (Gv 2, 5). È ammonizione, questa, che ben introduce parole e segni di Cristo durante la vita pubblica, costituendo lo sfondo mariano di tutti i 'misteri della luce'."

venerdì 27 marzo 2020

Nella Preghiera benedizione Eucaristica di Papa Francesco è stato eseguito questo inno



Adoro Te devote


Adoro Te devote, latens Deitas,
Quae sub his figuris vere latitas:
Tibi se cor meum totum subiicit,
Quia te contemplans totum deficit.

Visus, tactus, gustus in te fallitur,
Sed auditu solo tuto creditur.
Credo quidquid dixit Dei Filius:
Nil hoc verbo Veritatis verius.

In cruce latebat sola Deitas,
At hic latet simul et humanitas;
Ambo tamen credens atque confitens,
Peto quod petivit latro paenitens.

Plagas, sicut Thomas, non intueor;
Deum tamen meum te confiteor.
Fac me tibi semper magis credere,
In te spem habere, te diligere.

O memoriale mortis Domini!
Panis vivus, vitam praestans homini!
Praesta meae menti de te vivere
Et te illi semper dulce sapere.

Pie pellicane, Iesu Domine,
Me immundum munda tuo sanguine.
Cuius una stilla salvum facere
Totum mundum quit ab omni scelere.

Iesu, quem velatum nunc aspicio,
Oro fiat illud quod tam sitio;
Ut te revelata cernens facie,
Visu sim beatus tuae gloriae.

Amen.



Adoro Te devotamente


Adoro Te devotamente, oh Dio nascosto,
Sotto queste apparenze Ti celi veramente:
A te tutto il mio cuore si abbandona,
Perché, contemplandoTi, tutto vien meno.

La vista, il tatto, il gusto, in Te si ingannano,
Ma solo con l'udito si crede con sicurezza:
Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio,
Nulla è più vero di questa parola di verità.

Sulla croce era nascosta la sola divinità,
Ma qui è celata anche l'umanità:
Eppure credendo e confessando entrambe,
Chiedo ciò che domandò il ladrone penitente.

Le piaghe, come Tommaso, non vedo,
Tuttavia confesso Te mio Dio.
Fammi credere sempre più in Te,
Che in Te io abbia speranza, che io Ti ami.

Oh memoriale della morte del Signore,
Pane vivo, che dai vita all'uomo,
Concedi al mio spirito di vivere di Te,
E di gustarTi in questo modo sempre dolcemente.

Oh pio Pellicano, Signore Gesù,
Purifica me, immondo, col Tuo sangue,
Del quale una sola goccia può salvare
Il mondo intero da ogni peccato.

Oh Gesù, che velato ora ammiro,
Prego che avvenga ciò che tanto bramo,
Che, contemplandoTi col volto rivelato,
A tal visione io sia beato della Tua gloria.

Amen.

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...