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mercoledì 27 ottobre 2021

La violenza sui cristiani, "flagrante violazione della Costituzione"

 

ASIA/INDIA - La violenza sui cristiani, "flagrante violazione della Costituzione"
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Le aggressioni a danno dei fedeli cristiani indiani sono chiare e flagranti violazioni della Costituzione, e come tali vanno perseguite e fermate: lo affermano sacerdoti, religiosi, promotori dei diritti umani nella società indiana, all'indomani della pubblicazione del Rapporto, curato da un gruppo di organizzazioni cristiane, che segnala nel 2021 più di 300 episodi di violenza contro i cristiani in India. Il documento, inviato a Fides, è redatto da Ong come "United Against Hate", "Association for Protection of Civil Rights" e "United Christian Forum" e altre.
"Quanto sta accadendo ai cristiani in India non è una novità. Accade con spaventosa regolarità negli Stati governati dal Bharatiya Janata Party (BJP) da più di 20 anni”, commenta all'Agenzia Fides p. Cedric Prakash, studioso gesuita e scrittore, attivo nella difesa e promozione dei diritti umani. "Tuttavia, dal 2014 gli elementi legati all'ideologia 'Hindutva' (che propugna un nazionalismo religioso indù) hanno portato avanti la loro agenda con violenze e propaganda di odio contro le minoranze religiose, come cristiani e musulmani, godendo di maggiore impunità", spiega. “Anche i leader più intransigenti indù si nascondono dietro l'immunità, dicendo: noi siamo i capi; nessuno può toccarci, non ci accadrà nulla", afferma padre Prakash.
“Aggressioni e minacce sono aumentati drasticamente. Questo è totalmente contro la Costituzione, l'ethos democratico e il tessuto pluralistico del Paese. Il popolo indiano deve alzarsi per fermare immediatamente questo fanatismo prima che sia troppo tardi", dice.
Secondo il rapporto intitolato "Cristiani sotto attacco in India", pubblicato il 21 ottobre scorso, in tre stati del nord dell'India, come Uttar Pradesh, Uttarakhand, Haryana e Delhi, si segnalano la maggior parte degli attacchi contro i cristiani.
“I timori e i sospetti sui cristiani che convertono gli indù sono del tutto infondati. Brutali attacchi hanno avuto luogo in 21 stati. La maggior parte degli incidenti si verificano negli stati del nord e 288 casi sono violenza di massa. Questa è una situazione spaventosa, che solleva interrogativi critici sul ruolo della Commissione nazionale per i diritti umani (NHRC) e del Ministero dell'Interno, e sui fallimenti nel fermare questa violenza", afferma il leader cattolico A.C. Michael, ex membro della Commissione per le Minoranze a Delhi e oggi Coordinatore nazionale dello United Christian Forum (UCF).
Più di 49 denunce sono state registrate nelle stazioni di polizia, ma non è stata intrapresa alcuna azione, nota il testo. Dall'inchiesta realizzata, emerge che la maggior parte delle violenze sono avvenuti contro i cristiani che appartengono ai Dalit e alle comunità tribali. Gli autori delle aggressioni sono gruppi nazionalisti indù che incolpano i cristiani di convertire gli indù tramite lusinghe, tramite il denaro o altre forme di aiuto. L'accusa è totalmente negata dai cristiani: come sottolinea Minakshi Singh, Segretario generale del gruppo "Unity in Christ", ente Protestante con sede a Delhi, che ha contribuito al Rapporto, "questo non è affatto vero, infatti non c'è stato alcun cambiamento significativo nella percentuale della popolazione cristiana, anzi, il suo numero si sta riducendo", rileva.
Padre Ajaya Kumar Singh, sacerdote cattolico, avvocato e difensore dei diritti umani, afferma a Fides: “La libertà di religione o di credo è un diritto fondamentale. È la pietra angolare di tutti i diritti in quanto coinvolge la coscienza. I gruppi Hindutva accusano i cristiani da oltre un secolo di fare proselitismo senza prove e reali motivazioni”. Accusare i cristiani di convertire con la forza gli altri al cristianesimo è pura propaganda, ed è un pretesto per compiere la violenza. Ognuno ha il diritto di scegliere le proprie convinzioni. La prova della libertà di religione è il diritto a convertirsi” dice il sacerdote a Fides.
“In alcuni villaggi, le chiese cristiane sono state devastate, in altri i Pastori sono stati percossi o maltrattati. Le assemblee di fedeli sono state disperse da folle di violenti e i cristiani sono finiti in ospedale con ferite. Anche la polizia è accusata di minacciare i fedeli, di trascinarli nelle stazioni di polizia e di compiere incursioni durante i servizi di preghiera domenicali”, riferisce il sacerdote commentando il Rapporto.
“Occorre far emergere il più possibile i fatti reali, con accertamenti indipendenti. Nessuno deve scusarsi o vergognarsi perché esercita il diritto di scegliere la propria religione o il proprio credo. Apprezziamo che gruppi indipendenti della società civile, che tutelano le libertà individuali, si uniscano a questa campagna per evidenziare i problemi", conclude padre Singh.
In un recente episodio, un gruppo di 30 attivisti appartenenti al Vishwa Hindu Parishad (Consiglio mondiale indù) e al Bajrang Dal (Partito dei duri e forti) hanno costretto una scuola cattolica nello stato indiano del Madhya Pradesh a installare nel campus una statua di Saraswati, la dea indù della conoscenza. Anche in passato, il Madhya Pradesh, che è governato dal partito nazionalista indù Bjp, ha registrato numerosi casi di violenza su cristiani, sacerdoti e suore.
Secondo il censimento indiano del 2011 gli indù sono 966 milioni, su una popolazione indiana di 1,3 miliardi. I musulmani sono 172 milioni, mentre i cristiani toccano quota 29 milioni in tutto.
(SD-PA) (Agenzia Fides 27/10/2021)

venerdì 10 gennaio 2020

Agenzia Fides 10 gennaio 2020

AFRICA/NIGER - Assalto contro militari al confine con il Mali; secondo un Vescovo i jihadisti intendono occupare il Sahel
 
Niamey (Agenzia Fides) - È di 25 soldati morti e 6 feriti, e 63 jihadisti uccisi, il bilancio dell’assalto di ieri, 9 gennaio, al posto militare avanzato di Chinégodar, un villaggio del Niger a 10 km dalla frontiera con il Mali.
Secondo le autorità di Niamey, l’assalto è stato condotto da almeno un centinaio di jihadisti a cavallo di motociclette. I militari nigerini sono riusciti a respingerli grazie all’appoggio aereo fornito dall’aviazione locale e da quello degli alleati (probabilmente droni americani o francesi).
Questo attacco arriva un mese dopo quello del campo di Inates nello stesso settore, che ha causato 71 morti.
Chinégodar ha accolto i primi rifugiati maliani nel 2012 dopo l'offensiva ribelle tuareg nel nord del Mali. Nell’area è stato proclamato lo stato di emergenza teso a prevenire ricorrenti incursioni jihadiste. Le autorità di Tillaberi hanno anche deciso di "vietare la circolazione di motocicli, notte e giorno" in diverse località, compresa la capitale regionale di Tillaberi.
Niger, Mali e Burkina Faso sono i tre maggiori Stati del Sahel colpiti dalle violenze di diversi gruppi terroristici che si muovono da un Paese all’altro. L'8 gennaio Mohamed Ibn Chambas capo dell'Ufficio delle Nazioni Unite per l'Africa occidentale e il Sahel (UNOWAS), ha dichiarato davanti ai membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che sono 4.000 le persone uccise in assalti jihadisti tra Niger, Burkina Faso e Mali nel 2019, rispetto ai 770 morti del 2016. Anche il numero di sfollati interni in questi tre Paesi è aumentato di dieci volte, arrivando a circa mezzo milione. Altre 25.000 persone hanno invece trovato rifugio nei Paesi vicini.
In Burkina Faso una delle diocesi maggiormente colpite dalle violenze dei jihadisti è quella di Fada'Ngourma, la più vasta del Paese. L’Ordinario del luogo, Sua Ecc. Mons. Pierre Claver Malgo, ha osservato che ci sono diversi gruppi islamisti che operano nella regione" e per lui "è chiaro che tutti hanno un piano: occupare l'intera regione del Sahel". Mons. Malgo ha denunciato che quando i fedeli cristiani vengono attaccati "viene sempre chiesto loro di convertirsi all'Islam e rinunciare alla loro fede. Per non parlare della distruzione e della profanazione dei simboli religiosi cristiani”.
In Burkina Faso nel 2019 sono stati uccisi tre sacerdoti, mentre è ancora nelle mani dei suoi sequestratori padre Pierluigi Maccalli, della Società delle Missioni Africane (SMA), rapito in Niger, nella missione di Bamoanga, nella notte tra il 17 e il 18 settembre 2018. (L.M.) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Manipolazione delle Costituzioni in Africa: un freno alla democrazia
 
Abidjan (Agenzia Fides) - In vista delle prossime elezioni presidenziali, Guinea e Costa d'Avorio sono intenzionate a rivedere le rispettive Costituzioni nazionali al fine di assicurare ai vari poteri in uscita la possibilità costituzionale di ottenere un terzo mandato di governo. “Questo continuo desiderio di rivedere costantemente le Costituzioni dei nostri paesi, specialmente a fini elettorali, non aiuta a rendere i nostri stati stabili e democratici”, dichiara all’Agenzia Fides il teologo ivoriano p. Donald Zagore della Società per le Missioni Africane.
“La stabilità democratica dei nostri stati e delle nostre istituzioni – spiega - dipende essenzialmente dalla stabilità delle nostre Costituzioni nazionali. I nostri stati sono democraticamente instabili, perché le nostre Costituzioni sono instabili. Rimaneggiare continuamente i testi è solo fonte di ulteriori tensioni e violenze.”
“Per avere uno stato di diritto stabile bisogna garantire una democrazia costituzionale durevole nel tempo, vincolante per tutti i cittadini. Tutte le grandi nazioni e le democrazie del mondo sono state costruite grazie a questo processo. Se vogliamo diventare grandi, dobbiamo imparare a sacrificare gli interessi narcisistici in favore del bene comune e per l'interesse supremo delle nostre nazioni”.
“Attualmente – conclude p. Zagore - la democrazia in Africa fa un passo e il passo del gambero, uno avanti e due indietro. Quando crediamo di aver acquisito qualcosa, siamo immediatamente sopraffatti dall'illusione politica che poi viene smentita. Senza fondamenti reali di democrazia e stabilità non si può costruire nulla”.
(DZ/AP) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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AFRICA/EGITTO - “Questionario anonimo” per monitorare impatto (e danni) dei social media sulla vita della Chiesa copta
 
Hamden (Agenzia Fides) – La Chiesa copta ortodossa da tempo si interroga sull’impatto provocato dall’espansione delle reti sociali e dei social media nel vissuto concreto delle comunità ecclesiali. Adesso, la Holy Sophia Coptic Orthodox Schools of Theology, organismo teologico-accademico copto con sede ad Hamden, nel Connecticut (USA), ha lanciato l’iniziativa di un “questionario anonimo” da diffondere su vasta scala per raccogliere dati e opinioni utili a misurare quanto, e in che modo, lo sviluppo nei nuovi media stia condizionando, nel bene e nel male, l’immagine e la missione della Chiesa copta nel tempo presente.
Padre Abraham Azmy, direttore dell’US International Relations and Database Operation Office della Chiesa copta, ha presentato l’iniziativa sui media egiziani, sottolineando che sarà possibile compilare il questionario online entro il prossimo 26 gennaio. Padre Amzy ha riferito che il questionario punta anche a documentare l’effetto di siti e blog che promuovono campagne polemiche e vere e proprie aggressioni ad personam nella rete, alimentando le contrapposizioni nella Chiesa e utilizzando in materia impropria formule e contenuti di carattere dottrinale e teologico.
L'abuso di internet per manipolare contenuti e dinamiche di carattere ecclesiale è un fenomeno che le Chiese devono affrontare in tutto il mondo, e che negli ultimi tempi sembra alimentare particolare preoccupazione tra le Chiese d'Oriente. In Egitto, la tragica vicenda dell'omicidio in monastero del Vescovo copto ortodosso Epiphanius - e dell'arresto di un monaco accusato di essere l' esecutore del crimine - ha accelerato negli ultimi anni il processo di discernimento intorno alla vita monastica già avviato da tempo in seno alla Chiesa copta ortodossa. Già pochi giorni dopo l'omicidio di Anba Epipanius (vedi Fides 6/8/2018), il comitato per i monasteri del Santo Sinodo copto ortodosso ha disposto 12 regole - ratificate dal Patriarca Tawadros II - rivolte a tutti coloro che vivono la condizione monastica nella Chiesa copta ortodossa. Tra le altre cose, ai monaci e alle monache copti è stato chiesto anche di chiudere i propri account personali e gli eventuali blog gestiti sui social media, considerati con sguardo critico come strumenti utilizzati soprattutto per diffondere “idee confuse” e alimentare personalismi. (GV) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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ASIA/INDIA - La Corte Suprema dell'India esaminerà il ricorso in favore dei dalit cristiani  
 
New Delhi (Agenzia Fides) - La Corte Suprema dell'India esaminerà il ricorso presentato che chiede pari trattamento e opportunità per i dalit cristiani nella legislazione indiana, ritenuta "discriminatoria rispetto alla religione". Il ricorso contesta il paragrafo tre dell'Ordine Costituzionale del 1950 che esclude i dalit dallo status di "Caste riconosciute" (Scheduled castes), tagliandoli fuori, solo a causa della loro religione, da misure che ne promuovono l'istruzione e lo sviluppo economico, sociale e culturale. Il ricorso, presentato dal Consiglio nazionale dei cristiani Dalit (NCDC), chiede alla Corte Suprema, che le quote riservate ai dalit siano rese "neutrali rispetto alla religione". Circa 14 gruppi cristiani, tra i quali la Conferenza Episcopale cattolica dell'India, hanno appoggiato il ricorso, presentando alla Corte una petizione che chiede di includere i dalit cristiani nelle misure riservate ai dalit di altre fedi, per l'accesso all'occupazione nel governo e all'istruzione. La Corte Suprema ha accettato di esaminare i motivi alla base dl'appello.
I dalit sono membri del gruppo sociale più basso dell'antico sistema di caste indù. L'Ordine del 1950 garantisce loro alcuni diritti e "quote riservate" nel mondo del lavoro e dell'istruzione, per consentire loro di avere un migliore tenore di vita. Finora questi diritti sono stati concessi a indù, sikh e buddisti, ma negati a cristiani e musulmani.
Secondo il ricorso, "il terzo paragrafo dell'Ordine Costituzionale del 1950 viola il diritto fondamentale all'uguaglianza, alla libertà religiosa e alla non discriminazione". Il NCDC afferma che “la conversione religiosa non muta l'esclusione sociale. La gerarchia delle caste continua a rimanere forte anche per i dalit cristiani”. Il testo del ricorso, pervenuto a Fides, osserva: “Bisogna estendere lo status di Casta riconosciute ai dalit cristiani, offrendo loro borse di studio, opportunità di lavoro, misure di welfare, possibilità di essere eletti nei 'panchayat' (i Consigli dei villaggi), nelle assemblee legislative a livello statale, fino al Parlamento e di avvalersi della protezione legale garantita dal Casted Scheded e Scheduled Tribes (Prevention) of Atrocities Act, del 1989 modificato nell'anno 2018".
"Da decenni promuoviamo, a diversi livelli, la parità di diritti per i cristiani di dalit e ora speriamo che questa battaglia abbia risultato positivo", dice a Fides Raj Kumar, un attivista per i diritti dei dalit. I cristiani dalit sono circa 20 milioni e rappresentano il 75% del totale della popolazione cristiana dell'India. Nell'intera nazione dell'India circa il 16,6% della popolazione complessiva è formata da Dalit, delle diverse fedi religiose. (SD) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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AMERICA - Messaggio del CELAM: “Camminiamo e preghiamo insieme per la pace nel mondo”
 
Bogotà (Agenzia Fides) – “Ci uniamo in preghiera con il Papa, rifiutiamo ogni forma di violenza e di frattura sociale, e chiediamo alle grandi nazioni del mondo, in particolare ai loro governanti, il rispetto reciproco, l'armonia e la buona comprensione, e a non risparmiare ogni sforzo per evitare uno scenario di maggiore tensione". Con queste parole la Presidenza del CELAM, Consiglio Episcopale Latinoamericano, si rivolge al popolo di Dio e alle Conferenze episcopali dell’America latina e dei Caraibi, con un messaggio intitolato “Camminiamo insieme per la pace nel mondo”.
Il messaggio invita a pregare per la pace nel mondo, perché abbiano fine i conflitti che fanno soffrire famiglie e popolazioni intere, e “in particolare, per la grave tensione che si vive in questi momenti tra vari paesi: la guerra porta solo morte e distruzione”. Unendosi all’appello del Papa, la Presidenza del CELAM invita tutte le parti coinvolte a “dare priorità alla via del dialogo, della soluzione pacifica delle controversie e del rispetto incondizionato del diritto internazionale”.
“Camminiamo e preghismo insieme – esortano - perché mai nella nostra storia abbiamo a vergognarci del modo in cui un essere umano ha eliminato l’altro perché non sono stati capaci di dialogare e trovare il consnso per camminare insieme”. La Presidenza del CELAM invita infine le Conferenze episcopali dell’America latina e dei Caraibi e di tutto il mondo, a promuovere giornate di preghiera per la pace, invocando “Maria Santissima, Regina della Pace” perchè “ci conceda questo dono”. (SL) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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AMERICA/PERU’ - Conclusa l’Assemblea sinodale dell’arcidiocesi di Lima: sintonia con quanto vive il popolo e con Dio
 
Lima (Agenzia Fides) – Tre giorni di intenso lavoro, dal 6 all’8 gennaio, presso il Colegio San Agustin di Lima (Perù), hanno caratterizzato l'Assemblea Sinodale Arcidiocesana di Lima. Gli 800 partecipanti, tra laici delegati, religiosi, parroci e vicari dell'arcidiocesi, si sono incontrati in un evento storico per discutere e condividere le linee comuni che saranno oggetto della Lettera pastorale e del Piano pastorale arcidiocesano.
Secondo quanto riferito a Fides da padre Luis Sarmiento, portavoce dell'Assemblea arcidiocesana sinodale di Lima, ogni giorno è stato aperto dall’intervento di un Vescovo, che ha indicato la linea da seguire nei lavori in gruppo per riflettere sul documento di lavoro consegnato a tutti i delegati delle parrocchie. Ogni parrocchia è stata rappresentata dai sacerdoti e da quattro laici: due giovani e due adulti. Padre Sarmiento sottolinea che la presenza dei giovani delegati di ogni parrocchia è stata voluta per avere rappresentate opinioni diverse. “Papa Francesco ci invita a frequentare le periferie, che potrebbero essere anche dentro casa mia, nella stessa parrocchia” ha detto il portavoce.
Mons. Carlos Castillo, Arcivescovo di Lima, ha presieduto la celebrazione eucaristica di ringraziamento per questi tre giorni di riflessione e dibattito. Hanno concelebrato il Nunzio apostolico in Perù, Mons. Nicola Girasoli, i Vescovi ausiliari di Lima, Mons. Ricardo Rodríguez e Mons. Guillermo Elías, e tutti i sacerdoti dell'arcidiocesi.
"Tutti i nuovi problemi che vediamo e che avremo davanti a noi, hanno una possibilità di soluzione se abbiamo un cuore ampio e uno spirito aperto, che è lo Spirito di Dio. Con la sua forza e la sua ispirazione possiamo trovare soluzioni a tutte le cose" ha detto durante la sua omelia. Commentando il Vangelo proclamato (Mc. 6,34) l'Arcivescovo ha detto tra l’altro che la grande questione che ci si è posti in questi giorni è stata quella di “cercare di sintonizzarci con ciò che il nostro popolo vive, per dargli risposta, sempre in sintonia con Dio, che vive nel nostro popolo, nel popolo unto da Dio, che soffre, che domanda, che può aver commesso molti errori ma che però ha anche cose interessanti da dire".
(CE) (Agenzia Fides, 10/01/2020)

sabato 14 luglio 2018

Agenzia Fides 14 luglio 2018

AFRICA/ERITREA - Accordo Etiopia-Eritrea: la Chiesa auspica “una stagione di libertà e pace”
 
Asmara (Agenzia Fides) - Prudenza è la parola che circola nelle sedi della Chiesa cattolica eritrea in merito all’accordo di pace tra Etiopia ed Eritrea. “Come Chiesa - osserva all’Agenzia Fides p.Mussie Zerai, sacerdote dell’eparchia di Asmara - siamo felici per l’intesa, ma aspettiamo gli sviluppi e preghiamo perché l’accordo tra il presidente Isayas Afeworki e del premier Abiy Ahmed apra una stagione di pace duratura che restituisca stabilita e libertà ai cittadini di entrambi i paesi”.
L’intesa potrebbe aprire grandi spazi di crescita anzitutto in campo economico. “Sotto il profilo commerciale - osserva abba Mussie – le due nazioni hanno bisogno una dell’altra. L’Etiopia necessita dei porti eritrei per esportare le proprie merci con costi inferiori a quelli imposti da Gibuti e Sudan. L’Eritrea ha bisogno di aprire la propria economia per rilanciare la produzione e i consumi interni. L’accordo è stato stilato in primo luogo per rispondere alle esigenze economiche di entrambi i paesi. Questo speriamo abbia ricadute anche sulla popolazione che, negli anni, si è impoverita”.
La pace porterà anche alla democrazia in Eritrea? È una domanda difficile, commenta abba Mussie. “Il governo - spiega - per anni ha rimandato l’introduzione della Costituzione del 1997 perché, dicevano i ministri, lo stato di emergenza non consentiva l’introduzione di un normale dibattito democratico. Adesso non ci sono più scuse. La speranza è che la Carta fondamentale entri in vigore presto e che i cittadini possano finalmente godere di tutti i diritti. Lo stesso discorso possiamo farlo per le organizzazioni sociali siano esse laiche o religiose. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a una stretta sulla loro azione. Non possiamo che auspicare una maggiore apertura e disponibilità da parte dell’esecutivo”.
Felicità e prudenza condivisi anche da Meron Estefanos, eritrea, attivista per i diritti umani: “La pace ci rende felici, ma bisogna essere cauti. Al momento, nessuno dei problemi dell’Eritrea è stato risolto: la Costituzione non è entrata in vigore, i prigionieri politici (compresi i ministri incarcerati nel 2011) non sono stati rilasciati, la stampa è ancora imbavagliata, l’opposizione non è libera di esprimersi, i soldati arruolati per una leva a tempo indeterminato non sono stati smobilitati. Tutto è rimasto com’era. Aspettiamo e vediamo quali saranno gli sviluppi. Mi sento di ringraziare la Chiesa cattolica che, pur minoritaria e perseguitata, è stata una delle poche voci che si è levata in questi anni per denunciare la repressione del regime. Per chi lavora per un’Eritrea libera, la Chiesa è stata un punto di riferimento”. (EC) (Agenzia Fides 14/7/2018)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Famiglie costrette a vivere nei cimiteri, “segno di decadenza umana e politica”
 
Abidjan (Agenzia Fides) – Le piogge violente che si sono abbattute sul paese e che hanno causato la morte di decine di persone (vedi Fides 21/6/2018) hanno alimentato il deterioramento delle condizioni sanitarie delle popolazioni colpite. Di conseguenza a questi catastrofici eventi il governo ivoriano ha deciso di abbattere le abitazioni dei quartieri più precari dove vivono le famiglie più povere. Come risultato di questa azione politica queste famiglie non sanno più dove andare a cercare un tetto: l’unico riparo lo hanno trovato nei cimiteri, lì si sono accampati e dormono sulle tombe. “Sono immagini che sfidano la comprensione umana; sono l’espressione della decadenza umana e politica. Famiglie, donne, bambini, oggi vittime della crudeltà di un sistema politico in cui l’uomo e la sua dignità non hanno posto”, commenta all’Agenzia Fides padre Donald Zagore, teologo ivoriano della Società Missioni Africane.

“Possiamo davvero parlare di sviluppo quando l’essere umano è ridotto allo stato animale? Questa è una politica di sviluppo con un volto disumano, senza cuore”, sottolinea Zagore in questi giorni a Roma per un incontro del Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SECAM).

“Mai negli ultimi vent’anni – prosegue - la storia della Costa d'Avorio è stata scritta con tanto dolore, tanta sofferenza, tanta ingiustizia e tanta malvagità. Rifiutati dagli uomini, benvenuti dai morti. Questa è la realtà di tanta povera gente che da viva viene respinta e cacciata da altri esseri viventi e che ora trova rifugio solo tra le tombe. Infatti, i morti nelle loro tombe mostrano quell'umanità che manca ai vivi dando una lezione a quanti sono diventati sempre più insensibili alla dignità”.

“In una situazione del genere - aggiunge il sacerdote - la Chiesa della Costa d’Avorio non rimane in silenzio. Non può certo limitarsi ad alzare la voce per opporsi a questo scandalo: deve anche intraprendere azioni concrete per aiutare tutte le famiglie che ora vivono nei cimiteri. Questa azione profetica è necessaria, altrimenti tutte le nostre omelie, tutte le nostre teorie teologiche, saranno prive di significato. Non dobbiamo mai dimenticare e dobbiamo dire forte e chiaro che la Chiesa è l’unica speranza dei poveri” conclude padre Zagore. (DZ/AP) (14/7/2018 Agenzia Fides)
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ASIA/FILIPPINE - I Vescovi: No alla modifica della Costituzione , promossa da Duterte
 
Manila (Agenzia Fides) - "L'attuale Costituzione delle Filippine, approvata nel 1987, non è perfetta e può ancora essere migliorata, ma non dovrebbe essere cambiata in questo momento, non con l'attuale Congresso e con l'attuale Presidente": lo afferma il Vescovo ausiliare di Manila, Broderick Pabillo, contestando il possibile cambiamento della Costituzione del 1987 promosso dal Presidente Rodrigo Duterte.
Come dichiarato a Fides, il prelato ritiene che "il federalismo venga usato come cortina fumogena" per andare verso un sistema politico che garantisca al presidente "il controllo totale del paese".
"Il presidente Duterte presenta il federalismo come la bacchetta magica per portare prosperità in tutto il paese. E il modo per realizzare il federalismo, secondo lui, è il cambiamento dell'attuale Costituzione", ha spiegato Pabillo. "Non conosciamo ancora la proposta della nuova Costituzione, ma conosciamo le persone che la propongono: Duterte e i suoi alleati. Donque possiamo già indovinare la meta: sarà un disastro per i filippini ", ha aggiunto.
Il Vescovo ha auspicato una "partecipazione critica" della popolazione al possibile cambiamento costituzionale, e un "processo senza fretta": "Vogliono che il referendum venga fatto quest'anno. Quindi non ci sarebbe tempo per una adeguata consultazione e discussione. Ma perché tanta fretta? Vi è il forte sospetto che si voglia evitare l'elezione del 2019, in modo da potere rimanere al potere", ha detto Pabillo.
Il prelato deplorato "la mancanza di indipendenza della Camera dei deputati", sottomessa al volere di Duterte: "I membri del Congresso non rappresentano più le persone, ma le loro famiglie e solo alcuni interessi politici. Non hanno a cuore il bene delle persone e della nazione. Non ci si può fidare", osserva Pabillo.
Invece di pensare al federalismo, chiosa il Vescovo, "il governo dovrebbe affrontare i problemi reali del paese come l'inflazione galoppante, l'aumento dei prezzi dei beni di base, l'atmosfera di illegalità con le continue uccisioni dei poveri, dei preti e attivisti, l'indebolimento delle istituzioni democratiche".
Anche il "Consiglio dei Laici delle Filippine", associazione pubblica di fedeli eretta dalla Conferenza episcopale delle Filippine, si dice "fortemente contrario al cambiamento costituzionale" e cheide "trasparenza in quessto delicato processo" che "in apparenza garantirebbe una distribuzione più equa delle risorse tra le regioni", ma in effetti "darebbe ampi poteri al presidente Duterte tra il 2019 e 2022, per imporre più tasse al popolo". (SD). (Agenzia Fides 14/72018)
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ASIA/INDONESIA - La comunità Camilliana in festa con gli ammalati custoditi dal Santo Patrono
 
Maumere (Agenzia Fides) – Il 14 luglio si celebra la festa di San Camillo de Lellis, il santo patrono di malati, medici, infermieri e ospedali. I religiosi Camilliani insieme alla Chiesa universale commemorano questo giorno speciale con molta gratitudine a Dio manifestando l’amore misericordioso di Dio per gli ammalati attraverso la visita ai malati.

“A Maumere, isola di Flores, per questa occasione si sono uniti ai festeggiamenti della comunità Camilliana anche il Superiore Provinciale, padre Jose P. Eloja, MI, insieme al Vicario Provinciale padre Rodel Enriquez, MI, dalle Filippine e ai padri Giovanni Contarin e Peter dalla Tailandia” ha raccontato a Fides il Camilliano padre Mushtaq Anjum,.

“In occasione di questa giornata dieci giovani hanno iniziato il loro postulato mentre altri sei si sono uniti al noviziato, offrendo il loro impegno a Cristo, sulle orme e gli insegnamenti di San Camillo nel servire gli ammalati anche a rischio della loro stessa vita.

La missione Camilliana nell’isola di Flores è stata avviata nel 2010 da p.Luigi Galvani, insieme ai camilliani indonesiani locali. “Alla celebrazione eucaristica presieduta da p. Luigi, concelebrata da 16 sacerdoti di diverse congregazioni, hanno preso parte suore religiose, famiglie, amici, parenti e visitatori dei seminaristi. In tutto oltre 400 persone” racconta p. Mushtaq.

“La celebrazione annuale della festa di San. Camillo ci ricorda che i Camilliani hanno preso l'impegno di servire gli ammalati. Preghiamo che ogni Camilliano ‘metta più cuore in queste mani’ così che si possano servire Cristo e gli ammalati in un modo più amorevole e compassionevole” conclude il missionario. (MA/AP) (14/7/2018 Agenzia Fides)
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AMERICA/BOLIVIA - La missione continua: dopo il CAM, verso il Mese Missionario Straordinario
 
Santa Cruz de la Sierra (Agenzia Fides) - “Preghiera, annuncio del Vangelo, riflessione biblica e teologica, catechesi, opere di carità cristiana e solidarietà tra le Chiese, dovrebbero consentire un risveglio missionario, aiutando tutti i fedeli ad avere un incontro sempre più vero e appassionato con Cristo Signore”. Con questo spirito Papa Francesco ha accolto la proposta della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e delle Pontificie Opere Missionarie nel convocare un “Mese Missionario straordinario”, fissato per l’ottobre 2019. Lo sottolinea l’Arcivescovo Giampietro Dal Toso, Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, nel discorso tenuto questa mattina, 14 luglio, ai Vescovi delle Americhe presenti al "CAM 5", il Congresso Missionario Americano che si chiude oggi a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia.
A conclusione del Congresso, la Chiesa in America, in sintonia con la Chiesa universale, si proietta, dunque, verso il prossimo grande appuntamento missionario, l'Ottobre 2019, celebrato a livello mondiale, in occasione del 100° anniversario della Lettera Apostolica “Maximum illud” di Papa Benedetto XV. L'obiettivo è quello di “riqualificare evangelicamente la missione”, affinché “ogni battezzato possa bruciare sempre di più con la stessa carità di Gesù Cristo, affinché tutti possano ricevere il dono della salvezza”, ha rimarcato mons, Dal Toso. In particolare, poi, nel Nuovo Continente, lo si vivrà in coincidenza con un altro importante appuntamento: il Sinodo dell'Amazzonia, consesso che assume, dunque, una forte connotazione missionaria.
L’Arcivescovo ha indicato le quattro le dimensioni fondamentali che caratterizzeranno il Mese Missionario Straordinario: l'incontro personale con Gesù Cristo; la testimonianza di santi e martiri della missione (canonizzati o meno); la formazione missionaria; la carità missionaria. Papa Francesco ha affidato alla Congregazione di Propaganda Fide “il compito di preparare questo evento, in particolare attraverso la diffusa consapevolezza delle Chiese particolari”, indicandone il tema: “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo”.
“Il motto – rimarca il Presidente delle POM – contiene già gli elementi essenziali: la missione nasce dal battesimo, che ci invia nel mondo all'interno della Chiesa per portare l'annuncio di Cristo crocifisso e risorto. Ecco perché è un mese che riguarda ogni battezzato, che, in quanto tale, è un missionario”.
Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium” ricorda che “l'attività missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa” (EG 15): forti di questa convinzione “la Chiesa universale e le Chiese particolari, i religiosi e le religiose, i laici e il clero, i movimenti ecclesiali e le nuove forme di aggregazioni laicali sono tutti coinvolti in questa conversione e rinnovamento dell'identità missionaria della Chiesa”, rileva mons. Dal Toso.
A tal fine, la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli sta preparando una Guida, su supporto cartaceo e digitale, per l’animazione missionaria dell’Ottobre 2019, grazie a risorse umane e contributi da tutto il mondo. La Guida, in cinque lingue, nella prima parte riporta commenti di spiritualità missionaria alle letture della liturgia della Messa nel mese di ottobre 2019. La seconda parte suggerisce trenta figure di santi, martiri e testimoni della fede e della missione. Nella terza parte vi sono alcune considerazioni teologiche sui temi della formazione e della carità missionaria. (PA) (Agenzia Fides 14/7/2018)
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Il testo originale del discorso dell'Arcivescovo Dal Toso sul Mese Missionario Straordinario, in spagnolo -> http://www.fides.org/it/attachments/view/file/Bolivia_-_Encuentro_con_obispos_sobre_OTT_2019.doc
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AMERICA/NICARAGUA - In tutto il continente si prega per il Nicaragua, la nazione si ferma
 
Managua (Agenzia Fides) – Uno sciopero , con il fermo totale di ogni attività; una campagna di preghiera in tutto il continente: queste le attività che si registrano nella presente crisi sociale e politica che investe il Nicaragua.
"Per i vescovi, sacerdoti, diaconi e le comunità dei religiosi del Nicaragua, perché instancabilmente, continuino ad essere promotori di dialogo, difensori della giustizia e costruttori della pace. Preghiamo": è l'intenzione nella "preghiera dei fedeli" che si leggerà domani 15 luglio durante le sante messe in Nicaragua, in altri paesi latinoamericani e anche al Congresso Americano MIssionario (CAM), in corso in Bolivia.
Nell'attule critica situazione, segnta ada instabilità sociale epolitica, i cattolic pregano anche per i governanti, "perché dispongano la fine della violenza" e "per i cristiani in Nicaragua, perché diventino strumenti di pace e per i defunti a causa della violenza di questi giorni".
La solidarietà dei paesi latinoamericani si è fatta sentire in diverse circostanze: nel Congresso Missionario Continentale che si svolge in Bolivia (Vedi Fides 13/07/2018), nelle assemblee delle diverse conferenze episcopali (Vedi Fides 11/07/2018) e nei mass-media cattolici che hanno disposto dei servizi speciali per aggiornare la comunità cristiana sulla situazione che vive questo popolo sofferente.
Il Dialogo Nazionale in Nicaragua è fermo a causa della mancata risposta del governo alla richiesta di fermare la repressione che continua a martellare il popolo, impegnato a manifestare pacificamente.
In questo fine settimana è in corso uno sciopero generale, con il fermo totale delle attività sociali ed ecnomiche di qualsiasi tipo, per dare un segnale di dissenso al governo. Lo sciopero generale è accompagnato di una marcia pacifica in tutte le città del paese, per manifestare e chiedere elezioni anticipate. (CE) (Agenzia Fides, 14/07/2018)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...