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lunedì 9 settembre 2024

L’arcivescovo mons. Riccardo Lamba incontra i catechisti

 

L’arcivescovo mons. Riccardo Lamba incontra i catechisti

Tre incontri in tre luoghi del territorio diocesano: Tolmezzo, Udine, San Giorgio di Nogaro. Da nord a sud, mons. Riccardo Lamba incontrerà a conoscerà chi ogni giorno annuncia Cristo a bambini, ragazzi e adolescenti, con i metodi e i linguaggi propri della catechesi. I tre appuntamenti tra mercoledì 11 e giovedì 12 settembre.

lunedì 18 settembre 2023

Agenzia Fides 18 settembre 2023

 

AFRICA/MAROCCO - Mentre si continua a scavare tra le macerie del sisma inizia l’anno scolastico
 
Marrakech (Agenzia Fides) - A dieci giorni dal sisma che ha devastato la provincia di Al Haouz, a sud ovest di Marrakech, nelle zone montagnose ci sono villaggi che sono stati rasi completamente al suolo e i sopravvissuti che hanno perso tutto vivono all’aperto in attesa dell’arrivo dei soccorsi.
In una testimonianza condivisa con l’Agenzia Fides, il francescano fra Manuel Corullon parroco della parrocchia dei Santi Martiri di Marrakech, ha raccontato che insieme alla piccola comunità cristiana, continua a prestare soccorso nelle zone colpite, portando generi di prima necessità, allestendo tende da campo e intervenendo come possibile dove serve tutto. Fortunatamente la casa parrocchiale e la Chiesa dei Santi Martiri non hanno subito danni. “Dopo una settimana d’intenso lavoro siamo arrivati a fare una raccolta dei fondi e di beni materiali da portare nei villaggi di montagna” ha dichiarato fra Manuel. “In questo momento cominciamo una seconda fase d’azione: sanitaria, scolarizzazione dei bambini, alloggio d’urgenza, progetti di ricupero dei villaggi.”
Tuttavia, nella devastazione e nella tragedia, la popolazione cerca di andare avanti. Per oggi, 18 settembre, è previsto l’inizio dell’anno scolastico in tutte le zone interessate dal sisma.
Continuano le operazioni di soccorso e ricerca, secondo le statistiche ufficiali i morti sono tremila e i feriti 6125. Gli ultimi salvati risalgono a sabato, 16 settembre, individuati grazie all’uso di droni con videocamere in una zona di montagna interessata da una frana.
Fonti locali riferiscono che, negli ultimi giorni da sotto le macerie, vengono riportati fuori soltanto cadaveri. In alcuni villaggi di montagna, i soccorsi sono arrivati soltanto due giorni fa, dopo la riapertura delle strade devastate. Secondo i medici dell’ospedale di Taroudant, a sud di Marrakesh, arrivano ogni giorno 130 feriti dalle zone montagnose terremotate. Il ministero dell’interno ha riferito di 50 mila case completamente crollate e altrettante danneggiate.
(AP) (Agenzia Fides 18/9/2023)

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AFRICA/CONGO - “Sono notizie false quelle del presunto golpe” confermano fonti di Fides
 
Brazzaville (Agenzia Fides) – “Sono notizie prive di fondamento”. Così fonti locali sentite dall’Agenzia Fides a Brazzaville, capitale della Repubblica del Congo, smentiscono le voci di un presunto golpe militare che avrebbe destituito il Presidente Denis Sassou-Nguesso
Questi si trova a New York per partecipare all’Assemblea Generale dell’ONU che come ogni anno si tiene a metà settembre.
La notizia del presunto golpe è stata diffusa da alcuni canali Telegram (forse filo russi) secondo i quali reparti dell’esercito e della Guardia Presidenziale avrebbero approfittato dell’assenza del Presidente per prendere il potere.
"Informazioni di fantasia suggeriscono che a Brazaville si stanno verificando fatti gravi", ha detto il ministro delle Comunicazioni e dei Media e portavoce del governo, Thierry Moungalla, sul suo account su X (ex Twitter). "Il Governo smentisce questa notizia come falsa. Rassicuriamo l'opinione pubblica sulla tranquillità che regna e invitiamo le persone a svolgere le proprie attività con calma".
Sassou-Nguesso, 79 anni, ha guidato il Congo dal 1979 al 1992, poi ininterrottamente dal 1997 ad oggi. Ha ottenuto un quarto mandato nelle elezioni del 2021, dopo aver introdotte riforme costituzionali con un contestato referendum nel 2015. La sua famiglia è imparentata con quella del deposto Presidente del Gabon, Ali Bongo Ondimba, dato che nel 1990 la figlia Edith aveva sposato il padre di questi, l’ex Presidente Omar Bongo.
Dopo il golpe di fine agosto in Gabon (vedi Fides 30/8/2023), seguito a quello in Niger (vedi Fides 27/7/2023) si sono moltiplicate le preoccupazioni in alcune delle capitali africane dove governano da più tempo Presidenti che appaiono irremovibili. In alcuni casi sono stati rimpiazzati i vertici militari come misura prudenziale per far saltare le catene di comando di eventuali golpe in preparazione. (L.M.) (Agenzia Fides 18/9/2023)
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ASIA/CINA - Quattro Vescovi cinesi in Europa per riprendere la cooperazione fraterna tra le Chiese dopo il Covid
 
Leuven (Agenzia Fides) – In Europa (Belgio, Olanda e Francia) per riprendere il cammino di cooperazione fraterna tra le Chiese dopo la parentesi difficile segnata dalla pandemia. E’ questa la ragione del viaggio di una settimana compiuto in tre Paesi europei da 4 Successori degli Apostoli provenienti dalla Repubblica popolare cinese: Giuseppe Guo Jincai, Vescovo della diocesi di Chengde e neo-rettore del Seminario Nazionale di Pechino; Paolo Pei Junmin, Vescovo della diocesi di Shenyang; Giuseppe Liu Xinhong, Vescovo della provincia di Anhui e Giuseppe Cui Qingqi Vescovo di Wuhan, e Don Ding Yang sacerdote della diocesi di Chongqing.
Su invito della Fondazione Ferdinand Verbiest di Lovanio in Belgio, fondazione sponsorizzata dalla Provincia cinese dei Missionari della Congregazione del Cuore Immacolata di Maria CICM (Scheut), la delegazione cinese è arrivata a Lovanio il 7 settembre, accolta da padre Jeroom Heyndrickx (CICM), missionario grande amico della Chiesa cattolica in Cina, insieme a altri membri della fondazione e della Università cattolica di Lovanio convolti in studi cinesi. I quattro vescovi si sono recati subito in pellegrinaggio presso la chiesa di San Damiano dove hanno concelebrato l’eucaristia. Durante la loro permanenza, hanno tenuto un corso di formazione in cinese per sacerdoti, religiosi e laici cattolici provenienti dalla Cina. I Vescovi hanno anche partecipato a incontri presso la Fondazione Verbiest e presso il Collegio cinese per esplorare i nuovi modi per far ripartire scambi e corsi di formazione in collaborazione con le diocesi cinesi. Inoltre i Vescovi cinesi sono stati ricevuti dal cardinale Jozef De Kesel, Presidente della Conferenza Episcopale belga e Arcivescovo emerito dell'arcidiocesi di Malines-Bruxelles nonchè Presidente della stessa Fondazione, al quale hanno presentato le proposte di collaborazione concordate con la Fondazione Verbiest. L’incontro si è concluso con una concelebrazione eucaristica nella cappella dell'arcidiocesi, alla presenza del neo-Arcivescovo di Malines-Bruxelles, Luc Terlinden.
I quattro Vescovi hanno vissuto un momento di raccoglimento orante davanti alla bara cinese di padre Theophile Verbiest, fondatore della Congregazione. Accolti calorosamente da padre Luc Colla, vice provinciale dei missionari di Scheut, i Vescovi hanno ha concelebrato la messa presieduta da Paolo Pei, vescovo di Shenyang dove operavano i missione di Scheut.
Dopo la visita dell’Abbazia di Parc dei Padri Norbertini a Heverlee, una delle più antiche abbazie del Belgio, e Tournai, una delle più antiche diocesi del Belgio, i vescovi cinesi hanno fatto una breve sosta in Olanda, presso la casa madre dei missionari verbiti SVD a Steyl. A Broekhuizenvorst hanno reso omaggio ai nove martiri: il vescovo vincenziano Schraven e i suoi compagni. Inoltre hanno incontrato Jan Hendriks, vescovo di Haarlem-Amsterdam, discutendo con lui anche della 15ª Conferenza internazionale di Verbiest che si terrà nel 2024 e alla quale saranno invitati anche studiosi cattolici cinesi.
Dal 12 al 15 settembre, i vescovi cinesi hanno proseguito la loro visita in Francia, incontrando i missionari della Società per le missioni estere di Parigi (MEP).
La Fondazione Ferdinand Verbiest (VF) è stata istituita nel 1982 dalla Provincia cinese dei Missionari CICM (Scheut). Ricerca accademica, scambio culturale, dialogo e cooperazione tra le Chiese sono i quattro pilastri della sua missione volta a promuovere il dialogo e lo scambio culturale con la Cina e con la Chiesa cattolica in Cina. La Fondazione è impegnata in ricerche accademiche congiunte con istituti in Cina e in Belgio. Collabora con la Chiesa in Cina in spirito di fraternità cristiana e di comunione tra le Chiese particolari. Inoltre, in collaborazione con la Chiesa in Cina, la fondazione offre formazione di ministri della Chiesa attraverso l'insegnamento nei seminari, l'offerta di borse di studio e l’impegno pastorale e sociale.
(NZ) (Agenzia Fides 18/09/2023)
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ASIA/GIAPPONE - Nomina di padre Andrea Lembo a Vescovo Ausiliare di Tōkyō
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Tōkyō (Giappone) il Rev. P. Andrea Lembo, P.I.M.E., attualmente Superiore Regionale del Pontificio Istituto Missioni Estere per l’Asia Orientale, assegnandogli la Sede titolare di Mulia.
S.E. Mons. Andrea Lembo, P.I.M.E., è nato il 12 maggio 1974 a Treviglio, Italia. Dopo aver frequentato il Seminario Teologico Internazionale P.I.M.E. a Monza, ha trascorso un anno presso la Casa regionale del P.I.M.E. a Detroit (USA). Successivamente, ha conseguito il Baccalaureato in Teologia presso la Divine Word School of Theology a Tagaytay (Filippine) e ha frequentato la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Ha emesso la Promessa definitiva di aggregazione al P.I.M.E. nel 2003 ed è stato ordinato sacerdote il 12 giugno 2004 a Milano. Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Incaricato dell’animazione missionaria e vocazionale per il P.I.M.E. presso la comunità di Villa Grugana (2004-2008); studio della lingua giapponese (2009-2011); Coadiutore presso la Parrocchia di Itabashi, Tōkyō (2011-2012); Coadiutore presso la Parrocchia di Narashino, Tōkyō (2012-2017); attualmente Superiore regionale del P.I.M.E. in Giappone (2017-2023); dal 2017, Parroco di Fuchū, Tōkyō ; dal 2021, Direttore del Centro di formazione della fede Shinsei-Kaikan; dal 2022, Membro del Consiglio presbiterale dell’Arcidiocesi di Tōkyō; dal 2023, Superiore regionale del P.I.M.E. per l’Asia Orientale.
(EG) (Agenzia Fides 18/9/2023)
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ASIA/INDIA - Un Direttorio sull'identità, formazione e ruolo dei catechisti laici, che portano il primo annuncio della fede
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Il loro mezzo di trasporto preferito è spesso la bicicletta. A volte, quando è possibile, e quando le distanze sono troppo ampie, si spostano in motocicletta, se la parrocchia ne ha una a disposizione. Si tratta dei catechisti che, in tutte le diocesi della Chiesa indiana, svolgono un ruolo importante: sono loro a visitare con regolarità i fedeli nei villaggi e mostrare l'attenzione e la cura pastorale della Chiesa a gruppi di famiglie cattoliche, a volte anche un numero molto esiguo, sparsi in zone remote, laddove i sacerdoti riescono solo raramente ad arrivare. Accade, ad esempio, nella diocesi di Rayagada, nello stato di Odisha (un tempo noto anche come Orissa), dove vi sono 50.000 cattolici su una popolazione totale di circa 5,5 milioni di persone. I fedeli cattolici provengono dagli strati più poveri e socialmente esclusi della società, e molti vivono grazie all' agricoltura di sussistenza, non hanno istruzione. I circa 30 catechisti della diocesi seguono e accompagnano nel cammino di fede queste famiglie tribali, anche compiendo viaggi con distanze considerevoli. Questo scenario è comune a numerose altre realtà locali, dove il ministero del catechista risulta prezioso per le parrocchie.
In quest'ottica la Conferenza dei Vescovi di rito latino dell'India (CCBI) ha pubblicato il "Direttorio dei catechisti laici", sussidio che contiene indicazioni sull'identità, la formazione e il ruolo dei catechisti laici: quelli impegnati nella percorso di formazione domenicale per bambini e ragazzi, presente tradizionalmente nella parrocchie indiane; quanti portano avanti catechesi nelle scuole o nelle parrocchie, con altri gruppi di giovani o adulti; quanti sono catechisti a tempo pieno, impegnati nelle aree di missione.
Mons. George Palliparambil, Vescovo salesiano della diocesi di Miao, presidente della Commissione per la Catechesi nella Conferenza dei Vescovi di rito latino dell'India ha rimarcato che "il Direttorio dei catechisti laici è un insieme di orientamenti sulla vocazione e missione dei catechisti laici, in applicazione a quanto disposto da Papa Francesco che ha reso questo 'antico ministero' attuale nel nostro tempo con la sua Lettera apostolica Antiquum Ministerium”, pubblicata il 10 maggio 2021.
"E' importante che Vescovi, clero e fedeli possano conoscerne e comprenderne pienamente l'identità e la missione del catechista oggi", ha rilevato padre Stephen Alathara, vice Segretario Generale della CCBI, affermando che è necessario "aiutare i parroci a scegliere i catechisti laici, a curarne la formazione e dare loro un ruolo specifico nell'opera pastorale e missionaria, in quanto essi contribuiscono a rafforzare la fede dei cristiani, così come ad avvicinare nuove persone alla fede, partecipando – come uomini e donne di fede – alla missione evangelizzatrice della Chiesa”. "Il Papa dà loro il mandato di 'uscire' e proclamare il Vangelo. Spesso nella nostre realtà sono i catechisti laici coloro che effettivamente portano il primo annuncio della fede alla gente comune, a persone che non conoscono Cristo", ha rimarcato. Soprattutto in quelle comunità dove manca un sacerdote residente nè vi sono religiosi e religiose, "i catechisti sono punti di riferimento essenziale per le comunità, guidando e animando i fedeli nella preghiera e nelle opere di carità”. A volte, poi, questo servizio porta con sè anche pericoli, perchè i catechisti possono essere minacciati, scacciati o subire violenze da persone che possono considerarli come “estranei” al loro territorio.
Il Direttorio della Chiesa indiana, ricevendo e applicando alla realtà locale indiana la Lettera apostolica Antiquum Ministerium, intende riorganizzare l'istituto e il servizio pastorale del catechista anche nella sua posizione giuridica e amministrativa all'interno delle Chiese locali, senza clericalizzarne il ruolo e i compiti, ma riconoscendolo come figura indispensabile all'interno della comunità.

mercoledì 1 settembre 2021

Agenzia Fides 1 settembre 2021

 

AFRICA/CAMERUN - Liberato il Vicario generale della diocesi di Mamfe rapito domenica scorsa
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - È stato liberato senza il pagamento del riscatto il Vicario generale della diocesi di Mamfe, nel sud-ovest del Camerun, rapito domenica 29 agosto (vedi Fides 31/8/2021). Lo ha annunciato nella serata di ieri, 31 agosto, il cancelliere della diocesi camerunese, p. Sébastien Sinju.
“Ringraziamo l’Altissimo che ha tenuto al sicuro durante la prigionia Mons. Julius Agbortoko Agbor e lo ha riportato a noi sano e salvo” afferma un comunicato firmato da p. Sinju, giunto a Fides. Il cancelliere ringrazia “le comunità cristiane e tutti coloro che, in patria e all’estero, sono stati al nostro fianco mentre eravamo uniti in preghiera. (…). Che Dio vi benedica”.
Per la liberazione del sacerdote i rapitori avevano chiesto un riscatto di 20 milioni di franchi CFA (circa 30.489 euro). A quanto pare la somma non sarebbe stata pagata.
Mons. Agbortoko Agbor era stato catturato domenica 29 agosto da alcuni giovani armati, che si erano qualificati come separatisti, che avevano assalito il Seminario maggiore di Mamfe. La loro intenzione iniziale era quella di catturare Sua Ecc. Mons. Francis Teke Lysinge, Vescovo emerito di Manfe. Ma vista l’età avanzata del Vescovo, i separatisti hanno preferito prelevare Mons. Agbor. (L.M.) (Agenzia Fides 1/9/2021)
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AFRICA/LIBERIA - Catechisti d’Africa: punto di riferimento dei cristiani delle piccole comunità
 
Foya (Agenzia Fides) – “In Africa mai avrei potuto svolgere il mio servizio missionario senza l’aiuto e il sostegno di tanti catechisti” ha raccontato p. Walter Maccalli in riferimento al Motu Proprio “Antiquum ministerium” del 10 maggio 2021, con cui Papa Francesco ha istituito il ministero dei catechisti.
Il sacerdote, missionario della Società per le Missioni Africane (SMA), nella nota pervenuta all’Agenzia Fides, ha spiegato cosa fa il catechista nella Chiesa africana. “Sono loro il punto di riferimento dei cristiani delle piccole comunità, dato che vivono a stretto contatto con loro e animano le celebrazioni domenicali quando il missionario non può farlo. Ad esempio, in Angola, durante la lunga guerra civile i catechisti sono sempre rimasti al loro posto, anche quando preti e suore avevano dovuto abbandonare le missioni per ragioni di sicurezza. Hanno dato prova della loro fede, pur nel pericolo e nella persecuzione”, sottolinea p. Maccalli. “Non hanno mai interrotto l’opera dell’evangelizzazione, hanno continuato a dare formazione cristiana e assistenza ai fedeli, pur in condizioni precarie, in villaggi isolati della foresta, nei quartieri degli sfollati, o nei campi di rifugiati al di là delle frontiere angolane.”
A testimonianza del ruolo insostituibile dei catechisti, il missionario SMA ne ricorda uno, Estêvão Tomais, nato due anni prima del 1961, anno di inizio della guerra di liberazione angolana. “Era destinato a morire perché meticcio – racconta. Suo padre infatti era portoghese. Fu salvato dalla madre angolana, fuggita in foresta. Catechista per vocazione e responsabile delle comunità sparse nella grande parrocchia di Nambuangongo, è divenuto il fedele collaboratore dei missionari. È ancora oggi formatore di nuovi leader di comunità, ai quali insegna la liturgia e il modo di spiegare la Bibbia.”
“La Chiesa cattolica angolana deve molto ai catechisti per l’incalcolabile contributo che hanno dato all’evangelizzazione lungo i quarant’anni che è durata la guerra – ha dichiarato p. Walter. L’impatto della parola di un catechista africano sui cristiani delle loro comunità è molto forte, maggiore certamente di quella di noi missionari europei. In quanto conoscitore della cultura e delle tradizioni locali, la sua parola è di stimolo e incoraggiamento a vivere la fede cristiana in quelle situazioni in cui il Vangelo entra un pò in conflitto con certe pratiche e certe mentalità ancestrali. Essi sanno come fare la sintesi tra le tante cose buone che ci sono nella tradizione africana e la novità dell’annuncio di Gesù.”
“Qui nella missione di Foya, in Liberia, dove mi trovo ora, - conclude p. Walter - nella nostra parrocchia possiamo contare su un catechista inviatoci dalla diocesi. Tra i vari servizi offerti prepara i catecumeni adulti al Battesimo, esercita un ministero itinerante nei villaggi, per la catechesi e la liturgia in lingua locale, il kissi, oltre ad aiutare a riportare la pace nelle famiglie e nei villaggi dove sono nati dei conflitti.”
(WM/AP) (Agenzia Fides 1/9/2021)

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ASIA/MYANMAR - Militari dell'esercito birmano occupano e profanano due chiese
 
Hakha (Agenzia Fides) - L'esercito birmano ha requisito e profanato due chiese, la chiesa cattolica di San Giovanni e una chiesa battista, nel villaggio di Chat, nel comune di Mindat, nello stato birmano di Chin, nel Myanmar occidentale. Come confermano all'Agenzia Fides fonti ecclesiali nella diocesi di Hakha, dove si trova Mindat, l'assalto è avvenuto ieri, 31 agosto 2021. I militari del Myanmar hanno sequestrato gli edifici di culto e creato un loro quartier generale all'interno delle due chiese.
Il parroco cattolico della chiesa di san Giovanni, padre John Aung, scacciato, esprime a Fides tutto il suo sdegno: "E' esecrabile. I militari hanno requisito la chiesa per loro uso. Hanno aperto il tabernacolo, hanno preso le ostie consacrate e le hanno buttate a terra, calpestando e saccheggiando. Hanno distrutto tutti gli armadi chiusi a chiave. L'esercito dovrebbe rispettare gli edifici religiosi e non dovrebbe toccare nulla all'interno delle chiese. Condanniamo l'aggressione e la violenza gratuita e la profanazione della nostra chiesa, con la palese violazione della libertà di culto". Nel villaggio di Chat ci sono 68 case, 42 delle quali sono di famiglie cattoliche. Tutta la parrocchia abbraccia 20 villaggi dell'area. All'arrivo dei militari, che nell'area si sono scontrati con alcuni militanti delle forze di resistenza locali, il parroco è fuggito nella foresta con gli abitanti del villaggio.
Riferisce Shane Aung Maung, uno dei fedeli cristiani battisti del villaggio: "I soldati hanno distrutto le nostre bibbie, gli arredi sacri, i generatori elettrici e l'amplificatore dei suoni. Bevono alcolici all'interno dell'edificio della chiesa. Macellano il bestiame e cucinano carne nella chiesa". "Tatmadaw (l'esercito regolare birmano, ndr) sta destabilizzando il Paese, colpendo persone e proprietà delle Chiese cristiane, uccidendo civili disarmati e pacifici e bruciando villaggi e case. Siamo davvero sconcertati", aggiunge.
Commenta a Fides il sacerdote cattolico locale p. David Hmun: "Siamo scioccati. E' davvero impensabile. I militari del Myanmar non sono più un esercito popolare ma diventano così un gruppo militante terrorista, che compie violenza sul popolo, sui civili innocenti".
L'occupazione della chiesa da parte dell'esercito è avvenuta quando i combattimenti tra i militari e i gruppi di resistenza civile (Chinland Defence Force, CDF) si sono intensificati nello stato di Chin, area prevalentemente cristiana. L'Institute of Chin Affairs, ente non profit creato da leader di etnia Chin, attualmente con base in India, ha condannato gli atti di violenza compiuti dalle truppe durante l'occupazione delle chiese. "L'occupazione della chiesa e la devastazione delle proprietà della chiesa è una violazione della Convenzione di Ginevra. Chiediamo la fine immediata di atti contro il diritto internazionale umanitario e contro i diritti umani", afferma l'Istituto in un comunicato pervenuto a Fides. L'Istituto condanna l'uccisione di centinaia di civili Chin nei mesi scorsi e segnala che, come effetto del colpo di stato militare del 1° febbraio, "il paese sta scivolando in una guerra fratricida che conduce alla rovina". Data la reazione "intraprendente e resiliente della popolazione, il golpe è fallito", si afferma, notando la formazione e la tenacia delle "Forze di difesa popolare" in tutta la nazione.
(JZ-PA) (Agenzia Fides 1/9/2021)
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ASIA/TURCHIA - La chiesa armena di Malatya riapre al culto dopo 106 anni
 
Malatya (Agenzia Fides) - La chiesa armena apostolica di Surp Yerrortutyun (Santissima Trinità), nella provincia turca orientale di Malatya, ha riaperto le porte al culto divino dopo una interruzione di 106 anni. La divina liturgia, celebrata nella chiesa domenica 29 agosto, è stata presieduta da Sahak Maşalyan, attuale Patriarca armeno di Costantinopoli, e ha visto la partecipazione di un cospicuo numero di cristiani armeni residenti nella regione. Il giorno prima, sabato 28 agosto, l’edificio era stato riaperto come “Centro culturale di arte e cultura Tashhoran”, L’opera architettonica, la cui costruzione era stata completata nel 1893, si trovava in uno stato di degrado dopo decenni di totale abbandono. L’ultima celebrazione liturgica vi si era svolta nel 1915, quando il luogo di culto era sotto la giurisdizione del Patriarcato armeno di Costantinopoli, e prima che l’Anatolia divenisse teatro delle deportazioni e dei massacri noti come “Genocidio armeno”.
I lavori di restauro e ripristino della chiesa – riferisce la testata bilingue armena-turca Agos - sono stati promossi dalla locale associazione Hayder. Le autorità politiche locali, presenti all’inaugurazione, hanno spiegato che il complesso architettonico viene riaperto al pubblico come centro culturale. Nel contempo, su richiesta, le locali comunità cristiane armene potranno utilizzare la chiesa per iniziative ecclesiali, celebrazioni di battesimi e matrimoni, incontri di preghiera e divine liturgie.
“La chiesa, restaurata 100 anni dopo come centro artistico e culturale” ha dichiarato il Patriarca Maşalyan nel discorso tenuto durante le celebrazioni inaugurali, “apre anche ai cittadini cristiani per il culto. Naturalmente, prendiamo questo come un messaggio molto importante in termini di pace, unità e fratellanza per questo Paese”.
In tempi recenti (vedi Fides 23/1/2021 e 27/1/2021) in Turchia aveva suscitato rammarico la sorte di antichi luoghi di culto cristiani ridotti in stato di abbandono che erano stati messi in vendita da proprietari privati o erano stati addirittura smantellati per liberare terreni a vantaggio di nuove iniziative edilizie e immobiliari.
Anche il Patriarcato armeno ortodosso di Costantinopoli aveva diffuso una dichiarazione al riguardo, esprimendo rammarico per il fatto che "edifici ecclesiastici siano percepiti come un bene commerciale e siano visti da alcuni come una fonte di guadagno". In passato – proseguiva la dichiarazione del Patriarcato armeno con sede a Istanbul – i luoghi di culto cristiani erano istituiti, costruiti o restaurati grazie agli ‘editti del Sultano’. Sappiamo che proteggere gli edifici ecclesiastici che contribuiscono alla ricchezza culturale del nostro Paese, che non sono più a disposizione delle comunità di riferimento, rappresenta comunque un dovere delle istituzioni competenti dello Stato”. (GV) (Agenzia Fides 1/9/2021)
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AMERICA/MESSICO - Ucciso un sacerdote nello stato di Morelos
 
Galeana (Agenzia Fides) - Il corpo senza vita del sacerdote messicano don José Guadalupe Popoca è stato ritrovato la mattina del 31 agosto all'interno della parrocchia di San Nicolás de Bari, nella città di Galeana, municipio di Zacatepec, nello stato di Morelos. Secondo le prime informazioni pervenute all’Agenzia Fides, il parroco è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco alla testa. Don José Guadalupe era nato a Jiutepec, Morelos, il 12 dicembre 1977, ed era stato ordinato sacerdote il 15 agosto 2007. Ha svolto il ministero sacerdotale in diverse parrocchie della diocesi di Cuernavaca, dedicandosi in particolare ai giovani.
Mons. Ramón Castro Castro, Vescovo di Cuernavaca, diocesi a cui appartiene la parrocchia, ha espresso in un videomessaggio costernazione e dolore, chiedendo alle autorità di indagare sui motivi del crimine, e ha invitato a pregare per l’eterno riposo del sacerdote e perché Dio conceda alla sua comunità il coraggio e la forza di affrontare questa perdita.
Monsignor Alfonso G. Miranda Guardiola, Vescovo ausiliare di Monterrey e Segretario Generale della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), in un messaggio afferma: “Con profondo dolore, esprimiamo la nostra tristezza e sgomento per l'omicidio di p. José Guadalupe Popoca, appartenente al clero della diocesi di Cuernavaca. Esprimiamo le nostre condoglianze a Mons. Ramón Castro Castro, alla sua famiglia, agli amici e ai fedeli che ha servito nella vita come loro pastore. Chiediamo la conversione a coloro che producono dolore e sofferenza, affinché possano tornare sulla via del bene. Dio non ha creato nessuno per fare il male, ci ama perché siamo Suoi figli e Si aspetta che scegliamo la strada della vita”. Infine il Segretario generale della CEM ringrazia i sacerdoti, “che svolgono il loro lavoro in tutto il Paese” e chiede loro di “non perdere la speranza, di continuare con ardore la loro missione ecclesiale nonostante le difficoltà, sull'esempio di Gesù, il Buon Pastore”.
Secondo il Sistema nazionale di pubblica sicurezza, tra gennaio e luglio 2021 nello stato di Morelos ci sono stati 769 omicidi e 10 rapimenti. Secondo il Mexico Peace Index 2021, Morelos è il nono stato più violento dei 32 stati messicani. (SL) (Agenzia Fides 1/09/2021)
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AMERICA/CILE - Settembre: dal “Mese della Bibbia” al “Mese della Parola”
 
Santiago (Agenzia Fides) - La Commissione Nazionale per l'Animazione Biblica della Pastorale in Cile, ha deciso quest’anno di cambiare il nome del tradizionale "Mese della Bibbia", che si celebra a settembre in diversi paesi dell’America Latina, in "Mese della Parola". La ragione, spiega la nota pervenuta a Fides, è che i cristiani non sono una religione "del Libro", ma un popolo convocato, che ascolta la voce di Colui che è il "Verbo" fatto carne, e che questa Parola è quella che "ascolta con pietà, custodisce con devozione e spiega con fedeltà" come ricorda la Dei Verbum.
L'obiettivo di questo cambio di nome, prosegue la Commissione, è quello di sottolineare che la Parola di Dio va letta e messa in dialogo con le sfide del tempo presente. “La Parola guidi quindi il nostro processo di discernimento ecclesiale, personale e comunitario. Che possiamo scoprire nella Parola, la nostra vocazione di popolo sinodale che si fa pellegrino con il Signore”. Per dare vita a questo "Mese della Parola", sono state preparate diverse attività per tutto il mese di settembre, che saranno trasmesse sul canale YouTube della Conferenza Episcopale.
L’appuntamento è per ogni lunedì, martedì e mercoledì del mese di settembre, alle ore 19,30. Il lunedì, sul tema "Parola e Interpretazione", si cercherà di illuminare con la Parola alcuni grandi concetti come Popolo di Dio, Discernimento, Sinodalità… Il martedì, la "Lettura orante della Parola" raccoglierà il contributo di diverse diocesi e movimenti sui loro modi di fare lettura orante. Il mercoledì, con "La Parola e la Cultura", verranno presentati alcuni temi propri del momento culturale che stiamo vivendo: la Parola letta dai giovani, la Parola letta dalle Donne, la Parola letta dalle Migrazioni e la Parola letta in dialogo con i Popoli Indigeni. Tutte le informazioni e i materiali sono disponibili nell'apposito sito web preparato per l'occasione. (SL) (Agenzia Fides 1/09/2021)
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AMERICA/EL SALVADOR - Il 22 gennaio la beatificazione dei quattro martiri Rutilio Grande, Manuel Solórzano, Nelson Rutilio Lemus Chávez e Cosma Spessotto
 
San Salvador (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica salvadoregna ha annunciato che la Beatificazione dei martiri salvadoregni padre Rutilio Grande, gesuita, Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus Chávez, laici, e del francescano italiano Fray Cosme Spessotto, OFM, avrà luogo il 22 gennaio 2022, sul sagrato della Cattedrale metropolitana di San Salvador.
"E’ stato deciso che la beatificazione sarà a San Salvador, ma sta a noi Vescovi scegliere il luogo, e lo abbiamo già scelto, e sarà la Cattedrale di San Salvador" ha spiegato durante la conferenza stampa per l’annuncio, domenica 29 agosto, l'Arcivescovo di San Salvador, Monsignor José Luis Escobar Alas. Mons. Escobar Alas ha anche confermato che Papa Francesco ha nominato il Cardinale salvadoregno Gregorio Rosa Chávez suo Delegato speciale a presiedere la celebrazione per questi altri quattro martiri che saliranno “agli onori degli altari”, unendosi così a Sant'Oscar Arnulfo Romero, canonizzato nell'ottobre 2018 dallo stesso Papa Francesco.
L'Arcivescovo si è rammaricato in quanto la celebrazione della beatificazione dei martiri non sarà come quella di Sant’Oscar Arnulfo Romero, avvenuta in Plaza del Divino Salvador del Mundo, il 23 maggio 2015, con un numero considerevole di fedeli, perché il contesto della pandemia di coronavirus non lo consente. "Non pensiamo a una festa con un grande afflusso di persone, piuttosto a una celebrazione dove ci siano delle rappresentanze, in quanto la piazza può ospitare un buon numero di persone, sempre rispettando le misure di biosicurezza come mascherine e gel alcolico. La messa sarà trasmessa sulle reti sociali, in modo che le persone possano seguirla ed essere partecipi della beatificazione" ha spiegato.
Il sacerdote gesuita Rutilio Grande era nato il 5 luglio 1928 a El Paisnal, ed è stato assassinato il 12 marzo 1977 dagli squadroni della morte dell'esercito salvadoregno, mentre era parroco nella città di Aguilares. Fu amico di Sant'Oscar Arnulfo Romero, che fu assassinato tre settimane prima di lui. Insieme a padre Rutilio furono uccisi anche il 72enne Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus Chavez, 15 anni. Tutti e tre si trovavano su una jeep diretta a El Paisnal, dove il sacerdote avrebbe dovuto celebrare una messa, ma sulla strada furono fermati e fucilati. Il missionario francescano italiano p. Cosma Spessotto, OFM, nato a Mansué nel 1923, in El Salvador dal 1950, venne ucciso a colpi di arma da fuoco da alcuni sconosciuti a San Juan Nonualco, il 14 giugno 1980, mentre pregava davanti all’altare prima di celebrare la Santa Messa.
(CE) (Agenzia Fides 01/09/2021)

mercoledì 11 novembre 2020

Agenzia Fides 11 novembre 2020

 

VATICANO - Famiglia: Chiesa domestica, Chiesa missionaria
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – E’ dedicato alla famiglia cristiana oggi nel mondo l’ultimo numero del Bollettino della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI) appena pubblicato. Citando vari documenti del magistero della Chiesa al riguardo, Suor Roberta Tremarelli, Segretaria Generale della POSI, rileva nell’editoriale: ”Anche oggi molte famiglie vivono nell’amore, nella fede e realizzano la propria vocazione di chiesa domestica, di chiesa missionaria, e di questo ringraziamo il Signore e lo Spirito Santo che continuamente aiuta e sostiene le famiglie nel ‘trovare nuove risorse e inventare nuovi metodi’.”
P. Dieu Béni Nicaise Yassigao, di Bangui (Repubblica Centroafricana) propone una riflessione su Gesù ragazzo e la sua esperienza nella famiglia umana: “Gesù bambino, il Figlio di Dio incarnato, ha avuto bisogno di un ambiente favorevole per sviluppare pienamente la sua missione sulla terra. Come ogni altro bambino la cui crescita richiede un ambiente familiare (per alcuni può essere la famiglia naturale, per altri un collegio, un orfanotrofio o altre strutture familiari), Egli aveva trovato nella casa di Nazareth un focolare favorevole per il suo pieno sviluppo”.
L’articolo centrale, dedicato alla “Formazione della fede dei bambini nelle famiglie cattoliche”, è di P. Linson K. Aradan, della diocesi indiana di Quilon. “In Asia, la famiglia occupa un posto centrale nella rete di relazioni e i bambini nella loro prima infanzia imparano il valore della famiglia e delle strutture familiari. Le esigenze dei bambini sono soddisfatte nella famiglia che fornisce loro sicurezza e senso di appartenenza. Imparano nella famiglia i valori dell'unità, della fratellanza, della cooperazione, della collaborazione e della simpatia.1 In famiglia, anche se i membri sono strettamente legati l'uno all'altro dal rapporto di sangue, lo sono ancor più profondamente per l'amore e la preoccupazione l'uno per l'altro”.
Anche questo numero del Bollettino riserva ampio spazio alle esperienze di impegno missionario dei ragazzi che non si arresta, ma assume forme e modalità diverse, durante la pandemia di Covid-19. Dalle Direzioni nazionali di Filippine, Libano, Messico, Kenya, Colombia, Malawi, Zambia, Angola vengono quindi le notizie su come i piccoli missionari mettano a frutto anche il tempo del confinamento continuando ad essere attivi e solidali. Viene quindi descritta la diffusione dell’Infanzia Missionaria nella parrocchia di sant’Ildefonso, diocesi di Lwena, in Angola, e altre notizie dalla diocesi di Pangkalpinang, in Indonesia, e delle attività in Benin e in Burkina Faso.
Dopo aver ripercorso la storia delle Pontificie Opere Missionarie in Guatemala, dalla fondazione nel 1973 fino ai giorni nostri, il Bollettino presenta alcuni progetti sostenuti dalla POSI: l’aiuto ai bambini con disabilità a Shimoga, in India; il sostegno ai bambini e alle loro famiglie nella diocesi di Paramaribo, in Suriname; l’organizzazione della pastorale dei bambini e dei giovani nella diocesi di Tshumbe, nella RDC Congo; la scuola materna per bambini diversamente abili nel nord-est del Kenya. Infine all’attenzione dei lettori viene proposta una pubblicazione realizzata dalle POM dell’Argentina che riunisce testi, racconti, riflessioni, giochi… sul tema della santità, con le testimonianze di bambini e adolescenti americani Santi ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa. (SL) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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Il Bollettino si può scaricare dal sito delle POM -> https://www.ppoomm.va
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AFRICA/CONGO RD - I Vescovi: “Il bene della popolazione deve essere al centro di ogni azione politica”
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – “Il benessere della popolazione deve prevalere su ogni altra considerazione politica. Nessun compromesso politico può essere al di sopra dell’esigenza, per il potere politico, di fare di tutto per assicurare il bene della popolazione”. È il cuore del messaggio che i Vescovi membri della Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO) hanno consegnato al Presidente Félix Tshisekedi nel loro incontro con il Capo dello Stato il 9 novembre 2020, in occasione delle consultazioni con gli esponenti politici, sociali e religiosi, al fine di trovare una soluzione alla crisi politica e istituzionale del Paese.
La coalizione governativa al potere dal gennaio 2019 comprendente esponenti legati al precedente Capo dello Stato, Joseph Kabila, è bloccata da spinte contrapposte dei suoi membri e sta frenando le ambizioni dichiarate di Tshisekedi di riformare un Paese segnato dalla corruzione e dalle violazioni dei diritti umani.
Per superare la crisi, il Presidente Tshisekedi il 23 ottobre ha promesso di avviare consultazioni con i leader politici e sociali per la creazione di un'unione della nazione. “Considerando che la salvezza del popolo è la legge suprema, ho deciso di avviare dalla prossima settimana una serie di contatti volti a consultare i leader politici e sociali più rappresentativi al fine di raccogliere le loro opinioni in merito creare un'unione sacra della nazione attorno agli obiettivi suddetti” aveva annunciato Tshisekedi, in un messaggio al popolo congolese.
Nel loro messaggio i Vescovi suggeriscono di affrontare la questione dal lato politico e da quello elettorale. Nel primo caso suggeriscono un chiarimento tra le componenti della coalizione governativa. “Una cosa ci appare certa” affermano. “La dinamica attuale della coalizione non permette la ricostruzione del Paese. Occorre una soluzione politica che rispetti il popolo congolese”.
Per quanto riguarda il percorso elettorale, la CENCO propone una riforma dell'apparato elettorale, insistendo soprattutto sulla "depoliticizzazione e rafforzamento dell'indipendenza dei membri della carica della Commissione Elettorale Indipendente (CENI)" e raccomanda "realistiche riforme consensuali della legge elettorale”.
La CENCO conclude riaffermando la sua disponibilità ad apportare il suo contributo ad ogni iniziativa che il Presidente prenderà per il bene della nazione. (L.M.) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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AFRICA/TANZANIA - I missionari: riconoscenza ma anche timore verso il Presidente rieletto la scorsa settimana
 
Dar es Salaam (Agenzia Fides) - Riconoscenza, ma anche timore. Sono le reazioni dei missionari quando parlano del nuovo presidente tanzaniano John Magufuli, entrato in carica per un secondo mandato la scorsa settimana. «Nel primo mandato - spiegano a Fides alcuni missionari che chiedono l’anonimato -, il presidente si è distinto per il suo impegno nel realizzare le infrastrutture. Grazie all’aiuto della Cina, storico alleato della Tanzania, sono state costruiti strade, ferrovie. I collegamenti interni e internazionali sono migliorati. Non c’è paragone nei confronti del passato».
Magufuli si è impegnato molto anche sul fronte dell’educazione. «Su questo punto – continuano i missionari – non possiamo che lodare l’impegno del governo. Ha riorganizzato il corpo docente scegliendo gli insegnanti più qualificati e offrendo formazione a quelli meno preparati. Ha inoltre insistito affinché tutti i ragazzi avessero almeno un’istruzione di base. L’azione è stata capillare e ha interessato tutto il territorio. È un passo avanti importantissimo»
Un altro elemento giudicato positivamente è la lotta serrata alla corruzione. «Magufuli - continuano - è stato implacabile con i corrotti e con i concussi. Ha varato politiche severe che hanno ridotto drasticamente il fenomeno in tutto il Paese e a tutti i livelli». Questi investimenti hanno favorito l’espandersi dell’economia. Una crescita che è continuata anche nel 2020, nonostante l’epidemia di coronavirus. Il bilancio statale per l’anno fiscale 2020-21 prevede infatti una crescita del 5,5%, sebbene la Banca Mondiale ritenga che, pur essendo positiva, si attesterà intorno al 2,5%.
Sull’azione di governo di Magufuli si allungano, però, ombre non rassicuranti. «Ciò che ci spaventa – continuano i missionari – è lo stile con il quale agisce il presidente. Uno stile duro, deciso, a tratti dittatoriale». Secondo Freedom House, organizzazione che monitora il rispetto dei diritti umani e dei valori democratici nel mondo, «negli ultimi anni le autorità hanno intensificato gli sforzi per limitare i partiti di opposizione. Nel 2016, il governo ha vietato tutte le dimostrazioni e le manifestazioni politiche al di fuori del periodo elettorale, riducendo drasticamente la capacità dei partiti di mobilitare il sostegno pubblico. Nel gennaio 2019, il Chama Cha Mapinduzi [Ccm, partito al potere da 50 anni, ndr] ha utilizzato la sua maggioranza parlamentare per approvare emendamenti alla legge sui partiti politici che hanno ulteriormente eroso i diritti dei gruppi di opposizione».
Il governo ha arrestato diverse figure di alto profilo dell'opposizione nel 2019 e nel 2020, continuando una campagna di repressione. «Chiunque critichi il presidente - osservano i missionari – rischia di essere fermato dalla polizia e di finire in carcere. Durante le elezioni sono spariti politici dell’opposizione, giornalisti, membri delle organizzazioni non governative. I principi democratici sono in forse. Lo stesso presidente ha sta cercando di superare il limite dei due mandati per potersi candidare per la terza volta».
Oltre alla repressione preoccupa anche il carattere paternalistico del governo. «Nel Paese – concludono i missionari – non si parla né dell’emergenza Covid-19 né delle minacce dei jihadisti nei distretti meridionali. Il presidente assicura che stanno affrontando questi pericoli, ma non esiste alcun dibattito nazionale su di essi. I tanzaniani sono costretti a fidarsi e molti lo fanno. Affidandosi completamente a Magufuli e alle sue politiche». (E:C.) (Agenzia Fides 11/11/2020)

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AFRICA/EGITTO - Il Ministro (musulmano) delle dotazioni religiose: proteggere insieme da ogni attacco chiese e moschee
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – Non c’è nessuna differenza tra chi muore per proteggere dagli attacchi una chiesa e chi condivide la stessa sorte per proteggere una moschea. Lo ha ripetuto con tono determinato il dottor Mohammed Mukhtar Juma, Ministro egiziano delle dotazioni religiose, durante il forum di iniziativa per la convivenza e il rispetto reciproco promossa al Cairo dalla Fondazione culturale Dar al Hilal. La tavola rotonda ha visto la partecipazione di membri del governo, intellettuali e rappresentanti di comunità ecclesiali e religiose. Durante il suo intervento, il Ministro Mukhtar Juma ha esposto argomenti volti ad attestare che l’Egitto, sotto la presidenza di Abdel Fattah al Sisi, sta diventando “un modello di coesistenza religiosa”, in grado di cancellare progressivamente ogni discriminazione di matrice settaria e affermare la piena uguaglianza tra i cittadini appartenenti a diversa comunità di fede. Il Ministro ha anche ribadito che le diverse tradizioni religiose rappresentano in se stesse un fattore di liberazione e di guarigione da ogni fanatismo, mentre ogni forma di violenza e intolleranza esercitata chiamando in causa parole e contenuti religiosi rappresenta in realtà una mistificazione e un rinnegamento delle identità e degli accenti spirituali di misericordia custoditi e spesso condivisi dalle diverse tradizioni religiose. “Abbiamo il dovere di proteggere insieme le nostre moschee e le nostre chiese” ha aggiunto il ministro, “perché in questo modo proteggiamo la nostra Patria”. (GV) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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ASIA/INDONESIA - Organizzazioni cattoliche: giustizia per i catechisti uccisi in Papua
 
Jayapura (Agenzia Fides) - “Si fermino immediatamente le violazioni dei diritti umani in Papua, in particolare da parte dei membri delle forze di sicurezza indonesiane, e sia condotta senza indugio un'indagine indipendente e credibile sui casi dell’omicidio del catechista cattolico Rufinus Tigau e di Meinus Bagubau, coinvolgendo la Commissione nazionale per i diritti umani e i leader della Chiesa per portare i responsabili davanti alla giustizia”. Lo chiedono in un documento pervenuto all’Agenzia Fides, quattro organizzazioni della Chiesa cattolica nella Papua indonesiana: la Commissione “Giustizia e pace” della diocesi di Timika (SKP Timika); la Commissione “Giustizia e pace” dell’arcidiocesi di Merauke (SKP Kame); la Commissione “Giustizia e pace e salvaguardia del Creato” dei Francescani in Papua (SKPKC Fransiskan Papua); la Commissione “Giustizia e pace e salvaguardia del Creato” degli Agostiniani, nel Vicariato Cristus Totus in Papua (SKPKC OSA Papua); accanto a loro, inoltre, si è schierata e ha offerto il suo contributo l’Ong internazionale, accreditata all’Onu, “Franciscans International” (FI).
Si tratta di un rapporto molto dettagliato e documentato, frutto del lavoro di ricerca delle organizzazioni cattoliche, su un caso di omicidio avvenuto nella regione più orientale dell’Indonesia e sul caso del ferimento di un minorenne, avvenuto lo stesso giorno. Come riferito all'Agenzia Fides, la vicenda è ancora in attesa di un epilogo che renda giustizia alle vittime e alle famiglie. Nel rapporto “Extrajudicial killing of Mr Rufinus Tigau” si ricostruiscono i due casi di Rufinus Tigau e Meinus Bagubau, avvenuti il 26 ottobre 2020. Rufinus Tigau (28 anni), nativo papuano e catechista cattolico della diocesi di Timika (nella provincia di Papua), è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da membri di un'operazione congiunta di esercito e polizia indonesiani a Kampung Jibaguge (nel distretto Sugapa, della Reggenza Intan Jaya a Papua). Anche Meinus Bagubau (12 anni), è stato colpito da colpi d'arma da fuoco e ha riportato diverse ferite nella stessa giornata.
Il rapporto ricostruisce le fasi dell’incidente del 26 ottobre di cui viene fornito un ampio background: “Dal dicembre 2019, nell'area di Intan Jaya Regency, si è svolta un'operazione congiunta tra esercito indonesiano (Tni) e polizia (Polri), nell'ambito degli sforzi per combattere un movimento indipendentista papuano denominato Tentara Pembebasan Nasional Papua Barat (Esercito di liberazione nazionale della Papua occidentale – TPN-PB). Vi sono stati diversi scambi di colpi di arma da fuoco – spiega il dossier – che hanno provocato vittime da entrambe le parti, così come nei civili che vivono nella zona”.
Già dopo l'uccisione del presbitero protestante Yeremia Zarambani, il 19 settembre 2020, spiega ancora il rapporto, “la Commissione nazionale indonesiana per i diritti umani (Komnas Ham) aveva rilasciato una dichiarazione pubblica sulle violenze nella Reggenza di Intan Jaya”, documentando almeno 18 casi di violenza che hanno coinvolto vittime civili e personale di sicurezza. Inoltre il rapporto ricorda che, oltre a episodi largamente noti, “quest'anno si sono verificati anche diversi incidenti nell'area delle attività minerarie di PT Freeport Indonesia”, in particolare nella miniera di Grasberg, nella regione di Timika, in Papua, e che “in due occasioni, i papuani indigeni sono stati erroneamente identificati come membri del TPN-PB e fucilati da membri delle forze militari e di sicurezza indonesiane” mentre la guerriglia ha giustiziato un lavoratore.
Si arriva così a ricostruire il tragico caso del 26 ottobre quando Rufinus Tigau si avvicina alle forze di sicurezza che hanno circondato la zona dove abita, e continuano a sparare. Rufinus vuole solo spiegazioni e cercare un gesto di conciliazione. Nota il rapporto: “Tigau si è avvicinato ai membri della sicurezza e ha detto: 'Per favore, smettete di sparare. Dobbiamo parlare con calma. Qual è il problema?' Un membro dell'operativo ha puntato una pistola contro di lui che ha immediatamente alzato le mani, in segno di sottomissione. Tuttavia, è stato ucciso sul posto”, a sangue freddo.
Nelle sparatorie che intanto vanno avanti, viene colpito anche Meinus. L’esercito nega l’incidente accusando Tigau di essere un membro del Gruppo armato separatista criminale (Kelompok Kriminal Separatis Bersenjata - Kksb), termine usato per indicare appartenerti al TPN-PB. “Tuttavia – scrive ancora il dossier – l'affermazione secondo cui Tigau era un membro del TPN-PB è stata respinta da padre Martin Kuayo, Amministratore della diocesi cattolica di Timika, Papua, che ha confermato che Rufinus Tigaus era un pacifico catechista della diocesi stessa”.
Le organizzazioni cattoliche denunciano un secondo omicidio avvenuto nei giorni precedenti: quello di Agustinus Duwitau, catechista cattolico nel villaggio di Emondi, distretto di Sugapa, fucilato il 7 ottobre 2020 mentre stava tornando o casa. Anch'egli, secondo fonti locali, sarebbe stato freddato perché sospettato di essere membro del TPN-PB.
La Intan Jaya Regency è la regione in cui si trova il Wabu Block, parte della concessione mineraria a Papua tra il governo indonesiano e l’azienda PT Freeport (che poi diventa PT Freeport Indonesia, poiché il governo indonesiano ha aumentato le proprie quote nella società). Nel luglio 2015, c'è stato un accordo tra il governo indonesiano e PT Freeport Indonesia per restituire il blocco Wabu – ricco di oro – al governo. Le organizzazioni per i diritti umani e le Chiese hanno più volte allertato il governo sulle violazioni dei diritti umani a Intan Jaya Regency. Diversi anni fa, il piano per estrarre le riserve auree della zona è stato rifiutato dagli abitanti che vivono nell'area per timore di gravi danni ambientali per le comunità indigene che vi risiedono.
La Papua (o Irian Jaya) è la provincia indonesiana che occupa la parte occidentale dell'isola della Nuova Guinea. Da decenni la popolazione locale lamenta discriminazione e abusi condotti dalle autorità e dalle forze di polizia indonesiane. La provincia, antica colonia olandese, è stata annessa dall’Indonesia nel 1969 in seguito a un controverso referendum. I papuani indigeni costituiscono circa la metà della popolazione, che rivendica un’indipendenza politica e chiede da anni un nuovo referendum, anche se nel 2002 il governo di Giacarta ha concesso alla regione un'autonomia speciale.
(MG-PA) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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ASIA/COREA DEL SUD - La fede nella pandemia: confessionali anti-Covid nella Cattedrale cattolica di Seoul
 
Seoul (Agenzia Fides) - Il Covid-19 non deve avere l'effetto di privare i fedeli dell'accesso ai Sacramenti: come appreso dall'Agenzia Fides, con questa convinzione la Cattedrale cattolica di Seoul ha attrezzato dei confessionali appositamente adattati per permettere di celebrare il Sacramento della Riconciliazione in massima sicurezza, nel rispetto delle misure anti-Covid, sia per il sacerdote che per il penitente.
Nel complesso della Cattedrale di Myeongdong, nel cuore di Seul, i confessionali erano stati chiusi a febbraio del 2020, a causa della pandemia poiché il virus si diffonde facilmente via aerosol in spazi chiusi. Come riferisce una nota inviata a Fides dall'Ufficio Comunicazioni dell' Arcidiocesi, la Chiesa di Seoul ha riorganizzato le procedure operative e le strutture relative alle confessioni, aderendo alle linee guida di sanità pubblica emanate per la prevenzione della diffusione del coronavirus, rispettando i protocolli igienico-sanitari.
Nel nuovo assetto, lo spazio per il sacerdote e quello per il penitente nel confessionale sono ora completamente separati, mentre un apposito sistema di ventilazione è stato installato per impedire la trasmissione del virus tramite vie aeree. Inoltre, in ogni cabina è stata installata una protezione in plexiglas come barriera fisica tra il sacerdote e il penitente, per evitare l'esposizione alle goccioline respiratorie. Infine, dopo la celebrazione del Sacramento, l'intera cabina viene sanificata prima che il penitente successivo proceda alla confessione.
P. Matthias Young-yup Hur, portavoce dell'Arcidiocesi di Seoul e vicepresidente della Commissione diocesana per le Comunicazioni, commenta nella nota inviata a Fides: “La nostra comunità di fede ha dovuto affrontare tempi molto difficili, dato il prolungarsi della crisi pandemica. La riapertura dei confessionali completamente attrezzati è parte dei nostri sforzi per fornire assistenza pastorale ai fedeli. Per trasformare la crisi in un'opportunità, speriamo vi saranno altre iniziative efficaci nel campo del ministero pastorale anche nell'era post-Covid".
Secondo la Chiesa locale, afferma il sacerdote, la riapertura dei confessionali rappresenta un deciso segno di speranza che permette di guardare oltre la crisi, offrendo ai battezzati un messaggio essenziale: curare la vita spirituale, coltivare il contatto diretto con Dio, alimentare la fede attraverso i Sacramenti, sono la via maestra per superare, con la grazia di Dio, le difficoltà e le prove dell'esistenza. (PA) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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AMERICA/PERU’ - Destituito dal parlamento il Presidente Vizcarra, il paese è politicamente destabilizzato
 
Lima (Agenzia Fides) – L'Arcivescovo di Lima, Mons. Carlos Castillo, ha affermato che al Congresso è mancato “il senso della misura" quando ha rimosso il Presidente Vizcarra, ciò è "qualcosa di molto serio". Questo commento dell'Arcivescovo segue la notizia che lunedì sera, 9 novembre, il Congresso peruviano ha destituito il Presidente Martín Vizcarra dopo che l'intero Parlamento lo ha dichiarato "moralmente incapace" nel processo politico aperto contro di lui per corruzione, per presunte tangenti ricevute nel 2014 quando era governatore. Il Presidente del Parlamento, del partito di Azione Popolare (AP), Manuel Merino, oppositore di Vizcarra, ha prestato giuramento ieri, martedì 10, come nuovo Presidente del Perù dinanzi al Congresso peruviano con tutti i membri presenti.
Le dimissioni del popolare Presidente sono state approvate con 105 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni, superando di gran lunga gli 87 voti richiesti, al termine di una maratona plenaria durata quasi otto ore.
Vizcarra ha dichiarato alla stampa che lascia il potere "a testa alta" e ha escluso di intraprendere un'azione legale per opporsi alla decisione del Congresso. "Lascio il palazzo del governo come sono entrato due anni e otto mesi fa: a testa alta" ha detto Vizcarra, circondato dei suoi ministri, nel cortile della sede del governo, annunciando che sarebbe andato immediatamente nella sua residenza privata.
"Me ne vado con la coscienza pulita e il mio dovere adempiuto" ha aggiunto Vizcarra, che ha goduto di livelli record di popolarità nei suoi 32 mesi di governo, tanto che ci sono state subito reazioni da parte della popolazione, come marce e “cacerolazos” a suo sostegno, nella capitale Lima e in altre città.
Questo processo di impeachment è stato una sorta di "remake" - ma con una conclusione diversa - di un altro processo di impeachment nel quale Vizcarra era uscito vincitore, il 18 settembre scorso. Vizcarra ha avuto un destino simile a quello del suo predecessore, Pedro Pablo Kuczysnki (2016-2018), che non è stato in grado di portare a termine il suo mandato poiché costretto a dimettersi a causa delle pressioni del parlamento.
Nel suo discorso di chiusura del mandato, Vizcarra, che si è caratterizzato per la lotta alla corruzione durante tutto il suo incarico, ha sottolineato che ci sono 68 parlamentari con processi in corso, senza che per questo motivo siano stati licenziati.
Il commento generale che circola è che l'unico a perdere in questa vicenda è proprio il Paese, perché ci sarà solo un Perù destabilizzato politicamente con un nuovo Presidente che è praticamente sconosciuto.
(CE) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo 24 novembre 2024

  XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo Grado della Celebrazione: SOLENNITA' Color...