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venerdì 25 febbraio 2022

EUROPA/UCRAINA - Il Monastero Don Orione di Leopoli diventa centro di accoglienza per profughi e disabili

 


EUROPA/UCRAINA - Il Monastero Don Orione di Leopoli diventa centro di accoglienza per profughi e disabili
 
Roma (Agenzia Fides) - "In questo momento ci siamo riuniti tutti nel monastero di Leopoli che abbiamo deciso di mettere a disposizione dei profughi e di quanti avranno bisogno. L'altra nostra priorità è la tutela degli 8 ragazzi disabili che vivono nella nostra comunità. Se il conflitto dovesse arrivare drammaticamente anche qui saremo costretti a portarli nelle nostre case in Polonia o in Italia".
Don Moreno Cattelan, missionario orionino, nella nota pervenuta all’Agenzia Fides aggiorna sulla situazione. I religiosi hanno tenuto una riunione per cercare di prevedere ogni possibile scenario soprattutto per la tutela dei ragazzi disabili presenti. "Da ieri sera - aggiunge Don Cattelan - a Leopoli non esce nessuno. Tutti siamo in attesa. La paura è quella principale dei bombardamenti. Il nostro chierico non potrà lasciare il paese perchè c'è il richiamo alla leva militare per tutti i cittadini ucraini abili dai 18 ai 60 anni”. “Vi chiedo soprattutto di pregare per noi. Non lasceremo il popolo ucraino. Noi rimaniamo qui!" ribadisce il missionario.
(SL) (Agenzia Fides 25/02/2022)

giovedì 24 febbraio 2022

Missionari e missionarie di Don Orione: “Noi restiamo qui, non possiamo abbandonare i nostri ragazzi disabili, le mamme, i bambini, i poveri”

 

EUROPA/UCRAINA - Missionari e missionarie di Don Orione: “Noi restiamo qui, non possiamo abbandonare i nostri ragazzi disabili, le mamme, i bambini, i poveri”
 
Roma (Agenzia Fides) - Don Giovanni Carollo, direttore della provincia religiosa "Madre della Divina Provvidenza" dei Figli della Divina Provvidenza (Don Orione) da cui dipende la missione orionina in Ucraina, in contatto con i sacerdoti di Don Orione presenti a Kiev e a Leopoli, nel comunicato inviato a Fides riporta le notizie che gli arrivano dai confratelli.
Don Moreno Cattelan, che si trova a Kiev, riferisce che “è in vigore la legge marziale, si raccomanda di mantenere la calma e se suona l'allarme raggiungere i rifugi. Nella notte è stato bombardato l’aeroporto militare della città, situato nei pressi della casa orionina. Molte persone stanno lasciando la capitale formando lunghi incolonnamenti di auto. Non è semplice reperire carburante".
"Anche a Leopoli (L’viv) sono suonate più volte le sirene - fa sapere Don Fabio Cerasa -, c’è un traffico pazzesco, perché tutti stanno scappando. Noi siamo qui in casa. I distributori di carburante sono presi d’assalto, così come i bancomat. L’aeroporto è stato già chiuso". Don Egidio Montanari, sempre da L’viv, riferisce che "l’attacco è su tutta la nazione, da questa mattina continuano a suonare le sirene antiaeree, non abbiamo ancora sentito esplosioni ma credo che ci sia un pericolo di bombardamento dell’aeroporto della città, perché stanno facendo questo in varie città dell’Ucraina. Noi restiamo qui, non possiamo abbandonare il campo, la casa e soprattutto i nostri ragazzi disabili perché hanno solo noi. Vediamo come evolverà la situazione".
Nel frattempo si è deciso che Don Moreno Cattelan lasci Kiev per raggiungere i confratelli a L’viv così da stare tutti insieme. Ma avendo solo metà serbatoio, si incontreranno a metà strada per poi rientrare a L’viv.
Questa mattina anche le Piccole Suore Missionarie della Carità (Don Orione) sono riuscite a mettersi in contatto con le suore che si trovano a Kharkiv, città tra le più colpite dall’attacco russo, e nella vicina Korotycz. Suor M. Kamila da Kharkiv ha riferito che sono state svegliate nella notte dal rumore degli spari. La situazione è molto delicata. Il Cardinale ha chiesto alle Suore orionine delle due comunità di riunirsi tutte a Korotyc, perché ritenuta più sicura. Alle Suore, appartenenti alla provincia polacca, è stato chiesto se preferivano rientrare in Polonia, ma tutte hanno scelto di rimanere accanto alle mamme, ai bambini e ai poveri che assistono. Come i sacerdoti orionini anche le suore hanno chiesto di pregare.
I superiori generali dei Figli della Divina Provvidenza (Don Orione) e delle Piccole Suore Missionarie della Carità, don Tarcisio Vieira e Madre M. Mabel Spagnuolo hanno manifestato alle religiose e ai sacerdoti orionini e alla popolazione ucraina la vicinanza di tutta la Famiglia Carismatica Orionina, assicurando preghiere per la pace.
(SL) (Agenzia Fides 24/02/2022)

martedì 28 aprile 2020

Agenzia Fides 28 aprile 2020


News
 
EUROPA/ITALIA - Le suore di Don Orione continuano nella pandemia ad assistere disabili, minori e anziani, “ora abbiamo bisogno di un aiuto”
 
Roma (Agenzia Fides) – Le suore di Don Orione (Piccole Suore Missionarie della Carità, PSMC) della Provincia italiana hanno lanciato un appello per affrontare questo momento molto difficile, in cui la pandemia del Covid-19 ha colpito duramente soprattutto le regioni e le attività nel Nord Italia. Le PSMC anche in questo tempo di emergenza continuano a svolgere la loro opera di assistenza in tutto il mondo, cercando di fare fronte alle nuove difficoltà. In Italia si prendono cura dei bambini disabili del Piccolo Cottolengo, delle disabili di Casa Serena, delle comunità di minori di Cusano Milanino, di Palermo, di Castelnuovo Scrivia e di tutti gli ospiti delle case di riposo, nonché delle suore anziane della Casa madre.
“È passato più di un mese e mezzo - scrive suor Gabriella Perazzi, economa provinciale - da quando all’improvviso la vita di tutti è stata modificata per tante cose in peggio, il meglio spero e penso che lo vedremo più in là. Qualcosa però è rimasto anche di stabile: il nostro lavoro di assistenza e il prenderci cura dei nostri disabili, anziani e minori nelle tante realtà che gestiamo insieme al personale laico. In questo tempo di prova che cerchiamo di superare come meglio si può, abbiamo purtroppo dovuto piangere anche la perdita di 9 nostre consorelle e continuiamo a trepidare per tante altre che combattono ancora con questo nemico invisibile”. C’è bisogno, scrive suor Gabriella, di un “aiuto, sia economico, ma anche di beni di prima necessità: prodotti alimentari, articoli per l’igiene personale e detergenti per la casa, pannolini, guanti, farmaci, articoli medicali, ecc. Il tutto verrà distribuito, in base alle necessità, nelle nostre case della Provincia italiana”.
La Superiora generale delle PSMC, suor M. Mabel Spagnuolo, partendo dalla Lettera del Santo Padre a tutti i fedeli per il mese di maggio 2020, pubblicata il 25 aprile, ha invitato tutta la congregazione a celebrare un Mese mariano speciale, “con lo scopo di affidare a Maria tutta l’umanità in questo tempo di grande sofferenza e chiedere a Dio, per Sua intercessione, la grazia della fine di questa pandemia”. “Don Orione – scrive la Superiora generale - ha tante volte consacrato e affidato la sua Piccola Opera e i suoi figli e figlie a Maria Santissima, Immacolata e Madre di Dio, e lui stesso avrebbe accolto questo invito del Papa con grande fede, entusiasmo e devozione, coinvolgendo il maggior numero di persone”. (SL) (Agenzia Fides 28/4/2020)
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AFRICA/SUDAN - Nel tempo del Covid-19 niente scontri e ostilità: le speranze della Chiesa
 
El Obeid (Agenzia Fides) - “In parte a causa del terrore per la diffusione del coronavirus, in parte perché il dialogo continua, qui da noi in Sudan da tempo non si registrano scontri”. Esordisce così, in un colloquio con l’Agenzia Fides, Mons. Tombe Trille, Vescovo di El Obeid, e Presidente della Conferenza Episcopale di Sudan e Sud-Sudan. Con un sistema sanitario precario e una situazione socio-economica che sconta anni di dittatura, il Sudan, appena entrato in una nuova fase politica, guarda con terrore alla diffusione del coronavirus. I casi accertati sono oltre 240 mentre i morti 21.
“Il governo – spiega il Vescovo - ha chiesto di evitare assembramenti (e imposto il lockdown totale nello Stato di Khartoum da metà aprile) e abbiamo celebrato la Settimana Santa con numeri di fedeli limitati, massimo 50. Ovviamente, se il governo ce lo chiederà, chiuderemo tutto fino a che non ci sarà sicurezza. Siamo preoccupati per i campi profughi sia per le condizioni generali, sia perché non ci è possibile assicurare la nostra costante presenza pastorale e sociale. In ogni caso, la Pasqua non è un momento isolato ma è permanente per la Chiesa: continua tutto l’anno, ogni messa è una Pasqua e avremo occasioni di celebrarla come si deve più in là”.
Nel frattempo, domenica 22 marzo Stephen Ameyu Mulla, ha potuto finalmente insediarsi come nuovo Arcivescovo della capitale del Sud Sudan, Juba. La sua nomina è stata fin dall’inizio avversata da un gruppo di laici e religiosi sulla base di divisioni sostanzialmente etniche ed è avvenuta con ritardo, solo a seguito di un’indagine della Santa Sede.
“Dall’installazione di Mons Ameyu, non ci sono stati più contestazioni né proteste. Anche grazie al suo discorso inaugurale impostato tutto sulla riconciliazione, gli animi si sono molto calmati. È un bel segnale che ci fa sperare per un futuro unito e di pace sia per il Sud Sudan che per il Sudan. La popolazione ha bisogno e comincia a intravedere segni di nuova speranza”.
A un anno esatto dalla cacciata di Omar al-Bashir (11 aprile 2019), il despota giunto al potere nel 1989 con un colpo di Stato sostenuto dagli islamisti, il Sudan, tra mille sfide di carattere politico, sociale ed economico, continua a rappresentare una buona notizia per l’Africa. Il rating di democrazia stilato dall’Economist ogni anno, lo vede in salita: dagli ultimissimi posti è salito al 147°, scalando in un anno 8 posizioni. (LA) (Agenzia Fides 28/4/2020)
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AFRICA/TOGO - Alle prese con il coronavirus in missione, tra culti animisti e pratiche religiose
 
Sokodé (Agenzia Fides) - “Siamo anche noi confinati, niente più messe domenicali e feriali. Dunque niente più collette alla domenica. Ne facevamo due: una per la missione e una per la chiesa. Da due mesi non c’è più nessuna entrata e dobbiamo continuare a vivere oltre a mantenere le spese fisse”, scrive all’Agenzia Fides dal Togo padre Silvano Galli, sacerdote della Società per le Missioni Africane (SMA).
“Anche qui a Sokodé siamo tutti sotto controllo da quando l’epidemia si è diffusa da un Centro Rasta del villaggio di Kuvon, nelle periferia della città. Il Centro, attrezzato con una serie di abitazioni per ospitare i visitatori – secondo le informazioni raccolte – è conosciuto e frequentato come luogo per una pratica religiosa legata ai culti animisti locali: è un luogo di iniziazione per un grande feticcio kabié, originario di Sundina. E’ conosciuto ovunque, anche all’estero, ed è gestito da un uomo di etnica kotokoli, chiamato Grande Maestro del feticcio, di nome Naba Lamoussa Bassirou, che definisce la sua struttura come un Centro di spiritualità. Di recente c’era stato un incontro con osservatori giunti anche da Stati Uniti e Canada. Sono state sacrificate diverse vittime, e poi c'è stato un grande banchetto. Purtroppo gli stranieri erano infetti da virus e sono stati trasferiti a Lomé. I partecipanti al banchetto, circa 180, sono stati sottoposti al test ma sono risultati negativi.”
Padre Galli riporta la dichiarazione di Naba Lamoussa il quale ha riferito "che all’infuori dei casi riconosciuti, di cui un solo togolese, tutta la comunità è stata sottoposta a controlli ed è risultata negativa", ma che si sono tutti messi in quarantena e a disposizione di una équipe medica per vedere in che misura la quarantena potrà essere tolta. Il ‘Gran Maestro del feticcio’ conclude auspicando che "con la grazia di Dio, che noi tutti imploriamo, il coronavirus passerà rapidamente come un vento cattivo con zero morti a Sokodé affinché ognuno possa riprendere, nella quiete, le sue attività".
Oltre alle misure preventive diffuse a livello nazionale, a Sokodè vige il coprifuoco notturno dalle 20 alle 6 del mattino. “Per i confinamenti il problema è più complicato – spiega p. Silvano -. Come sussidio il governo ha promesso, per i prossimi tre mesi, a tutti i confinati un aiuto mensile di 12500 franchi (20 €) alle donne, e 10500 agli uomini. Per ricevere il contributo bisogna presentare la tessera elettorale. Alcuni hanno detto che se vengono confinati magari non muoiono di coronavirus ma di fame.”
Il missionario conclude dicendo che “la gente qui vive del suo lavoro. Se non va nei campi, se non va al mercato, non può vivere. Ma qui tutti sono abituati a lottare e a convivere con la morte, e a sorridere anche nelle situazioni più tragiche.
(SG/AP) (28/4/2020 Agenzia Fides)
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ASIA/PAKISTAN - Operatori ecologici, quasi tutti non musulmani, ad alto rischio di contagio per
 coronavirus
 
Lahore (Agenzia Fides) - In Pakistan circa il 95% degli operai addetti alla pulizia e alla sanificazione di strade, ospedali, scuole e istituti pubblici, fogne appartiene alle minoranze religiose: si tratta di uomini e donne, soprattutto indù e cristiani, che sono ad alto rischio per il contagio da coronavirus. Sono quelli che raccolgono i rifiuti contaminati nei reparti di quarantena degli ospedali e in tutto il paese, e rischiamo di essere i più negletti. Per la loro protezione le autorità non hanno adottato misure adeguate. La Corte Suprema del Pakistan, in una sentenza del 13 aprile, ha rilevato "anche le condizioni del personale addetto alla sanificazione che opera negli ospedali e in altri luoghi", richiedendo che "riceva la protezione necessaria".
Questi operai, responsabili di mantenere la pulizia e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi di ogni tipo, sono quasi sempre senza alcun equipaggiamento protettivo, nè dispositivi di protezione individuale mentre svolgono le loro funzioni. "Sollecitiamo una rapida risposta delle autorità per far fronte alla situazione perchè, secondo le indicazioni della Corte Suprema, gli operai addetti alla sanificazione e in particolare tutto il personale che lavora al fianco di medici, sia dotato di adeguati apparati di protezione" ha dichiarato a Fides Samuel Piyara, presidente del Forum per l'attuazione dei diritti delle minoranze.
Shahid Mushtaq Asi, presidente del Sindacato degli operatori ecologici ha dichiarato che tutta la spazzatura e i rifiuti di ogni genere, inclusi quelli di carattere sanitario, vengono raccolti da questi lavoratori, senza alcuna precauzione apposita. "Abbiamo chiesto alle autorità di fornire disinfettanti e guanti a questi lavoratori. E nessuno di loro è stato sottoposto a un test per il coronavirus. Non viene rispettato il verdetto della Corte Suprema".
Il Prof. Dr. Muhammad Ashraf Nizami, Presidente della "Pakistan Medical Association", sottolinea a Fides che "il verdetto della Corte Suprema è corretto e va rispettato: gli operatori sanitari che lavorano nei reparti infettivi hanno bisogno di attrezzature adeguate, in quanto fanno parte dei professionisti medici che sono direttamente collegati nella cura dei pazienti".
"Apprezziamo l'intervento della Corte Suprema e ci impegniamo a seguire le sue indicazioni per le misure di sicurezza degli operatori sanitari e addetti alla sanificazione" ha affermato Ijaz Alam Augustine, Ministro federale dei diritti umani e degli affari delle minoranze, dopo aver visitato un ospedale dove tutto il personale era dotato di protezioni adeguate.
Il fatto che questi operatori ecologici e pulitori degli ambienti appartengano alle minoranze religiose si lega all'antica concezione castale ancora presente nelle società del subcontinente indiano. In Pakistan tale pratica discriminatoria è stata anche incentivata e perpetrata dalle istituzioni pubbliche, che mettono a bando dei posti di lavoro "riservati ai non musulmani". Sono lavori che i musulmani rifiutano. "Si tratta di un doppio standard”, afferma la Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani e di “un trattamento discriminatorio riservato alle minoranze religiose”. (KN-PA) (Agenzia Fides 28/4/2020)
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ASIA/VIETNAM - Nella nazione con zero decessi da Covid-19, la Chiesa riprende a celebrare le messe
 
Hanoi (Agenzia Fides) – Data l’ottima gestione dell’emergenza coronavirus e la limitata diffusione del morbo, la comunità cattolica in Vietnam ha potuto riprendere a celebrare l’Eucarestia. Come appreso dall’Agenzia Fides, il 24 aprile il Vescovo di Vinh, Mons. Alphonse Nguyên Huu Long, ha permesso ai sacerdoti di riprendere a celebrare la messa “per soddisfare i bisogni spirituali dei cattolici e il forte desiderio di Eucaristia". Finora le funzioni erano solo online ma dal 25 aprile, ha spiegato il Presule, tre diocesi in Vietnam (Vinh, Ha Tinh e My Tho) sono potute tornare a una sorta di “semi-normalità” dopo che il governo ha allentato le misure anti-coronavirus. Il Vescovo di Vinh (diocesi con circa 290mila fedeli) ha però chiesto ai sacerdoti di celebrare messe brevi, con esigua presenza di fedeli e nel rispetto del distanziamento sociale, limitando inoltre la celebrazione di due messe nei giorni feriali e quattro la domenica.
La disposizione data dai leader della Chiesa, che offre grandi segni di speranza ai fedeli cattolici in Vietnam, è stata possibile perché negli ultimi dieci giorni il Vietnam non ha visto aumentare i casi di coronavirus se non per due giovani studenti che, rientrati dal Giappone dove si trovavano per motivi di studio, si sono rivelati positivi e sono stati subito isolati. Uno tra i Paesi del Sudest asiatico che confina con la Cina – e dunque assai più vicino di altri all’epicentro iniziale della pandemia mondiale – può dunque vantare un risultato molto soddisfacente: il Vietnam conta oggi infatti un numero totale di pazienti infetti a livello nazionale di 270 con un numero quasi equivalente di dimessi e soprattutto con un bilancio pari a zero per quanto riguarda i decessi. E’ tra i pochi Paesi del mondo che può esibire questo risultato, pur essendo stato tra i primi a registrare il virus uscito dai confini cinesi il 23 gennaio scorso. Attualmente, quasi 70mila persone sono in quarantena e oltre 350 sono ospitate in apposite strutture sanitarie.
Il Vietnam, come altri Paesi, ha segnalato casi in pazienti che non venivano dalla Cina ma che hanno contratto il virus da qualcun altro che aveva visitato Wuhan, come probabilmente è accaduto ai due studenti di ritorno dal Giappone. Non di meno, il piccolo ma densamente popolato Paese asiatico ha messo in piedi prestissimo misure di lockdown che hanno impedito la diffusione del Covid-19: blocchi selettivi – in parte ancora attivi - che sono arrivati a chiusure totali di intere aree o villaggi. Tale modello di “gestione controllata”, e affidata anche alla responsabilità dei singoli e al forte senso di responsabilità di ogni individuo verso l’intera comunità, è stato seguito poi anche da altri Paesi dell’area.
In Vietnam i cattolici sono oltre 6 milioni e 300mila ossia circa il 7% della popolazione di 95 milioni di abitanti di un Paese.
(MG-PA) (Agenzia Fides 28/4/2020)
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AMERICA/MESSICO - Sacerdote minacciato di morte, ma la Chiesa non si ferma nella difesa dei diritti della popolazione
 
San Cristobal (Agenzia Fides) - La quarantena per combattere la pandemia non basta a fermare il crimine organizzato che in Messico continua a minacciare la popolazione. Così succede nel Chiapas, dove i sacerdoti sono stati minacciati di morte con delle telefonate da presunti membri del Cartello Jalisco Nueva Generacion (CJNG), che secondo informazioni dei media locali sono nella zona solo da pochi mesi.
Padre Marcelo Perez infatti ha ricevuto una telefonata con minacce di morte a lui e alla sua famiglia. La diocesi di San Cristobal de las Casas, in un comunicato inviato a Fides, informa le autorità che padre Marcelo, responsabile della pastorale sociale della diocesi, è stato minacciato non solo lui, ma anche la sua famiglia e i suoi fedeli membri del Consiglio Parrocchiale di San Antonio di Padova, se non ubbidiranno alle richieste del CJNG.
Secondo la telefonata minatoria, la Chiesa cattolica attraverso i suoi sacerdoti deve "allinearsi" e riconoscere il CJNG come padrone del territorio, in cambio ci sarà pace nella zona, altrimenti il sangue scorrerà nella comunità.
Non è la prima di questo tipo di azioni da parte del CJNG, che cercano di intimidire e sottomettere con la paura i gruppi di cittadini delle zone rurali, ma questa volta si tratta della Chiesa cattolica in una zona dove la pastorale sociale si è organizzata così bene che è riuscita ad unire 18 comuni della zona in difesa dei diritti umani, secondo le informazioni della diocesi di San Cristobal de las Casas. La diocesi conclude il messaggio firmato dal Vescovo, Mons. Rodrigo Aguilar, affermando che non si fermerà il lavoro dei cattolici perché si tratta di un impegno riuscito dopo tanti anni di impegno della diocesi con la popolazione.
(CE) (Agenzia Fides 28/04/2020)
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AMERICA/BRASILE - La sospensione delle messe per la pandemia è dolorosa, ma può contribuire a salvare vite umane
 
Belo Horizonte (Agenzia Fides) - Le misure di isolamento sociale decise dalle autorità per frenare la crescita dei casi e la diffusione di covid-19 in Brasile, sono state adottate anche dalle arcidiocesi e diocesi brasiliane, che hanno sospeso, sia pure con grande dolore, le attività religiose compresa la celebrazione delle messe con la partecipazione dei fedeli, come avvenuto in quasi tutto il mondo. Secondo i risultati di uno studio diffusi dalla Conferenza nazionale dei Vescovi brasiliani (CNBB) tale provvedimento potrebbe aver prevenuto oltre 120 morti nel paese.
Lo studio è stato realizzato dalla Società brasiliana degli Scienziati cattolici (SBCC), di cui fa parte il settore universitario della Commissione episcopale per la cultura e l'istruzione della CNBB e il Gruppo di ricerca modellistica dei problemi biologici del Centro federale di educazione tecnologica del Minas Gerais (CEFET-MG). “Il numero approssimativo di vite salvate dipende dal numero dei morti durante il periodo di isolamento per la sospensione delle messe in Brasile” ha affermato il professor Rodrigo Cardoso, docente nel Dipartimento di matematica del CEFET. Secondo il ricercatore, il numero varia tra 46 e 120.
Nell’ambito dei casi considerati per questa stima, i risultati indicano che questa misura restrittiva può essere stata responsabile della riduzione del 2,6% del numero di casi di infezione e decesso nel paese e della riduzione di circa il 9, 7% del numero di casi di ricovero durante il picco dell'epidemia. "Con questo studio – commenta il comunicato diffuso dalla Conferenza episcopale -, la SBCC intende collaborare alla divulgazione scientifica tra il pubblico cattolico, e mettere in rilievo per la società in generale gli sforzi della Chiesa per aiutare ad affrontare la pandemia". (SL) (Agenzia Fides 28/4/2020)
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AMERICA/ECUADOR - Commissione Governo-Vescovi al lavoro per la riapertura delle chiese secondo la situazione concreta di ogni città
 
Quito (Agenzia Fides) – Il Consiglio di Presidenza e alcuni Vescovi della Conferenza episcopale dell’Ecuador (CEE) si sono incontrati con la Ministra del governo, Maria Paula Romo, e i suoi assessori, per discutere il tema della riapertura delle chiese e la ripresa delle diverse attività pastorali.
Come informa il comunicato diffuso dalla Conferenza episcopale, pervenuto all’Agenzia Fides, “i Vescovi, oltre a ratificare il loro impegno di collaborazione, come Chiesa, alle campagne di solidarietà a favore dei più poveri e di accompagnare spiritualmente le famiglie, hanno fatto presente che la riapertura delle chiese risponde al desiderio spirituale di un popolo che è in maggioranza credente e cattolico”.
Per raggiungere questo obiettivo, informa il comunicato, una Commissione formata da rappresentanti del Governo e della Chiesa, elaborerà i protocolli che saranno applicati, “in forma progressiva, secondo la situazione concreta di ogni città e settore”. “Questo passo così importante – conclude il comunicato del Consiglio di presidenza della CEE – ci aiuti a mantenere viva la speranza e a trovare soluzioni adeguate sia per la salute che per l’economia del nostro Paese”. (SL) (Agenzia Fides 28/4/2020)

mercoledì 25 marzo 2020

Agenzia fides 25 marzo 2020


 
News
 
EUROPA/ITALIA - “Oggi Don Orione siete voi, non più con la veste talare, ma con il vostro camice bianco”
 
Roma (Agenzia Fides) – “Don Orione ci ispira a vivere questo tempo di emergenza sanitaria e sociale con serietà, nel pieno rispetto delle norme e delle indicazioni pubbliche, ma anche con la fantasia della carità”. Lo scrive padre Tarcisio Vieira, Direttore generale dell’Opera Don Orione, in un messaggio inviato a tutti gli Orionini in questa situazione di pandemia da coronavirus. La Piccola Opera della Divina Provvidenza, fondata da San Luigi Orione, è impegnata nell'evangelizzazione con diversi tipi di apostolato, tra cui l’assistenza a malati, orfani, anziani, minorati fisici e psichici, in una trentina di nazioni di Europa, Africa, Asia e America.
In questi giorni di emergenza sanitaria sono mancati quattro membri della famiglia orionina: il 20 marzo è deceduto nell' ospedale di Novi Ligure Don Cesare Concas, 81 anni. Il 23 marzo all’ospedale di Tortona sono morte Suor Maria Ulisia (Evelina Felici), 86 anni, e Suor Maria Filomena (Rosaria Licitra), 98 anni. Sempre nell’ospedale di Tortona, il 24 marzo è deceduta Suor Maria Cristina (Hortencia Nicanora Fontes), nata a Maldonado (Uruguay), 91 anni.
Nella sua lettera padre Vieira informa, in mezzo a tante notizie tristi, di alcune “briciole” di bene. “Un sacerdote, l’unico “parente vicino”, che benedice una bara non lasciando mancare la preghiera della Chiesa. Un dottore, con tutti i suoi diplomi, che si mette a fare il servizio più semplice come quello di imboccare un anziano residente. Una dipendente che, nell’impossibilità della presenza del sacerdote (tutti in isolamento obbligatorio), “benedice” le bare mettendovi sopra un’immaginetta di San Luigi Orione. Un parroco che, in mattinata, fa il giro di telefonate tra i suoi parrocchiani, cercando di raggiungere particolarmente gli anziani isolati. Tanti laici che si “incontrano” nei media per pregare e sostenersi a vicenda. La Comunità del Santuario di Tortona, in quarantena, in preghiera davanti all’urna del Fondatore. I volontari che, nonostante il pericolo, continuano a preparare e a distribuire i pasti ai senza tetto. I seminaristi e i religiosi di Cordoba che fanno i turni per sostituire una parte del personale dipendente nell’assistenza ai residenti del Cottolengo. I chierici del Teologico che continuano a prestare il loro servizio nelle “docce vaticane” per aiutare i senza. fissa dimora”
In questa situazione inedita, gli Orionini si comportano come avrebbe fatto il Padre Fondatore, rileva il Direttore generale: “di fronte al continuo flusso di notizie, per non rimanere chiusi in un’emotività sterile, Don Orione ci invita a una compassione attiva”, privilegiando i poveri, “prendersi cura di loro è “prendersi cura di Gesù”. Nelle nostre strutture abbiamo tante persone in situazione di vulnerabilità, per cui è più importante che mai curare l’organizzazione e il coordinamento di tutte quelle iniziative che possono proteggerli”. Esortando a mantenere salda la fiducia nella Divina Provvidenza, che è nel nome dell’istituto, padre Vieira conclude con questa esortazione: “Dopo la crisi, ci sarà da correre per riavviare l’economia, ristabilire le scuole, riprogrammare le manifestazioni culturali e sportive e forse anche recuperare tutte quelle “feste” che si sono perdute. Non è che per caso ci dimenticheremo, ancora una volta, di quei valori imparati a caro prezzo? Tocca a noi, orionini, fare opera di accompagnamento e di formazione delle coscienze sulle priorità. Cominciamo già oggi a costruire il domani”.
Don Aurelio Fusi, direttore della Provincia "Madre della Divina Provvidenza" ha scritto una lettera agli operatori sanitari e agli amici del Centro Don Orione di Bergamo, un complesso socio-assistenziale diretto dagli Orionini che comprende 222 posti letto di RSA, 60 posti letto di Riabilitazione, 24 posti letto di persone in stato vegetativo persistente. “Da diversi giorni la vita di tutti è cambiata perché un nemico invisibile è venuto a stanziarsi in mezzo a noi. Di fronte a lui, voi e tutti noi, ci sentiamo impotenti” scrive don Fusi.
“Che fare, dunque? Dobbiamo arrenderci? C’è una luce in questa notte? Sì. La luce siete voi. Ho saputo - prosegue - che siete diminuiti perché alcuni di voi si sono ammalati, ma un drappello coraggioso, senza più badare ad orari, a ferie o ai diritti lavorativi, è presente ogni giorno per aiutare i nostri ammalati e per portare con la terapia, il conforto della presenza. Quanto vale per gli ammalati, vale ancor più per coloro che stanno passando al Signore”. “Carissimi amici, oggi Don Orione siete voi - conclude don Fusi - non più con la veste talare, ma con il vostro camice bianco. Oggi, il riflesso del volto di Don Orione siete voi che accompagnate le terapie con una parola di conforto e con uno sguardo amico. Vi ringrazio per la vostra presenza e per i vostri sacrifici. Verranno ricompensati dal Signore che è grande nell’amore”. (SL) (Agenzia Fides 25/03/2020)
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AFRICA/GIBUTI - Il Vescovo di Gibuti: “Il nemico Covid è arrivato, la Caritas riduce gli aiuti”
 
Gibuti (Agenzia Fides) – “Qui a Gibuti è arrivato il nemico: ci sono due casi accertati”, scrive all’Agenzia Fides mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti. “La nostra cattedrale è chiusa da sabato scorso: solo la decina di noi che viviamo all'interno del compound continuiamo a celebrare la Messa. Abbiamo cominciato a trasmettere su Facebook le Messe di giovedì, sabato e domenica sera, oltre alla Via Crucis del venerdì sera. I fedeli hanno capito e apprezzano l'importanza di queste iniziative”, continua il vescovo. “Mancano i volontari per il servizio che offriamo con la nostra Caritas Gibuti ai bambini di strada e siamo stati costretti a ridurre le attività. Potrebbero soffrire molto i più poveri. Tra le misure preventive disposte dalle autorità locali è stato chiuso l'aeroporto ed è stata interrotta la linea ferroviaria verso l'Etiopia. Inoltre il personale di servizio ritenuto non essenziale deve essere lasciato a casa, scuole chiuse da venerdì scorso. Anche le moschee sono chiuse.”
“La situazione non è così tragica – aggiunge mons. Bertin - ma bisogna stare in guardia perché le strutture sanitarie di qui sono veramente fragili. Coraggio a voi a Roma e in Italia”, conclude.
Il Ministero della Sanità locale ha istituito un numero verde per informare la popolazione in merito alle misure igieniche da osservare e al quale rivolgersi in caso di necessità di un team medico. Ogni giorno le autorità sanitarie inviano un messaggio su ciascun numero locale con le misure di prevenzione da seguire.
Le autorità sanitarie civili e militari hanno unito le forze per rafforzare il controllo sanitario ai punti di arrivo e allestire l’ospedale di Bouffard per la quarantena oltre ad un centro di cura per casi gravi nell’ospedale di Arta.
(GB/AP) (25/3/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Covid-19: le radio cattoliche mobilitate per permettere ai fedeli di seguire da case la Messa
 
Abidjan (Agenzia Fides) – I Vescovi della Costa d'Avorio nella loro dichiarazione del 17 marzo sulle misure di protezione dal coronavirus avevano dato ai fedeli una serie di raccomandazioni, come il divieto di riunione di più di 50 persone, e la sospensione di Via Crucis, pellegrinaggi e catechesi (vedi Fides 18/3/2020). Per quanto riguarda le Celebrazioni eucaristiche, la Conferenza Episcopale ha proposto che ogni diocesi le organizzi in modo responsabile nel rispetto gli standard stabiliti dal governo nel combattere COVID-19.
Per venire incontro alle necessità spirituali dei fedeli i Vescovi hanno chiesto ai media cattolici di trasmettere Messe e altre devozioni. Seguendo questa raccomandazione, Radio Nationale Catholique de Côte d’Ivoire (RNC) ha preso accordi per consentire ai fedeli di vivere la Messa ogni giorno.
"Abbiamo stabilito legami con alcuni dei sacerdoti in modo che vi sia ogni giorno la trasmissione della Messa alle 6.15, alle 12 e alle 18, mentre le Messe domenicali verranno trasmesse in diretta la domenica alle 7, alle 9 e alle 11” ha detto p. Emile Vangah, Direttore generale della RNC. L’emittente proporrà inoltre ai suoi utenti l’ascolto di devozioni spirituali, Via Crucis e una novena di preghiera. "Sulle antenne della nostra radio, viene trasmessa ogni venerdì a mezzogiorno e alle 17 la Via Crucis. Oltre a ciò, proponiamo una novena di preghiera che abbiamo chiamato 'Novena a Nostra Signora di Lourdes per la Salute dei Malati’ perché noi pensiamo e crediamo che la Beata Vergine di Lourdes può aiutare i malati”. La novena si terrà dal 1° aprile fino all’8 aprile.
Oltre a RNC altri media cattolici offrono trasmissioni e Messe ai fedeli per continuare a nutrire la loro fede.
Per contenere la diffusione del Coronavirus il governo ivoriano il 16 marzo ha adottato 13 misure; tra queste, la sospensione per un periodo di 15 giorni rinnovabile a partire dal 16 marzo, dell'ingresso nel Paese di viaggiatori non ivoriani provenienti da Paesi con oltre 100 casi confermati di malattia da Coronavirus, la chiusura di tutti gli istituti di istruzione prescolare, primaria, secondaria e superiore per un periodo di 30 giorni, il divieto di raduni di oltre 50 persone. (S.S.) (Agenzia Fides 25/3/2020)
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ASIA/LIBANO - «Che Maria protegga il mondo». Cristiani e musulmani pregano insieme nella festa dell’Annunciazione
 
Beirut (Agenzia Fides) – Quest’anno cristiani e musulmani libanesi non potranno incontrarsi nelle piazze e nelle chiese per venerare insieme la Vergine Maria nella solennità mariana dell’Annunciazione del Signore, proclamata fin dal 2010 festa nazionale nel Paese dei Cedri. Le disposizioni emanate da istituzioni politiche e religiose per frenare la pandemia del coronavirus comportano la cancellazione di ogni evento che comporti assembramenti di persone. Per questo, ha preso forma in maniera spontanea una iniziativa per celebrare comunque la Vergine Maria nelle condizioni di restrizione e isolamento in cui si trova a vivere la popolazione libanese ai tempi della pandemia: cristiani e musulmani, ognuno nella propria casa, affacciandosi alla finestra o uscendo sul proprio balcone, potrà recitare insieme una preghiera alla Vergine diffusa in tutto il Paese attraverso le reti sociali dalla Fondazione Aydan, la nota associazione di promozione del dialogo e del pluralismo religioso inaugurata nel 2007 dal sacerdote Fadi Daou. «In occasione della festa dell’Annunciazione, e viste le restrizioni sanitarie» si legge nel messaggio diffuso da Aydan «recitiamo tutti insieme, dai balconi, con le candele accese, alle ore 19, la preghiera islamo-cristiana dedicata alla Vergine».
Si tratta di una preghiera composta ad hoc per la Festa dell’Annunciazione di questo anno 2020, che vede trutto il mondo afflitto dalla pandemia del coronavirus
La preghiera, composta da una invocazione iniziale e da cinque strofe, e letta in un video diffuso in rete da ???, nota “voce narrante” nazionale, è tutta intessuta di formule e parole familiari tratte dal lessico spirituale proprio del cristianesimo e da quello proprio dell’islam. L’orazione invoca Dio Signore del Creato e dell’umanità, che ha «scelto la Vergine Maria» e l’ha «prediletta tra tutte le donne del mondo», inviando l’angelo «che ha portato a Lei l’annuncio che noi oggi celebriamo insieme, cristiani e musulmani». La preghiera implora Dio «onnipotente e misericordioso», che ama «tutto il popolo» e ha regalato a tutti «il dono della vita» di salvarci «dal rischio di questa pandemia» e di aiutare tutti trovare nella Madonna «un modello per le nostre vite, da seguire per alimentare la condivisione nei tempi di tribolazione, affidandosi alla sua provvidenza per non «cedere alla paura o alla propria presunzione». Nel testo della preghiera, si invoca anche Dio come «Colui che aiuta» (uno dei cento nomi di Dio presenti nel Corano), implorandolo di soccorrere i malati, i medici e i sanitati che curano le vittime della pandemia.
In Libano, l’odierna solennità mariana dell’Annunciazione del Signore è stata proclamata Festa nazionale fin dal 2010. Negli ultimi anni si era registrato il moltiplicarsi di iniziative in cui cristiani e musulmani condividono insieme, in occasione di tale festa, atti di venerazione nei confronti della Vergine Maria. Lo Sheikh sunnita Mohamad Nokkari, professore di diritto islamico a Beirut, Dubai e Strasburgo, ha raccontato all’agenzia Fides il percorso che ha in Libano ha condotto crisriani e musulmani a valorizzare la condivisa venerazione verso Maria come fattore di coesione sociale e nazionale (vedi Fides 25/3/2020). La scelta della data per far celebrare Maria da cristiani e musulmani cadde sulla festa dell’Annunciazione, anche perché l’Annuncio dell’Angelo a Maria è raccontato sia nel Vangelo che nel Corano, che ne parla in due Sure diverse. Maria è l’unica donna citata per nome nel Corano ben 34 volte (mentre il nome di Maria appare nei Vangeli 19 volte).
La prima celebrazione islamo-cristiana della festa dell’Annunciazione fu ospitata nel santuario libanese di Nostra Signora di Jamhour, nel 2007. I leader politici rimasero impressionati dall’iniziativa, e nel 2010 il premier Saad Hariri, musulmano sunnita, proclamò festività nazionale il 25 marzo, giorno in cui si celebra l’Annunciazione. (GV/PR) (Agenzia Fides 25/3/2020).
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ASIA/AFGHANISTAN - Il paese è impreparato ad affrontare la crisi del Coronavirus
 
Kabul (Agenzia Fides) - “Le strutture sanitarie dell’Afghanistan non sono in grado di poter affrontare una pandemia come quella del Covid-19. Al momento è in difficoltà persino l’Occidente, quindi possiamo solo lontanamente immaginare cosa potrebbe accadere in una situazione come quella afghana: le attrezzature sanitarie, fatta eccezione per le città, sono carenti e sarebbe oggettivamente difficile non solo far applicare, ma anche semplicemente comunicare tutte le misure di sicurezza che in questo momento si seguono in Italia. Sarebbe un’impresa riuscire a fermare la vita di un villaggio e farvi arrivare degli aiuti. Riesco difficilmente a immaginare Kabul completamente bloccata”. E’ il commento rilasciato all’Agenzia Fides dal Barnabita p. Giuseppe Moretti, missionario in Afghanistan dal 1990 al 2015, che valuta le conseguenze di una eventuale espansione dei contagi da Coronavirus nel paese asiatico.
A peggiorare la già precaria situazione sanitaria, rileva il Barnabita, vi è l’instabilità del governo, caratterizzato dal dualismo tra il presidente eletto Ashraf Ghani e il suo avversario Abdullah Abdullah, entrambi autoproclamatisi vincitori delle ultime elezioni: “Mi chiedo chi dovrà le decisioni in un’eventuale crisi sanitaria. La speranza è che, di fronte a questo problema, possano trovare una soluzione unitaria. Ci auguriamo, inoltre, che i talebani abbiano quel minimo di umanità che permetta l’aiuto e le cure agli ammalati ”.
Proprio alcuni giorni fa, il movimento Taliban ha fatto sapere che non ostacolerà l’accesso di personale delle organizzazioni internazionali impegnate contro la diffusione del Covid-19 in Afghanistan.
Secondo quanto affermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 34 le persone affette da Coronavirus in Afghanistan. Gli ultimi casi riguardano due diplomatici e quattro militari italiani e c’è il primo caso accertato nella capitale Kabul. Nel paese manca la consapevolezza del rischio legato alla pandemia. Come racconta all’Agenzia Fides il venticinquenne leader del movimento ambientalista “Friday For Future - Afghanistan”, Qais Murshid, infatti, “i primi casi afghani sono stati probabilmente importati dall’Iran: il confine è attraversato quotidianamente da circa 15mila persone, ma qui sono in molti a non aver ancora preso il problema sul serio”. (LF-PA) (Agenzia Fides 25/3/2020)
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ASIA/INDIA - I cristiani in India: aiutare i più poveri in tempi di blocco della nazione per il Covid-19
 
New Delhi (Agenzia Fides) - E'urgente prendersi cura dei più poveri durante i 21 giorni di blocco totale della nazione, imposto dal governo fino al 14 aprile, come misura per contenere la diffusione di COVID-19. Lo affermano i laici cristiani all'indomani dell'annuncio del primo ministro, Narendra Modi: per i prossimi 21 giorni, 1, 3 miliardi di cittadini indiani, quasi un quinto della popolazione mondiale dovrebbe "dimenticare cosa significa uscire". L'ordine di rimanere a casa per tre settimane mira a prevenire un disastro per la salute pubblica, ha detto, mentre al 25 marzo, il numero di casi di coronavirus è superiore a 469 infezioni e i decessi sono 11.
Il governo ha già introdotto misure rigorose per frenare la trasmissione locale in un paese in cui milioni di cittadini vivono in condizioni densamente popolate con carenti strutture igienico-sanitarie. Attualmente ci sono solo 40.000 ventilatori in India. Oltre 1,8 milioni di persone in tutto il paese vengono monitorate perché hanno mostrato sintomi della malattia, o sono state esposte a casi confermati. Si teme che le basse cifre del contagio siano legate alla mancanza di test, dato che solo 17.000 tamponi sono stati effettuati finora. Secondo gli esperti, il virus è diffuso in quasi tutti gli stati dell'India. “Se non saremo in grado di gestire questa pandemia nei prossimi 21 giorni, il Paese e la tua famiglia saranno arretrati di 21 anni. Se non saremo in grado di gestire i prossimi 21 giorni, molte famiglie saranno distrutte per sempre ", ha detto Modi nel suo messaggio.
Il blocco avrà un impatto devastante sui 300 milioni di indiani che vivono al di sotto della soglia di povertà e sopravvivono in base ai guadagni giornalieri. Il ministro delle finanze indiano Nirmala Sitharaman ha promesso l'adozione di uno specifico pacchetto di aiuti, destinato alle fasce meno abbienti.
In tale quadro i cristiani hanno fatto appello al governo affinché si prenda cura dei bisogni dei poveri. "Il blocco è necessario, ma non è chiaro è come sopravviveranno i poveri, gli emarginati, quanto vivono alla giornata. Milioni di poveri non hanno frigoriferi per conservare il cibo. Come sopravviveranno quelle famiglie? Come compreranno il cibo e dove lo compreranno?", dice a Fides Mathew George, un leader cristiano. George suggerisce di attivare una rete di organizzazioni per provvedere alle e necessità di persone indigenti, migranti, i lavoratori a giornata.
Padre Augustine Singh dell'arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar nello stato di Orissa, nell'India orientale, rileva a Fides : “Queste misure sono per il benessere della nazione. Dobbiamo collaborare e perseverare. Quindi, decidiamo di restare a casa". E Michael Pereira, laico cattolico, dichiara: “Ora è un momento critico per la nostra nazione, possiamo pregare da casa, ma evitare la diffusione di questa pandemia è di massima priorità. Preghiamo tutti il ​​nostro Signore per un calo della trasmissione del virus".
Sima Ranjit, un avvocatessa cattolica, aggiunge: “La preoccupazione riguarda soprattutto la sopravvivenza per migliaia di persone povere e per quanti vivono soli a casa". (SD-PA) (Agenzia Fides 25/3/2020)
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AMERICA/EL SALVADOR - Nel 40 anniversario di San Romero, la testimonianza dei fedeli attraverso i social media
 
San Salvador (Agenzia Fides) – El Salvador ha celebrato ieri il 40° anniversario del martirio di San Oscar Arnulfo Romero, assassinato il 24 marzo 1980 nella cappella dell'ospedale Divina Provvidenza mentre celebrava la messa. Nel 1994 il suo successore come Arcivescovo di San Salvador, Mons. Arturo Rivera y Damas, iniziò il suo processo di beatificazione. Nel 2000 la Congregazione per la Dottrina della Fede iniziò lo studio di tutti i discorsi di Romero. Nel 2005 il postulatore della causa, il Vescovo italiano Vincenzo Paglia, assicurò pubblicamente che "Romero non era un Vescovo rivoluzionario, ma un uomo della Chiesa, del Vangelo e dei poveri".
La causa di beatificazione di Romero infatti è stata bloccata per anni. Riprese sotto il pontificato di Papa Francesco nel 2013, e nel 2015 venne approvato il decreto che riconosce il martirio di Romero per "odio della fede" e quindi la sua beatificazione il 23 maggio 2015. Il decreto con il riconoscimento del miracolo avvenuto per intercessione del Beato Monsignor Romero è stato firmato da Papa Francesco il 7 marzo 2018, e ha aperto le porte alla sua canonizzazione, insieme a quella del Beato Paolo VI, di due sacerdoti, due religiose e un laico, il 14 ottobre 2018 a Roma. La liturgia della canonizzazione si svolse in piazza San Pietro, presieduta da Papa Francesco. Contemporaneamente, nel suo paese natale, si tenne una veglia per vivere la canonizzazione del primo Santo di El Salvador.
Questa nota sul 40° anniversario della morte del Santo salvadoregno, è arrivata a Fides insieme ad un video che presenta la testimonianza di gente comune, fedeli di tutto il paese, che vivono sull'esempio di colui che "è stato la voce di chi voce non ne ha avuta mai". La Messa di questo anniversario è stata celebrata dall'attuale Arcivescovo di San Salvador, Mons. José Luis Escobar Alas, sulla tomba di Mons. Romero e trasmessa in diretta Facebook per tutta la popolazione e i fedeli che non hanno potuto recarsi sulla sua tomba per l'emergenza sanitaria che colpisce anche questo paese.
(CE) (Agenzia Fides, 25/03/2020)

mercoledì 9 dicembre 2015

Accoglienza dei profughi



Telepace Holy Land TV has uploaded L'ISTITUTO DON ORIONE A ZARQA: LA SUA OPERA PER I RIFUGIATI IRACHENI
L'ISTITUTO DON ORIONE A ZARQA: LA SUA OPERA PER I RIFUGIATI IRACHENI
Telepace Holy Land TV
r367 - Servizio di Maddalena Goi, immagini di Francesco Zampini - A Zarqa, in Giordania, l'Istituto don Orione si occupa di scuola e di pastorale. Ma l'emergenza dei rifugiati iracheni gli ha fatto aprire le porte per l'accoglienza e altre forme di aiuto.

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...