Appello alla pace del Pontefice dopo l'Angelus, per la grave situazione in Israele e Palestina. Si faccia il possibile per evitare l'allargamento del conflitto, è stata la sua supplica, rivolgendo il pensiero ai più piccoli, vittime anche in Ucraina e in tutte le guerre del mondo. Un pensiero anche ...
Nella sua catechesi prima dell’Angelus, sulle parole di Gesù su scribi e farisei che “dicono e non fanno”, il Papa invita tutti, specialmente chi ha ...
Padre Francesco Patton, custode francescano di Terra Santa, sottolinea come le parole di Francesco pronunciate domenica all'Angelus, unite ai numerosi appelli ...
Il timore di un’estensione del conflitto in corso a Gaza al Paese dei cedri, sta spingendo migliaia di persone ad abbandonare le zone di confine con Israele. ...
Gli uni vicini agli altri, in silenzio davanti al mare, sul molo principale della città, a pregare per la pace in Terra Santa. È l’iniziativa che questa ...
Terra Santa: p. Patton (Custode) a Cana, “Sacramento del matrimonio segno e strumento dell’amore di Dio”
“Siamo persone, uomini e donne, fatte per entrare in relazione, per amare. Siamo invitati a comprendere tutto il valore dell’amore umano, a partire dall’amore che Dio ha per il suo popolo e l’intera umanità, che è come l’amore dello sposo per la sposa. Un mistero di amore del quale l’amore tra un uomo e una donna, santificato nel sacramento del matrimonio, è segno e strumento”. Lo ha ricordato il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, celebrando ieri, nel villaggio arabo di Kafr Kana in Galilea, il ricordo del primo miracolo di Gesù. Secondo quanto riferisce la Custodia di Terra Santa, alla messa nel santuario del “Primo Miracolo” di Cana hanno partecipato solo i frati delle comunità della Galilea, tra quelli di Nazaret, del Monte Tabor, di Tiberiade e di Haifa. I parrocchiani non hanno potuto essere presenti a causa delle restrizioni per la pandemia di Coronavirus. “Ogni anno – dice il parroco, padre Haitham Franso Yalda Hano – in questa festa tante coppie della parrocchia affollavano la chiesa e rinnovavano le loro promesse matrimoniali. Almeno settanta famiglie della nostra parrocchia rinnovavano le promesse matrimoniali ogni anno”. Quest’anno, però, il parroco ha assicurato che verrà consegnato alle famiglie uno speciale certificato per “ricordare ai fedeli che sono presenti con noi, anche se non ci sono”. Nell’omelia padre Patton ha invitato a “pregare in modo speciale per i fidanzati e per gli sposi di tutto il mondo. Vogliamo affidare a Gesù attraverso lo sguardo e l’intercessione di Maria sua Madre particolarmente le famiglie e i matrimoni in crisi, le situazioni in cui sta venendo meno il vino della gioia, dell’amore, del servizio reciproco”. “L’alleanza di Dio con il popolo non è di tipo economico-militare ma – ha spiegato – di tipo matrimoniale”. Il brano evangelico delle nozze di Cana “ci fa comprendere che il matrimonio tra Dio ed il suo popolo si realizza nella vita, nel ministero e nella Pasqua di Gesù. Gesù ha concluso – è lo Sposo venuto a realizzare l’amore di Dio per il suo popolo e per l’umanità intera, sotto lo sguardo attento, materno e pieno di cura di Maria sua madre”.
“Il tempo che viviamo è un tempo che ci allena a vivere la nostra vocazione imparando a stare nella situazione in cui ci troviamo, anziché cercare di sfuggirvi. È un tempo che ci educa all’obbedienza, perché ci costringe ad accettare le circostanze in cui ci troviamo. È un tempo che ci insegna a vivere con serenità e letizia francescana l’essere senza nulla di proprio, perché ci accorgiamo che nella situazione in cui ci troviamo, non siamo padroni di niente, ma dobbiamo accettare limitazioni, rinunce, e anche di vivere questa giornata in modo diverso da quello che avevamo immaginato”. Lo ha detto il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, celebrando a Gerusalemme lo scorso 11 ottobre le professioni solenni di 16 frati della Custodia provenienti da nove Paesi diversi: Congo Kinshasa, Congo Brazaville, Italia, Siria, Messico, Brasile, Perù, Colombia e Sud Africa. La celebrazione si è svolta nella chiesa di San Salvatore, a porte chiuse, a causa della pandemia di coronavirus e del lockdown in corso in Israele. Da tutto il mondo parenti e amici dei professi hanno potuto seguire la messa in diretta streaming sulla pagina Facebook della Custodia di Terra Santa e del Christian Media Center. “È un tempo che ci insegna qualcosa anche sulla castità, sul valore che ha il nostro corpo e il poterci offrire interamente al Signore – ha aggiunto il custode –. Pur essendo persone fragili da tutti i punti di vista, compreso quello della salute – la pandemia ce lo ricorda ormai da mesi tutti i giorni –, il Signore accetta il dono della nostra persona, che esprime un amore personale totale: con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutto il corpo e con tutte le forze, quando siamo sani e quando siamo ammalati”. Per padre Patton le professioni sono “un motivo di grande gioia e di speranza, perché vedere che le promesse di Dio si realizzano in modo concreto anche in un tempo difficile come il nostro, da un lato mi fa gioire nel profondo e dall’altro mi rianima e mi fa dire che il Signore ci sta accompagnando e benedicendo, nonostante tutto quello che sta succedendo nel mondo”. “Voi siete l’esempio concreto di ciò su cui ci ha invitato a riflettere Papa Francesco nella sua ultima enciclica, cioè sul fatto che siamo parte di un’umanità in cui siamo tutti fratelli e in cui siamo chiamati a imparare ogni giorno di più cosa vuol dire diventare fratelli, far parte di un’unica famiglia. E se la chiamata è un dono – ha concluso – la risposta è certamente un impegno. Non un impegno gravosamente caricato sulle nostre spalle, ma un impegno che è reso possibile proprio dal fatto che l’iniziativa di chiamarci è stata del Signore”.
(D.R.)
Fratelli tutti / Papa Francesco. Il commento del Custode Terra di Santa, “Il solco aperto della fraternità”
Padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, commenta al Sir la nuova enciclica di Papa Francesco, "Fratelli tutti", ispirata all'insegnamento del Santo di Assisi
Daniele Rocchi – “L’enciclica non offre ricette ma linee da seguire e valori da incarnare. Ciascuno, nel proprio ambito, è chiamato a declinare l’apertura alla fraternità, al dialogo e alla riconciliazione nella propria vita”.
Un documento “da leggere integralmente, senza andare a selezionare e rilanciare solo ciò che interessa”. Per il Custode di Terra Santa, padreFrancesco Patton, “Fratelli tutti”, pubblicata da Papa Francesco nel giorno della festa del Santo di Assisi, “ci aiuta a riflettere e, nel contempo, ci provoca”. D’altra parte, dichiara al Sir il francescano, riprendendo le parole del Pontefice, “la pandemia ha messo in luce le nostre false sicurezze e la nostra incapacità di vivere insieme facendoci scoprire che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri”. Padre Patton sottolinea l’ispirazione francescana dell’Enciclica: “Non si parla di fraternità in termini astratti ma concreti. ‘Fratello’ e ‘sorella’, infatti, sono termini presenti nel vocabolario del Santo di Assisi”.
Il Buon Samaritano, citato nel secondo capitolo del testo, afferma il Custode “incarna l’idea del ‘farsi fratello’ o per dirla con le parole di padre Thaddée Matura, grande studioso di francescanesimo, dell’‘uomo fraterno’. L’idea di fraternità di Papa Francesco, peraltro già presente nel documento di Abu Dhabi richiamato nell’enciclica, è nel modo con il quale entriamo in rapporto con le persone e il Creato. Come fece san Francesco che andò con atteggiamento fraterno verso i socialmente esclusi del suo tempo, i poveri e i lebbrosi, i ladri e i briganti, verso chi era di diversa cultura o religione come il sultano Malik-al-Kamil incontrato in Egitto”. Questo è il linguaggio “inclusivo e concreto” del Santo di Assisi, ripreso dal Pontefice:
“Per dichiarare che il lebbroso è fratello lo abbraccia, e così fa con il ladro, il brigante. Questo è il modo per entrare il relazione con tutte le categorie di persone. È il solco aperto della fraternità, è la fraternità eretta a cultura, a modus vivendi. E questo sguardo san Francesco lo estende anche al Creato al punto di chiamare fratello il sole, sorella la luna e addirittura la morte”.
Fraternità come cultura e dialogo come metodo. Fraternità come “cultura” e dialogo come “metodo”. “Fratelli tutti”, afferma padre Patton “è per noi della Custodia di Terra Santa una conferma a ciò che stiamo cercando di fare da 800 anni, da quando san Francesco venne in Terra Santa. Una vera e propria metodologia missionaria che troviamo sintetizzata nel Capitolo XVI della Regola non bollata (FF 42-45) e che potremmo sintetizzare così: non fare liti o dispute, essere sudditi e soggetti a ogni umana creatura per amore di Dio e confessare di essere cristiani. Nonostante le difficoltà che incontriamo, sperimentando anche forme di violenza, siamo chiamati ad andare verso gli altri con atteggiamento fraterno, siano essi cristiani di altre denominazioni, musulmani o ebrei. Non aspettare che vengano da noi, non pretendere che abbiano un atteggiamento fraterno nei nostri confronti, ma andare noi verso di loro.
In questi 4 anni che sono qui come Custode ho potuto constatare che l’atteggiamento fraterno provoca sempre una risposta fraterna. La fraternità apre canali di relazioni e di amicizia”. L’auspicio di padre Patton è che “questa enciclica possa animare anche percorsi di riconciliazione in un contesto come il nostro in Terra Santa e in Medio Oriente”. L’enciclica evidenzia, infatti, la necessità di riconciliazione, di arrivare a un perdono come nel caso, citato dallo stesso Pontefice, della Shoah. “La riconciliazione – ricorda il Custode – è un percorso anche politico e non solo personale. La pace si ottiene non surriscaldando gli animi ma aiutando le persone a fare percorsi di riconciliazione. La violenza è un amplificatore dei conflitti. Anche a livello personale”.
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