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sabato 13 agosto 2022

Il centrodestra di Palmanova è stato richiamato all’ordine da Trieste

Sanità: Santoro (Pd), centrodestra Palmanova richiamato all’ordine

“Il centrodestra di Palmanova è stato richiamato all’ordine da Trieste e ha obbedito, ma resta sbagliato non partecipare al Consiglio comunale straordinario. Una settimana fa i consiglieri d’opposizione si scagliavano contro la decisione di Asufc di chiudere tre reparti del nosocomio palmarino, chiedevano notizie del superospedale fantasma promesso da Fedriga, rassicurazioni per i malumori e le preoccupazioni interne ed esterne. Dopo aver espresso le nostre stesse preoccupazioni sulla sanità del territorio fanno dietrofront, dimenticano le macerie del presente e ricominciano a scavare nel passato, alla ricerca di improbabili responsabilità del centrosinistra. Le mani sulla sanità le ha messe Riccardi alla faccia dei territori, cominciando proprio dal punto nascita di Palmanova”. Lo dichiara la componente della segreteria regionale Pd Fvg e consigliera regionale Mariagrazia Santoro, in merito alle nuove prese di posizione del centrodestra di Palmanova (Udine), che ha annunciato di non partecipare al Consiglio comunale straordinario convocato sui temi della sanità. “Spiace ma non possono bastare i numeri – continua la consigliera regionale - né le ennesime promesse del DG Caporale. Perché non solo Palmanova è di fatto chiusa ma anche Udine è in sofferenza: proprio quello che volevamo evitare. Gli ospedali territoriali devono essere a servizio del territorio, non sedi staccare di Udine che le apre e chiude come sfiatatoi secondo le proprie necessità. La nostra battaglia per Palmanova è la stessa battaglia per Cividale, Gemona, San Daniele, Tolmezzo e Latisana: i servizi essenziali - conclude Santoro - devono essere vicini ai cittadini”.

martedì 21 gennaio 2020

Agenzia Fides 21 gennaio 2020

AFRICA/NIGERIA - Liberato uno dei quattro seminaristi rapiti
 
Abuja (Agenzia Fides) - “Siamo felici di apprendere che uno dei seminaristi rapiti è stato rilasciato, lungo l' autostrada Kaduna-Abuja. Preghiamo che Dio tocchi i cuori dei rapitori e rilasci i rimanenti tre”. Così un sacerdote dell’Arcidiocesi di Kaduna, al termine di un incontro di preghiera per i quattro seminaristi rapiti la sera dell’8 gennaio nel Seminario Maggiore “Buon Pastore di Kakau lungo l'autostrada Kaduna-Abuja (vedi Fides 13/1/2020), ha annunciato la liberazione di uno dei seminaristi sequestrati.
L’insicurezza nello Stato di Kaduna ha raggiunto livelli tali che Sua Ecc. Mons. Matthew Man-oso Ndagoso, Arcivescovo di Kaduna, in Nigeria, aveva denunciato “Siamo sotto assedio” ricordando che quello dei seminaristi è il terzo rapimento di personale ecclesiastico avvenuto nella sua diocesi (vedi Fides 20/1/2020).
La settimana scorsa 10 comunità nelle aree governative locali di Chikun e Brinin Gwari sono state assalite da banditi, che hanno ucciso almeno 35 persone e ne hanno rapite altre 58 a scopo di estorsione. (L.M.) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - “Le elezioni di ottobre siano trasparenti, credibili e pacifiche” auspicano i Vescovi
 
Korhogo (Agenzia Fides) - “Alla luce di questa situazione, la prima condizione da osservare nella preparazione delle elezioni deve essere la riconciliazione; la seconda condizione è quella della concertazione e del consenso al fine di tenere conto dei requisiti e delle aspirazioni legittime di tutti gli attori socio-politici e dei saggi consigli della comunità internazionale, infine la terza condizione è l'istituzione e il consolidamento dello Stato di diritto”: lo affermano i Vescovi della Costa d’Avorio nella dichiarazione pubblicata al termine della 114a Assemblea plenaria, tenutasi dal 13 al 19 gennaio presso il centro di spiritualità Notre Dame du Rosaire de Latha, a Korhogo, nel nord del Paese.
I Vescovi hanno espresso la loro preoccupazione per la situazione sociopolitica nella quale vive la Costa d’Avorio a pochi mesi dalle elezioni presidenziali di ottobre, e lanciano un appello urgente alla classe politica perché sia al servizio dell’interesse della nazione.
"Noi Arcivescovi e Vescovi cattolici della Costa d'Avorio, preoccupati per la situazione sociopolitica alla vigilia delle elezioni generali nel nostro paese, vi inviamo questo messaggio come un logico seguito a quello consegnato ad Agboville, nel giugno 2019, intitolato ' 'Evitiamo un'altra guerra' '”.
"Alla fine della crisi post-elettorale del 2010, le autorità statali si erano prefissate le priorità della riconciliazione e si erano impegnate a ricucire il tessuto sociale lacerato dalle divisioni. Questo grande progetto aveva suscitato un’immensa speranza con la successiva istituzione di due istituzioni: la Commissione Dialogo e Riconciliazione (CDVR) e la Commissione Nazionale per la Riconciliazione e il Risarcimento delle Vittime (CONARIV). Sfortunatamente, i risultati del loro lavoro non hanno avuto alcun seguito” osservano i Vescovi.
Secondo la Conferenza Episcopale, la riconciliazione deve avvenire prima del voto di ottobre: "Dobbiamo concordare sul fatto che le prossime elezioni devono essere trasparenti, credibili e pacifiche in modo che tutti accettino i risultati che emergeranno come espressione della volontà della maggioranza degli ivoriani. "
"La questione dell'indipendenza delle strutture che devono organizzare il voto, come la CEI (la Commissione Elettorale Indipendente), sta ancora dividendo e cristallizzando le tensioni", affermano i Vescovi che auspicano che sia garantita la totale indipendenza di questo organo fondamentale per la correttezza del voto.
I Vescovi hanno infine annunciato la pubblicazione a breve di una lettera pastorale dal titolo "La Chiesa in Costa d'Avorio, al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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AFRICA/TOGO - E’ necessaria una riforma del sistema sanitario contro il traffico di falsi medicinali
 
Lomè (Agenzia Fides) – Nel corso del vertice sulla lotta contro il traffico di medicinali falsi è emersa la necessità di una seria riforma del sistema sanitario. Come appreso dall’Agenzia Fides, dal summit concluso di recente a Lomé, sono emerse due priorità: l'istituzione di strutture adeguate e l'adozione di leggi per arginare il fenomeno e bloccare le diverse forme di traffico. E’ risultata urgente la firma di un accordo tra le parti interessate per definire un quadro giuridico e imporre sanzioni penali.
“Il diritto alla salute è fondamentale per tutti. Nel nostro continente, il traffico di farmaci contraffatti è una vera tragedia, un flagello criminale che dobbiamo denunciare e contro il quale dobbiamo intervenire”, dice all’Agenzia Fides p. Donald Zagore, teologo della Società per le Missioni Africane. “I medicinali falsi stanno uccidendo gli africani e in particolare i più poveri. Per superare seriamente questo fenomeno – insiste il missionario - bisogna che i nostri responsabili politici prendano consapevolezza della gravità dello stesso e creino sistemi sanitari che soddisfino efficacemente le esigenze delle popolazioni. Il traffico di medicinali falsi è solo il lato nascosto di un problema più grande che è la precarietà del sistema sanitario africano.”
“In Africa, - conclude Zagore - è difficile per i poveri ricevere una assistenza sanitaria adeguata perché i nostri sistemi stanno fallendo. I ricchi fanno ricorso agli ospedali europei, i poveri vengono curati per strada. Ed è purtroppo nella strada che fiorisce il traffico di medicine false. Possiamo organizzare conferenze sull’argomento, ma se non affrontiamo l'essenza del problema esse rimarranno sempre improduttive.”
(DZ/AP) (21/1/2020 Agenzia Fides)
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ASIA/TAJIKISTAN - Il cammino della piccola comunità cattolica nel nuovo anno
 
Dushambe (Agenzia Fides) - Sono attualmente un centinaio, distribuiti tra le due parrocchie di Dushambe e di Qurǧonteppa, i fedeli che formano la comunità cattolica del Tajikistan, “i più assidui sono circa 70 nella capitale e 30 nell’altra città”. Lo racconta all’Agenzia Fides il sacerdote dell'Istituto del Verbo Incarnato, padre Pedro Ramiro López, responsabile della Missio sui iuris del Tajikistan dal 2013. Il missionario, attivo e presente nello stato dell'Asia centrale sin dal 2004, traccia all’Agenzia Fides un quadro incoraggiante, pur nella esiguità di una presenza, quella cattolica, per cui davvero si può usare l’espressione evangelica di Gesù “piccolo gregge”.
Infatti, nota p. Ramiro López, il numero dei partecipanti alla Santa Messa aumenta, come avvenuto durante le recenti celebrazioni natalizie: “La piccola comunità dei battezzati del Tajikistan ha festeggiato il Natale e le solennità dei giorni successivi, come la Gran Madre di Dio e l’Epifania, vivendo insieme le messe più importanti: il 24 dicembre c’è stata la celebrazione in russo a Dushambe, mentre il giorno successivo siamo stati a Qurǧonteppa dove abbiamo celebrato l’Eucarestia in inglese. Inoltre, nella nostra zona, vive un nutrito gruppo di lavoratori italiani, per questo abbiamo celebrato anche una messa nella loro lingua”.
A livello pastorale, la Chiesa si sta occupando di curare la preparazione di 25 bambini del catechismo: “I piccoli hanno vissuto il periodo di Avvento con grande intensità, scrivendo i loro buoni propositi per poi deporli davanti al presepe. Alla fine di questo percorso, il 5 gennaio, hanno realizzato un concerto di Natale dedicato a Gesù Bambino”.
Uno dei rami dall’opera pastorale che la comunità cattolica porta avanti è quello relativo alle attività caritative. Spiega p. López: “Vanno avanti tramite la Caritas, che ha avuto modo di realizzare di recente un piccolo progetto dedicato ad una quarantina di bambini disabili, accompagnandoli nel loro percorso di crescita, con dei volontari che donano loro tempo, sorriso, accoglienza, e anche piccoli regali”. Tutto questo, conclude il missionario, dona “nuova speranza nell’anno 2020, che affidiamo alle mani sapienti del Signore”.
La Missio sui iuris in Tajikistan è stata eretta da Giovanni Paolo II nel 1997: si trattò di una rinascita dopo le campagne antireligiose del dominio sovietico. Attualmente, i cattolici del Tajikistan sono assistiti da 3 sacerdoti argentini dell’Istituto del Verbo Incarnato, 4 suore Missionarie della Carità e 3 religiose dell’Istituto Serve del Signore e della Vergine di Matarà. (LF) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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ASIA/SIRIA - Patriarcati siro-ortodosso e greco-ortodosso: nessuna certezza sulla sorte dei Vescovi di Aleppo scomparsi
 
Aleppo (Agenzia Fides) - Negli ultimi mesi sono state diffuse molte ricostruzioni e “dichiarazioni inquietanti” riguardo al destino dei due Arcivescovi di Aleppo – il greco ortodosso Boulos Yazigi e il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim – scomparsi senza lasciare traccia il 22 aprile 2013 nell’area compresa tra Aleppo e il confine tra Siria e Turchia. Ma al momento, i massimi esponenti delle Chiese a cui appartenevano i due Arcivescovi spariti non sono in grado di fornire elementi utili a confermare o smentire tali dichiarazioni. Lo riferisce un comunicato congiunto, diffuso lunedì 20 gennaio attraverso i social media, dal Patriarcato greco ortodosso e dal Patriarcato siro ortodosso. Nel comunicato, i due Patriarcati dichiarano di aver seguito con attenzione le dichiarazioni e le ricostruzioni diffuse attraverso i social media, e nel contempo, sottolineano che tali interventi e ricostruzioni si configurano come iniziative spontanee, “totalmente indipendenti dagli sforzi da noi compiuti nella ricerca dei nostri due arcivescovi scomparsi”.
I massimi responsabili dei due Patriarcati - guidati rispettivamente da Yohanna X Yazigi, Patriarca greco ortodosso di Antiochia, e da Mar Ignatios Aphrem II, Patriarca siro ortodosso di Antiochia – confermano la condivisa determinazione “a non lasciare nulla di intentato” per fare luce sulla sorte dei due Vescovi scomparsi, e in questo orizzonte riconoscono di non avere elementi utili a confermare o smentire la validità delle ricostruzioni e delle considerazioni sul possibile destino dei due ecclesiastici diffuse da fonti diverse negli ultimi mesi. “Mentre manifestiamo la nostra sincera gratitudine verso tutti gli individui e realtà preoccupati per la sorte dei nostri Arcivescovi, e soprattutto verso coloro che portano avanti iniziative per contribuire a far luce sul loro calvario, chiediamo a tutti di pregare per i due Arcivescovi e invitiamo tutti coloro che possono sostenere i nostri sforzi volti a risolvere questo caso umanitario a mettersi in contatto con le nostre Chiese attraverso i canali ufficiali predisposti a questo scopo”.
La dichiarazione congiunta del Patriarcati di Antiochia dei siro ortodossi e dei greco ortodossi si presenta come una misurata e non polemica presa di distanze anche nei confronti della recente inchiesta giornalistica realizzata da una squadra investigativa guidata da Mansur Salib, ricercatore siriano residente negli Usa, e diffusa attraverso la piattaforma digitale medium.com, nuovo social media collegato a Twitter. Secondo tale inchiesta, i due Arcivescovi sarebbero morti come martiri, uccisi nel dicembre 2016 dalla banda di miliziani che li teneva in ostaggio da anni. A uccidere i due Arcivescovi sarebbero stati i militanti di Nour al-Din al-Zenki, gruppo indipendente coinvolto nel conflitto siriano, finanziato e armato durante il conflitto sia dall’Arabia saudita che dagli USA. La ricostruzione pubblicata su medium.com, come già sottolineato dall’Agenzia Fides (vedi Fides 15/1/2020), riporta notizie già note, insieme a illazioni esposte senza riscontri oggettivi. (GV) (Agenzia Fides21/1/2020)

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AMERICA/BRASILE - Al via il Corso universitario in Missiologia, perché la Chiesa assuma sempre di più una coscienza missionaria
 
Brasilia (Agenzia Fides) – Si è aperto ieri, 20 gennaio, presso la sede della Facoltà di Teologia (Fateo) dell'arcidiocesi di Brasilia, il 1° Corso universitario in Missiologia promosso dal Centro Culturale Missionario (CCM) della Conferenza episcopale del Brasile (CNBB), in collaborazione con la Facoltà di Teologia, con il sostegno delle Pontificie Opere Missionarie (POM), della Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) e della rete ecclesiale pan-amazzonica (REPAM).
Padre Antônio Niemiec, Segretario nazionale della Pontificia Unione Missionaria, Coordinatore del corso, spiega che l’iniziativa rientra nelle indicazioni del Programma missionario nazionale, delle Linee guida generali per l'azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile (DGAE 2019-2023), ed è frutto dell’esperienza vissuta per la preparazione e la celebrazione del Mese Missionario Straordinario dell'ottobre 2019.
L’obiettivo è di offrire ai partecipanti le basi che favoriscano la crescita della loro coscienza missionaria, attraverso lo studio, la ricerca e la riflessione, motivati dalla consapevolezza che “l'azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa” (EG 15). Il corso prevede 360 ore di lezione, suddivise in tre moduli, da gennaio 2020 a marzo 2021, distribuite in aula e in ore di studio virtuali.
Secondo le informazioni diffuse dalla Conferenza episcopale, pervenute a Fides, i circa 50 partecipanti provengono dalle 18 regioni della CNBB, e sono sacerdoti, religiosi e religiose, consacrati e laici. Dopo la messa inaugurale, è seguita la prima lezione, che è stata tenuta dal Direttore generale della Fateo, il sacerdote nigeriano Godwin Nnaemeka Uchego, che ha approfondito il tema della missiologia come fondamento di tutte le scienze teologiche.
Il Sottosegretario generale aggiunto della CNBB, padre Dirceu de Oliveira Medeiros, presente per la celebrazione di apertura, ha affermato che il corso è una risposta all'insistente appello di Papa Francesco sulla Chiesa in uscita e sulle necessità di andare incontro alle periferie esistenziali: “Speriamo che i partecipanti al corso possano diventarne moltiplicatori nelle regioni della CNBB, aiutando a formare altre persone, perché la Chiesa assuma sempre più una coscienza missionaria”. (SL) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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AMERICA/MESSICO - Violenza tra bande e gruppi armati: anche la Chiesa ne subisce le conseguenze
 
Celaya (Agenzia Fides) – Dopo i violenti fatti della settimana scorsa verificatisi a Celaya, dove un gruppo armato ha sparato colpi di arma da fuoco contro il bar "La Shula" e contro la chiesa della comunità di Pelavacas, il Vescovo della diocesi di Celaya (Guanajuato), Mons. José Benjamín Castillo Plascencia, ha parlato alla stampa locale per chiarire che "benché la Chiesa rispetti tutti, comprese le bande della zona, non possiamo stare apertamente contro nessuno perché ci uccidono, sappiamo che questi ultimi atti violenti sono opera del Cartel de Jalisco".
Mons. Castillo Plascencia ha commentato nella nota inviata a Fides: "Questi gruppi agiscono contro persone concrete, perché la loro guerra è questa, e non mancano anche le minace contro i sacerdoti e gli spari contro le nostre chiese". Poi ha aggiunto: "Non gli importa dei morti e dei feriti, fanno questo per seminare il terrore. Forse sarebbe il caso di consigliare alle autorità di agire con la prevenzione, non con la reazione”.
Il Vescovo ha aggiunto: "Purtroppo quando ci sono scontri tra bande, la gente ha paura di denunciare, molti sanno che ci sarà lo scontro, ma non lo possono denunciare, perché le bande hanno i loro ‘falchi’, quindi possono sapere chi ha denunciato".
Come in altri luoghi del Messico, la violenza fra le bande e i gruppi armati continua per il controllo del territorio, e anche la Chiesa paga le conseguenze di questa realtà vissuta da tutta la popolazione.
(CE) (Agenzia Fides, 21/01/2020)

martedì 19 novembre 2019

Agenzia Fides 19 novembre 2019

AFRICA/TOGO - Attività sanitarie a supporto della popolazione: partnership tra missionari e associazioni di volontariato
Kolowaré (Agenzia Fides) – La collaborazione tra i missionari e le organizzazioni di volontariato, non necessariamente di ispirazione cristiana, che mettono a disposizione le loro competenze specialistiche, dà buoni frutti in Togo. Lo dice all’Agenzia Fides padre Silvano Galli, sacerdote della Società per le Missioni Africane. Il missionario riferisce del prezioso contributo offerto dal dottor Gian Franco Mirri, medico ginecologo di Imola (in Italia) che opera in Togo da anni e che regolarmente visita Kolowaré per interventi sanitari, soprattutto in ginecologia. Il medico fa parte dell’AVIAT (Associazione Volontari Italiani Amici del Togo), organizzazione laica, composta da medici, infermieri e volontari, fondata nel 2005, che da oltre vent’anni opera in Togo.
Padre Galli annuncia che "il 20 e 21 novembre verranno i tecnici a Kolowaré ad installare una postazione per le cure dentistiche. Attualmente a Kolowaré - aggiunge p. Galli - è in corso anche il progetto ‘Artemisia’, arbusto utile a curare la malaria, che si consuma sotto forma di tisana. Una volontaria AVIAT passerà a Kolowaré per prendere dieci dosi di Artemisia da portare all’orfanotrofio a Kpalimé”.
Il missionario riferisce che l’associazione è in contattato con il Vescovo di Sokodé, Mons. Celestin Gaoua, ad Adjengré, dove la diocesi sta costruendo un Centro Sanitario, e il Vescovo gli ha chiesto assistenza e aiuto.
L’AVIAT opera e interviene in diversi ambiti, in prevalenza quello sanitario. I volontari in Togo prestano costante attenzione alle esigenze della popolazione, garantiscono profilassi antimalarica, prevenzione HIV, prevenzione e cura di malattie oculistiche e odontoiatriche. Collabora con strutture sanitarie esistenti gestite da religiosi, oltre che con dispensari pubblici in villaggi isolati. Aiuta i giovani togolesi con piccoli progetti di lavoro e microcredito, con la costruzione di pozzi, scuole, infrastrutture. Inoltre promuove incontri e iniziative per scuole, gruppi, movimenti, comunità civile per far conoscere l’Africa e, in particolare, il Togo.
(SG/AP) (19/11/2019 Agenzia Fides)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Seminario sullo sviluppo integrale: lo stato promuova la giustizia sociale
Abidjan (Agenzia Fides) - Sono 10 le proposte emerse dal seminario su "Sviluppo umano integrale, Sentiero di pace, Sentiero del futuro" che si è tenuto dal 13 al 14 novembre, ad Abidjan. Il seminario è un'iniziativa congiunta dell'Ambasciata della Costa d'Avorio presso la Santa Sede e del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale in vista della celebrazione nel 2020, del cinquantesimo anniversario dello stabilimento delle relazione diplomatiche tra Costa d'Avorio e Santa Sede (vedi Fides 13/11/2019).
Come appreso dall'Agenzia Fides, i partecipanti, costituiti principalmente da rappresentanti del governo ivoriano, leader religiosi e attori della società civile, hanno elaborato le seguenti proposte che sono state illustrate dal dott. Guouéra del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale:
1) I partecipanti invitano lo Stato e le università a considerare la formulazione di indicatori per misurare lo stato dello sviluppo umano integrale;
2) Lo Stato viene invitato a rafforzare un quadro giuridico che promuova la giustizia sociale;
3) lo Stato deve prendere in considerazione le esigenze reali delle popolazioni beneficiarie dei programmi di sviluppo anche durante la costruzione di infrastrutture;
4) Stato, partiti e attori della società civile devono definire gli interventi prioritari per il Paese;
5) I partiti politici devono promuovere una vita democratica che sia sostanziale;
6) I leader religiosi e i credenti sono chiamati a vivere la dimensione sociale della loro fede;
7) Gli attori economici sono invitati a lavorare con responsabilità, promuovendo la parità dei diritti per i lavoratori;
8) Le famiglie, gli educatori e i media devono promuovere la cultura del rispetto e dell’accoglienza anche tra generazioni diverse;
9) Occorre che Stato, partiti a attori della società civile si impegnino attivamente per la pace e prevengano l’insorgere di tensioni;
10) Lo Stato e gli attori economici, sono invitati a incoraggiare la produzione di alimenti che consentano un’alimentazione sana e diversificata nel rispetto della biodiversità. (S.S.) (Agenzia Fides 19/11/2019)
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ASIA/BANGLADESH - Dopo il ciclone, gli aiuti umanitari: appello di "Catholic Relief Services"
Dacca (Agenzia Fides) - Le popolazioni colpite dal recente ciclone in Bangladesh hanno urgente bisogno di ulteriori aiuti umanitari: è l'appello lanciato all'Agenzia Fides da Snigdha Chakraborty, responsabile di "Catholic Relief Service" (CRS) per il Bangladesh. CRS, organizzazione umanitaria cattolica, che dipende dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti, sta collaborando con Caritas Bangladesh per effettuare una valutazione iniziale dei danni e fornire assistenza immediata alle persone colpite. Il ciclone del 9 novembre ha investito le aree costiere del Bangladesh e dell'India, soprattutto il Bengala Occidetale, causando almeno 34 vittime.
Catholic Relief Services e le sue altre organizzazioni umanitarie si sono mobilitate ma "abbiamo bisogno di maggiore supporto", afferma Chakraborty. "Molte persone hanno bisogno di un sostegno significativo, ma va detto che le attività di prevenzione predisposte dal governo hanno dato i loro frutti. La maggior parte delle persone è stata in grado di entrare nei rifugi disposti per l'evacuazione ed è fuori pericolo", ha notato.
La tempesta ha danneggiato migliaia di abitazioni e quasi 500.000 ettari di colture. Oltre 2 milioni di persone sono state costrette a riparare nei rifugi. "Le persone colpite hanno bisogno di cibo, tende, servizi igienici, assistenza medica" rileva Chakraborty. “Siamo preoccupati perché i rifugi per cicloni sono sufficienti solo per soggiorni molto brevi. Le persone mangiano snack e pane perché i rifugi non hanno strutture per cucinare il cibo" spiega.
"Le famiglie saranno nei rifugi almeno altri due giorni a causa delle forti piogge e poi torneranno alle loro case, trovandole danneggiate o distrutte. E non avranno immediati mezzi di sostentamento. Caritas Bangladesh ha fornito acqua sufficiente fino ad oggi, ma questo sarà un bisogno fondamentale per i prossimi giorni" aggiunge.
In collaborazione con Caritas Bangladesh, CRS ha aiutato nelle operazioni di evacuazione. Tra i 300 rifugi operativi, 40 sono gestiti e curati dalla Caritas Bangladesh. CRS sta facendo del suo meglio in particolare nelle aree che sono difficili da raggiungere, nell'entroterra. "In questo momento, siamo concentrati sui distretti di Sathkhira e Khulna, dove continuano forti piogge e forti venti", ha detto.
"Secondo i primi rapporti, a Khulna si registrano perdite significative nell'agricoltura e forti danni alle case. Le mareggiate hanno devastato aree remote di Sathkhira". Conclude il responsabile di CRS: "Governo e volontari hanno fatto un buon lavoro. Ma ora che le abbiamo tratte in salvo, bisogna fare uno sforzo in più per sostenere le vittime". (SD) (Agenzia Fides 19/11/2019)
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ASIA/KYRGYZSTAN - Una nuova struttura per l’Issyk Center, la casa-vacanze per bambini disabili e indigenti
Bishkek (Agenzia Fides) - L’Issyk Center, la casa per bambini kirghisi disabili e indigenti, situata sulle rive del lago Issyk-kul e gestita dai religiosi della Compagnia di Gesù, verrà ampliato con l’edificazione di una nuova struttura. Lo riferisce all’Agenzia Fides il Gesuita p. Anthony Corcoran, Amministratore apostolico del Kirghizistan,.
“Lo scorso 21 ottobre, insieme a p. Remigiusz Kalski, direttore del Centro, abbiamo benedetto le fondamenta del nuovo edificio, che sarà complementare a quello già esistente: si tratterà di una struttura su due piani, per un totale di 562 metri quadrati, che dovrebbe contenere una sala delle attività e le stanze per bambini, volontari e lavoratori”, racconta l’Amministratore apostolico.
Il progetto prevede la realizzazione di 11 camere, 1 sala-cappella, 1 ufficio-deposito, 11 docce e servizi sanitari, il tutto con adeguamenti per portatori di handicap: “Al primo piano ci saranno le stanze per i bambini disabili, i loro genitori e per i collaboratori a tempo pieno. Le camere al secondo piano saranno invece destinate a tutti gli altri bambini, i volontari ed i lavoratori stagionali”.
Le attività dell’Issyk Center si svolgono soprattutto in estate, quando vengono realizzati campi per bambini disabili, orfani e poveri, svolti spesso in collaborazione con strutture di assistenza sociale kirghise. Ogni anno, inoltre, si organizza un campo di astronomia. Spiega p. Corcoran: “Nel corso dell’ultima estate, abbiamo registrato un record di centodieci ragazzi che hanno viaggiato fino al lago Issyk-Kul per partecipare al nostro quarto campo astronomico annuale. Con le cime innevate a sud e le calde acque del lago a nord, l'ambiente era idilliaco”. I partecipanti sono stati accompagnati dai loro insegnanti di fisica e supervisionati da padre Adam Malinowski, un gesuita appassionato di astrologia, oltre che da volontari provenienti da Austria, Inghilterra, Francia e Germania.
“La nostra missione, in questo caso non prevedeva alcuna attività spirituale, poiché sia gli studenti che gli insegnanti erano musulmani, ma questo non rende meno importante il lavoro svolto. Nello spirito del Concilio Vaticano II, noi cristiani siamo chiamati a impegnarci e ad assistere tutti i figli di Dio. Incontri come il campo di astronomia sono occasioni per esprimere l'amore di Dio verso ogni uomo, trascorrendo del tempo con i non cristiani, aiutando allo stesso tempo a presentare un quadro positivo di noi cattolici a delle persone che potrebbero non averne mai incontrato uno”, conclude l’Amministratore apostolico, spiegando tutte le attività di pre-evangelizzazione possibili in quel contesto. (LF) (Agenzia Fides 19/11/2019)
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ASIA/SIRIA - Erdogan: le chiese distrutte in Siria saranno restaurate
Deir ez Zor (Agenzia Fides) – Il governo turco è “particolarmente sensibile” rispetto alla condizione delle comunità cristiane nella regione mediorientale, e con il suo contributo i cristiani siriani vedranno “i loro santuari riprendere vita e le loro chiese verranno ricostruite, in modo che potranno tornare nelle loro terre e ricominciare a pregare lì”. Con queste parole il Presidente turco Tayyip Erdogan ha voluto smentire gli argomenti di chi nelle scorse settimane ha indicato le comunità cristiane locali come vittime e bersaglio dell’intervento militare turco nel nord-est della Siria. Le impegnative affermazioni del leader turco sono arrivate nel corso della conferenza stampa da lui tenuta insieme al Presidente USA Donald Trump, dopo il recente incontro svoltosi tra i due leader a Washington, la scorsa settimana. Erdogan ha parlato di “piani" messi in agenda dal governo turco a favore dei cristiani, affermando che le comunità cristiane presenti nelle aree di confine sotto il controllo della Turchia non hanno particolari problemi, e hanno ricevuto anche loro “assistenza sanitaria e aiuti umanitari".
Intanto, nelle aree della Siria nord-orientale divenute nuovamente terreno di conflitto armato tra i vari attori militari presenti nella regione, secondo diverse fonti la città di Tal Tamr, un tempo abitata soprattutto da cristiani siri e caldei, è finita - con il consenso de facto della Turchia – sotto il controllo delle forze armate russe, alleate dell’esercito siriano. Quel centro urbano, di rilievo strategico nella provincia di Hassakè, strategicamente rilevante venisse occupato da milizie islamiste.
Tal Tamr durante il conflitto siriano era di fatto controllata per lungo tempo dalle milizie curde delle Unità di Protezione Popolare (YPG), mentre in tempi più recenti era finita sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane (alleanza di milizie di varia provenienza e composizione etnico-religiosa, sostenuta dagli USA, e nella quale erano confluiti anche i miliziani curdi delle YPG). (GV) (Agenzia Fides 19/11/2019)
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AMERICA/BOLIVIA - Convocato il dialogo nazionale: pacificare il paese, elezioni e nuovo Tribunale elettorale
La Paz (Agenzia Fides) – La Conferenza Episcopale Boliviana (CEB), rappresentanti dell'Unione Europea e delle Nazioni Unite hanno convocato ufficialmente il tavolo di dialogo nazionale ieri, 18 novembre, alle ore 14,30, con tre obiettivi: pacificare il Paese, definire gli accordi per nuove elezioni generali, concordare l'elezione di un nuovo Tribunale Supremo Elettorale. La comunicazione a Fides viene dalla CEB.
Nel video inviato Mons. Aurelio Pesoa Ribera, O.F.M., Vescovo ausiliare de La Paz e Segretario Generale della CEB ha letto il comunicato durante una conferenza stampa, cui era presente anche Mons. Eugenio Scarpellini, Vescovo di El Alto e Direttore nazionale delle POM Bolivia.
"Il dialogo è il modo appropriato per superare le differenze tra i boliviani, per questo invitiamo tutti a rispondere a questo invito. Tenere nuove elezioni, trasparenti e affidabili, è il modo migliore per superare le differenze in modo democratico e pacifico. Chiediamo ai media e ai leader mediatici di abbassare il tono delle dichiarazioni pubbliche per facilitare il dialogo e la comprensione tra tutti" si legge nel testo inviato a Fides. Il comunicato conclude: "Dio benedica e aiuti tutti, in particolare i leader politici e sociali, ad adempiere alle proprie responsabilità personali e storiche per la pacificazione del Paese".
La Bolivia ha vissuto momenti di aspra violenza durante gli scontri dei gruppi a favore dell’ex Presidente Morales, ora all’estero, e gruppi dell'opposizione. Parallelamente alle proposte politiche, si è sviluppato un confronto popolare sui simboli religiosi. L’Agenzia Fides riporta l’editoriale di Infodecom, che spiega che "Non è una guerra fra Dio e la Pachamama". "Sebbene la stampa internazionale abbia scritto frasi come ‘La Bibbia torna nel Palazzo del Governo’ oppure ‘Dio ha espulso la Pachamama dal Palazzo’, crediamo che la Parola di Dio non può essere usata come segno di supremazia razziale o come proprietà di un partito politico. La presenza di questi segni sacri, come la croce o il rosario, dovrebbe essere graduale e in nessun caso essere vista come un trofeo" scrive Infodecom nell’editoriale inviato a Fides.
"Non cadiamo nella trappola di un settore politico, sociale o culturale, appropriandosi di segni e simboli che appartengono a tutti e che rappresentano soprattutto la verità, il cammino e la pace; cioè l'opposto della violenza di questi giorni" continua l'editoriale. "Abbiamo notato che i boliviani uccisi in questi giorni, forze dell'ordine, giovani, coltivatori di coca o sindacalisti, sono stati tutti sepolti sotto una croce, con la preghiera del Padre Nostro e, nel migliore dei casi, con la celebrazione liturgica di un sacerdote?"
"Non si tratta di tornare al tempo in cui si governava con la croce e con la spada, perché quello è stato un errore storico le cui conseguenze sta ancora pagando l'immagine della Chiesa. Crediamo che il ruolo della religione possa essere molto utile in questo momento drammatico, la religione non rimarrà sola nelle sacrestie come molti vorrebbero...Dobbiamo avviare una scuola di riconciliazione" conclude il testo.
(CE) (Agenzia Fides, 19/11/2019)
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AMERICA/ECUADOR - “Non ci si improvvisa martiri”: attualità della testimonianza di p. Moscoso, primo martire dell'Ecuador

Riobamba (Agenzia Fides) – “La vita virtuosa e la morte eroica del beato Emilio Moscoso incoraggiano ciascuno di noi a portare con entusiasmo la luce del Vangelo ai nostri contemporanei, così come ha fatto lui. La sua testimonianza è attuale e ci offre un significativo messaggio: non ci si improvvisa martiri, il martirio è frutto di una fede radicata in Dio e vissuta giorno per giorno; la fede richiede coerenza, coraggio e intensa capacità di amare Dio e il prossimo, con il dono di se stessi.” Sono le parole pronunciate dal Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, durante la solenne celebrazione che ha presieduto il 16 novembre allo Stadio Olimpico di Riobamba, per la beatificazione di P. Emilio Moscoso Cardenas, gesuita, primo martire dell’Ecuador.
Emilio Moscoso era nato a Cuenca il 21 agosto 1846 e morì martire, assassinato a 51 anni il 4 maggio 1897, durante la Rivoluzione Liberale con forti connotazioni anticlericali che sconvolse l’Ecuador in quell’epoca. Dopo gli studi in legge entrò nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote nel 1877, completò gli studi in Francia e in Spagna. Dopo tre anni in una scuola in Perù, tornò in Ecuador, prima al Collegio San Luis (Quito), poi al Collegio San Felipe Neri (Riobamba), di cui fu nominato rettore nel 1892. In un contesto di forte ostilità verso la Chiesa da parte del governo, il 2 maggio padre Moscoso venne arrestato, ma la pressione della gente che apprezzava il lavoro dei gesuiti, portò alla sua liberazione il giorno dopo. Il 4 maggio i militari entrarono con la forza nella scuola dei gesuiti e, dopo aver compiuto atti sacrileghi nella cappella, trovarono padre Moscoso in preghiera nella sua stanza, che recitava il Rosario. Lo assassinarono a sangue freddo. Il colonnello responsabile dell’operazione trascinò personalmente il suo corpo in strada per continuare a sfigurarlo, ma si dovette fermare a causa della reazione dei soldati e delle proteste della popolazione.
“Con la beatificazione di padre Emilio Moscoso, ci viene presentato il modello di un sacerdote che fu coraggioso testimone dell’amore di Cristo – ha detto il Cardinale Becciu -. I presbiteri, i religiosi e l’intera Chiesa che è in Ecuador è incoraggiata a imitare il nuovo beato che ha dato la vita per il Vangelo… I suoi carnefici, eliminando lui, volevano colpire la fede cattolica. Ma fu un tentativo inutile. Il martirio di questo eroico gesuita, sempre vivo nel ricordo devoto e orante della popolazione, ha dimostrato che la violenza non è in grado di rimuovere la fede dalle persone, né di eliminare la presenza della Chiesa nella società. Quanti tentativi vi sono stati nella storia della Chiesa! Eppure essa, provata, sbeffeggiata, perseguitata lungo i secoli è più viva che mai”.
Alla solenne celebrazione di beatificazione hanno partecipato tutti i Vescovi dell’Ecuador, a chiusura della loro Assemblea plenaria. Nel testo riassuntivo dei lavori, pervenuto a Fides, sottolineano: “L'Ecuador attraversa momenti delicati di instabilità politica, sociale ed economica. La forte povertà di cui soffrono molti nostri fratelli e la necessaria interculturalità ci spingono a imparare a vivere le esigenze di una convivenza basata sulla pace, la giustizia e l'equità. Come Pastori continueremo ad accompagnare il nostro popolo nella ricerca della pace”. Infine ribadiscono:
“Concludiamo con la Beatificazione di P. Emilio Moscoso, S.J., martire dell'Eucaristia. Intorno al suo martirio ratifichiamo la consegna della nostra vita alla causa della fede”. (S.L.) (Agenzia Fides 19/11/2019)

martedì 19 gennaio 2016

Bollettino Fides News del 19 gennaio 2016

AFRICA/KENYA - Regolamentazione del culto: il Presidente favorevole ad un compromesso con le Chiese “ufficiali”
Nairobi (Agenzia Fides) - “La nostra Costituzione accorda ad ogni keniano il diritto di culto e sostengo totalmente questo diritto. Ma non permetteremo ai malfattori di usare la religione per derubare i keniani” ha affermato il Presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, spiegando il senso della nuova regolamentazione delle confessioni religiose (“Religious Societies Rules 2015”), che sta suscitando un vivo dibattito tra il governo e le confessioni religiose. I Vescovi cattolici hanno fortemente criticato la proposta legislativa (vedi Fides 13/1/2016).
Di fronte alla prese di posizione delle confessione religiose keniane, il Presidente ha ordinato al Procuratore Generale di consultarsi con i rappresenti religiosi per far sì che le nuove disposizioni non minino i principi di libertà di culto radicati nella Costituzione.
Rivolgendosi alle autorità religiose, Kenyatta ha affermato che “occorre lavorare insieme per sradicare coloro che usano la religione per arricchirsi. Si tratta di ladri e vanno trattati con il disprezzo che meritano”.
Le “Religious Societies Rules 2015” oltre a cercare di contrastare coloro che fanno uso delle chiese a fini predatori, intendono impedire che le moschee vengano usate come luogo di reclutamento e di crescita di una nuova generazione di terroristi attraverso la predicazione integralista.
Oltre alla registrazione delle diverse confessioni religiose, le nuove regole prevedono che i pastori e i predicatori siano titolari di un diploma da parte di un’istituzione teologica accreditata.
Le nuove regole prevedono inoltre che ogni organizzazione religiosa abbia almeno un terzo dei propri officianti composto da keniani e che gli officianti e i leader religiosi stranieri per potere esercitare in Kenya abbiamo il permesso di lavoro, un documento di identità, oltre al passaporto e una lettera di presentazione da parte di un’ambasciata.
I Vescovi cattolici e anglicani hanno replicato che le loro chiese hanno la capacità di autoregolarsi; un’affermazione che è stata accolta dal Presidente, che ha affermato: “ la situazione migliore è l’auto-regolamentazione”. (L.M.) (Agenzia Fides 19/1/2016)
AFRICA/BURKINA FASO - Gli Stati dell’Africa dell’Ovest intendono lottare insieme contro il terrorismo
Ouagadougou (Agenzia Fides) - La lotta al terrorismo sarà al centro della Sessione straordinaria della Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (CEDEAO/ECOWS), annunciata dal Presidente del Benin, Yayi Boni, nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, dove nell’assalto del 15 gennaio all’hotel Splendid e al vicino bar Le Cappuccino sono morte 29 persone.
“Dopo l’attacco avvenuto nel novembre scorso nella capitale del Mali, Bamako, che aveva fatto una ventina di morti, ed ora quello di Ouagadougou, gli Stati della regione hanno preso coscienza della necessità di agire” ha detto il Presidente beninese, sottolineando che “esiste una correlazione tra la sicurezza e lo sviluppo”. Gli attacchi nelle due capitali hanno preso di mira hotel frequentati da stranieri, molti dei quali operano per organismi umanitari e di sviluppo, e da imprenditori desiderosi di investire nei Paesi colpiti.
Il Presidente del Burkina Faso, Roch Marc Christian Kaboré, nel condannare con forza gli attentati, ha rivolto un appello alla coesione nazionale e invitato gli Stati della regione a mettere in comune le capacità di difesa per far fronte alla sfida dei terroristi. Il Presidente del Mali, Modibo Keita, ha auspicato la creazione di un gruppo d’intervento rapido per lottare contro il terrorismo, da parte dei Paesi del “G5 Sahel”: Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad. (L.M.) (Agenzia Fides 19/1/2016)
AFRICA/MALAWI - Recuperare le madri adolescenti contrastando le pratiche tradizionali
Blantire (Agenzia Fides) – Il fenomeno delle ragazze madri è una realtà che affligge molte donne in Malawi. Nella maggior parte dei distretti del sud del Paese, si usa mandare le adolescenti in campi di iniziazione dove vengono incoraggiate ad avere rapporti sessuali per testare la loro maturità. Si tratta di un macabro rito conosciuto come “kutsatsa fumbi”. Infatti, in Malawi le gravidanze adolescenziali e i matrimoni precoci, in particolare nelle zone rurali, sono fomentate dalle credenze e dalle pratiche tradizionali. Grazie ad una iniziativa congiunta tra Stato, leader tradizionali, Chiese, ONU e altre ong, come la Agenzia Avventista per l’Aiuto e lo Sviluppo (ADRA), nel 2014 circa 600 mila adolescenti sono tornate a scuola. Inoltre, con il progetto di ADRA Malawi, Quando la madre è una bambina, vengono assistite 300 madri adolescenti. L’ultimo studio sullo stato di avanzamento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ha concluso che una ragazza su due si sposa pr ima dei 18 anni, e alcune addirittura a 12. (AP) (19/1/2016 Agenzia Fides)
ASIA/INDIA - Rapporto sulla violenza anticristiana: oltre 200 episodi nel 2015
New Delhi (Agenzia Fides) – Nel 2015 sono stati censiti oltre 200 incidenti verificati di violenza anticristiana. Sette Pastori protestanti e un laico sono stati uccisi, mentre le vittime della violenza nel complesso sono circa 8.000, incluse donne e bambini. Numerose chiese sono state devastate. Sono i dati diffusi dal Rapporto “India Christian Persecution”, edito dal “Catholic Secolar Forum” (CSF), organizzazione della società civile indiana, e pervenuto all’Agenzia Fides. Secondo il Rapporto, che analizza la violenza anticristiana in India avvenuta nel 2015, gli autori della violenza sono gruppi e formazioni estremiste e fanatiche induiste, che promuovono l’ideologia dell’Hindutva (“induità”), che vorrebbe eliminare dall'India i credenti delle religioni non indù. Tali gruppi sono ostili alle minoranze religiose musulmane e cristiane e diffondono una campagna di odio e di diffamazione che poi genera atti concreti di violenza.
Secondo il rapporto, lo stato di Maharashtra è quello in cui l'ideologia è maggiormente diffusa, mentre il Madhya Pradesh è in cima alla lista per numero di episodi di violenza anticristiana. Seguono Tamil Nadu, Jharkhand, Chhattisgarh, Haryana, Odisha, Rajasthan, in un elenco che comprende 23 stati dell’Unione indiana.
Il Rapporto nota che una della accuse principali ai cristiani è quella di conversioni forzate e con mezzi fraudolenti. Per questo il governo del Madhya Pradesh, ha modificato la cosiddetta “legge anti-conversione”, inasprendo le pene. Il laico cattolico Joseph Dias, responsabile del CSF, nota che “la conversione forzata non è in alcun modo parte dell'orizzonte della fede cristiana: si tratta solo di lasciare libertà di coscienza e di religione, previste dalla Costituzione”.
Sono invece cresciute le cosiddette “cerimonie di riconversione”, organizzate dai gruppi estremisti indù in numerosi stati indiani, in cui dalit e tribali cristiani vengono riportati in massa all’induismo.
Tra i gruppi fautori delle violenze, si è consolidato nel 2015 il Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), che ha “rafforzato la sua presa sul sistema politico del paese”, nota il testo, che oggi conta oltre 15 milioni di militanti sparsi in oltre 50mila cellule locali, e conta membri anche nella polizia, nella magistratura, nella amministrazione statale. Infine si nota che anche a livello istituzionale, l'India non rinnova il visto di permanenza nel paese a missionari, religiosi e religiose che operano stabilmente accanto ai poveri e agli emarginati. (PA) (Agenzia Fides 19/1/2016)
ASIA/LIBANO - Con una mossa a sorpresa, Geagea decide di appoggiare l'ex “nemico” Aoun alle elezioni presidenziali
Beirut (Agenzia Fides) – Con una mossa a sorpresa, il leader del partito delle Forze Libanesi Samir Geagea ha annunciato la disponibilità della sua formazione politica a appoggiare la candidatura dell'ex generale Michel Aoun alla carica di Presidente della Repubblica libanese. L'iniziativa è destinata a stravolgere il sistema di alleanze e di contrapposizioni che da tempo caratterizza lo scenario politico libanese, e ha portato il Paese alla paralisi istituzionale che impedisce da 18 mesi di eleggere il nuovo Presidente.
Geagea e Aoun, ambedue cristiani maroniti, negli ultimi decenni sono sempre stati avversari e le formazioni politiche da loro guidate sono schierate su fronti contrapposti, sia sul piano interno che su quello internazionale. Le Forze Libanesi, insieme al Partito sunnita “Futuro” guidato da Saad Hariri, fanno parte della cosiddetta “Coalizione 14 marzo”, appoggiata dall'Arabia Saudita e ostile alla Siria di Assad, mentre il “Movimento Patriottico Libero” di Aoun è alleato del Partito sciita Hezbollah – schierato anche militarmente al fianco del regime siriano - e fa parte della “Coalizione 8 marzo”.
“Dopo una lunga riflessione, lunghe discussioni e le deliberazioni del Comitato esecutivo” ha riferito Geagea in una conferenza stampa tenuta ieri insieme all'ex rivale, “le Forze Libanesi hanno annunciato il loro sostegno alla candidatura del generale Michel Aoun alla presidenza”.
La decisione – così ha spiegato il leader delle Forze Libanesi è stata presa con "la speranza di raggiungere una situazione più stabile" nel Paese dei Cedri. Aoun, dal canto suo, ha sottolineato la necessità di “costruire il futuro” e di “voltare pagina rispetto al passato, senza tuttavia dimenticarlo, per non ripeterlo”.
Nella giornata di ieri, diversi leader politici maroniti – compresi Geagea e Aoun – hanno avuto incontri con il Patriarca maronita Boutros Bechara Rai. L'alleanza trasversale tra la due formazioni politiche maronite manda in archivio il recente tentativo – guidato dal Partito sunnita di Saad Hariri e appoggiato dall'Arabia Saudita – di trovare consenso intorno alla candidatura di Suleiman Franjieh (che comunque ieri, dopo l'incontro con il Patriarca Rai, ha comunicato via twitter di non volersi ritirare dalla competizione elettorale).
Michel Aoun ha 82 anni. Nel delicato sistema istituzionale libanese, la carica di Presidente della Repubblica è riservata ad un cristiano maronita. “Da giovane sacerdote” dichiara all'Agenzia Fides don Rouphael Zgheib, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Libano, “ricordo ancora con sgomento quando negli anni della guerra civile le fazioni maronite erano su fronti opposti e si combattevano con ferocia. Quello che è accaduto è certo sorprendente, e tra i cristiani è stato accolto con sollievo, ma speriamo che non sia arrivato troppo tardi. Perchè questo accordo, da solo, non può cambiare tutto. Aspettiamo di vedere quali saranno le reazioni nella regione, e anche come reagiranno le fazioni politiche libanesi musulmane, sia sciite che sunnite, che finora tacciono, e i drusi di Walid Jumblatt, di cui oggi è attesa una dichiarazione. Siamo in una fase di attesa. Non si può dire che tutto è risolto”. (GV) (Agenzia Fides 19/1/2016)
ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo critica le sigle politiche cristiane
Baghdad (Agenzia Fides) - I rappresentanti dei gruppi politici iracheni legati alla diverse comunità cristiane “non sono riusciti nel corso degli anni a soddisfare le legittime aspirazioni del loro popolo”, perseguendo agende ristrette e concentrandosi nella tutela di interessi personali o di piccoli gruppi. Così il Patriarca caldeo Louis Raphael I ha voluto denunciare l'inadeguatezza delle sigle e degli attivisti politici che pretendono di rappresentare le diverse comunità cristiane nello scenario iracheno, ribadendo che essi, con le loro scelte miopi e di corto respiro, finiscono per contribuire al progressivo indebolimento della presenza cristiana nel Paese sconvolto dal terrorismo e dalle derive settarie.
L’intervento del Patriarca è avvenuto ieri, lunedì 18 gennaio, nel primo giorno del cosiddetto “digiuno di Ninive”, che precede di tre settimane quello quaresimale e durante il quale, per tre giorni, i caldei si astengono dal cibo e dalle bevande dalla mezzanotte fino al mezzogiorno del giorno successivo, evitando per tutti e tre i giorni di mangiare cibi e condimenti di origine animale (vedi Fides 12/1/2016).
In particolare, nel suo intervento, il Patriarca ha stigmatizzato la frammentarietà dell'azione politica portata avanti da sigle e attivisti che fanno capo alle diverse Chiese e comunità cristiane. Anche alle ultime elezioni politiche, svoltesi della primavera 2014, gli attivisti politici legati alle comunità cristiane si sono presentati all'appuntamento elettorale in ordine sparso, divisi in 9 piccole liste.
Il Patriarca caldeo, nel suo intervento di ieri, ha rinnovato l'appello a tutte le Chiese e comunità cristiane irachene a creare una lista unitaria di cristiani abilitati a presentarsi alle elezioni anche in virtù della propria competenza professionale, per servire i propri fratelli perseguitati e l'interesse generale del Paese. Se tale appello sarà lasciato cadere nel vuoto dalle altre Chiese, il Patriarca Luis Raphael ha espresso l'intenzione di favorire comunque la creazione di una lista politica unica in rappresentanza delle istanze delle comunità caldee. (GV) (Agenzia Fides 19/1/2016).
ASIA/PAKISTAN - Speciale “Anno dell’Educazione” nell’Anno della Misericordia
Faisalabad (Agenzia Fides) – “La misericordia più grande è il servizio dell’istruzione che si può dare a un bambino e a una persona”: con questa consapevolezza la Chiesa di Faisalabad, diocesi nella provincia del Punjab, aprirà il 6 febbraio uno speciale “Anno dell’Educazione” che coincide in buona parte con l’Anno della Misericordia. Come annunciato a Fides dal Vescovo locale, Sua Ecc. Mons. Joseph Arshad, l’Anno dell'Educazione inizierà il 6 febbraio, nella locale Giornata della Vita Consacrata. In quell’occasione si riuniranno a Faisalabad studenti provenienti da tutte le scuole della Diocesi e fedeli di tutte le parrocchie. Scopo dell'Anno è “incoraggiare gli studenti cristiani, le scuole e le comunità a impegnarsi in questo delicato settore, per poter svolgere un ruolo fondamentale nella società”.
“L'educazione è l’arma più potente che è possibile utilizzare per cambiare la società” rimarca il messaggio di indizione, sottolineando come “l’istruzione sia la strada per cambiare anche il destino
dei cristiani in Pakistan”, affrancandoli dalla condizione di emarginazione e povertà.
Il Vescovo invita “ogni individuo, famiglia e istituzione a giocare un ruolo attivo per promuovere la qualità della formazione scolastica”, aiutati da uno speciale team diocesano che sarà al servizio della comunità. “Un'istruzione di qualità genera un cambiamento in meglio nella mentalità e nell’agire sociale. Camminiamo insieme per cambiare il destino della nostra vita” conclude il Vescovo. (PA) (Agenzia Fides 19/1/2016)
AMERICA/BRASILE - Ancora minacce per gli indigeni Guarani e Kaiowá
Taquara (Agenzia Fides) – All’alba del 15 gennaio, indigeni del popolo Guarani e Kaiowá hanno ripreso possesso di una parte del loro territorio tradizionale nella zona conosciuta come “Terra indigena Taquara”. L'area, su cui c'è una fattoria, è conosciuta dai nativi come Lechucha e fa parte del territorio Taquara, vicino al comune di Juti, nel Mato Grosso do Sul. In questa giornata, gli indigeni affermano di aver ricevuto minacce da parte di uomini armati su pick-up, i cosiddetti "pistoleiros".
Il fatto è avvenuto due giorni dopo l’anniversario dell'assassinio del cacique Marcos Veron, morto il 13 gennaio 2003. Marcos fu un leader storico di Taquara, e si mise alla guida del popolo Guarani e Kaiowá nel 1997, dopo anni di attesa della risposta del governo alle richieste di identificazione e demarcazione della loro terra.
La nota inviata a Fides dal CIMI (Consiglio Indigenista Missionario), informa che attualmente, il territorio è in attesa della ratifica dell'area da parte del governo federale. Gli studi di identificazione delle terre tradizionali sono iniziati nel 1999, e nel 2010 il Ministero della Giustizia ha emesso un ordine dichiarativo, riconoscendo il popolo Guarani e Kaiowá come popolo tradizionalmente padrone del suo territorio.
I circa 600 indigeni hanno vissuto finora in una piccola parte del loro territorio tradizionale, occupando solo 300 dei 9.700 ettari di Taquara. In questo spazio ristretto, Guarani e Kaiowá hanno sofferto continui abusi, minacce e violazioni di ogni genere, perfino l'uso di pesticidi nelle piantagioni di canna da zucchero vicine e la deforestazione causata dagli agricoltori nelle vicinanze.
Fides ha segnalato più volte la dura vicenda del popolo Guarani e Kaiowá (vedi Fides 23/09/2010, 9/08/2013) e le denunce del CIMI (vedi Fides 14/06/2012, 7/04/2014).
(CE) (Agenzia Fides, 19/01/2016)
AMERICA/MESSICO - Migranti cubani bloccati in Messico
Chiapas (Agenzia Fides) – Gli emigrati cubani hanno oggi una via preferenziale per entrare negli Stati Uniti, che parte dall'America centrale al confine settentrionale del Messico. Il governo messicano infatti concede loro documenti di soggiorno temporaneo, ma molti di loro si fermano a Tapachula e Chiapas, perché rimangono senza soldi e in attesa di ricevere sostegno dalle loro famiglie. Secondo la stampa locale saranno ancora di più dopo l'accordo raggiunto la scorsa settimana tra Costa Rica, El Salvador, Guatemala e Messico, che ora permettono il passaggio di oltre 8.000 cubani che erano rimasti bloccati in Costa Rica alla fine del 2015, in quanto il governo del Nicaragua impediva il transito sul suo territorio (vedi Fides 25/11/2015; 3/12/2015; 28/12/2015; 29/12/2015).
Un gruppo di loro ha provato a raggiungere Miami, ma sono tornati indietro a causa dei controlli, così sono stati accolti dalla casa del migrante "El Buen Pastor", che ospita principalmente emigranti centroamericani. Alla fine di ottobre 2015 il sacerdote Cesar Cañaveral ha chiesto sostegno per gli emigrati cubani che cominciavano ad arrivare numerosi. "Prima ogni giorno ne arrivavano circa 20, ma nel mese di ottobre la situazione è precipitata, e abbiamo cominciato a vederne arrivare fino a 300 in un solo giorno, mentre l'INM, Istituto Nazionale dei Migranti, tardava tre giorni per consegnare il lasciapassare" ha dichiarato padre Cañaveral.
La nota pervenuta a Fides informa che il governo messicano ha iniziato a fornire dei lasciapassare che concedono ai cubani un permesso per la permanenza di 20 giorni nel Paese, per continuare il loro viaggio attraverso il Messico verso gli Stati Uniti, anche se non tutti riescono ad arrivare alla frontiera. Sempre secondo la nota, si registra un aumento della tensione fra gli stessi emigranti, perché i cubani sono accusati di avere un trattamento di preferenza rispetto ad altri.
(CE) (Agenzia Fides, 19/01/2016)
AMERICA/MESSICO - “Adiós a la Pobreza”: un progetto per l’igiene sanitaria
Veracruz (Agenzia Fides) – Gli abitanti del municipio di Ayahualulco, nella provincia di Veracruz, fino a qualche mese fa utilizzavano le latrine all’aperto. Oggi, grazie all’impegno del Volontariato Veracruziano e al Sistema Statale per lo Sviluppo Integrale della Famiglia (DIF), dispongono di bagni chimici. Attraverso il programma “Adiós a la Pobreza”, nelle comunità di Rinconada e Altamirada, sono stati collocati 348 bagni chimici che, oltre a preservare la popolazione dalle malattie, tra i tanti vantaggi, contribuiscono anche alla tutela dell’ambiente. Questo sistema è molto efficace soprattutto per la facilità della sua installazione e la sicurezza per l’ambiente. Inoltre sostituisce le latrine e non genera odori, è ideale per i luoghi dove non c’è rete fognaria; non genera parassiti, non richiede manutenzione e può essere collocato accanto alle abitazioni. (AP) (19/1/2016 Agenzia Fides)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...