AFRICA/KENYA - Regolamentazione del culto: il Presidente favorevole ad un compromesso con le Chiese “ufficiali”
Nairobi (Agenzia Fides) - “La nostra Costituzione accorda ad ogni keniano il diritto di culto e sostengo totalmente questo diritto. Ma non permetteremo ai malfattori di usare la religione per derubare i keniani” ha affermato il Presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, spiegando il senso della nuova regolamentazione delle confessioni religiose (“Religious Societies Rules 2015”), che sta suscitando un vivo dibattito tra il governo e le confessioni religiose. I Vescovi cattolici hanno fortemente criticato la proposta legislativa (vedi Fides 13/1/2016).
Di fronte alla prese di posizione delle confessione religiose keniane, il Presidente ha ordinato al Procuratore Generale di consultarsi con i rappresenti religiosi per far sì che le nuove disposizioni non minino i principi di libertà di culto radicati nella Costituzione.
Rivolgendosi alle autorità religiose, Kenyatta ha affermato che “occorre lavorare insieme per sradicare coloro che usano la religione per arricchirsi. Si tratta di ladri e vanno trattati con il disprezzo che meritano”.
Le “Religious Societies Rules 2015” oltre a cercare di contrastare coloro che fanno uso delle chiese a fini predatori, intendono impedire che le moschee vengano usate come luogo di reclutamento e di crescita di una nuova generazione di terroristi attraverso la predicazione integralista.
Oltre alla registrazione delle diverse confessioni religiose, le nuove regole prevedono che i pastori e i predicatori siano titolari di un diploma da parte di un’istituzione teologica accreditata.
Le nuove regole prevedono inoltre che ogni organizzazione religiosa abbia almeno un terzo dei propri officianti composto da keniani e che gli officianti e i leader religiosi stranieri per potere esercitare in Kenya abbiamo il permesso di lavoro, un documento di identità, oltre al passaporto e una lettera di presentazione da parte di un’ambasciata.
I Vescovi cattolici e anglicani hanno replicato che le loro chiese hanno la capacità di autoregolarsi; un’affermazione che è stata accolta dal Presidente, che ha affermato: “ la situazione migliore è l’auto-regolamentazione”. (L.M.) (Agenzia Fides 19/1/2016)
Di fronte alla prese di posizione delle confessione religiose keniane, il Presidente ha ordinato al Procuratore Generale di consultarsi con i rappresenti religiosi per far sì che le nuove disposizioni non minino i principi di libertà di culto radicati nella Costituzione.
Rivolgendosi alle autorità religiose, Kenyatta ha affermato che “occorre lavorare insieme per sradicare coloro che usano la religione per arricchirsi. Si tratta di ladri e vanno trattati con il disprezzo che meritano”.
Le “Religious Societies Rules 2015” oltre a cercare di contrastare coloro che fanno uso delle chiese a fini predatori, intendono impedire che le moschee vengano usate come luogo di reclutamento e di crescita di una nuova generazione di terroristi attraverso la predicazione integralista.
Oltre alla registrazione delle diverse confessioni religiose, le nuove regole prevedono che i pastori e i predicatori siano titolari di un diploma da parte di un’istituzione teologica accreditata.
Le nuove regole prevedono inoltre che ogni organizzazione religiosa abbia almeno un terzo dei propri officianti composto da keniani e che gli officianti e i leader religiosi stranieri per potere esercitare in Kenya abbiamo il permesso di lavoro, un documento di identità, oltre al passaporto e una lettera di presentazione da parte di un’ambasciata.
I Vescovi cattolici e anglicani hanno replicato che le loro chiese hanno la capacità di autoregolarsi; un’affermazione che è stata accolta dal Presidente, che ha affermato: “ la situazione migliore è l’auto-regolamentazione”. (L.M.) (Agenzia Fides 19/1/2016)
AFRICA/BURKINA FASO - Gli Stati dell’Africa dell’Ovest intendono lottare insieme contro il terrorismo
Ouagadougou (Agenzia Fides) - La lotta al terrorismo sarà al centro della Sessione straordinaria della Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (CEDEAO/ECOWS), annunciata dal Presidente del Benin, Yayi Boni, nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, dove nell’assalto del 15 gennaio all’hotel Splendid e al vicino bar Le Cappuccino sono morte 29 persone.
“Dopo l’attacco avvenuto nel novembre scorso nella capitale del Mali, Bamako, che aveva fatto una ventina di morti, ed ora quello di Ouagadougou, gli Stati della regione hanno preso coscienza della necessità di agire” ha detto il Presidente beninese, sottolineando che “esiste una correlazione tra la sicurezza e lo sviluppo”. Gli attacchi nelle due capitali hanno preso di mira hotel frequentati da stranieri, molti dei quali operano per organismi umanitari e di sviluppo, e da imprenditori desiderosi di investire nei Paesi colpiti.
Il Presidente del Burkina Faso, Roch Marc Christian Kaboré, nel condannare con forza gli attentati, ha rivolto un appello alla coesione nazionale e invitato gli Stati della regione a mettere in comune le capacità di difesa per far fronte alla sfida dei terroristi. Il Presidente del Mali, Modibo Keita, ha auspicato la creazione di un gruppo d’intervento rapido per lottare contro il terrorismo, da parte dei Paesi del “G5 Sahel”: Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad. (L.M.) (Agenzia Fides 19/1/2016)
“Dopo l’attacco avvenuto nel novembre scorso nella capitale del Mali, Bamako, che aveva fatto una ventina di morti, ed ora quello di Ouagadougou, gli Stati della regione hanno preso coscienza della necessità di agire” ha detto il Presidente beninese, sottolineando che “esiste una correlazione tra la sicurezza e lo sviluppo”. Gli attacchi nelle due capitali hanno preso di mira hotel frequentati da stranieri, molti dei quali operano per organismi umanitari e di sviluppo, e da imprenditori desiderosi di investire nei Paesi colpiti.
Il Presidente del Burkina Faso, Roch Marc Christian Kaboré, nel condannare con forza gli attentati, ha rivolto un appello alla coesione nazionale e invitato gli Stati della regione a mettere in comune le capacità di difesa per far fronte alla sfida dei terroristi. Il Presidente del Mali, Modibo Keita, ha auspicato la creazione di un gruppo d’intervento rapido per lottare contro il terrorismo, da parte dei Paesi del “G5 Sahel”: Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad. (L.M.) (Agenzia Fides 19/1/2016)
AFRICA/MALAWI - Recuperare le madri adolescenti contrastando le pratiche tradizionali
Blantire (Agenzia Fides) – Il fenomeno delle ragazze madri è una realtà che affligge molte donne in Malawi. Nella maggior parte dei distretti del sud del Paese, si usa mandare le adolescenti in campi di iniziazione dove vengono incoraggiate ad avere rapporti sessuali per testare la loro maturità. Si tratta di un macabro rito conosciuto come “kutsatsa fumbi”. Infatti, in Malawi le gravidanze adolescenziali e i matrimoni precoci, in particolare nelle zone rurali, sono fomentate dalle credenze e dalle pratiche tradizionali. Grazie ad una iniziativa congiunta tra Stato, leader tradizionali, Chiese, ONU e altre ong, come la Agenzia Avventista per l’Aiuto e lo Sviluppo (ADRA), nel 2014 circa 600 mila adolescenti sono tornate a scuola. Inoltre, con il progetto di ADRA Malawi, Quando la madre è una bambina, vengono assistite 300 madri adolescenti. L’ultimo studio sullo stato di avanzamento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ha concluso che una ragazza su due si sposa pr ima dei 18 anni, e alcune addirittura a 12. (AP) (19/1/2016 Agenzia Fides)
ASIA/INDIA - Rapporto sulla violenza anticristiana: oltre 200 episodi nel 2015
New Delhi (Agenzia Fides) – Nel 2015 sono stati censiti oltre 200 incidenti verificati di violenza anticristiana. Sette Pastori protestanti e un laico sono stati uccisi, mentre le vittime della violenza nel complesso sono circa 8.000, incluse donne e bambini. Numerose chiese sono state devastate. Sono i dati diffusi dal Rapporto “India Christian Persecution”, edito dal “Catholic Secolar Forum” (CSF), organizzazione della società civile indiana, e pervenuto all’Agenzia Fides. Secondo il Rapporto, che analizza la violenza anticristiana in India avvenuta nel 2015, gli autori della violenza sono gruppi e formazioni estremiste e fanatiche induiste, che promuovono l’ideologia dell’Hindutva (“induità”), che vorrebbe eliminare dall'India i credenti delle religioni non indù. Tali gruppi sono ostili alle minoranze religiose musulmane e cristiane e diffondono una campagna di odio e di diffamazione che poi genera atti concreti di violenza.
Secondo il rapporto, lo stato di Maharashtra è quello in cui l'ideologia è maggiormente diffusa, mentre il Madhya Pradesh è in cima alla lista per numero di episodi di violenza anticristiana. Seguono Tamil Nadu, Jharkhand, Chhattisgarh, Haryana, Odisha, Rajasthan, in un elenco che comprende 23 stati dell’Unione indiana.
Il Rapporto nota che una della accuse principali ai cristiani è quella di conversioni forzate e con mezzi fraudolenti. Per questo il governo del Madhya Pradesh, ha modificato la cosiddetta “legge anti-conversione”, inasprendo le pene. Il laico cattolico Joseph Dias, responsabile del CSF, nota che “la conversione forzata non è in alcun modo parte dell'orizzonte della fede cristiana: si tratta solo di lasciare libertà di coscienza e di religione, previste dalla Costituzione”.
Sono invece cresciute le cosiddette “cerimonie di riconversione”, organizzate dai gruppi estremisti indù in numerosi stati indiani, in cui dalit e tribali cristiani vengono riportati in massa all’induismo.
Tra i gruppi fautori delle violenze, si è consolidato nel 2015 il Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), che ha “rafforzato la sua presa sul sistema politico del paese”, nota il testo, che oggi conta oltre 15 milioni di militanti sparsi in oltre 50mila cellule locali, e conta membri anche nella polizia, nella magistratura, nella amministrazione statale. Infine si nota che anche a livello istituzionale, l'India non rinnova il visto di permanenza nel paese a missionari, religiosi e religiose che operano stabilmente accanto ai poveri e agli emarginati. (PA) (Agenzia Fides 19/1/2016)
Secondo il rapporto, lo stato di Maharashtra è quello in cui l'ideologia è maggiormente diffusa, mentre il Madhya Pradesh è in cima alla lista per numero di episodi di violenza anticristiana. Seguono Tamil Nadu, Jharkhand, Chhattisgarh, Haryana, Odisha, Rajasthan, in un elenco che comprende 23 stati dell’Unione indiana.
Il Rapporto nota che una della accuse principali ai cristiani è quella di conversioni forzate e con mezzi fraudolenti. Per questo il governo del Madhya Pradesh, ha modificato la cosiddetta “legge anti-conversione”, inasprendo le pene. Il laico cattolico Joseph Dias, responsabile del CSF, nota che “la conversione forzata non è in alcun modo parte dell'orizzonte della fede cristiana: si tratta solo di lasciare libertà di coscienza e di religione, previste dalla Costituzione”.
Sono invece cresciute le cosiddette “cerimonie di riconversione”, organizzate dai gruppi estremisti indù in numerosi stati indiani, in cui dalit e tribali cristiani vengono riportati in massa all’induismo.
Tra i gruppi fautori delle violenze, si è consolidato nel 2015 il Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), che ha “rafforzato la sua presa sul sistema politico del paese”, nota il testo, che oggi conta oltre 15 milioni di militanti sparsi in oltre 50mila cellule locali, e conta membri anche nella polizia, nella magistratura, nella amministrazione statale. Infine si nota che anche a livello istituzionale, l'India non rinnova il visto di permanenza nel paese a missionari, religiosi e religiose che operano stabilmente accanto ai poveri e agli emarginati. (PA) (Agenzia Fides 19/1/2016)
ASIA/LIBANO - Con una mossa a sorpresa, Geagea decide di appoggiare l'ex “nemico” Aoun alle elezioni presidenziali
Beirut (Agenzia Fides) – Con una mossa a sorpresa, il leader del partito delle Forze Libanesi Samir Geagea ha annunciato la disponibilità della sua formazione politica a appoggiare la candidatura dell'ex generale Michel Aoun alla carica di Presidente della Repubblica libanese. L'iniziativa è destinata a stravolgere il sistema di alleanze e di contrapposizioni che da tempo caratterizza lo scenario politico libanese, e ha portato il Paese alla paralisi istituzionale che impedisce da 18 mesi di eleggere il nuovo Presidente.
Geagea e Aoun, ambedue cristiani maroniti, negli ultimi decenni sono sempre stati avversari e le formazioni politiche da loro guidate sono schierate su fronti contrapposti, sia sul piano interno che su quello internazionale. Le Forze Libanesi, insieme al Partito sunnita “Futuro” guidato da Saad Hariri, fanno parte della cosiddetta “Coalizione 14 marzo”, appoggiata dall'Arabia Saudita e ostile alla Siria di Assad, mentre il “Movimento Patriottico Libero” di Aoun è alleato del Partito sciita Hezbollah – schierato anche militarmente al fianco del regime siriano - e fa parte della “Coalizione 8 marzo”.
“Dopo una lunga riflessione, lunghe discussioni e le deliberazioni del Comitato esecutivo” ha riferito Geagea in una conferenza stampa tenuta ieri insieme all'ex rivale, “le Forze Libanesi hanno annunciato il loro sostegno alla candidatura del generale Michel Aoun alla presidenza”.
La decisione – così ha spiegato il leader delle Forze Libanesi è stata presa con "la speranza di raggiungere una situazione più stabile" nel Paese dei Cedri. Aoun, dal canto suo, ha sottolineato la necessità di “costruire il futuro” e di “voltare pagina rispetto al passato, senza tuttavia dimenticarlo, per non ripeterlo”.
Nella giornata di ieri, diversi leader politici maroniti – compresi Geagea e Aoun – hanno avuto incontri con il Patriarca maronita Boutros Bechara Rai. L'alleanza trasversale tra la due formazioni politiche maronite manda in archivio il recente tentativo – guidato dal Partito sunnita di Saad Hariri e appoggiato dall'Arabia Saudita – di trovare consenso intorno alla candidatura di Suleiman Franjieh (che comunque ieri, dopo l'incontro con il Patriarca Rai, ha comunicato via twitter di non volersi ritirare dalla competizione elettorale).
Michel Aoun ha 82 anni. Nel delicato sistema istituzionale libanese, la carica di Presidente della Repubblica è riservata ad un cristiano maronita. “Da giovane sacerdote” dichiara all'Agenzia Fides don Rouphael Zgheib, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Libano, “ricordo ancora con sgomento quando negli anni della guerra civile le fazioni maronite erano su fronti opposti e si combattevano con ferocia. Quello che è accaduto è certo sorprendente, e tra i cristiani è stato accolto con sollievo, ma speriamo che non sia arrivato troppo tardi. Perchè questo accordo, da solo, non può cambiare tutto. Aspettiamo di vedere quali saranno le reazioni nella regione, e anche come reagiranno le fazioni politiche libanesi musulmane, sia sciite che sunnite, che finora tacciono, e i drusi di Walid Jumblatt, di cui oggi è attesa una dichiarazione. Siamo in una fase di attesa. Non si può dire che tutto è risolto”. (GV) (Agenzia Fides 19/1/2016)
Geagea e Aoun, ambedue cristiani maroniti, negli ultimi decenni sono sempre stati avversari e le formazioni politiche da loro guidate sono schierate su fronti contrapposti, sia sul piano interno che su quello internazionale. Le Forze Libanesi, insieme al Partito sunnita “Futuro” guidato da Saad Hariri, fanno parte della cosiddetta “Coalizione 14 marzo”, appoggiata dall'Arabia Saudita e ostile alla Siria di Assad, mentre il “Movimento Patriottico Libero” di Aoun è alleato del Partito sciita Hezbollah – schierato anche militarmente al fianco del regime siriano - e fa parte della “Coalizione 8 marzo”.
“Dopo una lunga riflessione, lunghe discussioni e le deliberazioni del Comitato esecutivo” ha riferito Geagea in una conferenza stampa tenuta ieri insieme all'ex rivale, “le Forze Libanesi hanno annunciato il loro sostegno alla candidatura del generale Michel Aoun alla presidenza”.
La decisione – così ha spiegato il leader delle Forze Libanesi è stata presa con "la speranza di raggiungere una situazione più stabile" nel Paese dei Cedri. Aoun, dal canto suo, ha sottolineato la necessità di “costruire il futuro” e di “voltare pagina rispetto al passato, senza tuttavia dimenticarlo, per non ripeterlo”.
Nella giornata di ieri, diversi leader politici maroniti – compresi Geagea e Aoun – hanno avuto incontri con il Patriarca maronita Boutros Bechara Rai. L'alleanza trasversale tra la due formazioni politiche maronite manda in archivio il recente tentativo – guidato dal Partito sunnita di Saad Hariri e appoggiato dall'Arabia Saudita – di trovare consenso intorno alla candidatura di Suleiman Franjieh (che comunque ieri, dopo l'incontro con il Patriarca Rai, ha comunicato via twitter di non volersi ritirare dalla competizione elettorale).
Michel Aoun ha 82 anni. Nel delicato sistema istituzionale libanese, la carica di Presidente della Repubblica è riservata ad un cristiano maronita. “Da giovane sacerdote” dichiara all'Agenzia Fides don Rouphael Zgheib, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Libano, “ricordo ancora con sgomento quando negli anni della guerra civile le fazioni maronite erano su fronti opposti e si combattevano con ferocia. Quello che è accaduto è certo sorprendente, e tra i cristiani è stato accolto con sollievo, ma speriamo che non sia arrivato troppo tardi. Perchè questo accordo, da solo, non può cambiare tutto. Aspettiamo di vedere quali saranno le reazioni nella regione, e anche come reagiranno le fazioni politiche libanesi musulmane, sia sciite che sunnite, che finora tacciono, e i drusi di Walid Jumblatt, di cui oggi è attesa una dichiarazione. Siamo in una fase di attesa. Non si può dire che tutto è risolto”. (GV) (Agenzia Fides 19/1/2016)
ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo critica le sigle politiche cristiane
Baghdad (Agenzia Fides) - I rappresentanti dei gruppi politici iracheni legati alla diverse comunità cristiane “non sono riusciti nel corso degli anni a soddisfare le legittime aspirazioni del loro popolo”, perseguendo agende ristrette e concentrandosi nella tutela di interessi personali o di piccoli gruppi. Così il Patriarca caldeo Louis Raphael I ha voluto denunciare l'inadeguatezza delle sigle e degli attivisti politici che pretendono di rappresentare le diverse comunità cristiane nello scenario iracheno, ribadendo che essi, con le loro scelte miopi e di corto respiro, finiscono per contribuire al progressivo indebolimento della presenza cristiana nel Paese sconvolto dal terrorismo e dalle derive settarie.
L’intervento del Patriarca è avvenuto ieri, lunedì 18 gennaio, nel primo giorno del cosiddetto “digiuno di Ninive”, che precede di tre settimane quello quaresimale e durante il quale, per tre giorni, i caldei si astengono dal cibo e dalle bevande dalla mezzanotte fino al mezzogiorno del giorno successivo, evitando per tutti e tre i giorni di mangiare cibi e condimenti di origine animale (vedi Fides 12/1/2016).
In particolare, nel suo intervento, il Patriarca ha stigmatizzato la frammentarietà dell'azione politica portata avanti da sigle e attivisti che fanno capo alle diverse Chiese e comunità cristiane. Anche alle ultime elezioni politiche, svoltesi della primavera 2014, gli attivisti politici legati alle comunità cristiane si sono presentati all'appuntamento elettorale in ordine sparso, divisi in 9 piccole liste.
Il Patriarca caldeo, nel suo intervento di ieri, ha rinnovato l'appello a tutte le Chiese e comunità cristiane irachene a creare una lista unitaria di cristiani abilitati a presentarsi alle elezioni anche in virtù della propria competenza professionale, per servire i propri fratelli perseguitati e l'interesse generale del Paese. Se tale appello sarà lasciato cadere nel vuoto dalle altre Chiese, il Patriarca Luis Raphael ha espresso l'intenzione di favorire comunque la creazione di una lista politica unica in rappresentanza delle istanze delle comunità caldee. (GV) (Agenzia Fides 19/1/2016).
L’intervento del Patriarca è avvenuto ieri, lunedì 18 gennaio, nel primo giorno del cosiddetto “digiuno di Ninive”, che precede di tre settimane quello quaresimale e durante il quale, per tre giorni, i caldei si astengono dal cibo e dalle bevande dalla mezzanotte fino al mezzogiorno del giorno successivo, evitando per tutti e tre i giorni di mangiare cibi e condimenti di origine animale (vedi Fides 12/1/2016).
In particolare, nel suo intervento, il Patriarca ha stigmatizzato la frammentarietà dell'azione politica portata avanti da sigle e attivisti che fanno capo alle diverse Chiese e comunità cristiane. Anche alle ultime elezioni politiche, svoltesi della primavera 2014, gli attivisti politici legati alle comunità cristiane si sono presentati all'appuntamento elettorale in ordine sparso, divisi in 9 piccole liste.
Il Patriarca caldeo, nel suo intervento di ieri, ha rinnovato l'appello a tutte le Chiese e comunità cristiane irachene a creare una lista unitaria di cristiani abilitati a presentarsi alle elezioni anche in virtù della propria competenza professionale, per servire i propri fratelli perseguitati e l'interesse generale del Paese. Se tale appello sarà lasciato cadere nel vuoto dalle altre Chiese, il Patriarca Luis Raphael ha espresso l'intenzione di favorire comunque la creazione di una lista politica unica in rappresentanza delle istanze delle comunità caldee. (GV) (Agenzia Fides 19/1/2016).
ASIA/PAKISTAN - Speciale “Anno dell’Educazione” nell’Anno della Misericordia
Faisalabad (Agenzia Fides) – “La misericordia più grande è il servizio dell’istruzione che si può dare a un bambino e a una persona”: con questa consapevolezza la Chiesa di Faisalabad, diocesi nella provincia del Punjab, aprirà il 6 febbraio uno speciale “Anno dell’Educazione” che coincide in buona parte con l’Anno della Misericordia. Come annunciato a Fides dal Vescovo locale, Sua Ecc. Mons. Joseph Arshad, l’Anno dell'Educazione inizierà il 6 febbraio, nella locale Giornata della Vita Consacrata. In quell’occasione si riuniranno a Faisalabad studenti provenienti da tutte le scuole della Diocesi e fedeli di tutte le parrocchie. Scopo dell'Anno è “incoraggiare gli studenti cristiani, le scuole e le comunità a impegnarsi in questo delicato settore, per poter svolgere un ruolo fondamentale nella società”.
“L'educazione è l’arma più potente che è possibile utilizzare per cambiare la società” rimarca il messaggio di indizione, sottolineando come “l’istruzione sia la strada per cambiare anche il destino
dei cristiani in Pakistan”, affrancandoli dalla condizione di emarginazione e povertà.
Il Vescovo invita “ogni individuo, famiglia e istituzione a giocare un ruolo attivo per promuovere la qualità della formazione scolastica”, aiutati da uno speciale team diocesano che sarà al servizio della comunità. “Un'istruzione di qualità genera un cambiamento in meglio nella mentalità e nell’agire sociale. Camminiamo insieme per cambiare il destino della nostra vita” conclude il Vescovo. (PA) (Agenzia Fides 19/1/2016)
“L'educazione è l’arma più potente che è possibile utilizzare per cambiare la società” rimarca il messaggio di indizione, sottolineando come “l’istruzione sia la strada per cambiare anche il destino
dei cristiani in Pakistan”, affrancandoli dalla condizione di emarginazione e povertà.
Il Vescovo invita “ogni individuo, famiglia e istituzione a giocare un ruolo attivo per promuovere la qualità della formazione scolastica”, aiutati da uno speciale team diocesano che sarà al servizio della comunità. “Un'istruzione di qualità genera un cambiamento in meglio nella mentalità e nell’agire sociale. Camminiamo insieme per cambiare il destino della nostra vita” conclude il Vescovo. (PA) (Agenzia Fides 19/1/2016)
AMERICA/BRASILE - Ancora minacce per gli indigeni Guarani e Kaiowá
Taquara (Agenzia Fides) – All’alba del 15 gennaio, indigeni del popolo Guarani e Kaiowá hanno ripreso possesso di una parte del loro territorio tradizionale nella zona conosciuta come “Terra indigena Taquara”. L'area, su cui c'è una fattoria, è conosciuta dai nativi come Lechucha e fa parte del territorio Taquara, vicino al comune di Juti, nel Mato Grosso do Sul. In questa giornata, gli indigeni affermano di aver ricevuto minacce da parte di uomini armati su pick-up, i cosiddetti "pistoleiros".
Il fatto è avvenuto due giorni dopo l’anniversario dell'assassinio del cacique Marcos Veron, morto il 13 gennaio 2003. Marcos fu un leader storico di Taquara, e si mise alla guida del popolo Guarani e Kaiowá nel 1997, dopo anni di attesa della risposta del governo alle richieste di identificazione e demarcazione della loro terra.
La nota inviata a Fides dal CIMI (Consiglio Indigenista Missionario), informa che attualmente, il territorio è in attesa della ratifica dell'area da parte del governo federale. Gli studi di identificazione delle terre tradizionali sono iniziati nel 1999, e nel 2010 il Ministero della Giustizia ha emesso un ordine dichiarativo, riconoscendo il popolo Guarani e Kaiowá come popolo tradizionalmente padrone del suo territorio.
I circa 600 indigeni hanno vissuto finora in una piccola parte del loro territorio tradizionale, occupando solo 300 dei 9.700 ettari di Taquara. In questo spazio ristretto, Guarani e Kaiowá hanno sofferto continui abusi, minacce e violazioni di ogni genere, perfino l'uso di pesticidi nelle piantagioni di canna da zucchero vicine e la deforestazione causata dagli agricoltori nelle vicinanze.
Fides ha segnalato più volte la dura vicenda del popolo Guarani e Kaiowá (vedi Fides 23/09/2010, 9/08/2013) e le denunce del CIMI (vedi Fides 14/06/2012, 7/04/2014).
(CE) (Agenzia Fides, 19/01/2016)
Il fatto è avvenuto due giorni dopo l’anniversario dell'assassinio del cacique Marcos Veron, morto il 13 gennaio 2003. Marcos fu un leader storico di Taquara, e si mise alla guida del popolo Guarani e Kaiowá nel 1997, dopo anni di attesa della risposta del governo alle richieste di identificazione e demarcazione della loro terra.
La nota inviata a Fides dal CIMI (Consiglio Indigenista Missionario), informa che attualmente, il territorio è in attesa della ratifica dell'area da parte del governo federale. Gli studi di identificazione delle terre tradizionali sono iniziati nel 1999, e nel 2010 il Ministero della Giustizia ha emesso un ordine dichiarativo, riconoscendo il popolo Guarani e Kaiowá come popolo tradizionalmente padrone del suo territorio.
I circa 600 indigeni hanno vissuto finora in una piccola parte del loro territorio tradizionale, occupando solo 300 dei 9.700 ettari di Taquara. In questo spazio ristretto, Guarani e Kaiowá hanno sofferto continui abusi, minacce e violazioni di ogni genere, perfino l'uso di pesticidi nelle piantagioni di canna da zucchero vicine e la deforestazione causata dagli agricoltori nelle vicinanze.
Fides ha segnalato più volte la dura vicenda del popolo Guarani e Kaiowá (vedi Fides 23/09/2010, 9/08/2013) e le denunce del CIMI (vedi Fides 14/06/2012, 7/04/2014).
(CE) (Agenzia Fides, 19/01/2016)
AMERICA/MESSICO - Migranti cubani bloccati in Messico
Chiapas (Agenzia Fides) – Gli emigrati cubani hanno oggi una via preferenziale per entrare negli Stati Uniti, che parte dall'America centrale al confine settentrionale del Messico. Il governo messicano infatti concede loro documenti di soggiorno temporaneo, ma molti di loro si fermano a Tapachula e Chiapas, perché rimangono senza soldi e in attesa di ricevere sostegno dalle loro famiglie. Secondo la stampa locale saranno ancora di più dopo l'accordo raggiunto la scorsa settimana tra Costa Rica, El Salvador, Guatemala e Messico, che ora permettono il passaggio di oltre 8.000 cubani che erano rimasti bloccati in Costa Rica alla fine del 2015, in quanto il governo del Nicaragua impediva il transito sul suo territorio (vedi Fides 25/11/2015; 3/12/2015; 28/12/2015; 29/12/2015).
Un gruppo di loro ha provato a raggiungere Miami, ma sono tornati indietro a causa dei controlli, così sono stati accolti dalla casa del migrante "El Buen Pastor", che ospita principalmente emigranti centroamericani. Alla fine di ottobre 2015 il sacerdote Cesar Cañaveral ha chiesto sostegno per gli emigrati cubani che cominciavano ad arrivare numerosi. "Prima ogni giorno ne arrivavano circa 20, ma nel mese di ottobre la situazione è precipitata, e abbiamo cominciato a vederne arrivare fino a 300 in un solo giorno, mentre l'INM, Istituto Nazionale dei Migranti, tardava tre giorni per consegnare il lasciapassare" ha dichiarato padre Cañaveral.
La nota pervenuta a Fides informa che il governo messicano ha iniziato a fornire dei lasciapassare che concedono ai cubani un permesso per la permanenza di 20 giorni nel Paese, per continuare il loro viaggio attraverso il Messico verso gli Stati Uniti, anche se non tutti riescono ad arrivare alla frontiera. Sempre secondo la nota, si registra un aumento della tensione fra gli stessi emigranti, perché i cubani sono accusati di avere un trattamento di preferenza rispetto ad altri.
(CE) (Agenzia Fides, 19/01/2016)
Un gruppo di loro ha provato a raggiungere Miami, ma sono tornati indietro a causa dei controlli, così sono stati accolti dalla casa del migrante "El Buen Pastor", che ospita principalmente emigranti centroamericani. Alla fine di ottobre 2015 il sacerdote Cesar Cañaveral ha chiesto sostegno per gli emigrati cubani che cominciavano ad arrivare numerosi. "Prima ogni giorno ne arrivavano circa 20, ma nel mese di ottobre la situazione è precipitata, e abbiamo cominciato a vederne arrivare fino a 300 in un solo giorno, mentre l'INM, Istituto Nazionale dei Migranti, tardava tre giorni per consegnare il lasciapassare" ha dichiarato padre Cañaveral.
La nota pervenuta a Fides informa che il governo messicano ha iniziato a fornire dei lasciapassare che concedono ai cubani un permesso per la permanenza di 20 giorni nel Paese, per continuare il loro viaggio attraverso il Messico verso gli Stati Uniti, anche se non tutti riescono ad arrivare alla frontiera. Sempre secondo la nota, si registra un aumento della tensione fra gli stessi emigranti, perché i cubani sono accusati di avere un trattamento di preferenza rispetto ad altri.
(CE) (Agenzia Fides, 19/01/2016)
AMERICA/MESSICO - “Adiós a la Pobreza”: un progetto per l’igiene sanitaria
Veracruz (Agenzia Fides) – Gli abitanti del municipio di Ayahualulco, nella provincia di Veracruz, fino a qualche mese fa utilizzavano le latrine all’aperto. Oggi, grazie all’impegno del Volontariato Veracruziano e al Sistema Statale per lo Sviluppo Integrale della Famiglia (DIF), dispongono di bagni chimici. Attraverso il programma “Adiós a la Pobreza”, nelle comunità di Rinconada e Altamirada, sono stati collocati 348 bagni chimici che, oltre a preservare la popolazione dalle malattie, tra i tanti vantaggi, contribuiscono anche alla tutela dell’ambiente. Questo sistema è molto efficace soprattutto per la facilità della sua installazione e la sicurezza per l’ambiente. Inoltre sostituisce le latrine e non genera odori, è ideale per i luoghi dove non c’è rete fognaria; non genera parassiti, non richiede manutenzione e può essere collocato accanto alle abitazioni. (AP) (19/1/2016 Agenzia Fides)
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