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mercoledì 15 dicembre 2021

Agenzia fides Newsletter completa 15 dicembre 2021

 

EUROPA/ITALIA - I corridoi umanitari dall’Afghanistan, una via per salvare vite
 
Trento (Agenzia Fides) - Le organizzazioni cristiane impegnate in Italia con aiuti umanitari, progetti di sviluppo e accoglienza, mettono a servizio le proprie risorse, le competenze e la “passione per l’umanità” che le caratterizza, per attivare i corridoi umanitari, esperienza che permetterà di accogliere in Italia profughi afghani. E lo fanno, come riferito all’Agenzia Fides, chiedendo che le istituzioni diano un valido supporto, e possano sbloccare le procedure per avviare concretamente il programma, nella certezza di fondo che “chi salva una vita, salva il mondo intero”, come recita la nota frase del Talmud.
Il Protocollo d’Intesa siglato con il Governo italiano il 4 novembre scorso, prevede l’attivazione di un canale di ingresso legale in Italia, per cittadini afghani bisognosi di protezione internazionale, provenienti da campi profughi in Pakistan, Iran o altri paesi di primo asilo o di transito. Saranno 1.200 le persone accolte in due anni (con un possibile ampliamento), trasferite tramite voli organizzati dal governo italiano.
Tra le organizzazioni firmatarie vi sono la Caritas Italiana, la Federazione delle Chiese Evangeliche, la Tavola Valdese, la Comunità di Sant'Egidio, l’Arci. Nel convegno dal titolo “Afghanistan, il futuro negato”, tenutosi a Trento il 14 dicembre, le organizzazioni hanno messo in luce la bontà dell'iniziativa che vede una collaborazione tra governo italiano e società civile, sottolineando il valore di un modello, quello dei corridoi umanitari. “Il modello funziona e porta frutto – si è notato - soprattutto perché va ben oltre il semplice trasferimento, l’evacuazione, o il resettlement. Esso presuppone l’attenta preparazione della rete di accoglienza, nel contesto e nei territori che ospiteranno le persone accolte, tenendo conto della tipologie e delle specifiche esigenze quanti si trovano catapultati in una altra nazione”. Tale rete di accoglienza, composta da famiglie, comunità, parrocchie, organizzazioni locali, facilita l'integrazione e dunque anche il processo di autodeterminazione delle persone accolte, che possono nuovamente dare corpo al loro futuro. D’altro canto occorre preparare i territori di destinazione, per far sì che le persone accolte possano trovare una assistenza adeguata e un terreno fertile a tutti i livelli: logistico, solidale, culturale.
L’iniziativa dei corridoi umanitari – ha rilevato Cesare Zucconi, della Comunità di Sant’Egidio - “ha aperto una strada nuova, gestita in toto dalle organizzazioni della società civile; una strada che intende evitare i viaggi della morte, cercando percorsi sicuri e legali, sia pel persone coinvolte, sia per i paesi che accolgono”. Si sono così consolidate buone pratiche replicabili a livello europeo, seguendo il criterio generale di accoglienza e protezione di persone vulnerabili. Le organizzazioni coinvolte chiedono al governo italiano di attivare in tempi brevi le procedure che agevolino il processo, aprendo canali di dialogo con i governi dei paesi coinvolti (soprattutto Pakistan e Iran), coordinando anche le iniziative di ricongiungimento familiare.
(PA) (Agenzia Fides 15/12/2021)
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AFRICA/GIBUTI - La piccola ma significativa presenza di una Chiesa dialogante e in cammino
 
Gibuti (Agenzia Fides) - “È una Chiesa piccola, fragile, ma forte della luce del Vangelo che non può essere annunciato verbalmente, essendo un paese islamico, ma vissuto. Certamente i cristiani e le sorelle che vivono lì sono una piccola ma significativa presenza”. A parlare con l’Agenzia Fides è Suor Simona Brambilla, Superiora Generale delle Missionarie della Consolata (MC), congregazione che a Gibuti opera con una missione aperta nel 2004.
Al confine tra Etiopia e Somalia, il Gibuti è una terra deserta che ospita diverse etnie, e dove tanto la Chiesa ha fatto in termini di dialogo nel rispetto delle differenze. È proprio di alcuni giorni fa una intervista di Mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti, Amministratore apostolico di Mogadiscio, rilasciata al settimanale cattolico “La difesa del Popolo”. Il Vescovo, parlando della situazione geopolitica della Somalia e del lavoro della Chiesa, ha ricordato come a Gibuti essa abbia addirittura precorso i tempi come nel caso dell’azione a favore delle persone con disabilità, che fino a pochi anni fa venivano tenute segregate a casa.
In questo modo, nel tempo ne è nata un’agenzia statale che se ne prende cura e promuove, insieme alle missioni come quella dove si trova Suor Anna Bacchion MC, a Gibuti dall’inizio della fondazione della missione, nel 2004, che del progetto inclusivo “École pur tous” racconta all’Agenzia Fides: “Nel 2013 è iniziata una scuola inclusiva destinata ai bambini disabili fisici e mentali. Questo progetto è stato ideato e realizzato dalla Chiesa di Gibuti.
Ora, dopo anni d’intenso lavoro, diversi bambini sono stati ammessi alla scuola primaria sia pubblica che privata. Le loro famiglie hanno compreso il significato di questa scuola. Prima i loro bambini, perché disabili, rimanevano chiusi, nascosti nelle loro capanne, ed ora sono liberi e più sicuri di loro stessi, perché, come gli altri bambini, possono scrivere e leggere. I nostri bambini escono da questa scuola con la convinzione di sapere fare delle belle cose. Questo programma è iniziato come un piccolo seme, ma ora si è sviluppato ed è stato adottato anche dal Governo il quale vuole estenderlo a tutte le scuole per facilitare l’inserimento dei bambini disabili nelle scuole pubbliche”. Suor Anna, che nel 1976 aveva già vissuto in Libia un’esperienza missionaria in un contesto musulmano, definisce entrambe le esperienze positive e illuminanti nella comprensione di un fatto: il dialogo di vita deve contagiare e diffondere i valori dell’accoglienza e della tenerezza.
“A Gibuti, dal 2004 – conclude la religiosa - ho iniziato un dialogo semplice, un dialogo che si mette in silenzio per ascoltare, cercando di valorizzare il bene presente nell’ altro, un dialogo che cerca di emanare il profumo di Cristo. Non ho trovato difficoltà ad entrare in dialogo con i poveri dei nostri villaggi ed anche con i grandi. Il mio popolo è un popolo che crede, che prega, che celebra le feste, che gioisce, che soffre e che spesso desidera soltanto la nostra vicinanza per condividere le loro gioie e le loro difficoltà”.
(EG) (Agenzia Fides 15/12/2021)
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AFRICA/SUD SUDAN - Nella contea di Ezo verso un mondo post pandemico inclusivo accessibile e sostenibile
 
Yambio (Agenzia Fides) - "Leadership e partecipazione delle persone con disabilità verso un mondo post Covid-19 inclusivo, accessibile e sostenibile" è stato il tema dell’incontro organizzato nella contea di Ezo, una delle dieci dello Stato dell’Equatoria occidentale, in occasione della Giornata Internazionale per le persone con disabilità.
Secondo quanto pervenuto dall’Arcidiocesi di Tombura Yambio, l’evento è stato coordinato dalla Star Trust in collaborazione con diverse agenzie umanitarie della contea. Tra i progetti chiave che si stanno implementando a Ezo, in particolare quello riguardante il mercato agricolo, Smallholder Agriculture Market Support (SAMS) finanziato dal World Food Program (WFP), The Youth Economic Empowerment Project (YEEP) finanziato dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e il Local Response Pool Fund (LRPF) Progetto Rapid Emergency Response (RER) che sostiene 120 persone che vivono con disabilità nel centro di Ezo Payam.
Il Ministro di Stato per il genere, l'infanzia e la previdenza sociale, Anigunde Cecilia, intervenuta insieme alle autorità della Chiesa locale, del governo e altre agenzie umanitarie, ha applaudito tutte le organizzazioni che operano nella contea di Ezo per il loro sostegno alle persone più vulnerabili e ha esortato i genitori a prendersi cura dei propri figli e a mandarli a scuola. Anigunde ha inoltre sollecitato i membri della comunità a continuare a sostenere gli sfollati interni arrivati in cerca di rifugio e pace nella contea e soprattutto le persone che vivono con disabilità.
Il ministero ha donato articoli assortiti alle persone che vivono con disabilità e ha assicurato loro di coinvolgere altri partner per fornire loro ulteriore assistenza. Il ministro
(AP) (Agenzia Fides 15/12/2021)
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ASIA/PAKISTAN - Migliorare le relazioni interreligiose: l'impegno delle organizzazioni cristiane
 
Lahore (Agenzia Fides) - “Il dialogo interreligioso è di grande importanza in Pakistan: gli incontri tra persone di diverse religioni sono indispensabili per superare le tensioni e le divisioni, per eliminare la violenza, l'odio e la discriminazione di casta, credo e religione nella nostra società. Il dialogo interreligioso contribuirà a creare una società civile tollerante e pacifica. È molto importante che il nostro governo promuova tale approccio nelle scuole e a tutti i livelli sociali". Lo dice all'Agenzia Fides p. James Channan OP, sacerdote domenicano e direttore del "Peace Center" a Lahore. "Il nostro attuale governo - nota padre Channan - ha già compiuto passi avanti in tal senso e deve fare molto di più per rendere il nostro Paese molto pacifico e armonioso”.
Nei giorni scorsi padre Channan è intervenuto ad una conferenza nazionale sul futuro delle relazioni interreligiose in Pakistan, organizzata a Lahore dal "Centro per la giustizia sociale", con la partecipazione di organizzazioni della società civile, promotori dei diritti umani, avvocati, giornalisti, rappresentanti politici e leader delle minoranze religiose.
Il cattolico Peter Jacob, direttore del "Centro per la giustizia sociale", ha dichiarato che " per rafforzare l'armonia interreligiosa in Pakistan, bisogna affrontare e rimuovere fenomeni come l'intolleranza sociale, l'accaparramento di terre, l'incitamento all'odio, la conversione forzata delle ragazze non musulmane; tali sfide vanno affrontate attraverso provvedimenti legislativi, amministrativi ed educativi”.
Jacob ha ricordato la sentenza della Corte Suprema dl Pakistan, del 19 giugno 2014, che invitava le istituzioni a tutelare le minoranze religiose, notando la necessita di darle attuazione. I cristiani continuano a chiedere un apposito disegno di legge sul divieto di conversione forzata delle donne delle minoranze religiose e sulla protezione dei luoghi di culto.
Syeda Mehnaz Hassan, pedagogista e scienziata sociale, notando che "il Pakistan è molto ricco di cultura e di storia e religioni diverse”, ha invitato a "rafforzare la pace e l'armonia tramite un approccio multiculturale e multireligioso nel processo educativo”.
Sara Rizvi Jafree, nota sociologa, ricercatrice ed educatrice, ha rilevato "la complessa relazione tra il basso status socio-economico delle minoranze religiose in Pakistan e gli alti livelli di intolleranza religiosa". Promuovendo l'armonia interreligiosa, ha detto, "si compie il primo passo per migliorare lo status delle minoranze religiose nel Paese”.
Secondo l'avvocato Saroop Ijaz, "l'uguaglianza dei cittadini è una precondizione per qualsiasi democrazia moderna funzionante. Il futuro delle relazioni interreligiose dipende dal riconoscimento e dal rispetto del principio di uguaglianza".
Qais Aslam, professore ed economista, ha ricordato che "la Costituzione del Pakistan riconosce diritti e pari opportunità per tutti, quindi occorre rispettare la diversità di cultura, etnia, genere e credo religioso, lavorando per rafforzare l'armonia interreligiosa per la coesistenza pacifica di persone di tutte le fedi in Pakistan”.
(AG-PA) (Agenzia Fides 15/12/2021)
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ASIA/INDIA - Missionarie della Carità accusate di proselitismo: per i cattolici è pura diffamazione
 
Vadodara (Agenzia Fides) - "Le Missionarie della Carità sono prese di mira dai nazionalisti indù. Si tratta di pura diffamazione; si vogliono diffamare e calunniare le suore e le istituzioni cristiane". Così dichiara all'Agenzia Fides il cappuccino padre Suresh Mathew, direttore del settimanale cattolico “Indian Currents”, commentando l'accusa di "conversione religiosa" mossa contro le Missionarie della Carità che lavorano nello stato del Gujarat, nell'India occidentale.
Le religiose sono state incriminate ai sensi del "Gujarat Freedom of Religion Act", legge in vigore dal 2003. Secondo la denuncia, depositata alla polizia di Makarpura il 12 dicembre, le suore avrebbero "ferito i sentimenti religiosi indù" e "attirato verso il cristianesimo giovani ragazze" in una casa di accoglienza che gestiscono nella città di Vadodara. In precedenza, l'ufficiale dei servizi sociali distrettuali, Mayank Trivedi, ha visitato la Casa per ragazze gestita dalle Missionarie della Carità, affermando che " le ragazze della casa sono obbligate a leggere testi religiosi cristiani e a partecipare a preghiere di fede cristiana, con l'intenzione di condurle al cristianesimo”. "Si fa loro indossare una croce al collo e si pone la Bibbia sul tavolo della sale, per costringerle a leggerla È un tentativo criminale costringere le ragazze alla conversione religiosa", si legge nel rapporto consegnato alla polizia.
Le Missionarie della Carità, congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta, negano ogni accusa. “Non siamo coinvolte in nessuna attività di conversione religiosa. Ospitiamo 24 ragazze che vivono con noi e seguono la nostra pratica di vita. Non abbiamo convertito nessuno o costretto nessuno a sposarsi con rito cristiano”, ha affermato una portavoce delle Missionarie della Carità.
Secondo la denuncia della "Child Welfare Committee", le suore avrebbero anche costretto una ragazza indù a sposarsi in una famiglia cristiana, secondo il rito cristiano. Il commissario di polizia di Vadodara, Shamsher Singh, ha riferito che la polizia svolgerà ulteriori indagini sulla questione.
Il Gujarat è governato dal partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP). In Gujarat, e in altri sette stati indiani, sono in vigore apposite "leggi anti-conversione" che sottopongono al vaglio di un magistrato il cambiamento personale di fede religiosa e puniscono la conversione religiosa operata con mezzi fraudolenti.
Nel 2018, le Missionarie della Carità nello stato indiano di Harkhand sono state accusate di proselitismo e traffico di minori e una una suora è stata trattenuta dalla polizia per qualche tempo. In India circa 5.200 Missionarie della Carità gestiscono 277 case e istituti con attività sociali e caritative.
(SD-PA) (Agenzia Fides 15/12/2021)



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ASIA/TERRA SANTA - Patriarchi e Capi delle Chiese chiedono ai governi locali una “zona di salvaguardia” per il quartiere cristiano di Gerusalemme
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) – I governi locali che attualmente controllano la Terra Santa sono sollecitati ad “avviare un dialogo” tra di loro e con le Chiese e comunità ecclesiali lì presenti, in vista della creazione di una “zona speciale” di tutela culturale con l’obiettivo di “salvaguardare l'integrità del Quartiere cristiano nella Città Vecchia di Gerusalemme” e “garantire che il suo carattere unico e il suo patrimonio siano preservati per il bene della comunità locale, la nostra vita nazionale e nel mondo intero”. Contiene anche questa inedita richiesta-proposta l’appello diffuso nell’imminenza del Natale dai Patriarchi e dai Capi delle Chiese di Terra Santa, focalizzato sulle “correnti minacce” alla presenza cristiana nelle terre in cui è nato, morto e risorto Gesù Cristo.
La richiesta sembra riecheggiare, in termini più attenuati, le proposte delineate in passato anche dalla diplomazia vaticana, che prefiguravano come conveniente la definizione di uno “Statuto internazionalmente garantito” per la parte storica della Città Santa, che ancorasse a livello internazionale la tutela dei Luoghi Santi e la loro accessibilità ai credenti di tutto il mondo, per preservarli anche da iniziative unilaterali e “politiche dei fatti compiuti” eventualmente perseguite e messe in atto da singoli Stati o entità politiche locali.
Il nuovo pronunciamento di Patriarchi e capi delle Chiese e comunità ecclesiali di Terra Santa prende atto “con gratitudine” dell’impegno profuso dal governo d’Israele per garantire una vita sicura ai cristiani in Terra Santa, preservando la loro presenza come componente imprescindibile del locale “mosaico” comunitario. Una prova di tale impegno – riconoscono i capi delle Chiese – eè rappresentato dagli sforzi messi in atto da Israele per facilitare l’accesso dei milioni di cristiani che arrivano da tutto il mondo a visitare come pellegrini i Luoghi Santi. Nel contempo, il pronunciamento dei rappresentanti delle comunità cristiane locali ricorda gli “innumerevoli attacchi” subiti da chiese, monasteri e rappresentanti del clero da parte di “gruppi radicali”. Profanazioni e assalti perpetrati con l’evidente obiettivo di “espellere” la presenza cristiana da Gerusalemme e dalla Terra Santa.
Il carattere spirituale e culturale dei singoli quartieri storici di Gerusalemme – ricordano i Capi delle Chiese di Terra Santa – “dovrebbe essere protetto, e è già tutelato nella legge israeliana per quanto riguarda il quartiere ebraico. Tuttavia, gruppi radicali continuano ad acquisire proprietà strategiche nel quartiere cristiano, con l'obiettivo di diminuire la presenza cristiana, spesso usando rapporti subdoli e tattiche intimidatorie per sfrattare i residenti dalle loro case”.
En passant, i Capi delle Chiese di Terra Santa ricordano anche che i pellegrinaggi dei cristiani provenienti da tutto il mondo portano “grandi benefici all'economia e alla società israeliana”, e citano un recente rapporto dell'Università di Birmingham, secondo il quale il flusso di pellegrini e turisti cristiani “contribuisce per 3 miliardi di dollari all'economia israeliana”. Inoltre, la comunità cristiana locale, sebbene si stia assottigliando in termini numerici, continua a offrire alle società civili di Israele, Giordania e Palestina una rete “sproporzionata” di iniziative nei campi sttrategici dell’educazione, della sanità e delle opere sociali a favore delle fasce più povere della popolazione.
Proprio sulla base di queste premesse, i Capi e i patriarchi delle Chiese di Terra Santa chiedono alle autorità politiche di Israele, Palestina e Giordania di avviare con loro un “dialogo urgente” per affrontare l’emergenza rappresentata dai citati “gruppi radicali” e per confrontarsi in merito alla “creazione di una speciale zona culturale relativa al patrimonio cristiano”. In modo da “salvaguardare l'integrità del Quartiere cristiano nella Città Vecchia di Gerusalemme e garantire che il suo carattere unico e il suo patrimonio siano preservati per il bene della comunità locale, il nostro vita nazionale e nel mondo intero”. (GV) (Agenzia Fides 15/12/2021)
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AMERICA/BOLIVIA - I Vescovi: contemplando la famiglia di Betlemme, ogni casa diventi una scuola di crescita e di esperienze positive
 
La Paz (Agenzia Fides) – In vista del Natale e della conclusione dell’anno civile, i Vescovi della Bolivia fanno una valutazione “serena ma speranzosa” su alcuni temi in sospeso della vita nazionale che i boliviani “devono saper affrontare con saggezza e cuore sereno”. Citano quindi la legalizzazione dell'aborto, i femminicidi, gli infanticidi e altre forme di terribile violenza, esortando: “sarà importante creare spazi di dibattito con una adeguata informazione, nel quadro del rispetto e riconoscendo la dignità di tutte le persone come amati figli di Dio, impegnandoci nella ricerca di soluzioni e di opportunità migliori, lasciando da parte ideologie e interessi politici”.
Nel convidere questo messaggio di speranza, che ha per titolo “Celebrare il dono della vita”, la Chiesa cattolica in Bolivia “composta da fedeli di tutte le età, donne e uomini, che ogni giorno si sforzano di testimoniare la fede”, esprime la propria solidarietà a tutte le persone che hanno sofferto per la perdita dei propri cari, a causa della pandemia, dell'eccessiva violenza o di altre circostanze.
“Auspichiamo – prosegue il messaggio dei Vescovi pervenuto a Fides - che ogni persona, contemplando la famiglia di Betlemme, recuperi i valori che ci aiutano a fare di ogni casa una scuola di crescita e di esperienze positive, come: accoglienza, rispetto del Dono della Vita, incontro fraterno, solidarietà e dialogo tra fratelli. Non dimentichiamo che Gesù, il Figlio di Dio, si è fatto uomo assumendo la nostra umanità al solo scopo di salvarci e rendere più dignitosa la vita di tutti”.
I Vescovi ricordano infine che il tempo di Avvento ci prepara ad accogliere “il miglior dono di Dio per il suo Popolo, l'Emmanuele, il Dio con noi, che viene a donarci speranza e salvezza integrale; Lui ci restituisca i valori della convivenza pacifica, del rispetto, della fiducia e della vita piena”. Auspicano quindi che la celebrazione della nascita di Gesù “rafforzi le nostre speranze e ci incoraggi a seguire un cammino di crescita personale e comunitaria di servizio ai più bisognosi. Cristo nostro Salvatore rinnovi i nostri desideri di riconciliazione, unità e pace per l'anno 2022”. (SL) (Agenzia Fides 15/12/2021)
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AMERICA/BRASILE - Pastorale della Terra: in otto mesi registrati 26 omicidi
 
Brasilia (Agenzia Fides) – Secondo i dati del Centro di Documentazione della Commissione Pastorale della Terra (CPT) sui conflitti nei campi, nel periodo dal 1 gennaio al 31 agosto 2021, sono stati registrati 26 omicidi legati a conflitti per la terra. Rispetto a tutto l'anno 2020, rappresentano un aumento del 30%. Delle 26 vittime di omicidio, 8 erano indigeni, 6 senza terra, 3 occupanti abusivi, 3 quilombola, 2 coloni, 2 piccoli proprietari e 2 donne rompi cocco Babassu. In relazione al 2020, il numero di indigeni e quilombola uccisi è rimasto lo stesso, mentre il numero dei senza terra è triplicato, da 2 nel 2020 a 6 nel 2021. Tutti i quilombolas uccisi nel 2021 (3) provenivano dal Maranhão, lo stato con il più alto numero di omicidi nell'anno (9), circa un terzo del totale registrato finora.
Secondo la nota del CPT pervenuta a Fides, tutti i 6 senza terra sono stati uccisi in Amazzonia, di loro cinque sono stati uccisi a Rondônia. Erano tutti membri della Lega dei Contadini Poveri. Tre di loro sono stati uccisi in un massacro avvenuto il 13 agosto, dal Battaglione Operazioni Speciali (BOPE) del Primo Ministro di Rondônia e dalla Forza di Sicurezza Nazionale, a Nova Mutum, distretto di Porto Velho. Questo è stato l'unico massacro registrato dal CPT finora nel 2021. Il conflitto nella regione rimane molto teso. Il numero di occupanti abusivi uccisi è passato da 1 nel 2020 a 3 nel 2021 e quello dei coloni da 1 nel 2020 a 2 nel 2021. (SL) (Agenzia Fides 15/12/2021)

mercoledì 25 marzo 2020

Agenzia fides 25 marzo 2020


 
News
 
EUROPA/ITALIA - “Oggi Don Orione siete voi, non più con la veste talare, ma con il vostro camice bianco”
 
Roma (Agenzia Fides) – “Don Orione ci ispira a vivere questo tempo di emergenza sanitaria e sociale con serietà, nel pieno rispetto delle norme e delle indicazioni pubbliche, ma anche con la fantasia della carità”. Lo scrive padre Tarcisio Vieira, Direttore generale dell’Opera Don Orione, in un messaggio inviato a tutti gli Orionini in questa situazione di pandemia da coronavirus. La Piccola Opera della Divina Provvidenza, fondata da San Luigi Orione, è impegnata nell'evangelizzazione con diversi tipi di apostolato, tra cui l’assistenza a malati, orfani, anziani, minorati fisici e psichici, in una trentina di nazioni di Europa, Africa, Asia e America.
In questi giorni di emergenza sanitaria sono mancati quattro membri della famiglia orionina: il 20 marzo è deceduto nell' ospedale di Novi Ligure Don Cesare Concas, 81 anni. Il 23 marzo all’ospedale di Tortona sono morte Suor Maria Ulisia (Evelina Felici), 86 anni, e Suor Maria Filomena (Rosaria Licitra), 98 anni. Sempre nell’ospedale di Tortona, il 24 marzo è deceduta Suor Maria Cristina (Hortencia Nicanora Fontes), nata a Maldonado (Uruguay), 91 anni.
Nella sua lettera padre Vieira informa, in mezzo a tante notizie tristi, di alcune “briciole” di bene. “Un sacerdote, l’unico “parente vicino”, che benedice una bara non lasciando mancare la preghiera della Chiesa. Un dottore, con tutti i suoi diplomi, che si mette a fare il servizio più semplice come quello di imboccare un anziano residente. Una dipendente che, nell’impossibilità della presenza del sacerdote (tutti in isolamento obbligatorio), “benedice” le bare mettendovi sopra un’immaginetta di San Luigi Orione. Un parroco che, in mattinata, fa il giro di telefonate tra i suoi parrocchiani, cercando di raggiungere particolarmente gli anziani isolati. Tanti laici che si “incontrano” nei media per pregare e sostenersi a vicenda. La Comunità del Santuario di Tortona, in quarantena, in preghiera davanti all’urna del Fondatore. I volontari che, nonostante il pericolo, continuano a preparare e a distribuire i pasti ai senza tetto. I seminaristi e i religiosi di Cordoba che fanno i turni per sostituire una parte del personale dipendente nell’assistenza ai residenti del Cottolengo. I chierici del Teologico che continuano a prestare il loro servizio nelle “docce vaticane” per aiutare i senza. fissa dimora”
In questa situazione inedita, gli Orionini si comportano come avrebbe fatto il Padre Fondatore, rileva il Direttore generale: “di fronte al continuo flusso di notizie, per non rimanere chiusi in un’emotività sterile, Don Orione ci invita a una compassione attiva”, privilegiando i poveri, “prendersi cura di loro è “prendersi cura di Gesù”. Nelle nostre strutture abbiamo tante persone in situazione di vulnerabilità, per cui è più importante che mai curare l’organizzazione e il coordinamento di tutte quelle iniziative che possono proteggerli”. Esortando a mantenere salda la fiducia nella Divina Provvidenza, che è nel nome dell’istituto, padre Vieira conclude con questa esortazione: “Dopo la crisi, ci sarà da correre per riavviare l’economia, ristabilire le scuole, riprogrammare le manifestazioni culturali e sportive e forse anche recuperare tutte quelle “feste” che si sono perdute. Non è che per caso ci dimenticheremo, ancora una volta, di quei valori imparati a caro prezzo? Tocca a noi, orionini, fare opera di accompagnamento e di formazione delle coscienze sulle priorità. Cominciamo già oggi a costruire il domani”.
Don Aurelio Fusi, direttore della Provincia "Madre della Divina Provvidenza" ha scritto una lettera agli operatori sanitari e agli amici del Centro Don Orione di Bergamo, un complesso socio-assistenziale diretto dagli Orionini che comprende 222 posti letto di RSA, 60 posti letto di Riabilitazione, 24 posti letto di persone in stato vegetativo persistente. “Da diversi giorni la vita di tutti è cambiata perché un nemico invisibile è venuto a stanziarsi in mezzo a noi. Di fronte a lui, voi e tutti noi, ci sentiamo impotenti” scrive don Fusi.
“Che fare, dunque? Dobbiamo arrenderci? C’è una luce in questa notte? Sì. La luce siete voi. Ho saputo - prosegue - che siete diminuiti perché alcuni di voi si sono ammalati, ma un drappello coraggioso, senza più badare ad orari, a ferie o ai diritti lavorativi, è presente ogni giorno per aiutare i nostri ammalati e per portare con la terapia, il conforto della presenza. Quanto vale per gli ammalati, vale ancor più per coloro che stanno passando al Signore”. “Carissimi amici, oggi Don Orione siete voi - conclude don Fusi - non più con la veste talare, ma con il vostro camice bianco. Oggi, il riflesso del volto di Don Orione siete voi che accompagnate le terapie con una parola di conforto e con uno sguardo amico. Vi ringrazio per la vostra presenza e per i vostri sacrifici. Verranno ricompensati dal Signore che è grande nell’amore”. (SL) (Agenzia Fides 25/03/2020)
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AFRICA/GIBUTI - Il Vescovo di Gibuti: “Il nemico Covid è arrivato, la Caritas riduce gli aiuti”
 
Gibuti (Agenzia Fides) – “Qui a Gibuti è arrivato il nemico: ci sono due casi accertati”, scrive all’Agenzia Fides mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti. “La nostra cattedrale è chiusa da sabato scorso: solo la decina di noi che viviamo all'interno del compound continuiamo a celebrare la Messa. Abbiamo cominciato a trasmettere su Facebook le Messe di giovedì, sabato e domenica sera, oltre alla Via Crucis del venerdì sera. I fedeli hanno capito e apprezzano l'importanza di queste iniziative”, continua il vescovo. “Mancano i volontari per il servizio che offriamo con la nostra Caritas Gibuti ai bambini di strada e siamo stati costretti a ridurre le attività. Potrebbero soffrire molto i più poveri. Tra le misure preventive disposte dalle autorità locali è stato chiuso l'aeroporto ed è stata interrotta la linea ferroviaria verso l'Etiopia. Inoltre il personale di servizio ritenuto non essenziale deve essere lasciato a casa, scuole chiuse da venerdì scorso. Anche le moschee sono chiuse.”
“La situazione non è così tragica – aggiunge mons. Bertin - ma bisogna stare in guardia perché le strutture sanitarie di qui sono veramente fragili. Coraggio a voi a Roma e in Italia”, conclude.
Il Ministero della Sanità locale ha istituito un numero verde per informare la popolazione in merito alle misure igieniche da osservare e al quale rivolgersi in caso di necessità di un team medico. Ogni giorno le autorità sanitarie inviano un messaggio su ciascun numero locale con le misure di prevenzione da seguire.
Le autorità sanitarie civili e militari hanno unito le forze per rafforzare il controllo sanitario ai punti di arrivo e allestire l’ospedale di Bouffard per la quarantena oltre ad un centro di cura per casi gravi nell’ospedale di Arta.
(GB/AP) (25/3/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Covid-19: le radio cattoliche mobilitate per permettere ai fedeli di seguire da case la Messa
 
Abidjan (Agenzia Fides) – I Vescovi della Costa d'Avorio nella loro dichiarazione del 17 marzo sulle misure di protezione dal coronavirus avevano dato ai fedeli una serie di raccomandazioni, come il divieto di riunione di più di 50 persone, e la sospensione di Via Crucis, pellegrinaggi e catechesi (vedi Fides 18/3/2020). Per quanto riguarda le Celebrazioni eucaristiche, la Conferenza Episcopale ha proposto che ogni diocesi le organizzi in modo responsabile nel rispetto gli standard stabiliti dal governo nel combattere COVID-19.
Per venire incontro alle necessità spirituali dei fedeli i Vescovi hanno chiesto ai media cattolici di trasmettere Messe e altre devozioni. Seguendo questa raccomandazione, Radio Nationale Catholique de Côte d’Ivoire (RNC) ha preso accordi per consentire ai fedeli di vivere la Messa ogni giorno.
"Abbiamo stabilito legami con alcuni dei sacerdoti in modo che vi sia ogni giorno la trasmissione della Messa alle 6.15, alle 12 e alle 18, mentre le Messe domenicali verranno trasmesse in diretta la domenica alle 7, alle 9 e alle 11” ha detto p. Emile Vangah, Direttore generale della RNC. L’emittente proporrà inoltre ai suoi utenti l’ascolto di devozioni spirituali, Via Crucis e una novena di preghiera. "Sulle antenne della nostra radio, viene trasmessa ogni venerdì a mezzogiorno e alle 17 la Via Crucis. Oltre a ciò, proponiamo una novena di preghiera che abbiamo chiamato 'Novena a Nostra Signora di Lourdes per la Salute dei Malati’ perché noi pensiamo e crediamo che la Beata Vergine di Lourdes può aiutare i malati”. La novena si terrà dal 1° aprile fino all’8 aprile.
Oltre a RNC altri media cattolici offrono trasmissioni e Messe ai fedeli per continuare a nutrire la loro fede.
Per contenere la diffusione del Coronavirus il governo ivoriano il 16 marzo ha adottato 13 misure; tra queste, la sospensione per un periodo di 15 giorni rinnovabile a partire dal 16 marzo, dell'ingresso nel Paese di viaggiatori non ivoriani provenienti da Paesi con oltre 100 casi confermati di malattia da Coronavirus, la chiusura di tutti gli istituti di istruzione prescolare, primaria, secondaria e superiore per un periodo di 30 giorni, il divieto di raduni di oltre 50 persone. (S.S.) (Agenzia Fides 25/3/2020)
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ASIA/LIBANO - «Che Maria protegga il mondo». Cristiani e musulmani pregano insieme nella festa dell’Annunciazione
 
Beirut (Agenzia Fides) – Quest’anno cristiani e musulmani libanesi non potranno incontrarsi nelle piazze e nelle chiese per venerare insieme la Vergine Maria nella solennità mariana dell’Annunciazione del Signore, proclamata fin dal 2010 festa nazionale nel Paese dei Cedri. Le disposizioni emanate da istituzioni politiche e religiose per frenare la pandemia del coronavirus comportano la cancellazione di ogni evento che comporti assembramenti di persone. Per questo, ha preso forma in maniera spontanea una iniziativa per celebrare comunque la Vergine Maria nelle condizioni di restrizione e isolamento in cui si trova a vivere la popolazione libanese ai tempi della pandemia: cristiani e musulmani, ognuno nella propria casa, affacciandosi alla finestra o uscendo sul proprio balcone, potrà recitare insieme una preghiera alla Vergine diffusa in tutto il Paese attraverso le reti sociali dalla Fondazione Aydan, la nota associazione di promozione del dialogo e del pluralismo religioso inaugurata nel 2007 dal sacerdote Fadi Daou. «In occasione della festa dell’Annunciazione, e viste le restrizioni sanitarie» si legge nel messaggio diffuso da Aydan «recitiamo tutti insieme, dai balconi, con le candele accese, alle ore 19, la preghiera islamo-cristiana dedicata alla Vergine».
Si tratta di una preghiera composta ad hoc per la Festa dell’Annunciazione di questo anno 2020, che vede trutto il mondo afflitto dalla pandemia del coronavirus
La preghiera, composta da una invocazione iniziale e da cinque strofe, e letta in un video diffuso in rete da ???, nota “voce narrante” nazionale, è tutta intessuta di formule e parole familiari tratte dal lessico spirituale proprio del cristianesimo e da quello proprio dell’islam. L’orazione invoca Dio Signore del Creato e dell’umanità, che ha «scelto la Vergine Maria» e l’ha «prediletta tra tutte le donne del mondo», inviando l’angelo «che ha portato a Lei l’annuncio che noi oggi celebriamo insieme, cristiani e musulmani». La preghiera implora Dio «onnipotente e misericordioso», che ama «tutto il popolo» e ha regalato a tutti «il dono della vita» di salvarci «dal rischio di questa pandemia» e di aiutare tutti trovare nella Madonna «un modello per le nostre vite, da seguire per alimentare la condivisione nei tempi di tribolazione, affidandosi alla sua provvidenza per non «cedere alla paura o alla propria presunzione». Nel testo della preghiera, si invoca anche Dio come «Colui che aiuta» (uno dei cento nomi di Dio presenti nel Corano), implorandolo di soccorrere i malati, i medici e i sanitati che curano le vittime della pandemia.
In Libano, l’odierna solennità mariana dell’Annunciazione del Signore è stata proclamata Festa nazionale fin dal 2010. Negli ultimi anni si era registrato il moltiplicarsi di iniziative in cui cristiani e musulmani condividono insieme, in occasione di tale festa, atti di venerazione nei confronti della Vergine Maria. Lo Sheikh sunnita Mohamad Nokkari, professore di diritto islamico a Beirut, Dubai e Strasburgo, ha raccontato all’agenzia Fides il percorso che ha in Libano ha condotto crisriani e musulmani a valorizzare la condivisa venerazione verso Maria come fattore di coesione sociale e nazionale (vedi Fides 25/3/2020). La scelta della data per far celebrare Maria da cristiani e musulmani cadde sulla festa dell’Annunciazione, anche perché l’Annuncio dell’Angelo a Maria è raccontato sia nel Vangelo che nel Corano, che ne parla in due Sure diverse. Maria è l’unica donna citata per nome nel Corano ben 34 volte (mentre il nome di Maria appare nei Vangeli 19 volte).
La prima celebrazione islamo-cristiana della festa dell’Annunciazione fu ospitata nel santuario libanese di Nostra Signora di Jamhour, nel 2007. I leader politici rimasero impressionati dall’iniziativa, e nel 2010 il premier Saad Hariri, musulmano sunnita, proclamò festività nazionale il 25 marzo, giorno in cui si celebra l’Annunciazione. (GV/PR) (Agenzia Fides 25/3/2020).
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ASIA/AFGHANISTAN - Il paese è impreparato ad affrontare la crisi del Coronavirus
 
Kabul (Agenzia Fides) - “Le strutture sanitarie dell’Afghanistan non sono in grado di poter affrontare una pandemia come quella del Covid-19. Al momento è in difficoltà persino l’Occidente, quindi possiamo solo lontanamente immaginare cosa potrebbe accadere in una situazione come quella afghana: le attrezzature sanitarie, fatta eccezione per le città, sono carenti e sarebbe oggettivamente difficile non solo far applicare, ma anche semplicemente comunicare tutte le misure di sicurezza che in questo momento si seguono in Italia. Sarebbe un’impresa riuscire a fermare la vita di un villaggio e farvi arrivare degli aiuti. Riesco difficilmente a immaginare Kabul completamente bloccata”. E’ il commento rilasciato all’Agenzia Fides dal Barnabita p. Giuseppe Moretti, missionario in Afghanistan dal 1990 al 2015, che valuta le conseguenze di una eventuale espansione dei contagi da Coronavirus nel paese asiatico.
A peggiorare la già precaria situazione sanitaria, rileva il Barnabita, vi è l’instabilità del governo, caratterizzato dal dualismo tra il presidente eletto Ashraf Ghani e il suo avversario Abdullah Abdullah, entrambi autoproclamatisi vincitori delle ultime elezioni: “Mi chiedo chi dovrà le decisioni in un’eventuale crisi sanitaria. La speranza è che, di fronte a questo problema, possano trovare una soluzione unitaria. Ci auguriamo, inoltre, che i talebani abbiano quel minimo di umanità che permetta l’aiuto e le cure agli ammalati ”.
Proprio alcuni giorni fa, il movimento Taliban ha fatto sapere che non ostacolerà l’accesso di personale delle organizzazioni internazionali impegnate contro la diffusione del Covid-19 in Afghanistan.
Secondo quanto affermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 34 le persone affette da Coronavirus in Afghanistan. Gli ultimi casi riguardano due diplomatici e quattro militari italiani e c’è il primo caso accertato nella capitale Kabul. Nel paese manca la consapevolezza del rischio legato alla pandemia. Come racconta all’Agenzia Fides il venticinquenne leader del movimento ambientalista “Friday For Future - Afghanistan”, Qais Murshid, infatti, “i primi casi afghani sono stati probabilmente importati dall’Iran: il confine è attraversato quotidianamente da circa 15mila persone, ma qui sono in molti a non aver ancora preso il problema sul serio”. (LF-PA) (Agenzia Fides 25/3/2020)
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ASIA/INDIA - I cristiani in India: aiutare i più poveri in tempi di blocco della nazione per il Covid-19
 
New Delhi (Agenzia Fides) - E'urgente prendersi cura dei più poveri durante i 21 giorni di blocco totale della nazione, imposto dal governo fino al 14 aprile, come misura per contenere la diffusione di COVID-19. Lo affermano i laici cristiani all'indomani dell'annuncio del primo ministro, Narendra Modi: per i prossimi 21 giorni, 1, 3 miliardi di cittadini indiani, quasi un quinto della popolazione mondiale dovrebbe "dimenticare cosa significa uscire". L'ordine di rimanere a casa per tre settimane mira a prevenire un disastro per la salute pubblica, ha detto, mentre al 25 marzo, il numero di casi di coronavirus è superiore a 469 infezioni e i decessi sono 11.
Il governo ha già introdotto misure rigorose per frenare la trasmissione locale in un paese in cui milioni di cittadini vivono in condizioni densamente popolate con carenti strutture igienico-sanitarie. Attualmente ci sono solo 40.000 ventilatori in India. Oltre 1,8 milioni di persone in tutto il paese vengono monitorate perché hanno mostrato sintomi della malattia, o sono state esposte a casi confermati. Si teme che le basse cifre del contagio siano legate alla mancanza di test, dato che solo 17.000 tamponi sono stati effettuati finora. Secondo gli esperti, il virus è diffuso in quasi tutti gli stati dell'India. “Se non saremo in grado di gestire questa pandemia nei prossimi 21 giorni, il Paese e la tua famiglia saranno arretrati di 21 anni. Se non saremo in grado di gestire i prossimi 21 giorni, molte famiglie saranno distrutte per sempre ", ha detto Modi nel suo messaggio.
Il blocco avrà un impatto devastante sui 300 milioni di indiani che vivono al di sotto della soglia di povertà e sopravvivono in base ai guadagni giornalieri. Il ministro delle finanze indiano Nirmala Sitharaman ha promesso l'adozione di uno specifico pacchetto di aiuti, destinato alle fasce meno abbienti.
In tale quadro i cristiani hanno fatto appello al governo affinché si prenda cura dei bisogni dei poveri. "Il blocco è necessario, ma non è chiaro è come sopravviveranno i poveri, gli emarginati, quanto vivono alla giornata. Milioni di poveri non hanno frigoriferi per conservare il cibo. Come sopravviveranno quelle famiglie? Come compreranno il cibo e dove lo compreranno?", dice a Fides Mathew George, un leader cristiano. George suggerisce di attivare una rete di organizzazioni per provvedere alle e necessità di persone indigenti, migranti, i lavoratori a giornata.
Padre Augustine Singh dell'arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar nello stato di Orissa, nell'India orientale, rileva a Fides : “Queste misure sono per il benessere della nazione. Dobbiamo collaborare e perseverare. Quindi, decidiamo di restare a casa". E Michael Pereira, laico cattolico, dichiara: “Ora è un momento critico per la nostra nazione, possiamo pregare da casa, ma evitare la diffusione di questa pandemia è di massima priorità. Preghiamo tutti il ​​nostro Signore per un calo della trasmissione del virus".
Sima Ranjit, un avvocatessa cattolica, aggiunge: “La preoccupazione riguarda soprattutto la sopravvivenza per migliaia di persone povere e per quanti vivono soli a casa". (SD-PA) (Agenzia Fides 25/3/2020)
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AMERICA/EL SALVADOR - Nel 40 anniversario di San Romero, la testimonianza dei fedeli attraverso i social media
 
San Salvador (Agenzia Fides) – El Salvador ha celebrato ieri il 40° anniversario del martirio di San Oscar Arnulfo Romero, assassinato il 24 marzo 1980 nella cappella dell'ospedale Divina Provvidenza mentre celebrava la messa. Nel 1994 il suo successore come Arcivescovo di San Salvador, Mons. Arturo Rivera y Damas, iniziò il suo processo di beatificazione. Nel 2000 la Congregazione per la Dottrina della Fede iniziò lo studio di tutti i discorsi di Romero. Nel 2005 il postulatore della causa, il Vescovo italiano Vincenzo Paglia, assicurò pubblicamente che "Romero non era un Vescovo rivoluzionario, ma un uomo della Chiesa, del Vangelo e dei poveri".
La causa di beatificazione di Romero infatti è stata bloccata per anni. Riprese sotto il pontificato di Papa Francesco nel 2013, e nel 2015 venne approvato il decreto che riconosce il martirio di Romero per "odio della fede" e quindi la sua beatificazione il 23 maggio 2015. Il decreto con il riconoscimento del miracolo avvenuto per intercessione del Beato Monsignor Romero è stato firmato da Papa Francesco il 7 marzo 2018, e ha aperto le porte alla sua canonizzazione, insieme a quella del Beato Paolo VI, di due sacerdoti, due religiose e un laico, il 14 ottobre 2018 a Roma. La liturgia della canonizzazione si svolse in piazza San Pietro, presieduta da Papa Francesco. Contemporaneamente, nel suo paese natale, si tenne una veglia per vivere la canonizzazione del primo Santo di El Salvador.
Questa nota sul 40° anniversario della morte del Santo salvadoregno, è arrivata a Fides insieme ad un video che presenta la testimonianza di gente comune, fedeli di tutto il paese, che vivono sull'esempio di colui che "è stato la voce di chi voce non ne ha avuta mai". La Messa di questo anniversario è stata celebrata dall'attuale Arcivescovo di San Salvador, Mons. José Luis Escobar Alas, sulla tomba di Mons. Romero e trasmessa in diretta Facebook per tutta la popolazione e i fedeli che non hanno potuto recarsi sulla sua tomba per l'emergenza sanitaria che colpisce anche questo paese.
(CE) (Agenzia Fides, 25/03/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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