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mercoledì 20 aprile 2022

Kazakhstan: Viaggio del Papa...Pasqua in Siberia

ASIA/KAZAKHSTAN - Il Papa in Kazakhstan per dare "senim" e dire che la pace è possibile
 
Milano (Agenzia Fides) - "Il viaggio del Papa in Kazakhstan è una notizia molto importante e ha molti legami con la crisi attuale". Lo dice all'Agenzia Fides don Edoardo Canetta, ex Vicario Apostolico dell'Asia centrale, per vent'anni missionario in Kazakistan, dove ha insegnato all’Università di Karaganda, e poi all’Università Nazionale Euroasiatica Gumylyov di Astana. Oggi parroco a Milano e docente all'Accademia Ambrosiana a Milano, don Canetta, dopo l'annuncio del Presidente del Kazakhstan sulla visita di Francesco (vedi Fides 12/4/2022), afferma: "C’è da ricordare un significativo precedente storico, quando San Giovanni Paolo II, non curandosi del parere contrario di molti, decise di andare in Kazakhstan, 11 giorni dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York. Ricordo con emozione anche l’accoglienza di un popolo nel quale i cattolici sono una piccola minoranza, un popolo stupito di essere testimone privilegiato di un evento di pace che pochi si aspettavano".
Oggi, prosegue il sacerdote "ancora una volta un Papa va nella steppa, prendendo lo spunto di un grande congresso interreligioso per mostrare che la pace è possibile. In questa terra ci sono tanti problemi e anche questioni politiche e sociali, come hanno dimostrato gli eventi di qualche mese fa, ma c’è la possibilità della pace".
In Kazakhstan, ricorda il missionario, vive un popolo di oltre 100 etnie diverse: "Una terra che è stata teatro delle grandi deportazioni staliniane, sta faticosamente cercando una propria strada verso la democrazia e, nonostante tutto, vive in pace. E se ci sono tensioni tra cristiani e musulmani, tra kazaki e russi, ci sono quanti preferiscono la strada di una convivenza pacifica".
"Nella lingua kazaka - osserva Canetta - non c’è un unico termine che indichi la parola 'speranza': ce ne sono tre e tutte hanno a che fare col tema della strada. C’è la parola 'damiè' che significa speranza nel senso di qualcosa di bello, di gustoso. E’ il pregustare un bene che si attende all’arrivo di un faticoso cammino. C’è poi il termine 'medeu”' che significa speranza nel senso di qualcuno su cui si può contare durante il cammino. C’è poi la parola 'senim' che indica la speranza come persuasione, fiducia, quindi fede: la speranza certa che la strada porti a un punto di arrivo, non solo bello e gustoso ma, in qualche modo, anche definitivo. Questa speranza andrà a testimoniare col suo viaggio Papa Francesco. Di questa triplice speranza ha bisogno non solo l’Ucraina, ma anche il mondo intero", conclude don Canetta.
(PA) (Agenzia Fides 20/4/2022)
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ASIA/RUSSIA - Pasqua in Siberia: un comunità che vive l’Eucarestia e prega per la pace
 
Novosibirsk (Agenzia Fides) – Una Pasqua vissuta nell’intensità della preghiera e con la “speranza certa” della Resurrezione: così la comunità dei fedeli della diocesi della Trasfigurazione a Novosibirsk, nella regione russa della Siberia ha vissuto i giorni della Settimana santa e continua a vivere il tempo pasquale. L’Eucarestia, raccontano è stata “fonte e culmine” delle celebrazioni, dato che nella messa del Giovedì santo 17 giovani battezzati, dopo un adeguato tempo di preparazione, hanno ricevuto il sacramento della Pima Comunione, nutrendosi per la prima volta del Cristo presente nel pane consacrato.
Racconta a Fides padre Corrado Trabucchi, OFM, missionario a Novosibirsk: “La celebrazione della Settimana Santa qui in Russia è iniziata nel segno dei virgulti del salice, che rappresentano le palme. Così abbiamo celebrato i giorni sacri che ci portano a riconoscere Gesù come nostro re. Nella Settimana Santa e nella Pasqua si è alzata a Dio una accorata preghiera di pace, nonostante tutte le difficoltà di questi tempi. In questi giorni pasquali, in particolare, vorrei che tutti noi pensassimo alla nostra origine, alla nostra fede e al nostro fine: non dobbiamo dimenticare che Gesù ci unisce e vuole che rimaniamo uniti per affrontare il futuro e accogliere la sua Risurrezione, la vita dopo la morte. In Russia ci scambiamo gli auguri di Pasqua dicendo ‘Cristo è risorto, è veramente risorto’ e ci si abbraccia tre volte. In questo abbraccio, segno di condivisione della risurrezione e di profonda pacificazione, mettiamo tutta l’umanità, con l’augurio di una buona Pasqua dalla Siberia”.
Come raccontato dal frate, la presenza francescana in questa zona rientra nell’ambito del ‘Progetto Russia’ voluto all’inizio degli anni Novanta da Giovanni Paolo II: “Qui in Novosibirsk abbiamo una parrocchia molto piccola e gestiamo la Scuola Cattolica Francescana ‘Natale del Signore’. Siamo arrivati 27 anni fa, quando il nostro ordine ha deciso di aderire alla chiamata di Papa Wojtyla. Lavoriamo su diversi piani: in primis abbiamo la cura pastorale dei cattolici di rito latino, che arrivarono in quest’area nel corso delle deportazioni staliniane e vissero per decenni nell’ateismo imposto; siamo poi attivi nel dialogo ecumenico, visto che qui la maggioranza della popolazione è ortodossa. Inoltre negli ultimi tempi sono arrivati molti musulmani dai paesi dell’Asia centrale e dunque c’è anche il piano del dialogo interreligioso. Accanto a questo presentiamo, con la nostra vita, il carisma del Poverello di Assisi e l ’Ordine francescano. Al momento non ci sono molte vocazioni, ma siamo certi che arriveranno”.
Oltre alla fraternità di Novosibirsk, la missione francescana in Russia conta altre due realtà: una a San Pietroburgo e l’altra nei pressi di Vladivostok. Le enormi distanze impongono ai missionari di ritrovarsi raramente in presenza e di riunirsi quasi sempre in videoconferenza.
(LF-PA) (Agenzia Fides 20/4/2022)

lunedì 29 marzo 2021

Agenzia Fides 29 marzo 2021

 

AFRICA/MOZAMBICO - “Preghiamo per i nostri fratelli a Palma” dove la situazione è drammatica
 
Maputo (Agenzia Fides) – Sono almeno 7 le vittime tra le persone che sono scappate dall’Hotel Amerula in un convoglio che è stato colpito in un’imboscata dei terroristi. Lo ha annunciato un portavoce dell’esercito del Mozambico, che ha condotto un’operazione per liberare le persone intrappolate nell’albergo di Palma, la città nel nord del Mozambico, presa d’assalto da un gruppo di almeno 100 jihadisti.
L’assalto a Palma è iniziato la sera del 24 marzo, quando un’avanguardia jihadista si è infiltrata nella cittadina che si trova nei pressi di un’importante struttura del gas dal valore di oltre 60 miliardi di euro. L’assalto vero e proprio è iniziato il 25 marzo, quando oltre 100 miliziani colpiscono selvaggiamente la popolazione civile, la maggior parte della quale si rifugia nella foresta. Alcune delle vittime sarebbero state decapitate. Nell’hotel Amerula si rifugiano circa 190 persone, in maggiore parte tecnici stranieri che lavorano al vicino giacimento di gas di Afungi, protetti da un manipolo di soldati mozambicani, appoggiati da elicotteri cannonieri di una società militare privata sudafricana (vedi Fides 27/3/2021).
Il giorno successivo un convoglio di 17 veicoli tenta la fuga dalla cittadina, ma vengono fermati in un’imboscata, solo 7 veicoli riescono a fuggire. La città viene data alle fiamme dai jihadisti. Domenica 28 marzo, 1.300 persone sono evacuate via mare dal sito gasiero di Afungi. Al quarto giorno di assedio a Palma, la situazione è ancora incerta mentre proseguono le operazioni di soccorso.
Palma fa parte della provincia di Cabo Delgado, sconvolta dal 2017 dalle violenze dei jihadisti. “Ci affidiamo a Gesù per mettere fine alle sofferenze della nostra provincia di Cabo Delgado, in modo che questa guerra che nessuno capisce e calpesta tutti, finisca non appena possibile” ha detto Sua Ecc. Mons. António Juliasse Ferreira Sandramo, Vescovo ausiliare di Maputo e Amministratore apostolico di Pemba, il capoluogo della provincia, nell’omelia della Domenica delle Palme. Il Vescovo ha poi sottolineato che “non c'è religione della violenza” e chi governa non può “lavarsi le mani” come Pilato, perché “lavarsi le mani è condannare gli innocenti”. Al termine della celebrazione, l'Amministratore apostolico di Pemba ha espresso la sua “comunione con i fratelli del distretto di Palma” e ha invitato i cattolici della regione a partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa attraverso radio e social network, nell'impossibilità di farlo di persona a causa della sospensione delle celebrazioni a causa della pandemia Covid-19. (L.M.) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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AFRICA/MADAGASCAR - Istruzione ed evangelizzazione: la presenza missionaria nel Sudovest del paese
 
Ankililoaka (Agenzia Fides) - Ad Ankililoaka, nella zona sud occidentale del Madagascar, la missione dei Salesiani rappresenta per la popolazione locale, poverissima, un importante punto di riferimento. Attualmente 4 religiosi di Don Bosco si occupano di offrire loro accoglienza, assistenza medica, istruzione, ma soprattutto aiuto e speranza. Uno di loro, don Giovanni Corselli, missionario nel Paese da quasi 40 anni, racconta all’Agenzia Fides come è cambiata la sua vita quando, a settembre del 2019, è arrivato nel distretto missionario di Ankililoaka, proprio dove aveva iniziato l'opera salesiana con l'attuale Vescovo di Moramanga, Mons. Rosario Vella, nel lontano settembre 1981.
“Dopo essere stato sempre in piccoli villaggi, sul campo di lavoro - scrive don Corselli a Fides - a 76 anni, i superiori mi hanno nominato direttore qui ad Ankililoaka. Per noi è importante essere accanto alla gente, sempre. Nella nostra comunità ci sforziamo di compiere un’opera di evangelizzazione e di promozione umana cercando di educare i giovani e la popolazione al lavoro comune, all’aiuto reciproco, stimolandoli alla riflessione e a ricercare una loro autonomia. Il problema principale, per non dire l’unico - prosegue il missionario -, è quello dell’acqua, che purtroppo in questi ultimi anni abbiamo visto diminuire in modo vistoso. Le piogge sono diminuite di molto e per una popolazione agricola che aspetta tutto dalle piogge diventa problematico riuscire a sbarcare il lunario. Quest’anno è piovuto quasi niente e le persone hanno raccolto poco. Nella sua struttura sociale, la popolazione conserva molte caratteristiche della vita di un villaggio. La maggior parte conserva le tradizioni degli antenati e dei culti ancestrali con tabù, credenze tradizionali, e la presenza degli stregoni che guida la vita delle persone. Si è aggiunta inoltre la pandemia di Coronavirus che continua a imperversare e ha fatto aumentare le restrizioni, che per la gente che vive alla giornata, di espedienti, divengono insopportabili.”
“Naturalmente – spiega don Giovanni - in questo contesto, l’ultima cosa a cui pensano i genitori è la scolarizzazione dei loro figli, anzi non ci pensano neanche, in quanto la loro attenzione è rivolta alle cose più essenziali. Nonostante la presenza e l’uso dei mezzi di comunicazione sociale, la popolazione non è molto aperta al mondo esterno. Questo crea molta difficoltà per l’educazione e per l’evangelizzazione, i nostri principali obiettivi. Per questo noi cerchiamo di far studiare i piccoli, di educare i genitori e, indirettamente di indirizzarli ad attività redditizie di vario genere per poter diventare autonomi. Ad Ankililoaka abbiamo14 scuole elementari nei villaggi con una popolazione scolastica di 2599 allievi ed una grande scuola media e liceo con circa 750 allievi. Inoltre le Suore trinitarie di Valenza, che lavorano con noi, gestiscono un dispensario ed una scuola elementare e materna con circa 700 allievi.”
“Dovunque ho lavorato – conclude il missionario - sia a Tulear nell’ambito di attività parrocchiali e animazione dei quartieri, scuola professionale, promozione femminile, scuola elementare di recupero, sia a Benaneviky, distretto missionario di prima evangelizzazione molto esteso, con grandi difficoltà di collegamento, scuole elementari nei villaggi, costruzione di pozzi, ho potuto constatare che per la gente noi siamo un punto di riferimento, e che hanno bisogno di essere aiutati, incoraggiati, animati e sostenuti per poter arrivare lentamente ad una sufficiente autonomia, anche se lo Stato per il momento non fa quasi niente e la gente non ha fiducia nelle strutture statali. Noi non ci scoraggiamo e ci affidiamo al Signore ed alla Vergine Maria Ausiliatrice ed anche se i progressi sono molto lenti e tante volte sembra che si vada indietro, continuiamo a lottare e ad incoraggiare.”
(GC/AP) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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ASIA/MYANMAR - Appello dei francescani: "Per la comunità internazionale è il momento di agire per ripristinare pace e democrazia"
 
Bangkok (Agenzia Fides) - "Esprimiamo profonda tristezza e grave preoccupazione per la repressione in corso di milioni di cittadini in Myanmar, a seguito di un colpo di stato militare": lo dicono i francescani in una lettera inviata al Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. Nella missiva, inviata anche all'Agenzia Fides, firmata dal Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, in rappresentanza di circa 12.500 religiosi e sacerdoti cattolici presenti e operanti in 116 paesi, si nota: "I francescani in Myanmar hanno assistito in prima persona alla brutalità delle forze di sicurezza e all’insicurezza che ciò ha creato", stigmatizzando "la violenza coordinata e continua che cresce quotidianamente". Il testo deplora "la morte di civili e la detenzione arbitraria di migliaia di persone impegnate in proteste pacifiche, distruzione delle protezioni legali, gravi restrizioni all’accesso ad Internet e alle comunicazioni, e il sovvertimento della volontà del popolo del Myanmar espressa nelle elezioni del novembre 2020". I frati minori che vivono e lavorano in Myanmar hanno chiesto a tutti i francescani del mondo di intercedere per il popolo del Myanmar.
I francescani lanciano un appello: "Ora è il momento per la comunità internazionale di agire in modo unito e deciso per evitare ulteriori perdite di vite umane, la distruzione di proprietà e per garantire il ripristino senza indugio del governo democraticamente eletto del Myanmar. Ciò dovrebbe includere la richiesta alla giunta militare di desistere immediatamente dall’uso della forza contro il popolo del Myanmar, il rilascio di coloro che sono detenuti illegalmente, il ripristino delle protezioni garantite dalla legge, compreso il diritto di protestare pacificamente". Fra Michael A. Perry, Ministro generale OFM, conclude con un auspicio: "Possa il popolo del Myanmar sperimentare ancora una volta un ritorno alla democrazia e che l’attuale crisi trovi una soluzione pacifica e duratura".
Nei giorni scorsi un altro intervento era giunto dalla Conferenza dei Ministri dell’Asia orientale e dalla Commissione "Giustizia, Pace e Integrità del Creato" dell’Ordine dei Frati Minori: "Ci uniamo al popolo del Myanmar nella sua battaglia per l’auto-determinazione con un governo regolarmente eletto. Siamo uniti a loro nel chiedere una risoluzione pacifica. Siamo con loro nell’invocare la liberazione dei membri del governo eletti democraticamente, degli attivisti e dei giovani. Siamo al loro fianco nel difendere la dignità e i diritti umani".
i frati, vedendo la sofferenza della popolazione del Myanmar, si dicono "edificati dalla testimonianza del popolo del Myanmar per la giustizia e la verità. Siamo colpiti dalla carità che esercitano verso i loro fratelli. Ci uniamo al loro dolore e a quello dei tanti cristiani in Myanmar – preti, missionari e laici - pregando con loro che questo periodo di oscurità nella loro terra finisca presto".
I seguaci del Poverello di Assi si rivolgono all'esercito birmano, "Tatmadaw": "Guardate I vostri fratelli e sorelle. Guardate alla lunga sofferenza del Myanmar, vittime dell’avidità coloniale, dell’oppressione, della rabbia. Fermiamo lo spargimento di sangue. Smettiamo di lasciare che sia l’odio a governare il nostro cuore. Invochiamo il Signore, che ha promesso di essere vicino al suo popolo, perché la giustizia e la pace possano regnare nel Myanmar, e la riconciliazione tanto attesa possa avere inizio".
La presenza francescana in Myanmar è stata ufficializzata nel 2005 con la "Fondazione San Francesco d'Assisi". Le suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) e l'Ordine Francescano Secolare hanno accompagnato fin dall'inizio i frati della Fondazione. Nel paese sono fiorite le vocazioni francescane, e attualmente ci sono cinque frati locali professi solenni, quattro sacerdoti, altri professi temporanei, novizi e aspiranti.
(PA) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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ASIA/INDONESIA - Attacco suicida a una chiesa cattolica in Sulawesi: rafforzate le misure di sicurezza per la Settimana santa
 
Makassar (Agenzia Fides) - Sdegno e paura nella comunità cattolica indonesiana, che si stringe intorno alla comunità di Makassar, nel Sud dell'isola di Sulawesi, colpita da un attentato suicida alla Cattedrale cattolica del Sacro Cuore di Gesù, avvenuto nella mattina di ieri, domenica 28 marzo, mentre i fedeli celebravano la messa per la Domenica della Palme. L'attentato è stato ricordato da Papa Francesco nell'Angelus del 28 marzo: "Preghiamo per tutte le vittime della violenza, in particolare per quelle dell’attentato avvenuto questa mattina in Indonesia, davanti alla Cattedrale di Makassar" ha detto il Papa.
Come comunicato dal parroco della Cattedrale, p. Wilhelmus Tulak, al momento dell'esplosione, avvenuta all'ingresso laterale della chiesa, era in corso la Celebrazione eucaristica mentre nella piazza si trovavano numerose persone. Due attentatori in motocicletta hanno cercato di entrare in chiesa ma sono stati fermati dalle guardie di sicurezza e sono morti nell'esplosione che ha fatto almeno 20 feriti, tuttora in ospedale, come riferisce a Fides p. Alfius Tandirassing, sacerdote dell'Arcidiocesi di Makassar e membro della Commissione per i giovani a Makassar. “Sacerdoti, religiosi e fedeli che erano in chiesa sono al sicuro. Finora non ci sono state vittime ad eccezione degli autori dell'attacco. Alcune persone sono state leggermente ferite” racconta.
In un comunicato pervenuto a Fides, l'Arcidiocesi di Makassar si dice preoccupata, "condanna l'incidente e ogni tipo di violenza, esortando tutte le persone a rimanere calme e vigili", e riferisce che l'attività liturgica e pastorale si ferma per qualche giorno, con l'auspicio di poterla riprendere per le celebrazioni pasquali.
"E' stato un attacco crudele. Ora occorre mantenere la calma e avere fiducia nella autorità" ha detto Gomar Gultom, capo del Consiglio delle Chiese indonesiane. La polizia, che ha avviato le indagini, ha reso noto che uno dei due attentatori suicidi era membro di un movimento radicale che sostiene lo Stato Islamico (IS) e ha effettuato precedenti attacchi alle chiese indonesiane e nelle Filippine. Secondo gli inquirenti, si tratta del gruppo "Jamaah Ansharut Daulah" (JAD), responsabile anche di attacchi a Jolo, nelle Filippine, nel 2019. Il Presidente indonesiano Joko Widodo ha definito l'attentato un "atto di terrore". "Il terrorismo è un crimine contro l'umanità: chiedo al mondo intero di lottare contro il terrorismo e il radicalismo, che sono contrari ai valori religiosi", ha detto.
Il Ministro federale per gli Affari religiosi, Yaqut Cholil Qoumas, ha condannato con forza l'attentato a Makassar. "E' un atto atroce che vuole offuscare la tranquillità della vita sociale. E' una azione molto lontana dagli insegnamenti di qualsiasi religione" ha detto, auspicando una efficace azione di polizia per scoprire i collegamenti e le reti criminali interne e internazionali. Il Ministro ha chiesto alla polizia di aumentare le misure di sicurezza nei luoghi di culto a livello nazionale, in vista della festività cristiana della Pasqua.
In Indonesia negli ultimi anni si sono verificati attentati suicidi presso le chiese e luoghi pubblici. Nel 2018 furono colpite tre chiese a Surabaya East sono. Le chiese ricordano con amarezza gli attacchi a Natale del 2000 e in altri attentati nel 2004. L'Indonesia è un paese con 270 milioni di abitanti, 230 milioni dei quali sono musulmani. Ci sono 24 milioni di cristiani nel Paese e tra loro 7 milioni sono cattolici.
(ES-PA) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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AMERICA/CILE - “Allargare lo sguardo” esorta l’Arcivescovo Chomali per le elezioni di aprile, con la possibilità di rinvio a causa del Covid
 
Concepción (Agenzia Fides) - Con un incontro virtuale attraverso Zoom, trasmesso dai social media e trasmesso da Radio Chilena Concepción, è stato presentato il documento "Riflettere prima di votare il 10 e 11 aprile", scritto da Mons. Fernando Chomali, Arcivescovo di Concepción in vista delle elezioni del prossimo mese. Secondo le ultime informazioni dei media locali, a causa della pandemia, è stata presentata la richiesta di rinviare l'appuntamento elettorale per la designazione di 155 membri della Costituente, 17 governatori, 345 sindaci e oltre mille consiglieri comunali. Il ministro della Salute cileno, Enrique Paris, ha fatto sapere di aver preso atto che il Comitato dei consulenti Covid ha chiesto all'unanimità al governo di rinviare il voto.
Mons. Chomali, nel documento pervenuto a Fides, ha sottolineato la necessità di “allargare lo sguardo”: “Dobbiamo guardare non solo a ciò che sta accadendo nella regione, non solo a ciò che sta accadendo in Cile. Dobbiamo guardare a ciò che sta accadendo nel mondo, stiamo vivendo eventi drammatici che affliggono il mondo contemporaneo, dove ci sono situazioni che gridano al cielo, il che implica avere una nuova prospettiva".
Quindi ha ricordato che "la Dottrina Sociale della Chiesa cattolica ha valori, principi, che sono tremendamente attuali e che in qualche modo possono illuminare la coscienza per votare a dovere. Si tratta quindi di una riflessione etica che ha le sue radici in una visione dell'uomo".
"La nostra condizione trascendente - ha proseguito - ha un significato profondo anche nella dimensione del lavoro, attraverso cui possiamo generare fratellanza, ci sono esperienze che possono aiutarci in quella linea. Crediamo soprattutto che l'uomo costituisca il fondamento, il fine e la causa delle istituzioni sociali".
Dopo aver enunciato 10 consigli, l’Arcivescovo ha fatto riferimento alla situazione del Paese nell'attuale crisi sanitaria, chiedendo un grande impegno alla comunità: “Vi chiedo di restare a casa e di seguire le regole che sono già note".
La Chiesa in Concepción, come tutto il Cile, si prepara a vivere una Settimana Santa sotto rigide norme di sicurezza per evitare l'aumento dei casi di Covid, che la buona campagna di vaccinazione non riesce a fermare soprattutto in alcune città.
Sui social media dei principali mezzi d'informazione del paese, ha colpito molto la scena di quanto accaduto a Valparaiso: il sistema sanitario di quella città è collassato e non c'era più posto per i morti per Covid, così il principale ospedale della città, l'Ospedale Carlos Van Buren, ha deciso di parcheggiare un enorme TIR frigo dietro l'ospedale per congelare i cadaveri.
Secondo l'ultimo rapporto epidemiologico del Ministero della Salute cileno, al 25 marzo sono stati registrati 54.136 casi attivi. A tale data sono stati registrati 1.125.521 contagi, di cui 962.321 confermati dal laboratorio e 163.200 probabili, e più di 23 mila decessi.
(CE) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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AMERICA/COLOMBIA - La memoria storica per la riconciliazione e la pace: progetto nella diocesi di Valledupar
 
Bogotà (Agenzia Fides) - "Rafforzare tutti i processi di ricordo e di memoria storica sta dando radici alle comunità, e quando una comunità ha radici, può resistere a molti venti e difficoltà" ha sottolineato il Vescovo di Valledupar, Mons. Oscar Vélez Isaza, che ha sottolineato anche l’importanza della riconciliazione con la casa comune, che “è un campo importante in cui la Diocesi continuerà a lavorare sodo”.
Grazie ad una iniziativa sostenuta dalla Commissione Nazionale di Conciliazione (CCN) e dall'Ambasciata norvegese in Colombia, tra dicembre 2020 e marzo 2021, la Diocesi di Valledupar, attraverso il suo team di Pastorale Sociale, ha accompagnato le comunità di Guacoche e Guachochito nel Dipartimento di Cesar, offrendo spazi di incontro, sostegno pastorale e psicosociale, oltre che di rafforzamento culturale, utili alla costruzione della memoria storica e ai processi di riconciliazione e pace, con un approccio ambientale. Le popolazioni che abitano questo territorio, situato vicino al fiume Cesar, sono state profondamente colpite dai conflitti armati.
Secondo le informazioni della Conferenza Episcopale, pervenute a Fides, al lancio del progetto, denominato "Ricostruzione storica afrodiscendente attraverso il dialogo della conoscenza per la riconciliazione e la pace a Guacoche e Guacochito" hanno partecipato bambini, giovani e adulti. Il cibo tipico, le danze popolari e la cultura locale sono i principali elementi di coesione sociale, attraverso i quali si è cercato anche di contribuire al rafforzamento del tessuto sociale. Sacerdoti, operatori pastorali, psicologi e assistenti sociali hanno partecipato allo sviluppo dell'iniziativa. (SL) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - Vivere la Settimana Santa come Chiesa domestica in tempo di pandemia
 
Caracas (Agenzia Fides) – I Vescovi del Venezuela, attraverso il Dipartimento della Liturgia, hanno preparato un sussidio per la celebrazione della Settimana Santa in famiglia, facilitando l'esperienza di vivere questi giorni santi come Chiesa domestica. "Questi tempi di Covid-19 richiedono la massima responsabilità nella cura reciproca, e il grande sacrificio che molti non possano partecipare alla vita liturgica della Chiesa, ma rispondere a questa emergenza ci offre l'opportunità di crescere e rafforzare la vita spirituale come famiglia, Chiesa domestica, il desiderio di poterci incontrare di nuovo per cantare insieme le lodi al Signore" è scritto nell’introduzione del sussidio, pervenuto a Fides.
In diverse nazioni, in seguito alla pandemia di Covid 19, non sarà possibile ai fedeli partecipare in presenza alle celebrazioni della Settimana Santa, le Conferenze episcopali hanno quindi preparato alcuni sussidi e schede che le famiglia potranno utilizzare in questi giorni, dalla Domenica delle Palme alla Domenica della Risurrezione. "Presentiamo questi sussidi – si afferma nel testo del Venezuela - con l'intenzione di mantenere viva la spiritualità cristiana attraverso la preghiera e la celebrazione familiare della Settimana Santa e, soprattutto, del Triduo pasquale, il mistero della Pasqua, centro della vita liturgica e spirituale della Chiesa".(SL) (Agenzia Fides 29/03/2021)

mercoledì 20 gennaio 2021

Vatican News 20 gennaio 2021

 

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Vatican News

Le notizie del giorno

20/01/2021

Il neo presidente degli Stati Uniti Joe Biden
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L'augurio di Francesco al nuovo presidente degli Stati Uniti perché nei prossimi anni alla guida del Paese costruisca una società basata sui valori storici della democrazia americana, sul "rispetto per i diritti e la dignità di ogni persona, specialmente dei poveri" 

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L'umanità ha bisogno di pace e cooperazione e occorre l'impegno di tutti. All'udienza generale è questo l'appello che il Papa rivolge a Stati e cittadini a ... 

Persone in fila per ricaricare l'ossigeno nelle bombole nello Stato brasiliano di Manaus
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All'udienza generale, Francesco ricorda le sofferenze della popolazione che vive nella città amazzonica del nord del Brasile, duramente colpita dalla pandemia. ... 

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All’udienza generale nella Biblioteca del Palazzo Apostolico, il Papa incentra la catechesi sulla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani affermando ... 

martedì 25 febbraio 2020

agenzia Fides 25 febbraio 2020

EUROPA/SPAGNA - “Día de Hispanoamérica”: in comunione con i missionari spagnoli in America Latina
Madrid (Agenzia Fides) – Ricordare i missionari spagnoli in America Latina e collaborare con loro: questo è lo scopo del "Día de Hispanoamérica" che si celebra domenica prossima, 1 marzo. Quest'anno il motto sarà "Affinché in Lui possano avere vita". Si tratta di "una dimensione fondamentale della vita che Dio partecipa e ci invita a condividere, il nucleo vivente che anima e verifica il cammino missionario della Chiesa, della vita che diventa Vita” spiega la presidenza della Pontificia Commissione per l'America Latina nel suo messaggio per la giornata inviato a Fides.
Fra le diversi segnalazioni pervenute a Fides per questa circostanza, la Commissione per le Missioni e la Cooperazione fra le Chiese della Conferenza Episcopale Spagnola ha pubblicato diversi sussidi per la Giornata dell'Ispanoamerica, che comprendono fra altro il Messaggio della Presidenza della Pontificia Commissione per l'America Latina, un sussidio liturgico, un rapporto informativo, e un testo sul tema del Laicato Missionario scritto per l'occasione da Dolores Golmayo, Presidente del Gruppo Associazioni di Laici Missionari.
Le Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna stanno preparando la celebrazione della Giornata con diverse attività sui social media, in modo organizzato e con ampia diffusione. Il programma televisivo "Tu eres Mision", programma delle Pontificie Opere Missionarie sulla tv TRECE, presenterà la Giornata, che ogni prima domenica di marzo la Chiesa spagnola celebra in tutti i paesi ispanici, ricordando in modo speciale le Chiese gemelle dell'America Latina. Padre Javier Pedraza, sacerdote diocesano di Madrid, membro della Obra de Cooperación Sacerdotal Hispanoamericana (OCSHA), parlerà dei suoi 18 anni di missione in Brasile, offrendo la testimonianza della sua esperienza missionaria nelle diocesi brasiliane di Feira de Santana e Ruy Barbosa, vicino a Bahia. Quindi seguità la testimonianza di una coppia di sposi missionari e di una religiosa colombiana che ha lavorato in Congo, ad Haiti e in Angola.
Il Progetto delle POM della Spagna per questa occasione riguarda una delle Chiese più giovani del mondo, la Mongolia, dove tre missionari arrivarono nel 1992, dopo la caduta del regime comunista. Attualmente ci sono più di 70 missionari di 24 nazioni.
Il rapporto della Obra per la Cooperación Sacerdotal Hispanoamericana (OCSHA) informa che attualmente ci sono 208 sacerdoti spagnoli in America Latina, mentre nel 2019 erano 237. In questo giorno vengono ricordati in modo particolare attraverso la preghiera e l'aiuto economico.
(CE) (Agenzia Fides, 25/02/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Land grabbing, i Vescovi: “Serve uno strumento giuridico per regolare le attività delle società transnazionali”
Abidjan (Agenzia Fides) - “Denunciamo con forza l'accaparramento della terra e l'espropriazione forzata della terra in tutte le sue forme. Le conseguenze sono incalcolabili: perdita del patrimonio culturale e ancestrale, sfollamento, disoccupazione, carestia, esodo, migrazione, ecc.” affermano i Vescovi del Comitato Permanente dell’Unione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Occidentale (Cerao/Recowa), nella dichiarazione pubblicata al termine della loro riunione tenutasi a metà febbraio ad Abidjan.
Rivolgendosi agli “Stati, aziende multinazionali e a tutti coloro che sono coinvolti nella disastrosa operazione di accaparramento del suolo e di espropriazione forzata della terra in Africa”, i Vescovi chiedono di ascoltare la parola di Dio: “Non depredare il povero, perché egli è povero, e non affliggere il misero in tribunale” (Pr.22,22). Oltre al “fenomeno del land grabbing da parte delle multinazionali, con la connivenza di alcuni attori locali”, i Vescovi denunciano “l’espropriazione forzata della terra degli agricoltori da parte dei pastori a fini di pascolo”, con “la caccia all'uomo, lo sfollamento forzata degli abitanti dei villaggi i cui terreni agricoli vengono distrutti. E la conseguente perdita di vite umane”.
“Nonostante ciò che si può dire dei benefici economici dell'estrazione mineraria in Africa, va notato che i suoi effetti dannosi sono incalcolabili per il popolo africano” afferma il messaggio. Tra gli effetti dannosi vi sono: il degrado dell'ambiente, lo squilibrio dell'ecosistema, la perdita di biodiversità, l'inquinamento di fiumi, mari, acque sotterranee, ecc.
I Vescovi dell’Africa occidentale chiedono pertanto “la creazione di uno strumento globale giuridicamente vincolante per regolare le attività delle società transnazionali. Chiediamo ai nostri rispettivi governi in Africa occidentale di lavorare collettivamente con altri Paesi per il raggiungimento di tale strumento di pacifica governance globale”
“Lavoriamo insieme per un nuovo ordine mondiale che garantisca alle diverse comunità dell'Africa occidentale il diritto a un ambiente favorevole allo sviluppo sostenibile, rispettoso della natura e delle risorse naturali. Seguendo il Santo Padre, invitiamo i governi dell'Africa occidentale a "correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto per l'ambiente" e i diritti delle comunità” conclude la dichiarazione. (L.M.) (Agenzia Fides 25/2/2020)
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AFRICA/TOGO - La sfida della democrazia in Africa: opposizioni deboli
Sokodè (Agenzia Fides) – In base ai risultati diffusi dalla Commission Électorale Nationale Indépendante (CENI), Faure Gnassingbé è stato appena rieletto Presidente del Togo per un quarto mandato, con quasi il 72,36% dei voti contro il 18,37% dell’avversario Agbéyomé Messan Kodjo, ex Primo ministro ed ex-presidente dell’Assembla nazionale, e il 4,35% di Jean Pierre Fabre, presidente del principale partito di opposizione del Togo, la National Alliance for Change.
Nonostante le proteste dell’opposizione, che ha denunciato brogli, il giorno delle votazioni l'accesso a Internet è stato limitato e molti cittadini non sono riusciti a votare. “Affrontare la sfida della democrazia in Africa non deve essere solo una prerogativa dei poteri esistenti, ma anche dell'opposizione. Il recente caso del Togo ne è un esempio perfetto” ha scritto all’Agenzia Fides p. Donald Zagore, sacerdote della Società per le Missioni Africane, missionario in Togo. “Eppure – prosegue - in Togo, l'opposizione ha commesso gravi errori di cui oggi deve assumersi la responsabilità.”
Il missionario fa notare quanto la campagna elettorale delle forze di opposizione fosse circoscritta al sud e visibilmente assente al nord del Paese. “Prima, incapace di parlare all’unisono, - prosegue Zagore – l’opposizione aveva invitato i suoi sostenitori a non partecipare al censimento elettorale che si è svolto dal 1 al 25 ottobre 2018. Non prendendo parte alle elezioni legislative del 20 dicembre 2018, si è ritrovata a non avere un rappresentante in Parlamento. Inoltre, durante la campagna elettorale, l'opposizione ha avuto come obiettivo prevalente l’allontanamento dell’attuale presidente più che proporre al popolo togolese un solido programma di governo.”
“La debolezza delle forze di opposizione rimane un grave problema per la democrazia in Africa: esso pregiudica la politica africana che registra, in linea generale, la mancanza di argomenti concreti, preferendo spesso un linguaggio di violenza e ribellioni armate per accedere al potere”, conclude il missionario.
(DZ/AP) (25/2/2020 Agenzia Fides)
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ASIA/PAKISTAN - Dialogo e fraternità: l'eredità della dichiarazione di Abu Dhabi in Pakistan
Lahore (Agenzia Fides) - Il dialogo senza pregiudizi, la cultura dell'incontro, la relazione fraterna con il prossimo, al di là delle diffierenze di cultura, religione o etnia, lingua o classe sociale, la collaborazione materiale e spirituale tra fedeli cristiani e musulmani: è questo il prezioso patrimonio che lascia al Pakistan lo storico documento sulla "Fratellanza umana per la pace e la vita nel mondo" firmato da Papa Francesco e da Ahmad Al -Tayyeb, Grande Imam di Al-Ahzar, il 4 febbraio 2019. E' quanto emerso da un recente incontro, tenutosi a Lahore, che ha voluto celebrare nella "terra dei puri" il primo anniversario di quella storica firma, che in Pakistan ha generato iniziative di scambio, dialogo, preghiera interreligiosa.
Alla commemorazione, organizzata dalla Commissione nazionale per il dialogo interreligioso e l'ecumenismo, in seno alla Conferenza episcopale cattolica del Pakistan, erano presenti, tra gli altri leader cristiani, l'Arcivescovo Sebastian Francis Shaw, Presidente della Commissione, e l'Arcivescovo Christophe Zakhia El-Kassis, Nunzio Apostolico in Pakistan. Accanto a loro, Chaudhry Mohammad Sarwar, Governatore della provincia del Punjab, Muhammad Abdul Khabir Azad, Imam della grande "Moschea reale" di Lahore e numerosi altri eminenti leader musulmani. Tra i partecipanti, anche membri della società civile, rappresentanti delle scuole, studenti di facoltà di college e università e un buon numero di fedeli di diverse religioni.
Scopo dell'evento era rinnovare il comune impegno per il dialogo e la fraternità in Pakistan ed esprimere solidarietà a Papa Francesco e ad Ahmad Al-Tayyeb per i loro sforzi nel promuovere la riconciliazione, la cultura del dialogo, la pace, la libertà e la giustizia nel mondo.
L'Arcivescovo Shaw ha affermato che "accettarsi e accogliersi reciprocamente è essenziale per vivere insieme in pace e armonia", guardando con favore il fatto che "tante persone di diverse religioni" fossero riunite "per commemorare il primo anniversario di quello storico documento". Il Nunzio Apostolico Zakhia El-Kassis ha riaffermato la visione di Papa Francesco per la pace, l'armonia e la convivenza nel mondo, ricordando che "è necessario promuovere la cultura del dialogo come percorso per il rispetto reciproco, l'accettazione, l'armonia, la giustizia, la libertà e l'uguaglianza".
L'impegno de cristiani e musulmani in Pakistan per il dialogo e la convivenza, nell'ottica del bene comune del paese, è stato apprezzato da Chaudhry Mohammad Sarwar, Governatore della provincia del Punjab, che ha detto: "Tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo per rendere il Pakistan un paese migliore". La pace, ha ricordato, "non si può promuovere in una società senza la giustizia", promettendo che "il governo farà del suo meglio per promuovere l'armonia religiosa".
Anche Muhammad Abdul Khabir Azad e gli altri leder musulmani hanno espresso la loro visione favorevole al documento di Abu Dhabi, confermando l'impegno per "il rispetto reciproco, il dialogo, i diritti umani e la giustizia, basati sulla misericordia, per costruire una società prospera e pacifica in Pakistan".
A conclusione della commemorazione, nel giardino del Palazzo del Governatore del Punjab a Lahore è stato piantato un ulivo, simbolo di pace e prosperità nella Sacra Bibbia e nel Corano. (PA) (Agenzia Fides 25/2/2020)
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ASIA/PAKISTAN - Feriti tre cristiani che volevano costruire una cappella
Lahore (Agenzia Fides) - Tre uomini cristiani pakistani che stavano lavorando alla costruzione di una cappella a Sahiwal, nella provincia del Punjab pakistano, sono stati feriti in seguito ad una aggressione di persone che volevano fermare il progetto. Come appreso dall'Agenzia Fides, nei giorni scorsi i musulmani Muhammad Akram, Muhammad Liaqat, Aslam e i loro compagni hanno attaccato i cristiani, che avevano manifestato l'intenzione di costruire una piccola cappella, sulla loro terra, nel villaggio dove vivono, il "Chak 92-9L", nel distretto di Sahiwal. Il villaggio è composto da 150 case, mentre la popolazione cristiana totale è di circa 120 fedeli. Gulzar Masih, uno dei cristiani locali, proprietario di un appezzamento di terra (con tanto di certificato legale di proprietà), intendeva erigere una semplice costruzione da adibire a cappella per il culto dei cristiani locali, attualmente costretti a percorrere diversi chilometri per recarsi in una chiesa. Muhammad Liaqat si è opposto alla costruzione della chiesa, contestando la proprietà di quella terra e contestando, inoltre, l'idea di avere una chiesa cristiana nel villaggio. Ne è sorto un litigio conclusosi con l'arrivo della polizia che ha fermato le persone coinvolte nella rissa: Gulzar e suo figlio, Liaqat e i suoi compagni, tutti successivamente rilasciati.
Lo stesso giorno Muhammad Liaqat con i suoi complici, questa volta equipaggiati con armi da fuoco e da taglio, hanno iniziato a demolire il muro di cinta che i cristiani avevano cominciato a costruire, per poi edificare la cappella. All'arrivo di Gulzar Masih e di altri fedeli, che volevano impedire la demolizione, gli aggressori hanno aperto il fuoco ferendo gravemente tre cristiani: Azeem, figlio di Gulzar, Sajjad e Razaq, tutti poi ricoverati all'ospedale civile di Sahiwal. La polizia ha nuovamente fermato alcuni sospetti ma intanto anche gli aggressori hanno sporto denuncia contro i cristiani, sostenendo di essere stati aggrediti.
Secondo l'Ong CLAAS (Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement) , che fornisce assistenza legale ai cristiani del villaggio, si tratta di "una patente violazione dei diritto al culto dei fedeli, e di un abuso compiuto da altri cittadini musulmani, che usano la violenza indiscriminata sulle minoranze religiose". (PA) (Agenzia Fides 25/2/2020) .
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ASIA/IRAQ - Parlamentari iracheni della componente cristiana: non voteremo la fiducia al governo Allawi
Baghdad (Agenzia Fides) – Il Parlamento iracheno si appresta a votare, giovedì 27 febbraio, la fiducia al governo designato dal Primo Ministro Mohammed Allawi, ma i membri dell’assemblea parlamentare che occupano i cinque seggi riservati alle minoranze cristiane hanno già annunciato la loro intenzione di far mancare il loro voto di sostegno al nuovo esecutivo. A rendere nota la posizione dei cinque parlamentari è stato il parlamentare Aswan al Kildani, appartenente alla formazione politica delle cosiddette “Brigate Babilonia”, che occupa il seggio riservato ai cristiani nella Provincia elettorale di Ninive.
Aswan Salem, fratello di Rayan al Kildani (il fondatore delle “Brigate Babilonia”), in una recente intervista rilasciata alla rete televisiva MBC Iraq ha dichiarato che i cinque deputati della “componente cristiana” non daranno il proprio voto di fiducia al governo Allawi perché il Premier designato non ha avuto consultazioni con i rappresentanti delle proprie rispettive formazioni politiche, e non ha reso noto il nome dell’esponente cristiano a cui intende affidare un ministero nella futura compagine governativa. Un altro parlamentare titolare di uno dei cinque seggi riservati ai cristiani ha chiarito il motivo della contesa, dichiarando che il Premier incaricato Allawi avrebbe intenzione di affidare un ministero a una personalità cristiana “indipendente”; senza tener conto delle indicazioni e dei desiderata delle formazioni politiche di appartenenza dei parlamentari che occupano i cinque seggi riservati ai cristiani.
Dopo le ultime elezioni politiche, avvenute nel maggio 2018, anche il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako (vedi Fides 16/5/2019) aveva denunciato le operazioni dei Partiti politici iracheni più influenti, che a giudizio di molti osservatori avevano piazzato i propri emissari anche nei seggi parlamentari riservati dal sistema istituzionale nazionale ai rappresentanti appartenenti alla componente cristiana.
Secondo indiscrezioni circolate sui media iracheni, e riportate anche sul website ankawa.com, il rappresentante cristiano scelto dal Premier designato Allawi per guidare il Ministero dell’immigrazione e dei rifugiati sarebbe Wiliam Warda. Giornalista e esponente di spicco del Partito Zowaa (Assyrian Democratic Movement), premiato nel 2019 dal Dipartimento di Stato USA all’International Religious Freedom Award.
Nei giorni scorsi, il Segretario di Stato USA Mike Pompeo ha chiamato il Premier designato iracheno Allawi per chiedergli di proteggere i 5200 soldati statunitensi di stanza in Iraq. Nel dibattito politico che precede il voto di fiducia, le componenti sciite chiedono di espellere dal Paese la presenza militare statunitense, mentre le componendi sunnite insieme a quelle curde chiedono di mantenere sul proprio territorio il contingente militare Usa, anche in considerazione del ruolo che i soldati statunitensi possono svolgere nella lotta alle cellule clandestine dei miliziani del sedicente Stato Islamico (Daesh) ancora presenti in Iraq.
Nella conversazione avuta con Allawi, Pompeo ha anche sottolineato l'urgenza con cui il prossimo governo iracheno deve porre fine alle uccisioni di manifestanti e dia risposte adeguate alle loro richieste.
Dallo scorso ottobre, l'Iraq è in preda a una rivolta segnata da quasi 550 morti e 30.000 feriti, per lo più manifestanti, e che ha portato anche alle dimissioni del precedente governo, guidato da Adel Abdel Mahdi.
il 3 gennaio 2020, gli apparati USA hanno ucciso a Baghdad il generale iraniano Qasem Soleimani. (GV) (Agenzia Fides (25/2/2020)
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AMERICA - I Vescovi di Messico e Paraguay: rispettare le donne, riconoscere i loro diritti, promuovere la loro dignità
Città del Messico (Agenzia Fides) – “Siamo profondamente addolorati dalla violenza contro le donne, che si è espressa in un modo nuovo e aggressivo, così crudele da generare confusione, dolore, amarezza, tristezza, pianto, indignazione, impotenza e molti desideri di vendetta”. Così scrive la Presidenza della Conferenza episcopale del Messico, in un comunicato dal titolo “Educare alla pace, urgenza nazionale”, che prende spunto dai recenti brutali crimini commessi contro donne e bambine, per affermare che “il grido di dolore delle vittime della violenza grida al cielo per ottenere giustizia. I cristiani non possono rimanere indifferenti”.
“Questa realtà ci mette di fronte ad un'autentica emergenza educativa perché abbiamo perso i riferimenti di base della convivenza umana: verità, bontà e bellezza” sottolinea il testo, pervenuto all’Agenzia Fides. I Vescovi sottolineano che l’educazione non può essere ridotta solo all'istituzione scolastica, pur importante, ma non sufficiente. “Riconosciamo la necessità di una base educativa che coinvolga la vita familiare” ribadiscono, mettendo in rilievo che le lezioni impartite nelle scuole “non possono sostituire l'educazione che la famiglia può dare”.
I Vescovi ricordano: “siamo tutti corresponsabili della soluzione della crisi di umanità che affrontiamo: la famiglia, la scuola, i media, le Chiese”, al fine di forgiare una cultura di speranza e di pace, unendosi alla responsabilità dello Stato. “Chiediamo a tutti i credenti e alle persone di buona volontà – concludono i Vescovi messicani - di fare tutto il possibile per impedire che la violenza cresca e si diffonda, in modo speciale invitiamo tutti a rispettare le donne e a riconoscere il diritto che loro hanno, a promuovere la loro dignità, garantendo la loro libertà e integrità nella nostra società”.
In occasione della “Giornata della donna paraguaiana” celebrata in tutto il Paese il 24 febbraio, in ricordo della prima assemblea delle donne americane, che si tenne in Paraguay il 24 febbraio 1967, i Vescovi del paese hanno pubblicato un messaggio in cui sottolineano che “le donne hanno sempre avuto un ruolo importante nella società e in particolare in Paraguay, le donne hanno persino dato la vita per salvare il loro paese in momenti critici. Le donne paraguayane hanno saputo forgiare un nuovo percorso per la ricostruzione della nazione paraguayana dopo la catastrofe che abbiamo vissuto tra il 1865 e il 1870. Nonostante il grande contributo, anche in questo caso, le donne sono state retrocesse”.
Sebbene l'apporto delle donne in diversi settori della società sia stato ampiamente riconosciuto, sottolineano i Vescovi, “la società machista del nostro paese ha sempre posticipato la loro partecipazione a vari aspetti della vita pubblica”. Oggi la Chiesa apprezza “l'incorporazione delle donne nelle aree di lavoro tradizionalmente occupate dagli uomini” e riconosce che “sono eroine coraggiose che salvano vite umane, amministrano la giustizia e lavorano per mettere fine alla corruzione”.
Nella conclusione i Vescovi del Paraguay constatano che “la violenza contro le donne continua ad aumentare e ad evidenziare il misconoscimento della dignità e del valore di molte donne, per questo è importante "parlare con loro", come ci chiede Aparecida, riconoscerle e creare spazi di partecipazione per camminare insieme verso un paese più inclusivo, cooperativo e solidale”. (SL) (Agenzia Fides 25/2/2020)
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ASIA/INDIA - Nomina del Vescovo Ausiliare di Tura
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco, il 24 febbraio 2020 ha nominato Vescovo Ausiliare della Diocesi di Tura (India), il rev.do Jose Chirackal, del clero di Tura, finora Parroco di St. Luke’s Church e Direttore del Centro Pastorale Diocesano, assegnandogli la sede titolare di Acufida.
Il rev.do Jose Chirackal è nato il 14 luglio 1960 a Karukutty, Kerala, nell’Arcidiocesi Maggiore di Rito Siro-Malabarese di Ernakulam-Angamaly. Dopo gli studi secondari, ha lasciato lo Stato del Kerala, trasferendosi a Shillong nel 1976, per la formazione ecclesiastica. Ha frequentato il St. Paul’s Minor Seminary, prima di studiare Filosofia nel Christ King College e Teologia nell’Oriens Theological College, Shillong. Ha ottenuto un Baccalaureato in Arti, presso il St. Anthony’s College. Ha conseguito Licenza e Dottorato in Diritto Canonico all’Università Urbaniana, in Roma. È stato ordinato sacerdote il 29 dicembre 1987, per la Diocesi di Tura.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1988-1991: Vicario parrocchiale di St. Joseph’s Church a Selsella; 1991-1995: Studi di Dottorato in Diritto Canonico a Roma; 1995-2004: Rettore del St. Peter’s Minor Seminary, Tura; 2004-2009: Cancelliere ed Economo diocesano; 2004-2011: Vicario Giudiziale e Portavoce diocesano; 2009-2011: Parroco della Cattedrale Mary of Help of Christians, Tura; 2011-2014: Rettore dell’Oriens Theological College, Arcidiocesi di Shillong e Segretario della Commissione per le vocazioni e formazione nella Regione Nort East; 2014-2019: Economo diocesano e Difensore del Vincolo del Tribunale ecclesiastico della Diocesi di Tura. Dal luglio 2019: Parroco nella St. Luke’s Church, Walbakgre, Tura e Direttore del Centro Pastorale. (SL) (Agenzia Fides 25/2/2020)

mercoledì 29 gennaio 2020

Agenzia Fides 29 gennaio 2020

AFRICA/GUINEA - Il clero: “Siamo preoccupati per la crisi sociale e politica che porta i giovani a fuggire”
 


Conakry (Agenzia Fides) - “Siamo preoccupati per l’immigrazione clandestina dei nostri giovani” e per “la grave situazione sociopolitica del nostro Paese”, affermano i sacerdoti cattolici della Repubblica di Guinea al termine dell’Assemblea ordinaria del clero locale tenutasi dal 22 al 26 gennaio a N’zérékoré.
La fuga dei giovani dal Paese e le gravi condizioni sociali, economiche e politiche della Guinea sono strettamente collegate. Nel loro messaggio, pervenuto a Fides, i sacerdoti si dicono estremamente preoccupati per “il forte esodo dei nostri ragazzi e ragazze verso l’occidente alla ricerca del “benessere”, andando però incontro “ai rischi sconosciuti durante la traversata del deserto, in condizioni sfavorevoli”. “Migliaia di giovani migranti perdono la vita nel deserto e nel Mediterraneo - ricordano i preti guineani - lasciando vuoto e desolazione nella famiglie”. Il messaggio sottolinea che la migrazione incontrollata rappresenta “una fuga di persone valide che avrebbero potuto servire con valore la nostra nazione”.
Il documento denuncia con forza la crisi politica della Guinea affermando che “la nostra democrazia è violata dal regionalismo, dal nepotismo, dall’etnocentrismo, dal favoritismo, dall’ingiustizia e dal clanismo”. “Il tessuto sociale guineano è frantumato, conseguenza di una politica egotista, regionalista ed etnocentrica” continua il messaggio.
Il clero chiede quindi il pieno rispetto della Costituzione e del principio dell’alternanza attraverso elezioni libere e trasparenti garantite da una Commissione Nazionale Elettorale pienamente indipendente. (L.M.) (Agenzia Fides 29/1/2020)

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ASIA/FILIPPINE - Evangelizzazione, fede, dialogo: la Chiesa di Manila in assemblea
 
Manila (Agenzia Fides) - Tra "devozione religiosa" e "fede autentica" ci può essere grande distanza. La frequenza alla messa domenicale e ai sacramenti (indicatore rivelatore) può essere considerata solo "un optional" da molti battezzati. Per questo la diocesi di Manila da sette anni promuove e propone al popolo di Dio una speciale "Conferenza filippina sulla nuova evangelizzazione", grande assemblea organizzata quest'anno il 28 e 29 gennaio 2020 all'Araneta Coliseum, arena coperta a Quezon city, nella città metropolitana di Manila. Al raduno hanno preso parte circa 9.000 fedeli, tra giovani, laici, religiosi e sacerdoti dell'arcidiocesi, riuniti in un momento di approfondimento, scambio, consapevolezza della propria fede.
"La conferenza è nata grazie a un'intuizione del cardinale Luis Antonio Tagle, che ha voluto sollecitare una riflessione e la sensibilizzazione di tutta la comunità di Manila - preti, religiosi, laici, giovani, famiglie - sulla nuova evangelizzazione. Siamo partiti dalla consapevolezza che noi stessi abbiamo bisogno di essere evangelizzati. In un paese come il nostro, vi sono tante manifestazioni di devozione popolare ma, ad esempio, la percentuale di persone che frequenta la messa domenicale, nel popolo di DIo, non supera il 20%", spiega all'Agenzia Fides padre Esteban Lo, religioso della Società di Lorenzo Ruiz, e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie nella nazione del Sudest asiatico. "Spesso quando pensiamo alla missione, ci riferiamo all'invio di missionari in paesi lontani, dove i cristiani sono minoranze o dove non è facile vivere. Ma, a 500 anni dal primo battesimo, avvenuto nelle Filippine nel 1521, siamo chiamati a interrogarci sulla necessità di rievangelizzare la nostra gente, i battezzati che sono divenuti 'tiepidi' o che hanno messo da parte la loro fede".
Ogni anno la Conferenza è dedicata a un tema specifico e, se lo scorso anno l'evento era incentrato sul mondo dei giovani, quest'anno è il dialogo al centro dell'attenzione. Il brano evangelico di Luca, in cui si chiede "Chi è il mio prossimo" ha ispirato l'edizione del 2020 che, in un primo tempo, era stata pensata per il periodo estivo. la necessità di anticipare i tempi è stata dettata dalla necessità di consentire la presenza al Cardinale Luis Antonio Tagle, in procinto di lasciare Manila per assumere l'incarico di Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, in Vaticano.
"Dialogare significa essere aperti all'altro, riconoscerne la bontà e la dignità e mettere in pratica il comandamento di Gesù: Ama il prossimo tuo come te stesso. In questo senso il dialogo, fondato sull'amore di Dio, è una via di testimonianza e di annuncio del Vangelo", spiega a Fides p. Sebastiano D'Ambra, missionario del Pime e impegnato nel dialogo islamo-cristiano nelle Filippine, chiamato a offrire una testimonianza durante i lavori dell'assemblea. (PA) (Agenzia Fides 29/1/2020)
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ASIA/LIBANO - Capi delle Chiese: no a violenze di piazza. Sostegno al nuovo governo libanese
 
Bkerké (Agenzia Fides) – Apertura e incoraggiamento verso il nuovo governo, denuncia della piaga della corruzione, insieme all’avvertenza che il legittimo diritto a manifestare non può essere invocato per giustificare le azioni violente e “incivili” perpetrate da gruppi di facinorosi nelle piazze e nelle strade libanesi durante le manifestazioni di protesta degli ultimi mesi. Sono questi i giudizi e i richiami condivisi dai Capi delle Chiese e comunità ecclesiali presenti in Libano, riunitisi martedì 28 gennaio su invito del Patriarca maronita Bechara Boutros Rai presso la sede patriarcale maronita di Bkerkè. Motivo della convocazione: valutare insieme il passaggio storico delicato e pieno di insidie attraversato dalla nazione libanese. Al “vertice spirituale” dei Capi delle Chiese presenti in Libano hanno preso parte anche il Patriarca greco cattolico melchita Youssef Absi, il Patriarca siro cattolico Ignace Youssif III Younan, il Patriarca siro ortodosso Mar Ignatius Aphrem II, il Catholicos di Cilicia degli armeni apostolici Aram I e il reverendo Joseph Kassab, Presidente del Consiglio supremo delle Comunità evangeliche in Libano e Siria.
Nel documento comune, diffuso alla fine del summit, i capi delle Chiese presenti in Libano, tra le altre cose, esprimono soddisfazione per la formazione del nuovo governo affidata a Hassan Diab (vedi Fides 24/1/2020), e per gli esperti cooptati dal Premier incaricato nella squadra governativa. Gli ecclesiastici richiamano l’intero ceto politico a intraprendere con decisione la via delle riforme strutturali necessarie per far uscire il Paese dalla crisi economica che lo sta soffocando. I capi delle Chiese chiedono anche di fermare l’emorragia di risorse sottratta al popolo libanese dalla corruzione. Patriarchi, Vescovi e capi delle comunità cristiane riaffermano il pieno diritto a manifestare pubblicamente il proprio dissenso verso la classe politica, ma nel contempo condannano fermamente l’impronta “incivile” che hanno assunto diverse manifestazioni di piazza, soprattutto a Beirut, esprimendo apprezzamento per l’operato dell’esercito e delle forze di sicurezza, e sollecitando i gruppi violenti a esprimere il proprio dissenso in forme consone all’ordinamento democratico, e ribadendo che la salvezza della nazione non può mai arrivare attraverso lo spargimento di sangue. (GV) (Agenzia Fides 29/1/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - “Lasciamoci illuminare dalla Parola di Dio e diamo priorità alla tutela della democrazia” esorta Mons. Sergio Gualberti
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – "Ciò che deve prevalere anche al di sopra delle giuste aspirazioni è la salvaguardia della democrazia. Tutti i cittadini e in particolare i candidati dovrebbero lasciarsi illuminare e guidare dai valori della parola di Dio: vita, diritti umani, libertà, bene comune, giustizia, pace e spirito di servizio", ha affermato l'Arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, Mons. Sergio Gualberti nella sua celebrazione di della domenica della Parola di Dio, 26 gennaio.
Nell'omelia ha affermato che nel Paese c'è stata un'intensa esperienza di unità attorno alla Bibbia, quando è stata reintrodotta nel Palazzo del Governo, proprio al tempo dello sciopero generale dopo le dimissioni del ex-presidente Morales.
Mons. Gualberti ha chiesto che un gesto così significativo non rimanga come un fatto aneddotico, ma che diventi una chiamata a conoscere i tesori della Parola di Dio in modo che sia luce e guida della nostra vita personale e sociale.
Poi ha offerto l'esempio di Papa Francesco, chi segnala costantemente l'amore misericordioso di Dio Padre che chiede ai cristiani vivere nella carità, uscire dall'individualismo e condividere tutto nella solidarietà.
L'Arcivescovo ha concluso esortando i candidati delle prossime elezioni a "dare priorità alla tutela della democrazia e all'unità attorno a programmi comuni, evitando la dispersione e il pericolo di cadere nei sistemi autoritari".
La Bolivia si prepara a nuove elezioni politiche il prossimo 3 maggio che dovrebbero far uscire il Paese dalla crisi politica e istituzionale dell'anno scorso (Vedi Fides 16/12/2019).
(CE) (Agenzia Fides, 29/01/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...