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mercoledì 18 maggio 2022

Vatican News Dio preferisce una preghiera arrabbiata al moralismo ipocrita e freddo

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Vatican News

Le notizie del giorno

18/05/2022

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All’udienza generale, dedicata sempre alla vecchiaia, Francesco presenta la figura di Giobbe, che dopo aver perso tutto e protestato contro Dio, capisce che il Signore non è un persecutore ma un Padre tenero che “gli renderà giustizia”. Un esempio per noi oggi quando pandemia e guerra accumulano ... 

San Charles Eugène de Foucauld
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Prima dell’udienza generale il Papa ha incontrato, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, un gruppo dell’Associazione Famiglia spirituale Charles De Foucauld. Il ... 

Lutto negli Emirati Arabi per la morte del presidente lo sceicco Khalifa Bin Zayed al-Nahyan
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In un messaggio di cordoglio per la scomparsa dello sceicco Khalifa Bin Zayed Al Nahyan, Francesco ne ricorda l’impegno sul fronte dell’unità, della solidarietà ... 

venerdì 5 marzo 2021

Agenzia fides 5 marzo 2021

 


 
News
 
AFRICA/CONGO RD - Ucciso il magistrato che stava indagando sull’omicidio dell’Ambasciatore italiano e dei suoi accompagnatori
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – Ucciso il magistrato che stava indagando sull’agguato del 22 febbraio, nel quale sono rimasti vittime l’Ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, il carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci, e l’autista congolese Mustafa Milambo (vedi Fides 23/2/2021).
“Fonti locali dichiarano che stava tornando da una riunione a Goma, nell’ambito dell’inchiesta sulla sicurezza dell’area e in particolare sull’omicidio dell’Ambasciatore italiano e dei suoi due accompagnatori” confermano a Fides fonti missionarie che operano nel Nord Kivu, nell’est della RDC, di cui Goma è capoluogo.
In un comunicato inviato a Fides, l’Ong locale CEPADHO (Centro Studi per la Pace, la Democrazia e i Diritti Umani) afferma di “aver appreso con forte sgomento dell'assassinio del maggiore William Assani, magistrato presso il Tribunale militare di Rutshuru il 2 marzo, rimasto vittima di un agguato all'altezza di Katale, sull'asse stradale Rutshuru – Goma, da dove proveniva”. “Questo crimine è stato perpetrato da uomini armati, non identificati, uno dei quali è stato neutralizzato dalla risposta avviata dalle FARDC (l’esercito congolese)” precisa la dichiarazione.
“Il CEPADHO condanna con veemenza questo atto spregevole e barbaro, da considerarsi un vero sabotaggio alla magistratura, visto l'impegno e l'abnegazione che ha caratterizzato il Magistrato Militare nel Territorio di Rutshuru. La nostra Organizzazione, scioccata e scandalizzata per la morte del maggiore William Assani, sollecita le autorità perché avviino indagini credibili per trovare gli assassini, affinché gli autori di questo delitto non restino impuniti” conclude il CEPADHO. (L.M.) (Agenzia Fides 5/3/2021)
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AFRICA/TANZANIA - Covid-19: in due mesi, più di 25 sacerdoti e 60 suore, infermiere cattoliche e medici, sono morti per problemi respiratori
 
Dar es Salaam (Agenzia Fides) – “In due mesi, più di 25 sacerdoti e 60 suore, infermiere cattoliche e medici, sono morti per problemi respiratori” ha annunciato p. Charles Kitima, Segretario generale della Conferenza episcopale della Tanzania (TEC). “Una cosa mai successa prima in un così breve lasso di tempo” ha aggiunto.
P. Kitima ha però affermato che ufficialmente non può affermare che tutti questi decessi sono legati al Covid-19. “Noi come Chiesa non effettuiamo test Covid e i medici non possono dircelo perché non tutti sono autorizzati a condurre test per il virus" ha detto p. Kitima.
Si noti che le autorità della Tanzania non hanno aggiornato i dati Covid-19 dall'inizio di maggio, lasciando l'ultimo numero di casi confermati a 509 e il bilancio delle vittime a 21.
Nonostante la politica di negare la presenza del virus nel Paese da parte delle autorità locali, p. Kitima ha richiamato tutti al senso di responsabilità: “Il coronavirus esiste. Vi chiediamo di prendere precauzioni. Dobbiamo aumentare i nostri sforzi per proteggerci. Abbiamo la responsabilità di proteggere gli anziani e le persone con condizioni di salute precarie prendendo le precauzioni necessarie”.
P. Kitima ha poi chiesto maggiore trasparenza sull’andamento della pandemia nel Paese. "I tanzaniani hanno il diritto di ricevere accurate informazioni scientifiche sul Covid-19 perché la mancanza di informazioni concrete sul virus sta propagando paura e confusione tra le persone”.
A febbraio, il Presidente della TEC, Sua Ecc. Mons Gervais Nyaisonga, Arcivescovo di Mbeya, ha incoraggiato i tanzaniani a non rimanere schiavi della paura, ma a seguire i consigli degli esperti: “Tanzaniani, siamo incoraggiati a non essere ridotti in schiavitù dalla paura. La paura è un'arma che può indebolire una persona”.
A fine gennaio i Vescovi locali, avevano messo in guardia i fedeli sulla “nuova ondata di infezioni da coronavirus”, che ha comportato un aumento dei decessi (vedi Fides 29/1/2021). "Il nostro Paese non è un'isola ... Dobbiamo difenderci, prendere precauzioni e pregare Dio con tutte le nostre forze in modo che questo flagello non ci raggiunga". (L.M.) (Agenzia Fides 5/3/2021)

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ASIA/MYANMAR - Leader cattolico birmano: "Ci appelliamo alla Santa Sede, perchè sia coinvolta nella mediazione"
 
Yangon (Agenzia Fides) - "In questo momento di sofferenza e di repressione, rivolgiamo un appello accorato a Papa Francesco: la Santa Sede ci aiuti e si coinvolga nel ruolo di mediazione per migliorare la situazione della popolazione in Myanmar": lo dice all'Agenzia Fides Joseph Kung Za Hmung, leader laico cattolico, direttore di "Gloria News Journal", il primo giornale cattolico su web in Myanmar. Il leader ritiene che questo appello potrà essere condiviso anche dalle guide delle comunità cattoliche, come Vescovi, preti e religiosi, che spesso hanno aiutato e assistito i manifestanti. E nota: "Ricordiamo ancora con gioia e commozione la visita di Papa Francesco in Myanmar, nel novembre 2017. Allora il generale Min Aung Hlaing, oggi a capo della giunta militare, gli ha fatto visita nella sua residenza, all'Arcivescovado di Yangon. Venimmo a sapere che il Santo Padre ricordò e ammonì il generale perché fosse responsabile di una pace sostenibile e della democrazia in Myanmar. Oggi, mentre vediamo morire i nostri giovani, crediamo che un'azione mediatrice della Santa Sede potrà aiutarci a porre fine alla violenza e a riportare pace e riconciliazione".
Joseph Kung Za Hmung ricorda a Fides che ieri è stata uccisa una giovane 19enne a Mandalay: "Kyal Sin è il nostro angelo. Era una ragazza di 19 anni, di famiglia cinese, di Mandalay. E' stata uccisa da un proiettile sparato dai cecchini dell'esercito mentre manifestava pacificamente. E' già considerata un'eroina e una martire per la libertà. Credo diverrà un simbolo per i tanti giovani che affollano le strade e continuano la protesta. Prima di morire Kyal aveva scritto in una lettera: 'Ho paura, ma per la nostra libertà, combatteremo. Non abbandoneremo la nostra lotta'. E' stata una ragazza coraggiosa. Al suo funerale, ieri a Mandalay, vi erano oltre duemila persone, soprattutto giovani, di tutte le fedi". Rileva Hmung che "il movimento di protesta e disobbedienza civile, nonostante la repressione dell'esercito, prosegue sulla strada della non violenza. I giovani organizzano sit-in, ed è l'esercito che avanza per disperderli, con tutti i mezzi, anche sparando e uccidendo. E' un movimento che nasce dal basso, e che non ha leader riconosciuti".
Come appreso da Fides, a Mandalay anche le Suore di San Giuseppe dell'Apparizione sono scese in strada per aiutare curare, accudire i manifestanti, spesso percossi e feriti. "Siamo tristi per la morte di giovani innocenti e inermi. Quello che ci muove è la compassione" notano le religiose. Fin dall'inizio della protesta, le suore hanno deciso di visitare i parenti delle persone uccise per alleviare un po' le loro sofferenze e donare conforto: "La nostra preghiera è importante per loro, anche se sono buddisti. In questo modo dimostriamo la nostra solidarietà e rafforziamo il legame umano e spirituale".
Manifestando empatia e solidarietà, le religiose hanno vegliato e pregato dopo la morte del 36enne Ko Min Min, ucciso nei giorni scorsi a Mandalay, quando la polizia ha sparato sulla folla per disperdere la protesta. E hanno poi pianto e pregato con la famiglia di un'altra giovane vittima, Wai Yan Htun, 16 anni, anch'egli colpito da un cecchino.
I fedeli birmani ricordano e apprezzano le parole pronunciate da Papa Francesco nell'Udienza generale del 3 marzo: "Giungono ancora dal Myanmar tristi notizie di sanguinosi scontri, con perdite di vite umane. Desidero richiamare l’attenzione delle autorità coinvolte, perché il dialogo prevalga sulla repressione e l’armonia sulla discordia. Rivolgo anche un appello alla comunità internazionale, perché si adoperi affinché le aspirazioni del popolo del Myanmar non siano soffocate dalla violenza. Ai giovani di quell’amata terra, sia concessa la speranza di un futuro dove l’odio e l’ingiustizia lascino spazio all’incontro e alla riconciliazione. Ripeto, infine, l’auspicio espresso un mese fa: che il cammino verso la democrazia intrapreso negli ultimi anni dal Myanmar, possa riprendere attraverso il gesto concreto della liberazione dei diversi leader politici incarcerati".
I cristiani, che sui 54 milioni di abitanti del Myanmar sono circa il 6% (tra i quali circa 650mila cattolici), fin dalle prime giornate dopo il golpe del 1° febbraio si sono uniti ai manifestanti, nello spirito della non-violenza e della resistenza pacifica contro l'ingiustizia.
(PA) (Agenzia Fides 5/3/2021)
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ASIA/IRAQ - Infondere speranza attraverso la solidarietà verso tutti: gli iracheni aspettano Papa Francesco
 
Roma (Agenzia Fides) - “La visita di Papa Francesco è un momento importante, specialmente in questo tempo di Quaresima. È un segno di speranza per i cristiani, è un messaggio di pace e riconciliazione per le diverse comunità per costruire ponti con altre fedi” commenta Aloysius John, Segretario generale di Caritas Internationalis, in occasione del viaggio di Papa Francesco in Iraq, iniziato questa mattina 5 marzo 2021.
“Caritas Iraq - si legge nella nota di Caritas Internationalis pervenuta all’Agenzia Fides - semina la speranza e i semi di riconciliazione attraverso la propria presenza e le proprie opere in favore delle comunità irachene e ci ricorda che l'unità prevarrà solo quando i diritti umani saranno rispettati e sarà promossa la dignità umana”.
Nabil Nissan, direttore di Caritas Iraq, si rivolge al Papa dicendosi più che certo che il Santo Padre non li lascerà soli e li ispirerà ad essere presenti ovunque vi siano dolore e sofferenza. “La nostra forza è ispirata dalla nostra fede e dalla nostra speranza che saranno entrambe rafforzate dalla Sua visita”.
Insieme all'aiuto materiale, il sostegno di Caritas Iraq contribuisce a restituire ai cristiani la fiducia in loro stessi, a riconoscerli in quanto cittadini al pari degli altri iracheni, a mostrare la presenza e il sostegno della Chiesa alle comunità più vulnerabili, a offrire ai cristiani l'opportunità di vivere la propria fede attraverso il loro servizio in Caritas.
La struttura opera in quattro governatorati dell'Iraq (Baghdad, Anbar, Mosul, Duhok) grazie all’impegno di oltre 270 collaboratori e circa 200 volontari.
(MP/AP) (5/3/2021 Agenzia Fides)
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ASIA/EMIRATI ARABI - Il Vescovo Hinder: anche i nostri cristiani guardano al viaggio del Papa in Iraq. E i musulmani elogiano il suo coraggio
 
Abu Dhabi (Agenzia Fides) – Oggi Papa Francesco ha iniziato il viaggio in Iraq, e proprio ieri, il 4 marzo, cadevano i cinque anni esatti dalla strage in cui a Aden, nello Yemen, vennero uccise quattro suore di Madre Teresa, assieme a una dozzina di impiegati prevalentemente musulmani. A far notare la singolare coincidenza è il Vescovo Paul Hinder, ofmCap, Vicario apostolico dell’Arabia meridionale. Mentre si realizza la prima visita di un Papa nella terra da cui è partito Abramo, Padre di tutti i credenti, quella storia di martirio e di sofferenza condivisa tra cristiani e musulmani richiama analoghe vicende che hanno segnato anche di recente le Chiese dell’Iraq e il popolo iracheno. “Il frutto del loro martirio” riconosce il Vicario apostolico, “non si misura con le statistiche. Rimangono però per noi un segno provocante di un amore che va aldilà del sentimentalismo, e può condurre a condividere la stessa sorte di Gesù crocifisso. Quelle suore sapevano del rischio ma non hanno preso la via della fuga. Sono sicuro che il loro martirio porterà dei frutti”.
Il viaggio di Papa Francesco in un vicino Paese arabo – riferisce a Fides il Vescovo Hinder – suscita emozione e attese singolari nella variegata comunità cattolica del Vicariato: “i nostri fedeli seguono con interesse e curiosità la visita di Papa Francesco in Iraq. Questo – aggiunge il Vicario apostolico - vale soprattutto per i cristiani iracheni che vivono nel Paese. Ci sono due scuole a Dubai e a Sharjah, tenute dalle suore irachene di Maria Immacolata. Tra gli altri, in maggioranza indiani e filippini, sono soprattutto i nostri fedeli di lingua araba provenienti dai Paesi del Medio Oriente, incluso l’Egitto, che guardano all’Iraq durante questi giorni. Molti di loro hanno legami se non con l’Iraq almeno con gente che è vissuta in Mesopotamia o ancora ci vive. Anche i musulmani mostrano il loro interesse. Uno di loro mi ha espresso esplicitamente la sua ammirazione per il coraggio del Papa di visitare l’Iraq in questo momento critico”.
Poco più di due anni fa, il 4 febbraio 2019, Papa Francesco e il grande Imam di al Azhar, lo Sheikh Ahmed al Tayyeb, firmarono proprio a Abu Dhabi il Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la Convivenza comune. Da allora, la riscoperta del legame fraterno che unisce tutti i figli di Dio è stata proposta da Papa Francesco – anche nell’Enciclica “Fratelli Tutti” - come punto di partenza per affrontare insieme le i conflitti e le emergenze globali che feriscono e affaticano le vite dei popoli. Anche il viaggio papale in Iraq, primo Paese a maggioranza sciita visitato da Papa Francesco, ha come motto la frase evangelica “Voi siete tutti fratelli” e come parola chiave la Fratellanza. Il futuro dirà se d’ora in avanti anche istituzioni e circoli dell’islam sciita si coinvolgeranno nel cammino di condivisione iniziato a Abu Dhabi – a cui finora hanno aderito soggetti dell’islam sunnita – o se prevarranno diffidenze e obiezioni condizionate anche della contrapposizioni geopolitiche. “Sappiamo bene” riconosce a tal proposito il Vescovo Hinder “che anche nel mondo musulmano ci sono dei discordie, e non soltanto tra sunniti e sciiti. Sfortunatamente questi contrasti sono approfonditi da ragioni ideologiche e soprattutto politiche. Ma il fatto che c’è un abisso tra Riyad e Teheran non vuol dire che un dialogo tra i rappresentanti religiosi non sia più praticabile. In questo campo non credo a progressi repentini” premette con realismo il Vicario apostolico “ma sono io stesso testimone di uno sviluppo promittente nel dialogo inter-religioso. Ciò che ho visto e sperimentato nei 17 anni vissuti in Arabia mi conferma che con pazienza e fiducia è possibile di avvicinarsi e di progredire assieme. La visita di Papa Francesco nel 2019” ricorda il Vescovo Hinder “fu un segno forte e ben visto anche dai musulmani della zona. I rapporti con le autorità sono segnati da un rispetto reciproco crescente. La pandemia he messo il freno agli incontri in presenza, ma i contatti continuano con i mezzi virtuali disponibili”.
I profili delle comunità cristiane presenti in Iraq e nella Penisola arabica sono diversi. I Cristiani dei Paesi della Penisola sono lavoratori immigrati, venuti in cerca di occupazione. Quelle presenti in Iraq sono comunità cristiane autoctone, assottigliatesi negli ultimi anni a causa dei flussi migratori. Non di meno, i Vescovo Hinder mostra di condividere le considerazioni espresse dal Patriarca caldeo Louis Raphael Sako nella recente intervista rilasciata a Fides (vedi Fides 3/3/2021), nella quale il Cardinale iracheno ha ribadito che il Papa non è andato in Iraq per “rafforzare i cristiani” nel vortice dei conflitti settari, e ha respinto anche le teorie di chi sostiene che solo gli aiuti dall’esterno – di tipo economici, militari o di altro tipo) possono salvare le comunità cristiane mediorientali dall’estinzione. “Anche se le condizioni politiche, sociali, economiche e religiose giocano un ruolo importante per cristiani e non-cristiani” sottolinea il Vicario apostolico “bisogna riconoscere che la permanenza dei cristiani in una regione non è solo un prodotto di condizioni favorevoli, ma è soprattutto il frutto della grazia che opera nei cuori dei fedeli. L’abbiamo visto durante la storia in tanti Paesi del mondo. E lo stesso accade in Iraq. Non dimentichiamo mai che la fede in Cristo è prima di tutto un dono dello Spirito Santo che soffia dove vuole, anche e soprattutto in condizioni difficili. Dobbiamo prendere congedo dalla mania di guardare solo le statistiche e i numeri. Ci sono in Iraq cristiani che sono testimoni del Signore crocifisso e risorto e rimangono così un segno di vita che supera tutte le tragedie”. Riguardo alla situazione delle comunità cristiane nella Penisola arabica, il Vescovo Hinder conferma le conseguenze negative che la pandemia da Covid-19 ha prodotto sulle attività lavorative degli immigrati cristiani e sulla stessa vita ecclesiale: “E’ ancora presto per fare un bilancio“ avverte il Vicario apostolico “ma già si nota una diminuzione numerica dei migranti e quindi anche delle nostre comunità cristiane. Ciò che pesa forse il più è l’insicurezza che molto spesso si abbina all’isolamento dovuto alle restrizioni. Il fatto che le chiese sono rimaste chiuse per molti mesi e in parte continuano ancora a essere chiuse è un peso per tanti che frequentano la casa del Signore come luogo di consolazione nelle paure e nelle sofferenze. Mi fa piangere il vedere gente che prega fuori dalle mura della chiesa, perché non ci è permesso siamo permessi di mantenere aperto il comprensorio parrocchiale. Poi grazie a Dio ci sono quei segni di solidarietà aperta e discreta verso i fedeli che si trovano in difficoltà. Molto si fa virtualmente. Però non ho mai sentito così importante il fatto di avere un contatto reale con le persone come adesso, nel tempo in cui tale contatto è molto limitato. E percepisco che tanti condividono questa mia stessa esperienza. (GV) (Agenzia Fides 5/3/2021)
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ASIA/INDIA - La Chiesa nello stato del Tripura chiede di rinviare le elezioni fissate la domenica di Pasqua
 
Agartala (Agenzia Fides) - I cristiani nello stato indiano nordorientale del Tripura sono amareggiati per lo svolgimento delle elezioni del Consiglio distrettuale autonomo, la domenica di Pasqua, e chiedono il rinvio del voto. “Programmare le elezioni per il giorno di Pasqua, dedicato al mistero centrale della fede per tutti i cristiani nel mondo, non solo renderà gli elettori cristiani impossibilitati a partecipare al processo elettorale, ma danneggerà anche i sentimenti religiosi della comunità cristiana”, rileva in una nota inviata all'Agenzia Fides, il Vescovo di Agartala, Mons. Lumen Monteiro.
"I cristiani nello stato di Tripura, circa 160mila fedeli in tutto, sono rimasti "delusi e scioccati" quando hanno saputo la data delle elezioni", ha detto padre Joseph Pulinthanath, portavoce della diocesi di Agartala. La diocesi di Agartala occupa tutto lo Stato. L'elezione per il Consiglio distrettuale autonomo del Tripura è fissata il 4 aprile, domenica di Pasqua. Il Consiglio distrettuale autonomo amministra le aree dominate dalle tribù indigene di Tripura. Quasi il 68% dell'area dello stato, che è per lo più coperta da foreste e colline, rientra nella competenza e sotto la giurisdizione del Consiglio.
Mons. Monteiro ha scritto una lettera diretta al Commissario statale per le elezioni, esprimendo la preoccupazione della comunità cristiana per la data dello scrutinio, coincidente con la domenica di Pasqua. Nella missiva si chiede di riprogrammare la data delle elezioni "per consentire a tutti i cittadini di esercitare il proprio diritto di voto e di potere, nel contempo, adempiere ai propri obblighi di fede come cristiani".
Parlando delle elezioni che si terranno la domenica di Pasqua, Sagar Sagma, leader laico cattolico, ha detto a Fides: “La Commissione elettorale non ha preso in considerazione i sentimenti religiosi dei cristiani e l'importanza della Pasqua. Non è opportuno ed è per noi disagevole. Speriamo in un rinvio".
Tripura è il terzo stato più piccolo dell'India. Copre 10.491 kmq e confina con il Bangladesh a nord, sud e ovest, e gli stati indiani di Assam e Mizoram a est. A causa del suo isolamento geografico, per lo più dovuto alle catene montuose, il suo progresso economico è ostacolato. La povertà e la disoccupazione continuano ad affliggere Tripura, che dispone di infrastrutture limitate. La maggior parte dei residenti è impegnata nell'agricoltura e nelle attività connesse, sebbene il settore dei servizi sia il maggior contributore al prodotto interno lordo dello stato.
La Chiesa continua a lavorare per persone e gruppi etnici in termini di lavoro sociale, istruzione, assistenza sanitaria ed evangelizzazione. Su circa, 3,6 milioni di abitanti, l'83% sono indù, i musulmani sono 8,6%, i cristiani circa il 4,3%, la parte restante è tra sikh e religioni tribali.
(SD-PA) (Agenzia Fides 5/3/2021)
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AMERICA/COLOMBIA - Minacce al Vescovo di Buenaventura, cresce la violenza, i Vescovi: “non ci rassegniamo ad accettare queste situazioni”
 
Buenaventura (Agenzia Fides) - “Esprimiamo solidarietà, vicinanza, affetto e sostegno al nostro fratello Vescovo di questa diocesi, monsignor Rubén Darío Jaramillo Montoya, per le minacce che da tempo riceve contro la sua integrità e la sua vita, lui e altri che sono a servizio della comunità. Estendiamo la solidarietà alle diverse comunità del territorio che lui accompagna con dolore”. Lo scrivono i Vescovi del Pacifico e del sud-ovest della Colombia, che si sono riuniti dal 2 al 4 marzo nella città di Buenaventura, la cui diocesi è guidata da Monsignor Jaramillo Montoya, per esaminare i gravi problemi di questa zona.
I Vescovi di Apartadó, Quibdó, Itsmina - Tadó, Buenaventura, Tumaco, Guapi, Popayán, Tierradentro, Pasto, Ipiales, Cartago, Buga, Palmira e Cali, scrivono nel loro comunicato, pervenuto a Fides: “abbiamo avuto modo di avvicinarci alle realtà di incertezza, povertà, dolore, morte e disperazione, generate dal confluire di situazioni di ordine diverso che, purtroppo, percepiamo e denunciamo sempre più in crescita, come il traffico di droga, l’aumento di gruppi armati, la corruzione, le estorsioni, la perdita della fede e dei valori, l’inefficienza di ampi settori pubblici e privati e i maltrattamenti della casa comune”.
Di fronte a questa difficile realtà, i Vescovi ribadiscono: “come Pastori, non ci rassegniamo ad accettare queste situazioni, al contrario, ci impegniamo e esortiamo i governanti e tutta la nostra gente, a lavorare decisamente alla ricerca di soluzioni globali, a breve e medio termine, che rendano possibile la reale trasformazione di questa triste e angosciante realtà. Continueremo ad essere facilitatori del dialogo e della pace”.
Ricordando l’appello della Quaresima ad una conversione integrale e l’invito di Papa Francesco ad ascoltare il grido dei poveri, i Vescovi concludono il comunicato invocando l’intercessione di San Giuseppe, perché si mostri padre anche per quanti sono pellegrini nelle terre del Pacifico e del sud ovest della Colombia, donando grazia, misericordia e coraggio, e difesa da ogni male. (SL) (Agenzia Fides 05/03/2021)
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AMERICA/CILE - La testimonianza di un missionario spagnolo, da 32 anni in Cile: “rendere realtà la presenza di Gesù il Samaritano"
 
Santiago (Agenzia Fides) – In Spagna si celebra domenica prossima la Giornata dell’Ispanoamerica, e per questa occasione l’Agenzia Fides ha ricevuto dalla diocesi spagnola di Toledo, la testimonianza di padre Félix Zaragoza, l'unico sacerdote diocesano di Toledo che è missionario in Cile. Insieme a lui ci sono altri 10 tra religiosi e laici missionari della stessa diocesi spagnola.
Il Cile è stato uno dei Paesi dell'America Latina in cui si è verificata la prima presenza di sacerdoti diocesani di Toledo che, attraverso l'OCHSA (Obra de Cooperación Sacerdotal Hispanoamericana), sono stati inviati dall'Arcivescovo di Toledo a vivere l'impegno missionario insieme alle comunità cristiane locali.
Padre Félix Zaragoza, sacerdote diocesano originario di Villacañas (Toledo), ha già trascorso 32 anni di servizio missionario nella periferia di Santiago del Cile, “una città che ha un terzo di tutti gli abitanti dell'intero Paese”, e sottolinea che la sua parrocchia, “in cui sono solo, è composta da una popolazione giovane, con più di 50.000 abitanti”. Sebbene sia l’unico sacerdote, sottolinea comunque “la collaborazione dei laici”.
Tra le attività della parrocchia Niño Dios de Malloco, situata nel Comune di Peñaflor, padre Félix sottolinea che, accanto alla chiesa, la parrocchia gestisce una scuola con circa 2.000 studenti, con più di 400 bambini da accudire nella scuola materna. Inoltre ha una residenza - casa per anziani, con “70 nonni, che in questa situazione di pandemia non possono ricevere visitatori e dove molti purtroppo sono morti". La parrocchia ha anche una farmacia per fornire medicinali e organizza “le pentole comunitarie, come le chiamiamo qui, per preparare il cibo raccolto e consegnare a tutti, qualcosa da mangiare".
Queste azioni caritative e solidali si realizzano perché "crediamo che la Chiesa, soprattutto in un tempo di secolarizzazione forte come quello che sta avendo il Cile per diverse cause, deve rendere realtà la presenza di Gesù il Samaritano". Ricorda che "la solidarietà è reale nel servizio, soprattutto dei più vulnerabili".
Padre Félix Zaragoza ringrazia la diocesi di Toledo per la collaborazione nelle missioni, e chiede di continuare a ricordarlo per il suo ministero, che svolge "in una parrocchia dove la maggioranza si considera cattolica, con più di 50.000 abitanti e un solo sacerdote per le messe, con più di 700 battesimi, più di 300 comunioni e circa 200 cresime, con più di 700 funerali nel 2020".
Per questo, padre Félix chiede preghiere, per “poter continuare a svolgere la missione in questa comunità, con queste persone, perché la Chiesa ha bisogno di dare testimonianza di fede e di impegno”. Ci tiene infatti a ricordare che "l'evangelizzazione deve essere anche un processo di umanizzazione, di una vita dignitosa", ecco perché si parte dai bambini più piccoli con gli asili nido, fino alla casa di cura, per dare loro una intera vita più dignitosa possibile.
(CE) (Agenzia Fides 05/03/2021)

venerdì 14 giugno 2019

Agenzia Fides 14 giugno 2019

AFRICA/NIGER - Minacce di Boko Haram ai cristiani di Diffa: “Notizia vera, ma non c’è una fuga in massa dei fedeli”
 
Niamey (Agenzia Fides) - “I cristiani sono stati minacciati, ma è falso che abbiano iniziato ad abbandonare in massa l’area” dice all’Agenzia Fides Mons. Anthony Coudjofio, Vicario Generale di Niamey, al quale abbiamo chiesto se è vero che i cristiani di Diffa, regione del sud-est del Niger, abbiano ricevuto un messaggio di Boko Haram, che concede loro tre giorni di tempo per lasciare l’area, altrimenti saranno uccisi.
“Ho contattato l’associazione dei cattolici a Diffa che mi hanno confermato di aver ricevuto il messaggio di minacce. Hanno detto che il fatto è certamente inquietante, ma hanno aggiunto che le forze di sicurezza stanno pattugliando l’area, proteggendo le chiese. I fedeli cattolici, sia pure spaventati, non hanno lasciato le loro case, contrariamente alle notizie che si erano diffuse su una fuga dei cristiani da Diffa. Una notizia priva di ogni fondamento” conclude Mons. Coudjofio.
Boko Haram, gruppo jihadista originario della Nigeria, ha allargato le sue attività anche ai Paesi vicini, tra cui il Niger. La regione di Diffa è stata già colpita diverse volte dagli attentati di Boko Haram. A fine marzo 10 persone hanno perso la vita quando due attentatrici si sono fatte esplodere nel mercato di un villaggio della regione.
L’11 giugno 64 membri di Boko Haram sono stati uccisi in un duro scontro con la Multinational Joint Task Force (MNJTF) a Darak nella regione del Lago Ciad. Il Ciad è un altro Paese preso di mira dal gruppo jihadista. La MNJTF è una forza congiunta organizzata dagli Stati della regione per combattere Boko Haram. (L.M.) (Agenzia Fides 14/6/2019)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Tensioni politiche e crisi di identità nella società: il ruolo profetico della Chiesa
 
Abidjan (Agenzia Fides) – “Le turbolente dichiarazioni dei politici ivoriani continuano ad alimentare serie minacce alla stabilità politica del nostro paese, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2020” dice all’Agenzia Fides padre Donald Zagore, teologo ivoriano della Società per le Missioni Africane (SMA). “In un contesto socio-politico sempre più teso e inquietante - continua p. Zagore - molti si stanno chiedendo cosa pensa la Chiesa in una situazione che sta degenerando, specialmente su alcune questioni cruciali, legate all’identità ivoriana e al ‘recupero etnico’, che oggi scuotono la vita quotidiana delle persone”
“La Chiesa – spiega il missionario - deve essere in grado di anticipare le questioni, con il suo ruolo profetico. Il suo impegno per la pace e la stabilità di questa nazione deve essere sempre più visibile, concreto e pratico, e soprattutto decisivo. Vogliamo una Chiesa che sia custode del popolo, che interpreta i valori, in modo che i politici non finiscano per imporre logiche di interessi privati”.
“Pur rimanendo consapevole della necessità e del rigoroso rispetto del carattere neutrale del suo impegno politico, la Chiesa non deve cedere alla rassegnazione, ma essere presente nella società e portarvi l’annuncio del Vangelo di pace, giustizia, carità” , conclude p. Donald.
(DZ/AP) (14/6/2019 Agenzia Fides)
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ASIA/SRI LANKA - Il governo dello Sri Lanka istituisce un Consiglio per la riconciliazione tra religioni
 
Colombo (Agenzia Fides) - Il governo dello Sri Lanka ha annunciato che istituirà uno speciale "Consiglio per la riconciliazione tra religioni", con l'obiettivo di costruire la convivenza interreligiosa nella società e evitare ogni forma di polarizzazione. Come ha affermato il Primo ministro Ranil Wickremesinghe, l'idea del Consiglio proviene da rappresentanti dei monaci buddisti: il Consiglio includerà leader religiosi di tutte le comunità di fede presenti in Sri Lanka. Wickremesinghe ha ricordato che, a prescindere dalle opinioni religiose, ognuno dovrebbe avere il diritto di praticare liberamente la propria fede, anche se la Costituzione dello Sri Lanka assegna una sorta di "priorità" al buddismo.
Il governo è al lavoro per formulare le leggi e i regolamenti necessari per istituire il Consiglio. La decisione di istituire il nuovo organismo giunge sulla scia degli attentati di Pasqua, rivendicati dallo Stato islamico, che hanno scosso il paese il 21 aprile, uccidendo oltre 250 persone e ferendone altre 500.
Robert Thilakaratne, laico cattolico locale, dichiara a Fides: "Istituire un Consiglio per la riconciliazione religiosa e impegnarsi direttamente a costruire la convivenza nella società è una mossa gradita e saggia del governo. Servirà a promuovere la solidarietà, la comprensione, l'armonia, la pace e la fratellanza. Il paese ne ha davvero bisogno".
Lo Sri Lanka è una nazione multietnica con 22 milioni di abitanti, in maggioranza buddisti, ma comprende minoranze cristiane, musulmane e indù. I musulmani rappresentano quasi il 10% della popolazione; i cristiani sono il 7,4% (6,1% cattolici e 1,3% protestanti). (SD) (Agenzia Fides 14/6/2019)
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ASIA/KAZAKHSTAN - La Caritas lancia il progetto di agricoltura sostenibile: fornirà sostentamento e formazione professionale
 
Almaty (Agenzia Fides) - “La costruzione delle due serre di Almaty e Talgar è terminata. Ciò significa che stiamo per avviare la fase operativa del progetto di agricoltura sostenibile. Il primo aspetto da affrontare è quello dell'organizzazione del lavoro per vendere i prodotti agricoli. Infatti se una parte della produzione verrà utilizzata per supportare persone assistite dalla Caritas, i proventi delle vendite della restante parte saranno utilizzati per sostenere gli altri nostri progetti. Tutto questo ci porterà a ricercare dipendenti che si occupino dell’imballaggio e della distribuzione di prodotti. Un altro aspetto importante è che abbiamo in mente la possibilità di utilizzare le serre come location per realizzare corsi di formazione. A tal fine è stata avviata un’importante collaborazione con Caritas India per lo scambio di conoscenze e di competenze nel campo dell'agricoltura”. E’ quanto riferisce, in una nota inviata all’Agenzia Fides, Caritas Almaty, illustrando gli sviluppi del progetto di agricoltura sostenibile portato avanti nell’ex capitale kazaka e nella vicina città di Talgar.
A dare impulso all’iniziativa, un workshop formativo organizzato in Indonesia nel giugno 2018 da Caritas Asia. L'esperienza viene definita “significativa, nonostante la sua semplicità. Sebbene le condizioni economiche e sociali dei nostri rispettivi paesi siano notevolmente diverse, molte caratteristiche di quei progetti sono applicabili nei nostri siti rurali”.
La costituzione delle serre rappresenta, inoltre, il seguito del lavoro di sensibilizzazione iniziato due anni fa con l’Expo di Astana: “E’ la continuazione ideale, a livello locale, del messaggio diffuso all’interno del padiglione del Vaticano, e cioè che è possibile utilizzare risorse che la natura ci fornisce come bene comune, in modo che l'energia sia per tutti. E che essa può rappresentare non solo un mezzo di sussistenza, ma anche un luogo di educazione con cui apprendere nuove tecnologie di coltivazione e quindi acquisire competenze in ambito lavorativo”.
La formazione e lo sviluppo di competenze professionali rappresentano una priorità per la Caritas in Kazakistan, che negli ultimi anni ha attivato, tra gli altri progetti, un’iniziativa volta all’inserimento nel mondo del lavoro di persone affette da sindrome di Down ed un serie di corsi online di lingua inglese. (LF) (Agenzia Fides 14/6/2019)
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ASIA/EMIRATI ARABI - Il ministro della tolleranza presiede l’apertura ufficiale del sito archeologico cristiano di Sir Bani Yas
 
Abu Dhabi (Agenzia Fides) – Il sito archeologico cristiano dell’isola di Sir Bani Yas, 200 km a ovest della città di Abu Dhabi, è stato riaperto giovedì 13 giugno dopo un periodo di lavori che renderanno visitabili ampie aree dei resti del complesso monastico finora chiuse al pubblico. La riapertura ufficiale del sito è avvenuta alla presenza dello Sheikh Nahyan bin Mubarak, ministro della Tolleranza degli Emirati Arabi Uniti: "La chiesa e il monastero di Sir Bani Yas” ha detto tra l’altro il ministro nel suo intervento, ”gettano luce sulla nostra storia culturale, di cui siamo orgogliosi”.
Il sito archeologico comprende le vestigia di un complesso monastico nestoriano risalente al VII secolo dopo Cristo, dove viveva una piccola comunità di circa 30 monaci. "La sua esistenza” ha sottolineato tra l’altro lo sheikh Nayan bin Mubarak “è la conferma che nella nostra terra la tolleranza e l’accettazione dell’altro sono valori di lunga data”. A Abu Dhabi, lo scorso 4 febbraio, Papa Francesco e lo Sheikh Ahmad al Tayyeb, Grande Imam di al Azhar, hanno sottoscritto il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune.
I monaci che costruirono e abitarono il complesso monastico appartenevano alla rete di comunità cristiane presenti fin dalla più lontana antichità a est dei confini dell’Impero romano, entro gli sconfinati territori dell’Asia centrale, dalla Persia fino all’India e alla Cina. “Si tratta di comunità” ha scritto lo storico don Lorenzo Cappelletti, professore presso la Pontificia Università Antonianum “che un po’ affrettatamente vengono dette nestoriane perché al momento del Concilio di Efeso (431), che condannò il patriarca costantinopolitano Nestorio, rimasero fedeli alla tradizione teologica antiochena, da cui proveniva Nestorio, contro la estremizzazione della corrente teologica alessandrina”.
In realtà, “ già prima del Concilio di Efeso, avevano inteso prendere le distanze dalla Chiesa di Stato romana. Fin dall’inizio del III secolo, in effetti, questi cristiani avevano un loro patriarca ( katholikos) con sede a Seleucia-Ctesifonte sul Tigri, la cui autonomia scaturì dalla necessità di mostrare l’indipendenza di questi cristiani dall’Impero romano, che costituiva da secoli il nemico per eccellenza del mondo persiano. Più che un allontanamento a livello dogmatico, in altre parole, la loro autonomia tendeva a evitare incomprensioni e persecuzioni”.
Secondo i ricercatori e gli archeologi che hanno studiato il sito di Sir Bani Yas, il complesso monastico fu attivo per almeno 150 anni, continuando a rappresentare un punto di sosta per commercianti e viaggiatori per molti decenni anche dopo l'avvento dell'Islam. "All'inizio deve esserci stata una tolleranza reciproca notevole” ha sottolineato il Vescovo Paul Hinder, Vicario apostolico dell’Arabia meridionale, presente all’inaugurazione.
Il sito archeologico era stato scoperto nel 1992. Alcuni anni dopo, il ritrovamento di alcune croci ha confermato che si trattava dei resti di un complesso ecclesiale, comprendente una chiesa, il refettorio, il dormitorio e un cimitero. Per vivere, i monaci cuocevano in loco il pane e il pesce pescato da loro, visto che il complesso monastico sorgeva non lontano dal mare. (GV) (Agenzia Fides 14/6/2019)
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AMERICA/BRASILE - Assassinato il presidente del Sindacato Lavoratori Rurali: crescono violenze e omicidi in Amazzonia
 
Parà (Agenzia Fides) – La Rete ecclesiale panamazzonica (REPAM) del Brasile ripudia l'azione violenta e l'attacco che ha avuto per vittima l'ennesimo leader, Carlos Cabral Pereira, presidente del Sindacato dei Lavoratori Rurali (STR la sigle in portoghese) di Rio Maria, nel sud-est del Pará, assassinato nel pomeriggio di martedì 11 giugno, con 4 colpi di pistola. Cabral Pereira era già stato bersaglio di un attacco nel 1991, quando venne ferito in una imboscata.
Secondo il rapporto della Commissione pastorale della Terra (CPT) "Conflitos no Campo", nel 2018 il 49% dei 1.489 conflitti registrati sul campo in Brasile si sono verificati nella regione amazzonica. Delle 960.630 persone coinvolte nei conflitti, il 62% (599.084) si trova in Amazzonia. Lo stato di Pará guida il numero di omicidi e tentati omicidi.
“Di fronte a questo episodio e a molti altri casi di omicidi legati ai conflitti agrari nello stato, chiediamo che il potere pubblico prenda le misure necessarie nell'indagine e nella risoluzione del caso, oltre a stabilire politiche pubbliche in vista della garanzia e della protezione di tanti uomini e donne che ogni giorno vivono minacciati nelle campagne" si legge nel comunicato pervenuto a Fides.
"Esprimiamo la nostra solidarietà alla famiglia di Carlos Cabral, ai suoi amici e compagni combattenti e a tutti i leader minacciati e perseguitati nelle campagne, specialmente a Rio Maria, chiamata informalmente “la terra della morte annunciata", e chiediamo che il potere pubblico agisci con determinazione nella lotta contro l'impunità cosicché, in questo modo, la violenza nella regione abbia fine" conclude il comunicato.
Secondo una nota del Ministero Pubblico Federale (MPF), con Cabral Pereira sono quattro i leader assassinati del STR: uno nel 1985, un altro nel 1990 e l'ultimo nel 1991. La violenza in questa zona del Brasile ha obbligato la CPT a dedicare una sezione del suo rapporto annuale a questi numeri, dati e situazioni che confermano l'importanza della figura del leader fra i contadino nella foresta brasiliana e l'abbandono da parte dello stato che non li tutela.
La CPT ha dovuto creare "l'Atlas dei conflitti nell'Amazzonia" per illustrare questa terribile e irrisoluta situazione. Solo in Brasile copre gli stati di Acre, Amapá, Amazonas, Tocantins, Pará, Rondônia, Roraima, Mato Grosso e Maranhão. Le comunità sentono molto questa violenza come un affronto al loro tipo di vita e alla pacifica convivenza. Dall’assassinio della missionaria suor Dorothy Stang nel 2005 (vedi Fides 10/07/2017), sentono che è anche una violenza contro i rappresentanti della Chiesa cattolica.
(CE) (Agenzia Fides, 14/06/2019)
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AMERICA/MESSICO - Due giovani sequestrati e uccisi in pochi giorni: i Vescovi chiedono alle autorità di intervenire
 
Città del Messico (Agenzia Fides) – “Negli ultimi tempi abbiamo vissuto situazioni di grande violenza che sono state un vero calvario per i cittadini e per molte famiglie in diverse parti del paese, delle quali non vediamo la fine”: lo scrive la Conferenza episcopale del Messico (CEM) in un comunicato pervenuto all’Agenzia Fides in cui, “con dolore e tristezza, lamenta l'omicidio dello studente dell'Università Intercontinentale, Hugo Leonardo Avendaño Chávez”. Nel testo, firmato dal Segretario generale della CEM, il Vescovo ausiliare di Monterrey, Mons. Alfonso Miranda Guardiola, si ricorda anche Norberto Ronquillo, un altro giovane studente che è stato rapito e ucciso la settimana scorsa.
Secondo le informazioni raccolte da Fides, Hugo Leonardo Avendaño Chávez, 29 anni, frequentava i corsi post laurea all’Università Intercontinentale. E’ stato sequestrato verso le ore 23 dell’11 giugno, mentre si recava nella parrocchia a cui dedicava molto tempo, il suo corpo è stato trovato il giorno dopo nel suo furgone, avvolto in una coperta, nel quartiere di Aculco, nel municipio di Iztapalapa, con segni di tortura, è morto per strangolamento. I parenti lo ricordano come un giovane devoto che voleva dedicare la sua vita a Dio, era felice e pieno di vita, con un futuro radioso. Anche Norberto Ronquillo, 22 anni, era un giovane originario di Meoqui, studente dell’Università del Pedregal, scomparso mentre era alla guida della sua auto. Il suo corpo è stato ritrovato il 10 giugno, una settimana dopo il sequestro, dopo che la famiglia aveva pagato un ingente riscatto. Anche lui è stato torturato e ucciso per strangolamento.
“Stiamo vivendo in un clima di grave insicurezza e paura – scrivono i Vescovi nel loro comunicato -, quindi ancora una volta chiediamo alle autorità competenti che affrontino questa ondata di insicurezza che è andata crescendo nel nostro paese. Ai nostri fedeli e alla società in generale, chiediamo di non essere indifferenti al dolore degli altri e di continuare a costruire la pace. Come Chiesa preghiamo e lavoriamo incessantemente per la ricostruzione del tessuto sociale”.
I Vescovi messicani assicurano la loro “vicinanza e preghiera alla famiglia di Hugo Leonardo, così come a quella di Norberto Ronquillo, e a tutte le famiglie dalle quali è stata rapita una persona”, invocando Santa Maria di Guadalupe perché “guidi i nostri passi sul cammino della pace e ci aiuti a riconoscerci fratelli”. (SL) (Agenzia Fides 14/6/2019)

giovedì 13 dicembre 2018

Vatican news 13 dicembre 2018 : Auguri Papa Francesco nostro Fratello

Vatican News
Le notizie del giorno
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