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mercoledì 1 febbraio 2023

Vatican News 1 febbraio 2023

 


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Vatican News

Le notizie del giorno

01/02/2023

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Francesco riceve nella Nunziatura di Kinshasa un gruppo di persone venute dalla parte orientale del Paese, dove “l’insicurezza e la guerra sono vergognosamente alimentate da forze esterne e interne”. L'appello a chi tira i fili dei conflitti: “Basta arricchirsi sulla pelle dei deboli con soldi ... 

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Francesco incontra in Nunziatura i responsabili delle opere caritative del Paese e i loro assistiti, tra cui diversi bambini orfani, lebbrosi, malati, disabili: ... 

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Nella prima Messa del suo viaggio in Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan, davanti a più di un milione di fedeli, Francesco parla della pace donata da ... 

Folla enorme alla Messa di Papa Francesco all'aeroporto N'dolo di Kinshasa
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Musica, canti, balli tradizionali per la Messa nell’aeroporto di N’dolo. Uomini, donne, bambini, anziani, sacerdoti, suore, nella grande spianata dalle prime ... 

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La Messa nell'aeroporto di N’dolo ha aperto la seconda giornata del viaggio del Papa nella Repubblica Democratica del Congo. Nel pomeriggio alla Nunziatura due ... 

SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO

Incontro di Papa Francesco con le vittime della violenza nell'est della Repubblica Democratica del Congo
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Toccante l'incontro di Francesco con le vittime delle violenze nell'est della Repubblica Democratica del Congo. Il Papa si è commosso più volte ascoltando i ... 

L'incontro di Papa Francesco con le vittime della violenza nell'est della RD Congo
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Nell'incontro che si è tenuto questo pomeriggio alla Nunziatura apostolica a Kinshasa, le testimonianze di una violenza brutale e inimmaginabile su ragazzi e ... 

Adisa, vittima di violenze a Est della Repubblica Democratica del Congo
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La testimonianza di una giovane fuggita anni fa da Goma a Kinshasa, dove è stata accolta dal Centro Dream, iniziativa di Sant’Egidio che da 11 anni offre cure ... 

lunedì 11 gennaio 2021

Agenzia Fides 11 gennaio 2021

 

AFRICA/UGANDA - Elezioni, i Vescovi: “No alla violenza della polizia, sì al dialogo e alla riconciliazione nazionale”
 
Kampala (Agenzia Fides) – “No all’abuso delle autorità e alle violenze della polizia contro i cittadini innocenti e i legittimi rappresentati dell’opposizione” ammoniscono i Vescovi dell’Uganda, nella loro lettera pastorale per le elezioni presidenziali del 14 gennaio, pervenuta all’Agenzia Fides. Ricordando le settanta vittime della violenta repressione del 18 e 19 novembre di alcune proteste durante le elezioni primarie, i Vescovi denunciano “il fatto che molte delle vittime siano morte o siano rimaste ferite nelle mani di agenzie di sicurezza incaricate di proteggere la vita e la proprietà dei cittadini”. “Oltre a dimostrare la mancanza di maturità politica, tale violenza indebolisce le basi della democrazia poste dalla Costituzione della Repubblica dell'Uganda del 1995”.
Ogni elezione, dall'indipendenza, ha prestato scarsa attenzione ai diritti umani. Tuttavia, i diritti umani sono inalienabili, sono radicati nella legge naturale” constatano i Vescovi, che denunciano inoltre la compravendita dei voti e la corruzione prevalente nel Paese.
“Chiediamo quindi a tutti di comportarsi in modo da promuovere la pace, l'unità, l'uguaglianza, la libertà e la giustizia sociale. Dobbiamo tutti concentrarci sulla costruzione e non sulla distruzione della nostra casa comune, l'Uganda. Non possiamo farlo se non dimostriamo un alto livello di maturità politica. Ciò include l'accettazione di coloro che sono diversi da noi nelle loro opinioni” rimarcano i Vescovi.
I Vescovi chiedono ai responsabili dell'organizzazione delle prossime elezioni, di stabilire un processo elettorale credibile, il cui esito sarà rispettato da tutte le parti interessate e agli elettori di partecipare in gran numero per votare i candidati di loro scelta. “E una volta terminate le elezioni, consigliamo al partito che salirà al potere di avviare un processo di dialogo e riconciliazione nazionale. Vi sono molte questioni in sospeso nel nostro Paese che non possono essere risolte con le elezioni o il semplice cambio di leadership. Gli ugandesi devono avere l'opportunità di tracciare un futuro insieme e sforzarsi di promuovere una società che si addice a Dio e all'umanità” concludono. (L.M.) (Agenzia Fides 11/1/2021)

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AFRICA/NIGER - Aumentano gli sfollati dopo i massacri del 2 gennaio
 
Niamey (Agenzia Fides) – Il terrore seminato dal duplice assalto a due villaggi in Niger il 2 gennaio (vedi Fides 4/1/2021), ha provocato la fuga di oltre 10.000 abitanti nella regione di Tillaberi, nell'ovest. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), circa 10.600 persone sono state sfollate dopo l'attacco che ha causato 105 vittime, 73 a Tchombangou e 32 a Zaroumadareye.
Il governo del Niger ha fornito sostegno iniziale alle persone colpite, compresi cibo, forniture mediche alle strutture sanitarie e assistenza finanziaria alle famiglie dei civili deceduti.
A seguito degli attacchi del 2 gennaio in due villaggi nella regione di Tillaberi, la maggior parte degli sfollati interni ha trovato rifugio nel villaggio di Mangaize presso famiglie che già vivono in condizioni precarie. Secondo le Nazioni Unite, attualmente più di 500 bambini sfollati non vanno a scuola.
Dal 2017 la regione di Tillaberi è frequentemente presa di mira da gruppi terroristici basati in Mali. Il Niger, il Burkina Faso e il Mali nel Sahel sono l'epicentro di una delle crisi di sfollamento in più rapida crescita al mondo.
Anche nel sud del Niger si registrano attacchi jihadisti. Il mese scorso, almeno 28 persone sono state uccise e altre centinaia ferite in un attacco, successivamente rivendicato dal gruppo terroristico Boko Haram, nella regione di Diffa sud-orientale del Niger. La regione ospita già 851.000 rifugiati e quasi 2 milioni di sfollati, secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Nonostante le violenze dei gruppi jihadisti, il Niger si appresta al pacifico passaggio di poteri dal Presidente uscente Mahamadou Issoufou, che lascia il potere dopo due mandati, e il successore che emergerà dal secondo turno delle elezioni presidenziali che si terranno il 20 febbraio. “Questa è la prima volta in sessant'anni che avviene un passaggio di consegne da un Presidente democraticamente eletto a un altro democraticamente eletto. Stiamo stabilendo una tradizione democratica” ha sottolineato il Presidente uscente che ha nettamente respinto ogni ipotesi di cambiare la Costituzione per presentarsi per un terzo mandato, a differenza da quanto fatto da alcuni suoi colleghi africani: “Non si possono avere istituzioni forti giocherellando con le Costituzioni, cambiando le regole del gioco durante il gioco, non posso imbarcarmi nell'avventura del terzo mandato. Ciò avrebbe indebolito le istituzioni che stiamo costruendo”. (L.M.) (Agenzia Fides 11/1/2021)
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ASIA/KIRGHIZSTAN - Elezioni e referendum costituzionale: il paese verso il presidenzialismo con il leader Japarov
 
Bishkek (Agenzia Fides) - “Non sorprende che Sadyr Japarov sia risultato vincitore, con quasi l’80% delle preferenze, nelle elezioni presidenziali kirghise. Il dato significativo è un altro: ieri si è tenuto anche il referendum costituzionale che chiedeva agli elettori se avessero preferito continuare con un sistema istituzionale parlamentare o passare a un sistema presidenziale. I risultati preliminari raccontano che c’è stata una netta maggioranza per secondo. Il quadro del Kirghizistan, quindi, non sembra dei più rosei: hanno un presidente controverso, che fino a quattro mesi fa era in carcere e che è accusato di essere legato, in maniera più o meno esplicita, a organizzazioni criminali locali. A ciò si aggiunge che si sta procedendo verso un sistema presidenziale: il che, se di per sé non è un problema, potrebbe sfociare in atteggiamenti di autoritarismo, se inseriti in un contesto come quello del Kirghizistan in questa fase storica. Questo non rappresenterebbe una novità per l’Asia centrale, zona in cui già esistono regimi autoritari, ma colpisce che accada in Kirghizistan, che è sempre stato visto come il paese faro della democrazia in quell’area geografica”. E’ l’analisi, di Davide Cancarini, ricercatore ed esperto di politica dell’Asia centrale, che commenta in un colloquio con l’Agenzia Fides, le elezioni presidenziali e il referendum costituzionale, tenutisi ieri, 11 gennaio, in Kirghizistan.
Il nuovo turno elettorale si è reso necessario dopo il caos dello scorso 4 ottobre. Nelle ore successive al voto, infatti, le evidenze di brogli avevano portato in piazza a Bishkek, capitale del paese centroasiatico, un nutrito gruppo di manifestanti, che chiedevano l’annullamento delle elezioni, da cui risultava vincitore il filorusso Sooronbay Jeenbekov. I dimostranti avevano occupato edifici governativi e liberato politici incarcerati, tra i quali l’ex presidente Almazbek Atambayev e Sadyr Japarov, poi nominato primo ministro e presidente. Gli scontri avevano provocato, secondo quanto riportato dal Ministero della Salute kirghiso, un morto e 590 feriti.
La crisi è rientrata solo dieci giorni dopo le elezioni, con le dimissioni del primo ministro Kubatbek Boronov, del presidente del Parlamento Dastanbek Jumabekov e dello stesso presidente eletto Jeenbekov. Tale situazione ha portato a un accentramento dei poteri nelle mani di Sadyr Japarov, nominato, in poche ore, Primo ministro e Presidente ad interim. Japarov si è poi dimesso da questo ruolo per potersi candidare alle nuove elezioni. Secondo Cancarini, il periodo che ha preceduto l’appuntamento elettorale di ieri non è stato caratterizzato da particolari instabilità: “Dopo il caos post-elettorale del 4 ottobre, la situazione si è normalizzata, c’è stata una campagna elettorale tutto sommato normale. Nel paese non ci sono stati scontri o crisi. Ma l’affluenza alle urne è stata davvero scarsa, pari al circa il 33% della popolazione. Nelle elezioni del 2017 si era superato abbondantemente il 50%: ciò denota una disaffezione molto forte dei cittadini verso la politica”.
Una delle sfide che il governo kirgiso si troverà ad affrontare è quella della povertà: secondo l’Asian Development Bank, il 22,4% della popolazione kirghisa vive al di sotto della soglia di povertà. Soprattutto a questa fascia di persone si rivolge l’operato della piccola comunità cattolica: circa 1.500 fedeli, che portano avanti numerosi progetti facendo leva su carità ed istruzione, focalizzati particolarmente sui giovani provenienti da famiglie povere e villaggi rurali.
(LF) (Agenzia Fides 11/1/2021)
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ASIA/SINGAPORE - Il contributo delle infermiere cattoliche per l'assistenza sanitaria durante la pandemia: un canale dell'amore di Dio
 
Singapore (Agenzia Fides) - E' un valido e prezioso contributo quello offerto dalle infermiere cattoliche a Singapore, nel tempo della pandemia, ed è uno straordinari canale per comunicare l'amore di Dio: lo afferma l'Arcidiocesi di Singapore, apprezzando l'opera della "Catholic Nurses Guild of Singapore" (CNG), ente che riunisce le donne che operano nel campo della sanità, e che oggi è membro della Caritas Singapore.
Secondo l'Arcivescovo di Singapore, William Goh, le infermiere "svolgono un ruolo vitale nella guarigione dei malati, avviando un processo integrale che include la guarigione del cuore, della mente e del corpo. La loro responsabilità è curare a volte, alleviare spesso e confortare sempre".
“Essere infermiera è più di una professione e, soprattutto per una cattolica, è pura dedizione. Durante questa pandemia di Covid-19, le infermiere ci hanno dato un esempio di eroismo nella loro disponibilità a rischiare la vita per gli altri. Rendiamo omaggio al loro coraggio e al loro sacrificio guidato dal loro amore per Cristo”, afferma padre Johnson Fernandez, direttore spirituale di CNG, in una nota inviata all'Agenzia Fides. Secondo p. Fernandez, le donne della CNG, che accoglie circa 250 membri, portano da 50 anni, ogni giorno, "compassione, cura e conforto alle persone, specialmente durante una pandemia in corso". "Le infermiere cattoliche nel Paese sono il volto della Chiesa di Singapore e svolgono la missione di Gesù" rileva, elogiando l'organizzazione che ha celebrato nel 2020 il giubileo d'oro della sua esistenza.
“Oggi siamo orgogliosi di essere un'associazione di 250 infermiere impegnate e premurose, vivendo la nostra vocazione e missione secondo i principi morali cristiani e l'insegnamento sociale cattolico. Non solo ci sforziamo di mantenere la massima competenza tecnica e medica, ma ci dedichiamo a favorire e promuovere lo sviluppo umano integrale dei nostri membri, non solo professionalmente ma anche socialmente e spiritualmente, per il bene comune dei nostri pazienti e della società” dice all'Agenzia Fides Theresa Cheong, ex presidente di CNG.
Operando sotto l'egida della Caritas, prima della pandemia di Covid-19, CNG ha partecipato attivamente e sostenuto la Chiesa locale in molte attività per aiutare i malati, i portatori di handicap, gli anziani e i bambini con bisogni speciali. Collaborando con la Commissione pastorale diocesana per i lavoratori migranti e itineranti, offre corsi di formazione sull'assistenza medica di base ai lavoratori domestici stranieri. Inoltre CNG si prende cura dei pazienti con HIV/AIDS nell'ambito del "Catholic Aids Relief Effort" (CARE), interagendo e fornendo loro educazione sanitaria due volte al mese. L'ente si occupa di fornire copertura medica e di pronto soccorso per eventi ecclesiali e organizza cliniche mediche gratuite e laboratori di assistenza pastorale per laici. Per le missioni all'estero, collabora cn il programma della Caritas Humanitarian Aid and Relief Initiatives (CHARIS).
La CNG è stata avviata nel 1970, originariamente a Kedah, in Malaysia, da padre Albert Fortier, un prete francese. Successivamente CNG ha aperto le sue filiali in tutta la Malaysia, inclusa Singapore. Dopo l'indipendenza di Singapore nel 1965, nel 1969 CNG Malaysia e CNG Singapore divennero due realtà distinte, ciascuna delle quali si occupava delle infermiere cattoliche nei propri paesi.
CNG è membro del Comitato Cattolico Internazionale degli Infermieri e Assistenti Medico-Sociali, che collabora con il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, il Pontificio Consiglio della Famiglia e il Pontificio Consiglio dei Laici della Santa Sede.
(SD-PA) (Agenzia Fides 11/01/2021)
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ASIA/IRAQ - “Siete tutti fratelli”. Pubblicati motto e logo della visita papale in Iraq
 
Baghdad (Agenzia Fides)- “Siete tutti Fratelli”. L’espressione di Gesù, tratta da un versetto del Vangelo di Matteo (“Ma voi non fatevi chiamare ‘rabbì’, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli”, Mt 23, 8) è stata scelta come “slogan” ufficiale dell’annunciato viaggio di Papa Francesco in Iraq, in programma dal 5 all’8 marzo 2021. Le parole di Gesù, scritte in arabo, incorniciano il logo della visita, reso noto dal Patriarcato caldeo, e rinviano intenzionalmente anche al titolo dell’ultima Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli Tutti”.
Nel logo, su sfondo bianco, compare la foto di Papa Francesco in atteggiamento di saluto, accanto al disegno stilizzato della mappa del Paese, attraversata dai fiumi Tigri e Eufrate. A completare la simbologia del logo contribuiscono l’immagine di una palma e la colomba bianca che vola sopra le bandiere del Vaticano e della Repubblica dell'Iraq, portando il ramoscello d’ulivo, simbolo della pace.
Un mese fa, in un messaggio rivolto “ai cristiani e a tutti gli iracheni” (vedi Fides 10/12/2020), il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako aveva scritto che l’annunciata visita apostolica di Papa Francesco in Iraq sarà per i battezzati iracheni e di tutto il Medio Oriente una occasione provvidenziale per compiere un “pellegrinaggio” di conversione e un “ritorno alle nostre prime sorgenti”, e annunciare con più entusiasmo la salvezza promessa nel Vangelo, a vantaggio di tutti. Per questo – aveva aggiunto il Patriarca - tutti sono chiamati a vigilare affinché questa circostanza propizia non passi “senza lasciare un segno in noi, nella nostra Chiesa e nel nostro Paese”. (GV) (Agenzia Fides 11/1/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - Violazioni al diritto all'informazione e al diritto al lavoro dei giornalisti denunciate dall'arcidiocesi di Caracas
 
Caracas (Agenzia Fides) - Sabato 9 gennaio 2021 si è svolta in modalità virtuale la terza sessione dell'Assemblea Plenaria Ordinaria dell'Episcopato Venezuelano (CEV), durante la quale gli Arcivescovi e i Vescovi hanno potuto conoscere il lavoro svolto durante il 2020 dall'Istituto di previdenza sociale del Clero, dalla Pastorale Sociale-Caritas del Venezuela e dall'Associazione di promozione e Educazione Popolare, nonché valutare la proposta di Ristrutturazione del Segretariato Permanente dell'Episcopato Venezuelano.
Il Cardinale Baltazar Porras, Arcivescovo di Mérida e Amministratore Apostolico di Caracas, ha presentato il Riepilogo della Gestione di Cáritas Venezuela, in qualità di Presidente, illustrando le azioni pastorali intraprese a livello nazionale, durante l'anno 2020. Il rapporto evidenzia il servizio ai più svantaggiati, in tempi di pandemia, soprattutto attraverso consegne di medicinali, kit per l'igiene e alimenti, con oltre 9 milioni di beneficiari diretti e indiretti. "L'accompagnamento spirituale e il sostegno psicosociale è stato il lavoro essenziale di quest'anno, allo stesso tempo abbiamo lavorato duramente per contribuire alla vita materiale delle famiglie fornendo beni alimentari e di altro genere ad un gran numero di famiglie" ha detto il Cardinale Porras.
A conclusione della giornata, l'Arcivescovo di Maracaibo e Presidente della CEV, Mons. José Luis Azuaje, ha rivolto parole di incoraggiamento ai Vescovi, per continuare l'azione pastorale e missionaria della Chiesa in Venezuela anche in mezzo alle difficili circostanze a cui devono adattarsi e reinventarsi. Una prova su come i Vescovi del Venezuela seguono da vicino la realtà delle proprie comunità è stata la denuncia, attraverso l’account Twitter dell’arcidiocesi di Caracas, guidata dal Cardinale Baltazar Porras, che sabato 9 gennaio ha scritto: “La libertà di espressione è sinonimo di democrazia. Se i media vengono violati, di conseguenza, la democrazia viene violata. Siamo solidali con gli operatori dell'informazione che questo venerdì hanno visto violato il loro diritto all'informazione e il loro diritto al lavoro”.
Infatti, secondo fonti dell’arcidiocesi, venerdì 8 gennaio ci sono stati tre attacchi a due portali e ad una stazione televisiva. Il governo di Nicolás Maduro ha inviato al canale Venezolanos por la Información (VPItv) e Panorama, a Zulia, i funzionari della Commissione nazionale per le telecomunicazioni (Conatel) e del Servizio nazionale integrato di amministrazione doganale e fiscale (Seniat). Nel primo caso hanno confiscato le apparecchiature per la trasmissione, nonché i computer e altri strumenti di lavoro dal canale, che viene mantenuto solo con la promozione dei suoi programmi. Panorama è stato chiuso per cinque giorni per presunta violazione dei doveri formali. Il portale TalCualDigital ha subito un attacco digitale che è riuscito a superare in breve tempo, grazie all'impegno del proprio staff. Allo stesso tempo, media ufficiali come El Universal e Globovisión, hanno trasmesso presunti lavori di indagine, in cui hanno accusato i portali Efecto Cocuyo, El Pitazo, Caraota Digital, Radio Fe y Alegría e l'Unione nazionale dei lavoratori della stampa, di aver ricevuto finanziamenti dal governo dell'Inghilterra per attaccare Nicolás Maduro.
(CE) (Agenzia Fides 11/01/2021)
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AMERICA/HAITI - Liberata la suora rapita l’8 gennaio; ogni giorno si verificano decine di atti di violenza
 
Port-au-Prince (Agenzia Fides) - Secondo le informazioni pervenute a Fides dal Segretario Generale della Conferenza dei Religiosi di Haiti, padre Gilbert Peltrop, suor Dachoune Sévère, religiosa della Congregazione delle Piccole Sorelle di Santa Teresa di Gesù Bambino, che era stata rapita da banditi armati venerdì 8 gennaio (vedi Fides 10/01/2021) è stata rilasciata dai suoi rapitori la sera di ieri, domenica 10 gennaio 2021. Attualmente si trova nella sua comunità, da dove era stata rapita. “Rendiamo grazie a Dio per la liberazione della suora, e allo stesso tempo ringraziamo tutti coloro che hanno pregato per la sua liberazione” scrive padre Gilbert Peltrop.
P. Renold Antoine, CSsR, missionario redentorista ad Haiti, ricorda che il rapimento della suora è solo un caso tra le decine che vengono registrati quotidianamente nell'area metropolitana di Port-au-Prince. Infatti la situazione si complica sempre di più su tutto il territorio nazionale. “Finora le autorità statali non hanno fatto nulla per fermare questa deriva che semina paura e lutto tra la popolazione haitiana. Poiché questa situazione rappresenta oggi una minaccia significativa per tutti i cittadini haitiani, imploriamo la misericordia di Dio su Haiti, in modo che cessi questo male che sta divorando la società”, conclude il missionario.
(CE) (Agenzia Fides 11/01/2021)
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AMERICA/CILE - Nuove violenze in Araucania: dichiarazione del Vescovo di Temuco, “solo la fraternità genera pace sociale”
 
Temuco (Agenzia Fides) – “In questi giorni la nostra regione, già profondamente colpita dalla pandemia, dalla povertà e dalla mancanza di opportunità, dalla polarizzazione, dal mancato mantenimento delle promesse fatte al popolo Mapuche e dal sentimento di abbandono per quella che considera una mancanza dello Stato, è stata sconvolta da nuovi atti di violenza gravissima che sono oggetto di indagine”: lo scrive il Vescovo di Temuco, Monsignor Héctor Vargas, in una sua dichiarazione del 9 gennaio giunta a Fides, in cui denuncia gli ultimi episodi di violenza avvenuti nell’Araucania. Anche nell’ultima Assemblea della Conferenza episcopale cilena, svoltasi a novembre, i Vescovi avevano ribadito “la ferita permanente che sanguina nella regione dell'Araucanía” (vedi Fides 27/11/2020).
Le ultime violenze si aggiungono a quanti nel mondo rurale “hanno perso la vita, sono stati feriti o hanno visto violati i loro diritti, a causa di azioni indiscriminate indipendentemente da età, sesso, razza o condizione sociale". Il Vescovo sottolinea che le conseguenze di tali atti sono devastanti in molti modi, e alcune dureranno per tutta la vita, ricordando che il peccato più grande che esiste rimane quello di concedersi il diritto di porre fine alla vita di un altro essere umano. “Questa sarà sempre la base di una grande violenza, che può solo portare a nuovi e gravi mali. La storia insegna che la violenza non sarà mai il cammino migliore per un’autentica trasformazione, la dovuta giustizia e una sana convivenza sociale, ancor meno se irrazionale, indiscriminata e contro innocenti".
Nell’Araucania, prosegue il Vescovo, all’origine di questa situazione ci sono anche profonde ingiustizie e conflitti politici, ideologici, sociali ed economici di lunga data, che né la società né le istituzioni democratiche hanno saputo valutare e risolvere. “Insieme a Papa Francesco, siamo fermi nella convinzione che solo la fraternità genera pace sociale, perché crea un equilibrio tra libertà e giustizia, tra responsabilità personale e solidarietà, tra il bene delle persone e il bene comune. Quindi la nostra comunità politica, ha l'obbligo inderogabile di promuovere tutto questo con trasparenza e responsabilità”.
Il Vescovo ribadisce la vicinanza al dolore delle vittime di ieri e di oggi, invitando a non indurire il nostro cuore con odio, risentimento o vendetta, ma aspettando, con pazienza, il conforto di Dio e della sua giustizia. Infine, ricordando le parole di Papa Francesco, “la vita è l'arte di una cultura dell’incontro”, Monsignor Héctor Vargas evidenzia che “si tratta di costruire la società secondo un'altra logica, in cui accettando il grande principio dei diritti che derivano dal possesso di una dignità umana inalienabile, è possibile accettare la sfida di sognare e pensare un'altra politica, un'altra umanità e un'altra Araucanía”. (SL) (Agenzia Fides 11/01/2021)
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lunedì 18 maggio 2020

Agenzia Fides 18 maggio 2020

VATICANO - L’ansia missionaria di San Giovanni Paolo II, “Pastore vicino al popolo”
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Mentre nel mondo si celebrava la Giornata Missionaria Mondiale, domenica 22 ottobre 1978, il nuovo Papa, Giovanni Paolo II, iniziava in Piazza San Pietro il suo ministero di Pastore universale con una vigorosa esortazione che sarebbe stata l’emblema del suo pontificato: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”. L’Arcivescovo di Cracovia, il Card. Karol Wojtyla (1920-2005), era stato eletto il 16 ottobre successore di Pietro.
La circostanza dell’inizio del ministero petrino venne evidenziata dallo stesso Pontefice nel suo primo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, il 14 giugno 1979, in cui ricordava la “felice coincidenza”: “Non potei omettere, tra le intenzioni primarie che fervevano nel mio animo in quella solenne circostanza, il riferimento al problema sempre attuale ed urgente della dilatazione del Regno di Dio tra i popoli non cristiani”.
Beatificato da Benedetto XVI il 1° maggio 2011 e canonizzato da Papa Francesco il 27 aprile 2014, San Giovanni Paolo II è stato definito “il Papa itinerante, il Papa missionario, il Papa evangelizzatore”. Papa Francesco, celebrando questa mattina la santa Messa nella Basilica Vaticana sull’altare che custodisce le sue spoglie mortali, nel centenario della nascita di Karol Wojtyla, ha sottolineato la sua ansia missionaria, definendolo “uomo di vicinanza”. “Non era un uomo distaccato dal popolo – ha detto Papa Francesco -, anzi andava a trovare il popolo e girò il mondo intero, trovando il suo popolo, cercando il suo popolo, facendosi vicino. E la vicinanza è uno dei tratti di Dio con il suo popolo… Una vicinanza di Dio con il popolo che poi si fa stretta in Gesù, si fa forte in Gesù. Un pastore è vicino al popolo, al contrario non è pastore, è un gerarca, è un amministratore, forse buono ma non è pastore. Vicinanza al popolo. E san Giovanni Paolo II ci ha dato l’esempio di questa vicinanza: vicino ai grandi e ai piccoli, ai vicini e ai lontani, sempre vicino, si faceva vicino”.
I suoi intensi 26 anni di pontificato, a cavallo tra il ventesimo e il ventunesimo secolo, sono stati interamente caratterizzati da una forte connotazione missionaria espressa in mille modi, a cominciare dai messaggi per l’annuale Giornata Missionaria, che hanno avuto come filo conduttore l’invito alla corresponsabilità di tutte le componenti della Chiesa all’opera di evangelizzazione del mondo, sottolineando il ruolo centrale svolto dalle Pontificie Opere Missionarie per l’animazione e la cooperazione missionaria.
Il suo ricco Magistero ha segnato inequivocabilmente la storia della missione, aprendo nuovi sentieri, indicando nuovi traguardi. La sua eredità principale resta l’Enciclica “Redemptoris Missio” (1990), sulla perenne validità del mandato missionario, definita la magna charta della missione del terzo millennio. Nel 1995 Giovanni Paolo II dedicò un ciclo di 9 catechesi durante l’udienza generale del mercoledì, agli elementi fondamentali ed essenziali della missione della Chiesa, ai capisaldi su cui essa si fonda, nonché alle nuove sfide della missione ed alle questioni legate al crescente impegno per l’ecumenismo. Tutti i suoi documenti, dalle esortazioni apostoliche agli incontri con i Vescovi per le visita ad limina, alle omelie, sono intessuti dall’invito a proclamare il Signore risorto, a non tirarsi indietro dall’annuncio, a non lasciarsi vincere dallo scoraggiamento e dal pessimismo. Per la prima volta nella storia della Chiesa ha convocato Assemblee speciali del Sinodo dei Vescovi dedicate ad analizzare e studiare la situazione dell’evangelizzazione nei diversi continenti, facendo convenire a Roma gli Episcopati di Africa, Asia, America, Oceania, Europa.
Spiccano in questo ministero i suoi 104 viaggi internazionali, ad imitazione dell’Apostolo Paolo, con cui ha raggiunto le comunità missionarie sparse nel mondo, anche quelle più distanti geograficamente e numericamente esigue, avendo sempre cura di incontrare non solo sovrani e capi di stato, ma soprattutto i poveri, i malati, gli anziani, i carcerati, gli handicappati e quanti sono generalmente messi ai margini della società, come “un pastore vicino al popolo, vicino ai grandi e ai piccoli” ha ricordato Papa Francesco. (SL) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - L'impegno delle POM ai tempi di Covid-19: i mezzi di comunicazione sociale, una risorsa missionaria
 
Abidjan (Agenzia Fides) – - “Il periodo che stiamo attraversando è un periodo difficile in tutti gli aspetti della vita umana e la Chiesa non sfugge alle conseguenze; ma la missione continua a essere svolta” afferma p. Jean Noel Gossou, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Costa d'Avorio, in un colloquio con l’Agenzia Fides sulle conseguenze della pandemia da Covid-19 sulle attività della missione nel Paese.
P. Gossou ricorda che “la missione è il comandamento di Cristo, il volere di Cristo è che andiamo da tutte le nazioni e facciamo discepoli, è un andare verso gli altri, ma oggi con questa pandemia, questo andare diventa difficile e quindi sono stati trovati altri mezzi per svolgere la missione affidata alle POM”.
Secondo il Direttore nazionale delle POM, “la missione viene svolta oggi grazie all'intelligenza degli uomini attraverso i mezzi di comunicazione: radio, tv, reti sociali o messaggi (i versetti biblici vengono inviati ai cristiani per incoraggiarli, mantenere accesa la fiamma del risveglio missionario)”.
P. Gossou afferma che il Covid-19 non dovrebbe fermare la missione: "anche se limitati negli spostamenti, possiamo continuare la missione dando testimonianza dell'amore di Cristo ovunque ci troviamo".
Secondo lui, "quando testimoniamo, siamo testimoni dell'amore, della solidarietà, della carità, nell'ambiente di vita, e quindi è la missione che continua", e questo fatto è una realtà in questo periodo di crisi sanitaria in cui i gesti di solidarietà si moltiplicano da un ambito all'altro.
P. Jean Noel Gossou aggiunge che “nonostante la pandemia di Coronavirus, la missione viene svolta anche con la preghiera, che è una parte essenziale delle Pontificie Opere Missionarie e della Chiesa Universale”. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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AFRICA/MALAWI - “No alla violenza politica”: i leader religiosi condannano il massacro di Lilongwe
 
Lilongwe (Agenzia Fides) – "Ogni vita umana è sacra" ha dichiarato in una nota la Commissione per gli affari pubblici (PAC), un organismo che riunisce tutte le comunità religiose del Malawi, dopo l’attacco condotto con bottiglie incendiarie contro una famiglia a Lilongwe che ha causato la morte di almeno 4 persone, bruciate vive.
La famiglia viveva nei locali usati dal partito United Transformation Movement (UTM), obiettivo dell’attacco. L’UTM è il partito del vicepresidente Saulos Chilima, che ha rotto l’alleanza con il Presidente Peter Mutharika.
"L'incidente è da condannare nei termini più severi, in quanto viola i diritti umani e mira a intimidire il confronto democratico delle idee e a mettere a tacere le voci alternative", afferma la dichiarazione del PAC firmata dal Presidente Mons. Patrick Thawale, Vicario generale di Lilongwe e dal Segretario per le comunicazioni, il Vescovo Dr. Gilford Emmanuel Matonga dell'Associazione evangelica.
I membri del PAC hanno avvertito che "gli atti di violenza barbarici, codardi e incivili manifestano un senso di disperazione mentre il Malawi si appresta alle nuove elezioni presidenziali".
Per questo motivo, i leader religiosi chiedono un’indagine seria: "Il PAC desidera aggiungere la sua voce alle richieste di indagini rapide e imparziali sugli atti di violenza politica senza compiacenze nei confronti di chiunque" si legge nel comunicato dell’organismo costituito nel 1992 durante la transizione politica del Paese dal sistema a partito unico al multipartitismo.
“Il PAC chiede un dialogo aperto e inclusivo nella gestione delle controversie politiche - un meccanismo che ha il pieno sostegno di tutti i malawiani amanti della pace. Chiediamo inoltre a tutti i cittadini di rispettare la legge e di evitare qualsiasi forma di violenza politica”.
La violenza politica è in aumento in vista del voto del 19 maggio, convocato dopo che la Corte costituzionale ha annullato quelle tenute lo scorso maggio. (L.M.) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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ASIA/BANGLADESH - Il Covid-19 tra i rifugiati Rohingya: "Urgono misure di prevenzione e sensibilizzazione"
 
Cox's Bazar (Agenzia Fides) - "E' un lavoro difficile, ma ora la priorità è fermare l'infezione. In questi insediamenti, dove è quasi impossibile mantenere la distanza fisica, i rifugiati Rohingya sono ad alto rischio per la veloce diffusione del contagio da Covid-19. Urge mettere in campo tutte le misure necessarie": lo dice all'Agenzia Fides il cattolico bangladese George Mithu Gomes, che lavora a Cox's Bazar come "Program Manager for Disaster Response" della Ong "World Renew" . Nei campi profughi a Cox's Bazar è scattato l'allarme dopo la conferma che due donne e tre uomini di etnia Rohingya sono infetti nel campo di Lambashia, uno dei 34 insediamenti che accolgono i profughi.
Nella località di Cox's Bazar, poco oltre il confine tra Myanmar e Bangladesh, il governo bengalese ospita la più grande comunità di rifugiati del mondo: qui vivono 1,1 milioni di rifugiati di etnia Rohingya e di religione musulmana, fuggiti dal Myanmar. Tra questi, 700.000 sono arrivati ​​nel 2017 mentre un sanguinoso conflitto etnico ha avuto luogo in Myanmar tra l'esercito e i gruppi armati Rohingya.
George Mithu Gomes afferma a Fides: "La preoccupazione è alta. In queste precarie condizioni di vita, non è possibile controllare l'infezione e il contagio potrebbe velocemente diffondersi nei 34 campi profughi dove vivono i Rohingya. Bisogna agire prontamente per fermare l'infezione nei campi profughi. "Bisognerebbe effettuare tamponi e controlli, allestire strutture e luoghi per una quarantena. È inoltre necessario sensibilizzare la popolazione dei Rohingya, che non sono istruiti sulla malattia, bisogna insegnare loro i comportamenti necessari per prevenire e contenere la diffusione del Covid-19" prosegue.
Fides ha raccolto le parole di alcuni rifugiati Rohingya, i quali pensano che, se l'infezione di coronavirus si diffonderà nei campi, non riceveranno trattamenti necessari : "Nei campi non abbiamo ricevuto cure mediche adeguate: se il virus arriva, moriremo senza cure" afferma Mahammod Jubiar, 65enne Rohingya. Un altro rifugiato Rohingya, Iqubal Islam, ritiene urgente la sensibilizzazione tra i rifugiati: "Essendo molti analfabeti, i rifugiati non sanno come si può diffondere il virus, non sanno come possono difendersi, non hanno idea delle misure di prevenzione". Come riferito a Fides, all'opera di prevenzione si stanno dedicando Caritas e altre Ong, che da settimane hanno attivato in campo programmi specifici per informare i rifugiati.
Abu Toha Bhuya, a capo del sevizio sanitario dell'Ufficio governativo per i soccorsi e il rimpatrio dei rifugiati, spiega: "Di notte i Rohingya spesso vanno fuori dai campi. Comprano medicinali e altri beni per le necessità quotidiane. Alcuni, poi, sono anche coinvolti nello spaccio di droga: ecco come il virus può essere arrivato qui". Inoltre nei campi di Rohingya a Cox's bazar, operano 30.000 lavoratori di 140 Organizzazioni Non Governative, che vanno spesso a Dhaka e in altre città. In questo modo potrebbero essere vettori del coronavirus.
In Bangladesh attualmente sono 22.268 le persone infettate da Covid-19. Tra questi 4.373 sono guarite e 328 sono morte.
(FC) (Agenzia Fides, 18/5/2020)
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ASIA/INDIA - La "Settimana Laudato Si'", per un domani migliore
 
Mumbai (Agenzia Fides) - "Come comunità cattolica in India vogliamo riflettere, pregare, confrontarci e agire per un domani più giusto e sostenibile": lo dice all'Agenzia Fides p. Joseph Gonsalves, capo dell'ufficio arcidiocesano per l'ambiente di Bombay, raccontando come la Chiesa indiana celebra il 5° anniversario della enciclica “Laudato Si”, vivendo la speciale "Settimana Laudato Si' " dal 16 al 24 maggio.
L'Ufficio arcidiocesano per l'ambiente ha preparato un breve opuscolo suggerendo varie attività per gruppi e famiglie, anche nel periodo di confinamento, imposto per contenere il coronavirus. Si consigliano comportamenti e iniziative di sensibilizzazione per uno stile di vita sostenibile durante tutto l'anno, per genitori, giovani, studenti. Nel frattempo, p. Ivel Mendanha, Redentorista, ha realizzato una serie di video che riflettono sul documento di Papa Francesco: “Insieme con una riflessione quotidiana su un diverso aspetto della tutela del Creato, forniamo anche attività che si possono praticare ogni giorno, durante la settimana dal 16 al 24. Uniamoci per proteggere la nostra Casa comune " ha detto a Fides p. Ivel. Mentre il mondo è bloccato a causa della pandemia di Covid-19, riponiamo la nostra fiducia in Dio e facciamo la nostra parte per costruire un mondo migliore. Siamo una famiglia unita con Dio, con l'umanità, con il Creato: prendiamoci cura gli uni degli altri, per la generazioni future” aggiunge P. Mendanha, esortando tutti i battezzati indiani a prendere sul serio un cammino di riflessione e di azione, seguendo i criteri indicati nella Laudato si'.
Tra le varie comunità e ordini religiosi impegnati nella sensibilizzazione, i Gesuiti indiani hanno rilanciato l'importanza dell'enciclica Laudato Si' per le scuole, raccomandando tutta una serie di risorse e azioni. Gli studenti sono incoraggiati a unirsi a "Tarumitra" ("Amici degli alberi"), grande organizzazione studentesca in India, che ha come missione "proteggere e promuovere un ambiente sano sulla Terra". Il movimento studentesco è stato concepito e lanciato dai Gesuiti della provincia di Patna nel 1998 e ora è un progetto della Conferenza dei gesuiti dell'Asia meridionale. Il movimento copre una rete di centinaia di scuole superiori e college in tutta l'India: nella Settimana Laudato si' tutti i membri sono invitati a diffondere una sensibilità ecologica e promuovere una spiritualità e una visione del mondo che siano "amiche della terra" e non considerino la "Casa comune" come un ambiente da sfruttare . (SD-PA) (Agenzia Fides 18/5/2020)


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ASIA/VIETNAM - Riprendono le attività pastorali, con attenzione alla solidarietà interreligiosa
 
Hanoi (Agenzia Fides) - Sono riprese in Vietnam, seppure con le dovute cautele, le attività religiose pubbliche bloccate per almeno sei settimane a causa dell’emergenza Covid-19. Il via libera delle autorità è arrivato l’8 maggio quando Vu Chien Thang, a capo del Comitato per gli affari religiosi del governo, ha reso noto che il virus era ormai “sotto controllo” e che tutte le province erano ormai a basso rischio infezione. Il Comitato ha pertanto autorizzato tutte le organizzazioni religiose a riprendere le normali attività, purché siano garantite le misure preventive necessarie, compresa la quarantena per chi viene da fuori. Una notizia accolta con sollievo anche dalla Chiesa cattolica: “Siamo lieti di ringraziare Dio e di credere che le preghiere dei fedeli di tutto il mondo abbiano contribuito a contrastare la pandemia”, è stato il commento a caldo dell'Arcivescovo Joseph Vu Van Thien di Hanoi.
Sebbene non vi siano stati contagi del virus nel paese per più di un mese e il Vietnam non abbia registrato nessun decesso, l’attenzione resta alta. Osservare le precauzioni, però, non significa stare fermi: con questo spirito i Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani) a Hue, l’antica capitale, stanno lavorando fianco a fianco di suore buddiste con un obiettivo specifico: le persone con gravi disabilità fisiche, segmento molto vulnerabile della popolazione. Come appreso da Fides, alcuni giorni dopo la riapertura, alcuni sacerdoti e volontari laici guidati da padre Joseph Phan Tan Ho, responsabile della Congregazione del Sacro Cuore a Hue, hanno visitato e offerto doni al Centro buddista per bambini disabili di Hue, dove sono stati ricevuti dalla monaca buddista Thich Nu Thoai Nghiem, vicedirettore della Pagoda di Long Tho: “Il Centro si basa principalmente sulle donazioni e chiediamo sostegno perché abbiamo carenza di cibo a causa dell'epidemia di Coronavirus” ha detto. La giornata ha visto sacerdoti e volontari cucinare, servire pasti e giocare coi bambini.
La situazione per le comunità più vulnerabili della popolazione, infatti, si è aggravata col Covid-19: l’Ufficio Onu per gli affari umanitari di Ginevra ha pubblicato una guida apposita mentre il locale ufficio del Programma Onu per lo sviluppo (Undp) ha appena reso nota una ricerca su virus e disabilità nel Paese (“Rapid Assessment of the Socio-economic impact of COVID-19 on persons with disabilities in Viet Nam”). Secondo i risultati dell’inchiesta, l'82% degli intervistati è preoccupato per gli effetti del virus e il 70% fra loro ha difficoltà non solo ad accedere all’assistenza medica e ai servizi di riabilitazione, ma anche ai controlli e ai medicinali. Il 25% fra loro ha infine difficoltà nel procurarsi mascherine e disinfettanti. (MG-PA) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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AMERICA/CUBA - "Dignità e libertà valgono le nostre preghiere con tutte le forze": l'arcidiocesi dell'Avana dinanzi all'emergenza sanitaria
 
L'Avana (Agenzia Fides) - Cuba sta vivendo momenti di sconforto dinanzi all'emergenza sanitaria. La popolazione, sebbene informata della necessità di seguire le misure di mantenere la distanza sociale per evitare i contagi di Covid 19, non ha fermato l'attività commerciale e gli incontri di gruppi in tanti luoghi. "Osservando gli agglomerati reiterati di migliaia di cubani che si affannano per avere 'il nostro pane quotidiano', qualcuno ha detto, solo pochi giorni fa: "Non c'è dubbio, solo Dio protegge questo popolo". Lo ha scritto la rivista Palabra Nueva dell'Arcidiocesi dell'Avana in riferimento alle enormi code che si verificano in tutta Cuba nonostante la pandemia di Covid-19.
Secondo la pubblicazione ufficiale della Chiesa cattolica dell'isola, Papa Francesco e i Vescovi cubani hanno invocato la speranza in mezzo alla pandemia che il mondo sta soffrendo in questi giorni, e l'hanno definita "una dura prova" in una nota pubblicata sul suo account Facebook. "Guardiamo attraverso gli occhi di Gesù, l'autore della speranza. Facciamolo, credenti o no, gente semplice, sovrani. Dignità e libertà valgono le preghiere con tutte le forze" conclude il testo.
Su questa linea di vicinanza da parte della Chiesa, l'Arcivescovo dell'Avana, il Cardinale Juan de la Caridad García Rodríguez, due giorni fa ha inviato un messaggio ai giovani cubani: "Siete la nostra speranza, guardate quante sono le persone anziane, voi siete sempre molti di più. Siate attenti dinanzi a questa situazione nuova" ha ribadito, poi li ha esortati a imitare l'esempio delle persone anziane che sono rimaste fedeli alla Chiesa nel corso degli anni difficili. "Cercate di non deludere Gesù, che è e sarà sempre il nostro punto di riferimento" ha concluso in un video messaggio attraverso il Facebook dell'arcidiocesi.
Dinanzi all'emergenza sanitaria, in seguito alla decisione della Conferenza Episcopale di sospendere tutte le celebrazioni religiose pubbliche, con un gesto inedito senza precedenti, il governo cubano ha autorizzato l'accesso della Chiesa cattolica alla radio e alla televisione ufficiali per trasmettere le liturgie, dal momento che la popolazione è soggetta all'isolamento.
A Cuba sono stati registrati circa due mila casi confermati di Covid 19, con 79 decessi.
(CE) (Agenzia Fides 18/05/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - I cattolici non credono alla magia: l'impegno per sradicare le pratiche violente della superstizione
 
Bereina (Agenzia Fides) – “La polizia ha salvato due donne mentre venivano torturate, accoltellate e bruciate con spranghe di ferro; intorno a loro, una folla di cinquecento persone osservava. Poche settimane fa questa notizie era nella prima pagina del giornale nazionale, in Papua Nuova Guinea. Come può essere che una tortura avvenga sotto gli occhi di così tante persone? Quello che è successo è stato un episodio di violenza, tristemente frequente in questo Paese, correlata ad un’accusa di stregoneria. Ma ancor più triste è dover parlare di omicidi per accuse di stregoneria, quando la violenza sorpassa ogni limite". A parlare all’Agenzia Fides di questa grave emergenza è suor Anna Pigozzo, missionaria della Fraternità Cavanis Gesù Buon Pastore a Bereina.
“Così, mentre il pandemico Coronavirus sta mietendo molte vittime, queste notizie ci ricordano che nel mondo ci sono persone che ancora soffrono e muoiono per terribili ingiustizie" spiega la missionaria.
“Qui in Papua Nuova Guinea, infatti, il credere alla magia e alla superstizione è ancora molto radicato: se per esempio, una persona muore improvvisamente e senza nessuna visibile malattia, la gente tende a pensare che la morte sia stata causata da un maleficio da parte di ‘nemico’. Per questo, cercano di identificare il ‘nemico’ per punirlo e vendicare la morte. È considerata una forma di giustizia e, fino al 2013, anche la legge teneva in considerazione questo tratto culturale, alleggerendo la punizione di una sentenza per omicidio qualora ci fosse stata una presunta accusa di magia contro la vittima. Nel 2013 la legge è stata modificata e nel 2015 il Governo ha approvato il Sorcery National Action Plan, la cui realizzazione è ancora evidentemente lunga e difficoltosa. Infatti, la Papua Nuova Guinea, sia nelle zone rurali che nelle città, ha registrato un aumento di attacchi violenti da parte di gruppi numerosi che, accusando le vittime di stregoneria, vogliono farsi giustizia da soli. Testimoni oculari dell’omicidio di una vittima accusata di stregoneria non denunceranno il crimine, per paura di perdere anche la loro vita o quella dei loro familiari.”
“Tutti parlano dell’importanza dello sviluppo della Papua Nuova Guinea, ma focalizzandosi solo su quello economico. Senza una crescita morale, questo Paese non potrà progredire. Anzi, si smarrirà, per sempre. Oggi è il momento di allontanare questa grande vergogna dalla nostra comunità, dal nostro Paese, dalla nostra fede. Ora” scriveva nel 2012 p. Donald Lippert, O.F.M. Cap, Vescovo di Mendi, una zona dove l’accusa di stregoneria è una problematica grave e che necessita un’azione urgente.
Suor Anna sottolinea il fatto che “violenza e odio non possono certo essere combattute con ulteriore violenza e odio e che, riflettendo su queste problematiche, siamo ancor più convinte di quanto sia importante continuare il lavoro di evangelizzazione ed educazione in questo Paese, dove la fede cristiana è arrivata da soli centotrenta anni.” La missionaria ricorda inoltre: "Già nel 2012 p. Lippert diceva alla gente che non si può essere cattolici e credere nel sanguma (magia), nelle pozioni, nella stregoneria. La mancata denuncia di torture o di omicidi di vittime accusate di stregoneria significa credere nella stregoneria. Tutto ciò è incompatibile con la fede cattolica. E così domandava ai suoi fedeli di pregare, digiunare e rigettare questo peccato.”
“In questa battaglia culturale - conclude - abbiamo come strumenti l’educazione, per sviluppare un pensiero critico e un senso di responsabilità, per imparare a distinguere fatti da opinioni. Abbiamo la preghiera, i sacramenti, la nostra fede cattolica nella quale professiamo di credere in Dio, Padre, Onnipotente, per aiutare ad allontanare violenza, superstizione, odio e qualsiasi altro peccato. Non possiamo essere testimoni silenziosi di violenze, abusi e crimini. Ogni volta e in qualsiasi modo, impegniamoci a condividere la carità e la pace di Cristo.” (AP/AP) (Agenzia Fides 18/5/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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