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lunedì 18 maggio 2020

Agenzia Fides 18 maggio 2020

VATICANO - L’ansia missionaria di San Giovanni Paolo II, “Pastore vicino al popolo”
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Mentre nel mondo si celebrava la Giornata Missionaria Mondiale, domenica 22 ottobre 1978, il nuovo Papa, Giovanni Paolo II, iniziava in Piazza San Pietro il suo ministero di Pastore universale con una vigorosa esortazione che sarebbe stata l’emblema del suo pontificato: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”. L’Arcivescovo di Cracovia, il Card. Karol Wojtyla (1920-2005), era stato eletto il 16 ottobre successore di Pietro.
La circostanza dell’inizio del ministero petrino venne evidenziata dallo stesso Pontefice nel suo primo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, il 14 giugno 1979, in cui ricordava la “felice coincidenza”: “Non potei omettere, tra le intenzioni primarie che fervevano nel mio animo in quella solenne circostanza, il riferimento al problema sempre attuale ed urgente della dilatazione del Regno di Dio tra i popoli non cristiani”.
Beatificato da Benedetto XVI il 1° maggio 2011 e canonizzato da Papa Francesco il 27 aprile 2014, San Giovanni Paolo II è stato definito “il Papa itinerante, il Papa missionario, il Papa evangelizzatore”. Papa Francesco, celebrando questa mattina la santa Messa nella Basilica Vaticana sull’altare che custodisce le sue spoglie mortali, nel centenario della nascita di Karol Wojtyla, ha sottolineato la sua ansia missionaria, definendolo “uomo di vicinanza”. “Non era un uomo distaccato dal popolo – ha detto Papa Francesco -, anzi andava a trovare il popolo e girò il mondo intero, trovando il suo popolo, cercando il suo popolo, facendosi vicino. E la vicinanza è uno dei tratti di Dio con il suo popolo… Una vicinanza di Dio con il popolo che poi si fa stretta in Gesù, si fa forte in Gesù. Un pastore è vicino al popolo, al contrario non è pastore, è un gerarca, è un amministratore, forse buono ma non è pastore. Vicinanza al popolo. E san Giovanni Paolo II ci ha dato l’esempio di questa vicinanza: vicino ai grandi e ai piccoli, ai vicini e ai lontani, sempre vicino, si faceva vicino”.
I suoi intensi 26 anni di pontificato, a cavallo tra il ventesimo e il ventunesimo secolo, sono stati interamente caratterizzati da una forte connotazione missionaria espressa in mille modi, a cominciare dai messaggi per l’annuale Giornata Missionaria, che hanno avuto come filo conduttore l’invito alla corresponsabilità di tutte le componenti della Chiesa all’opera di evangelizzazione del mondo, sottolineando il ruolo centrale svolto dalle Pontificie Opere Missionarie per l’animazione e la cooperazione missionaria.
Il suo ricco Magistero ha segnato inequivocabilmente la storia della missione, aprendo nuovi sentieri, indicando nuovi traguardi. La sua eredità principale resta l’Enciclica “Redemptoris Missio” (1990), sulla perenne validità del mandato missionario, definita la magna charta della missione del terzo millennio. Nel 1995 Giovanni Paolo II dedicò un ciclo di 9 catechesi durante l’udienza generale del mercoledì, agli elementi fondamentali ed essenziali della missione della Chiesa, ai capisaldi su cui essa si fonda, nonché alle nuove sfide della missione ed alle questioni legate al crescente impegno per l’ecumenismo. Tutti i suoi documenti, dalle esortazioni apostoliche agli incontri con i Vescovi per le visita ad limina, alle omelie, sono intessuti dall’invito a proclamare il Signore risorto, a non tirarsi indietro dall’annuncio, a non lasciarsi vincere dallo scoraggiamento e dal pessimismo. Per la prima volta nella storia della Chiesa ha convocato Assemblee speciali del Sinodo dei Vescovi dedicate ad analizzare e studiare la situazione dell’evangelizzazione nei diversi continenti, facendo convenire a Roma gli Episcopati di Africa, Asia, America, Oceania, Europa.
Spiccano in questo ministero i suoi 104 viaggi internazionali, ad imitazione dell’Apostolo Paolo, con cui ha raggiunto le comunità missionarie sparse nel mondo, anche quelle più distanti geograficamente e numericamente esigue, avendo sempre cura di incontrare non solo sovrani e capi di stato, ma soprattutto i poveri, i malati, gli anziani, i carcerati, gli handicappati e quanti sono generalmente messi ai margini della società, come “un pastore vicino al popolo, vicino ai grandi e ai piccoli” ha ricordato Papa Francesco. (SL) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - L'impegno delle POM ai tempi di Covid-19: i mezzi di comunicazione sociale, una risorsa missionaria
 
Abidjan (Agenzia Fides) – - “Il periodo che stiamo attraversando è un periodo difficile in tutti gli aspetti della vita umana e la Chiesa non sfugge alle conseguenze; ma la missione continua a essere svolta” afferma p. Jean Noel Gossou, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Costa d'Avorio, in un colloquio con l’Agenzia Fides sulle conseguenze della pandemia da Covid-19 sulle attività della missione nel Paese.
P. Gossou ricorda che “la missione è il comandamento di Cristo, il volere di Cristo è che andiamo da tutte le nazioni e facciamo discepoli, è un andare verso gli altri, ma oggi con questa pandemia, questo andare diventa difficile e quindi sono stati trovati altri mezzi per svolgere la missione affidata alle POM”.
Secondo il Direttore nazionale delle POM, “la missione viene svolta oggi grazie all'intelligenza degli uomini attraverso i mezzi di comunicazione: radio, tv, reti sociali o messaggi (i versetti biblici vengono inviati ai cristiani per incoraggiarli, mantenere accesa la fiamma del risveglio missionario)”.
P. Gossou afferma che il Covid-19 non dovrebbe fermare la missione: "anche se limitati negli spostamenti, possiamo continuare la missione dando testimonianza dell'amore di Cristo ovunque ci troviamo".
Secondo lui, "quando testimoniamo, siamo testimoni dell'amore, della solidarietà, della carità, nell'ambiente di vita, e quindi è la missione che continua", e questo fatto è una realtà in questo periodo di crisi sanitaria in cui i gesti di solidarietà si moltiplicano da un ambito all'altro.
P. Jean Noel Gossou aggiunge che “nonostante la pandemia di Coronavirus, la missione viene svolta anche con la preghiera, che è una parte essenziale delle Pontificie Opere Missionarie e della Chiesa Universale”. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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AFRICA/MALAWI - “No alla violenza politica”: i leader religiosi condannano il massacro di Lilongwe
 
Lilongwe (Agenzia Fides) – "Ogni vita umana è sacra" ha dichiarato in una nota la Commissione per gli affari pubblici (PAC), un organismo che riunisce tutte le comunità religiose del Malawi, dopo l’attacco condotto con bottiglie incendiarie contro una famiglia a Lilongwe che ha causato la morte di almeno 4 persone, bruciate vive.
La famiglia viveva nei locali usati dal partito United Transformation Movement (UTM), obiettivo dell’attacco. L’UTM è il partito del vicepresidente Saulos Chilima, che ha rotto l’alleanza con il Presidente Peter Mutharika.
"L'incidente è da condannare nei termini più severi, in quanto viola i diritti umani e mira a intimidire il confronto democratico delle idee e a mettere a tacere le voci alternative", afferma la dichiarazione del PAC firmata dal Presidente Mons. Patrick Thawale, Vicario generale di Lilongwe e dal Segretario per le comunicazioni, il Vescovo Dr. Gilford Emmanuel Matonga dell'Associazione evangelica.
I membri del PAC hanno avvertito che "gli atti di violenza barbarici, codardi e incivili manifestano un senso di disperazione mentre il Malawi si appresta alle nuove elezioni presidenziali".
Per questo motivo, i leader religiosi chiedono un’indagine seria: "Il PAC desidera aggiungere la sua voce alle richieste di indagini rapide e imparziali sugli atti di violenza politica senza compiacenze nei confronti di chiunque" si legge nel comunicato dell’organismo costituito nel 1992 durante la transizione politica del Paese dal sistema a partito unico al multipartitismo.
“Il PAC chiede un dialogo aperto e inclusivo nella gestione delle controversie politiche - un meccanismo che ha il pieno sostegno di tutti i malawiani amanti della pace. Chiediamo inoltre a tutti i cittadini di rispettare la legge e di evitare qualsiasi forma di violenza politica”.
La violenza politica è in aumento in vista del voto del 19 maggio, convocato dopo che la Corte costituzionale ha annullato quelle tenute lo scorso maggio. (L.M.) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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ASIA/BANGLADESH - Il Covid-19 tra i rifugiati Rohingya: "Urgono misure di prevenzione e sensibilizzazione"
 
Cox's Bazar (Agenzia Fides) - "E' un lavoro difficile, ma ora la priorità è fermare l'infezione. In questi insediamenti, dove è quasi impossibile mantenere la distanza fisica, i rifugiati Rohingya sono ad alto rischio per la veloce diffusione del contagio da Covid-19. Urge mettere in campo tutte le misure necessarie": lo dice all'Agenzia Fides il cattolico bangladese George Mithu Gomes, che lavora a Cox's Bazar come "Program Manager for Disaster Response" della Ong "World Renew" . Nei campi profughi a Cox's Bazar è scattato l'allarme dopo la conferma che due donne e tre uomini di etnia Rohingya sono infetti nel campo di Lambashia, uno dei 34 insediamenti che accolgono i profughi.
Nella località di Cox's Bazar, poco oltre il confine tra Myanmar e Bangladesh, il governo bengalese ospita la più grande comunità di rifugiati del mondo: qui vivono 1,1 milioni di rifugiati di etnia Rohingya e di religione musulmana, fuggiti dal Myanmar. Tra questi, 700.000 sono arrivati ​​nel 2017 mentre un sanguinoso conflitto etnico ha avuto luogo in Myanmar tra l'esercito e i gruppi armati Rohingya.
George Mithu Gomes afferma a Fides: "La preoccupazione è alta. In queste precarie condizioni di vita, non è possibile controllare l'infezione e il contagio potrebbe velocemente diffondersi nei 34 campi profughi dove vivono i Rohingya. Bisogna agire prontamente per fermare l'infezione nei campi profughi. "Bisognerebbe effettuare tamponi e controlli, allestire strutture e luoghi per una quarantena. È inoltre necessario sensibilizzare la popolazione dei Rohingya, che non sono istruiti sulla malattia, bisogna insegnare loro i comportamenti necessari per prevenire e contenere la diffusione del Covid-19" prosegue.
Fides ha raccolto le parole di alcuni rifugiati Rohingya, i quali pensano che, se l'infezione di coronavirus si diffonderà nei campi, non riceveranno trattamenti necessari : "Nei campi non abbiamo ricevuto cure mediche adeguate: se il virus arriva, moriremo senza cure" afferma Mahammod Jubiar, 65enne Rohingya. Un altro rifugiato Rohingya, Iqubal Islam, ritiene urgente la sensibilizzazione tra i rifugiati: "Essendo molti analfabeti, i rifugiati non sanno come si può diffondere il virus, non sanno come possono difendersi, non hanno idea delle misure di prevenzione". Come riferito a Fides, all'opera di prevenzione si stanno dedicando Caritas e altre Ong, che da settimane hanno attivato in campo programmi specifici per informare i rifugiati.
Abu Toha Bhuya, a capo del sevizio sanitario dell'Ufficio governativo per i soccorsi e il rimpatrio dei rifugiati, spiega: "Di notte i Rohingya spesso vanno fuori dai campi. Comprano medicinali e altri beni per le necessità quotidiane. Alcuni, poi, sono anche coinvolti nello spaccio di droga: ecco come il virus può essere arrivato qui". Inoltre nei campi di Rohingya a Cox's bazar, operano 30.000 lavoratori di 140 Organizzazioni Non Governative, che vanno spesso a Dhaka e in altre città. In questo modo potrebbero essere vettori del coronavirus.
In Bangladesh attualmente sono 22.268 le persone infettate da Covid-19. Tra questi 4.373 sono guarite e 328 sono morte.
(FC) (Agenzia Fides, 18/5/2020)
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ASIA/INDIA - La "Settimana Laudato Si'", per un domani migliore
 
Mumbai (Agenzia Fides) - "Come comunità cattolica in India vogliamo riflettere, pregare, confrontarci e agire per un domani più giusto e sostenibile": lo dice all'Agenzia Fides p. Joseph Gonsalves, capo dell'ufficio arcidiocesano per l'ambiente di Bombay, raccontando come la Chiesa indiana celebra il 5° anniversario della enciclica “Laudato Si”, vivendo la speciale "Settimana Laudato Si' " dal 16 al 24 maggio.
L'Ufficio arcidiocesano per l'ambiente ha preparato un breve opuscolo suggerendo varie attività per gruppi e famiglie, anche nel periodo di confinamento, imposto per contenere il coronavirus. Si consigliano comportamenti e iniziative di sensibilizzazione per uno stile di vita sostenibile durante tutto l'anno, per genitori, giovani, studenti. Nel frattempo, p. Ivel Mendanha, Redentorista, ha realizzato una serie di video che riflettono sul documento di Papa Francesco: “Insieme con una riflessione quotidiana su un diverso aspetto della tutela del Creato, forniamo anche attività che si possono praticare ogni giorno, durante la settimana dal 16 al 24. Uniamoci per proteggere la nostra Casa comune " ha detto a Fides p. Ivel. Mentre il mondo è bloccato a causa della pandemia di Covid-19, riponiamo la nostra fiducia in Dio e facciamo la nostra parte per costruire un mondo migliore. Siamo una famiglia unita con Dio, con l'umanità, con il Creato: prendiamoci cura gli uni degli altri, per la generazioni future” aggiunge P. Mendanha, esortando tutti i battezzati indiani a prendere sul serio un cammino di riflessione e di azione, seguendo i criteri indicati nella Laudato si'.
Tra le varie comunità e ordini religiosi impegnati nella sensibilizzazione, i Gesuiti indiani hanno rilanciato l'importanza dell'enciclica Laudato Si' per le scuole, raccomandando tutta una serie di risorse e azioni. Gli studenti sono incoraggiati a unirsi a "Tarumitra" ("Amici degli alberi"), grande organizzazione studentesca in India, che ha come missione "proteggere e promuovere un ambiente sano sulla Terra". Il movimento studentesco è stato concepito e lanciato dai Gesuiti della provincia di Patna nel 1998 e ora è un progetto della Conferenza dei gesuiti dell'Asia meridionale. Il movimento copre una rete di centinaia di scuole superiori e college in tutta l'India: nella Settimana Laudato si' tutti i membri sono invitati a diffondere una sensibilità ecologica e promuovere una spiritualità e una visione del mondo che siano "amiche della terra" e non considerino la "Casa comune" come un ambiente da sfruttare . (SD-PA) (Agenzia Fides 18/5/2020)


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ASIA/VIETNAM - Riprendono le attività pastorali, con attenzione alla solidarietà interreligiosa
 
Hanoi (Agenzia Fides) - Sono riprese in Vietnam, seppure con le dovute cautele, le attività religiose pubbliche bloccate per almeno sei settimane a causa dell’emergenza Covid-19. Il via libera delle autorità è arrivato l’8 maggio quando Vu Chien Thang, a capo del Comitato per gli affari religiosi del governo, ha reso noto che il virus era ormai “sotto controllo” e che tutte le province erano ormai a basso rischio infezione. Il Comitato ha pertanto autorizzato tutte le organizzazioni religiose a riprendere le normali attività, purché siano garantite le misure preventive necessarie, compresa la quarantena per chi viene da fuori. Una notizia accolta con sollievo anche dalla Chiesa cattolica: “Siamo lieti di ringraziare Dio e di credere che le preghiere dei fedeli di tutto il mondo abbiano contribuito a contrastare la pandemia”, è stato il commento a caldo dell'Arcivescovo Joseph Vu Van Thien di Hanoi.
Sebbene non vi siano stati contagi del virus nel paese per più di un mese e il Vietnam non abbia registrato nessun decesso, l’attenzione resta alta. Osservare le precauzioni, però, non significa stare fermi: con questo spirito i Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani) a Hue, l’antica capitale, stanno lavorando fianco a fianco di suore buddiste con un obiettivo specifico: le persone con gravi disabilità fisiche, segmento molto vulnerabile della popolazione. Come appreso da Fides, alcuni giorni dopo la riapertura, alcuni sacerdoti e volontari laici guidati da padre Joseph Phan Tan Ho, responsabile della Congregazione del Sacro Cuore a Hue, hanno visitato e offerto doni al Centro buddista per bambini disabili di Hue, dove sono stati ricevuti dalla monaca buddista Thich Nu Thoai Nghiem, vicedirettore della Pagoda di Long Tho: “Il Centro si basa principalmente sulle donazioni e chiediamo sostegno perché abbiamo carenza di cibo a causa dell'epidemia di Coronavirus” ha detto. La giornata ha visto sacerdoti e volontari cucinare, servire pasti e giocare coi bambini.
La situazione per le comunità più vulnerabili della popolazione, infatti, si è aggravata col Covid-19: l’Ufficio Onu per gli affari umanitari di Ginevra ha pubblicato una guida apposita mentre il locale ufficio del Programma Onu per lo sviluppo (Undp) ha appena reso nota una ricerca su virus e disabilità nel Paese (“Rapid Assessment of the Socio-economic impact of COVID-19 on persons with disabilities in Viet Nam”). Secondo i risultati dell’inchiesta, l'82% degli intervistati è preoccupato per gli effetti del virus e il 70% fra loro ha difficoltà non solo ad accedere all’assistenza medica e ai servizi di riabilitazione, ma anche ai controlli e ai medicinali. Il 25% fra loro ha infine difficoltà nel procurarsi mascherine e disinfettanti. (MG-PA) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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AMERICA/CUBA - "Dignità e libertà valgono le nostre preghiere con tutte le forze": l'arcidiocesi dell'Avana dinanzi all'emergenza sanitaria
 
L'Avana (Agenzia Fides) - Cuba sta vivendo momenti di sconforto dinanzi all'emergenza sanitaria. La popolazione, sebbene informata della necessità di seguire le misure di mantenere la distanza sociale per evitare i contagi di Covid 19, non ha fermato l'attività commerciale e gli incontri di gruppi in tanti luoghi. "Osservando gli agglomerati reiterati di migliaia di cubani che si affannano per avere 'il nostro pane quotidiano', qualcuno ha detto, solo pochi giorni fa: "Non c'è dubbio, solo Dio protegge questo popolo". Lo ha scritto la rivista Palabra Nueva dell'Arcidiocesi dell'Avana in riferimento alle enormi code che si verificano in tutta Cuba nonostante la pandemia di Covid-19.
Secondo la pubblicazione ufficiale della Chiesa cattolica dell'isola, Papa Francesco e i Vescovi cubani hanno invocato la speranza in mezzo alla pandemia che il mondo sta soffrendo in questi giorni, e l'hanno definita "una dura prova" in una nota pubblicata sul suo account Facebook. "Guardiamo attraverso gli occhi di Gesù, l'autore della speranza. Facciamolo, credenti o no, gente semplice, sovrani. Dignità e libertà valgono le preghiere con tutte le forze" conclude il testo.
Su questa linea di vicinanza da parte della Chiesa, l'Arcivescovo dell'Avana, il Cardinale Juan de la Caridad García Rodríguez, due giorni fa ha inviato un messaggio ai giovani cubani: "Siete la nostra speranza, guardate quante sono le persone anziane, voi siete sempre molti di più. Siate attenti dinanzi a questa situazione nuova" ha ribadito, poi li ha esortati a imitare l'esempio delle persone anziane che sono rimaste fedeli alla Chiesa nel corso degli anni difficili. "Cercate di non deludere Gesù, che è e sarà sempre il nostro punto di riferimento" ha concluso in un video messaggio attraverso il Facebook dell'arcidiocesi.
Dinanzi all'emergenza sanitaria, in seguito alla decisione della Conferenza Episcopale di sospendere tutte le celebrazioni religiose pubbliche, con un gesto inedito senza precedenti, il governo cubano ha autorizzato l'accesso della Chiesa cattolica alla radio e alla televisione ufficiali per trasmettere le liturgie, dal momento che la popolazione è soggetta all'isolamento.
A Cuba sono stati registrati circa due mila casi confermati di Covid 19, con 79 decessi.
(CE) (Agenzia Fides 18/05/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - I cattolici non credono alla magia: l'impegno per sradicare le pratiche violente della superstizione
 
Bereina (Agenzia Fides) – “La polizia ha salvato due donne mentre venivano torturate, accoltellate e bruciate con spranghe di ferro; intorno a loro, una folla di cinquecento persone osservava. Poche settimane fa questa notizie era nella prima pagina del giornale nazionale, in Papua Nuova Guinea. Come può essere che una tortura avvenga sotto gli occhi di così tante persone? Quello che è successo è stato un episodio di violenza, tristemente frequente in questo Paese, correlata ad un’accusa di stregoneria. Ma ancor più triste è dover parlare di omicidi per accuse di stregoneria, quando la violenza sorpassa ogni limite". A parlare all’Agenzia Fides di questa grave emergenza è suor Anna Pigozzo, missionaria della Fraternità Cavanis Gesù Buon Pastore a Bereina.
“Così, mentre il pandemico Coronavirus sta mietendo molte vittime, queste notizie ci ricordano che nel mondo ci sono persone che ancora soffrono e muoiono per terribili ingiustizie" spiega la missionaria.
“Qui in Papua Nuova Guinea, infatti, il credere alla magia e alla superstizione è ancora molto radicato: se per esempio, una persona muore improvvisamente e senza nessuna visibile malattia, la gente tende a pensare che la morte sia stata causata da un maleficio da parte di ‘nemico’. Per questo, cercano di identificare il ‘nemico’ per punirlo e vendicare la morte. È considerata una forma di giustizia e, fino al 2013, anche la legge teneva in considerazione questo tratto culturale, alleggerendo la punizione di una sentenza per omicidio qualora ci fosse stata una presunta accusa di magia contro la vittima. Nel 2013 la legge è stata modificata e nel 2015 il Governo ha approvato il Sorcery National Action Plan, la cui realizzazione è ancora evidentemente lunga e difficoltosa. Infatti, la Papua Nuova Guinea, sia nelle zone rurali che nelle città, ha registrato un aumento di attacchi violenti da parte di gruppi numerosi che, accusando le vittime di stregoneria, vogliono farsi giustizia da soli. Testimoni oculari dell’omicidio di una vittima accusata di stregoneria non denunceranno il crimine, per paura di perdere anche la loro vita o quella dei loro familiari.”
“Tutti parlano dell’importanza dello sviluppo della Papua Nuova Guinea, ma focalizzandosi solo su quello economico. Senza una crescita morale, questo Paese non potrà progredire. Anzi, si smarrirà, per sempre. Oggi è il momento di allontanare questa grande vergogna dalla nostra comunità, dal nostro Paese, dalla nostra fede. Ora” scriveva nel 2012 p. Donald Lippert, O.F.M. Cap, Vescovo di Mendi, una zona dove l’accusa di stregoneria è una problematica grave e che necessita un’azione urgente.
Suor Anna sottolinea il fatto che “violenza e odio non possono certo essere combattute con ulteriore violenza e odio e che, riflettendo su queste problematiche, siamo ancor più convinte di quanto sia importante continuare il lavoro di evangelizzazione ed educazione in questo Paese, dove la fede cristiana è arrivata da soli centotrenta anni.” La missionaria ricorda inoltre: "Già nel 2012 p. Lippert diceva alla gente che non si può essere cattolici e credere nel sanguma (magia), nelle pozioni, nella stregoneria. La mancata denuncia di torture o di omicidi di vittime accusate di stregoneria significa credere nella stregoneria. Tutto ciò è incompatibile con la fede cattolica. E così domandava ai suoi fedeli di pregare, digiunare e rigettare questo peccato.”
“In questa battaglia culturale - conclude - abbiamo come strumenti l’educazione, per sviluppare un pensiero critico e un senso di responsabilità, per imparare a distinguere fatti da opinioni. Abbiamo la preghiera, i sacramenti, la nostra fede cattolica nella quale professiamo di credere in Dio, Padre, Onnipotente, per aiutare ad allontanare violenza, superstizione, odio e qualsiasi altro peccato. Non possiamo essere testimoni silenziosi di violenze, abusi e crimini. Ogni volta e in qualsiasi modo, impegniamoci a condividere la carità e la pace di Cristo.” (AP/AP) (Agenzia Fides 18/5/2020)

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