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venerdì 1 ottobre 2021

Agenzia Fides 1 ottobre 2021

 

AFRICA/TUNISIA- L’Arcivescovo Antoniazzi: la nomina di una donna come premier non è solo una “operazione di facciata”
 
Tunisi (Agenzia Fides) - “Operazione di facciata? Beh, dipende da come si guarda la cosa…” L’Arcivescovo Ilario Antoniazzi, a capo dell'Arcidiocesi cattolica di Tunisi, non sembra condividere i commenti e le analisi di segno opposto che sui media occidentali tendono a enfatizzare oltremisura, oppure a declassare a mera operazione d’immagine, la scelta del Presidente tunisino Kaïs Saïed di nominare a capo del nuovo governo la Professoressa Najla Najla Bouden Romdhane, prima donna chiamata a guidare la compagine governativa in un Paese arabo. “Innanzitutto” – fa notare l’Arcivescovo in una conversazione con l’Agenzia Fides - “bisogna tener conto del fatto che qui in Tunisia le donne hanno una rilevanza nella vita sociale di cui non si trova riscontro in altri Paesi arabi. Basta pensare che la base della famosa ‘Rivoluzione dei Gelsomini’ sono state le donne. In quale Paese arabo il sindaco della Capitale è una donna? Eppure qui a Tunisi, e anche in una quarantina di altre città tunisine, c’è una donna sindaco. Poi sarà forse una cosa di poco conto, ma sulla moneta da 10 dinari c’è l’effigie di una donna, la prima donna medico tunisina”.
La Tunisia, pur essendo un piccolo Paese – sostiene l’Arcivescovo – “per molte cose è un Paese pilota. E a proposito di piloti, io ho viaggiato tante volte con compagnie aeree occidentali e non ho mai visto donne pilota sugli aerei. Mentre sugli aerei tunisini è normale incontrare donne pilota o co-pilota”. Alla luce di tutto questo – prosegue Antoniazzi – è forse fuori luogo l’eccessivo clamore tributato dai media internazionali all’alto incarico politico ricevuto dalla professoressa tunisina. Ma risultano inappropriati anche i tentativi di ridurre la scelta politica operata dal Presidente tunisino a una pura operazione d’immagine.
“E’ vero” riconosce l’Arcivescovo di Tunisi “che forse Saïed aveva bisogno di qualche ‘vitamina’ per risollevare il consenso verso di lui, dopo questo periodo di vuoto politico e istituzionale, in cui cominciavano a crescere le critiche che lo accusavano di autoritarismo. Ma mi sembra riduttivo ridurre la sua scelta a una semplice operazione di facciata“, visto che la nomina di Najla alla guida del governo nazionale “potrà rappresentare una sfida per lo stesso Presidente”.
A fine luglio, Kaïs Saïed aveva "sospeso" il Parlamento, esautorato il governo e assunto i pieni poteri, accusando i leader delle forze politiche dominanti di aver condotto il Paese allo sfascio. “Continuo a pensare” aggiunge l’Arcivescovo Antoniazzi “che il Presidente abbia mostrato coraggio nel mandare via tanti corrotti che sottraevano risorse senza fare niente per la Tunisia. Non tutti sono d’accordo con lui, ma a mio giudizio la maggioranza della popolazione ancora lo sostiene. Ogni settimana si alternano manifestazioni a sostegno e manifestazioni contro il Presidente. Tra i contrari ci sono i partiti islamisti. Ma mi sembra evidente che la maggioranza continua e la maggioranza dei cittadini continua a sostenerlo. Adesso, solo il tempo potrà dirci se questa esperienza della nomina di una donna a capo del governo in un Paese arabo potrà rappresentare una esperienza positiva e innovativa per riconoscere e affermare il ruolo delle donne non solo per la società tunisina, ma per i Paesi arabi e per tutta la comunità internazionale”.
Najla Bouden Romdhane, nata nel 1958 a Kairouan, è un ingegnere geologo, professoressa di ingegneria sismica presso la Scuola nazionale di ingegneria di Tunisi. Romdhane ha conseguito un dottorato in geologia presso la Paris School of Mines in ingegneria sismica. Nel 2011 è stata nominata Direttore Generale responsabile della Qualità presso il Ministero dell’Istruzione Superiore e della Ricerca Scientifica. Prima di essere nominata a capo del governo tunisino, Najla Bouden Romdhane era coordinatrice di programmi presso la Banca Mondiale come funzionario interno ai progetti e al Ministero dell’Istruzione Superiore e della Ricerca Scientifica. (GV) (Agenzia Fides 1/10/2021)
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AFRICA/SUD SUDAN - La missione è ciò che unisce le diverse espressioni della Chiesa: il Vescovo di Tombura-Yambio esorta alla tutela di sacerdoti e religiosi
 
Tombura-Yambio (Agenzia Fides) – Negli ultimi mesi la contea di Tombura è vittima di violenti scontri tra le due forze rivali che hanno portato allo sfollamento di massa di centinaia di famiglie (vedi Agenzia Fides 22/9/2020). Quasi il 15% della popolazione locale è coinvolta nei gravi episodi di violenza che imperversano in tutto il Paese e in particolare nella diocesi di Tombura-Yambio. “Violenze, omicidi, odio, sfiducia, sfollamenti di massa hanno progressivamente aumentato il livello della nostra povertà al 97% se non al 100%” dice in un accorato appello inviato all’Agenzia Fides Mons. Eduardo Hiiboro Kussala, Vescovo della diocesi, rivolgendosi ai fedeli.
“Sacerdoti, religiosi, catechisti, seminaristi, personale ecclesiastico e altro ancora provengono da quelle comunità etniche che ora abitano la nostra diocesi. Come si comporteranno o si rapporteranno in mezzo a tante ambiguità? In un clima di sfiducia tale, come possiamo rivolgerci ai membri della nostra stessa comunità etnica senza essere sospettati o, viceversa, non essere odiati o diffidati dai membri di altri gruppi etnici?” Il Presule ha redatto un vero e proprio ‘Orientamento’ nel quale sottolinea che l'amore di Dio non ha confini. “Abbiamo bisogno di Dio nelle nostre vite e dobbiamo affidarci a Lui come Suoi veri credenti! Dobbiamo essere costruttori di ponti tra le nostre comunità etniche! Armiamoci tutti di prudenza!” insiste Mons. Hiiboro rivolto ai sacerdoti, religiosi e personale della diocesi.
Parlando invece all’intera popolazione il Presule esorta a proteggere, rispettare e aiutare sacerdoti e religiosi, in tutte le occasioni di pericoli, e di rivolgersi alle autorità ecclesiastiche competenti prima di accusare pubblicamente qualcuno. Allo stesso modo, il Vescovo incoraggia i sacerdoti ad evitare occasioni che possono alimentare perplessità.
“Chi siamo come sud sudanesi? Prima, durante e dopo la nostra indipendenza, nel 2011, non abbiamo mai discusso apertamente le questioni controverse. Non abbiamo mai deciso che tipo di società sud sudanese vogliamo. Ecco perché la società oggi è plasmata da etnie, politiche negative e da altre alleanze false o parassitarie! Stiamo raccogliendo i frutti di tutte le cose terribili che abbiamo sofferto o lasciato irrisolte. A tutti noi credenti rivolgo il mio appello di proteggere la nostra Chiesa! Il ruolo della Chiesa nella nostra società è grazia! Vi chiedo di aiutarmi a proteggere i nostri sacerdoti, religiosi, catechisti, seminaristi, personale e tutto il personale della Chiesa!”
“I sacerdoti e i religiosi non sono angeli, sono umani e vulnerabili, commettiamo errori. Qualsiasi tipo di problema va affrontato. Dobbiamo creare un ambiente in cui ognuno abbia la libertà di essere ciò che vuole, secondo la legge del proprio paese o ciò che richiede la coscienza. Ciò che unisce queste diverse espressioni della Chiesa è la missione della Chiesa e la sua visione dello sviluppo” conclude Mons. Hiiboro. “La visione della pace e dello sviluppo è radicata nella dignità intrinseca di tutte le persone, in quanto fatte a immagine e somiglianza di Dio, aventi uguale valore. È una visione di un mondo trasformato che riflette il Regno di Dio, dove tutte le persone, le etnie, le comunità e la terra, possono prosperare e dove tutte le persone e le istituzioni lavorano per il bene comune. (HK/AP) (Agenzia Fides 1/10/2021)
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AFRICA/UGANDA - Evangelizzazione e carità missionaria, in vista della Giornata missionaria mondiale
 
Kampala (Agenzia Fides) - L'evangelizzazione e la carità sono parte integrante della missione della Chiesa, che vive per evangelizzare e che comunica all'umanità l'amore di Cristo: lo dice all’Agenzia Fides p. Pontian Kaweesa, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Uganda, a margine di un incontro organizzato in vista della Giornata Missionaria Mondiale del 24 ottobre 2021. Dopo aver diffuso il messaggio del Papa e del tema della Giornata Missionaria Mondiale ( dal titolo «Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato») , in un recente incontro su piattaforma digitale con i direttori diocesani delle POM di tutte le 19 diocesi dell'Uganda, si è parlato di nuove modalità digitali di animazione e di raccolta fondi.
Tre i punti oggetto di approfondimento: nuovi mezzi di animazione delle diocesi; la preparazione della Giornata Missionaria Mondiale; il ricorso a innovativi mezzi digitali per la raccolta di fondi. Per il primo punto, i partecipanti hanno suggerito l'uso dei mezzi di comunicazione digitali per trasmettere la Parola di Dio e le preghiere da diffondere nelle famiglie e nei gruppi parrocchiali, anche utilizzando le radio e le TV locali, fondamentali durante il lockdown imposto dalla pandemia.
Per la preparazione della Giornata Missionaria Mondiale si auspica che, se la pandemia allenta la morsa, si consenta la celebrazione senza particolari restrizioni. In ogni caso la recita del rosario missionario in ogni famiglia, gruppo, congregazione religiosa resta fondamentale. A proposito della raccolta di fondi da destinare a progetti missionari, si pensa di creare una lista di appartenenza per ciascuna delle Pontificie Opere e di ricorrere a mezzi digitali per le donazioni. Nel mese di ottobre saranno inoltre mandati in onda, a cura dall'Ufficio Nazionale delle POM, programmi di informazione e animazione su Radio Maria, Uganda, Radio Sapientia e sulla Televisione Cattolica dell'Uganda (UCTV).
(EG) (Agenzia Fides 1/10/2021)
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ASIA/INDIA - I cristiani celebrano la Giornata nazionale di preghiera per ricordare il Mahatma Gandhi
 
New Delhi (Agenzia Fides) - In occasione della nascita del Mahatma Gandhi, eroe nazionale dell'India, i cristiani indiani di tutte le confessioni celebrano una Giornate nazionale di preghiera il 2 ottobre, in quella che è stata proclamata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite come "Giornata internazionale della non violenza". Il tema di quest'anno è "Preghiera per la nostra nazione: un grido al Dio vivente per la pace e l'integrità dell'India". “La nostra nazione ha bisogno di una intensa preghiera, mentre stiamo attraversando un momento critico della storia dell'India” dice all'Agenzia Fides Mons. Thottumarickal, Vescovo di Indore e tra i leader della "United Christian Prayer for India" (UCPI), rete interconfessionale di comunità cristiane.
Il Vescovo invita i fedeli a ricordare la figura del "Mahatma" come "anima autentica dell'India": “Vi incoraggio a condurre la preghiera per quest'anno nelle vostre rispettive aree. Come fedeli delle Chiese di tutta la nazione, vogliamo pregare per i responsabili politici e di tutte le comunità”.
Secondo Mons. Thottumarickal, la preghiera funziona come strumento che coinvolge: si consiglia di tenerla preferibilmente in un luogo pubblico, cioè fuori dall'edificio della chiesa, invitando i leader politici e i funzionari locali, come quelli del governo locale e i membri delle ONG, in particolare coloro che lavorano per i poveri. Inoltre, sono incoraggiati incontri pubblici di preghiera promossi da parte delle donne e dei giovani. "Celebrando il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, un'icona globale della non violenza, chiediamo di pianificare incontri di preghiera ecumenici, con cristiani di diverse confessioni” afferma il Vescovo Thottumarickal, notando che sono i benvenuti anche membri delle altre comunità religiose. "L'India, con tutta la sua diversità, ha bisogno della preghiera per promuovere la convivenza, l'amore e la fratellanza tra tutti i cittadini", conclude.
Dal 2014, i cristiani indiani hanno avviato la rete UCPI con lo scopo di pregare per la nazione e per i suoi leader. “Come nazione, confessiamo umilmente i nostri peccati di corruzione, ingiustizia, disuguaglianza di status e di opportunità nella nostra società; riconosciamo le atrocità commesse contro persone vulnerabili; i crimini contro donne e bambini; la discriminazione basata su classe, casta, credo, tribù, etnia e genere; favoritismi e nepotismi; lo sfruttamento del territorio e delle risorse naturali; l'abuso di potere e posizione; l' appropriazione indebita di fondi pubblici; l'aver ignorato quanto ci dice Dio”, dice all'Agenzia Fides Sagar Parichha, leader laico cristiano dell'Odisha, nell'India orientale, che prenderà pare alla preghiera del 2 ottobre nello stato. E aggiunge: "Affidiamo la madre patria al Signore perchè possa scaldare i cuori e aiutarci a costruire una nazione giusta, pacifica, rispettosa della dignità umana, proprio come voleva il Mahatma Gandhi".
(SD-PA) (Agenzia Fides 1/10/2021)





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AMERICA/VENEZUELA - Indagine nazionale (ENCOVI): povertà ai massimi livelli, diminuisce l’occupazione, solo il 5% degli emigrati rientra
 
Caracas (Agenzia Fides) – Nell'ultimo anno la povertà estrema è aumentata in Venezuela di oltre l'8%, l'occupazione formale ha perso 1,3 milioni di posti di lavoro e la copertura educativa è diminuita del 5%. Sono i dati rilevati dall'Istituto di ricerca economica e sociale (IIES) dell'Università cattolica Andrés Bello (UCAB), per l'indagine nazionale sulle condizioni di vita (ENCOVI) dell'anno 2021, effettuata tra febbraio e marzo, in 22 stati, interpellando 17.402 famiglie. Secondo la nota pervenuta all’Agenzia Fides, lo studio rileva che la povertà in Venezuela rimane ai “massimi livelli possibili, del 94,5%”, mentre la povertà estrema continua a crescere e copre i due terzi delle famiglie del paese, il 76,6%, con un aumento di 8,9 punti, dal 67,7% dell'anno scorso.
Nella presentazione dello studio, trasmessa su YouTube e Zoom, il rettore dell'UCAB, p. Francisco José Virtuoso, s.j., ha rilevato "con grande preoccupazione, che lo Stato e i settori politici prestano poca attenzione a questi studi… Né vediamo che le organizzazioni di cooperazione internazionale, al di là del loro interesse a conoscere queste cifre, approfittano di questo input per rendere più efficace il loro lavoro”. In vista delle prossime elezioni di novembre, p. Virtuoso spera che questi dati siano valutati dai candidati per rivedere i loro piani di azione, e ha invitato i cittadini a conoscere queste informazioni e a farne uso. "Speriamo anche che gli elettori richiedano a coloro che si propongono come candidati, delle linee di azione per fronteggiare le gravi sfide presentate in questo studio" ha sottolineato.
Per il Professor Luis Pedro España i fattori che hanno maggiormente influenzato la qualità della vita dei venezuelani nell'ultimo anno sono stati la crisi del carburante e le misure preventive contro il Covid-19. La combinazione di questi due fattori ha portato "la metà dei venezuelani in età produttiva a essere gettati nell'inattività e coloro che continuano a lavorare lo fanno in condizioni molto più precarie rispetto agli anni precedenti". "La povertà estrema continua a coprire due terzi delle famiglie del paese" ha detto l'esperto, inoltre nell'ultimo anno il numero di famiglie in povertà multidimensionale – cioè in privazione o deterioramento di condizioni come istruzione, alloggio, accesso ai servizi pubblici, reddito e occupazione – è passato dal 64,8% al 65,2%, cioè un aumento di 0,4 punti percentuali. Sebbene la percentuale sembri bassa, tra il primo ENCOVI del 2014 e quello di quest'anno – meno di un decennio – le famiglie entrate in una condizione di povertà multidimensionale sono aumentate di 25,9 punti percentuali, passando dal 39,3% al 65,2%.
Un altro aspetto messo in luce dal Professore riguarda la disuguaglianza: il Venezuela risulta infatti il paese più disuguale dell’America, "dal momento che il 10% delle persone con il miglior reddito concentra il 40% di tutto il reddito nazionale". Tuttavia, ha spiegato, il problema in questo momento non è la disuguaglianza, ma è la produzione. “Se questo Paese non produce, continueremo ad essere poveri. Perché questo avvenga, devono esserci cambiamenti importanti in modo che si generi fiducia, che ci siano investimenti, certezze, che si abbiano istituzioni affidabili. Devono avvenire una serie di cambiamenti che oggi non sembrano intraversi”.
La professoressa Anitza Freitez, Demografa, coordinatrice del Progetto ENCOVI, ha sottolineato le conseguenze della chiusura dei centri educativi a causa della pandemia, e gli effetti negativi che ciò ha causato sulla copertura educativa a tutte le età, in particolare all'istruzione iniziale e universitaria. Tra il periodo 2019-2020 e il 2021, la copertura educativa globale (per le persone tra i 3 e i 24 anni) è scesa di 5 punti percentuali, dal 70% al 65%, e rispetto al 2014 (copertura del 73%) il calo è di 8 punti percentuali. Anche le disuguaglianze sociali nei processi di apprendimento sono state ampliate, a causa dell'adozione dell'istruzione a distanza senza fornire il supporto necessario a insegnanti e studenti, nonché alle famiglie in modo che possano svolgere l'accompagnamento richiesto.
Un altro aspetto affrontato dallo studio è quello delle recenti migrazioni. La maggior parte di coloro che se ne sono andati dal Venezuela, circa 5 milioni, sono uomini; quasi la metà sono giovani dai 15 ai 29 anni, il 90% se si considera la fascia di età tra i 15 e i 49 anni; la ragione principale dell'emigrazione rimane la necessità di cercare lavoro in un altro paese (86%), la seconda ragione, che sta aumentando, corrisponde al ricongiungimento familiare. La migrazione recente attraversa l'intero spettro sociale. Due migranti su tre hanno uno status regolare, perché hanno acquisito la cittadinanza di un altro paese (12%), hanno un permesso di soggiorno permanente (16%) o un permesso temporaneo (33%). Tre su cinque inviano aiuti in denaro o in natura al loro domicilio di origine, per il 57% dei casi 1 o 2 volte al mese. La professoressa Freitez ha rilevato che "nonostante la pandemia, la percentuale di rimpatriati è piuttosto piccola: il ritorno dei migranti nel paese raggiunge solo il 5% di coloro che se ne sono andati”. (SL) (Agenzia Fides 01/10/2021)
LINK
Per maggiori informazioni -> https://proyectoencovi.com
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AMERICA/BOLIVIA - Tre religiose muoiono di Covid-19 nel loro servizio di assistenza agli anziani abbandonati
 
Oruro (Agenzia Fides) – Suor María Hilda Arteaga Flores, sour María Isabel Agip Sánchez e sour Asunción Bravo Rivas, della Congregazione delle Hermanitas de los Ancianos Desamparados (Piccole Suore degli Anziani Abbandonati, HAD), sono morte a causa del Covid-19, virus che hanno contratto nell'esercizio del loro lavoro missionario, prendendosi cura degli anziani ospiti della Casa "La Sagrada Familia".
Come informa la nota della Conferenza episcopale, suor Asunción Bravo Rivas è morta il 22 settembre, mentre suor María Hilda Arteaga Flores e sour María Isabel Agip Sánchez sono morte il 29 settembre. Giovedì 30 settembre, nella Cattedrale di Oruro, Mons. Krzysztof Bialasik, Vescovo di questa Chiesa locale, ha presieduto la Messa esequiale per le religiose, chiedendo per loro al Signore il premio della vita eterna, per la loro attenzione disinteressata ai fratelli della terza età.
Le Hermanitas de los Ancianos Desamparados sono una congregazione religiosa di Diritto pontificio fondata il 27 gennaio 1873 a Barbastro (Huesca, Spagna) dal venerable Saturnino López Novoa e da Santa Teresa Jornet. Il loro fine specifico è l’esercizio costante della virtù della carità cristiana verso gli anziani più vulnerabili, accogliendoli in un ambiente familiare e provvedendo a tutte le loro necessità, materiali, affettive e spirituali. Attualmente circa 2.000 religiose sono presenti in 204 case di 19 paesi. Le ultime fondazioni sono state in Mozambico, Filippine, Guatemala, Paraguay e El Salvador. (SL) (Agenzia Fides 01/10/2021)

mercoledì 1 luglio 2015

Bollettino Fides News del 1 Luglio 2015

VATICANO - Il Papa consegna il Pallio a 46 Arcivescovi metropoliti, 13 dei territori di Propaganda Fide
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il 29 giugno, secondo la consuetudine, il Santo Padre Francesco ha benedetto e consegnato il Pallio a 46 Arcivescovi Metropoliti nominati durante l’anno, nel corso della solenne Concelebrazione eucaristica che ha presieduto nella Basilica Vaticana. Degli Arcivescovi, 13 sono ordinari di territori affidati alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli: 7 dell’Africa, 5 dell’Asia, 1 dell’America centrale.
Questi i loro nomi: Mons. Julian Leow Beng Kim, Arcivescovo di Kuala Lumpur (Malaysia); Mons. Anthony Pappusamy, Arcivescovo di Madurai (India); Mons. Thomas Aquino Manyo Maeda, Arcivescovo di Osaka (Giappone); Mons. Djalwana Laurent Lompo, Arcivescovo di Niamey (Niger); Mons. Jean Mbarga, Arcivescovo di Yaoundé (Camerun); Mons. Beatus Kin Yaiya, O.F.M. Cap. Arcivescovo di Dodoma (Tanzania); Mons. Filomeno do Nascimento Vieira Dias, Arcivescovo di Luanda (Angola); Mons. Martin Musonde Kivuva, Arcivescovo di Mombasa (Kenya); Mons. Benjamin Ndiaye, Arcivescovo di Dakar (Senegal); Mons. Juan Nsue Edjang Mayè, Arcivescovo di Malabo (Guinea Equatoriale); Mons. Yustinus Harjosusanto, M.S.F., Arcivescovo di Samarinda (Indonesia); Mons. David Macaire, O.P., Arcivescovo di Fort-De-France (Martinica); Mons. Thomas Ignatius Macwan, Arcivescovo di Gandhinagar (India).
Il Pallio, simbolo del legame di comunione tra il Papa e la sede di Roma con le Chiese di tutto il mondo, che è stato benedetto e consegnato dal Pontefice, verrà imposto dal Rappresentante Pontificio ad ogni Arcivescovo nel corso di una celebrazione che si svolgerà nelle rispettive Chiese particolari. (SL) (Agenzia Fides 30/6/2015)
AFRICA/TUNISIA - “Non abbandonate la Tunisia, altrimenti vi ritroverete gli estremisti in casa” dice il parroco di Sousse
Tunisi (Agenzia Fides) - “Vogliono punire la Tunisia per i suoi progressi in campo democratico. Per questo non la si deve lasciare sola” dice all’Agenzia Fides p. Jawad Alamat, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Tunisia, che è anche parroco a Sousse, dove il 26 giugno in un attentato contro un resort turistico, sono morte almeno 38 persone (in gran parte turisti stranieri) e una quarantina sono rimaste ferite.
“Ero a Tunisi il giorno dell’attentato, quando ho saputo la notizia mi sono precipitato a Sousse e mi sono messo a disposizione di chi aveva bisogno di conforto” dice p. Jawad. “Piangiamo le vittime di questo terribile attentato, ma viviamo in solidarietà con tutti i tunisini, che sono a loro volta vittime di questa violenza, che non rappresenta quello che è veramente la Tunisia” sottolinea il sacerdote.
P. Jawad evidenzia che “la Tunisia ha bisogno del vostro aiuto, della vostra visita. Isolarla significa far vincere i terroristi. Bisogna combattere l’isolamento che i terroristi vogliono imporre alla Tunisia aumentando la solidarietà, dobbiamo combattere coloro che vogliono toglierci la gioia di vivere e lo stare insieme. Le misure di sicurezza sono state rafforzate, ma noi dobbiamo combattere così, perché se i terroristi ci fanno paura allora hanno vinto”.
“Se il nuovo corso iniziato dalla Tunisia con la rivoluzione del 2011 avrà successo, porterà beneficio a tutto l’area” avverte p. Jawad. “In caso contrario, il pericolo islamista busserà alle porte dell’Europa. Basta vedere quello che è successo in Libia. Non si è trovata una soluzione per questo Paese ed ora i suoi problemi sono diventati comuni agli altri Paesi del Mediterraneo” conclude il sacerdote. (L.M.) (Agenzia Fides 30/6/2015)
AFRICA/CONGO RD - I Vescovi denunciano l’insicurezza e le minacce alla famiglia
Kinshasa (Agenzia Fides) - I Vescovi della Repubblica Democratica del Congo denunciano l’insicurezza nel nord, nell’est e nel sud del Paese, in un comunicato inviato all’Agenzia Fides al termine della loro 52esima Assemblea Plenaria, che si è tenuta a Kinshasa dal 22 al 26 giugno.
“I Vescovi – è scritto nel comunicato - hanno ascoltato il grido d’allarme della popolazione del Territorio di Bondo, a seguito dei massacri e dei rapimenti perpetrati dall’LRA (Esercito di Resistenza del Signore), così come il toccante messaggio dell’Assemblea Episcopale Provinciale di Bukavu (vedi Fides 26/5/2015), che denuncia il silenzio di fronte ai tre principali pericoli in Kivu: un clima di genocidio; un focolaio d’integralismo jihadista e un processo di balcanizzazione”.
Nel documento si ribadisce la posizione della Conferenza Episcopale sul dialogo nazionale promosso dal Presidente Joseph Kabila, che “deve avvenire nel rispetto assoluto del quadro costituzionale e istituzionale in vigore”. Ovvero senza che si arrivi ad un cambiamento costituzionale per permettere al Presidente uscente di presentarsi alle elezioni per ottenere un terzo mandato.
Sul piano pastorale i Vescovi segnalano i pericoli cui deve far fronte la famiglia, vittima di “diverse forze che mirano a deformarla e persino a distruggerla”. Per questo, dopo il Sinodo di ottobre dedicato alla famiglia, i Vescovi congolesi hanno indetto per il mese di febbraio 2016, un Congresso nazionale sulla famiglia. (L.M.) (Agenzia Fides 30/6/2015)
AFRICA/EGITTO - Cordoglio del Consiglio delle Chiese cristiane per l'assassinio del Procuratore generale
Il Cairo (Agenzia Fides) – Il Consiglio delle Chiese in Egitto ha espresso il cordoglio unanime di tutte le comunità cristiane egiziane per l'assassinio del Procuratore generale Hisham Barakat, rimasto vittima lunedì 29 giugno di un attentato terroristico. In un comunicato diffuso dal sacerdote copto ortodosso Bishoy Elmy, responsabile della Segreteria generale del Consiglio, Barakat viene definito “uomo coraggioso” e si ricorda la sua tenacia nel difendere la giustizia e il diritto, senza farsi intimorire dai pericoli. Nel testo si porgono anche le condoglianze ai familiari della vittima e a tutta la magistratura egiziana.
Fonti copte riferiscono che il Patriarca copto ortodosso Tawadros, alla notizia dell'attentato omicida, ha immediatamente interrotto la sua visita al monastero della Vergine Maria a Wadi Natrun e ha fatto ritorno al Cairo. In un altro comunicato, la Chiesa copta ortodossa ha fatto appello a tutte le forze nazionali a rimanere salde e unite davanti all'attacco dell'estremismo e del terrorismo, chiedendo a Dio di preservare la nazione egiziana da ogni pericolo.
Il 65enne Hisham Barakat era una figura chiave nei processi contro la Fratellanza Musulmana dopo la deposizione del Presidente islamista Mohammed Morsi, nel luglio 2013. L'attentato che lo ha ucciso è stato rivendicato dal gruppo islamista al-Moqawma al-Shabia, considerato vicino alla Fratellanza Musulmana. Ai funerali, in programma per oggi in una moschea nel sobborgo cairota di Heliopolis, prenderà parte anche il Presidente Abdel Fattah al-Sisi, mentre la Chiesa copta ortodossa sarà rappresentata da Anba Theodosius, Vescovo copto ortodosso della diocesi di Giza. (GV) (Agenzia Fides 30/6/215).
ASIA/SIRIA - Migliaia di famiglie cristiane in fuga da Hassakè. L'Arcivescovo Hindo: i jihadisti hanno trovato appoggi nella popolazione locale
Qamishli (Agenzia Fides) – Nella città siriana di Hassakè, maggiore centro abitato della provincia nord-orientale di Jazira, si combatte strada per strada, dopo che i miliziani jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) sono riusciti giovedì scorso, 25 giugno, a entrare in alcuni quartieri, provocando l'esodo di massa di almeno 120mila persone. Tra i primi a fuggire, si contano quasi 4mila famiglie cristiane appartenenti a varie Chiese (caldei, assiri, siri cattolici e siri ortodossi) che hanno in gran parte trovato rifugio nella vicina area urbana di Qamishli.
L'Arcivescovo Jacques Behnan Hindo, alla guida dell'arcieparchia siro-cattolica di Hassakè Nisibi, ha abbandonato insieme ai suoi fedeli Hassakè e attualmente ha trovato riparo anche lui a Qamishli. Il suo racconto offre un'immagine concreta dei tanti fattori in gioco nel conflitto siriano: “L'esercito governativo - riferisce l'Arcivescovo Hindo all'Agenzia Fides - sta momentaneamente riguadagnando terreno, con molta difficoltà, visto che si combatte in ambiente urbano. D'altro canto, le milizie curde presenti nella zona hanno risposto alle incursioni del Daesh solamente quando i jihadisti hanno provato ad attaccare i quartieri curdi, concentrati nella parte orientale della città. Fino a quel momento non avevano fornito sostegno all'esercito governativo. C'è anche da aggiungere che una parte della popolazione locale si è messa dalla parte dei miliziani del Daesh: quando questi sono arrivati nel quartiere sud-orientale di al-Nachwa, da lì hanno fatto uscire le donne e i bambin i. Ma i maschi giovani e adulti sono rimasti, e si sono schierati col Daesh. E adesso proprio quel grande quartiere è al centro degli scontri più violenti tra le forze governative quelle del cosiddetto Stato islamico”.
Intanto per la nuova massa di profughi concentrata soprattutto a Qamishli, è già iniziata l'emergenza umanitaria: “Caritas Siria ha mandato i suoi aiuti” riferisce l'Arcivescovo Hindo, “ma le esigenze aumentano di giorno in giorno. Tra i cristiani non ci sono feriti, ma anche molti di loro, come tutti gli altri, sono concentrati in accampamenti di fortuna. Tanti dormono all'aperto, e la situazione si complica di giorno, a causa del caldo insopportabile”. (GV) (Agenzia Fides 30/6/2015).
ASIA/NEPAL - I frutti dell’aiuto della Caritas dopo il terremoto
Kathmandu (Agenzia Fides) – Nei due mesi successivi al terremoto del 25 aprile, Caritas Nepal ha raggiunto oltre 269.000 persone bisognose di assistenza e fornito 54mila alloggi a famiglie. Le persone hanno ricevuto cibo, materiali per costruire alloggi temporanei, kit per l’igiene. Come informa una nota della Caritas Nepal inviata a Fides, la Caritas ha raggiunto numerose comunità emarginate come quelle di Chepang e Tamang, in villaggi remoti. Inoltre sono state aiutate persone socialmente escluse e comunità indigenti come dalit e musulmani.
Nei giorni scorsi la Caritas Nepal ha organizzato due giornate di formazione e riflessione per tutto il personale coinvolto, con la partecipazione del Vescovo, Sua Ecc. Mons. Paul Simick, Vicario Apostolico del Nepal, in cui sono stati illustrati i frutti di un inteso lavoro di assistenza, svolta anche grazie agli aiuti di Caritas Internationalis.
Come riferisce la nota, l’organizzazione sta programmando di raggiungere altre 11.000 famiglie, anche progettando di servire le comunità locali con iniziative di microcredito, programmi di formazione professionale, soprattutto nei settori dell’agricoltura e delle imprese rurali, avviando la fase della ripresa e della ricostruzione del tessuto sociale ed economico. La Caritas Nepal offrirà anche alcune borse di studio e piccoli prestiti per la costruzione di case, destinate a chi ha visto la propria abitazione completamente distrutta, e intende contribuire alla ricostruzione di scuole e ospedali danneggiati. (PA) (Agenzia Fides 30/6/2015)
ASIA/PAKISTAN - Beffato dai suoi avvocati un cristiano accusato di blasfemia
Lahore (Agenzia Fides) – Il cristiano Humayun Faisal, disabile mentale accusato di blasfemia a Lahore, resterà in carcere in quanto i suoi avvocati hanno ritirato la domanda di libertà su cauzione. Come riferito a Fides dal pool di avvocati cristiani dell’Ong “Lead” , i nuovi avvocati del giovane, nell’udienza del 27 giugno davanti all’Alta Corte di Lahore, hanno ufficialmente cancellato la domanda di libertà su cauzione, in precedenza inoltrata da altri legali. Secondo l’Ong “Lead” vi sono degli avvocati che “intervengono in casi nei quali i cristiani sono accusati di blasfemia o di altri crimini e, invece di ottenere giustizia, non operano nell’interesse degli imputati, loro assistiti, ma agiscono per altri scopi, ostacolando di fatto la giustizia”. L’Ong “Lead” denuncia a Fides questa pratica, che rappresenta un tradimento del mandato professionale di un legale.
Faisal era stato denunciato il 24 maggio 2015 e, in seguito all’accusa, una folla di radicali islamici istigati da una moschea aveva tentato di assaltare il quartiere di Sanda, a Lahore, sobborgo interamente cristiano. In quell’occasione una strage è stata evitata solo grazia al tempestivo intervento della polizia. (PA) (Agenzia Fides 30/6/2015)
ASIA/PAKISTAN - Mille vittime in 5 giorni per il caldo torrido, la maggior parte poveri e mendicanti
Karachi (Agenzia Fides) – In seguito all’ondata di caldo torrido che sta colpendo Karachi, la città più grande del Pakistan dove vivono 23 milioni di abitanti, sono morte 950 persone in soli 5 giorni. Gli obitori non sono sufficienti ad accogliere tutti i cadaveri che continuano ad arrivare e gli ospedali sono saturi. Il fenomeno è il peggiore registrato negli ultimi 50 anni. Sebbene il caldo riguardi tutta la provincia australe del Sindh, dove sono morte 1.100 persone, la capitale rimane la più colpita, e la maggior parte dei decessi sono registrati tra i poveri, doppiamente danneggiati per la mancanza di accesso all’elettricità e perché vivono ammassati in locali poco riparati dal sole e dal calore.
Secondo la principale organizzazione umanitaria del Paese, la Fondazione Edhi, il 50% dei morti sono stati raccolti per la strada ed è altamente probabile che si tratti di mendicanti, tossicodipendenti e piccoli lavoratori. Gli ospedali sono sotto pressione per dover accogliere circa 40 mila persone di tutta la provincia colpite da insolazione e disidratazione. Secondo le autorità sanitarie del principale Ospedale Civile di Karachi, il centro si sta occupando esclusivamente dei casi di emergenza. Le ong sostengono che ci siano decine di migliaia di persone che vivono e lavorano in strada tra mendicanti, venditori ambulanti e lavoratori manuali. Oltre il 62% della popolazione di Karachi vive in insediamenti informali con una densità di quasi 6 mila persone per chilometro quadrato.
Molti sono privi dei servizi basilari come acqua e elettricità. Una modalità molto diffusa per accedere alla rete dell’energia elettrica è tramite sistemi illegali. Tuttavia anche il 46% delle famiglie del Paese che sono collegate alla rete elettrica non hanno la garanzia di avere energia senza interruzioni. Le famiglie più ricche possono ricorrere ai generatori, ma i circa 91 milioni di persone che vivono con meno di 2 dollari al giorno non hanno alcuna opzione. (AP) (30/6/2015 Agenzia Fides)
AMERICA/NICARAGUA - “Stiamo perdendo i valori e il rispetto per la vita” mette in guardia il Card. Brenes
Managua (Agenzia Fides) – Il Cardinale Arcivescovo di Managua, Leopoldo Brenes, ha messo in guardia sul fatto che la società sta perdendo il rispetto della vita e dei valori morali, facendo riferimento ai crimini violenti verificatisi in varie parti del paese nelle ultime settimane, motivati da avidità, dispute sull'eredità di famiglia o da conflitti tra parenti. “Stiamo perdendo i valori e il rispetto per la vita, abbiamo anche perso il rispetto, l'amore e l'affetto nei confronti della società e della famiglia" ha detto il Cardinale dopo la Messa domenicale di ieri, celebrata nella Cattedrale di Managua.
Secondo quanto riferisce la nota inviata a Fides da una fonte locale, il Cardinale ha sottolineato che famiglia, scuola e Chiesa devono promuovere il rispetto per le persone e prevenire così ulteriori casi di violenza. “Le persone sono alla ricerca di eredità che non potranno mai godere, perché il denaro sporco non produce mai progresso, questi crimini sono riprovevoli” ha detto il Card. Brenes, esortando i media a mettere in evidenza i valori positivi e a non mostrare continuamente scene di violenza, perché anche questo contribuisce a creare una società violenta.
"Dobbiamo lavorare insieme, la società con le chiese e i media, per fare un ‘bombardamento positivo’ verso i bambini e i giovani con valori buoni, per evitare la cultura della morte, la distruzione e l'odio che si è installato nel Paese" ha concluso.
In Nicaragua si sono verificati molti episodi di violenza familiare nelle ultime settimane, ampiamente riportati dai media. Tra questi, il giovane Nahum Bravo è stato condannato alla massima pena per aver ucciso suo padre, la sorella e la matrigna per appropriarsi del denaro e delle proprietà del padre. Un altro omicidio è stato perpetrato nella regione di Waslala, dove un uomo è stato ucciso dal fratello e dal figlio di questo per impossessarsi di una fattoria.
(CE) (Agenzia Fides, 30/06/2015)
AMERICA/PANAMA - Per il Card. Lacunza “non c'è corrotto senza corruttore”, ma dobbiamo credere nella giustizia
Panama (Agenzia Fides) – "Ha paura": così il Card. José Luis Lacunza ha definito la reazione della gente ai casi di corruzione che stanno venendo alla luce sempre più numerosi nel paese latinoamericano. Il Cardinale, Vescovo della diocesi di David, è intervenuto il 28 giugno ad un programma televisivo molto popolare a Panama, "Cara a Cara", dove ha parlato della difficile situazione che sta vivendo il paese, definendola "grave".
"Ho paura delle vendette, ma credo nella giustizia - ha sottolineato il Cardinale - perché si stanno già cominciando a raccogliere elementi per perseguire i responsabili… Ricordiamoci bene: non c'è corrotto senza corruttore, è chiaro, ma è difficile. Se prendiamo i corrotti ed i corruttori vengono lasciati liberi, allora la situazione continuerà".
Secondo i dati raccolti dalla stampa locale, gli scandali di corruzione del precedente governo hanno sorpreso i panamensi. Tutto è iniziato nel novembre 2014, con l'arresto dell'ex direttore del Programma di Assistenza nazionale (PAN), Rafael Guardia Jaen. Da allora sono stati sequestrati immobili, conti bancari, yacht, altri beni e circa 140 milioni di dollari. Poco più della metà dei ministri del governo di Ricardo Martinelli sono stati indagati e tre ex ministri sono in carcere.
(CE) (Agenzia Fides, 30/06/2015)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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