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giovedì 11 novembre 2021

Da Agenzia Fides: A Mosul gli Usa finanziano il restauro della chiesa di Mar Korkis, devastata dai jihadisti-11 novembre 2021

 

ASIA/IRAQ - A Mosul gli Usa finanziano il restauro della chiesa di Mar Korkis, devastata dai jihadisti
 
Mosul (Agenzia Fides) – E’ prevista entro la fine di novembre la cerimonia di riapertura della chiesa principale del monastero di Mar Korkis, nella città irachena di Mosul, gravemente danneggiata dai miliziani dell’autoproclamato Stato islamico (Daesh) durante il tempo dell’occupazione jihadista. Nei giorni scorsi è stato reso noto il completamento dei lavori di restauro eseguiti nel quadro del programma di stabilizzazione del patrimonio iracheno, in collaborazione con l’ordine monastico antoniano di Sant’Ormisda dei Caldei e grazie al supporto finanziario garantito dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ai progetti di ricostruzione di chiese e monumenti realizzati in Nord Iraq dal Departement of Heritage and Civilization dell'Università della Pennsylvania (vedi Fides 2/8/2019).
Il Monastero di Mar Korkis si trova sul lato destro del fiume Tigri, appena fuori dalla strada che unisce Mosul a Dohuk, a 10 km dal centro della città. La prima fondazione del monastero viene fatta risalire dalle fonti storiche a prima del X secolo dopo Cristo.
Nel marzo 2015, i jihadisti dello Stato Islamico devastarono gravemente la chiesa, senza però raderla al suolo (vedi Fides 12/3/2015). Furono smentite le informazioni rilanciate da diversi media che in quei giorni avevano accreditato le voci in merito a una totale demolizione del luogo di culto cristiano tramite esplosivo. La furia distruttiva dei jihadisti si era concentrata sulla cupola e sulla facciata della chiesa, caratterizzata da una particolare configurazione architettonica, con i mattoni e le aperture disposti in modo da disegnare una grande croce. Le croci che spiccavano sulla cupola e sul tetto del monastero erano state divelte dai jihadisti già nel dicembre 2014. Foto e documenti pubblicati a quel tempo confermarono che a subire devastazioni era stato soprattutto il cimitero adiacente alla chiesa, dove riposavano anche i corpi di molti soldati iracheni cristiani caduti durante il conflitto Iraq-Iran.
Durante il tempo dell’occupazione jihadista, il monastero di San Giorgio era stato usato anche come luogo di detenzione. Nel dicembre 2014 vi erano stati trasferiti almeno 150 prigionieri bendati e ammanettati, compresi alcuni capi tribù sunniti oppositori dello Stato Islamico ed ex membri degli apparati di sicurezza, detenuti in precedenza presso la prigione di Badush (evacuata nella previsione di un possibile attacco da parte della coalizione anti-Califfato).
Le opere di restauro hanno visto coinvolti ingegneri, e architetti e operai locali. Le pareti interne del luogo di culto sono state ricoperte con il marmo di Mosul. (GV) (Agenzia Fides 11/11/2021)

giovedì 26 agosto 2021

Agenzia Fides 26 agosto 2021

 

AFRICA - Non si fermano gli attacchi jihadisti nel Sahel: la preoccupazione dei Vescovi di Niger e Burkina Faso
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) - Si moltiplicano gli attacchi di gruppi jihadisti nei Paesi del Sahel, in particolare nella cosiddetta area dei tre confini dove tra Mali, Niger e Burkina Faso (vedi Fides 20/8/2021). In quest’ultimo Paese almeno 47 persone, tra cui 30 civili, sono morte il 18 agosto in un attacco a un convoglio sulla strada Arabinda-Gorgadji, nel nord.
Un “atto atroce che condanniamo fermamente” afferma la Conferenza episcopale del Burkina-Niger (CEBN) in una dichiarazione del 23 agosto. “In questa dolorosa circostanza, porgiamo le nostre sincere condoglianze alle famiglie in lutto e a tutto il popolo burkinabé, afflitto da questa tragedia. Auguriamo una pronta guarigione ai feriti” scrivono i Vescovi che invitano “i figli e le figlie della Chiesa della Famiglia di Dio in Burkina Faso ad intensificare la loro preghiera per la pace nel Paese”.
In Niger, nella notte tra il 24 e il 25 agosto a Baroua nella regione di Diffa, “una posizione dell’esercito del Niger è stata attaccata da un centinaio di elementi di Boko Haram provenienti dal lago Ciad” afferma un comunicato dell’esercito di Niamey. Secondo il comunicato nel combattimento sono stati uccisi 16 soldati nigerini e una cinquantina di membri di Boko Haram, Il 20 agosto 19 civili erano stati uccisi in attacco di sospetti jihadisti contro un villaggio nella regione di Tillabe'ri, nel Niger occidentale. I jihadisti hanno assalito i fedeli che stavano terminando la preghiera del venerdì nella locale moschea.
Il Niger deve fronteggiare sia gruppi, affiliati ad Al Qaida o allo Stato Islamico, che operano nell’’ovest del Paese, sia i il gruppo nigeriano Boko Haram e la sua ala dissidente divenuta lo Stato Islamico nell’Africa occidentale, che operano nella zona del lago Ciad.
Nel frattempo si precisano meglio le circostanze dell’agguato avvenuto in Mali il 19 agosto (vedi (vedi Fides 19/8/2021). Una quarantina di soldati di un reparto di élite, addestrato da militari statunitensi e spagnoli, sono morti in una serie di imboscate successive nella regione di Mopti, nel centro del Paese. I terroristi hanno anche catturato un numero imprecisato di soldati e numerosi veicoli militari e di armi. (L.M.) (Agenzia Fides 26/8/2021)
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ASIA/KAZAKHSTAN - Si apre il processo di beatificazione di Gertrude Detzel, missionaria nei Gulag
 
Karaganda (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica in Kazakhstan ha ufficialmente aperto la fase diocesana del processo di beatificazione di Gertrude Detzel, laica cattolica, che “attraverso la sua fede fervente e il suo esempio di vita, ha influenzato lo sviluppo di vocazioni sacerdotali e monastiche”. Lo ha riferito all'Agenzia Fides Mons. Adelio Dell’Oro, Vescovo della diocesi di Karaganda, città dove la serva di Dio ha risieduto fino alla morte, avvenuta nel 1971.
Fin da bambina, Gertrude Detzel desiderava consacrarsi a Dio e diventare suora e offrire la sua esistenza per l'annuncio del Vangelo, scontrandosi però con la realtà dell’Unione Sovietica: “E’ diventata, però, una servitrice di Dio nel mondo: ha annunciato la Buona Novella e ha istruito le persone con la sua parola, la preghiera, ma soprattutto con l’esempio di una vita santa, che era particolarmente preziosa e necessaria in assenza di sacerdoti e di chiese aperte”, spiega il Vescovo.
Nel 1941, con l’inizio della guerra, Gertrude Detzel fu deportata nella città di Pakhta Aral, nel Kazakhstan meridionale, dove raccoglieva cotone e continuava il suo ministero di preghiera e di evangelizzazione, conducendo nel silenzio le persone a Dio. Subì numerosi trasferimenti e condanne ai lavori forzati. Nel 1956 le permisero di lasciare l’ultimo campo in cui era stata deportata e si trasferì a Karaganda, dove si dedicò totalmente a servire i tanti credenti della zona.
“Questa donna coraggiosa non solo è riuscita a preservare la sua fede nella difficile condizioni situazione della repressione staliniana, ma ha anche predicato senza paura Gesù Cristo ai prigionieri del Gulag”, si legge nella breve biografia redatta dal postulatore padre Ruslan Rakhimbernov. Con l'inizio della fase diocesana del processo, è stata creata una apposita commissione che raccoglierà tutte le testimonianze sulla vita di Detzel. Una volta conclusa la fase diocesana del processo, se l'esito dell'istruttoria sarà ritenuto positivo, la documentazione verrà inviata alla Santa Sede, alla Congregazione per le cause dei Santi, che ne curerà la seconda fase.
(LF) (Agenzia Fides 26/8/2021)
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ASIA/INDIA - "Per non dimenticare": i cristiani dell'Orissa chiedono giustizia per le violenze subite 13 anni fa
 
Bhubaneswar (Agenzia Fides) – Fedeli laici, sacerdoti, suore, accademici, leader cristiani, avvocati e credenti di altre religiosi hanno celebrato il 25 agosto la 13a "Giornata della Memoria" dedicata alle vittime dei massacri subiti dai cristiani dell'Orissa 13 anni fa. Le celebrazioni proseguono per diversi giorni, con incontri preghiera, liturgie, webinar, che intendono ricordare la feroce campagna di violenza anticristiana avvenuta nel 2008 a Kandhamal, nell'Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, nello stato indiano di Orissa (Odisha), nell'India orientale. Il National Solidarity Forum, un consorzio di oltre 70 gruppi della società civile, ha organizzato il webinar nazionale titolato "In difesa dei diritti umani e delle libertà democratiche" che ha radunato migliaia di partecipanti in tutta la nazione. “Il governo statale dell'Orissa ha completamente omesso di agire per prevenire crimini orribili. Ha cercato di dipingere il massacro lo come una disputa inter-tribale, invece di riconoscere la gravità della violenza", ha affermato A.P. Shah, ex giudice dell'Alta Corte di Delhi e Madras, relatore al webinar.
“Il governo ha nominato due Commissioni, come di solito accade in queste materie, ma entrambe sono state inefficaci. Nessuna Commissione ha emesso alcun rapporto sui fatti. Quasi 13 anni dopo, non ci sono nemmeno i documenti con le segnalazioni. Tali Commissioni, specialmente quelle istituite dopo episodi di violenza inter-comunitaria, tendono ad essere organismi destinati a placare temporaneamente l'opinione pubblica, ma per lo più non producono mai qualcosa di significativo", ha affermato. "Il modo in cui è stata gestita la violenza di Kandhamal è un esempio da manuale del fallimento del sistema di giustizia penale indiano", ha detto. Shah ha consegnato il primo "Kandhamal Human Rights Award" alla "People's Union for Civil Liberties", una ONG con sede a Delhi, e il premio individuale al laico cattolico di Kandhamal, Paul Pradhan.
L'ex giudice ha ricordato che, alla guida del "Tribunale nazionale del popolo" a Delhi nel 2012 “abbiamo pubblicato un rapporto che concludeva inequivocabilmente che 'la carneficina di Kandhamal' è un atto preordinato diretto principalmente contro la comunità cristiana, per vasta maggioranza composta da dalit cristiani e adivasi (tribali); e contro coloro che hanno sostenuto o lavorato con la comunità"
Ha inoltre notato "la preoccupante ripresa del comunitarismo negli ultimi anni in India. Il nazionalismo religioso è venuto alla ribalta, sostenuto da potenti forze politiche. Questa ideologia immagina una nazione sotto il dominio indù, una nazione esclusivamente indù. Secondo questa visione, musulmani e cristiani sono stranieri e indesiderati. Questa è una tendenza pericolosa", ha detto Shah.
John Dayal, giornalista cattolico impegnato per la difesa dei diritti umani, ha affermato che "la violenza contro le minoranze religiose come cristiani e musulmani è in aumento in India. Bisogna resistere e denunciare questi crimini d'odio che vanno contro lo spirito di democrazia, pace e armonia".
Molte azioni e programmi sono organizzati a livello locale e nazionale. “Le vittime innocenti di Kandhamal dovrebbero ricevere giustizia. Sono passati 13 anni. Pace e l'armonia vano coltivate nella mente e nel cuore della gente di Kandhamal, partendo dalla giustizia", ha affermato Lambodar Singh, un leader locale.
Nell'area di Kandhamal, tra le celebrazioni, si è tenuto un "Festival cinematografico sulla giustizia, la pace e l'armonia". “Gli esseri umani hanno oppresso, mutilato, umiliato, ucciso i propri simili, con gravi violazioni dei diritti umani. Una delle ragioni di tali violazioni dei diritti umani in India è basata dell'identità. La gente è stata uccisa, maltrattata, linciata, molestata, violentata e bruciata. Le vittime e i sopravvissuti come dalit, adivasi, pescatori, donne, minoranze religiose e molte altre persone emarginate stanno ancora lottando in India per i loro diritti. Le violazioni dei diritti umani sul popolo di Kandhamal sono avvenute in questo contesto ", ha affermato Sasi K.P., regista e responsabile del Festival cinematografico. Svoltasi dal 24 al 26 agosto, la manifestazione filmica intende ricordare che "deve esserci unità tra tutti i gruppi e le comunità emarginate in India", ha detto Sasi.
Kandhamal, uno dei distretti più poveri dell'India, è stato sede di una delle più raccapriccianti campagne di violenza indiscriminata già nel dicembre 2007 e poi nell'agosto 2008. L'innesco della violenza è stato, apparentemente, l'uccisione di un leader religioso indù, Swami Lakshmananda Saraswati, In seguito alla propaganda di odio da parte di gruppi estremisti indù, la colpa dell'omicidio fu addossata ai cristiani e questo causò una spirale di attacchi contro i cristiani dalit e adivasi nel distretto.
Oltre 360 ​​chiese e luoghi di culto furono attaccati, 5.600 case sono state distrutte o date alle fiamme, oltre 100 persone sono state uccise, oltre 40 donne violentate, molestate o maltrattate. Oltre 60mila persone furono costretti a lasciare le loro case (dove non hanno mai più fatto ritorno) e a vivere da sfollati mentre l'istruzione di oltre 12.000 bambini è stata interrotta. Le vittime e i sopravvissuti non hanno ancora ricevuto giustizia. La Chiesa cattolica in Orissa è sempre stata accanto ai cristiani perseguitati con iniziative e solidarietà di carattere umano, spirituale, materiale, con assistenza legale e psicologica.
(SD-PA) (Agenzia Fides 26/8/2021)


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ASIA/IRAQ - Il movimento di Muqtada al Sadr rilancia la campagna per restituire case e terreni sottratti illegalmente a cristiani e mandei
 
Baghdad (Agenzia Fides) – Sono già più di ottanta i beni immobiliari – terreni e case – restituiti ai legittimi proprietari in virtù della campagna promossa dal leader sciita Muqtada al Sadr a favore di cittadini cristiani e mandei che negli ultimi anni avevano subito usurpazioni arbitrarie e illegittime delle loro proprietà da parte di soggetti singoli o gruppi organizzati. A riferire i risultati fin qui raggiunti dall’iniziativa ispirata da Muqtada al Sadr è stato Hakim al Zamili, esponente di spicco del Movimento sadrista (la formazione politica che fa capo a Muqtada al Sadr), che in passato ha anche guidato la Commissione parlamentare irachena per la sicurezza e la difesa.
In un comunicato, rilanciato mercoledì 25 agosto da diversi media iracheni, al Zamili ha specificato che gli ultimi beni immobili restituiti ai legittimi proprietari cristiani e mandei sono concentrati nell’area di Baghdad, e che finora il Comitato promosso ad hoc su indicazione di al Sadr per realizzare l’opera di riconsegna ha raccolto più di 140 richieste di restituzione avanzate da cittadini cristiani e mandei che nelle recenti, convulse fasi della storia irachena avevano subito anche l’esproprio illegale delle loro proprietà immobiliari.
All’inizio del 2021, come riferito dall’Agenzia Fides (vedi Fides 4/1/2021), il leader sciita iracheno Muqtada al Sadr (a capo della formazione politica sadrista che gode di una forte rappresentanza nel Parlamento di Baghdad) aveva disposto la creazione di un Comitato ad hoc, incaricato di raccogliere e verificare notizie e reclami riguardanti i casi di esproprio abusivo di beni immobiliari subiti negli ultimi anni da proprietari cristiani e mandei (questi ultimi appartenenti a una minoranza religiosa che segue dottrine di matrice gnostica) in diverse regioni del Paese. L’intento dell’operazione sponsorizzata dal leader sciita – si leggeva nel comunicato - era quello di ristabilire la giustizia, ponendo fine alle violazioni lesive dei diritti di proprietà dei “fratelli cristiani”, anche quando a commetterle fossero stati membri dello stesso movimento sadrista. La richiesta di segnalare casi di espropriazioni illegali subite era estesa anche alle famiglie di cristiani che hanno lasciato il Paese negli ultimi anni, con la richiesta di far pervenire al comitato entro la fine del prossimo Ramadan le segnalazioni di usurpazioni fraudolente subite.
Il fenomeno della sottrazione illegale delle case dei cristiani ha potuto prendere piede anche grazie a connivenze e coperture di funzionari corrotti e disonesti, che si mettono a servizio di singoli impostori e gruppi organizzati di truffatori (vedi Fides 23/7/2015). Il furto “legalizzato” delle proprietà delle famiglie cristiane è strettamente collegato all'esodo di massa dei cristiani iracheni, accentuatosi a partire dal 2003, dopo gli interventi militari a guida Usa messi in atto per abbattere il regime di Saddam Hussein. Tanti truffatori si sono appropriati di case e terreni rimasti incustoditi, contando sulla facile previsione che nessuno dei proprietari sarebbe tornato a reclamarne la proprietà.
Il controverso leader sciita Muqtada al Sadr è noto per essere stato anche il fondatore dell'esercito del Mahdi, la milizia – ufficialmente sciolta nel 2008 - creata nel 2003 per combattere le forze armate straniere presenti in Iraq dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. Gli analisti hanno registrato negli ultimi dieci anni diversi cambi di passo del leader, che nel 2008 ha sciolto la sua milizia e non appare allineato con l'Iran. In passato, Negli scenari politici iracheni degli ultimi anni, Muqtada al Sadr ha provato anche a profilarsi come un potenziale mediatore. In questa prospettiva venne interpretata anche la visita da lui compiuta nel luglio 2017 in Arabia Saudita per incontrare il Principe Mohammed Bin Salman. (GV) (Agenzia Fides 26/8/2021)
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AMERICA/PERU’ - I Vescovi condividono “sofferenze e incertezze del paese” e chiedono “riconciliazione e superamento delle polarizzazioni”
 
Lima (Agenzia Fides) – I Vescovi del Perù, in un loro messaggio del 25 agosto, affermano di condividere "le sofferenze e le grandi incertezze che il nostro amato Paese sta vivendo", ma anche in questa situazione, come sulla barca in tempesta, invitano a pensare che Gesù è sempre vicino a noi, ci dice che “non siamo soli, che abbiamo sempre motivi di speranza”.
Il messaggio, pervenuto a Fides, è articolato in 12 punti, nei quali l’Episcopato peruviano analizza la situazione del paese, evidenziando prima di tutto la sua profonda preoccupazione per l’incertezza creata dalla “polarizzazione politica estrema” che si ripercuote in tutti gli ambiti sociali e soprattutto nella vita dei più poveri ed emarginati. colpendo sempre più i valori della convivenza umana. Quindi i Vescovi denunciano "il doloroso e storico oblio della situazione di migliaia di connazionali provenienti dalle periferie del paese", che accentua le diseguaglianze sociali, genera dolore e risentimento, accresce la sfiducia tra le autorità e la popolazione. “Molti connazioli soffrono
per la mancanza di lavoro, l'alto costo della vita e la paura di investire nel nostro paese” proseguono, oltre che per la minaccia di una terza ondata di Covid-19. A questo riguardo, rilevano che molti genitori sono preoccupati in quanto l’insegnamento digitale non ha raggiunto gli obiettivi di apprendimento prefissati; molti alunni, soprattutto quelli più poveri, non hanno potuto acedere alle classi digitali; inoltre si avvertono nei ragazzi e nelle ragazze, chiari segnali di sofferenza mentale ed emotiva per la mancanza di contatto diretto con compagni di classe e insegnanti. “Ci appelliamo con insistenza al Governo, per la fornitura dei vaccini necessari per tutti, e allo stesso tempo invitiamo tutti i peruviani a vaccinarsi, come espressione di responsabilità per se stessi e per gli altri" chiedono i Vescovi, oltre al diritto di esprimere la nostra fede in maniera libera e responsabile, in un contesto di sicurezza sanitaria. La fede può contribuire "alla riconciliazione e al superamento delle polarizzazioni, generando una cultura dell'incontro e del dialogo. L'intolleranza, l'indifferenza e la discriminazione non devono continuare a prevalere nella nostra convivenza" ribadisce il testo.
I Vescovi peruviani quindi esortano, “in questo momento cruciale della nostra storia”, a camminare insieme “nella ricerca della riconciliazione e del benessere di tutti", avendo obiettivi comuni, superando la disillusione, uscendo da noi stessi e dai nostri interessi, per dire: “Sì alla vicinanza e no all’isolamento, sì alla cultura dell'incontro e no alla cultura dello scontro”.
Nella ricerca del bene comune e della democrazia, non aiuta certo "il meccanismo politico di esasperare, esacerbare e polarizzare", invece vanno usati i meccanismi previsti dalla Costituzione e dal sistema legislativo vigente. Per questo il messaggio invita: "Orientiamo la democrazia verso la libertà, evitando ogni autoritarismo. Verso l'uguaglianza combattendo ogni forma di discriminazione e povertà. Verso la fraternità, promuovendo l'amicizia sociale e la cura della nostra grande diversità culturale e della ricca biodiversità”.
Nella conclusione, i Vescovi ribadiscono la loro "disponibilità al dialogo con le autorità del Governo", facendo appello "a lavorare insieme per il bene comune attraverso tavoli di dialogo": “La Chiesa tende le sue mani e reitera la disposizione a costruire ponti e a lavorare insieme nella fraternità e nell’amicizia sociale, per il bene comune, lo sviluppo umano integrale e per rafforzare la nostra fragile democrazia". (SL) (Agenzia Fides 26/08/2021)
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AMERICA/NICARAGUA - Il Cardinale Brenes invita a “non abbassare la guardia nell’osservare i protocolli sanitari”; il paese si prepara alla festa dell’Indipendenza
 
Managua (Agenzia Fides) – “Coscienti della situazione sanitaria critica che affrontiamo, vi invito, con fede e fiducia nella Divina Provvidenza, con serenità e molta responsabilità, a non abbassare la guardia nell’osservare il protocollo di base (uso delle mascherine, sanificazione delle mani e distanziamento fisico raccomandato); protocollo che deve essere seguito sia a livello personale che negli spazi liturgici ed ecclesiali che sono sotto la nostra responsabilità ecclesiale. E’ compito e dovere di tutti noi, pastori e fedeli, unire gli sforzi per la cura della nostra salute e per dare testimonianza di una Chiesa responsabile e solidale”. Lo raccomanda l’Arcivescovo di Managua, il Cardinale Leopoldo Brenes, in una circolare rivolta a tutti i fedeli dell’Arcidiocesi, diffusa in questi giorni.
Nel testo, pervenuto all’Agenzia Fides, l’Arcivescovo ricorda che chiese e cappelle saranno aperte “in orari opportuni, secondo la realtà di ogni comunità, seguendo il protocollo generale indicato ed il protocollo stabilito in ogni comunità parrocchiale”. Avverte inoltre che, qualora la situazione particolare di qualche comunità o istituzione ecclesiale richiedesse l’adozione di un piano di emergenza, dovranno essere consultati i rispettivi consigli pastorali e le autorità superiori, per valutare le circostanze e attuare le relative misure in comunione.
Il Cardinale ricorda che le celebrazioni liturgiche e le attività pastorali “si dovranno realizzare con creatività, sapendo armonizzare la cura della salute con l’attenzione spirituale dei fedeli”: è il momento di ricorrere per le attività pastorali, ai mezzi di comunicazione alternativi, limitando la durata e il numero dei partecipanti alle attività.
Ai fedeli l’Arcivescovo chiede di essere vicini ai loro parroci in questo momento, rendendo possibile l’uso delle chiese e ricorrendo alle alternative offerte dalla liturgia. “Preghiamo e imploriamo da Cristo e dalla sua Madre Santissima la loro protezione, il loro aiuto e la forza, in questi tempi di prova, perché tutto possiamo ‘in Cristo che ci dà forza’ (Flp 4,13)” conclude il Cardinale Brenes.
Dal 15 agosto al 15 settembre il Nicaragua sta vivendo il “Mese della Patria” in preparazione alla festa nazionale dell’Indipendenza del 15 settembre. Dal 16 al 23 agosto si è riflettuto sulla storia della Chiesa in Nicaragua, attraverso incontri virtuali e momenti di preghiera con la pastorale giovanile. Il tema di riflessione della settimana dal 24 al 31 è la figura di San Giuseppe, con incontri virtuali e momenti di preghiera con i movimenti laicali. Dal 1° al 4 settembre al centro ci sarà la famiglia, con un’ora di adorazione per le famiglie nicarguensi in tutte le chiese, il 2 settembre. Il 6 e 7 settembre saranno organizzate nelle diocesi giornate di preghiera per i sacerdoti, i religiose e le religiose. Infine la settimana dall’8 al 15 settembre sarà dedicata alla preghiera per la Patria. (SL) (Agenzia Fides 26/08/2021)

venerdì 20 agosto 2021

Agenzia Fides 20 agosto 2021

 


Africa/Guinea Bissau (Agenzia Fides) – L’Imam Ustas Aladji Bubacar Djalo di Mansoa, ieri 19 agosto improvvisamente ci ha lasciati. Una grande perdita per l’Islam in Guinea Bissau e anche per la Chiesa Cattolica, era un uomo di pace e di dialogo.
La Chiesa cattolica, nella figura di Mons. Lampra Ca, Amministratore Apostolico della Diocesi di Bissau e p. Lucio Brentagni, Amministratore diocesano di Bafatá, cosí ha scritto:
“Abbiamo appreso con grande tristezza che la notizia della morte dello stimatissimo Ustas AladjiI Bubacar Djaló, Imam di Mansoa e Presidente dell’Unione Nazionale degli Imam della Guinea Bissau.
La comunità cattolica ha un legame molto forte con l’Imam Ustas, e in questo momento si unisce al grande dolore con la famiglia e con tutta la comunità islamica di Mansoa e della Guinea,
Il suo desiderio di pace era conosciuto da molti, il suo impegno per il dialogo fraterno tra le religioni non potrà essere dimenticato. Fin dall’inizio della Radio Sol Mansi, emittente della Chiesa cattolica, è stato presente con un programma, intitolato “Voce dell’Islam”. La sua fedele presenza fino agli ultimi suoi giorni è stato un segno della sua grande fede nell’unico Dio e del suo desiderio che le religioni fossero al servizio della Pace e del Bene per tutti.
La collaborazione tra la Radio Sol Mansi e la Radio Scuola Coranica di Mansoa (RECOM) rimane nella storia della Guinea Bissau ed è stato presentato come esempio altamente positivo in vari luoghi del mondo e nei mezzi di comunicazione sociale dell’Europa e dell’Africa.
Per gli alunni del liceo Padre Leopoldo Pastori in Bafatà, a giugno ha dato un valoroso intervento sul valore del dialogo tra i fedeli delle diverse religioni, parlando del grande documento: “La fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam de Al-Azhar Ahmed Al-Tayyib nel 2019. Durante l’incontro con gli alunni ha richiamato la loro attenzione sul pericolo di fanatismo religioso che si sta diffondendo nel mondo e nella mostra subregione, e ha condannato la strumentalizzazione della religione a fini politici”. (A.B.) (Agenzia Fides 20/8/2021)
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AFRICA/ETIOPIA - “L’Etiopia sta vivendo la fase più drammatica della sua storia recente”
 
Addis Abeba (Agenzia Fides) - Mentre il mondo è concentrato dalle notizie provenienti dall’Afghanistan, un dramma silenzioso continua a compiersi nel Corno d’Africa. La guerra nel Tigrai, scoppiata a novembre 2020, ha da tempo ormai travalicato i confini della provincia nel nord dell’Etiopia e si è estesa ad altre regioni del Paese, accrescendo il dramma delle popolazioni civili.
L'ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulla crisi umanitaria in Tigrai afferma che "solo una frazione degli aiuti umanitari necessari per soddisfare le crescenti esigenze" sta raggiungendo il Tigrai dove la situazione "rimane imprevedibile e volatile, mentre continua il movimento delle forze del Tigrai nelle regione abitate dagli Amhara e dagli Afar". Circa 2,4 milioni di persone hanno bisogno di aiuti nello stato regionale somalo del Paese, poiché emergono segnalazioni di crescente malnutrizione e imminente carenza d'acqua.
Il Fronte di Liberazione del Tigrai (TPLF) che ha ricacciato dal Tigrai le forze etiopiche ed eritree, è passato all’offensiva ed ha annunciato di aver stretto accordi con altri gruppi armati. Uno di questi sembra essere il principale gruppo ribelle nella regione dell'Oromia in Etiopia, che avvertito che potrebbe tagliare un'importante autostrada che collega l'Etiopia al Kenya, compromettendo il commercio con Nairobi.
“Il conflitto sta entrando in una fase ancora più dura. L’Etiopia sta vivendo la fase più drammatica della sua storia recente” afferma all’Agenzia Fides una fonte locale. “Sono entrati in azione i droni iraniani che stanno bombardando le truppe tigrine, mentre le autorità centrali stanno armando i civili. I tigrini devono quindi far fronte a diverse milizie, ma il fatto che siano entrati in territorio Amhara sta mettendo in difficoltà il Premier Abiy Ahmed”. Quest’ultimo sta cercando appoggi internazionali, anche per risolvere le dispute con il vicino Sudan, per le quali il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è offerto di mediare. Durante la sua visita in Turchia Abiy, oltre a incassare l’impegno del Presidente turco di adoperarsi per cercare una soluzione al conflitto tigrino e alla disputa con il Sudan, ha firmato con Ankara un accordo militare. (L.M.) (Agenzia Fides 20/8/2021)
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AFRICA/MALI - Dopo il Burkina Faso nuovo assalto jihadista nel Sahel: uccisi 15 soldati maliani
 
Bamako (Agenzia Fides) – Nuovo attacco nel Sahel da parte di gruppi jihadisti contro militari regolari. Dopo quello del 18 agosto in Burkina Faso (vedi Fides 19/8/2021), ora è la volta del Mali, dove ieri, 19 agosto, quindici soldati sono stati uccisi e diversi altri sono rimasti feriti in un'imboscata a un convoglio militare nei pressi di Boni nel centro del Paese.
Un'autobomba è esplosa al passaggio del convoglio, seguita da pesanti colpi di arma da fuoco, afferma una nota ufficiale, secondo la quale sono in corso gli sforzi per evacuare i feriti. Secondo alcune fonti i jihadisti sarebbero riusciti a impadronirsi di alcuni veicoli militari armati di mitragliatrice.
L’agguato è avvenuto lungo l’importante arteria che collega Gao a Mopti, la strada nazionale 16. Un’area che un gruppo legato ad Al Quida cerca di controllare. Imboscate e attacchi con ordigni esplosivi sono ricorrenti, in particolare nel Mali centrale e nelle tre regioni di confine tra Mali, Niger e Burkina Faso. Proprio sul lato del Burkina Faso si è avuto l’assalto del 18 agosto il cui bilancio si è fatto ancora più pesante ed è salito a 80 morti, di cui 65 sono civili.
Il convoglio partito da Dori contava quasi 80 veicoli. "Ha coperto una distanza di circa 600 metri", ha detto una fonte della sicurezza. I gendarmi erano in testa e in coda al convoglio. Gli aggressori hanno aperto il fuoco a Boukouma, in mezzo al convoglio a circa 20 chilometri da Arbinda dopo Gorgadji. "Ciò ha reso molto difficile la risposta dei gendarmi perché era necessario evitare di sparare ai civili", afferma la fonte. I jihadisti sono stati respinti dopo tre ore di combattimenti.
Anche in Burkina Faso, come in Mali, è opinione comune che i gruppi jihadisti stiano intensificando gli attacchi ai militari per affermare il loro controllo del territorio, soprattutto dei punti di passaggio strategici. (L.M.) (Agenzia Fides 20/8/2021)
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AMERICA/BRASILE - Vescovi emeriti: un nuovo modo di essere Vescovo, una risorsa per la missione
 
San Paolo (Agenzia Fides) - Attualmente in Brasile ci sono 162 Vescovi emeriti vivi, secondo i dati raccolti dal Professor Fernando Altemeyer Junior, dal Dipartimento di Scienze religiose della Pontificia Università Cattolica di San Paolo (PUC-SP), che svolge da oltre 20 anni il lavoro di aggiornare statistiche e nomi dell'Episcopato brasiliano. Il Codice di Diritto Canonico definisce come "emerito" quel Vescovo che perde "l'ufficio per limite di età o per rinuncia accettata". La Chiesa fissa l'età di 75 anni per la presentazione della richiesta di dimissioni al Papa, che può accettarla subito o rinviarla a seconda delle esigenze pastorali.
I Vescovi emeriti, pur non dovendo più esercitare le loro funzioni di governo delle diocesi, continuano comunque a partecipare alle attività pastorali e a collaborare con la missione evangelizzatrice della Chiesa. Un esempio di tale collaborazione è dato da Monsignor Francisco Biasin, Vescovo emerito di Barra do Piraí, Volta Redonda, che ha assunto la presidenza della Commissione episcopale per i Vescovi Emeriti della Conferenza Episcopale del Brasile, CNBB, nel 2019. In una dichiarazione riportata dal portale della CNBB afferma che l'Emerito è "un dono alla Chiesa, perché essere emerito è un'occasione per reinventare la vita, è un nuovo modo di essere Vescovo".
La Commissione episcopale per i Vescovi Emeriti ha un carattere particolare, diverso dalle altre Commissioni episcopali, realizzando quanto stabilito dal Codice di Diritto Canonico, secondo cui la Conferenza episcopale "deve cercare di fornire il sostegno adeguato e dignitoso al Vescovo che rinuncia, tenendo conto dell'obbligo primario a cui è soggetta la stessa diocesi in cui ha prestato servizio". Creata nel 2012 dalla CNBB, la Commissione quindi accompagna i Vescovi emeriti, preoccupandosi di sostenerli e assisterli. Oltre a Monsignor Biasin, la Commissione è composta da Monsignor Nelson Westrupp, Vescovo emerito di Santo André, e da Monsignor Paulo Antônio de Conto, Vescovo emerito di Monte. Consigliere è padre João Cândido Neto.
Sin dalla sua creazione, la Commissione ha rafforzato il collegamento dei Vescovi emeriti, organizzando riunioni, come l'Incontro nazionale degli Emeriti, o attraverso gli strumenti di comunicazione tra i Pastori che hanno lasciato il governo diocesano.
L'ultimo Incontro nazionale dei Vescovi Emeriti, alla sua quinta edizione, si è tenuto nel settembre 2019, presso il Centro Culturale Missionario (CCM), a Brasilia. All'epoca, padre João Cândido Neto disse che l'obiettivo era quello di dimostrare principalmente che i Vescovi emeriti non sono soli: "La Cnbb è insieme a loro e questo è il momento in cui ogni Vescovo ha potuto condividere parte della sua esperienza di vita e della sua esperienza pastorale, perché ognuno di loro, specialmente quelli che sono qui, sta ancora svolgendo qualche lavoro pastorale".
A causa della pandemia, il 6° Incontro nazionale che si sarebbe dovuto tenere nel 2020, è stato posticipato. Per quest'anno 2021, la Commissione prevede un incontro con i Vescovi emeriti delle regioni in cui è suddivisa la CNBB. L'idea è quella di riunirli virtualmente per un momento di riflessione e condivisione sul tema: "Il ruolo del vescovo emerito in una Chiesa sinodale, alla luce dell'Assemblea ecclesiale dell'America Latina e dei Caraibi e del prossimo Sinodo dei Vescovi". (SL) (Agenzia Fides 20/08/2021)

giovedì 19 agosto 2021

Agenzia Fides 19 agosto 2021

 

AFRICA/UGANDA - Ucciso un sacerdote
 

Kampala (Agenzia Fides) – Ucciso ieri, 18 agosto, un sacerdote in Uganda. P. Joshephat Kasambula della diocesi di Kiyinda-Mityana è stato assassinato a sangue freddo nella sera di ieri, da una persona che potrebbe avere problemi di tossicodipendenza.
Nel tardo pomeriggio del 18 agosto p. Joshephat era andato a supervisionare i lavori su un appezzamento di terra dove avrebbe incontrato il suo assassino che soggiornava illegalmente nella masseria. Il sacerdote ha chiesto al presunto killer chi lo aveva autorizzato ad accedere al terreno e alla casa ma è stato colpito alla schiena con un corpo contundete ed è morto sul colpo.
Secondo alcuni testimoni il presunto omicida è un noto tossicodipendente e si ritiene che fosse l’effetto di qualche sostanza stupefacente al momento dell’omicidio. I testimoni riferiscono che da diversi anni il sacerdote non si recava a visitare la casa e il terreno che appartenevano alla sua famiglia. Il presunto omicida aveva approfittato della mancata vigilanza e vi si era installato da qualche tempo.
P. Joshephat Kasambula 68 anni, ha servito la diocesi di Kiyinda-Mityana come parroco di Lwamata. La polizia ha prelevato il suo corpo per l'autopsia mentre le ricerche dell’omicida che si è dato alla fuga, continuano. (L.M.) (Agenzia Fides 19/8/2021)

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AFRICA/SUD SUDAN - Suore uccise; il Presidente Kiir: “I gruppi che non hanno firmato la pace responsabili della loro morte”
 

Juba (Agenzia Fides) – Sono i gruppi che non hanno firmato l’accordo di pace, i responsabili della morte delle due suore della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù, uccise, insieme ad altre tre persone, in un agguato stradale il 16 agosto su un autobus lungo Juba-Nimule Road (vedi Fides 18/8/2021). Lo afferma il Presidente sud sudanese Salva Kiir, che accusa dell’imboscata degli Holdout Groups”, termine generico che indica i non -firmatari dell'Accordo rivitalizzato sulla risoluzione dei conflitti in Sud Sudan (R-ARCSS).
Nella sua dichiarazione il Presidente Kiir afferma che l'omicidio dei cinque "civili innocenti" dimostra la mancanza di impegno per la pace da parte dei non firmatari dell'accordo di pace del settembre 2018 e minaccia che il suo governo potrebbe dover " riconsiderare la sua posizione sull'Iniziativa di Roma guidata da Sant'Egidio”.
Il presidente sud sudanese aggiunge, in riferimento ai cinque sud sudanesi uccisi durante l'imboscata stradale del 16 agosto, “La responsabilità della loro morte ricade interamente sugli Holdout Groups, e il governo di transizione rivitalizzato di unità nazionale condanna questo atto di terrore nei termini più forti possibili.”
Papa Francesco ha espresso le sue condoglianze per la morte di suor Mary Daniel Abut, e suor Regina Roba delle Suore del Sacro Cuore di Gesù. “Profondamente addolorato nell'apprendere del brutale attacco a un gruppo di suore del Sacro Cuore di Gesù che ha causato la morte di suor Mary Abud e suor Regina Roba – si legge nel telegramma, inviato a nome del Pontefice dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin a Mons. Mark Kadima, della Nunziatura Apostolica in Sud Sudan. “Confidando che il loro sacrificio farà avanzare la causa della pace, riconciliazione e sicurezza nella regione"- Papa Francesco “prega per il loro eterno riposo e il conforto di quanti piangono la loro perdita”. (L.M.) (Agenzia Fides 19/8/2021)
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AFRICA/BURKINA FASO - Quasi 50 morti in un agguato jihadista nel nord del Paese
 

Ouagadougou (Agenzia Fides) - Quarantasette persone tra cui trenta civili, quattordici soldati e tre ausiliari dell'esercito sono state uccise ieri, 18 agosto, in un attacco compiuto da sospetti jihadisti contro un convoglio militare, che scortava civili, nel nord del Burkina Faso.
Lo ha annunciato il governo di Ouagadougou. “Un convoglio misto composto da civili, elementi delle forze di difesa e sicurezza (FDS) e volontari per la difesa della patria (VDP) è stato l'obiettivo di un attentato terroristico a 25 km da Gorgadji (Nord), con la morte di 30 civili, 14 soldati e 3 VDP" afferma il comunicato ufficiale. Nei combattimenti sono rimaste ferite altre 19 persone mentre “58 terroristi sono stati uccisi e molti altri sono rimasti feriti e sono fuggiti" affermano le fonti ufficiali.
Il Presidente Roch Marc Christian Kaboré ha indetto oggi, 19 agosto, tre giorni di lutto nazionale per rendere omaggio alle vittime.
La località di Gorgadji, dove è avvenuto l’agguato, si trova nella provincia di Séno, nel nord del Burkina Faso, detta dei tre confini, dove il Burkina Faso confina con Mali e Niger. Zona più volte colpita da gruppi jihadisti che seminano terrore e morte nei tre Paesi.
L’attacco di ieri è il terzo di una serie in due settimane contro soldati impegnati nella lotta anti-jihadista nel nord e nord-ovest del Burkina Faso.
I gruppi jihadisti saheliani sono ora galvanizzati dal ritiro americano e occidentale in Afghanistan e dall’annuncio del termine entro i primi mesi del 2022 dell’operazione militare francese Barkhane in Mali. In un messaggio audio risalente al 10 agosto Iyad Ag Ghali, leader del Gruppo di Sostegno dell’Islam e dei Musulmani (GSIM) non ha aspettato la presa di Kabul per salutare la vittoria dei talebani in Afghanistan, rendendo omaggio “all’ emirato islamico dell'Afghanistan, in occasione del ritiro delle forze d'invasione americane e dei loro alleati". Un capovolgimento che- ha sottolineato - è il risultato di due decenni di pazienza". (L.M.) (Agenzia Fides 19/8/2021)
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AMERICA/PERU’ - I giovani profeti del Bicentenario: a novembre prima Giornata nazionale della Gioventù
 
Lima (Agenzia Fides) – “Giovane, alzati! Tu sei profeta del Bicentenario” è il motto della prima Giornata nazionale della Gioventù che il Perù celebrerà dal 19 al 21 novembre. L’evento prende spunto dalla celebrazione dei 200 anni dell’Indipendenza del Paese, il 28 luglio. Secondo la nota della Conferenza episcopale, pervenuta a Fides, ad organizzare la Giornata è la Commissione episcopale per i giovani e i laici, presieduta da Monsignor Alfredo Vizcarra, Vescovo del Vicariato di Jaén, con l’obiettivo di “riflettere e riconoscere l'importanza dei giovani del Paese alla luce del bicentenario di indipendenza” dalla Spagna.
Fin dall’inizio del 2021 sono stati creati diversi gruppi di lavoro dedicati ognuno ai vari aspetti dell’evento: la liturgia, la spiritualità, la comunicazione. Il logo dell’evento presenta tre grandi lettere “JNJ”, le iniziali di “Jornada Nacional de la Juventud” (Giornata nazionale della gioventù), dipinte con colori particolarmente accesi e vivaci, ad indicare la gioia e lo spirito di festa che anima l’incontro, ed il motto “Joven, ¡levántate! ¡Tú eres profeta del bicentenario!”. L’inno e la preghiera dell’appuntamento, invece, sono stati scelti grazie ad un concorso tra artisti cattolici, vinto da José Luis Vallejos Arias, autore dell’inno, e Eddy Alex Juárez Vergara, autore della preghiera. Entrambe le loro composizioni fanno riferimento alla testimonianza offerta da Santa Rosa da Lima, Patrona del Perù.
Nata a Lima il 20 aprile 1586, in una nobile famiglia di origine spagnola, fu battezzata con il nome di Isabella. Una serva affezionata, di origine india, che le faceva da balia, colpita dalla bellezza della bambina le diede il nome di un fiore, Rosa, che le rimarrà per sempre. Quando la sua famiglia subì un tracollo finanziario. Rosa si rimboccò le maniche e aiutò in casa. Sin da piccola aspirava alla vita claustrale, avendo come modello di vita santa Caterina da Siena. Come lei, vestì l’abito del Terz’ordine domenicano, a vent’anni. Allestì nella casa materna una sorta di ricovero per i bisognosi, dove prestava assistenza ai bambini ed agli anziani abbandonati, soprattutto a quelli di origine india. Dal 1609 si richiuse in una cella di due metri quadrati, costruita nel giardino della casa, dove trascorreva gran parte delle sue giornate a pregare ed in stretta unione con il Signore. Ebbe visioni mistiche. Nel 1614 fu obbligata dalla famiglia a trasferirsi nell’abitazione della nobile Maria de Ezategui, dove morì, straziata dalle privazioni, tre anni dopo. Era il 24 agosto 1617. Fu beatificata nel 1668 e canonizzata il 12 aprile 1671, prima Santa del continente sudamericano. E’ patrona principale delle Americhe, delle Filippine e delle Indie occidentali.
La Commissione episcopale per i giovani e i laici ha organizzato una serie di attività che vengono lanciate il 19 di ogni mese, nello stesso giorno dell’inizio della Giornata nazionale della Gioventù, il 19 novembre. Per i mesi di agosto, settembre e ottobre verranno lanciati tre capitoli del Sussidio Spirituale. Secondo Álvaro Salazar, Segretario esecutivo della Commissione episcopale, i sussidi che saranno pubblicati permetteranno di preparare il nostro cuore e il nostro spirito a riflettere sulla nostra realtà prima del mese di novembre. "Questa Giornata ci permetterà di sapere cosa vogliono i giovani del Perù per il futuro del Paese nella prospettiva del Bicentenario" conclude Álvaro Salazar. (SL) (Agenzia Fides 19/08/2021)


venerdì 7 febbraio 2020

aGENZIA fIDES 7 FEBBRAIO 2020

AFRICA/NIGER - “La dittatura del jihad si è installata a 100 km dalla capitale”, denuncia un missionario
 
Niamey (Agenzia Fides) - “La visione apocalittica ha messo le sue radici a poco più di cento chilometri da Niamey. È questo il messaggio, accompagnato dalla prassi, dei missionari del jihad che opera al confine col Burkina Faso, in zona Gourmantché: convertitevi perché il tempo è compiuto” riferisce all’Agenzia Fides p. Mauro Armanino, missionario della Società delle Missioni Africane (SMA) che opera in Niger. “L’ultimo attacco in ordine di tempo è avvenuto nel pressi di Bomoanga, il villaggio dove il 17 settembre è stato rapito Pierluigi Maccalli (vedi Fides 18/9/2018), e risale alla sera del 5 febbraio. Almeno sei giovani armati in bicicletta hanno circondato, interrogato e poi frustato l’incauto tagliatore di alberi” dice p. Armanino. “Poco lontano hanno scoperto un suo amico col tabacco in tasca e, dopo aver bruciato il tabacco l’hanno minacciato di una punizione ben peggiore se l’avessero ancora sorpreso fumando” prosegue il missionario.
“Fortuna volle che il presidente della locale sezione dei genitori degli alunni fosse assente o nascosto. La sua moto è stata bruciata assieme al materiale scolastico e rubato il denaro che teneva nel negozietto informale che gestiva. Il presidente è scappato altrove, così come altre decine di famiglie, bambini delle elementari e adolescenti delle superiori. La maggior parte ha trovato rifugio nella meglio difesa cittadina di Makalondi a una quarantina di chilometri dal villaggio citato”. Secondo p. Mauro i jihadisti hanno “invitato gli abitanti a mettere in pratica quanto, secondo loro, è statuato dal profeta dell’Islam: niente feste, alcool, tabacco, taglio di alberi, scuole occidentali e cristiani. Le donne andranno velate e ciò le proteggerà da qualunque sopruso e così saranno protetti i bambini. Sono risparmiati dalla distruzione i centri di salute o dispensari perché, dicono, curando e nutrendo i bimbi si prepara il futuro dell’islamizzazione”.
Il missionario dice che i cristiani locali sono costretti a “pregare nelle case, nelle famiglie e di nascosto coi vicini ‘sicuri’, in un Paese che formalmente riconosce la libertà di religione, di culto e di lingua”. “Si è installata una dittatura chiamata Jihad che rimodella stili di vita, opzioni, scelte quotidiane e soprattutto instilla la paura come condizione per raggiungere l’obiettivo prefissato fin dal rapimento di p. Pierluigi: sradicare l’avventura cristiana dal suolo del popolo Gourmantché” denuncia il missionario. “I jihadisti presenti nella zona, di etnia fulani, parlano il fulfulde, lingua che tutti nella zona capiscono perché agricoltori e pastori hanno avuto contatti e conflitti costanti”.
“Quanto allo Stato, entità poco visibile nelle campagne dove vivono i poveri contadini di seconda categoria, era scomparso ancora prima che tutte queste cose accadessero. Assente prima e assente adesso malgrado i militari siano poco lontani dalle zone citate. Ci troviamo a poco più di cento chilometri da Niamey, la capitale del Paese, dove si trova la cattedrale cattolica dedicata a Maria, Madre del Perpetuo Soccorso” conclude. (M.A.) (L.M.) (Agenzia Fides 7/2/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Si apre la prossima settimana il consiglio nazionale delle POM ivoriane
 


Abidjan (Agenzia Fides) -La diocesi di Yamoussoukro nel centro della Costa d'Avorio, ospiterà dal 10 al 12 febbraio 2020 l'incontro di revisione delle Pontificie Opere Missionarie (POM) del Paese.
Durante questo incontro che riunirà i direttori diocesani delle POM, i segretari esecutivi diocesani delle opere insieme al direttore nazionale delle POM, ciascuno degli amministratori presenterà la revisione provvisoria del proprio esercizio finanziario.
Come preludio a questo incontro, p. Jean-Noël Gossou, direttore nazionale dell'OPM, ha tenuto una riunione preparatoria con il comitato organizzatore presso il CAM, (Centro di accoglienza missionario) di Abidjan.
Oltre alla sessione di revisione intermedia dal 10 al 12 febbraio prossimo, la direzione nazionale delle POM, attraverso la segreteria nazionale per la Santa Infanzia organizza dal 14 al 16 febbraio 2020 nella parrocchia di Saint Mathieu nella diocesi di Yopougon, la finale del concorso musicale per bambini "Cantare la missione", nel prolungamento del Mese Missionario Straordinario. Per la finale di questo concorso, il programma prevede, oltre al concorso coristico, una visita guidata con i bambini, nel pomeriggio del 14 febbraio presso il Santuario Nazionale mariano, Nostra Signora dell'Africa, Madre di tutte le Grazie ad Abidjan Attécoubé , con una riflessione sul tema “La missione del bambino nella Chiesa”. (S.S.) (Agenzia Fides 7/2/2020)
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AFRICA/EGITTO - La Chiesa copta celebra il V anniversario dell’eccidio dei “martiri di Libia”
 
Samalut (Agenzia Fides) – Nella diocesi copta ortodossa di Samalut sono in corso le celebrazioni indette per commemorare i “martiri copti di Libia”, nel V anniversario del loro martirio. Le celebrazioni, iniziate sabato 1° febbraio, si concludono domenica 16 febbraio e si svolgono principalmente presso la chiesa e presso il museo dedicati ai martiri, edificati in tempi rapidi con il sostegno concreto del governo egiziano e inaugurati entrambe nel 2018. Presso il museo, il prossimo 15 febbraio, verrà inaugurata l’esposizione di nuovo materiale documentario sula vicenda dei martiri copti di Libia, con legende, pannelli illustrativi e contributi audiovisivi predisposti in arabo, inglese e francese.
Nel sacrario-museo dei martiri copti di Libia (vedi Fides 12/7/2018) sono già custodite come reliquie anche le manette che legavano le mani dei martiri, mentre loro venivano sgozzati, e quel che resta delle divise color arancione che i carnefici affiliati al cosiddetto Statto Islamico ( Daesh) facevano indossare alle vittime della loro macabre esecuzioni, sempre filmate e diffuse via internet. Tra gli oggetti esposti nel museo ci sono anche le monete trovate nelle tasche dei corpi martirizzati e le loro scarpe, insieme a alcuni documenti di identità e ai registri di lavoro su cui due di loro segnavano le attività lavorative compiute giorno per giorno.
I 20 copti egiziani e un loro compagno di lavoro ghanese erano stati rapiti in Libia all'inizio di gennaio 2015. Il video della loro decapitazione fu messo in rete dai siti jihadisti il 15 febbraio successivo. Ad appena una settimana dalla notizia del massacro, il Patriarca copto ortodosso Tawadros II decise di iscrivere i 21 martiri sgozzati dal Daesh nel Synaxarium, il libro dei martiri della Chiesa copta, stabilendo che la loro memoria fosse celebrata proprio il 15 febbraio.
I resti mortali dei copti uccisi in Libia dai jihadisti erano stati individuati alla fine di settembre 2017 in una fossa comune sulla costa libica, presso la città di Sirte. I loro corpi erano stati rinvenuti con le mani legate dietro alla schiena, vestiti con le stesse tute color arancione che indossavano nel macabro video filmato dai carnefici al momento della loro decapitazione. “Il video che ritrae la loro esecuzione - riferì dopo il massacro all'Agenzia Fides Anba Antonios Aziz Mina, Vescovo copto cattolico emerito di Guizeh - è stato costruito come un'agghiacciante messinscena cinematografica, con l'intento di spargere terrore. Eppure, in quel prodotto diabolico della finzione e dell'orrore sanguinario, si vede che alcuni dei martiri, nel momento della loro barbara esecuzione, ripetono ‘Signore Gesù Cristo’. Il nome di Gesù è stata l'ultima parola affiorata sulle loro labbra. Come nella passione dei primi martiri, si sono affidati a Colui che poco dopo li avrebbe accolti. E così hanno celebrato la loro vittoria, la vittoria che nessun carnefice potrà loro togliere. Quel nome sussurrato nell'ultimo istante è stato come il sigillo del loro martirio”. (GV) (Agenzia Fides 7/2/2020).
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ASIA/FILIPPINE - Le associazioni cattoliche: "No" alla legalizzazione di divorzio, che approda in Parlamento
 
Manila (Agenzia Fides) - Le associazioni laiche cattoliche si oppongono alla legalizzazione del divorzio nelle Filippine, mentre l'iter parlamentare per farlo è stato avviato. La Commissione parlamentare sulla popolazione e sulle relazioni familiari ha approvato il 5 febbraio un disegno di legge volto a legalizzare il divorzio nel paese, che sarà sottoposto alle Camere e sembra avere un generale consenso delle forze politiche.
"Il Congresso filippino (la Camera bassa) deve agire per rafforzare la famiglia e non per indebolirla", afferma in una nota inviata a Fides il forum chiamato "Laiko", ovvero il "Consiglio dei Laici delle Filippine", una piattaforma che raduna varie organizzazioni e movimenti ecclesiali. Il forum sottolinea che "il matrimonio e la famiglia sono un dono che dev'essere protetto".
"Il Consiglio dei Laici delle Filippine è fortemente contrario all'introduzione della legge sul divorzio come via più semplice per lo scioglimento del matrimonio nelle Filippine", afferma il presidente di "Laiko", Rouquel Ponte. "È nostro auspicio quindi, che le Filippine rimangano sempre come un faro di speranza per la famiglia e la società", ha detto. Le Filippine sono l'unico paese al mondo dove il divorzio è ancora illegale. Ponte rileva che "questo non è certo un buon motivo per permetterlo".
Il leader cattolico esorta, invece, i sostenitori del divorzio nella nazione a "imparare dall'esperienza di altri paesi nei quali il divorzio è legale, notando il forte indebolimento dell'istituzione della famiglia avvenuto in quelle nazioni". "Di conseguenza, sono sorti molti problemi per il coniuge abbandonato e per i loro figli", nota Ponte,.
Il progetto di legge messo a punto nella Commissione parlamentare, denominato "House Bill 100" o "Absolute Divorce Bill", intende garantire che i procedimenti per la concessione del divorzio siano accessibili ed efficienti.
Dicendosi consapevole della difficile situazione che vivono i cittadini filippini che soffrono per "matrimoni falliti", il capo di "Laiko" ha invitato le organizzazioni che si occupano della famiglia "a cercare di accompagnarli e seguirli con interventi pastorali utili", come "l'educazione, la formazione e l'accompagnamento umano e spirituale, che vanno insieme al riconoscimento di valori come la vita, l'amore, la fedeltà". "Il Consiglio dei Laici delle Filippine - nota - garantisce il pieno sostegno a chi si impegna in questo campo".
Jenlyen Passion, una madre cattolica impegnata in attività pastorali, dice a Fides: "Il matrimonio è un sacramento e non può essere infranto. Ciò che i legislatori stanno pianificando, ovvero legalizzare il divorzio, è un disegno sotto l'influenza di valori secolari, dunque lo contrasteremo". (SD-PA) (Agenzia Fides 7/2/2020)
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ASIA/INDIA - I Vescovi del Gujarat: "Sospendere le leggi sulla cittadinanza"
 
Gandhinagar (Agenzia Fides) - Esistono seri dubbi sulla promulgazione di tre provvedimenti legislativi che hanno un serio impatto sulla società indiana, ovvero il Citizenship Emendamento Act (CAA), il National Register of Citizens (NRC) e il National Population Register (NPR). Per questo i Vescovi cattolici dello stato indiano del Gujarat (India Occidentale) chiedono al governo indiano di "sospendere immediatamente questi provvedimenti e le relative procedure, fino a quando non viene fornita adeguata considerazione a tutti gli aspetti umani esso correlati, in modo da tutelare il bene dell'intera comunità umana residente in India, perchè l'India emerga nel mondo come nazione esemplare, per la sua adesione alla Costituzione e la protezione dei diritti umani".
In un comunicato inviato all'Agenzia Fides, i Vescovi notano: "La comunità dei cattolici indiani, orgogliosi cittadini della nazione, è profondamente impegnata nella costruzione di una nazione basata sulla giustizia e l'equità. La Chiesa cattolica ritiene doveroso stare 'dalla parte del paese' in ogni momento difficile. La Madre India, da secoli, nutre ogni singolo cittadino, senza alcuna discriminazione basata su casta, religione, lingua o regione. Essendo culla di diverse religioni e culture, l'India ha dato al mondo l'ideale dell'unità nella diversità".
per questo, prosegue la nota "come fedeli e cittadini dell'India, i cattolici del Gujarat sono impegnati a salvaguardare la Costituzione e a garantire che tutte le comunità che vivono nel Paese godano di felicità, prosperità e diritti umani, senza discriminazioni".
Si afferma poi: "C'è stata una diffusa protesta contro il Citizenship Emendamento Act (CAA) da quando è stata approvata dal Parlamento. La Chiesa cattolica del Gujarat accoglie con favore il tentativo del governo di dare protezione ad alcuni rifugiati del Pakistan, del Bangladesh e dell'Afghanistan; tuttavia esprime preoccupazione e apprensione, nel processo di conferimento della cittadinanza, per l'esclusione di un particolare gruppo sulla base della religiosa . È incostituzionale determinare la cittadinanza su base religiosa".
"Le disposizioni proposte - rileva la nota dell'episcopato - sollevano anche serie apprensioni sui benefici per il paese, a fronte delle ingenti spese sostenute per l'attuazione di CAA, NRC e NPR. Vi sono anche domande sulla sicurezza degli immigrati "illegali" e, soprattutto, sulla dignità e sulle condizioni di vita quanti sono già confinati (o possono essere confinati) nei centri di detenzione".
Il testo dei Vescovi del Gujarat asserisce: "Siamo solidali con le proteste non violente nel paese, per la giustizia, come espressione del diritto alla libertà di parola e di espressione. Nello stesso tempo, condanniamo qualsiasi tentativo di mettere a tacere il dissenso e di reprimere le proteste non violente. Prendiamo atto del lassismo e della negligenza dell'amministrazione e della polizia nell'agire contro chi tenta violentemente di interrompere le proteste pacifiche".
La Chiesa cattolica solleva domande sull'applicazione dei provvedimenti sotto esame: ad esempio, la disponibilità del documento stipulato per dimostrare la propria cittadinanza; la competenza e la qualifica dei funzionari preposti a determinare la cittadinanza di un altro.
"Riteniamo sconsiderato e affrettato procedere con l'attuazione di CAA, NPR e NRC senza un'adeguata riflessione sui rimedi e sulle soluzioni di questi problemi relativi ai diritti umani e alla dignità umana, nonché alla pace e all'unità della nazione; e senza un'adeguata consultazione con il popolo indiano", concludono i Vescovi.(PA) (Agenzia Fides 7/2/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - La Chiesa esorta i giovani a un uso responsabile dei social media
 
Port Moresby (Agenzia Fides) - Oltre trecento studenti dell'Istituto Tecnologico Don Bosco (DBTI) hanno preso parte al programma di orientamento della durata di quattro giorni in occasione dell’apertura dell'Anno accademico.
Dal 3 al 6 febbraio presso il DBTI si sono susseguite sessioni di studio e di confronto che hanno spaziato dalla vita del campus, a politiche accademiche, dall'uso delle tecnologie al codice di condotta della scuola, fino a toccare le tradizioni e l'approccio del del DBTI.
“L'intelligenza artificiale sta programmando le nostre vite, sta manipolando i nostri valori, i nostri atteggiamenti e sta distruggendo la nostra cultura” ha detto all’Agenzia Fides padre Ambrose Pereira, sdb, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni della Conferenza Episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, nella sua presentazione di una sessione di studio e di analisi sull'uso responsabile e sicuro dei media.
P. Pereira si è concentrato sui social media e sul loro scopo, sull’atteggiamento dell'umanità verso il mondo della tecnologia di oggi. Ha esposto un riferimento biblico per passare al tema della diffusione tecnologia, alla sua crescita esponenziale, alla iper-connessione con i "nativi digitali" di oggi.
Padre Ambrose ha spiegato come "le persone si stanno lentamente perdendo nel mondo dei social media" attraverso l'uso degli smartphone e ha incoraggiato gli studenti a "non permettere a questi prodotti di dominare le loro vite". Soffermandosi sull'intelligenza artificiale, ha descritto i telefoni come "oggetti senza anima", esortando gli studenti a valutare attentamente l'uso dei loro telefonini, ricordando la loro natura di "esseri umani dotati di intelletto, volontà e anima".
Come si evince dalla nota pervenuta a Fides, la risposta degli studenti è stata in linea con l’obiettivo dell’incontro. Alcuni di loro hanno riconosciuto di "dedicare tempo agli smartphone per fare cose improduttive", ritrovandosi a "trascorrere tempo con persone che non hanno incontrato piuttosto che con le persone che incontrano faccia a faccia". Gli studenti hanno accolto favorevolmente il discorso costruttivo sull'uso responsabile della tecnologia e dei social media, promosso dalla Chiesa. (AP) (7/2/2020 Agenzia Fides)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...