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mercoledì 2 marzo 2022

EUROPA/UCRAINA - I francescani vicini alla gente "con la preghiera, il pranzo e con parole di incoraggiamento"

 


EUROPA/UCRAINA - I francescani vicini alla gente "con la preghiera, il pranzo e con parole di incoraggiamento"
 
Konotop (Agenzia Fides) - "Nonostante la grande tensione nella società, l'ansia e il panico diffuso, nel nostro Convento, insieme con padre Florian OFM, con volontari e i parrocchiani, siamo a servizio delle persone con la preghiera, il sostegno, offrendo il pranzo, il tè caldo e parole di incoraggiamento". Lo racconta in un messaggio inviato all'Agenzia Fides, il frate minore p. Romualdo Zagurskyi OFM, tra i francescani che vivono nella città di Konotop, nell'Ucraina nordorientale, a 90 km dal confine con la Federazione Russa. Il 24 febbraio scorso, alle 5:20 del mattino, sono iniziati i bombardamenti nel territorio della regione, i cui echi sono stati uditi anche dai residenti di Konotop. Secondo lo Stato Maggiore delle forze armate dell'Ucraina, la città di Konotop è stata presa dall'esercito russo la mattina del 25 febbraio 2022.
"Questa informazione - riferisce il frate - ha causato disperazione in molti residenti; i nostri parrocchiani hanno incontrato persone in preda al panico in mezzo alla strada. La gente continuava ad arrivare e abbiamo avuto un grande bisogno di comprare cibo. Molti anziani, soli e spaventati, sono rimasti rinchiusi nelle proprie case. Nella città occupata siamo riusciti ad acquistare solo parzialmente i prodotti necessari".
Padre Romualdo ricorda lo shock dell'inizio della guerra: "In quel momento, ero in ritiro con i miei fratelli a Zhytomyr, dove al mattino anche l'aeroporto è stato bombardato. Su richiesta dei parrocchiani, come parroco della parrocchia di Nostra Signora di Fatima, sono partito d'urgenza per Konotop. Il nostro Convento è aperto a chiunque abbia bisogno di protezione, riparo o cibo e già dal primo giorno abbiamo ospitato 23 persone rimaste per la notte, per lo più donne e bambini".
"La sera dello stesso giorno - prosegue il religioso - si è svolta una battaglia su larga scala nella nostra città. Alcuni edifici sono stati dati alle fiamme e le informazioni sui bombardamenti e sulla distruzione delle istituzioni educative, hanno attivato immediatamente i vigili del fuoco. Abbiamo visto che ardeva il centro della città, anche durante la Divina Liturgia, che veniva celebrata nel nostro Convento. Ora la classe di catechismo funge da luogo di pernottamento per le persone e stanza di rifugio per i bambini durante il giorno".
I frati ricevono richieste di aiuto urgente da persone fuggite da Konotop: "Noi, insieme ai residenti della città, organizziamo raccolte di cibo per i loro bisogni e acquistiamo prodotti per consegnarli a quanti possono essere un pericolo di vita", spiega,
Il francescano conclude con un accorato appello di pace : "Ora più che mai, il nostro carisma francescano di portare pace e bontà si rivela là dove c'è inquietudine, oscurità, guerra. I bambini che vengono nei nostri centri di accoglienza giocano, guardano cartoni animati e dimenticano persino che c'è una guerra intorno, e alcune persone adulte magari per la prima volta nella loro vita prendono il Rosario, pregano in ginocchio, imparano a cantare canti religiosi e sperimentano la vera pace, che non può essere raggiunta attraverso carri armati o altre armi. Noi crediamo nella pace che Gesù Cristo ha lasciato, come dice nel Vangelo di Giovanni (Gv 14,27): Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore. E non abbiate paura”.
(PA) (Agenzia Fides 2/3/2022)
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EUROPA/UCRAINA - Missionarie Scalabriniane: è l’ora di accogliere, essere solidali e pregare per la pace
 
Roma (Agenzia Fides) - "Se non si dovesse raggiungere una tregua nei 27 Paesi dell’Unione Europea sono attesi circa 7 milioni di rifugiati. Un numero considerevole, visto che secondo l’Unhcr in tutto il pianeta sono in fuga 8 milioni di persone”. A sottolinearlo è suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo/Scalabriniane, congregazione che sin dalla sua fondazione si occupa dell’assistenza a migranti e rifugiati, in una nota inviata all’Agenzia Fides.
“In Ucraina sono poco meno di 300mila le persone che hanno passato il confine con la Polonia, altri 200 mila sono già in Ungheria, Moldavia, Romania e Slovacchia. L’Europa è, ancora una volta, colpita al cuore. Il mondo è con il fiato sospeso. Ciò che possiamo fare è continuare ad accogliere, essere solidali e pregare. Secondo l’Onu è la peggiore crisi umanitaria che ha colpito l’Europa negli ultimi decenni ed è l’ennesima dimostrazione che l’intero pianeta deve mobilitarsi per la pace – prosegue la superiora generale delle Sclabriniane –. Una piattaforma solidale e di aiuti è la base per contenere gli enormi danni che ne stanno derivando”.
“Facciamo nostri gli appelli di Papa Francesco per porre fine a queste ostilità – conclude suor Neusa de Fatima Mariano -. Aderiamo convintamente alla Giornata di preghiera e digiuno di oggi e ricordiamo le parole del Pontefice ‘chi fa la guerra dimentica l’umanità’. Succede in Ucraina come in tantissime altre parti del mondo. È ora di pregare, essere uniti, offrirci gesti di solidarietà, educarci a gesti di pace nelle nostre realtà, aiutare la pace a risplendere nel pianeta”.
(SL) (Agenzia Fides 2/3/2022)

lunedì 29 marzo 2021

Agenzia Fides 29 marzo 2021

 

AFRICA/MOZAMBICO - “Preghiamo per i nostri fratelli a Palma” dove la situazione è drammatica
 
Maputo (Agenzia Fides) – Sono almeno 7 le vittime tra le persone che sono scappate dall’Hotel Amerula in un convoglio che è stato colpito in un’imboscata dei terroristi. Lo ha annunciato un portavoce dell’esercito del Mozambico, che ha condotto un’operazione per liberare le persone intrappolate nell’albergo di Palma, la città nel nord del Mozambico, presa d’assalto da un gruppo di almeno 100 jihadisti.
L’assalto a Palma è iniziato la sera del 24 marzo, quando un’avanguardia jihadista si è infiltrata nella cittadina che si trova nei pressi di un’importante struttura del gas dal valore di oltre 60 miliardi di euro. L’assalto vero e proprio è iniziato il 25 marzo, quando oltre 100 miliziani colpiscono selvaggiamente la popolazione civile, la maggior parte della quale si rifugia nella foresta. Alcune delle vittime sarebbero state decapitate. Nell’hotel Amerula si rifugiano circa 190 persone, in maggiore parte tecnici stranieri che lavorano al vicino giacimento di gas di Afungi, protetti da un manipolo di soldati mozambicani, appoggiati da elicotteri cannonieri di una società militare privata sudafricana (vedi Fides 27/3/2021).
Il giorno successivo un convoglio di 17 veicoli tenta la fuga dalla cittadina, ma vengono fermati in un’imboscata, solo 7 veicoli riescono a fuggire. La città viene data alle fiamme dai jihadisti. Domenica 28 marzo, 1.300 persone sono evacuate via mare dal sito gasiero di Afungi. Al quarto giorno di assedio a Palma, la situazione è ancora incerta mentre proseguono le operazioni di soccorso.
Palma fa parte della provincia di Cabo Delgado, sconvolta dal 2017 dalle violenze dei jihadisti. “Ci affidiamo a Gesù per mettere fine alle sofferenze della nostra provincia di Cabo Delgado, in modo che questa guerra che nessuno capisce e calpesta tutti, finisca non appena possibile” ha detto Sua Ecc. Mons. António Juliasse Ferreira Sandramo, Vescovo ausiliare di Maputo e Amministratore apostolico di Pemba, il capoluogo della provincia, nell’omelia della Domenica delle Palme. Il Vescovo ha poi sottolineato che “non c'è religione della violenza” e chi governa non può “lavarsi le mani” come Pilato, perché “lavarsi le mani è condannare gli innocenti”. Al termine della celebrazione, l'Amministratore apostolico di Pemba ha espresso la sua “comunione con i fratelli del distretto di Palma” e ha invitato i cattolici della regione a partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa attraverso radio e social network, nell'impossibilità di farlo di persona a causa della sospensione delle celebrazioni a causa della pandemia Covid-19. (L.M.) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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AFRICA/MADAGASCAR - Istruzione ed evangelizzazione: la presenza missionaria nel Sudovest del paese
 
Ankililoaka (Agenzia Fides) - Ad Ankililoaka, nella zona sud occidentale del Madagascar, la missione dei Salesiani rappresenta per la popolazione locale, poverissima, un importante punto di riferimento. Attualmente 4 religiosi di Don Bosco si occupano di offrire loro accoglienza, assistenza medica, istruzione, ma soprattutto aiuto e speranza. Uno di loro, don Giovanni Corselli, missionario nel Paese da quasi 40 anni, racconta all’Agenzia Fides come è cambiata la sua vita quando, a settembre del 2019, è arrivato nel distretto missionario di Ankililoaka, proprio dove aveva iniziato l'opera salesiana con l'attuale Vescovo di Moramanga, Mons. Rosario Vella, nel lontano settembre 1981.
“Dopo essere stato sempre in piccoli villaggi, sul campo di lavoro - scrive don Corselli a Fides - a 76 anni, i superiori mi hanno nominato direttore qui ad Ankililoaka. Per noi è importante essere accanto alla gente, sempre. Nella nostra comunità ci sforziamo di compiere un’opera di evangelizzazione e di promozione umana cercando di educare i giovani e la popolazione al lavoro comune, all’aiuto reciproco, stimolandoli alla riflessione e a ricercare una loro autonomia. Il problema principale, per non dire l’unico - prosegue il missionario -, è quello dell’acqua, che purtroppo in questi ultimi anni abbiamo visto diminuire in modo vistoso. Le piogge sono diminuite di molto e per una popolazione agricola che aspetta tutto dalle piogge diventa problematico riuscire a sbarcare il lunario. Quest’anno è piovuto quasi niente e le persone hanno raccolto poco. Nella sua struttura sociale, la popolazione conserva molte caratteristiche della vita di un villaggio. La maggior parte conserva le tradizioni degli antenati e dei culti ancestrali con tabù, credenze tradizionali, e la presenza degli stregoni che guida la vita delle persone. Si è aggiunta inoltre la pandemia di Coronavirus che continua a imperversare e ha fatto aumentare le restrizioni, che per la gente che vive alla giornata, di espedienti, divengono insopportabili.”
“Naturalmente – spiega don Giovanni - in questo contesto, l’ultima cosa a cui pensano i genitori è la scolarizzazione dei loro figli, anzi non ci pensano neanche, in quanto la loro attenzione è rivolta alle cose più essenziali. Nonostante la presenza e l’uso dei mezzi di comunicazione sociale, la popolazione non è molto aperta al mondo esterno. Questo crea molta difficoltà per l’educazione e per l’evangelizzazione, i nostri principali obiettivi. Per questo noi cerchiamo di far studiare i piccoli, di educare i genitori e, indirettamente di indirizzarli ad attività redditizie di vario genere per poter diventare autonomi. Ad Ankililoaka abbiamo14 scuole elementari nei villaggi con una popolazione scolastica di 2599 allievi ed una grande scuola media e liceo con circa 750 allievi. Inoltre le Suore trinitarie di Valenza, che lavorano con noi, gestiscono un dispensario ed una scuola elementare e materna con circa 700 allievi.”
“Dovunque ho lavorato – conclude il missionario - sia a Tulear nell’ambito di attività parrocchiali e animazione dei quartieri, scuola professionale, promozione femminile, scuola elementare di recupero, sia a Benaneviky, distretto missionario di prima evangelizzazione molto esteso, con grandi difficoltà di collegamento, scuole elementari nei villaggi, costruzione di pozzi, ho potuto constatare che per la gente noi siamo un punto di riferimento, e che hanno bisogno di essere aiutati, incoraggiati, animati e sostenuti per poter arrivare lentamente ad una sufficiente autonomia, anche se lo Stato per il momento non fa quasi niente e la gente non ha fiducia nelle strutture statali. Noi non ci scoraggiamo e ci affidiamo al Signore ed alla Vergine Maria Ausiliatrice ed anche se i progressi sono molto lenti e tante volte sembra che si vada indietro, continuiamo a lottare e ad incoraggiare.”
(GC/AP) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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ASIA/MYANMAR - Appello dei francescani: "Per la comunità internazionale è il momento di agire per ripristinare pace e democrazia"
 
Bangkok (Agenzia Fides) - "Esprimiamo profonda tristezza e grave preoccupazione per la repressione in corso di milioni di cittadini in Myanmar, a seguito di un colpo di stato militare": lo dicono i francescani in una lettera inviata al Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. Nella missiva, inviata anche all'Agenzia Fides, firmata dal Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, in rappresentanza di circa 12.500 religiosi e sacerdoti cattolici presenti e operanti in 116 paesi, si nota: "I francescani in Myanmar hanno assistito in prima persona alla brutalità delle forze di sicurezza e all’insicurezza che ciò ha creato", stigmatizzando "la violenza coordinata e continua che cresce quotidianamente". Il testo deplora "la morte di civili e la detenzione arbitraria di migliaia di persone impegnate in proteste pacifiche, distruzione delle protezioni legali, gravi restrizioni all’accesso ad Internet e alle comunicazioni, e il sovvertimento della volontà del popolo del Myanmar espressa nelle elezioni del novembre 2020". I frati minori che vivono e lavorano in Myanmar hanno chiesto a tutti i francescani del mondo di intercedere per il popolo del Myanmar.
I francescani lanciano un appello: "Ora è il momento per la comunità internazionale di agire in modo unito e deciso per evitare ulteriori perdite di vite umane, la distruzione di proprietà e per garantire il ripristino senza indugio del governo democraticamente eletto del Myanmar. Ciò dovrebbe includere la richiesta alla giunta militare di desistere immediatamente dall’uso della forza contro il popolo del Myanmar, il rilascio di coloro che sono detenuti illegalmente, il ripristino delle protezioni garantite dalla legge, compreso il diritto di protestare pacificamente". Fra Michael A. Perry, Ministro generale OFM, conclude con un auspicio: "Possa il popolo del Myanmar sperimentare ancora una volta un ritorno alla democrazia e che l’attuale crisi trovi una soluzione pacifica e duratura".
Nei giorni scorsi un altro intervento era giunto dalla Conferenza dei Ministri dell’Asia orientale e dalla Commissione "Giustizia, Pace e Integrità del Creato" dell’Ordine dei Frati Minori: "Ci uniamo al popolo del Myanmar nella sua battaglia per l’auto-determinazione con un governo regolarmente eletto. Siamo uniti a loro nel chiedere una risoluzione pacifica. Siamo con loro nell’invocare la liberazione dei membri del governo eletti democraticamente, degli attivisti e dei giovani. Siamo al loro fianco nel difendere la dignità e i diritti umani".
i frati, vedendo la sofferenza della popolazione del Myanmar, si dicono "edificati dalla testimonianza del popolo del Myanmar per la giustizia e la verità. Siamo colpiti dalla carità che esercitano verso i loro fratelli. Ci uniamo al loro dolore e a quello dei tanti cristiani in Myanmar – preti, missionari e laici - pregando con loro che questo periodo di oscurità nella loro terra finisca presto".
I seguaci del Poverello di Assi si rivolgono all'esercito birmano, "Tatmadaw": "Guardate I vostri fratelli e sorelle. Guardate alla lunga sofferenza del Myanmar, vittime dell’avidità coloniale, dell’oppressione, della rabbia. Fermiamo lo spargimento di sangue. Smettiamo di lasciare che sia l’odio a governare il nostro cuore. Invochiamo il Signore, che ha promesso di essere vicino al suo popolo, perché la giustizia e la pace possano regnare nel Myanmar, e la riconciliazione tanto attesa possa avere inizio".
La presenza francescana in Myanmar è stata ufficializzata nel 2005 con la "Fondazione San Francesco d'Assisi". Le suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) e l'Ordine Francescano Secolare hanno accompagnato fin dall'inizio i frati della Fondazione. Nel paese sono fiorite le vocazioni francescane, e attualmente ci sono cinque frati locali professi solenni, quattro sacerdoti, altri professi temporanei, novizi e aspiranti.
(PA) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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ASIA/INDONESIA - Attacco suicida a una chiesa cattolica in Sulawesi: rafforzate le misure di sicurezza per la Settimana santa
 
Makassar (Agenzia Fides) - Sdegno e paura nella comunità cattolica indonesiana, che si stringe intorno alla comunità di Makassar, nel Sud dell'isola di Sulawesi, colpita da un attentato suicida alla Cattedrale cattolica del Sacro Cuore di Gesù, avvenuto nella mattina di ieri, domenica 28 marzo, mentre i fedeli celebravano la messa per la Domenica della Palme. L'attentato è stato ricordato da Papa Francesco nell'Angelus del 28 marzo: "Preghiamo per tutte le vittime della violenza, in particolare per quelle dell’attentato avvenuto questa mattina in Indonesia, davanti alla Cattedrale di Makassar" ha detto il Papa.
Come comunicato dal parroco della Cattedrale, p. Wilhelmus Tulak, al momento dell'esplosione, avvenuta all'ingresso laterale della chiesa, era in corso la Celebrazione eucaristica mentre nella piazza si trovavano numerose persone. Due attentatori in motocicletta hanno cercato di entrare in chiesa ma sono stati fermati dalle guardie di sicurezza e sono morti nell'esplosione che ha fatto almeno 20 feriti, tuttora in ospedale, come riferisce a Fides p. Alfius Tandirassing, sacerdote dell'Arcidiocesi di Makassar e membro della Commissione per i giovani a Makassar. “Sacerdoti, religiosi e fedeli che erano in chiesa sono al sicuro. Finora non ci sono state vittime ad eccezione degli autori dell'attacco. Alcune persone sono state leggermente ferite” racconta.
In un comunicato pervenuto a Fides, l'Arcidiocesi di Makassar si dice preoccupata, "condanna l'incidente e ogni tipo di violenza, esortando tutte le persone a rimanere calme e vigili", e riferisce che l'attività liturgica e pastorale si ferma per qualche giorno, con l'auspicio di poterla riprendere per le celebrazioni pasquali.
"E' stato un attacco crudele. Ora occorre mantenere la calma e avere fiducia nella autorità" ha detto Gomar Gultom, capo del Consiglio delle Chiese indonesiane. La polizia, che ha avviato le indagini, ha reso noto che uno dei due attentatori suicidi era membro di un movimento radicale che sostiene lo Stato Islamico (IS) e ha effettuato precedenti attacchi alle chiese indonesiane e nelle Filippine. Secondo gli inquirenti, si tratta del gruppo "Jamaah Ansharut Daulah" (JAD), responsabile anche di attacchi a Jolo, nelle Filippine, nel 2019. Il Presidente indonesiano Joko Widodo ha definito l'attentato un "atto di terrore". "Il terrorismo è un crimine contro l'umanità: chiedo al mondo intero di lottare contro il terrorismo e il radicalismo, che sono contrari ai valori religiosi", ha detto.
Il Ministro federale per gli Affari religiosi, Yaqut Cholil Qoumas, ha condannato con forza l'attentato a Makassar. "E' un atto atroce che vuole offuscare la tranquillità della vita sociale. E' una azione molto lontana dagli insegnamenti di qualsiasi religione" ha detto, auspicando una efficace azione di polizia per scoprire i collegamenti e le reti criminali interne e internazionali. Il Ministro ha chiesto alla polizia di aumentare le misure di sicurezza nei luoghi di culto a livello nazionale, in vista della festività cristiana della Pasqua.
In Indonesia negli ultimi anni si sono verificati attentati suicidi presso le chiese e luoghi pubblici. Nel 2018 furono colpite tre chiese a Surabaya East sono. Le chiese ricordano con amarezza gli attacchi a Natale del 2000 e in altri attentati nel 2004. L'Indonesia è un paese con 270 milioni di abitanti, 230 milioni dei quali sono musulmani. Ci sono 24 milioni di cristiani nel Paese e tra loro 7 milioni sono cattolici.
(ES-PA) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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AMERICA/CILE - “Allargare lo sguardo” esorta l’Arcivescovo Chomali per le elezioni di aprile, con la possibilità di rinvio a causa del Covid
 
Concepción (Agenzia Fides) - Con un incontro virtuale attraverso Zoom, trasmesso dai social media e trasmesso da Radio Chilena Concepción, è stato presentato il documento "Riflettere prima di votare il 10 e 11 aprile", scritto da Mons. Fernando Chomali, Arcivescovo di Concepción in vista delle elezioni del prossimo mese. Secondo le ultime informazioni dei media locali, a causa della pandemia, è stata presentata la richiesta di rinviare l'appuntamento elettorale per la designazione di 155 membri della Costituente, 17 governatori, 345 sindaci e oltre mille consiglieri comunali. Il ministro della Salute cileno, Enrique Paris, ha fatto sapere di aver preso atto che il Comitato dei consulenti Covid ha chiesto all'unanimità al governo di rinviare il voto.
Mons. Chomali, nel documento pervenuto a Fides, ha sottolineato la necessità di “allargare lo sguardo”: “Dobbiamo guardare non solo a ciò che sta accadendo nella regione, non solo a ciò che sta accadendo in Cile. Dobbiamo guardare a ciò che sta accadendo nel mondo, stiamo vivendo eventi drammatici che affliggono il mondo contemporaneo, dove ci sono situazioni che gridano al cielo, il che implica avere una nuova prospettiva".
Quindi ha ricordato che "la Dottrina Sociale della Chiesa cattolica ha valori, principi, che sono tremendamente attuali e che in qualche modo possono illuminare la coscienza per votare a dovere. Si tratta quindi di una riflessione etica che ha le sue radici in una visione dell'uomo".
"La nostra condizione trascendente - ha proseguito - ha un significato profondo anche nella dimensione del lavoro, attraverso cui possiamo generare fratellanza, ci sono esperienze che possono aiutarci in quella linea. Crediamo soprattutto che l'uomo costituisca il fondamento, il fine e la causa delle istituzioni sociali".
Dopo aver enunciato 10 consigli, l’Arcivescovo ha fatto riferimento alla situazione del Paese nell'attuale crisi sanitaria, chiedendo un grande impegno alla comunità: “Vi chiedo di restare a casa e di seguire le regole che sono già note".
La Chiesa in Concepción, come tutto il Cile, si prepara a vivere una Settimana Santa sotto rigide norme di sicurezza per evitare l'aumento dei casi di Covid, che la buona campagna di vaccinazione non riesce a fermare soprattutto in alcune città.
Sui social media dei principali mezzi d'informazione del paese, ha colpito molto la scena di quanto accaduto a Valparaiso: il sistema sanitario di quella città è collassato e non c'era più posto per i morti per Covid, così il principale ospedale della città, l'Ospedale Carlos Van Buren, ha deciso di parcheggiare un enorme TIR frigo dietro l'ospedale per congelare i cadaveri.
Secondo l'ultimo rapporto epidemiologico del Ministero della Salute cileno, al 25 marzo sono stati registrati 54.136 casi attivi. A tale data sono stati registrati 1.125.521 contagi, di cui 962.321 confermati dal laboratorio e 163.200 probabili, e più di 23 mila decessi.
(CE) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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AMERICA/COLOMBIA - La memoria storica per la riconciliazione e la pace: progetto nella diocesi di Valledupar
 
Bogotà (Agenzia Fides) - "Rafforzare tutti i processi di ricordo e di memoria storica sta dando radici alle comunità, e quando una comunità ha radici, può resistere a molti venti e difficoltà" ha sottolineato il Vescovo di Valledupar, Mons. Oscar Vélez Isaza, che ha sottolineato anche l’importanza della riconciliazione con la casa comune, che “è un campo importante in cui la Diocesi continuerà a lavorare sodo”.
Grazie ad una iniziativa sostenuta dalla Commissione Nazionale di Conciliazione (CCN) e dall'Ambasciata norvegese in Colombia, tra dicembre 2020 e marzo 2021, la Diocesi di Valledupar, attraverso il suo team di Pastorale Sociale, ha accompagnato le comunità di Guacoche e Guachochito nel Dipartimento di Cesar, offrendo spazi di incontro, sostegno pastorale e psicosociale, oltre che di rafforzamento culturale, utili alla costruzione della memoria storica e ai processi di riconciliazione e pace, con un approccio ambientale. Le popolazioni che abitano questo territorio, situato vicino al fiume Cesar, sono state profondamente colpite dai conflitti armati.
Secondo le informazioni della Conferenza Episcopale, pervenute a Fides, al lancio del progetto, denominato "Ricostruzione storica afrodiscendente attraverso il dialogo della conoscenza per la riconciliazione e la pace a Guacoche e Guacochito" hanno partecipato bambini, giovani e adulti. Il cibo tipico, le danze popolari e la cultura locale sono i principali elementi di coesione sociale, attraverso i quali si è cercato anche di contribuire al rafforzamento del tessuto sociale. Sacerdoti, operatori pastorali, psicologi e assistenti sociali hanno partecipato allo sviluppo dell'iniziativa. (SL) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - Vivere la Settimana Santa come Chiesa domestica in tempo di pandemia
 
Caracas (Agenzia Fides) – I Vescovi del Venezuela, attraverso il Dipartimento della Liturgia, hanno preparato un sussidio per la celebrazione della Settimana Santa in famiglia, facilitando l'esperienza di vivere questi giorni santi come Chiesa domestica. "Questi tempi di Covid-19 richiedono la massima responsabilità nella cura reciproca, e il grande sacrificio che molti non possano partecipare alla vita liturgica della Chiesa, ma rispondere a questa emergenza ci offre l'opportunità di crescere e rafforzare la vita spirituale come famiglia, Chiesa domestica, il desiderio di poterci incontrare di nuovo per cantare insieme le lodi al Signore" è scritto nell’introduzione del sussidio, pervenuto a Fides.
In diverse nazioni, in seguito alla pandemia di Covid 19, non sarà possibile ai fedeli partecipare in presenza alle celebrazioni della Settimana Santa, le Conferenze episcopali hanno quindi preparato alcuni sussidi e schede che le famiglia potranno utilizzare in questi giorni, dalla Domenica delle Palme alla Domenica della Risurrezione. "Presentiamo questi sussidi – si afferma nel testo del Venezuela - con l'intenzione di mantenere viva la spiritualità cristiana attraverso la preghiera e la celebrazione familiare della Settimana Santa e, soprattutto, del Triduo pasquale, il mistero della Pasqua, centro della vita liturgica e spirituale della Chiesa".(SL) (Agenzia Fides 29/03/2021)

lunedì 1 agosto 2016

Bollettino agenzia Fides 1 agosto 2016

EUROPA/ITALIA - I francescani: misericordia e perdono in una realtà conflittuale
 
Assisi (Agenzia Fides) - "Questo centenario ci aiuti a provare una salutare vergogna perché nessuno sembra prendersi cura di mettere pace econcordia nella realtà conflittuale in cui viviamo e ci faccia crescere nella creativa capacità di trovare maniere nuove per cantare un canto comprensibile agli uomini e alle donne del nostro tempo: una provocazione efficace per costruire pace e riconciliazione": lo affermano i quattro Ministri generali della Famiglia Francescana, (superiori degli ordini dei frati minori, frati cappuccini, frati conventuali e Terz'ordine regolare) in una lettera pastorale diffusa in occasione dell'ottavo centenario del Perdono di Assisi. "Nel 2016 - ricordano i ministri generali - coincidono due date: l’anniversario della data tradizionale della concessione dell’indulgenza della Porziuncola, voluta da san Francesco per 'mandare tutti in paradiso', e il Giubileo della misericordia, voluto da un Papa che di Fra ncesco porta il nome", spiegano. "Vogliamo cogliere l’occasione di questa coincidenza di date - prosegue il messaggio inviato a Fides - che ci invita a approfondire il grande tema della misericordia e del perdono in relazione alla nostra tradizione spirituale francescana. Misericordia è una parola cara a san Francesco, che la usa spesso nei suoi Scritti e che la utilizza equamente in due direzioni, che rimandano all’agire di Dio misericordioso e al nostro agire verso i fratelli con misericordia. Parlando di indulgenza e misericordia, siamo partiti da uno sguardo all’indulgenza del Padre e alla sua misericordia verso di noi e siamo arrivati a parlare di intervento nella realtà conflittuale del mondo di oggi. Si potrebbe anche fare il percorso inverso: iniziare a parlare del perdono e riconciliazione con i fratelli per giungere a parlare della misericordia di Dio, come fa Francesco nel Testamento". Il testo della lettra conclude: "Quello che importa è ch e non separiamo mai i due elementi, perché Gesù nel Vangelo insegna che il primo comandamento parla contemporaneamente dell’amore di Dio e del prossimo, che non possono essere separati". (PA) (Agenzia Fides 1/8/2016)
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AFRICA/KENYA - I Vescovi preoccupati per le scuole date alle fiamme dagli studenti
 
Nairobi (Agenzia Fides)- C’è qualcuno che sta incitando gli studenti keniani a bruciare le scuole? È quanto si è chiesto Sua Ecc. Mons. Maurice Muhatia Makumba, Vescovo di Nakuru e Presidente della Commissione per l’educazione e l’educazione religiosa della Conferenza Episcopale del Kenya.
“Dobbiamo trovare il sistema per isolare gli autori di questi atti ed evitare conseguenze sulla comunità per le azioni di pochi elementi” ha affermato Mons. Muhatia, rivolgendo un appello agli operatori scolastici perché gli atti di pochi non ricadono sulla maggioranza degli studenti innocenti.
Secondo il Vescovo la motivazione adotta per gli incendi delle scuole, le nuove regole disciplinari introdotte per far fronte alla crescente indisciplina e alle attività criminali in ambito scolastico, non è la causa principale, ad ha invece evocato una “mano terza” che inciterebbe pochi studenti a distruggere gli stabilimenti scolastici.
Mons. Muhatia ha rivolto un appello ai keniani perché riflettano sulla situazione morale della nazione e si uniscano per instillare nelle nuove generazioni il rispetto e l’importanza del bene comune.
Secondo notizie pervenute all’Agenzia Fides in Kenya negli ultimi due mesi più di 120 tra scuole e dormitori scolastici sono stati dati alle fiamme. La maggior parte di questi episodi sono accaduti nella parte occidentale del Paese. (L.M.) (Agenzia Fides 1/8/2016)
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AFRICA/SUDAFRICA - “Non diventiamo un Paese nel quale l’uccisione dei candidati sia considerato un evento normale”
 
Johannesburg (Agenzia Fides)-“Siamo rattristati di vedere che, dopo 22 anni di democrazia, gli omicidi politici, triste ricordo di un passato doloroso, vengono ancora commessi” ha affermato Sua Ecc. Mons. Abel Gabuza, Vescovo di Kimberley e Presidente della Commissione Episcopale Giustizia e Pace della Southern African Catholic Bishops’ Conference, in un appello alla nazione perché si fermino gli omicidi politici che insanguinano la compagna elettorale per le elezioni comunali che si terranno a fine mese in Sudafrica.
L’appello di Mons. Gabuza è stato lanciato dopo l’ultima ondata di omicidi che ha portato alla morte a distanza di poche ore l’uno dall’altro di due attivisti dell’ANC (African National Congress, il partito al potere dal 1994) nella provincia del KwaZulu-Natal. Dall’inizio della campagna elettorale sono 12 le persone uccise in quelli che appaiono omicidi politici, che caratterizzarono il periodo dell’apartheid e quello immediatamente successivo. La Provincia del KwaZulu-Natal ha registrato il 90% degli omicidi politici di quest’anno.
“Dobbiamo far sì che il nostro Paese non diventi uno nel quale gli omicidi dei candidati prima delle elezioni siano considerati normali. Vista la sacralità della vita umana, la morte di un solo candidato durante un’elezione dove essere considerata come una di troppo” ha sottolineato Mons. Gabuza.
Il Vescovo ha quindi rivolto un appello al sistema giudiziario perché questi crimini non rimangano impuniti, “indipendentemente dall’affiliazione politica” dei loro perpetratori. (L.M.) (Agenzia Fides 1/8/2016)
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ASIA/INDIA - Ucciso un pastore cristiano protestante dai ribelli maoisti
 
Godavari (Agenzia Fides) - I cristiani in India denunciano il brutale assassinio di un leader cristiano innocente: il 29 luglio il Pastore Yohan Maraiah è stato spietatamente picchiato fino alla morte nel distretto di Godavari orintale, nello stato indiano di Andhra Pradesh. "Questo non è il primo assalto al parroco: era stato picchiato altre volte e la sua chiesa era stata bruciata, ma lui aveva un forte fede in Gesù Cristo e non ha desistito", ha raccontatao a Fides Sajan K George, presidente del "Consiglio globale dei cristiani indiani" (Gcic), che ha condannato fermamente l'omicidio e ricordando che "la libertà religiosa è una garanzia costituzionale".
Secondo la polizia locale, tre giorni fa oltre 100 militanti naxaliti sono entrati nel villaggio e hanno sequestrato il Pastore, portandolo nella foresta. Lì lo hanno malmenato e dopo tre ore, il corpo di Maraiah, con le mani legate alla schiena, è stato ritrovat oalla periferia del villaggio. In una lettera lasciata vicino al corpo, i maoisti definiscono il Pastore "un informatore della polizia" e lo accusano di "aver accumulato ricchezza sproporzionata, sfruttando i tribali". (PA) (Agenzia Fides 1/8/2016)
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AMERICA/PANAMA - GMG 2019: da Cracovia a Panama, la prima diocesi fondata in America
 
Città di Panama (Agenzia Fides) – Dopo l'annuncio che Panama sarà la sede della prossima Giornata Mondiale della Gioventù il 2019, i Vescovi presenti a Cracovia hanno espresso grande soddisfazione, assicurando che Panama è all'altezza di organizzare la GMG del 2019.

Il Cardinale José Luis Lacunza, vescovo della diocesi di David (Panama) ha detto ieri a Cracovia che, "nonostante i dubbi che molti hanno, Panama sarà certo in grado di organizzare la Giornata Mondiale della Gioventù 2019, un incontro che servirà per risvegliare i giovani, non solo di Panama ma tutta l'America Latina".

L'Arcivescovo di Panama, Sua Ecc. Mons. José Domingo Ulloa, nel suo breve intervento, ha detto che la prossima Giornata della Gioventù a Panama "sarà un balsamo per i giovani del Centro America", una regione in cui "la stragrande maggioranza dei giovani vive in povertà e vivono con rischio della migrazione, del traffico di droga e la violenza. Ecco perché la GMG sarà uno stimolo perché i giovani dell'America centrale riescano a trovare la via di Dio". Mons. Ulloa alla fine poi ha ricordato che Panama è la prima diocesi fondata in America nel 1513, da dove è partita l'evangelizzazione di tutto il continente. (CE) (Agenzia Fides, 01/08/2016)
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AMERICA/SURINAME - Redentoristi nel Suriname: 150 anni di lavoro missionario per la difesa degli schiavi
 
Paramaribo (Agenzia Fides) – Oggi, 1 agosto 2016, festa liturgica di Sant'Alfonso Maria di Liguori, si celebra un anniversario missionario: i 150 anni della presenza Redentorista e della Missione nel Suriname. La ricorrenza viene celebrata in modo solenne a Paramaribo, dove i Redentoristi hanno una storica presenza, segnata dall’opera missionaria e dalla difesa dei diritti e della dignità umana.

Il 31 agosto 1865, il Beato Papa Pio IX ha promulgato il decreto di consegna del Vicariato Apostolico della Guyana Olandese (più tardi conosciuta come Suriname) alla cura della Provincia olandese della Congregazione redentorista. Nel momento in cui la Congregazione ha accettato questo impegno missionario, è stato segnato un nuovo capitolo della missio ad gentes. A marzo del 1866, Mons. Jan Swinkels, C.Ss.R., e tre Redentoristi missionari sono giunti a Paramaribo. Per 135 anni, la Chiesa è stata affidata alla Provincia Olandese. Sfortunatamente , negli anni 80’ e 90’, questa Provincia non è stata più in grado di inviare missionari e, solamente, tre nativi del Suriname sono entrati nell’Ordine. Tenendo in considerazione le sfide della presenza missionaria redentorista in Suriname, il Governo Generale ha chiesto all’Unione dei Redentoristi del Brasile (URB) di accettare la cura di questa Missione.

Il missionario Redentorista più conosciuto, nella storia del Suriname, è, senza dubbio, il Beato Peter Donders, C.Ss.R. Al suo arrivo nel Suriname(1842), P. Peter Donders immediatamente ha fatto lavoro missionario, visitando le piantagioni, predicando la parola e celebrando i Sacramenti, con una particolare attenzione verso gli schiavi. Paramaribo era un centro per il commercio degli schiavi, e la schiavitù nel Suriname, fino al 1863, non è stata abolita. Alcune lettere di Donders esprimono la sua indignazione contro il duro metodo di trattamento riservato agli africani, forzati al lavoro nelle piantagioni. (CE) (Agenzia Fides, 01/08/2016)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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