collegamento orari cp
Visualizzazione post con etichetta rapimento. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta rapimento. Mostra tutti i post

martedì 19 settembre 2023

Agenzia fides 19 settembre 2023

 

AFRICA/NIGERIA - Rapito un sacerdote insieme ad altre sei persone
 

Abuja (Agenzia Fides) – Un sacerdote cattolico, p. Marcellinus Obioma Okide, è stato rapito a Udi, nello stato di Enugu, nel sud-est della Nigeria.
Il rapimento è avvenuto lungo Eke-Affa-Egede Road nell'area governativa locale dello Stato di Udi interno alle 17 di domenica 17 settembre. Insieme al sacerdote sono state rapite altre sei persone che viaggiavano lungo la strada prese di mira dalla banda criminale.
Il sacerdote che presta servizio presso la parrocchia di St. Mary Amofia-Agu Affar, stava rientrando nella sua parrocchia quando è stato rapito.
In un comunicato la diocesi di Enugu ha rivolto un appello ai fedeli cattolici affinché preghino per il sacerdote rapito, sperando in un suo rilascio rapido e sicuro e auspica una conversione del cuore da parte dei rapitori.
In una dichiarazione firmata da. p. Wilfred Chidi Agubuchie, cancelliere e segretario diocesano, ha affermato che “è scoraggiante che questi crimini affliggano ancora la nostra popolazione”.
Sempre domenica 17 settembre alcuni uomini armati hanno rapito undici passeggeri, compreso uno staff dell'Autorità televisiva della Nigeria (NTA), dopo aver intercettato un veicolo della “Benue Links” in viaggio da Onitsha, nello Stato di Anambra a Makurdi, lungo la strada Olanyega/Ogbodo nell'area del governo locale di Okpokwu nello stato di Benue.
A conferma che la piaga dei rapimenti, specie lungo gli assi stradali, continua a colpire vaste aree della Nigeria. Particolarmente colpita è la parte sud-orientale che ha visto un aumento dei rapimenti a scopo di lucro. (L.M.) (Agenzia Fides 19/9/2023)
 top^ 
 
 
 
AFRICA/MAROCCO - “ALHAMDULILLAH”: cristiani e musulmani fianco a fianco, ognuno si attiva come può, tutti animati per la stessa causa
 
Marrakech (Agenzia Fides) – “Domenica 10 settembre, nella parrocchia dei Santi Martiri a Marrakech durante la Messa presieduta dall'arcivescovo Cristobal Lopez Romero, la preghiera del Padre Nostro recitata in arabo, come dimostrazione di vicinanza al popolo marocchino, ha risuonato in tutta la sua intensità.”
Lucia Valori è una parrocchiana dei Santi Martiri di Marrakech, in queste settimane, insieme alla comunità della capitale marocchina sta prestando soccorsi alle vittime del sisma che ha colpito la zona di El Haouz lo scorso 8 settembre (vedi Agenzia Fides 11/9/2023). In una pausa dalle operazioni di soccorso Lucia, che è anche presidente di una associazione italiana che si occupa di dialogo interculturale che si chiama ‘Med-mari e deserti’, ha condiviso con l’Agenzia Fides la sua testimonianza.

“Nella tarda serata di venerdì 8 settembre anche la ‘città rossa’ ha tremato per più di 30 secondi - scrive. “Io vivo con mio marito, marocchino, nella zona moderna, Gueliz, in un appartamento al quarto piano. Ci siamo precipitati fuori dal palazzo riversandoci per strada convinti di trovare una città devastata, tanto era stata violenta la scossa. Invece, da subito, abbiamo verificato che, nonostante il grande spavento, la città aveva retto bene. Abbiamo trascorso la notte in auto, così come tantissime persone in preda al panico, ma già dall'indomani la vita a Gueliz ha ripreso normalmente.”
“Invece la medina, la zona storica, l’altra anima della città di Marrakech, quella più famosa e con gli edifici più vetusti, ha subito purtroppo crolli e cedimenti, in particolare in alcuni quartieri come quello ebraico (Mellah). Alcune persone hanno perso le loro case e i loro negozi, ma grazie anche alla presenza dei turisti, che non hanno lasciato la città e anzi hanno fin da subito offerto il proprio sostegno, il ritorno alla quasi normalità è stato rapido.”
“Danni enormi, con immane bilancio di vittime, si sono verificati, purtroppo, nella zona dell'epicentro – prosegue la testimone che ha confermato che il numero ha superato tremila. Lì tanti paesini abbarbicati sulle montagne dell'Alto Atlante, abitati prevalentemente dalla popolazione berbera, autoctona del Marocco, dove le abitazioni sono costruite con paglia e fango, sono stati rasi al suolo. Storie umane di incredibile dolore, ma anche di grande dignità ed accettazione. È commovente vedere tanta gente che, tra le lacrime, di fronte alla devastazione intorno, è capace ancora di alzare gli occhi al Cielo e dire ‘ALHAMDULILLAH’, ossia ‘grazie a Dio’.

“Il Marocco è un Paese noto per la sua ospitalità e accoglienza. E la gente che vive in queste zone montuose è particolarmente cordiale e gentile. Quei villaggi oggi devastati rendevano ancora più belli i paesaggi dell'Alto Atlante, così mimetizzati nei colori delle montagne. Pur non essendo battuti dai classici circuiti turistici, anch’io sono passata di là tante volte. Quei volti, soprattutto di persone anziane e bambini, rimangono nel cuore. Da subito si è creata una incredibile catena di solidarietà dal basso, oltre ovviamente agli aiuti istituzionali che sono stati offerti da tanti Paesi. Punti di raccolta di beni di prima necessità ovunque, mezzi di trasporto carichi di merce che fanno continuamente la spola tra Marrakech e i villaggi terremotati. La Chiesa cattolica si è da subito attivata. L’arcivescovo Lopez, che è anche presidente di Caritas Marocco, è accorso a Marrakech per dare sostegno alla comunità e recarsi sui luoghi del sisma insieme al rappresentante della Caritas locale. E, unitamente ai rappresentanti di altre confessioni cristiane presenti in Marocco, ha indirizzato un toccante messaggio di vicinanza ai fratelli musulmani così duramente colpiti.”

“La parrocchia di Marrakech con il suo parroco padre Manuel Corullon, la Caritas e tanti volontari laici stanno lavorando alacremente per soccorrere i terremotati e i tanti bambini orfani. Il Marocco ha una storia lunga di convivenza con le altre religioni monoteiste. La Chiesa Cattolica ha due Arcidiocesi: Rabat e Tangeri e i fedeli cattolici presenti sono per lo più stranieri ed immigrati. Qui il dialogo interreligioso è vivo, costante e avviene nella quotidianità in mezzo ai fratelli musulmani.
Mi tornava in mente, proprio in questi giorni così dolorosi per questo Paese, una frase molto significativa letta qualche tempo fa in un libro molto bello scritto dal Vescovo Claude Rault: ‘Il deserto è la mia cattedrale”, in cui il prelato racconta la sua esperienza nella Diocesi nel Sahara algerino. Mons. Rault diceva: “Un dialogo interreligioso che trascuri il terreno umano, il tessuto di relazioni, si ripiega su se stesso, rimane teorico e privo di influenza sulle vite dei credenti e della società. Solo la passione condivisa per l’umanità è capace di creare dei ponti tra noi e di dare senso alle nostre differenze’.”

“Questo evento così tragico ha reso ancora più forte e significativo il rapporto tra cristiani e musulmani – conclude Lucia. Si sta lavorando insieme fianco a fianco, ognuno si attiva come può, tutti animati dallo stesso spirito e per la stessa causa.
(AP) (Agenzia Fides 19/9/2023)
LINK
Video Marocco -> https://youtu.be/1GTSaP3x1VU
 top^ 
 
 
 
ASIA/VIETNAM - Dall’Evangelii Gaudium scaturisce l’esperienza delle “stazioni missionarie” a Ho Chi Minh Ville
 
Ho Chi Minh Ville (Agenzia Fides)- "L'Evangelii Gaudium è un documento fondamentale per la Chiesa universale e lo è anche per la Chiesa in Vietnam. E' stato ben presto tradotto in lingua vietnamita e poi condiviso, letto, meditato nelle nostre comunità. Da questa lettura, lo Spirito santo ha fatto scaturire una bella esperienza missionaria per la nostra Chiesa locale di Ho Chi Minh Ville: abbiamo avviato la presenza di piccole ‘stazioni missionarie' sparse nel territorio, nei luoghi e quartieri periferici o più abbandonati, per far sentire la nostra vicinanza alla gente, soprattutto ai più poveri": è quanto racconta all'Agenzia Fides mons. Joseph Bui Cong Trac, Vescovo ausiliare di Ho Chi Minh Ville, riferendo come l'esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii Gaudium – di cui il 24 novembre 2023 ricorrono i dieci anni di pubblicazione – abbia rappresentato una scintilla per la "conversione missionaria" della Chiesa locale.
"Nelle stazioni missionarie vi sono preti, religiosi, suore e laici, che testimoniano l’amore di Cristo, parlano con la gente, pregano, ascoltano i loro bisogni, vi rispondono con opere di carità", riferisce. "Naturalmente in questa iniziativa abbiamo dovuto pazientemente trovare l'accordo con le autorità civili, in quanto in Vietnam possiamo celebrare liturgie nei nostri luoghi di culto, non fuori di essi. Ma, grazie al dialogo, gli ostacoli sono stati superati e questa esperienza va avanti, con molti buoni frutti. I membri delle nostre comunità cristiane si impegnano in gesti di carità, soprattutto a beneficio di bambini senza istruzione o di anziani bisognosi di cure. La gente, soprattutto i poveri, comprende che, in quei gesti gratuiti c'è il messaggio di amore di Gesù. E abbiamo registrato, nei luoghi di missione, adulti che chiedono di diventare cristiani e di iniziare un cammino per il battesimo”, nota.
Ricorda il Vescovo: "Questa esperienza di ‘presenza evangelica’ ha richiamato alla mia mente gli albori della mia vocazione al sacerdozio, nata, nella mia giovinezza, grazie all'esempio di un parroco che ha dedicato tutto il suo tempo, le sue energie, la sua vita alla gente: don Francesco Saverio della parrocchia del Cuore Immacolato di Maria. Grazie alla sua testimonianza di dono gratuito di sé, il Signore ha fato germogliare nel mio cuore la vocazione a diventare presbitero. Dato che, negli anni ’80 del secolo scorso, i Seminari però erano chiusi (su disposizione del governo comunista), ho dovuto attendere quasi dieci anni e solo nel 1993 sono entrato in Seminario, sempre col permesso del governo, che allora doveva autorizzare l’ingresso. Ricordo come don Francesco Saverio si è preso cura di me e ringrazio Dio per la sua presenza paziente e caritatevole a mio fianco. Questo è lo spirito con cui vivo il mio servizio di vescovo e vorrei che ogni sacerdote, religioso o laico lo vivesse nei confronti del prossimo”.
L'esperienza di missione nella diocesi, riferisce mons. Joseph Bui Cong Trac, è servita anche a rafforzare l'unione tra le componenti della comunità cattolica, che conta oltre 700mila fedeli: "Forti di quello slancio, abbiamo vissuto la preparazione al Sinodo come un tempo prezioso per confrontarci e camminare insieme. La nostra Chiesa locale ha un volto composito: 350 sacerdoti diocesani e 650 sacerdoti religiosi; oltre 3500 religiosi e più di 4000 suore , oltre a numerosi catechisti, in 220 parrocchie. Abbiamo vissuto il tempo che ci ha condotto verso il Sinodo con autentica e genuina collaborazione e partecipazione, in cui ognuno ha dato il suo contributo, ognuno si è sentito prezioso, come lo è agli occhi di Dio. Questo Sinodo – conclude – ha dato per noi già dei frutti come esperienza di ascolto reciproco e unità nella nostra Chiesa locale".
(PA) (Agenzia Fides 19/9/2023)
 top^ 
 
 
 
ASIA/CINA - “Vino nuovo in otri nuovi”. La prima congregazione di suore cinesi della provincia di Shaanxi celebra i cento anni dalla fondazione
 
Xi’an (Agenzia Fides) – Una celebrazione vissuta nel segno della gratitudine, chiedendo che Cristo stesso rinnovi lo slancio missionario degli inizi, per annunciare il Vangelo nell’orizzonte vasto della Cina di oggi: con questo spirito le suore missionarie francescane del Sacro Cuore di Gesù, la prima congregazione femminile cinese della provincia di Shaanxi in Cina continentale, hanno condiviso i festeggiamenti per i 100 anni dalla fondazione del loro istituto religioso. La celebrazione commemorativa si è svolta il 16 settembre, alla vigilia della memoria liturgica delle Stigmate di san Francesco che cade il 17 settembre, in coincidenza della data della fondazione. Sette vescovi della provincia dello Shaanxi, 120 sacerdoti e oltre mille fedeli provenienti da varie parti del Paese, insieme a rappresentanti di 9 congregazioni femminili che operano in Cina continentale hanno preso parte alla solenne eucaristia, raccogliendosi intorno alle suore francescane del Sacro Cuore in un momento per loro così lieto e importante.

Il 17 settembre 1923, Eugenio Massi, OFM (1875 –1944), Vicario apostolico di Zhongjing (poi diventato Vicariato apostolico di Xi’an, capoluogo della provincia e storica missione francescana in Cina) insieme al missionario francescano spagnolo p. Francisco Ormazabal hanno fondato la prima congregazione femminile provinciale con l'obiettivo di affidare alle consacrate del luogo la predicazione del Vangelo.

Le commemorazioni dei cento anni dalla fondazione era iniziata il 13 settembre con la veglia dedicata al Sacro Cuore. Nei giorni 14 e 15, ci sono stati vari incontri, corsi e seminari sui temi della missione e della promozione vocazionale. Durante uno degli incontri è stato presentato un video clip fatto dalle suore e intitolato “Seguimi” contenente anche l’augurio e le felicitazioni dei vescovi della Provincia. Antonio Dang Mingyan, Vescovo della diocesi di Xi’an, ha presieduto l’Eucaristia del 16 settembre, e nell’omelia ha ripercorso i cento anni di impegno missionario e caritativo delle suore missionarie del Sacro Cuore, esortandole a abbracciare con nuovo fervore l’opera di annunciare il Vangelo della Salvezza.

Le missionarie francescane dei Sacro Cuore di Gesù dedicano le loro risorse umane e spirituali al servizio della pastorale nelle parrocchie, e in orfanotrofi, asili, case di accoglienza dei malati d’Aids, e in circa quaranta piccole cliniche sparse nella campagna dove sostengono l’assistenza sanitaria. Una piccola tipografia contribuisce a produrre bollettini per le parrocchie e sussidi per l’opera apostolica, mentre un piccolo laboratorio artistico da loro gestito produce immagini sacre e statue dei Santi e della Vergine Maria. Per finanziare le loro iniziative le suore producono anche paramenti liturgici, E tutte seguono corsi di formazione, anche per ottenere accreditamenti statali che permettano loro di impegnarsi nell'ambito dell'insegnamento della lingua cinese, della medicina tradizionale e pittura nelle scuole superiori. (NZ) (Agenzia Fides 19/09/2023)

mercoledì 5 aprile 2023

Agenzia Fides 5 aprile 2023

 

AFRICA/NIGERIA - Assalita chiesa pentecostale; nuovo rapimento di massa di studenti
 
Abuja (Agenzia Fides) – Assalita nelle prime ore del 2 aprile, domenica delle Palme, la chiesa pentecostale situata ad Akenawe, Tswarev, nello Stato di Benue, nel centro nord della Nigeria. Gli assalitori, si sospetta una banda di pastori Fulani, hanno ucciso un fedele, ferito diverse persone tra cui il capo tradizionale della comunità, e rapito il pastore della chiesa e alcuni fedeli.
Secondo la stampa locale il luogo di culto è stato assalito durante una veglia notturna.
Nello Stato di Kaduna, nel nord della Nigeria, un gruppo armato ha rapito otto studenti delle scuole secondarie mentre tornavano a casa insieme a un numero imprecisato di altre persone. Si tratta del primo sequestro di studenti nella regione dopo un periodo di calma, soprattutto dopo la circolazione di nuove banconote per frenare il pagamento dei riscatti ai rapitori prima delle elezioni politiche tenutesi a fine febbraio.
La piaga dei rapimenti a scopo estorsivo è un fenomeno ben noto in Nigeria che colpisce non solo il Nord dove sono presenti gruppi jihadisti ma anche altre aree della Federazione (vedi Fides 29/3/2023). (L..M.) (Agenzia Fides 5/4/2023)
 top^ 
 
 
 
AFRICA - Tre suore cattoliche premiate per i loro progetti di sviluppo in Africa
 
Santa Clara (Agenzia Fides) – “Il futuro dell'Africa è nelle mani degli africani. Spetta a noi ideare il nostro futuro; tornerò a casa come africana per tracciare soluzioni africane per l'Africa” ha affermato suor Juunza Christabel Mwangani, delle Sisters of the Holy Spirit, una congregazione religiosa fondata nel 1971 nella diocesi di Monze, in Zambia, alla cerimonia di premiazione del Builders of Africa's Future (BAF) 2022 assegnato dall'African Diaspora Network (ADN).
La religiosa ha ritirato il premio in rappresentanza del’ Emerging Farmers Initiative, un progetto avviato dalla sua congregazione religiosa nel villaggio di Magoye, Mazabuka.
“Insieme a un gruppo di suore abbiamo fondato l'Emerging Farmers Initiative, nel 2019, con il permesso dei superiore della congregazione” spiega suor Juunza Christabel Mwangani. “La nostra congregazione conta 40 suore e ha sede nella diocesi di Monze, nella provincia meridionale dello Zambia. L'Emerging Farmers Initiative si trova nel villaggio di Mulando nella zona di Nziba, Magoye, nello stesso distretto della casa madre della congregazione. Nziba si trova nella parte rurale del distretto di Mazabuka a circa 151 chilometri da Lusaka, la capitale dello Zambia nella provincia meridionale”.
“Ci sono circa 73 famiglie nel villaggio di Mulando con una media di otto membri ciascuna. L’attività principale è l'agricoltura di sussistenza, l'allevamento del bestiame e la produzione agricola. A causa delle frequenti siccità e della totale dipendenza dall'agricoltura, i livelli di povertà sono ancora elevati. Anche il livello di analfabetismo è ancora alto, stimato al 25 per cento. La metà della popolazione della zona ha meno di 20 anni” continua la suora.
“L’Emerging Farmers Initiative è pensata per funzionare nel contesto della scuola secondaria, come unità di produzione. La maggior parte delle scuole si concentra solo sull'apprendimento accademico. Attraverso l'Emerging Farmers Initiative, che ospita le nostre unità di produzione di pollame, suini e uova, orto; alberi da frutto, campi di mais e stagni di pesci, offriamo formazione pratica ai nostri alunni e competenze che trasformano la vita a giovani che abbandonano la scuola e giovani famiglie a rischio. Grazie all'EFI, prepariamo i nostri studenti ad affrontare il mondo reale” conclude la religiosa.
Fondata nel 2010, African Diaspora Network (ADN) è un'organizzazione no profit con sede nella Silicon Valley che promuove l'imprenditorialità e lo sviluppo economico nel continente africano e nelle comunità in cui vive la diaspora africana.
Anche due suore ugandesi hanno vinto il premio BAF: suor Frances Kabagaaju delle Daughters of the Child Jesus of Uganda che gestisce un centro sanitario di Nkuruba a Rwenzori, al confine con la Repubblica Democratica del Congo; e suor Rose Thumitho delle Little Sisters of St. Francis, una delle fondatrici della Mother Kevin Providence Social Enterprise, a Jinja, per offrire opportunità di sviluppo a donne e giovani. (L.M.) (Agenzia Fides 5/4/2023)
 top^ 
 
 
 
ASIA/VIETNAM - La Pasqua dei giovani: comunione e annuncio di speranza
 
Hanoi (Agenzia Fides) - La celebrazione della Pasqua è un momento speciale per i giovani cattolici in Vietnam: nelle diverse diocesi si tengono, a partire dalla Domenica Palme, raduni e incontri giovanili che quest'anno hanno insistito su temi come unità, comunione e annuncio di speranza nella società.
Nella diocesi di Da Nang, in Vietnam centrale, oltre 600 giovani da 45 parrocchie si sono radunati la Domenica delle palme per vivere una giornata di "Osanna" e iniziare la Settimana santa con lo spirito giusto. Padre Agostino Tran Nhu Huynh ha incontrato i giovani e ha condiviso con loro una riflessione sul tema "Alzatevi, non abbiate paura", ricordando l'esempio dell'apostolo Giovanni che incontrò il Signore Gesù Cristo da giovane. Ha poi ripercorso il viaggio di Giovanni alla scoperta della sua vocazione, la sua volontà e desiderio di “cercare un maestro per imparare la Via nella vita”, che ha trovato in Cristo.
Il Vescovo di Da Nang, mons. Joseph Dang Duc Ngan, ha parlato ai giovani dello spirito del Sinodo, invitando ciascuno ad "aprire la tenda del proprio cuore per ricevere Dio e accogliere con amore il prossimo che chiede di entrare", citando il recente documento del Sinodo dei Vescovi per l'Asia.
Culmine dell'incontro è stata la concelebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo, in cui i fedeli sono stati invitati a "seguire il Signore nel cammino della Croce, nell'amore, nella lode, nella fiducia in Dio", imparando a "rivolgersi a Dio in tutte le situazioni", per essere "testimoni viventi che annunciano il Vangelo".
Anche nella diocesi di Thai Binh, in Vietnam del Nord, oltre 500 giovani si sono riuniti il 2 aprile nella parrocchia di Cao Xa per vivere una giornata di fraternità e di lode sul tema "Essere comunità, essere in comunione". Padre Francis Huyen, sacerdote Redentorista, parlando all'assemblea ha messo in luce la comunione tra l'uomo e Dio, tra ogni uomo e il prossimo, ma anche il rapporto tra la persona e la verità di se stessa . Il religioso ha rimarcato la chiamata a vivere una vita di fede, in relazione con Dio e con il prossimo, specialmente nello speciale tempo del cammino sinodale, promosso a livello universale e che ogni Chiesa particolare è chiamata a mettere in pratica.
Il raduno a Thai Binh è stato caratterizzato da un tempo di Adorazione, da un tempo dedicato ad avvicinarsi al Sacramento della Riconciliazione, dalla celebrazione della Via Crucis, dall'Eucarestia conclusiva. I giovani sono ripartiti con il desiderio di dare una testimonianza viva, gioiosa della fede ai loro coetanei e con la promessa di incontrarsi con tanti altri giovani di tutto il mondo in occasione della Giornata Mondiale delle Gioventù, nell’estate 2023.
Nella diocesi di Xuan Loc, nel Vietnam del Sud, la Domenica delle Palme circa 3000 giovani hanno trascorso una giornata nella parrocchia di Thanh Tam, all'insegna della fraternità, della preghiera, della gioia e della condivisione. Padre Joseph Vu The Toan ha coinvolto i presenti aiutandoli a guardare all'esperienza dei discepoli di Gesù (prima della Passione del Signore e dopo la Risurrezione) e a "mettersi nei loro panni", invitandoli a "vivere con coraggio la vocazione e la missione che Dio dona, per rendere più significativa la loro vita e donare la Buona novella di Gesù e chiunque incontrano sul loro cammino”.
Nel ripercorrere la Passione del Signore, i giovani hanno condiviso il desiderio di "vivere per amore" come Gesù, che ha amato i suoi "fino alla fine". Nella messa conclusiva, mons. John Do Van Ngan, Vescovo diocesano, ha meditato sulle ultime sette parole di Gesù crocifisso, che mostrano il suo cuore "tutto rivolto al Padre", che è l'atteggiamento giusto del cristiano per vivere la Settimana Santa.
In tutte le diocesi vietnamite i giovani si stanno organizzando e preparando per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù che quest'anno si terrà a Lisbona, in Portogallo, dal 1° al 6 agosto 2023.
(PA) (Agenzia Fides 5/4/2023)
 top^ 
 
 
 

venerdì 19 novembre 2021

Solo callar, para que Dios me defienda - Agenzia Fides 19 novembbre 2021



 


VATICANO - “Solo callar, para que Dios me defienda”: suor Gloria Cecilia Narvaez Argoti e il suo sequestro da religiosa perseguitata per la fede
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Era il 7 febbraio 2017 quando un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nella casa delle Suore Francescane di Maria Immacolata di Karangasso, nel sud del Mali, e ha portato via in ostaggio suor Gloria Cecilia Narvaez Argoti. La religiosa, di nazionalità colombiana, si è offerta al posto di una sorella più giovane. Preghiere, veglie, incontri hanno mantenuto vivo il ricordo di suor Gloria per i 4 lunghi anni e 8 mesi durante i quali è stata sequestrata.
A salvare suor Gloria certamente ha contribuito una fede ferrea, non ha mai accettato la continua minaccia a convertirsi all’islam e il suo “motto” nei giorni più bui è stato: “Solo callar, para que Dios me defienda” (Solo silenzio, così che Dio possa difendermi).
In attesa di poter rientrare in Colombia suor Gloria è stata per un periodo di riposo nella casa delle religiose a Riano. Venerdì 12 novembre, in occasione dell’incontro che la religiosa ha avuto con il cardinale Luis Tagle, presso la Congregazione per l’evangelizzazione dei Popoli del quale è Prefetto, l’Agenzia Fides ha potuto rivolgerle alcune domande.

Agenzia Fides: Suor Gloria, benvenuta e bentornata. Abbiamo tanto pregato per lei e siamo onorati di averla qui. Può raccontarci come si svolgeva la sua vita prima del rapimento?
Suor Gloria: Prima di essere sequestrata svolgevo la mia missione in Africa con le mie consorelle dove ci dedicavamo alla promozione delle donne. Insegnavamo loro a ricamare, cucire a macchina, leggere oltre ad offrire strumenti che permettessero l’avviamento di attività di microcredito. Tra le nostre priorità ci sono stati sempre anche i bambini, neonati che spesso vengono abbandonati dalle mamme al giorno del parto perchè non hanno di che sfamarli. Seguivamo il centro sanitario e assistevamo gli ammalati facendo visita anche alle famiglie. La mia vita e il mio pensiero di persona e di consacrata era concentrata sull’incontro e la vicinanza.

Agenzia Fides: Quattro anni e otto mesi sono tanto tempo. Come trascorreva le sue lunghe giornate di prigioniera?
Suor Gloria: La mattina pregavo contemplando il sorgere del sole nel deserto, qualcosa di meraviglioso, sentivo il vento a volte violento e a volte soave che si sollevava dalla sabbia. Scrivevo lettere a Dio, con pezzetti di carbone, manifestandogli la mia totale e sconfinata fiducia in Lui. Raccoglievo la legna per riscaldare quel poco di acqua che mi veniva dato ogni giorno per prepararmi il te. Pregavo sempre per la libertà dei tanti ostaggi che ci sono in tutto il mondo e pensavo alla sofferenza di tanta gente che muore di fame. Mi sono tornati alla memoria tutti i momenti della mia vita, dal cammino fatto con le sorelle della mia Congregazione, la mia famiglia, la mia vita come religiosa e la risposta che stavo dando alla volontà di Dio. La mia preghiera era rivolta anche ai gruppi che mi tenevano in ostaggio, per ognuno di loro. Quando era il momento di spostarci di luogo mi dedicavo a sgombrare il campo.

Agenzia Fides: Che idea si era fatta di questo protrarsi della sua prigionia? I suoi carcerieri le spiegavano i motivi del protrarsi del sequestro?

Suor Gloria: Tutti i gruppi ai quali sono stata affidata facevano riferimento alla religione. Volevano mettere a dura prova la mia fede. Per loro in Mali dovrebbe esistere solo l’Islam. Ho pensato anche che fossero sopraggiunti problemi tra di loro che hanno fatto ritardare la mia liberazione.

Agenzia Fides: Il tempo passava, riusciva a dare un senso a questa dura esperienza che stava vivendo?
Suor Gloria: E’ stata un’esperienza di profonda fede, di riaffermarmi in Dio, di aumentare la mia fiducia in Lui nell’accettare ogni tipo di umiliazione e vessazione per crescere e vivere quello che la nostra Fondatrice, la Beata Madre Carità Brader Zahner, diceva: ‘rimanere in silenzio affinchè Dio ci difenda’. Allo stesso tempo, è stata per me una opportunità di vivere il rispetto verso le altre religioni, -in questo caso la loro- e mi tornava alla mente l’enciclica di Papa Benedetto XVI, Deus Caritas est, nel documento che parla del rispetto verso la libertà religiosa e come noi cristiani dobbiamo essere messaggeri di pace e riconciliazione con i nostri atteggiamenti.

Agenzia Fides: I suoi carcerieri erano sempre con Lei? Come si comportavano, l’hanno maltrattata?
Suor Gloria: In generale i gruppi mi umiliavano molto, mi insultavano in maniera offensiva e dura a causa della religione o per il fatto di essere donna. Però anche tra di loro vedevo che c’era gente buona che voleva liberarmi anche per non correre tanto pericolo.

Agenzia Fides: Ci sono stati gesti particolari di umanità – o di cattiveria – da parte dei sequestratori nei suoi confronti, che Lei ricorda?
Suor Gloria: La notte in particolare vedevo che i gruppi erano molto agitati, urlavano tra di loro, si avvicinavano alla tenda dove ero io. Verso la mezzanotte arrivava da me il capo e mi diceva: Gloria! Stai bene?

Agenzia Fides: La mamma è morta aspettando il suo ritorno. Questo dolore aggiunto alla storia dolorosa del rapimento non è troppo?
Suor Gloria: Ho pregato tanto e ho pensato al fatto che mia madre fosse già avanti con l’età. Ripensavo alle parole che mi aveva detto quando sono andata in vacanza a casa e poi sono tornata in Mali: ‘non andare così lontano, perché il Mali è la religione dell'Islam e può succederti qualcosa o forse non puoi più vedermi’. Le risposi: ‘Mamma, lascia che sia ciò che Dio vuole. Potrebbe succedere qualcosa a te o a me. Non siamo sicuri di quale sia la volontà di Dio’.

Agenzia Fides: Quale frase o gesto rivolto a lei da Papa Francesco l’ha colpita di più, e non dimenticherà?
Suor Gloria: Non dimenticherò mai il suo gesto di accoglienza e la sua benedizione come padre e pastore della nostra Chiesa. Nè la sua richiesta: ‘prega per me’.

Agenzia Fides: Pensa di rientrare in Africa e riprendere da dove ha lasciato? Come guarda al suo futuro? Cosa l’aspetta? E in che modo l’esperienza vissuta ha cambiato il suo sguardo sulla vita e sulle cose del mondo?
Suor Gloria: Se Dio mi dona la salute, continuerò ad essere missionaria, vicina ai più poveri e bisognosi, continuerò ad elevare a Dio la mia preghiera di eterna gratitudine, ma più incarnata nelle sofferenze delle persone prive di libertà, di coloro che hanno fame e sete. Continuerò a pregare per la pace in tanti paesi in guerra. Per il Santo Padre Francesco, sacerdoti, religiosi e religiose di tutto il mondo perché abbiamo il coraggio di dare la vita per chi soffre. Questa esperienza mi porta a vedere la vita come un compito per creare fratellanza universale. Non chiudersi in noi stessi ma essere portatori di speranza e testimoni della nostra vita di fede.
Non è necessario fare tante cose ma dare una testimonianza di fede, di ascolto, per valorizzare tutti coloro che hanno bisogno di noi, agli anziani per tutta la loro saggezza e per quanto hanno contribuito, ai giovani per il loro coraggio e profetismo. Dobbiamo continuare a pregare Dio affinchè susciti vocazioni buone e sante per la Chiesa che possano raggiungere luoghi lontani dove quasi nessuno arriva. Come diceva la nostra Fondatrice: Dio non si lascia vincere nella generosità e non dobbiamo dimenticare le opere buone che la Congregazione ha nelle sue mani: i poveri e tanta carità e fratellanza con tutti. Il che significa dare la vita per l'altro.

Suor Gloria il 15 novembre 2021 finalmente è tornata in Colombia dove si fermerà per un periodo di riposo con i familiari e le consorelle.
(AP) (19/11/2021 Agenzia Fides)
 top^ 
 
 
 


giovedì 2 settembre 2021

Agenzia Fides 2 settembre 2021

 



AFRICA/NIGERIA - Rapiti 73 alunni di una scuola; i Vescovi: “Troppi rapimenti di ragazzi. Rischiamo una generazione traumatizzata di giovani”
 
Abuja (Agenzia Fides) – “I rapimenti di bambini in età scolare ci presentano la prospettiva di una generazione traumatizzata di giovani”. Risuonano come un grave ammonimento le parole dei Vescovi della Nigeria, dopo il rapimento, ieri 1 settembre, di 73 alunni della scuola secondaria diurna nel villaggio di Kaya, nello Stato di Zamfara nel nord-ovest del Paese.
La notizia dell’ennesimo rapimento giunge a pochi giorni dal rilascio di altri tre gruppi di ostaggi che erano stati sequestrati a maggio nello Stato federato del Niger nella Nigeria settentrionale, sembra dopo il pagamento di un riscatto. Da dicembre più di 1.000 studenti sono stati rapiti dalle scuole nel nord della Nigeria.
Una situazione intollerabile secondo i Vescovi, che nella dichiarazione pubblicata al termine della loro seconda riunione plenaria, denunciano come in Nigeria “la vita non è mai stata così a buon mercato”.
Oltre alla piaga dei rapimenti di studenti e di adulti, compresi membri del clero, i Vescovi sottolineano la violenza diffusa sul territorio della federazione nigeriana. “Purtroppo, ad eccezione della guerra civile, la nostra nazione non ha mai assistito a una così diffusa malvagità, con distruzioni incontrollate e così vasti spargimenti di sangue”. "Le uccisioni per mano di rapitori, pastori assassini, banditi, gruppi terroristici hanno reso la Nigeria uno dei Paesi più terrorizzati al mondo" affermano i Vescovi, che chiedono al governo di "assumersi la piena responsabilità dell’attuale cultura di violenza".
Rivolgendosi ai fedeli cattolici, i Vescovi sottolineano che “come cristiani, siamo chiamati a sperare costantemente in Dio che non fallisce mai. Pertanto, invitiamo i nigeriani a sperare in una Nigeria migliore, sapendo benissimo che senza speranza noi come popolo non possiamo andare avanti” “Possa la Beata Vergine Maria, Madre di ogni consolazione e Regina della Nigeria, continuare a intercedere per il nostro Paese” concludono. (L.M.) (Agenzia Fides 2/9/2021)
 top^ 
 
 
 
ASIA/FILIPPINE - La Chiesa cattolica celebra il Tempo del Creato nello spirito della Laudato si'
 
Manila (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica nelle Filippine vive e celebra con pieno coinvolgimento il "Tempo del Creato". I Vescovi filippini esortato sacerdoti, suore, laici, famiglie, comunità e movimenti cattolici, a salvaguardare il Creato, dono di Dio, rispettando ogni creatura, la dignità della vita umana, l'ambiente. In una Lettera pastorale in occasione del “Tempo del Creato”, che la Chiesa universale celebra dal 1° settembre al 4 ottobre, Mons. Romulo G. Valles, Arcivescovo di Davao, presidente uscente della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), ha affermato: “La nostra Casa comune è sull'orlo della catastrofe. Servono azioni urgenti. Speriamo che questo Tempo del Creato ci porti a rinnovare il nostro impegno ad agire per garantire che tutta la creazione abbia una casa sana e sicura, in cui prosperare e partecipare al rinnovamento dell'Oikos (casa) di Dio”.
“Siate amministratori responsabili del creato” ha detto il Cardinale Jose Advincula, Arcivescovo di Manila, alla celebrazione di apertura del “Tempo del Creato”, il 1° settembre, richiamando tutti i fedeli a “proteggere la creazione di Dio non come monopolio, ma come dono che va condiviso con tutti” . “Ciò che abbiamo ricevuto in dono, lo dobbiamo dare in dono. Qui entra in gioco la dimensione missionaria del nostro Tempo del Creato”, ha detto il Cardinale Advincula, parlando nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione, a Manila. E “i doni di Dio non possono essere usati a scapito o vantaggio di altri. Gesù ci insegna che i doni non devono essere monopolizzati solo da pochi. I doni vanno condivisi e devono giovare a tutti", ha aggiunto. “Uniamoci a Papa Francesco nella sua intenzione di preghiera affinché tutti noi facciamo scelte coraggiose per uno stile di vita semplice ed ecologicamente sostenibile”, ha affermato il Cardinale. “E con l'ispirazione di san Francesco d'Assisi, intraprendiamo questo Tempo del Creato con gratitudine per i doni che abbiamo ricevuto e con la ferma determinazione di condividere ed essere amministratori responsabili dei doni di Dio”, ha aggiunto.
Dal 1° settembre al 4 ottobre, festa di San Francesco, tutte le comunità cristiane nel mondo celebrano la bellezza e la bontà del creato. Questa celebrazione globale è iniziata nel 1989 con il riconoscimento della Giornata della Creazione da parte del Patriarcato ecumenico, il 1° settembre, ed è ora abbracciata a livello ecumenico.
La Chiesa filippina ha prolungato il Tempo del Creato per un'altra settimana, fino al 10 ottobre, domenica dedicata ai popoli indigeni nel paese. I Vescovi esortano tutti a celebrare il "Tempo del Creato" con le famiglie, le comunità e le parrocchie, in linea con l'Enciclica Laudato si' del 2015 di Papa Francesco sulla cura della casa comune.
In tutto il paese sono state organizzate varie attività per lanciare la "Laudato Si’ Action Platform", programma di sette anni per vivere insieme la Laudato Si'. Nella Lettera Pastorale diffusa dai Vescovii in tutte le diocesi, i fedeli sono anche invitati a firmare una petizione che invita le istituzioni internazionali a fare di più per la tutela del pianeta e dunque dell'umanità . “Invitate le vostre famiglie e i vostri amici a firmare questa petizione per i prossimi due grandi incontri su Biodiversità e Cambiamento Climatico”, ha detto Mons. Valles.
“La Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (COP 15) riunisce nazioni di tutto il mondo per affrontare il problema della perdita di biodiversità, mene la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) affronta l'urgenza della crisi climatica. Queste due questioni, clima e biodiversità, sono strettamente collegate: il cambiamento climatico si prevede diventi un fattore sempre più importante della perdita di biodiversità", spiega la Lettera.
Citando il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, i Vescovi filippini affermano: “Il mondo è pericolosamente vicino al riscaldamento globale irreversibile, causato inequivocabilmente dalle attività umane. Questo è il contesto in cui siamo chiamati a celebrare il Tempo del Creato, rinnovando e rispettando la nostra Casa comune che è sull'orlo del baratro”.
Già nel 2003, attraverso la Dichiarazione Pastorale del Consiglio Permanente, “Celebrare il Giorno del Creato e il Tempo del Creato”, la CBCP ha chiesto a tutte le comunità locali di osservare e celebrare il "Tempo del Creato". Nel 2015, Papa Francesco ha aggiunto formalmente al calendario cattolico la "Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato" come giornata di preghiera da celebrare annualmente a livello universale. Nel 2016 il Papa ha invitato ufficialmente tutti i cattolici del mondo a celebrarla all'interno del "Tempo del Creato", un mese speciale per riflettere, accrescere consapevolezza, agire. Quest'anno, il tema per il Tempo del Creato è “Una casa per tutti. Rinnovare l'Oikos di Dio”.
(SD-PA) (Agenzia Fides 2/9/2021)
 top^ 
 
 
 
ASIA/TERRA SANTA - Pannelli solari all’Università di Betlemme e nelle scuole cattoliche, per custodire la “casa comune” e concentrare risorse nelle attività didattiche
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Mentre si apre anche quest’anno il “Tempo del Creato”, periodo dell’anno in cui cristiani di diverse confessioni in tutto il mondo sono invitati a pregare e operare insieme per la custodia della “casa comune”, la crescente sensibilità ecologica dei battezzati si riflette anche in scelte concrete e operative assunte da diverse istituzioni ecclesiali nell’ambito delle proprie attività pastorali, caritative e educative.
In questa cornice si inquadra anche la serie degli “accordi” stipulati dalla Missione Pontificia (“Pontifical Mission”) in Terra Santa con istituzioni accademiche e scolastiche cattoliche presenti in Terra Santa per incentivare presso tali istituzioni il ricorso a fonti di energia rinnovabili per sopperire ai propri bisogni energetici. In concreto, gli accordi prevedono l’avvio di una serie di progetti tecnici - finanziati anche grazie a fondi offerti dall’opera caritativa tedesca Misereor – che permetteranno di istallare presso scuole e istituzioni accademiche cristiane pannelli solari in grado di coprire fino alla metà del fabbisogno energetico dei singoli istituti.
Le prime istituzioni accademiche coinvolte nel progetto sono l’Università di Betlemme (nella foto) e due istituti scolastici - la scuola dei Fratelli delle scuole cristiane e il Terrasanta College – che sorgono a Beit Hanina, sobborgo di Gerusalemme. In un video diffuso dal Christian Media Center, i rappresentanti delle diverse istituzioni scolastiche e accademiche coinvolte (padre Peter Bray dell’Università di Betlemme, Georges al Neber, direttore dell’istituto dei Fratelli delle scuole cristiane a Beit Hanina e padre Ibrahim Faltas, della Custodia di Terra Santa) esprimono soddisfazione e riconoscenza per un’iniziativa che permetterà a tali istituzioni di risparmiare risorse finanziarie destinate a coprire il fabbisogno energetico, risorse che potranno essere investite nell’assunzione di nuovo personale e nel potenziamento di strutture necessarie a sostenere le attività didattiche e educative.
La “Missione Pontificia” (Pontifical Mission) in Terra Santa fu fondata nel 1949 su impulso di Papa Pio XII con l’intento primario di soccorrere i profughi palestinesi dopo la creazione dello Stato d’Israele. L’organizzazione anche oggi promuove e sostiene iniziative caritative, umanitarie e educative rivolte “ai bisognosi in Terra Santa, palestinesi e israeliani, di tutte le età e credenze”.
“Oggi – ha ricordato Papa Francesco durante l’Udienza generale svoltasi mercoledì 1° settembre nell’Aula Paolo VI - si celebra la Giornata mondiale per la custodia del creato”. Il Pontefice ha aggiunto che tale giornata segna “l’inizio del tempo del Creato, che si compirà il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi. “Con il Patriarca Ecumenico Bartolomeo e l’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby” ha aggiunto il Vescovo di Roma, “abbiamo preparato un Messaggio che uscirà nei prossimi giorni. Insieme con i fratelli e le sorelle di diverse confessioni cristiane, preghiamo e operiamo per la nostra casa comune, in questiempi di grave crisi planetaria”. (GV) (Agenzia Fides 2/9/2021)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/NICARAGUA - Richiesta di indagini sulla strage di 13 indigeni
 
Matagalpa (Agenzia Fides) - "Possiamo, senza esclusione, fermarci, parlare, correggere, perdonarci, in base al diritto fondamentale alla verità (...), stabilire un documento che definisca le regole fondamentali, minime e non esclusive, per realizzare un'organizzazione sociale che viva nella convivenza e in pace", ha affermato Monsignor Rolando Álvarez, Vescovo di Matagalpa, lanciando un appello per la pace domenica scorsa, 29 agosto, dopo l'assassinio di un gruppo di indigeni nel nord del paese per mano dei coloni.
Il 27 agosto, l'organizzazione civile "Gobierno de las Mujeres Mayangnas" del Nicaragua, ha denunciato che almeno 18 indigeni sono stati assassinati sulle cime di una montagna, nella zona chiamata Caribe Norte, da presunti "coloni". Pochi giorni dopo, l'Organizzazione non governativa Articolazione dei Movimenti Sociali ha confermato la cosiddetta "strage indigena", e ha stabilito il bilancio delle vittime a 13. Di queste, due sono donne che sono state anche violentate. Tra le vittime c’è anche un bambino di sei anni, otto nativi di Miskito e due Mayangna. Sia il "Gobierno de las Mujeres Mayangnas" che il Centro nicaraguense per i diritti umani (Cenidh) hanno chiesto alle autorità nazionali di indagare sul caso, ma finora non ci sono state dichiarazioni ufficiali sul crimine denunciato.
"Dobbiamo osare - ha detto Mons. Alvarez nella sua omelia domenicale -, raccogliamo la sfida, scriviamo il nostro atto di indipendenza, di giustizia, pace, sicurezza, e mettiamolo in pratica; solo allora vivremo ed entreremo a prendere possesso della terra che ci promette il Signore" ha ribadito il Vescovo di Matagalpa.
Secondo dati raccolti da Fides, i popoli indigeni e di origine africana in Nicaragua vivono in 304 comunità stabilite in 23 territori, la maggioranza nelle aree più povere e isolate del Paese. Il Centro per la giustizia e il diritto internazionale (Cejil), che ha indagato sugli omicidi contro le popolazioni indigene in Nicaragua, ha lanciato l’allarme poichè queste popolazioni rischiano di essere sterminate a causa della costante invasione dei loro territori.
(CE) (Agenzia Fides 02/09/2021)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/MESSICO - Il governo respinga la riattivazione del protocollo di protezione dei migranti, che viola i diritti dei richiedenti asilo
 
Città del Messico (Agenzia Fides) – “Il governo del Messico deve tenere una posizione che, sebbene rispettosa, deve essere ferma, chiara e di rifiuto assoluto dell'intenzione di riattivare il programma ‘Quédate en México’ (Restate in Messico)”: la richiesta al Presidente del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador, al Segretario degli affari esteri, Marcelo Ebrard Casaubón, e al Sottosegretario per i Diritti umani, la popolazione e gli affari religiosi, Alejandro Encinas Rodríguez, viene da Monsignor J. Guadalupe Torres Campos, Vescovo di Ciudad Juárez, e Responsabile della Pastorale della Mobilità umana dell’Episcopato messicano.
“Con preoccupazione abbiamo ricevuto la notizia che si intende riattivare il Protocollo di Protezione dei Migranti (MPP) meglio conosciuto come ‘Quédate en México’, derivato dall'ordinanza della Corte Suprema degli Stati Uniti” scrive il Vescovo nella missiva, pervenuta all’Agenzia Fides. “Riteniamo che questo Protocollo sulla protezione dei migranti incida profondamente sui diritti umani delle persone richiedenti asilo. Le persone in cerca di asilo negli Stati Uniti sono costrette ad attendere la soluzione corrispondente alla loro situazione, al confine tra Stati Uniti e Messico, il che le espone a situazioni di vulnerabilità e a pericoli che mettono a rischio la loro vita, l'integrità fisica, emotiva e spirituale”.
Il Vescovo riconosce “la profonda crisi migratoria” che si sta verificando al confine meridionale del paese, dove centinaia di persone provenienti dal Triangolo Nord dell'America Centrale, cui se ne aggiungono ora altre provenienti da Haiti, è in attesa che le autorità dell’immigrazione risolvano la loro situazione legale. Il sovraffollamento, la mancanza di misure igieniche, di cibo, delle forniture di base, insieme alla lentezza nelle risoluzioni dell'Istituto nazionale delle migrazioni e della Commissione messicana per l'aiuto ai rifugiati, mettono le persone in una situazione di vulnerabilità, compromettendo l'esercizio dei loro diritti fondamentali, osserva il Vescovo. “I centri di accoglienza, le case dei migranti, le mense per i migranti, sono saturi e al limite della loro capacità – prosegue -, gli sforzi delle Chiese locali, delle parrocchie, delle diocesi, vengono sorpassati in assenza di una chiara politica migratoria, di una pianificazione strategica e di risorse scarse o nulle del Governo Federale”.
Monsignor J. Guadalupe Torres Campos condanna poi “i comportamenti repressivi, violenti e di contenimento delle migrazioni al confine meridionale, in particolare a Tapachula”; esorta le autorità competenti “a svolgere azioni concrete per assistere le persone nel contesto della mobilità, evitando così e prevenendo violazioni dei diritti umani”; infine chiede alle autorità di tutti i livelli di rispettare l'articolo 11 della Costituzione che sancisce il libero transito, “in modo che coloro che hanno già un permesso di soggiorno legale in Messico siano autorizzati a transitare attraverso il paese in cerca di opzioni di residenza e di lavoro che consentano loro di vivere con dignità e accedere ai servizi di base”.
Nella conclusione il Vescovo esprime particolare gratitudine alla Chiesa locale di Tapachula “per le sue espressioni di solidarietà e sostegno umanitario verso la popolazione migrante, sia a Tapachula che lungo la rotta migratoria che attraversa l'intera diocesi”, auspicando che il suo esempio motivi tutta la Chiesa messicana “affinché in ogni angolo del Messico ci siano comunità che accolgono, proteggono, promuovono e integrano i migranti”. Infine invoca l’intercessione di Dio perché continui ad incoraggiare e accompagnare “tutti gli operatori pastorali che difendono e promuovono generosamente i diritti di coloro che soffrono di più e li ricompensi per la loro generosità”. (SL) (Agenzia Fides 2/09/2021)
 top^ 
 
 
 
OCEANIA/AUSTRALIA - No all'eutanasia, "la compassione non uccide mai": petizione dei cattolici e manifestazioni in strada
 
Brisbane (Agenzia Fides) - Respingere la proposta di legge sull'eutanasia e il suicidio assistito: è quanto chiede una petizione lanciata dai cattolici australiani, che sarà presentata al Parlamento dello stato australiano di Queensland dove, nelle prossime settimane, i parlamentari discuteranno e poi voteranno un controverso disegno di legge sul suicidio assistito volontario, che legalizzerebbe l'eutanasia nello stato.
A sostegno della petizione si è schierato l'Arcivescovo di Brisbane, Mons. Mark Coleridge, che in una lettera aperta esorta i cattolici, le loro famiglie e gli amici, a firmare la petizione. "Queste leggi, se approvate, capovolgeranno i principi fondamentali che hanno sostenuto per secoli i nostri sistemi medici e legali: l'etica del 'non nuocere' e il divieto di uccidere", afferma l'Arcivescovo Coleridge nella lettera indirizzata a tutti gli "amici di Cristo".
“Dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere gli abitanti del Queensland piuttosto che aiutarli a morire", rileva. “Le leggi sull'eutanasia e sul suicidio assistito - argomenta Mons. Coleridge - minano il fondamentale rapporto di fiducia che dovrebbe esistere tra un paziente e il proprio medico. Hanno il potenziale per mettere a rischio di morte illegittima gli abitanti vulnerabili del Queensland, anziani o malati terminali, esercitando pressione su di loro affinché si tolgano la vita in modo da non essere un 'peso' per la loro famiglia e i loro amici. Lo abbiamo visto accadere in paesi oltreoceano che hanno seguito questa strada".
L'Arcivescovo Coleridge invita i cattolici a firmare una petizione sponsorizzata da "Hope", coalizione della società civile di gruppi che si oppongono all'eutanasia e al suicidio assistito. L'Arcivescovo chiede ai cattolici “di inviare un'e-mail ai membri del Parlamento dello Stato del Queensland e di esortarli a opporsi all'introduzione di queste leggi”.
“La questione è ora urgente” ha detto l'Arcivescovo Coleridge. Voci cattoliche di dissenso tra la popolazione del Queensland si sono sollevate nelle scorse settimane e varie manifestazioni pubbliche contro l'eutanasia sono state organizzate prima del cruciale dibattito in Parlamento. La rete degli ospedali cattolici ha apertamente rifiutato la via dell'eutanasia: “I malati e gli anziani vulnerabili nel Queensland hanno bisogno del tuo aiuto per garantire che queste leggi letali non vengano approvate in questo stato. Vi esortiamo a firmare la petizione e inviare un'e-mail ai parlamentari e a chiedere ad amici e familiari di fare lo stesso", si legge in un appello diffuso negli ospedali cattolici.
Tra l'altro, notano i medici cattolici, le leggi proposte prevarrebbero sulla possibile “obiezione di coscienza” di ospedali, case di cura e personale medico che si oppongono all'eutanasia. Secondo il disegno di legge così com'è formulato, infatti, se i pazienti morenti sono troppo malati o fragili per spostarsi e chiedono l'eutanasia, gli ospedali potrebbero essere costretti a consentire l'eutanasia nelle loro istituzioni.
L'11 settembre a Brisbane si svolgerà una "Marcia per la vita" per protestare contro le proposte di legge sull'eutanasia. La mobilitazione della Chiesa e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica, grazie ad un'opera condotta sul territorio dalle varie parrocchie, anche andando casa per casa, mirano a far sì che la legge non venga approvata nell'assemblea legislativa dello stato. Il motto della campagna contro l'eutanasia è "La compassione non uccide mai".
(PA) (Agenzia Fides 2/9/2021)




mercoledì 1 settembre 2021

Agenzia Fides 1 settembre 2021

 

AFRICA/CAMERUN - Liberato il Vicario generale della diocesi di Mamfe rapito domenica scorsa
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - È stato liberato senza il pagamento del riscatto il Vicario generale della diocesi di Mamfe, nel sud-ovest del Camerun, rapito domenica 29 agosto (vedi Fides 31/8/2021). Lo ha annunciato nella serata di ieri, 31 agosto, il cancelliere della diocesi camerunese, p. Sébastien Sinju.
“Ringraziamo l’Altissimo che ha tenuto al sicuro durante la prigionia Mons. Julius Agbortoko Agbor e lo ha riportato a noi sano e salvo” afferma un comunicato firmato da p. Sinju, giunto a Fides. Il cancelliere ringrazia “le comunità cristiane e tutti coloro che, in patria e all’estero, sono stati al nostro fianco mentre eravamo uniti in preghiera. (…). Che Dio vi benedica”.
Per la liberazione del sacerdote i rapitori avevano chiesto un riscatto di 20 milioni di franchi CFA (circa 30.489 euro). A quanto pare la somma non sarebbe stata pagata.
Mons. Agbortoko Agbor era stato catturato domenica 29 agosto da alcuni giovani armati, che si erano qualificati come separatisti, che avevano assalito il Seminario maggiore di Mamfe. La loro intenzione iniziale era quella di catturare Sua Ecc. Mons. Francis Teke Lysinge, Vescovo emerito di Manfe. Ma vista l’età avanzata del Vescovo, i separatisti hanno preferito prelevare Mons. Agbor. (L.M.) (Agenzia Fides 1/9/2021)
 top^ 
 
 
 
AFRICA/LIBERIA - Catechisti d’Africa: punto di riferimento dei cristiani delle piccole comunità
 
Foya (Agenzia Fides) – “In Africa mai avrei potuto svolgere il mio servizio missionario senza l’aiuto e il sostegno di tanti catechisti” ha raccontato p. Walter Maccalli in riferimento al Motu Proprio “Antiquum ministerium” del 10 maggio 2021, con cui Papa Francesco ha istituito il ministero dei catechisti.
Il sacerdote, missionario della Società per le Missioni Africane (SMA), nella nota pervenuta all’Agenzia Fides, ha spiegato cosa fa il catechista nella Chiesa africana. “Sono loro il punto di riferimento dei cristiani delle piccole comunità, dato che vivono a stretto contatto con loro e animano le celebrazioni domenicali quando il missionario non può farlo. Ad esempio, in Angola, durante la lunga guerra civile i catechisti sono sempre rimasti al loro posto, anche quando preti e suore avevano dovuto abbandonare le missioni per ragioni di sicurezza. Hanno dato prova della loro fede, pur nel pericolo e nella persecuzione”, sottolinea p. Maccalli. “Non hanno mai interrotto l’opera dell’evangelizzazione, hanno continuato a dare formazione cristiana e assistenza ai fedeli, pur in condizioni precarie, in villaggi isolati della foresta, nei quartieri degli sfollati, o nei campi di rifugiati al di là delle frontiere angolane.”
A testimonianza del ruolo insostituibile dei catechisti, il missionario SMA ne ricorda uno, Estêvão Tomais, nato due anni prima del 1961, anno di inizio della guerra di liberazione angolana. “Era destinato a morire perché meticcio – racconta. Suo padre infatti era portoghese. Fu salvato dalla madre angolana, fuggita in foresta. Catechista per vocazione e responsabile delle comunità sparse nella grande parrocchia di Nambuangongo, è divenuto il fedele collaboratore dei missionari. È ancora oggi formatore di nuovi leader di comunità, ai quali insegna la liturgia e il modo di spiegare la Bibbia.”
“La Chiesa cattolica angolana deve molto ai catechisti per l’incalcolabile contributo che hanno dato all’evangelizzazione lungo i quarant’anni che è durata la guerra – ha dichiarato p. Walter. L’impatto della parola di un catechista africano sui cristiani delle loro comunità è molto forte, maggiore certamente di quella di noi missionari europei. In quanto conoscitore della cultura e delle tradizioni locali, la sua parola è di stimolo e incoraggiamento a vivere la fede cristiana in quelle situazioni in cui il Vangelo entra un pò in conflitto con certe pratiche e certe mentalità ancestrali. Essi sanno come fare la sintesi tra le tante cose buone che ci sono nella tradizione africana e la novità dell’annuncio di Gesù.”
“Qui nella missione di Foya, in Liberia, dove mi trovo ora, - conclude p. Walter - nella nostra parrocchia possiamo contare su un catechista inviatoci dalla diocesi. Tra i vari servizi offerti prepara i catecumeni adulti al Battesimo, esercita un ministero itinerante nei villaggi, per la catechesi e la liturgia in lingua locale, il kissi, oltre ad aiutare a riportare la pace nelle famiglie e nei villaggi dove sono nati dei conflitti.”
(WM/AP) (Agenzia Fides 1/9/2021)

 top^ 
 
 
 
ASIA/MYANMAR - Militari dell'esercito birmano occupano e profanano due chiese
 
Hakha (Agenzia Fides) - L'esercito birmano ha requisito e profanato due chiese, la chiesa cattolica di San Giovanni e una chiesa battista, nel villaggio di Chat, nel comune di Mindat, nello stato birmano di Chin, nel Myanmar occidentale. Come confermano all'Agenzia Fides fonti ecclesiali nella diocesi di Hakha, dove si trova Mindat, l'assalto è avvenuto ieri, 31 agosto 2021. I militari del Myanmar hanno sequestrato gli edifici di culto e creato un loro quartier generale all'interno delle due chiese.
Il parroco cattolico della chiesa di san Giovanni, padre John Aung, scacciato, esprime a Fides tutto il suo sdegno: "E' esecrabile. I militari hanno requisito la chiesa per loro uso. Hanno aperto il tabernacolo, hanno preso le ostie consacrate e le hanno buttate a terra, calpestando e saccheggiando. Hanno distrutto tutti gli armadi chiusi a chiave. L'esercito dovrebbe rispettare gli edifici religiosi e non dovrebbe toccare nulla all'interno delle chiese. Condanniamo l'aggressione e la violenza gratuita e la profanazione della nostra chiesa, con la palese violazione della libertà di culto". Nel villaggio di Chat ci sono 68 case, 42 delle quali sono di famiglie cattoliche. Tutta la parrocchia abbraccia 20 villaggi dell'area. All'arrivo dei militari, che nell'area si sono scontrati con alcuni militanti delle forze di resistenza locali, il parroco è fuggito nella foresta con gli abitanti del villaggio.
Riferisce Shane Aung Maung, uno dei fedeli cristiani battisti del villaggio: "I soldati hanno distrutto le nostre bibbie, gli arredi sacri, i generatori elettrici e l'amplificatore dei suoni. Bevono alcolici all'interno dell'edificio della chiesa. Macellano il bestiame e cucinano carne nella chiesa". "Tatmadaw (l'esercito regolare birmano, ndr) sta destabilizzando il Paese, colpendo persone e proprietà delle Chiese cristiane, uccidendo civili disarmati e pacifici e bruciando villaggi e case. Siamo davvero sconcertati", aggiunge.
Commenta a Fides il sacerdote cattolico locale p. David Hmun: "Siamo scioccati. E' davvero impensabile. I militari del Myanmar non sono più un esercito popolare ma diventano così un gruppo militante terrorista, che compie violenza sul popolo, sui civili innocenti".
L'occupazione della chiesa da parte dell'esercito è avvenuta quando i combattimenti tra i militari e i gruppi di resistenza civile (Chinland Defence Force, CDF) si sono intensificati nello stato di Chin, area prevalentemente cristiana. L'Institute of Chin Affairs, ente non profit creato da leader di etnia Chin, attualmente con base in India, ha condannato gli atti di violenza compiuti dalle truppe durante l'occupazione delle chiese. "L'occupazione della chiesa e la devastazione delle proprietà della chiesa è una violazione della Convenzione di Ginevra. Chiediamo la fine immediata di atti contro il diritto internazionale umanitario e contro i diritti umani", afferma l'Istituto in un comunicato pervenuto a Fides. L'Istituto condanna l'uccisione di centinaia di civili Chin nei mesi scorsi e segnala che, come effetto del colpo di stato militare del 1° febbraio, "il paese sta scivolando in una guerra fratricida che conduce alla rovina". Data la reazione "intraprendente e resiliente della popolazione, il golpe è fallito", si afferma, notando la formazione e la tenacia delle "Forze di difesa popolare" in tutta la nazione.
(JZ-PA) (Agenzia Fides 1/9/2021)
 top^ 
 
 
 
ASIA/TURCHIA - La chiesa armena di Malatya riapre al culto dopo 106 anni
 
Malatya (Agenzia Fides) - La chiesa armena apostolica di Surp Yerrortutyun (Santissima Trinità), nella provincia turca orientale di Malatya, ha riaperto le porte al culto divino dopo una interruzione di 106 anni. La divina liturgia, celebrata nella chiesa domenica 29 agosto, è stata presieduta da Sahak Maşalyan, attuale Patriarca armeno di Costantinopoli, e ha visto la partecipazione di un cospicuo numero di cristiani armeni residenti nella regione. Il giorno prima, sabato 28 agosto, l’edificio era stato riaperto come “Centro culturale di arte e cultura Tashhoran”, L’opera architettonica, la cui costruzione era stata completata nel 1893, si trovava in uno stato di degrado dopo decenni di totale abbandono. L’ultima celebrazione liturgica vi si era svolta nel 1915, quando il luogo di culto era sotto la giurisdizione del Patriarcato armeno di Costantinopoli, e prima che l’Anatolia divenisse teatro delle deportazioni e dei massacri noti come “Genocidio armeno”.
I lavori di restauro e ripristino della chiesa – riferisce la testata bilingue armena-turca Agos - sono stati promossi dalla locale associazione Hayder. Le autorità politiche locali, presenti all’inaugurazione, hanno spiegato che il complesso architettonico viene riaperto al pubblico come centro culturale. Nel contempo, su richiesta, le locali comunità cristiane armene potranno utilizzare la chiesa per iniziative ecclesiali, celebrazioni di battesimi e matrimoni, incontri di preghiera e divine liturgie.
“La chiesa, restaurata 100 anni dopo come centro artistico e culturale” ha dichiarato il Patriarca Maşalyan nel discorso tenuto durante le celebrazioni inaugurali, “apre anche ai cittadini cristiani per il culto. Naturalmente, prendiamo questo come un messaggio molto importante in termini di pace, unità e fratellanza per questo Paese”.
In tempi recenti (vedi Fides 23/1/2021 e 27/1/2021) in Turchia aveva suscitato rammarico la sorte di antichi luoghi di culto cristiani ridotti in stato di abbandono che erano stati messi in vendita da proprietari privati o erano stati addirittura smantellati per liberare terreni a vantaggio di nuove iniziative edilizie e immobiliari.
Anche il Patriarcato armeno ortodosso di Costantinopoli aveva diffuso una dichiarazione al riguardo, esprimendo rammarico per il fatto che "edifici ecclesiastici siano percepiti come un bene commerciale e siano visti da alcuni come una fonte di guadagno". In passato – proseguiva la dichiarazione del Patriarcato armeno con sede a Istanbul – i luoghi di culto cristiani erano istituiti, costruiti o restaurati grazie agli ‘editti del Sultano’. Sappiamo che proteggere gli edifici ecclesiastici che contribuiscono alla ricchezza culturale del nostro Paese, che non sono più a disposizione delle comunità di riferimento, rappresenta comunque un dovere delle istituzioni competenti dello Stato”. (GV) (Agenzia Fides 1/9/2021)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/MESSICO - Ucciso un sacerdote nello stato di Morelos
 
Galeana (Agenzia Fides) - Il corpo senza vita del sacerdote messicano don José Guadalupe Popoca è stato ritrovato la mattina del 31 agosto all'interno della parrocchia di San Nicolás de Bari, nella città di Galeana, municipio di Zacatepec, nello stato di Morelos. Secondo le prime informazioni pervenute all’Agenzia Fides, il parroco è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco alla testa. Don José Guadalupe era nato a Jiutepec, Morelos, il 12 dicembre 1977, ed era stato ordinato sacerdote il 15 agosto 2007. Ha svolto il ministero sacerdotale in diverse parrocchie della diocesi di Cuernavaca, dedicandosi in particolare ai giovani.
Mons. Ramón Castro Castro, Vescovo di Cuernavaca, diocesi a cui appartiene la parrocchia, ha espresso in un videomessaggio costernazione e dolore, chiedendo alle autorità di indagare sui motivi del crimine, e ha invitato a pregare per l’eterno riposo del sacerdote e perché Dio conceda alla sua comunità il coraggio e la forza di affrontare questa perdita.
Monsignor Alfonso G. Miranda Guardiola, Vescovo ausiliare di Monterrey e Segretario Generale della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), in un messaggio afferma: “Con profondo dolore, esprimiamo la nostra tristezza e sgomento per l'omicidio di p. José Guadalupe Popoca, appartenente al clero della diocesi di Cuernavaca. Esprimiamo le nostre condoglianze a Mons. Ramón Castro Castro, alla sua famiglia, agli amici e ai fedeli che ha servito nella vita come loro pastore. Chiediamo la conversione a coloro che producono dolore e sofferenza, affinché possano tornare sulla via del bene. Dio non ha creato nessuno per fare il male, ci ama perché siamo Suoi figli e Si aspetta che scegliamo la strada della vita”. Infine il Segretario generale della CEM ringrazia i sacerdoti, “che svolgono il loro lavoro in tutto il Paese” e chiede loro di “non perdere la speranza, di continuare con ardore la loro missione ecclesiale nonostante le difficoltà, sull'esempio di Gesù, il Buon Pastore”.
Secondo il Sistema nazionale di pubblica sicurezza, tra gennaio e luglio 2021 nello stato di Morelos ci sono stati 769 omicidi e 10 rapimenti. Secondo il Mexico Peace Index 2021, Morelos è il nono stato più violento dei 32 stati messicani. (SL) (Agenzia Fides 1/09/2021)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/CILE - Settembre: dal “Mese della Bibbia” al “Mese della Parola”
 
Santiago (Agenzia Fides) - La Commissione Nazionale per l'Animazione Biblica della Pastorale in Cile, ha deciso quest’anno di cambiare il nome del tradizionale "Mese della Bibbia", che si celebra a settembre in diversi paesi dell’America Latina, in "Mese della Parola". La ragione, spiega la nota pervenuta a Fides, è che i cristiani non sono una religione "del Libro", ma un popolo convocato, che ascolta la voce di Colui che è il "Verbo" fatto carne, e che questa Parola è quella che "ascolta con pietà, custodisce con devozione e spiega con fedeltà" come ricorda la Dei Verbum.
L'obiettivo di questo cambio di nome, prosegue la Commissione, è quello di sottolineare che la Parola di Dio va letta e messa in dialogo con le sfide del tempo presente. “La Parola guidi quindi il nostro processo di discernimento ecclesiale, personale e comunitario. Che possiamo scoprire nella Parola, la nostra vocazione di popolo sinodale che si fa pellegrino con il Signore”. Per dare vita a questo "Mese della Parola", sono state preparate diverse attività per tutto il mese di settembre, che saranno trasmesse sul canale YouTube della Conferenza Episcopale.
L’appuntamento è per ogni lunedì, martedì e mercoledì del mese di settembre, alle ore 19,30. Il lunedì, sul tema "Parola e Interpretazione", si cercherà di illuminare con la Parola alcuni grandi concetti come Popolo di Dio, Discernimento, Sinodalità… Il martedì, la "Lettura orante della Parola" raccoglierà il contributo di diverse diocesi e movimenti sui loro modi di fare lettura orante. Il mercoledì, con "La Parola e la Cultura", verranno presentati alcuni temi propri del momento culturale che stiamo vivendo: la Parola letta dai giovani, la Parola letta dalle Donne, la Parola letta dalle Migrazioni e la Parola letta in dialogo con i Popoli Indigeni. Tutte le informazioni e i materiali sono disponibili nell'apposito sito web preparato per l'occasione. (SL) (Agenzia Fides 1/09/2021)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/EL SALVADOR - Il 22 gennaio la beatificazione dei quattro martiri Rutilio Grande, Manuel Solórzano, Nelson Rutilio Lemus Chávez e Cosma Spessotto
 
San Salvador (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica salvadoregna ha annunciato che la Beatificazione dei martiri salvadoregni padre Rutilio Grande, gesuita, Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus Chávez, laici, e del francescano italiano Fray Cosme Spessotto, OFM, avrà luogo il 22 gennaio 2022, sul sagrato della Cattedrale metropolitana di San Salvador.
"E’ stato deciso che la beatificazione sarà a San Salvador, ma sta a noi Vescovi scegliere il luogo, e lo abbiamo già scelto, e sarà la Cattedrale di San Salvador" ha spiegato durante la conferenza stampa per l’annuncio, domenica 29 agosto, l'Arcivescovo di San Salvador, Monsignor José Luis Escobar Alas. Mons. Escobar Alas ha anche confermato che Papa Francesco ha nominato il Cardinale salvadoregno Gregorio Rosa Chávez suo Delegato speciale a presiedere la celebrazione per questi altri quattro martiri che saliranno “agli onori degli altari”, unendosi così a Sant'Oscar Arnulfo Romero, canonizzato nell'ottobre 2018 dallo stesso Papa Francesco.
L'Arcivescovo si è rammaricato in quanto la celebrazione della beatificazione dei martiri non sarà come quella di Sant’Oscar Arnulfo Romero, avvenuta in Plaza del Divino Salvador del Mundo, il 23 maggio 2015, con un numero considerevole di fedeli, perché il contesto della pandemia di coronavirus non lo consente. "Non pensiamo a una festa con un grande afflusso di persone, piuttosto a una celebrazione dove ci siano delle rappresentanze, in quanto la piazza può ospitare un buon numero di persone, sempre rispettando le misure di biosicurezza come mascherine e gel alcolico. La messa sarà trasmessa sulle reti sociali, in modo che le persone possano seguirla ed essere partecipi della beatificazione" ha spiegato.
Il sacerdote gesuita Rutilio Grande era nato il 5 luglio 1928 a El Paisnal, ed è stato assassinato il 12 marzo 1977 dagli squadroni della morte dell'esercito salvadoregno, mentre era parroco nella città di Aguilares. Fu amico di Sant'Oscar Arnulfo Romero, che fu assassinato tre settimane prima di lui. Insieme a padre Rutilio furono uccisi anche il 72enne Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus Chavez, 15 anni. Tutti e tre si trovavano su una jeep diretta a El Paisnal, dove il sacerdote avrebbe dovuto celebrare una messa, ma sulla strada furono fermati e fucilati. Il missionario francescano italiano p. Cosma Spessotto, OFM, nato a Mansué nel 1923, in El Salvador dal 1950, venne ucciso a colpi di arma da fuoco da alcuni sconosciuti a San Juan Nonualco, il 14 giugno 1980, mentre pregava davanti all’altare prima di celebrare la Santa Messa.
(CE) (Agenzia Fides 01/09/2021)

martedì 31 agosto 2021

Agenzia Fides 31 agosto 2021

 

AFRICA/CAMERUN - Rapito il Vicario generale della diocesi di Mamfe
 
Yaoundé (Agenzia Fides) – Rapito il Vicario generale della diocesi di Mamfe, nel sud-ovest del Camerun, una delle due regione anglofone del Paese, dove è in corso una guerra tra l’esercito regolare e miliziani che rivendicano l’indipendenza delle due aree. “Con grande tristezza vi informo del rapimento di Mons. Agbortoko Agbor, ieri domenica 29 agosto” afferma il comunicato della diocesi di Mamfé, firmato dal cancelliere p. Sébastien Sinju.
“Il Vicario generale ha trascorso il weekend a Kokobuma per una visita pastorale e l’inaugurazione del presbiterio della parrocchia, era appena rientrato nel Seminario maggiore nel tardo pomeriggio. Mezz’ora dopo alcuni giovani armati, che si sono qualificati come separatisti, hanno assalito il Seminario dove vive Sua Ecc. Mons. Francis Teke Lysinge, Vescovo emerito di Manfe. Vista l’età avanzata del Vescovo, i separatisti hanno preferito prendere Mons. Agbor".
“I rapitori chiedono un riscatto di 20 milioni di franchi CFA (circa 30.489 euro) per la liberazione di Monsignor Agbortoko Agbor” afferma p. Sinju, che ha chiesto ai fedeli di pregare per la liberazione del sacerdote.
Quello di Mons. Agbor non è il primo rapimento di un prete della diocesi di Mamfe. Il 22 maggio p. Christopher Eboka, direttore delle comunicazioni per la diocesi, era stato rapito dai separatisti e rilasciato 10 giorni dopo, il 1° giugno.
Neppure i Vescovi sono stati risparmiati dai rapimenti. Il defunto Cardinale Christian Tumi, Arcivescovo emerito di Douala e principale mediatore della crisi anglofona, è stato rapito due volte, prima il 5 e il 6 novembre 2020, poi il 30 gennaio 2021.
Mons. Michael Miabesue Bibi, allora Vescovo ausiliare di Bamenda, nel Nord-Ovest, attualmente Vescovo di Buea nel Sud-Ovest, era stato rapito il 5 e 6 dicembre 2018.
Nel giugno 2019 è stato rapito anche l'Arcivescovo emerito di Bamenda, Mons. Cornelius Fontem Esua e due mesi dopo, Mons. George Nkuo, Vescovo della diocesi di Kumbo (nord-ovest) ha subito la stessa sorte. (L.M.) (Agenzia Fides 31/8/2021)
 top^ 
 
 
 
ASIA/MALAYSIA - "Costruire un futuro migliore per la Malaysia": appello dei Vescovi
 
Kuala Lumpur, Malaysia (Agenzia Fides) - “Costruiamo un futuro migliore per la Malaysia”: così recita l'appello diramato da alcuni Vescovi cattolici in occasione del Merdeka Day (31 agosto) e del Malaysia Day (16 settembre), due date importanti per la storia e la vita civile della nazione. La 64a "Giornata Nazionale" (Hari Merdeka o Merdeka Day), il 31 agosto, commemora la Dichiarazione di Indipendenza della Malesia, avvenuta il 31 agosto 1957; il 16 settembre la nazione commemora l'istituzione della Federazione della Malesia, avvenuta nel 1963.
"Celebriamo la nostra nazione ringraziando Dio per la pace e l'armonia di cui godiamo in molti modi diversi, nonostante le sfide e gli ostacoli che ci attendono" affermano tre Vescovi in ​​un messaggio congiunto, diffuso per l'occasione e inviato all'Agenzia Fides. Il testo è firmato dall'Arcivescovo Julian Leow, che guida la comunità di Kuala Lumpur; da Mons. Sebastian Francis, Vescovo di Penang; e da Mons. Bernard Paul Vescovo di Malacca-Johore.
Il tema su cui si incentra il messaggio è "Malaysia Prihatin" ("La Malaysia si prende cura") e tocca naturalmente, come da un anno a questa parte, la questione della pandemia. A causa della pandemia, sono state penalizzate o sospese le celebrazioni e liturgie religiose, "mentre ombre oscure della crisi sanitaria, economica e politica hanno appesantito i cuori di molti malesi".
La pandemia, notano i Vescovi, ha avuto un impatto sulla vita dei malaysiani. Ha colpito l'economia malese poiché le imprese stanno chiudendo, i redditi sono ridotti e la perdita di posti di lavoro tocca migliaia di famiglie: sono solo alcune delle conseguenze immediate sulla vita dei cittadini comuni. “Le nostre vite sono state impoverite in modi che non avremmo mai potuto immaginare: psicologicamente, emotivamente e spiritualmente. Non solo stiamo cercando di trovare un certo equilibrio in questo periodo di disperazione, ma la realtà di aver perso i propri cari a causa della pandemia ha reso la vita ancora più difficile da sopportare per molti", notano i Vescovi.
La crisi politica iniziata all'inizio del 2020 sembra aver causato una maggiore instabilità nel Paese, con il governo che è cambiato due volte dalle elezioni generali del 2014 in poi. “C'è un senso generale di frustrazione e di impotenza nel paese, in questo momento. Speriamo che il Primo ministro nominato di recente, insieme con il suo esecutivo, ci porti fuori da questa triplice crisi, per il bene di tutti”, si legge nel messaggio.
I Vescovi invitano il nuovo Primo ministro Ismail Sabri Yaakob, nominato il 20 agosto scorso, a onorare le promesse esposte nel suo discorso inaugurale alla nazione: dare priorità alla ripresa della Malaysia su tutti i fronti con integrità, responsabilità e trasparenza, senza timori o favori. "Guardiamo al Primo Ministro perché guidi i malaysiani ad apprezzare la ricchezza e la diversità di ogni cultura, religione e razza", affermano i Vescovi.
Il 2021 segna il 51° anniversario della carta "Rukun Negara" (la Carta dei "Principi nazionali", ovvero la dichiarazione della filosofia nazionale stabilita nel 1970, in occasione della proclamazione della Giornata Nazionale). Quel documento costituisce l'orientamento per la vita della nazione, guidata dai seguenti principi: fede in Dio; lealtà al re e alla patria; supremazia della Costituzione; Stato di diritto; rispetto e moralità.
I Vescovi richiamano quella Carta: “La politiche del piano Malaysia Prihatin vanno fondate sui principi del Rukun Negara se vogliamo costruire una società unita, rispettosa, inclusiva e sostenibile. Chiediamo a tutti i leader politici, al governo e ai partiti di opposizione del paese, di mettere da parte le differenze e le ambizioni personali e di lavorare insieme per aiutare tutti i malaysiani che hanno un serio bisogno di assistenza per ricostruire le nostre vite".
A nome della Chiesa cattolica malaysiana, il documento ringrazia le persone per la loro generosità, abnegazione e determinazione mostrate durante la pandemia. E ricorda, oltre agli operatori sanitari di "prima linea" negli ospedali, gli "eroi sconosciuti" come guardie di sicurezza, addetti alle pulizie, netturbini, fattorini addetti alle consegne a domicilio e molti altri, che rischiano per mantenere attivi i servizi essenziali per tutti i cittadini.
“La costruzione di una nazione non appartiene né all'élite né a pochi eletti. Appartiene a tutti i cittadini. Mentre dobbiamo ritenere tutti i leader che eleggiamo responsabili nei confronti del ruolo che occupano, anche noi dobbiamo lavorare per promuovere l'unità e l'armonia alla base”, notano i Vescovi, che lanciano un forte appello all'unità, al bene comune e al servizio del prossimo.
“La politica della divisione non deve mai essere la narrativa che perpetuiamo perché ognuno di noi ha l'opportunità di promuovere l'unità nella nostra vita quotidiana. Non lasciamo che il senso di apatia, di non curarsi delle preoccupazioni degli altri, ci faccia perdere di vista la nostra responsabilità collettiva e il nostro dovere di cittadini. Se soccombiamo alla tentazione di essere isolati nel nostro modo di vivere, esprimiamo solo egoismo e insensibilità", affermano.
"Uniamo gli sforzi, per costruire, con l'aiuto di Dio e sotto la Sua guida, un futuro migliore per la Malesia mentre continuiamo ad essere Malaysia Prihatin", includendo i poveri e i bisognosi, conclude l'appello.
Su oltre 30 milioni di abitanti, il cristianesimo in Malesia è una religione praticata da circa il 9, 2% della popolazione (censimento 2010). Due terzi dei 2,6 milioni di cristiani vivono nella Malaysia orientale, composta dalle province di Sabah e Sarawak (nella grande isola del Borneo).
(SD-PA) (Agenzia Fides 31/8/2021)
 top^ 
 
 
 
ASIA/PAKISTAN - Donna cristiana accusata di blasfemia per un messaggio What's App; giunti in Europa due coniugi salvati
 
Islamabaad (Agenzia Fides) - Una donna cristiana, Shagufta Kiran, residente a Islamabad, è stata accusata di blasfemia per aver semplicemente inoltrato un messaggio su WhatsApp che includeva contenuti ritenuti blasfemi. Come comunica a Fides l'organizzazione "Centre for Legal Aid Assistance & Settlement" (CLAAS) Shagufta è stata arrestata il 29 luglio dalla Federal Investigation Agency (FIA) ed è ancora sotto custodia.
Il marito di Shgufta, Rafique Masih, ha dichiarato che agenti armati hanno fatto irruzione nella loro casa e hanno arrestato sua moglie e i suoi due figli, accusandoli di aver violato la legge sulla blasfemia, inoltrando un post su WhatsApp che includeva contenuti blasfemi. Ha raccontato: “Con violenza si sono impossessati dei nostri telefoni, computer e altri oggetti di valore. Hanno arrestato Shagufta e i miei due figli senza previa informazione o mandato di arresto. Hanno portato mia moglie e i miei figli alla stazione di polizia, accusandoli in base agli articoli 295-A e 295-B del Codice penale del Pakistan (la cosiddetta legge sulla blasfemia), in seguito hanno liberato i miei figli”.
Rafique Masih e i figli sono fuggiti da Islamabad per la paura e le minacce, e si sono trasferiti in un luogo sicuro. Secondo la ricostruzione, Shagufta è stata arrestata perché inclusa in un gruppo WhatsApp in cui qualcun altro dei membri avrebbe condiviso un messaggio blasfemo, che Shagufta ha inoltrato ad altre persone senza leggerlo e senza conoscerne le conseguenze. "Shagufta non sapeva nulla del post, non era nemmeno l'autore del post in questione, ma è stata accusata di averlo diffuso", ha spiegato Rafique.
Nasir Saeed, direttore del CLAAS, ha espresso la sua preoccupazione per il continuo abuso della legge sulla blasfemia, che colpisce soprattutto membri poveri e analfabeti delle minoranze religiose: “Questa non è la prima volta che qualcuno è stato accusato di condividere un SMS o un post sui social media. Andrebbero cercati e perseguiti gli autori di tali messaggi. Ora per Shagufta Kiran inizia un calvario giudiziario e una sofferenza che potrà durare anni, finché non potrà dimostrare la sua innocenza".
Saeed ricorda la vicenda dei coniugi cristiani Shafqat Emmanuel e Shagufta Kausar, recentemente rilasciati dopo sette anni di carcere (vedi Fides 4/6/2021): i due erano stati condannati a morte in base ad accuse di presunta blasfemia commessa tramite un SMS ritenuto blasfemo. All'inizio di giugno, l'Alta Corte di Lahore ha annullato la condanna a morte comminata loro nel 2014, riconoscendo la macchinazione ai loro danni, dato che i due sono analfabeti e non avrebbero potuto scrivere personalmente alcun messaggio di testo. Non è stato appurato, però, chi abbia scritto quei messaggi e li ha incastrati, dunque l'abuso della legge resta, anche nel loro caso, impunito.
Nei giorni scorsi, grazie all'interessamento del loro avvocato difensore, il musulmano Saif-ul Malook (che è stato anche l'avvocato nel noto caso di Asia Bibi), i due hanno raggiunto sani e salvi i Paesi Bassi, in Europa. Il Parlamento dell'Unione Europea ha adottato nello scorso aprile una risoluzione in favore di Shagufta Kausar e Shafqat Emmanuel, chiedendo che il Pakistan conceda spazio alla libertà religiosa ed esortando le autorità della UE a rivedere gli accordi commerciali con il Pakistan, se non saranno rispettati i diritti e le libertà individuali.
(PA) (Agenzia Fides 31/8/2021)
 top^ 
 
 
 
ASIA/IRAQ - Patriarca Sako: la visita di Macron a Mosul rischia di alimentare equivoci
 
Baghdad (Agenzia Fides) – “Il vertice internazionale svoltosi a Baghdad con la partecipazione del Presidente francese è stato un evento importante, un segno forte di supporto all’Iraq e al suo cammino per ritrovare stabilità. Ma poi, altri momenti della visita di Emmanuel Macron in Iraq, e soprattutto la sua trasferta a Mosul, sono stati segnati da gesti e parole che a molti iracheni appaiono inadatti, e rischiano di alimentare equivoci”. E’ un bilancio articolato e in chiaroscuro quello tracciato dal cardinale iracheno Louis Raphael Sako, Patriarca della Chiesa caldea, in merito alla visita appena conclusa del Capo dell’Eliseo in terra irachena.
In una conversazione con l’Agenzia Fides, il Patriarca si sofferma sugli aspetti generali e particolari che lo inducono a definire quella di Macron come una “visita frettolosa e mal preparata”.
In primis, il cardinale Sako ritiene fuorviante il cliché ormai obsoleto delle visite di leader occidentali che si recano nelle aree di crisi presentandosi come potenziali “risolutori” di conflitti e situazioni degradate di lungo corso: “Abbiamo visto tante ‘missioni’ politiche e militari occidentali in Medio Oriente, abbiamo visto tante promesse d’aiuto, e alla fine tutto rimane a livello di vuote parole, se non peggio. Pensiamo a quello che è successo in Afghanistan. Pensiamo alle tante promesse fatte di recente al Libano, che continua a dibattersi in una crisi gravissima. La realtà è che i Paesi occidentali non possono fare niente, soprattutto ora che sono tutti presi a risolvere i loro problemi economici e a concentrare le loro risorse nella lotta alla pandemia”.
L’errore di attendersi dall’Occidente la salvezza e la soluzione dei problemi – fa notare il Patriarca caldeo – ha avuto effetti devastanti anche quando ha riguardato nello specifico le comunità cristiane del Medio Oriente. “Quella dell’Occidente che difende i cristiani nelle altre aree del mondo” dichiara a Fides il patriarca Sako “è una leggenda che ha fatto tanti danni. E alcuni momenti della visita di Macron a Mosul sono apparsi come una ennesima riproposizione di quella leggenda”. Nella città- martire, il Presidente Macron ha visitato la chiesa latina conosciuta come Nostra Signora dell’Ora, officiata tradizionalmente dai Padri Dominicani. “In quella circostanza” fa notare il Patriarca Sako “gli interlocutori di Macron erano soprattutto europei, e anche i vescovi iracheni presenti sembravano ospiti. Si è visto un clima di cordiale familiarità tra connazionali europei, in contrasto alla atmosfera formale e fredda creatasi quando il Presidente francese ha visitato la Grande Moschea di Al Nuri. Alcuni imam sunniti hanno criticato la visita di Macron mentre era ancora in corso. Quello che voglio dire – aggiunge il Patriarca caldeo – è che il nostro primo desiderio è quello di vedere tornare e rimanere nelle proprie case i cristiani che sono fuggiti da quelle terre. Occorre favorire il ripristino di un tessuto di convivenza armoniosa tra le diverse comunità etniche e di fede, lo stesso che connotava Mosul nei tempi passati. A questo riguardo, la visita di Macron non ha aiutato, è stata un’occasione persa e ha rischiato anzi di alimentare diffidenza nei concittadini musulmani. L’ultima cosa da fare per i cristiani di qui è quella di riporre la propria fiducia nelle politiche occidentali. Se la Francia apre un consolato a Mosul o costruisce un aeroporto da quelle parti, questi non sono affari che riguardano i vescovi e le cose che i vescovi devono chiedere alle autorità civili locali”.
Nella sua trasferta di due giorni in terra irachena, Macron ha visitato Baghdad, Mosul e Erbil. Nella capitale irachena, il Presidente francese ha preso parte sabato 28 settembre al vertice regionale organizzato dal governo iracheno che ha visto la partecipazione, tra gli altri, dei ministri degli esteri (ma non dei capi di Stato) di Arabia Saudita, Iran e Turchia. “L'Iraq non può essere il teatro degli scontri regionali!”, ha dichiarato il primo ministro iracheno Mustafa al Kadhimi all'apertura dei lavori. (GV) (Agenzia Fides 31/8/2021)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/VENEZUELA - “La carità non ha limiti, né discrimina i destinatari”: i Vescovi lamentano ostacoli agli aiuti per le zone alluvionate
 
Caracas (Agenzia Fides) – Un appello alle autorità nazionali, regionali e militari, perché operino “non per interessi particolari”, ma ricordino che “sono al servizio di tutti i venezuelani” è venuto dai Vescovi del Venezuela, che in un messaggio del 30 agosto lamentano il comportamento di alcune autorità civili e della Guardia nazionale che domenica 29 agosto hanno impedito il passaggio di parte degli aiuti umanitari inviati alla popolazione dello stato di Mérida, colpita da violente piogge.
Secondo dati provvisori, l’ondata di maltempo che si è abbattuta sul Venezuela occidentale nei giorni scorsi con piogge torrenziali, inondazioni e frane, ha colpito 35.000 persone, causando almeno 20 morti e altrettanti dispersi, ha distrutto 8.000 case e provocato danni enormi alle infrastrutture. All’Angelus di domenica 29 agosto, Papa Francesco ha espresso la sua solidarietà con queste parole: “Sono vicino alla popolazione dello Stato venezuelano di Mérida, colpita nei giorni scorsi da inondazioni e frane. Prego per i defunti e i loro familiari e per quanti soffrono a causa di questa calamità”.
Nel comunicato della Presidenza della Conferenza episcopale del Venezuela, giunto all’Agenzia Fides, si legge: "Ci rammarichiamo e condanniamo l'atteggiamento di alcune autorità civili, così come della Guardia Nazionale Bolivariana, che, lungi dal cooperare disinteressatamente, non solo hanno impedito l'accesso di gran parte degli aiuti inviati da varie parti del Paese, ma hanno avuto un atteggiamento di disprezzo e offesa nei confronti di membri della Chiesa e di altre istituzioni". Costoro affermano di aver ricevuto ordini superiori, proseguono i Vescovi, che li esortano, “a nome delle comunità colpite, a cambiare atteggiamento e a mettersi al servizio delle istituzioni che stanno collaborando, in modo che le spedizioni di aiuti arrivino presto a destinazione, dando priorità al transito dei carichi di forniture; aprendo strade e promuovendo altre iniziative a favore della popolazione colpita”. Tutto questo, sottolineano, secondo i principi della Costituzione nazionale.
I Vescovi ribadiscono la loro solidarietà alla popolazione di Merida, soprattutto agli abitanti della Valle del Mocoties, colpita da questi fenomeni naturali violenti, e sottolineano la pronta risposta della Chiesa cattolica e di altre istituzioni nell’organizzare i soccorsi. “Grazie alla risposta immediata di tante persone di buona volontà, si sono potuti portare aiuti di diverso tipo, dalle medicine e dal cibo ai vestiti e alle altre forniture necessarie. La carità non ha limiti, né stabilisce le condizioni per praticarla, come non discrimina i destinatari delle opere di misericordia" evidenziano.
La rapidità con cui la Caritas nazionale e le Caritas diocesane hanno raccolto gli aiuti necessari provenienti da diverse parti del paese, sottolineano i Vescovi, ha dimostrato “la generosità dei cattolici e delle persone di buona volontà che, sebbene in mezzo ad una crisi che ha impoverito molte persone nella nazione”, non hanno avuto dubbi nel condividere il poco e il molto che possiedono.
La rete Caritas è stata una delle prime a dare l'allarme su quanto stava accadendo nella Valle dei Mocotíes a seguito delle intense piogge che ancora cadono sul territorio nazionale. Nella notte di lunedì 23 agosto 2021, ricorda una nota di Caritas Venezuela, Caritas Mérida ha ricevuto l'allerta dalla Caritas parrocchiale situata nella valle di Mocotíes sui danni che le forti piogge avevano iniziato a causare nei comuni di Ofvar, Zea e Antonio Pinto Salinas. Immediatamente la Caritas arcidiocesana di Mérida ha iniziato a raccogliere le informazioni per stilare un rapporto della situazione e ha contattato la Caritas nazionale. In meno di 12 ore, si è saputo del tragico bilancio di perdite di vite umane, di persone scomparse e di famiglie colpite. Già allora la rete di solidarietà era stata attivata da Caritas Merida, Caritas Caracas e di altre diocesi, guidate da Caritas Venezuela.
Il 25 agosto, Caritas Mérida insieme a Ulandinos First Aid (PAULA) ha istituito una serie di centri per raccogliere cibo non deperibile, acqua potabile, coperte, calzature e abbigliamento in buone condizioni, prodotti per l'igiene personale, medicinali, mascherine, batterie e altre fonti alternative di energia. Contemporaneamente, l'arcidiocesi di Caracas ha istituito punti di raccolta in sei parrocchie della capitale. Venerdì 26 agosto è stata effettuata la prima partenza dei camion della solidarietà per portare a Merida quanto raccolto. Sabato 28 agosto, 38.000 litri di acqua e più di 30 tonnellate di aiuti raccolti a Merida, Caracas e negli altri stati in cui la Caritas ha istituito centri di raccolta, sono giunti a destinazione. La Caritas a livello nazionale è ancora attiva per assistere, non solo la popolazione di Merida, ma anche gli abitanti di altre zone colpite dalle piogge. (SL) (Agenzia Fides 31/08/2021)
 top^ 
 
 
 

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...