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venerdì 27 agosto 2021

Agenzia Fides 27 agosto 2021

 

AFRICA/SUD SUDAN - “Basta con i messaggi incitanti all’odio sui social media”: appello del Vescovo di Tombura-Yambio
 
Juba (Agenzia Fides) – “Sui social media ci sono troppi messaggi incitanti all’odio” denuncia Sua Ecc. Mons. Eduardo Hiiboro Kussala Vescovo di Tombura-Yambio, in Sud Sudan, in una nota inviata all’Agenzia Fides, nella quale stigmatizza l’uso dei moderni mezzi di comunicazione di massa per perpetuare il clima di odio e violenza che da anni affligge la regione.
“Viviamo in un clima d’insicurezza che ha prodotto risultati così nefasti come forti perdite di vite innocenti, distruzione di proprietà, sfollamenti, dissidi, fame e sofferenze di ogni tipo” sottolinea Mons. Kussala. “Non possiamo sopportare più questa situazione, vediamo cosa possiamo fare per fermare la violenza”.
Una delle prime cose da fare, secondo il Vescovo di Tombura-Yambio, è fermare i messaggi che incitano all’odio che circolano incessantemente sui social media e sulle applicazioni di comunicazione.
“Sulle piattaforme social leggiamo un gran numero di messaggi incitanti all’odio, dove i Sud sudanesi si insultano a vicenda, e il mondo ci vede come un gruppo di nemici. Questa mentalità è contro l’unità e nemica della coesistenza reciproca”.
“La sicurezza inadeguata, la povertà, la mancanza di una cultura di pace sono tutti fattori che favoriscono la violenza” continua il Vescovo, che lancia un appello a tutti i leader religiosi perché continuino a promuovere comportamenti e pratiche per bloccare la violenza”.
Mons. Kussala vede dei segnali di speranza nel “dialogo incoraggiante promosso dal Vaticano tra il governo di unità nazionale e i gruppi di opposizione, e nel desiderio di rimpatriare i rifugiati. Il governo necessita del nostro apprezzamento e supporto nel difficile processo di attuazione dell’Accordo di pace rivitalizzato” conclude il Vescovo.
Il 18 luglio 2021, la Comunità di Sant’Egidio ha ospitato colloqui di pace tra il governo di transizione rivitalizzato di unità nazionale del Sud Sudan, e i movimenti che non avevano firmato gli accordi precedenti. (L.M.) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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AFRICA/EGITTO - Il Patriarca copto Tawadros ai giovani egiziani: “Con l’invenzione dei cellulari è finita l’era dell’umanità”
 
Il Cairo (Agenzia Fides) - “Un sociologo ha detto: con l’invenzione del telefono cellulare è finita l’era dell’umanità. E questa è una cosa grave: abbiamo iniziato a misurare la nostra umanità con gli strumenti tecnologici, ma le macchine non hanno sentimenti umani”. Con queste parole a effetto Papa Tawadros II, Patriarca della Chiesa copta ortodossa, ha voluto lanciare un ennesimo allarme sui rischi di disumanizzazione che minacciano una convivenza sociale condizionata in maniera invasiva dall’uso e dall’influenza delle reti sociali. Lo ha fatto, con scelta mirata, con un intervento rivolto ai circa 200 ragazzi e ragazze egiziani partecipanti al primo “Logos Forum” della gioventù della Chiesa copta ortodossa, raduno giovanile ospitato fino al prossimo 30 agosto presso il monastero di Anba Bishoy, nella regione desertica del Wadi Natrun.
Nelle parole rivolte in questi giorni ai giovani cristiani copri, Papa Tawadros li ha anche esortato a coltivare le proprie radici familiari e comunitarie, a fare tesoro dell’educazione ricevuta dai genitori, a nutrire sentimenti di compassione per chi soffre, e a seguire le orme di chi vive la propria vita con generosità e gratuità, considerando gli altri come fratelli da servire, e non come strumenti da sfruttare per perseguire il proprio meschino tornaconto.
Settori e singoli esponenti della Chiesa copta ortodossa da tempo si interrogano in maniera critica sull’impatto provocato dall’espansione delle reti sociali e dei social media nel vissuto concreto delle comunità ecclesiali. Un approccio critico ben diverso dal conformismo con cui in tante realtà e organismi ecclesiali si pretende di potenziare l’efficacia dell’annuncio della testimonianza cristiana proprio alla messa in campo di elaborate strategie “professionali” di comunicazione “social”.
Nel recente passato (vedi Fides 16/11/2020), proprio Papa Tawadros aveva ribadito che non saranno le reti sociali e le strategie di marketing e comunicazione a aprire agli uomini e alle donne di oggi le porte del Paradiso. “Ogni persona riceve da Dio il dono del tempo, 24 ore al giorno” aveva sottolineato il Patriarca copto ortodosso in un discorso rivolto ai membri del Rotary Club egiziano di Alessandria-Pharos, facendo notare che se si passa gran parte della propria vita nelle reti sociali, come capita a tanti giovani, si finisce per gettare nel nulla questo tesoro. (GV) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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ASIA/FILIPPINE - Digiuno e penitenza di 40 giorni in mezzo alla pandemia
 
Manila (Agenzia Fides) - La comunità cattolica di Zamboanga, sull'isola di Mindanao, nel Sud delle Filippine, vivrà 40 giorni di digiuno e penitenza mentre il Paese è alle prese con la pandemia di Covid-19. Come appreso da Fides, Mons. Moises Cuevas, Amministratore apostolico di Zamboanga, ha annunciato l'iniziativa da vivere “in solidarietà con coloro che soffrono gli effetti della pandemia”. La speciale "quaresima autunnale" inizierà il 13 ottobre con il rintocco delle campane delle chiese in tutta l'arcidiocesi alle 20, dopo la recita del Rosario. Nelle settimane che precedono il tempo penitenziale, in tutte le parrocchie si terranno catechesi per preparare i fedeli a questo speciale tempo di penitenza e di preghiera.
Il Presule ha chiesto alle parrocchie di mettere a disposizione il Sacramento della Riconciliazione per favorire un rinnovamento spirituale e morale di tutti i credenti. Il periodo di 40 giorni si concluderà il 21 novembre, domenica di Cristo Re, con uno speciale “cammino penitenziale” dalla Cattedrale Metropolitana dell'Immacolata Concezione al Santuario di Nuestra Señora La Virgen del Pilar, cui parteciperanno il clero e i religiosi e alcuni rappresentanti dei fedeli laici dell'arcidiocesi.
L'iniziativa è annunciata nella prima Lettera pastorale di Mons. Cuevas, da poco nominato da Papa Francesco Amministratore apostolico di Zamboanga. Nella lettera si annuncia anche uno speciale programma di “Catechesi sulla Parola di Dio”, in vista della "Domenica della Parola di Dio", che verrà celebrata il 23 gennaio del 2022. Mons. Cuevas rende noto che questa catechesi sarà condotta online “come un modo per accompagnare i nostri fedeli e coloro che cercano continuamente rifugio nella Parola di Dio in questi tempi difficili”.
Tra le altre iniziative in tempo di pandemia, l'Amministratore apostolico riferisce anche che l'Arcidiocesi sta creando nelle parrocchie dei punti di solidarietà e carità chiamati "Gifted to Give”, per continuare ad aiutare i poveri. “Vi sarà una distribuzione continua di beni materiali nelle nostre parrocchie per rispondere in modo appropriato e prenderci cura dei nostri fratelli e sorelle bisognosi”, spiega. Tutte le attività, ha affermato, saranno guidate e coordinate dal nuovo "Ufficio Arcidiocesano di gestione della pandemia".
(SD-PA) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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ASIA/MYANMAR - I Rohingya emarginati anche nella lotta alla pandemia: negato il diritto alla salute
 
Sittwe (Agenzia Fides) - Le autorità del Myanmar non hanno attualmente in programma di includere la minoranza musulmana Rohingya tra la popolazione da vaccinare contro il Covid-19 e sta negando loro l'assistenza sanitaria e il diritto alla salute. I Rohingya vivono in campi densamente affollati nello stato birmano di Rakhine, nel Myanmar occidentale. Oltre 700mila Rohingya sono fuggiti in Bangladesh durante le operazioni militari nel 2017 e coloro che sono rimasti in Myanmar lamentano discriminazioni e maltrattamenti in un paese che non li riconosce come cittadini.
Come appreso da Fides, l'amministrazione locale della cittadina di Sittwe ha confermato che la campagna di vaccinazione procederà per gruppi prioritari e fragili come anziani, operatori sanitari, personale governativo e monaci buddisti, e che per ora non includerà i Rohingya. Costoro vivono in ghetti, separati dal resto della popolazione, a Sittwe e, se ammalati di Covid, non possono nemmeno raggiungere un ospedale. "Viene loro negato il diritto alla salute" affermano i gruppi per i diritti umani come "Fortify Rights". "I Rohingya nel Rakhine hanno espresso paura e sfiducia nei confronti del sistema sanitario statale" afferma l'Ong. La stragrande maggioranza di loro è confinata in appositi campi: intorno a Sittwe sono 100.000 persone, mentre altri 500mila Rohingya rimangono nei villaggi del resto del Rakhine.
Intanto, nella lotta alla pandemia, il Myanmar sta cercando di procurarsi dosi di vaccino per la popolazione. Il precedente governo della Lega Nazionale per la Democrazia, rovesciato dal golpe militare del 1° febbraio 2021, aveva ordinato 30 milioni di dosi di vaccini per Covid-19 dall'India, noto come "Covidshield" sviluppato dall'Università di Oxford e AstraZeneca. I primi vaccini sono arrivati ​ dall'India nel gennaio 2021, ma poi disponibilità di dosi si è interrotta a causa dell'aumento dei casi in India. Il paese si è attivato per l'acquisto di vaccini anche da Cina e Russia. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nell'ambito del programma Covax, i paesi in via di sviluppo, incluso il Myanmar, riceveranno 1,8 miliardi di dosi di vaccini.
(JZ-PA) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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AMERICA/PORTORICO - I Vescovi: il rifiuto del vaccino contro il Covid-19 non ha alcun fondamento nell’insegnamento della Chiesa
 
San Yuan (Agenzia Fides) – La pandemia di Covid-19 ha provocato finora nel mondo 4.459.946 vittime; a Porto Rico sono morte 2.742 persone, 164.179 sono state contagiate, e questi numeri continano ad aumentare, come le ospedalizzazioni. A ricordarlo è la Conferenza episcopale di Porto Rico, in un decreto che porta la data del 24 agosto 2021, in cui facendo eco ai numerosi interventi di Papa Francesco in cui il Pontefice ha sottolineato che vaccinarsi è “un atto di amore, un gesto di carità” verso se stessi e verso il prossimo, a favore del bene comune, ribadisce che non esiste "obiezione morale, etica o di coscienza" nella vaccinazione contro il Covid-19.
"La richiesta del Governatore ai dipendenti pubblici e privati di vaccinarsi di fronte a questa pandemia – sottolinea il testo pervenuto a Fides - non contraddice gli insegnamenti della Chiesa o le espressioni e le azioni di Papa Francesco in relazione alla vaccinazione contro il Covid-19". Il Governatore ha previsto una esenzione dal vaccino per i dipendenti e gli studenti il cui leader religioso dichiari, sotto giuramento, che gli insegnamenti della loro fede vietano questa vaccinazione. Dal momento che alcuni fedeli laici hanno chiesto a sacerdoti, diaconi o operatori pastorali di dichiarare che gli insegnamenti morali della Chiesa cattolica si oppongono a questa vaccinazione, i Vescovi di Porto Rico ribadiscono: "sacerdoti, diaconi o operatori pastorali della Chiesa non devono dichiarare sotto giuramento tali esenzioni che non hanno fondamento nell’insegnamento morale della Chiesa".
Sulla base del magistero della Chiesa e delle parole del Santo Padre, i Vescovi di Porto Rico comunicano quindi una serie di decisioni, tra cui: riservare uno spazio ai non vaccinati nelle celebrazioni liturgiche; si suggerisce ai non vaccinati di astenersi, per ora, dal partecipare alle altre attività comunitarie pastorali in presenza; dal 15 settembre tutti i sacerdoti e i diaconi che presiedono le liturgie devono essere vaccinati o almeno aver ricevuto la prima dose del vaccino; nessun sacerdote, diacono o operatore pastorale della Chiesa è autorizzato a dichiarare sotto giuramento, davanti ai notai, le esenzioni dal vaccino per motivi religiosi che non hanno fondamento; "Anche se i fedeli sono responsabili delle proprie azioni, dobbiamo educatamente chiarire loro che non possono usare gli insegnamenti morali della Chiesa cattolica come base per rifiutare i vaccini"; tutti gli impiegati e i volontari che lavorano o offrono la loro collaborazione alle nostre diocesi in modo continuativo e in presenza, dovranno essere vaccinati entro il 15 settembre, altrimenti non potranno continuare nel loro servizio. (SL) (Agenzia Fides 27/08/2021)
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ASIA/INDIA - Nomina del Rettore del Seminario regionale “Sant’Alberto” nell’arcidiocesi di Ranchi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Luis Antonio G. Tagle, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 6 maggio 2021 ha nominato Rettore del Seminario regionale “Sant’Alberto”, nell’arcidiocesi di Ranchi (India), il rev. Ajay Kumar Xalxo, del clero della diocesi di Jashpur.
Il nuovo Rettore è nato il 19 febbraio 1974 ed è stato ordinato sacerdote il 2 gennaio 2009. E’ stato Vicerettore di un Orientation center (2008-2011) e Viceparroco (2011-2012). Ha conseguito la Licenza in teologia morale alla Pontificia Università Urbaniana, a Roma (2012-2015). Dal 2015 è Professore nel Seminario di cui ora è nominato Rettore. (SL) (Agenzia Fides 27/08/2021)

martedì 3 maggio 2016

Bollettino agenzia Fides 3 maggio 2016

AFRICA/SUDAFRICA - “La disoccupazione giovanile è una bomba sociale pronta ad esplodere” avverte “Giustizia e Pace”
 

Johannesburg (Agenzia Fides) - “La disoccupazione giovanile continua a porre un pericolo alla sicurezza della nostra nazione e alla stabilità della vita della nostra famiglia. È una bomba a orologeria che presto esploderà tra noi” afferma Sua Ecc. Mons. Abel Gabuza, Vescovo di Kimberley e Presidente della Commissione “Giustizia e Pace” della Southern African Catholic Bishops’ Conference (SACBC), in una dichiarazione in occasione della festa del 1° maggio.
Mons. Gabuza chiede al governo soluzioni “urgenti e concrete”, in particolare, rivedendo la politica dei sussidi salariali per i giovani, che dovrebbero incentivare la loro assunzione. “Le recenti statistiche sulla disoccupazione giovanile indicano che i sussidi salariali per i giovani non sono stati capaci di sradicarla. Nonostante lo schema dei sussidi, i giovani senza lavoro sono cresciuti da 3,14 milioni nel 2009 agli attuali 3,38 milioni” afferma il Presidente della Commissione Giustizia e Pace nella dichiarazione pervenuta all’Agenzia Fides.
Il programma di sussidi, avviato nel 2014 e che doveva concludersi entro dicembre 2016, è stato prolungato di un altro anno. Secondo Mons. Gabuza questo non è però sufficiente a creare nuova occupazione, perché “entro la fine di dicembre di quest’anno, si suppone che il programma crei 423.000 nuovi posti di lavoro. Anche se si riuscisse a raggiungere l’obiettivo prefissato, questo sarebbe ancora molto al di sotto delle 3,2 milioni opportunità di lavoro giovanile di cui il Paese necessita”.
“Giustizia e Pace” ritiene inoltre che i sudafricani dovrebbero essere preoccupati perché "la realtà della disoccupazione giovanile nel nostro Paese è un sintomo di un problema più profondo di un capitalismo senza freni che ha creato una crisi economica globale che i capitalisti stessi non sono in grado di risolvere”.
Mons. Gabuza conclude avvertendo che “in un mondo in cui la dignità del lavoro è subordinata al potere del profitto, creiamo una società dello scarto nella quale si perde il profondo rispetto della dignità del lavoro e dove la gioventù e gli anziani sono ridotti a costi di produzione che possono essere facilmente eliminati quando è necessario”. (L.M.) (Agenzia Fides 3/5/2016)
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AFRICA/CONGO RD - I Vescovi ricordano Papa Wemba come ambasciatore della cultura congolese e cattolico impegnato
 

Kinshasa (Agenzia Fides) - “Un cristiano cattolico impegnato che ha portato la testimonianza della Chiesa diffondendo il messaggio del Sinodo dei Vescovi per l’Africa sulla riconciliazione, la giustizia e la pace”. Così Sua Ecc. Mons. Nicolas Djomo, Vescovo di Tshumbe e Presidente della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo (CENCO), ricorda Papa Wemba, al secolo Jules Shungu Wembadio, considerato l’icona della musica congolese e ambasciatore della cultura nazionale. Il cantante è morto ad Abidjan (Costa d’Avorio) il 24 aprile, mentre si esibiva, a seguito di un malore.
Nel porgere alla famiglia le condoglianza“ a nome della CENCO e miei personali”, Mons. Djomo intende “attraverso questo messaggio raggiungere tutti coloro che si sentono colpiti da questo lutto”. “In particolare - prosegue il testo - penso all’intero popolo congolese che piange uno dei suoi ambasciatori della musica e della cultura che ha portato al di fuori delle frontiere la ricchezza straordinaria della musica congolese”.
Il Presidente della CENCO sottolinea inoltre l’impegno cristiano di Papa Wemba. “È con fierezza ricordiamo di Papa Wemba, oltre al suo immenso talento e alla sua brillante carriera musicale, la figura di cristiano cattolico impegnato, che ha portato la testimonianza della Chiesa diffondendo il messaggio del Sinodo dei Vescovi per l’Africa sulla riconciliazione, la giustizia e la pace. Ha partecipato all’uscita, nel 2011, dell’Album Afrika Tenda Amani (“Africa per la pace” in swahili), un album prodotto dalla Radio Vaticana per accompagnare la pubblicazione dell’Esortazione post-sinodale “Africae Munus”. Nel novembre 2011, Papa Wemba- ricorda Mons. Djomo- aveva partecipato al concerto per l’arrivo di Papa Benedetto XVI a Cotonou in Benin, sempre nel quadro della consegna dell’ dell’Esortazione post-sinodale “Africae Munus”, un concerto basato sulle sue principali tematiche: la riconciliazione, la giustizia e la pace”. (L.M.) (Agenzia Fides 3/5 /2016) 
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AFRICA/ETIOPIA - “Non è qui, è risorto! Inni as hin jiru; ka’eera!” : Pasqua nella missione di Robe
 
Kofale (Agenzia Fides) – “Questa Pasqua è stata caratterizzata dalla pioggia e dalle tenebre. Siamo stati senza corrente elettrica le intere giornate di sabato santo e domenica. Prevedendo che non ci sarebbe stato posto sufficiente in chiesa, abbiamo preparato la liturgia dell’acqua e del battesimo sul sagrato della nostra piccola chiesa di Kofale. Tutto ben preparato con erba, fiori ed una forte lampada, ma la corrente elettrica non è tornata”. Padre Angelo Antolini, Prefetto apostolico di Robe, racconta all’Agenzia Fides come ha celebrato insieme alla sua comunità la santa Pasqua, domenica 1 maggio.
“Ha piovuto forte tutto il pomeriggio - continua - e non è stato facile gestire le 180 persone presenti alla veglia, ma ce l’abbiamo fatta e bene. Abbiamo arrangiato un generatore per la notte e durante la processione della luce, che facciamo sempre partendo dalla casa adiacente delle suore, la pioggia è diminuita. Una volta in chiesa abbiamo sistemato tutti con ordine, quelli di Kofale, di Gode e Denda, quelli che dovevano ricevere il battesimo, la cresima e altri sacramenti, i bambini piccoli avevano il loro posto per poter dormire, quando ne avevano bisogno.
La liturgia della Parola si è svolta con ordine e attenzione. Ogni tre letture ho lasciato uno spazio alle riflessione. Ho sempre spezzato una parola come il Signore mi ispirava e, confidando in Lui, mi ha aiutato a dare una parola semplice ma profonda e sentita. All’una di notte siamo arrivati alla liturgia dell’acqua. Sembrava che non piovesse più. Appena siamo usciti invece è ricominciata una pioggerellina fine e fastidiosa ed in più la grande lampada non si è voluta accendere. Un pò di panico per trovare una soluzione con un’altra lampada arrangiata lì per lì, e tanta confusione con la poca luce per i trentacinque catecumeni che dovevamo riuscire a mettere in ordine in qualche modo insieme ai loro padrini. La pioggerellina ci ha accompagnati sempre, ma nessuno se ne è accorto, ce ne siamo accorti quando verso le due siamo rientrati in chiesa e l’evaporazione ha reso il pavimento tutto bagnato e saturo di umidità.
La liturgia eucaristica è stata molto più celere, ma anche molto profonda nella commozione dei neofiti, davvero presi dal grande mistero. Qualcuno ha dato anche la sua testimonianza di contentezza e felicità della vita nuova che cominciava in Lui. La presenza dello Spirito del Signore risorto era palpabile, quasi fisica e ci ha messo nella pace profonda del cuore. Abbiamo terminato prima delle tre e con tutta la comunità abbiamo consumato il tradizionale agnello pasquale.” “In questa notte di Pasqua - conclude padre Angelo - alla lettura del Vangelo: … lui non è qui; è risorto! - Inni as hin jiru; ka’eera!, ho provato una grande commozione, circondato dall’Amore di tutti i miei fratelli”. (AP) (3/5/2016 Agenzia Fides)
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ASIA/TURCHIA - Aumentano i ricorsi delle comunità cristiane contro l'espropriazione delle chiese a Diyarbakir
 
Diyarbakir (Agenzia Fides) – Mentre a Diyarbakir si prolunga il coprifuoco disposto dalle autorità turche, si moltiplicano anche i ricorsi presentati dai rappresentanti legali delle fondazioni legate alle comunità cristiane contro l'ordine di esproprio urgente con cui il governo turco, a fine marzo, ha sequestrato un'ampia area della metropoli che sorge lungo la riva del fiume Tigri, nel quadro delle operazioni militari messe in atto nella Turchia meridionale contro le postazioni curde del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).
Nell'area urbana sequestrata sorgono tutte le chiese presenti a Diyarbakir: la chiesa armena apostolica di San Giragos (Ciriaco), la chiesa siriaca dedicata alla Vergine Maria, la chiesa caldea di Mar Sarkis (San Sergio), la chiesa armeno-cattolica e un luogo di culto protestante, oltre a più di 6mila abitazioni, dislocate in gran parte nel centro storico. Già al momento dell'esproprio, nessuna chiesa cristiana di Diyarbakir risultava aperta al culto.
I rappresentanti della Fondazione siriaca e gli esponenti della locale comunità cristiana evangelica avevano presentato ricorso contro l'esproprio alla Corte di Diyarbakir già a metà aprile (vedi Fides 19/4/2016). Adesso – riferiscono fonti locali consultate dall'Agenzia Fides – anche la Fondazione della chiesa armena apostolica di San Giragos ha depositato davanti al Consiglio di Stato un ricorso in cui si chiede di annullare l'ordine di esproprio. La richiesta chiama direttamente in causa il Primo Ministro turco, Ahmet Davutoglu, e il Ministro per l'ambiente e la pianificazione urbana, Idris Gulluce. Secondo Ali Elbeyoglu, avvocato della Fondazione, i motivi dell'esprorpio non sono indicati con chiarezza, contrariamente a quanto previsto dalla legislazione vigente.
La disposizione di esproprio del governo (vedi Fides 30/3/2016) era stata pubblicata anche sulla Gazzetta ufficiale del Consiglio dei Ministri. Il sequestro dell'area era stato giustificato come misura preventiva presa con procedura d'urgenza per salvaguardare il centro storico di Diyarbakir dalle devastazioni provocate dal conflitto. (GV) (Agenzia Fides 3/5/2016).
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ASIA/YEMEN - A due mesi dal massacro di Aden, si tratta ancora per la liberazione di padre Tom
 
Aden (Agenzia Fides) - A due mesi dal massacro perpetrato da un commando terrorista nella casa di cura di Aden (vedi Fides 4/3/2016), dove hanno perso la vita quattro suore Missionarie della Carità insieme ad altre 12 persone, non si hanno ancora notizie certe di padre Tom Uzhunnalil, il sacerdote salesiano che si trovava nella struttura e che i terroristi hanno prelevato e portato via con loro dopo aver compiuto la strage. Nell'assenza di informazioni verificate, continuano a circolare voci sulla sua permanenza in vita e sulle trattative in atto per ottenere la sua liberazione.
“Le ultime parole, in un certo senso rassicuranti, mi sono giunte in maniera indiretta circa dieci giorni fa. Mi è stato detto che padre Tom è vivo e che il suo ritorno in libertà potrebbe essere imminente. Ma da allora non è successo nulla. Speriamo e preghiamo per lui” riferisce all'Agenzia Fides il Vescovo Paul Hinder OFM Cap, Vicario apostolico per l'Arabia meridionale.
Nelle trattative sono coinvolti apparati di sicurezza locali, che continuano a seguire la vicenda con la discrezione dovuta, pur nell'assenza di sviluppi concreti.
Durante la Settimana santa, erano circolate nella rete web indiscrezioni che accreditavano senza alcun riscontro l'uccisione per crocifissione del sacerdote salesiano di nazionalità indiana. Martedì 29 marzo la Congregazione salesiana, in un comunicato ufficiale, aveva invitato tutti a non dar credito a falsi annunci diffusi in rete sulla sorte di padre Tom (vedi Fides 1/4/2016).
Intanto, le suore di Madre Teresa presenti in Yemen continuano a operare nelle loro case di Sana'a e a Hodeyda, al servizio di chi soffre di più, in un Paese ancora dilaniato dal conflitto tra le forze armate governative e i ribelli Huthi. (GV) (Agenzia Fides 3/5/2016).
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AMERICA/PORTO RICO - “Rifondare Puerto Rico, ma per questo dobbiamo essere uniti” dice Mons. González Nieves
 
San Juan (Agenzia Fides) – "Oggi il paese ci chiede di non tacere. Tacere significa rassegnarsi. E noi portoricani sono uomini di pace, ma non ci rassegniamo": con queste parole l'Arcivescovo di San Juan di Puerto Rico, il francescano Mons. Roberto Octavio González Nieves, è intervenuto a New York, durante il forum svoltosi presso il Center for Puerto Rican Studies presso l'Hunter College, il 22 e 23 aprile, dal titolo "Refundemos a Puerto Rico".
Nel suo discorso, Mons. González in primo luogo si è rivolto agli emigrati portoricani di New York e ai figli degli immigrati nati nel paese nordamericano, sottolineando che "ogni riflessione sul popolo portoricano che escluda i portoricani della diaspora sarebbe incompleta". Quindi ha proseguito: "noi portoricani siamo molto divisi e polarizzati, non siamo uniti. La nostra unità è necessaria se vogliamo progredire, se eliminiamo le disuguaglianze tra noi e riusciamo a vivere con i nostri diversi punti di vista in uno spirito di rispetto reciproco, con amore e misericordia. In questo senso, lo sforzo di rifondare il nostro Paese può diventare un progetto per creare quell'unità così necessaria e voluta da tutti i portoricani".
Il forum di New York ha trattato anche la situazione economica e politica connessa alla grave crisi che sta vivendo Puerto Rico (vedi Fides 18/3/2016;12/4/2016; 21/4/2016). Alla fine del 2015 nel paese risultavano circa 3 milioni e mezzo di abitanti, mentre all’estero (principalmente negli USA) ce ne erano circa 5 milioni (senza contare i figli di portoricani nati fuori). Solo negli ultimi mesi hanno lasciato il paese circa 500 mila residenti, in modo ufficiale.
Il governo di Puerto Rico da tempo non riesce a pagare i debiti contratti. Il governatore Alejandro García Padilla ha annunciato i mancati pagamenti del 1 maggio in un discorso televisivo e ha implorato il Congresso americano di dare a Puerto Rico gli strumenti legali necessari per ristrutturare il proprio debito.
(CE) (Agenzia Fides, 03/05/2016)
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AMERICA/COLOMBIA - Il Vescovo di Tibú: “Alcuni sono interessati a non far arrivare alla fine i processi di pace”
 
Tibú (Agenzia Fides) – “La comunità di La Gabarra, i leader della comunità, la famiglia di Henry Perez e noi, siamo in grande attesa, perché crediamo che Henry sia vivo, malgrado ancora sotto sequestro, e la società continuerà a domandare notizie su di lui": lo ha dichiarato Sua Ecc. Mons. Omar Alberto Sánchez Cubillos, OP, Vescovo della diocesi colombiana di Tibú, durante la conferenza stampa convocata il 1 maggio per ringrazione dello spazio che i media locali dedicano alla vicenda.
Henry Perez, leader contadino, rappresentante della comunità di La Gabarra, è scomparso il 26 gennaio. Conosciuto in tutta la zona di Tibù, ha lavorato molto a favore della pace e della promozione dei contadini, della difesa dei diritti umani e del processo di pace nella zona. Le FARC e l’ELN si sono contese la zona di Tibù in modo violento, con scontri armati fra loro e minacce alla popolazione.
"La società è disposta a perdonare i responsabili, ma Henry deve tornare alla sua comunità, perché siamo in un processo di riconciliazione" ha aggiunto Mons. Sánchez Cubillos, sottolinendo tuttavia la paura e la preoccupazione di gran parte della popolazione a causa della violenza.
"Dovremmo avere un clima sociale calmo, ma tutti noi sappiamo che ci sono gruppi interessati al fatto che questi processi di pace non vengano mai alla fine oppure siano lenti" ha aggiunto il Vescovo. Secondo la nota inviata a Fides, il Vescovo di Tibú ha concluso chiedendo alle istituzioni dello Stato di ridare fiducia alla popolazione e di impegnarsi nelle comunità per dimostrare la loro vicinanza.
(CE) (Agenzia Fides, 03/05/2016)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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