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venerdì 24 settembre 2021

Agenzia Fides 24 settembre 2021

 

VATICANO - Papa Francesco ai Vescovi d’Europa: chiediamo aiuto ai Santi, invece di lamentarci dei tempi cattivi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Tanti in Europa pensano che la fede sia qualcosa di già visto, che appartiene al passato”. Ciò succede “Perché non hanno visto Gesù all’opera nelle loro vite. E spesso non lo hanno visto perché noi, con le nostre vite non lo abbiamo mostrato abbastanza. Perché Dio si vede nei visi e nei gesti di uomini e donne trasformati dalla sua presenza”. Così Papa Francesco ha ricordato di nuovo a tutti i battezzati che la fede cristiana si confessa e si comunica nel mondo attraverso la testimonianza, intesa non come ‘mobilitazione’ e “prestazione” di apparati e operatori pastorali, ma come riflesso del cambiamento che Cristo stesso può operare nelle vite di chi porta il suo nome. L’occasione colta dal Vescovo di Roma per riproporre il dinamismo intimo di ogni missione e di ogni opera apostolica, è stata la concelebrazione eucaristica da lui presieduta nel pomeriggio di giovedì 23 settembre nella Basilica di San Pietro, con i partecipanti all’Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (C.C.E.E.), in occasione del 50° della sua istituzione. Rivolgendosi a vescovi appartenenti a Chiese di antica fondazione, il Successore di Pietro ha tratteggiato con cenni efficaci le strade che conviene percorrere e i criteri che conviene seguire per riproporre la salvezza annunciata dal Vangelo anche a chi oggi vive nei Paesi del Vecchio Continente, segnati da avanzati processi di de-cristianizzazione.
Papa Francesco ha richiamato con realismo gli effetti più eclatanti prodotti in Europa dalla “deforestazione” della memoria cristiana. Nelle terre europee – ha riconosciuto il Papa – “i templi si svuotano e Gesù viene sempre più dimenticato”. E ciò accade in primis non perché gli attuali abitanti dell’Europa siano diventati più cattivi, ma “perché manca chi faccia loro venire l’appetito della fede e riaccenda quella sete che c’è nel cuore dell’uomo: quella «concreata e perpetua sete» di cui parla Dante (Paradiso, II,19) e che la dittatura del consumismo, dittatura leggera ma soffocante, prova a estinguere”. In tale condizioni – ha aggiunto il Papa – i cristiani d’Europa sembrano presi da una sorta di torpore: appaiono “tranquilli perché in fondo non ci manca nulla per vivere”, e non sembrano lasciarsi attraversare dall’inquietudine che invece dovrebbero provare “nel vedere tanti fratelli e sorelle lontani dalla gioia di Gesù”.
Nella sua omelia, il Pontefice ha accennato in maniera sintetica e efficace alle false soluzioni, agli atteggiamenti fuorvianti a alle reazioni inconcludenti che prevalgono in ambienti ecclesiali davanti al venir meno di ogni relazione vitale tra il cristianesimo e il vissuto reale delle popolazione europee. La prima delle “risposte sbagiate” passate velocemente in rassegna dal Papa è quella di chi si lamenta del mondo e accusa la cattiveria dei tempi: “È facile” ha notato il Vescovo di Roma “giudicare chi non crede, è comodo elencare i motivi della secolarizzazione, del relativismo e di tanti altri ismi, ma in fondo è sterile”. L’altra pista che porta fuori strada è quella del ripiegamento che cerca protezione e consolazione creando isole felici, concepite come dei ‘mondi a parte’: “Oggi in Europa” – ha rimarcato Papa Francesco - noi cristiani abbiamo la tentazione di starcene comodi nelle nostre strutture, nelle nostre case e nelle nostre chiese, nelle nostre sicurezze date dalle tradizioni, nell’appagamento di un certo consenso”. Una introversione che spesso finisce per prendere le forme dell’auto-occupazione ecclesiale, la deriva che spinge tanti a “concentrarsi sulle varie posizioni nella Chiesa, su dibattiti, agende e strategie, e perdere di vista il vero programma, quello del Vangelo”. Queste reazioni fuorvianti hanno spesso l’unico effetto di dilatare il deserto. Perché “se i cristiani, anziché irradiare la gioia contagiosa del Vangelo, ripropongono schemi religiosi logori, intellettualistici e moralistici” ha fatto notare il Pontefice “la gente non vede il Buon Pastore. Non riconosce Colui che, innamorato di ogni sua pecora, la chiama per nome e la cerca per mettersela sulle spalle”.
Nell’omelia pronunciata davanti ai vescovi europei, il Successori di Pietro non si è comunque limitato a mettere in guardia da tentazioni e reattività che possono irretire gli apparati ecclesiali. Il Pontefice ha suggerito anche dove può venire, per grazia, una ripartenza dell’opera apostolica nelle terre europee.
In primis, il Vescovo di Roma ha invitato tutti a attingere di nuovo alla “Tradizione vivente” della Chiesa, sorgente inestinguibile che non ha niente a che fare con le mode clericali segnate da “quel ‘restaurazionismo del passato che ci uccide, ci uccide tutti”. Attingere alla Tradizione vivente della Chiesa – ha rimarcato il Papa – aiuta a “guardare insieme all’avvenire, non a restaurare il passato”. Conviene sempre “ripartire dalle fondamenta, dalle radici – ha insistito il Pontefice - perché da lì si ricostruisce: dalla Tradizione vivente della Chiesa, che ci fonda sull’essenziale, sul buon annuncio, sulla vicinanza e sulla testimonianza. Da qui si ricostruisce, dalle fondamenta della Chiesa delle origini e di sempre, dall’adorazione a Dio e dall’amore al prossimo, non dai propri gusti particolari, non dai patti e negoziati che possiamo fare adesso, diciamo, per difendere la Chiesa o difendere la cristianità”. Concretamente – ha suggerito il Papa – nella Chiesa c’è da semtre una via semplice e privilegiata per attingere alle sorgenti vive della fede, che consiste nel guardare al volto dei santi, e seguire i passi di coloro nelle cui vite opera in maniera efficace e sperimentabile la grazia di Cristo. Anche i grandi santi dell’Europa – ha ricordato Papa Francesco - “Hanno messo in gioco la loro piccolezza, fidandosi di Dio. Penso ai Santi come Martino, Francesco, Domenico, Pio che ricordiamo oggi; ai patroni come Benedetto, Cirillo e Metodio, Brigida, Caterina da Siena, Teresa Benedetta della Croce”. Tutti costoro – ha sottolineato il Papa – hanno visto cambiare la propria vita accogliendo la grazia di Dio. Non si sono preoccupati dei tempi bui, delle avversità e di qualche divisione, che c’è sempre stata. Non hanno perso tempo a criticare e colpevolizzare. Hanno vissuto il Vangelo, senza badare alla rilevanza e alla politica. Così, con la forza mite dell’amore di Dio, hanno incarnato il suo stile di vicinanza, di compassione e di tenerezza – lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza –; e hanno costruito monasteri, bonificato terre, ridato anima a persone e Paesi: nessun programma “sociale” fra virgolette, solo il Vangelo. E con il Vangelo sono andati avanti”.
Anche oggi, come ai tempi descritti nei Vangeli – ha proseguito il Papa nella parte finale della sua omelia “Questo amore divino, misericordioso e sconvolgente, è la novità perenne del Vangelo. E domanda a noi, cari Fratelli, scelte sagge e audaci, fatte in nome della tenerezza folle con cui Cristo ci ha salvati. Non ci chiede di dimostrare, ci chiede di mostrare Dio, come hanno fatto i Santi: non a parole, ma con la vita”. Per aiutare anche l’Europa di oggi, “malata di stanchezza” , a “ritrovare il volto sempre giovane di Gesù e della sua sposa”. (GV) (Agenzia Fides 24/9/2021)
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AFRICA/UGANDA - Riaperti i luoghi di culto dopo la chiusura a causa della seconda ondata di Covid-19
 
Kampala (Agenzia Fides) – Il presidente ugandese Yoweri Museveni ha annunciato la riapertura dei luoghi di culto dopo lo stop di oltre un anno. Nel mese di giugno 2020, infatti, tutti i luoghi di culto del paese vennero chiusi e vietati al pubblico a causa della forte impennata dei casi di Coronavirus.
Secondo le informazioni diffuse dalla piattaforma social Ugandan Catholics Online, Museveni ha dato indicazioni precise. “Limitare il numero dei fedeli contemporaneamente a non più di 200 a condizione che il luogo di culto possa garantire un distanziamento fisico di 2 metri da entrambi i lati e un'adeguata aerazione, totale adesione a tutte le normative previste, tra le quali il lavaggio delle mani/uso di disinfettanti a base di alcol, monitoraggio della temperatura e uso costante di mascherine per il viso da parte di tutti i fedeli, compresi il coro e i celebranti.”
Il presidente ha invitato i leader cattolici a collaborare con il governo per mobilitare la popolazione a vaccinarsi e a seguire tutte le altre misure di controllo. Al 22 settembre 2021, l'Uganda contava 123.502 casi confermati di Covid19, 3135 decessi e 340 ricoveri in ospedali, sia privati che pubblici”.
(AP) (Agenzia Fides 24/09/2021)
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ASIA/INDIA - I Vescovi si oppongono alla legge anti-conversione in Karnataka
 
Bangalore (Agenzia Fides) - I dieci Vescovi cattolici dello stato del Karnataka, nel Sud dell'India, hanno espresso al Primo ministro dello stato, Basavaraj Bommi, profonda preoccupazione per una proposta di legge che intende vietare le conversioni religiose nello stato. Guidando una delegazione che ha incontrato il Primo Ministro il 22 settembre, Mons. Peter Machado, Arcivescovo di Bangalore, ha presentato un Memorandum su varie questioni che toccano la vita dei cristiani in Karnataka. Secondo l'Arcivescovo Machado, agitare lo spauracchio di "conversioni forzate" è dannoso e inutile, e la Chiesa cattolica esprime tutto il suo disappunto.
La comunità cristiana nello stato gestisce centinaia di scuole, collegi e ospedali in varie diocesi. E milioni di studenti studiano in istituti educativi gestiti da cristiani. Milioni di persone beneficiano di queste istituzioni. A nessuno di costoro - sottolineano i Vescovi - si consiglia di abbracciare il cristianesimo. Potrebbero essersi verificati alcuni casi minori, ma sono stati gonfiati a dismisura, ha affermato l'Arcivescovo Machado. "La proposta di legge anti-conversione ha lo scopo di diffamare il cristianesimo", ha sottolineato l'Arcivescovo. La comunità cristiana infatti, si assume la piena responsabilità morale di non indulgere in alcun modo nel promuovere conversioni forzate: "Non costringiamo nessuno", ha detto.
Nel Memorandum consegnato al Primo Ministro, i Vescovi notano che qualsiasi legge anti-conversione potrà causare "problemi nei rapporti inter-comunitari e disordini non necessari" , generando dichiarazioni e reazioni controverse e portando subbuglio nella società e nelle comunità religiose.
Il 21 settembre, Goolihatti Shekhar, membro dell'Assemblea legislativa statale e appartenente al partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP), ha sollevato la questione nel Parlamento dicendo: “I missionari evangelici cristiani stanno indulgendo in una dilagante campagna di conversione religiosa nel mio collegio elettorale di Hosadurga. Hanno convertito al cristianesimo circa 20.000 persone di religione indù”.
In risposta a questo appunto, il presidente della Assemblea legislativa, Visheshwara Hegde Kageri, ha affermato che molti stati dell'India hanno già emanato leggi per frenare le conversioni religiose e ha proposto che il Karnataka possa avere una legge simile. Intervenendo nel dibattito, il ministro dell'Interno Araga Jnanedra ha affermato che il governo del Karnataka studierà le leggi in materia di altri stati e presenterà una propria versione. Il governo statale - ha detto - intende approfondire la questione per porre fine alle conversioni religiose operate con la forza e altre lusinghe.
La Costituzione indiana prevede che i cittadini abbiano la libertà di "professare, praticare e propagare" la religione. Tuttavia diversi stati della Federazione indiana hanno attuato e promulgato leggi o regolamenti per scoraggiare o vietare le conversioni religiose: sono Odisha, Uttar Pradesh, Arunachal Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat, Jharkhand, Himachal Pradesh, Madhya Pradesh e Uttrakhand.
Il Karnataka è governato dal partito BJP, al cui interno membri e politici si dimostrano ostili alle comunità religiose minoritarie. Seguendo una ideologia diffusa nel BJP (la cosiddetta "Hindutva"), alcuni vorrebbero trasformare l'India da paese laico a stato teocratico indù.
(SD-PA) (Agenzia Fides 24/9/2021)
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ASIA/LIBANO - Raphaël Bedros XXI Minassian è il nuovo Patriarca di Cilicia degli Armeni
 
Roma (Agenzia Fides) - Il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Patriarcale di Cilicia degli Armeni, convocato dal Santo Padre a Roma il 22 settembre 2021, ha eletto giovedì 23 settembre Patriarca di Cilicia degli Armeni, Raphaël François Minassian, finora Arcivescovo titolare di Cesarea di Cappadocia degli Armeni e Ordinario per i fedeli armeni cattolici dell’Europa Orientale. L’eletto ha assunto il nome di Raphaël Bedros XXI Minassian.
Il nuovo Patriarca armeno cattolico è nato il 24 novembre 1946 a Beirut. Ha compiuto gli studi presso il Seminario Patriarcale di Bzommar (1958-1967) e ha studiato Filosofia e Teologia alla Pontificia Università Gregoriana (1967-1973). Ha frequentato il corso di specializzazione in psicopedagogia presso la Pontificia Università Salesiana. Il 24 giugno 1973 è stato ordinato sacerdote come membro dell’Istituto del Clero Patriarcale di Bzommar. Dal 1973 al 1982 è stato Parroco della Cattedrale Armena di Beirut, dal 1982 al 1984 Segretario del Patriarca Hovannes Bedros XVIII Kasparian, e dal 1984 al 1989 incaricato di fondare il complesso parrocchiale della Santa Croce di Zalka, Beirut.
Dal 1975 al 1989, Raphaël François Minassian è stato Giudice al Tribunale Ecclesiastico della Chiesa Armena a Beirut. Ha insegnato liturgia armena all’Università Pontificia di Kaslik dal 1985 al 1989 e nel 1989 è stato trasferito negli Stati Uniti d’America, dove ha lavorato per un anno come Parroco a New York. Successivamente, fino al 2003, è stato Parroco per gli Armeni Cattolici in California, Arizona e Nevada.
Dal 2004, Minassian ha diretto Telepace Armenia, di cui è Fondatore. Nel 2005 è stato nominato Esarca Patriarcale di Gerusalemme ed Amman per gli Armeni. Il 24 giugno 2011 è stato nominato Ordinario per i Fedeli Armeni Cattolici dell’Europa Orientale, con assegnazione da parte del Santo Padre della Sede titolare vescovile di Cesarea di Cappadocia degli Armeni e del titolo di Arcivescovo ad personam. (Agenzia Fides 24/9/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - “Ho sempre agito per la difesa della libertà, della giustizia e dei diritti del popolo venezuelano”: il testamento spirituale del Cardinale Urosa Savino
 
Caracas (Agenzia Fides) - Ieri, 23 settembre, il Cardinale Baltazar Porras, a nome dell'arcidiocesi di Caracas, ha comunicato la morte del Cardinale Jorge Urosa Savino, Arcivescovo emerito di Caracas, cui è seguita la nota della Conferenza Episcopale del Venezuela. La triste notizia ha molto colpito il popolo venezuelano, in quanto il Porporato era ben voluto e rispettato non solo in America Latina, dove era molto conosciuto. Il 28 agosto aveva compiuto, in ospedale, 79 anni. Era stato contagiato dal coronavirus più di un mese fa, e subito l'infezione era apparsa molto aggressiva.
Una settimana fa, l'Arcidiocesi di Caracas aveva pubblicato una riflessione, scritta dal Cardinale Urosa alla fine dello scorso agosto, in cui tra l’altro affermava: “Esprimo il mio grande affetto per il popolo venezuelano e la mia assoluta dedizione alla sua libertà, alle sue istituzioni, alla difesa dei diritti del popolo di fronte agli abusi che sono stati commessi dai governi nazionali. E in questo atteggiamento, ho sempre agito, non per odio o rancore, ma per la difesa della libertà, della giustizia e dei diritti del popolo venezuelano. Quindi spero che il Venezuela esca da questa situazione molto negativa".
Il Cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, Arcivescovo Metropolita emerito di Caracas, era nato nella capitale venezuelana il 28 agosto 1942. Dopo aver compiuto gli studi primari e secondari presso il collegio «La Salle» di Tienda Honda, Caracas (1948-1959), ha frequentato il triennio filosofico nel Seminario interdiocesano di Caracas (1959-1962) e, per la Teologia, il «St. Augustine's Seminary» di Toronto, Canada, (1962-1965). A Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana (1965-1971), ha conseguito la Laurea (1967) e il Dottorato in Teologia (1971). Aveva ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 15 agosto 1967 e quella episcopale il 22 settembre 1982, creato Cardinale da Benedetto XVI nel Concistoro del 24 marzo 2006.
(CE) (Agenzia Fides 24/09/2021)
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AMERICA/PERU' - La Chiesa sempre disponibile alla collaborazione con lo Stato nei settori sociale, educativo e sanitario, per il bene comune
 
Lima (Agenzia Fides) - La presidenza della Conferenza Episcopale Peruviana il 22 settembre ha avuto un incontro con la presidente del Congresso della Repubblica, María del Carmen Alva Prieto, presso le strutture del Congresso della Repubblica. Durante l'incontro è stata ribadita la disponibilità della Chiesa ad aiutare e a collaborare con il Congresso in particolare nei settori sociale, educativo e sanitario del Paese. L'incontro si è svolto in un clima di fraternità, cordialità e amicizia sociale. La Chiesa peruviana prosegue così nella sua agenda di incontri con le diverse istanze del Congresso della Repubblica per contribuire alla costruzione del bene comune del Paese.
All'incontro erano presenti Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, Presidente della Conferenza Episcopale e Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam); Monsignor Robert Prevost, Vescovo di Chiclayo e secondo Vicepresidente; Monsignor Norberto Strotmann, Vescovo di Chosica e segretario generale; padre Guillermo Inca, Vicesegretario della Conferenza Episcopale peruviana.
L'incontro è servito anche per calmare una certa tensione popolare creatasi a causa dei tanti commenti e dibattiti dopo la morte in carcere del capo di Sendero Luminoso, avvenuta pochi giorni fa. L'Arcivescovo di Lima, Monsignor Carlos Castillo, aveva celebrato una messa il 12 settembre con i principali responsabili del Gruppo Speciale dell'Intelligence Peruviana, nella Cattedrale di Lima, proprio nell'anniversario della storica cattura di Abimael Guzmán, leader del gruppo terroristico Sendero Luminoso.
Nell'omelia l’Arcivescovo aveva detto: “Se ora abbiamo la possibilità di una democrazia, anche con i suoi problemi, è perché Voi avete seminato quel seme di speranza per il Paese. Siete la forza che dobbiamo avere per continuare quel cammino di speranza che avete iniziato in una domenica come oggi. Facciamo ogni sforzo per essere semi di speranza ed essere un miracolo per il nostro popolo".
(CE) (Agenzia Fides 24/09/2021)
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AMERICA/COLOMBIA - La centralità del kerygma nell'azione evangelizzatrice della Chiesa: nell’Ottobre missionario inizia un corso on line
 
Bogotà (Agenzia Fides) - Con l'obiettivo di continuare nel modo migliore l’impegno di evangelizzazione in questi tempi di pandemia e post-pandemia, il Centro per l'Animazione Missionaria della Conferenza Episcopale della Colombia (CEC), ha organizzato un programma di formazione per evidenziare la centralità del kerygma cristiano in tutta l'azione evangelizzatrice della Chiesa. Come spiega nella nota pervenuta all’Agenzia Fides, Padre Ramiro Antonio López, direttore del Dipartimento di Animazione Missionaria della CEC, si tratta di 7 incontri virtuali che saranno offerti gratuitamente, attraverso la piattaforma Zoom, ogni martedì dal 5 ottobre al 16 novembre, alle ore 19.
"Il Kerigma è il contenuto fondamentale dell'evangelizzazione, è il primo annuncio che riceviamo - afferma il sacerdote -. Abbiamo visto la necessità di presentare questo Kerygma con una sfumatura missionaria, cioè molto testimoniale, esperienziale, con un linguaggio vicino che possa raggiungere tutto il popolo di Dio. Questo corso sarà focalizzato con una tinta molto marcata per la missione, per questo vogliamo iniziarlo nel mese di ottobre, dedicato alle missioni".
L'invito a partecipare è rivolto a laici, religiosi, religiose e anche sacerdoti che vogliono approfondire questo tema e che desiderano prepararsi meglio per continuare il cammino dell’ evangelizzazione. I temi fondamentali degli incontri sono: introduzione al Kerygma; l'amore di Dio; Dio ha mandato suo Figlio per salvarci; colui che crede sarà salvato; convertirsi e credere al Vangelo; i figli di Dio nascono solo dallo Spirito. (SL) (Agenzia Fides 24/09/2021)

martedì 10 marzo 2020

Agenzia Fides 10 marzo 2020


 

 
AFRICA/SOMALIA - Il Vescovo Bertin: "Locuste e altre calamità mettono in ginocchio la Somalia"
 
Mogadiscio (Agenzia Fides) - Prima la siccità, poi le inondazioni, ora le locuste. Per la Somalia non c’è pace. In sei mesi, il Paese è stato travolto da tre calamità che hanno messo in ginocchio l’economia locale e, in particolare, quella delle regioni meridionali. La popolazione è stremata: a lanciare l’allarme all'Agenzia Fides è Mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti e Amministratore apostolico della Somalia.
Nello scorso autunno, le locuste sono nate e si sono riprodotte molto velocemente in Yemen. Favorite dall’assenza di un’autorità statale che potesse mettere in campo azioni per la distruzione delle larve, queste si sono sviluppate e hanno creato enormi sciami. Dalla penisola araba, gli sciami, favoriti dalle condizioni climatiche, si sono spostate in Africa orientale.
"Da quanto ho osservato e sentito nelle nostre quattro missioni - spiega mons. Bertin - a Gibuti le locuste sono passate in transito. Si sono posate 'per riprendere fiato'. Hanno fatto qualche danno ma, tutto sommato, non grave. Il problema è che hanno continuato la loro corsa verso Sud. Hanno investito il Sud dell’Etiopia e della Somalia e il nord del Kenya".
"La diffusione delle locuste è un fenomeno grave" nota il Vescovo. "Tutte le nazioni del Corno d’Africa hanno messo in campo misure per contrastarne l’espansione. In Somalia, però, tutto è più complicato. Qui le istituzioni statale e regionali esistono solo sulla carta. Le autorità non prendono decisioni o sono impossibilitate a farlo per l’instabilità causata dai combattimenti continui. A rimetterci sono soprattutto le popolazioni più povere che non possono nulla di fronte a siccità, inondazioni e locuste".
La Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di alimentazione e agricoltura, stima che gli insetti siano ora circa 200 miliardi e il loro numero possa aumentare fino a 500 miliardi entro giugno. "Si tratta della peggiore invasione degli ultimi 25 anni in Etiopia e Somalia, mentre per il Kenya l’ultimo episodio di tale entità risale a 70 anni fa", hanno spiegato gli esperti della Fao. "La gravità della piaga delle locuste - prosegue l'organizzazione - è amplificata dal fatto che sta colpendo colture e terreni da pastorizia in zone già in sofferenza alimentare, sottoposte a siccità, fenomeni alluvionali oltre che all’instabilità politica".
Nel 2018, in Somalia le scarse precipitazioni hanno causato una fortissima siccità che ha spazzato via i raccolti e sterminato il bestiame. Le comunità locali sono state costrette a vendere i propri beni e a prendere in prestito cibo e soldi per sopravvivere. Più di 6 milioni di persone hanno dovuto fare i conti con la carestia e la fame acuta.
Nell’autunno dello scorso anno poi, le precipitazioni portate dai monsoni hanno raggiunto una violenza inaudita. Le piogge intense di fine ottobre hanno causato gravi inondazioni provocando vittime, oltre 270mila sfollati e danni agli allevamenti di bestiame. La regione più colpita è quella dell’Hiiraan dove molte persone hanno dovuto lasciare le proprie case per cercare rifugio nelle aree più elevate. Si sono registrati decine di morti e centinaia di feriti. Ora sono arrivate le locuste. Secondo la Fao, in Somalia almeno un milione di persone sono già sotto una grave insicurezza alimentare e almeno 2,8 milioni sono a rischio. (EC) (Agenzia Fides 10/3/2020)
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ASIA/LIBANO - Libano in default. Patriarca maronita: il liberalismo economico senza giustizia è destinato a fallire
 
Beirut (Agenzia Fides) – Il liberalismo economico “è al centro della Costituzione libanese”, ma quel sistema può funzionare e portare benefici solo se non viene cancellata e dimenticata la sua “dimensione sociale che mira a preservare la giustizia e la dignità umana”. Non tenere conto di questo vuol dire “giocare con il destino del Libano” e mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza dell’entità nazionale libanese. Lo ha detto il Patriarca maronita Béchara Boutros Raï, durante l’omelia della messa celebrata lunedì 9 marzo nella chiesa della sede patriarcale di Bkerké, facendo riferimento al default finanziario libanese annunciato due giorni prima dal Primo Ministro Hassan Diab.
Sabato 7 marzo, in una conferenza stampa, il premier libanese aveva reso nota la decisione governativa di sospendere il pagamento delle obbligazioni emesse in valuta estera per un valore di 1,2 miliardi di dollari, con data di scadenza fissata al 9 marzo 2020.
Nella sua omelia, il Patriarca Raï ha ricordato che il settore bancario è una parte essenziale del sistema economico libanese, un tempo fiorente, facendo riferimento anche al ruolo rilevante avuto in passato dalla Chiesa maronita nel sostenere lo sviluppo degli istituti di credito fondamentali per favorire l’imprenditorialità e lo sviluppo economico. Adesso il testa-coda del sistema finanziario libanese, schiacciato da un debito pubblico insostenibile, chiama in causa la responsabilità della leadership politica nazionale, che a giudizio del Patriarca maronita deve “affrontare senza indugio” le cause profonde della crisi e colpire “coloro che hanno provocato il crollo della valuta nazionale”. (GV) (Agenzia Fides 10/3/2020).
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Risultato immagini per Pachmarhi Suvarta Kendra

ASIA/INDIA - Il kerygma in India: l'opera del "Centro nazionale per la nuova evangelizzazione"
 
Pachmarhi (Agenzia Fides) - Si chiama "Suvarta Kendra" ("Centro della Buona Novella") ed è il "Centro nazionale per la nuova evangelizzazione", realtà avviata dalla Conferenza dei Vescovi cattolici di rito latino dell'India (CCBI), che da circa 20 anni opera per "formare sacerdoti, suore e laici per portare il Vangelo dell'amore, della misericordia nel cuore della gente", dice all'Agenzia Fides p. Panneer Selvam Selvaraj, Segretario esecutivo della Commissione per l'Annuncio in seno alla CCBI.
Tutti coloro che si sono formati al "Suvarta Kendra" diventano, a loro volta, "formatori di nuovi 'discepoli missionari' nelle loro comunità, associazioni, parrocchie", spiega p. Selvaraj, direttore del "Centro nazionale per la nuova evangelizzazione" che ha sede a Pachmarhi, nello stato di Madhya Pradesh, in India centrale.
"Suvarta Kendra" fu approvato e avviato nel 2001 dai Vescovi come strada per "animare la Chiesa in India per la nuova evangelizzazione" e luogo per promuovere specifici programmi di formazione o sensibilizzazione sulla missionarietà propria di ogni battezzato .
Oggi il Centro registra una fiorente attività e organizza un mese di formazione sulla nuova evangelizzazione per sacerdoti, religiosi, catechisti laici in inglese e un mese di formazione sulla nuova evangelizzazione per catechisti in hindi, la lingua nazionale dell'India.
"Tutti coloro che frequentano questi programmi diventano persone che promuovono l'evangelizzazione contribuendo all'opera missionaria e motivando gli altri fedeli nelle rispettive comunità", spiega don Selvaraj.
Citando le parole di Giovanni Paolo II, il direttore ricorda: "La nuova evangelizzazione è l'unica vera speranza per un mondo migliore e un futuro più luminoso" (Ecclesia in Asia n. 29). Per questo i corsi proposti si concentrano su nuovi metodi e nuove espressioni per l'annuncio del Vangelo.
“Cerchiamo di riscoprire la mentalità Kerygmatica che è essenziale per l'evangelizzazione. Il kerygma viene insegnato con tutta chiarezza, basato sulla Scrittura e sul Magistero. Kerygma è il primo, iniziale, annuncio che è la 'buona notizia', il Vangelo: l'amore di Dio per l'uomo e la promessa della vita eterna con tutto il contenuto della fede cristiana sintetizzato nel Credo", afferma don Selvaraj.
Il Centro, aggiunge il sacerdote, "promuove innovazioni che emergono dall'uso di esperienze, conoscenze, abilità e carismi per la crescita di una nuova spiritualità kerygmatica nella Chiesa", ha detto.
Tra i corsi e programmi organizzati, vi sono quelli intitolati: "Stella della nuova evangelizzazione", sulla spiritualità kerygmatica della Vergine Maria; il "Buon samaritano" sulla misericordia di Dio, cuore del Vangelo; "Cana" sulle famiglie missionarie; "Apocalisse" sul rinnovamento della Chiesa in ascolto dello Spirito Santo; "Kerygma" sulla chiarezza nella predicazione. I partecipanti sono formati perché possano presentare questi temi ad altri fedeli nelle rispettive diocesi o congregazioni religiose. (SD-PA) (Agenzia Fides 10/3/2020)
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ASIA/KIRGHIZSTAN - Crisi del coronavirus: “Ringraziare Dio in anticipo e ricordare che il male non avrà l’ultima parola”
 
Bishkek (Agenzia Fides) - “L’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus sembra aggravarsi sempre più in molte parti del mondo. Qui in Kirghizistan preghiamo per tutti coloro che si trovano nei luoghi colpiti dall’epidemia: Dio dia forza e vera pace a tutti i popoli colpiti. Nell'omelia di domenica ho cercato di ricordare a tutti la profondità della saggezza cattolica nei momenti di difficoltà. Non serve cancellare né negare tali avversità, è invece necessario guardare sia alla scienza sia alla spiritualità per prudenza e per saggezza”. E’ il messaggio di solidarietà per tutti i colpiti dal Coronavirus, inviato tramite l’Agenzia Fides dal Gesuita p. Anthony Corcoran, Amministratore apostolico del Kirghizistan.
“Uno dei passi delle Sacre Scritture a cui sono più legato - aggiunge p. Corcoran - è il quarto capitolo della Lettera ai Filippesi, in cui San Paolo invita a non essere ansiosi per le cose del mondo e a portare a Dio tutti i nostri bisogni con preghiere, suppliche e ringraziamenti. O, come si legge in qualche testo esegetico, ‘con cuore grato’, cioè con un animo che ringrazia Dio in anticipo per come risolverà i nostri problemi. In questo modo, continua San Paolo, ‘Dio darà una pace che supera ogni intelligenza’. Trovo questa pratica davvero incoraggiante: ringraziare Dio in anticipo e ricordare che la situazione di difficoltà in cui ci troviamo non avrà l'ultima parola. E’ Dio ad avere l'ultima parola e questo riempie di significato tutto ciò che accade, nel bene e nel male”.
Secondo l’ultimo aggiornamento fornito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Kirghizistan e negli altri paesi dell’Asia Centrale al momento non si registrano casi di contagio da Coronavirus. L’allerta, tuttavia, resta alta, vista la prossimità dell’area con la Cina, principale focolaio mondiale di Covid-19.
(LF) (Agenzia Fides 10/3/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Piano pastorale 2020-2024: “Sale e luce nel mondo: Santa Cruz in missione!”
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – “Sale e luce nel mondo: Santa Cruz in missione” “è il motto che indica la rotta e dà unità al Piano Pastorale, e che ci motiva a rinnovare e a dare energia al cammino sinodale della nostra Chiesa e ad attuare l'impegno del 5° Congresso Missionario Americano. Tutti noi, sacerdoti, vita consacrata e laici, possiamo essere ‘Sale della terra e luce del mondo’, missionari della gioia del Vangelo e fermento di comunione e riconciliazione, affinché la Parola di vita raggiunga il cuore di tutte le persone e trasformi la nostra vita e quello della nostra società”: sono le parole dell'Arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, Mons. Sergio Gualberti, che ha presentato il Piano pastorale arcidiocesano 2020-2024 domenica 8 marzo.
Durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto nella Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, concelebrata dai Vescovi ausiliari e dai Vicari episcopali, l'Arcivescovo ha presentato il nuovo Piano pastorale alla comunità cattolica, che è frutto di un ampio processo partecipativo iniziato a dicembre 2018 e terminato alla fine del 2019, con la partecipazione di parrocchie, vicari, commissioni pastorali, consigli pastorali e presbiterali arcidiocesani.
Secondo le informazioni diffuse dall’arcidiocesi, pervenute a Fides, il Piano è strutturato secondo il metodo “vedere, giudicare, agire” e, dopo la presentazione, è suddiviso nei seguenti capitoli: 1) Discernimento evangelico dei segni dei tempi. 2) Diagnosi ecclesiale. 3) Illuminazione: “Sale e luce nel mondo: Santa Cruz in Missione”. 4) Quadro referenziale del Piano Pastorale 2020-2024.
L’obiettivo generale è quello di rafforzare la missione evangelizzatrice della Chiesa di essere sale e luce del mondo, incoraggiata dagli orientamenti del CAM5 e in risposta alle urgenti sfide dei segni dei tempi. Le priorità pastorali, le linee d'azione e gli obiettivi sono i seguenti: Famiglia e promozione della vita; Annuncio e celebrazione di Cristo vivo; Promozione umana e cura della casa somune; Laici, sale e luce del mondo; Vocazioni sacerdotali e religiose.
P. Fernando Cabrero, Vicario per la Pastorale, definisce il Piano Pastorale come “espressione di un sogno” e “il progetto fatto da una comunità consapevole della risposta che deve dare ai bisogni che si presentano nella Chiesa e nella sua comunità”.
“Ringraziamo Dio – ha detto p. Cabrero - per la nostra Chiesa, per i suoi vari ministeri svolti nella comunione ecclesiale e pastorale nel suo insieme, e per mettersi sulla strada dell'essere una Chiesa missionaria in uscita, impegnata verso gli ultimi, i più bisognosi". (SL) (Agenzia Fides 10/03/2020)
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AMERICA/COLOMBIA - La crisi migratoria della regione bolivariana: riunione dei Vescovi convocata dal CELAM
 
Bogotà (Agenzia Fides) – La crisi migratoria nella regione bolivariana sarà il tema che verrà affrontato dai partecipanti all'incontro delle Conferenze episcopali della regione bolivariana, previsto mercoledì 11 marzo a Bogotà, convocato dal CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano). Secondo la nota inviata all’Agenzia Fides, questo incontro si pone in continuità con la precedente riunione di Cucuta sullo stesso tema (vedi Fides 27/06/2019): attraverso un dialogo aperto si rifletterà sulle prospettive regionali, allo scopo di dare una risposta pastorale e sinodale al fenomeno migratorio sperimentato dai paesi della regione bolivariana.
Il punto di riferimento sarà l'analisi della crisi sociopolitica venezuelana e della crisi migratoria a livello regionale che sarà presentata dal teologo ed esperto del CELAM Rafael Luciani, venezuelano. Allo stesso tempo si discuterà dell’opportunità di rafforzare la Red Clamor come meccanismo di articolazione ecclesiale che consenta la costruzione di una road map regionale sull'argomento. La Red Clamor riunisce le organizzazioni della Chiesa cattolica di America latina e Caraibi, che si occupano di migrazioni, rifugiati e tratta di persone, basandosi sui quattro verbi indicati da Papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere e integrare (vedi Fides 19/12/2019).
All'incontro delle Conferenze episcopali della regione bolivariana parteciperanno i rappresentanti degli Episcopati di Bolivia, Ecuador, Venezuela, Colombia. Il CELAM sarà rappresentato dal suo Presidente, Mons. Miguel Cabrejos Vidarte, OFM, dal Segretario generale, mons. Juan Carlos Cárdenas Toro, dal Segretario aggiunto per l’amministrazione padre Luis Carlos González Gómez e dal team dei Segretari esecutivi. Tra gli invitati speciali, Mons. Gustavo Rodríguez Vega, Arcivescovo di Yucatan (Messico) e presidente della REMAM; padre Francisco Hernández Rojas della Costa Rica, rappresentante del SELACC; il dottor Rafael Luciani Rivero del Venezuela e Humberto Ortiz Roca, Assistente della presidenza della Conferenza episcopale peruviana. (SL) (Agenzia Fides 10/03/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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