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giovedì 2 dicembre 2021

Monaci e monache di Deir Mar Musa: amiamo i musulmani in nome di Cristo, così come li ama Lui

 



ASIA/SIRIA - Monaci e monache di Deir Mar Musa: amiamo i musulmani in nome di Cristo, così come li ama Lui
 
Nebek (Agenzia Fides) – I monaci e le monache di Deir Mar Musa rinnovano la loro consacrazione monastica “sulla base delle nostre tre priorità: preghiera, lavoro manuale e ospitalità” essendo sempre “attirati nell’orizzonte dell’armonia, dell’amicizia e della stima reciproca con l’islam e i musulmani, che noi amiamo nel nome di Cristo, così come li ama Lui”. Questa rinnovata consacrazione monastica, piena di gratitudine per i doni di grazia ricevuti negli ultimi tempi, viene raccontata con toni intensi nella lettera di Natale inviata nel tempo di Avvento agli amici sparsi in tutto il mondo dai membri della comunità monastica fondata in Siria dal gesuita romano Paolo Dall’Oglio, scomparso nel luglio del 2013 mentre si trovava a Raqqa, a quel tempo roccaforte delle milizie jihadiste dello Stato Islamico (Daesh).
Come ogni anno, la lettera traccia un breve resoconto delle letizie, degli impegni e dei dolori che hanno scandito la vita dei membri nella comunità nell’ultimo anno, guardando con sguardo di fede anche alle tribolazioni, alle attese e alle consolazioni che nel 2021 hanno segnato il cammino dei popoli mediorientali – a partire da quello siriano - e di tutta la famiglia umana.
Nel 2021 – ricordano i monaci e le monache di Deir Mar Musa - “la cosa più importante vissuta in forma comunitaria è stata il Capitolo", la riunione annuale di tutta la Comunità svoltosi nel monastero “casa madre” di Mar Musa, dal 18 maggio al 4 giugno. Il capitolo – si legge nella lettera – “è stato molto più di un semplice appuntamento annuale di routine; è stata un’importante e articolata tappa nella storia del nostro nascente ordine, quasi un evento fondatore, durante il quale noi abbiamo ri-orientato la nostra piccola ‘barca’ verso il porto di salvezza”.
Nel riconoscimento delle proprie debolezze e dei propri limiti, i monaci e le monache di Deir Mar Musa hanno anche trovato spazio “per una revisione trasparente e schietta, anche se talvolta dolorosa, delle nostre relazioni personali, precedentemente tese per molte ragioni; questo ci ha permesso di ridare fiducia gli uni agli altri e ricevere in noi la fiducia di Dio Onnipotente”.
Durante il Capitolo, i monaci e le monache hanno potuto riconsiderare insieme anche il loro rapporto “con la Chiesa Universale e locale, e con i cristiani orientali, sia quelli che sono rimasti in Medio Oriente, sia quelli emigrati ai quattro angoli della terra. Abbiamo riflettuto a lungo – si legge nella lettera - sull’eredità spirituale consegnataci dal fondatore della nostra Comunità, padre Paolo Dall’Oglio, e su come far fruttificare il nostro carisma per il dialogo religioso e in modo speciale con l’Islam; abbiamo cercato di esaminare le emergenze a cui è chiamata la Chiesa, con i suoi punti di forza e di debolezza. In breve, qual è la volontà di Dio nella nostra vita in questo momento storico”.
Durante il capitolo, è stato eletto come nuovo Abate della comunità padre Jihad Youssef (che apre la lettera con lo struggente e luminoso racconto delle ultime settimane vissute accanto alla madre morente, vittima della pandemia) mentre come amministratore e vice-superiore è stato scelto padre Jacques Mourad, il monaco che nel 2015 fu sequestrato e tenuto per lunghi mesi in ostaggio da miliziani jihadisti del sedicente Stato Islamico (Daesh).
Le pagine della lettera offrono uno spaccato prezioso dell’ultimo anno di vita dei monaci e delle monache di Mar Musa, facendo trasparire la vitalità della piccola “comunità nascente” iniziata da padre Paolo Dall’Oglio e la fecondità del loro sguardo cristiano con cui guardano le cose della Chiesa e del mondo dai “presidi monastici” in cui sono sparsi (la “casa madre” di Deir Mar Musa, il monastero della Vergine Maria a Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno, e il Monastero di San Salvatore a Cori, nel Lazio. Nelle pagine si intrecciano i dettagli quotidiani della vita dei monaci e delle monache, come la descrizione delle marmellate alle rose preparate dall’aleppino padre Jacques o dei risultati del lavoro nelle terre del monastero (“quanto alla stagione delle olive, il raccolto è stato scarso ma di ottima qualità, sufficiente ad assicurare le provviste annuali di olive verdi e nere, ma non di olio”. I destinatari della lettera vengono aggiornati sulle visite al monastero di Deir Mar Musa dal Patriarca siro cattolico Ignace Youssif III Younan e anche dai cardinali Mario Zenari (Nunzio apostolico in Siria) e Leonardo Sandri (Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali). Si offre un quadro sintetico delle tante iniziative e opere di carità – come gli aiuti economici a decine di studenti universitari di Homs e Damasco, la scuola di musica, i corsi di lingue e di alfabetizzazione, o l’asilo di l'asilo al-Qalamoun di Nebek (“va sempre meglio…. Gli abitanti di Nebek vengono a chiederci anche l'apertura di una scuola elementare: richiesta per noi impossibile, conoscendo i nostri limiti”) insieme a preoccupazioni quotidiane come quella rappresentata dalla discarica situata lungo la strada del monastero, di Deir Mar Musa, “che negli ultimi anni è molto cresciuta a causa della guerra, dell'abbandono e della mancanza di una seria capacità gestionale e finanziaria”. Non mancano accenni lievi e umoristici, come quelli riguardanti il gatto persiano affiliato al monastero di Deir Mar Musa (“Lo consideriamo un gatto monaco con due soli voti, povertà e obbedienza, perché lo abbiamo dispensato dal voto di castità…”). Ma non si stacca mai lo sguardo dai dolori e dalle prove che segnano la vita dei popoli mediorientali, con una carità sollecita che nutre opere silenziose e costanti, dall’assistenza offerta ai malati di cancro alle occasioni di lavoro offerte a alcune ragazze di Damasco nell'officina delle candele e dei rosari animata da fratel Yausse. “La situazione economica in Siria” si legge nella Lettera sta ancora peggiorando, e le ragioni sono molte. Alcune interne, come favoritismi e corruzione, e altre esterne, come le sanzioni internazionali e la “Legge di Cesare”, che potremmo anche chiamare “Legge del Faraone” il quale si è fatto tiranno perché nessuno gli ha tenuto testa. Il lavoro è poco e sottopagato, per cui uno stipendio solo non è sufficiente per mantenere o mettere su famiglia; anche la doppia retribuzione rimane al di sotto del livello necessario per una vita dignitosa. La gente soffre ancora per la mancanza di elettricità e di beni di base come gas, benzina e gasolio per il riscaldamento e per il funzionamento delle fabbriche; il tempo di attesa delle code davanti ai fornai per comprare il “pane del povero” è ancora lungo. esistono persone che possono permettersi di ricevere cure in ospedali privati, di comprare pane, gas, gasolio e benzina al mercato nero, chiamato ‘mercato libero’, che è in verità il ‘mercato degli schiavi’ controllato dalle mafie”. (GV) (Agenzia Fides 2/12/2021)





lunedì 18 gennaio 2021

Agenzia News: attuale il sogno di armonia e uguaglianza di Martin Luther King 18 gennaio 2021

 



Vatican News

Le notizie del giorno

18/01/2021

 Udienza del Papa alla Signora Bernice Albertine King - 2018
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In un messaggio alla figlia Berenice, in occasione del Martin Luther King day, il Pontefice sottolinea che "è possibile lavorare insieme per creare una comunità basata sulla giustizia e sull'amore fraterno” 

mercoledì 19 febbraio 2020

Agenzia Fides 19 febbraio 2020

AFRICA/NIGERIA - Liberato p. Oboh, il prete nigeriano rapito la scorsa settimana
 
Abuja (Agenzia Fides) - È stato liberato nella serata di ieri, 18 febbraio, P. Nicholas Oboh, il prete nigeriano rapito la scorsa settimana nella regione sud-occidentale della Nigeria (vedi Fides 15/2/2020). “Sono lieto di informarvi che il nostro sacerdote rapito giovedì scorso, P. Nicolas Oboh, ha riguadagnato la sua libertà" ha detto un portavoce della diocesi di Uromi in un messaggio trasmesso via WhatsApp il 18 febbraio. “È stato rilasciato stasera" ha detto il portavoce. “Molte grazie per le vostre preghiere”.
Il rapimento di p. Oboh è l'ultimo di una serie di rapimenti e uccisioni in Nigeria di cattolici e di appartenenti ad altre confessioni cristiane. All'inizio di questa settimana, nello Stato di Borno un gruppo di militanti islamisti ha assalito alcuni veicoli, dandoli alle fiamme, uccidendo 30 persone, tra cui una madre incinta e il suo bambino. L'attacco ha anche distrutto 18 veicoli pieni di scorte di cibo per la regione.
Ricordiamo inoltre i quattro seminaristi rapiti dal seminario maggiore del Buon Pastore di Kakau, nello Stato di Kaduna, nel nord-ovest della Nigeria, da uomini armati nella notte dell'8 gennaio (vedi Fides 13/1/2020). Il più giovane di questi, Michael Nnadi (18 anni), è stato ucciso mentre gli altri tre sono stati liberati (vedi Fides 3/2/2020), ma uno si trova in ospedale in condizioni critiche per le ferite subite. (L.M.) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - La diocesi di Yopougon impegna i suoi sacerdoti a combattere la violenza e gli abusi sessuali
 
Abidjan (Agenzia Fides) - Impegnare i propri sacerdoti nella lotta della Chiesa universale contro gli abusi sessuali e a favore della protezione dei minori e delle persone vulnerabili. È l’obiettivo che si è dato Sua Ecc. Mons. Jean Salomon Lézoutié, Vescovo di Yopougon in Costa d'Avorio, che ha organizzato un corso di formazione sull'argomento per sacerdoti diocesani e religiosi, svoltosi il 13 febbraio.
Il corso si è tenuto presso il Centro Mons. Alexandre Chapoulie, ed è stato organizzato dal Centro per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili dell’Istituto Cattolico Missionario (ICMA). Secondo p. Donatien Lolo, Vicario episcopale responsabile del clero diocesano, il corso di formazione “ci invita a raddoppiare la vigilanza e ad accrescere la prudenza nell'accompagnare i bambini e persino gli adulti, perché dobbiamo ricordare che rischiamo di distruggere le vite con gesti e comportamenti inappropriati e indelicati”. Ha poi aggiunto che “la formazione è un mezzo molto efficace per prevenire e combattere queste tristi pratiche che deturpano la Chiesa”.
Al termine del corso, seguendo la logica di "tolleranza zero" di Papa Francesco e della Chiesa universale per la prevenzione e la gestione in modo trasparente e rigoroso dei casi di abuso sessuale di minori o sulle persone vulnerabili, la diocesi di Yopougon ha adottato alcune misure che includono, tra le altre cose, l'offerta agli operatori pastorali di un codice di condotta contro l'abuso sessuale e per la protezione di minori e persone vulnerabili, elaborato dalla Conferenza Episcopale della Costa d'Avorio la cui convalida è in attesa di approvazione da parte della Santa Sede. Verranno inoltre creati nei prossimi giorni degli uffici di segnalazione per il sostegno sia delle vittima che del sacerdote accusato. Verranno infine aumentati i corsi di formazione e sensibilizzazione affinché tutti siano coinvolti in questa lotta. (S.S.) (Agenzia Fides 19/2/2020)

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ASIA/MALAYSIA - Pace, amore e fede: pietre angolari di una società armoniosa
 
Kuching (agenzia Fides) - La Chiesa cattolica nello stato del Sarawak, parte del Borneo malaysiano, è costantemente impegnata a promuovere l'armonia interreligiosa nella società. Come appreso dall'Agenzia Fides, nei giorni scorsi l'Arcivescovo di Kuching, Simon Poh, e don Felix Au, della diocesi di Kuching, in Sarawak, hanno partecipato come delegati al 12° Forum multireligioso annuale presso l'Islamic Information Center. Giunto alla sua 12a edizione, il Forum rappresenta un'occasione di scambio e di confronto importante per affrontare questioni e preoccupazioni esistenti nelle diverse comunità di fede in Malaysia. Quest'anno i rappresentanti di varie comunità religiose della regione si sono riuniti confrontandosi su di un tema che li ha visti tutti coinvolti: "Pace, amore e fede: pietre angolari di una società armoniosa".
Don Felix Au ha spiegato ai presenti la prospettiva di un cristiano e ha toccato l'importanza di amare Dio e il prossimo, per portare il "frutto dell'amore" che è la pace. "Amare Dio è il primo e il più grande di tutti i comandamenti" ha detto. "L'espressione pratica di amare Dio è strettamente connessa con l'altro grande comandamento: amare il prossimo come te stesso" ha rimarcato il sacerdote. Don Au ha anche fatto riferimento alla parabola del Buon samaritano, applicandola al contesto della Malaysia e auspicando che ogni cittadino "possa essere aperto, umile e rispettoso verso gli altri fratelli e sorelle". "L'obiettivo del dialogo religioso - ha detto - non è 'avere la meglio in una discussione' o convertire l'interlocutore, ma di arrivare insieme alla pace, alla comprensione e al maggiore rispetto reciproco".
Il leader Desmond Tan, rappresentante del Taoismo, ha condiviso il suo pensiero, rimarcando "l'importanza di creare armonia con la natura", mentre Gurdial Singh, in rappresentanza della religione sikh ha affermato che "coltivare l'amore in se stessi e l'amore per Dio sono le chiavi per raggiungere la pace". Il Forum ha anche accolto le opinioni dei rappresentanti di fede Baha’i e di Wan Muhammad Mujahid Bin Wan Alwi, che ha parlato della prospettiva islamica.
I leader presenti hanno concordato sul fatto che l'atmosfera di comprensione e unità, a livello culturale e religioso, che si vive negli stati del Borneo malaysiano (Sabah e Sarawak) può essere un buon esempio per la società della Malaysia peninsulare. E' importante anche che le autorità civili promuovano politiche e una prassi sociale di integrazione nella gestione della religione e delle relazioni interetniche nel paese, hanno affermato. Un aspetto importante, al fine di tutelare sempre l'armonia interreligiosa, è individuare e svelare se alcune questioni religiose sono manipolate da individui con una agenda personale o in cerca di consenso elettorale. I cittadini malaysiani sono chiamati a riconoscere queste trappole e a tenere alto il livello di tolleranza, rispetto e fiducia verso altre persone, di fede, cultura o etnia differente, continuando a cercare la comprensione reciproca per combattere idee estremiste e radicali. E' stato questo l'appello conclusivo lanciato dai delegati presenti.
La Malaysia è un paese multietnico, multiculturale e multi-religioso. La sua popolazione è composta da quasi 32 milioni di persone, di cui oltre il 60% sono musulmani etnici Maaya. I cattolici rappresentano il 4% della popolazione. (SD-PA) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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ASIA/AFGHANISTAN - Scuola per i bambini Down: la missione delle suore a Kabul
 
Kabul (Agenzia Fides) - “L’operato delle suore a Kabul continua in maniera instancabile. Sappiamo che tra qualche giorno dovrebbe ricominciare l’anno scolastico con circa un mese di ritardo. Al ritorno dalle vacanze invernali, infatti, la neve e il freddo avevano congelato le tubature per l’erogazione dell’acqua, ma ora il problema sembra essere stato risolto. Attualmente, le nostre tre suore si occupano dell’istruzione di circa quaranta bambini affetti da sindrome di Down. Gli studenti sono distribuiti in 4 aule, guidati da insegnanti locali. Le lezioni iniziano al mattino, intorno alle 8 e terminano il pomeriggio verso le 16”. E’ quanto racconta all’Agenzia Fides padre Matteo Sanavio, sacerdote della Congregazione dei padri Rogazionisti e referente dell’Associazione "Pro Bambini di Kabul". Si tratta di una realtà intercongregazionale (che accoglie, cioè, religiose di diversi Ordini) nata su iniziativa del sacerdote Guanelliano p. Giancarlo Pravettoni per rispondere alla richiesta di Giovanni Paolo II che, nel discorso di Natale del 2001, lancio un appello al mondo per salvare i bambini afghani.
“Le suore sono supportate in tutto dall’Associazione, che vive quasi esclusivamente di donazioni. Fino allo scorso anno avevamo dubbi sul fatto che potessimo continuare questo servizio nel 2020, ma abbiamo organizzato raccolte e cercato nuovi sostenitori. La Provvidenza dimostra sempre di non abbandonarci”, spiega p. Sanavio, che aggiunge: “Tutto sommato adesso la situazione è abbastanza tranquilla, non abbiamo notizie di disordini a Kabul. Il problema più grande resta quello di garantire un ricambio tra le religiose presenti nella scuola: a novembre erano rimaste in due e la situazione era piuttosto precaria, ma poi siamo riusciti a garantire nuovamente la presenza di tre sorelle”. Nel reperire le religiose, che giungono per un periodo di missione, vi è la necessità di suore che abbiano una cultura vicina a quella afghana o che, per lo meno, conoscano la lingua araba. Soprattutto bisogna trovare suore disposte a trascorrere due o tre anni della propria vita compiendo grandi sacrifici, in condizioni precarie.
In Afghanistan, dove l’Islam è riconosciuto come religione di Stato, la presenza cattolica fu ammessa all'inizio del Novecento come semplice assistenza spirituale all’interno dell’Ambasciata italiana a Kabul, con il primo sacerdote Barnabita. Nel 2002 è stata creata la “Missio sui iuris” da Giovanni Paolo II. Oggi la missione cattolica continua ad aver base nella struttura diplomatica ed è affidata al Barnabita padre Giovanni Scalese. Nella capitale afghana sono operative, inoltre, le suore Missionarie della Carità. (LF-PA) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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ASIA/IRAQ - Gli Emirati Arabi (con patrocinio Unesco) finanziano la ricostruzione della chiesa di San Tommaso a Mosul
 
Mosul (Agenzia Fides) – Inizieranno entro aprile i lavori di ricostruzione e restauro della chiesa di San Tommaso a Mosul, devastata - ma non completamente distrutta - nel tempo in cui la metropoli irachena era sotto il controllo dei jihadisti dell’auto-proclamato Stato Islamico. La ricostruzione del luogo di culto cristiano, appartenente alla Chiesa siro–cattolica, viene presentata anche da commentatori locali come un segno della rinascita di Mosul: a sostenere l’opera di restauro sarà l’Unesco, grazie soprattutto a un cospicuo finanziamento fornito dagli Emirati Arabi Uniti.
Il progetto fa parte dell’iniziativa “Revive the spirit of Mosul”, lanciata nel 2018 e volta a raccogliere fondi per ricostruire monumenti e luoghi di culto che simboleggiano l’identità plurale, multietnica e multireligiosa della città nord-irachena, e che hanno subito gravi danni durante l’occupazione jihadista. Il programma di restauri ha ricevuto dalle autorità degli Emirati Arabi Uniti un finanziamento di 50 milioni di dollari.
Durante l’occupazione jihadista e nelle fasi di conflitto terminate nel dicembre 2017 con la riconquista di Mosul da parte delle forze armate irachene, la chiesa di San Tommaso aveva subito gravi danni alle mura esterne e al colonnato interno che separa le navate. La portata simbolica del restauro della chiesa di San Tommaso è stata sottolineata in un comunicato dell’Unesco, che descrive il luogo di culto cristiano come un emblema della storia di Mosul, che in passato è stata "crocevia di culture e rifugio tranquillo per diverse comunità religiose nel corso dei secoli". La chiesa si trova nella parte storica della città, sulla sponda orientale del fiume Tigri, ed è stata costruita nel 1859.
Dopo gli anni dell’occupazione jihadista di Mosul, e a più di un anno e mezzo dalla sua liberazione, proprio la chiesa di San Tommaso, ancora ingombra di macerie, ha ospitato giovedì 28 febbraio 2019 una “Messa per la pace” (nella foto) che ha registrato anche la presenza di musulmani e di membri di minoranze non cristiane, nel segno dell’auspicata riconciliazione tra le diverse componenti della popolazione locale. La liturgia eucaristica, come riferito dall’Agenzia Fides (vedi Fides 1/3/2019), fu celebrata dall’Arcivescovo siro cattolico Boutros Moshi, e vide la partecipazione dell’Arcivescovo caldeo Najib Mikhail Moussa OP, insieme a diverse suore, sacerdoti, rappresentanti delle organizzazioni della società civile e gruppi di musulmani, yazudi, shabak, curdi e turkmeni.
Quella liturgia eucaristica rappresentò un passaggio importante del progetto sostenuto dall’Associazione Italiana "Un Ponte Per…", progetto volto a sostenere iniziative e processi di riconciliazione tra le diverse componenti della popolazione e il superamento delle ferite, dei risentimenti e dei sospetti lasciati in eredità dal conflitto.
Nella cornice dell’iniziativa “revive the spirit of Mosul” sono già iniziati anche i lavori di restauro della grande moschea di al Nuri. Il 5 luglio 2014, Abu Bakr al Baghdadi pronunciò la sua prima allocuzione dopo essere stato proclamato “Califfo” dello Stato islamico.
Intanto, domenica 16 febbraio, Najm al-Jubouri, governatore della Provincia irachena di Ninive, ha riferito che negli ultimi tempi sono state 79 le famiglie cristiane ritornate alle proprie case nella Piana di Ninive, da dove erano dovute fuggire precipitosamente nel giugno 2014 davanti all’avanzata delle milizie jihadiste di Daesh. Al Jubouri ha ribadito che il ritorno degli sfollati nelle loro aree di tradizionale insediamento rappresenta una priorità per le autorità locali irachene. Nondimeno, diverse ricerche e indagini sui processi di contro-esodo concordano nel riferire che rimane piuttosto bassa la percentuale di sfollati cristiani ritornati alle proprie case a Mosul e nella Provincia di Ninive. (GV) (Agenzia Fides 19/2/2020).
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AMERICA - I Vescovi del continente riuniti per analizzare le situazioni particolari e individuare linee comuni di azione
 
Tampa (Agenzia Fides) – Presiedendo la preghiera del mattino e poi l'Eucaristia, il Presidente del Consiglio episcopale per l'America Latina (CELAM), Mons. Miguel Cabrejos, Arcivescovo di Trujillo (Perù), ha dato inizio ieri all'incontro dei Vescovi della Chiesa in America. L’evento si svolge presso il centro di spiritualità Betania, nella città di Tampa - Florida (Stati Uniti), dal 17 al 20 febbraio.
Questo incontro, che è iniziato nel 1967, ha come temi centrali il contesto del Sinodo speciale sull'Amazonía e la recente Esortazione apostolica "Querida Amazonia", presentata in videoconferenza da Mauricio López, segretario della rete ecclesiale panamazonica, REPAM. Altro argomento di rilievo è la realtà delle comunità indigene in Canada e le sfide pastorali per la Chiesa in quel paese, tema che sarà presentato da Mons. Raymond Poisson, Vice presidente della Conferenza episcopale del Canada.
Mons. José Horacio Gómez, Presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha presentato il tema dell'evangelizzazione nell'unione americana con la sfida di accompagnare una pastorale integrativa per gli immigrati e le strategie da adottare per avvicinarsi ai cattolici che si allontano sempre di più dalla Chiesa.
La prima giornata si è conclusa con la presentazione della crisi socio-politica vissuta da alcuni paesi dell'America Latina e dei Caraibi, da parte di Rodrigo Guerra, direttore del Center for Advanced Social Research.
Tale incontro, che si svolge ogni due anni, è l’unico che riunisce la Presidenza della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), della Conferenza episcopale del Canada (CCCB) e il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) per coordinare linee comuni di azione a livello continentale.
(CE) (Agenzia Fides, 19/02/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Dilaga la dengue: la Chiesa sollecita la popolazione a collaborare per limitarne la diffusione
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – In Bolivia la popolazione è in allerta per la propagazione del virus della dengue che sta facendo registrare picchi molto elevati di contagi. “Il Signore ci chiede di essere corresponsabili nell'attuare le misure preventive che le autorità sanitarie hanno pianificato, ci invita ad essere solidali con i malati ma anche ad affidarli insieme alle loro famiglie alla Vergine Maria” ha detto mons. Sergio Gualberti, Arcivescovo di Santa Cruz rivolgendosi ai fedeli durante l’omelia della messa domenicale.
In occasione della Giornata Mondiale del Malato, celebrata lo scorso 11 febbraio, mons. Gualberti ha sottolineato la peculiarità di questa giornata, dando particolare rilevanza ai contagi di dengue in Bolivia e alla minaccia globale del coronavirus.
L’intera popolazione boliviana – esorta la Chiesa Cattolica – è chiamata ad assumersi la responsabilità di attenersi alle misure di prevenzione programmate dalle autorità sanitarie nelle aree endemiche. Dall’inizio del mese il Ministero della Sanità ha segnalato 5 decessi a causa della dengue in Bolivia, 9.142 casi sospetti e 1.943 confermati. Secondo il bilancio provvisorio, la situazione è particolarmente allarmante nel dipartimento di Santa Cruz, dove è stata registrata la più alta prevalenza della malattia con 5.641 casi sospetti e 1.245 confermati.
Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione panamericana della salute (Ops) nel 2019, nell’America del Sud la propagazione del virus della dengue ha toccato picchi storici: i casi accertati di infezione sono stati circa 3 milioni 140 mila, per un totale di oltre 1.500 decessi. Nelle prime quattro settimane del 2020 sono già stati più di 125mila i nuovi casi, in netta crescita. In Bolivia, le istituzioni, la Chiesa e la società civile chiedono alla popolazione di collaborare attivamente per frenare la diffusione della malattia.
(AP) (19/2/2020 Agenzia Fides)
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AMERICA/VENEZUELA - Una connotazione missionaria alla Giornata Nazionale della Gioventù
 
Maracaibo (Agenzia Fides) – Nell’ambito delle diverse iniziative previste per la Giornata Nazionale della Gioventù (JNJ), che in Venezuela viene celebrata la domenica più vicina al 12 febbraio, i gruppi missionari giovanili delle parrocchie dell’arcidiocesi di Maracaibo hanno preso parte al Sabato Giovanile Missionario (SAJUMI), che si è svolto il 15 febbraio nella chiesa di San Martin de Porres. Secondo le informazioni pervenute a Fides, la giornata è stata scandita da varie attività formative, ricreative, di preghiera, di riflessione e di evangelizzazione. All'evento hanno partecipato oltre cento giovani di diverse comunità che condividono il carisma del Servizio di animazione e cooperazione missionaria, Jovenmision. Anche il Seminario maggiore di Maracaibo ha svolto iniziative di evangelizzazione e di fratellanza attraverso le attività sportive.
La Pastorale Giovanile dell’arcidiocesi di Maracaibo ha celebrato la 13ma Giornata Nazionale della Gioventù (JNJ) attraverso numerose attività che si sono svolte nelle parrocchie, secondo il motto scelto dalla Pastorale Giovenile del Venezuela: “Giovane venezuelano, Cristo vive e ti ama vivo!”, che era accompagnato dalla citazione biblica dell’annunciazione: “Perché nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).
Tutti i sacerdoti sono stati invitati a celebrare questa Giornata in ogni parrocchia durante l'Eucaristia domenicale del 16 febbraio, seguendo le indicazioni di un sussidio guida, affinché questa intenzione della Chiesa del Venezuela fosse presente nella liturgia e i fedeli fossero motivati a collaborare con la loro preghiera e una colletta speciale per il lavoro portato avanti dalla Pastorale Giovanile nel paese. La Giornata Nazionale della Gioventù è uno spazio dedicato ai giovani per l'ascolto, la riflessione, la condivisione di esperienze e momenti celebrativi. (SL) (Agenzia Fides 19/2/2020)

sabato 15 febbraio 2020

Agenzia Fides 14 febbraio 2020

AFRICA/CONGO RD - Nuovi massacri nell’Ituri, nell’indifferenza generale
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - Continuano, nell’indifferenza generale, i massacri nell’Ituri, nella provincia del Nord Kivu, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, attribuiti alle ADF (Forze Democratiche Alleate). Secondo quanto riferisce a Fides il Centro Studi per la Promozione della Pace, della Democrazia e dei Diritti dell’Uomo (CEPADHO), una Ong locale per la difesa dei diritti umani, tra il 7 e il 9 febbraio diversi civili sono stati massacrati, la maggior parte mentre si trovavano a coltivare i propri campi.
In particolare, il 7 febbraio 8 civili sono stati sgozzati da parte di uomini delle ADF nel villaggio di Sibe, nella località Makusa. L’8 febbraio altre 12 persone sono state uccise sempre in un villaggio nella stessa località, mentre altre 3 nel villaggio di Toko-Toko. Domenica 9 febbraio i terroristi hanno assalito il villaggio di Makeke dove hanno ucciso 3 donne e 4 uomini a colpi di machete. Uno degli assalitori era stato catturato dalla polizia. I suoi compagni hanno quindi assalito il posto di polizia, riuscendo infine a liberarlo. Altri 9 civili sono stati catturati e costretti a portare i beni depredati nel corso del raid.
A seguito di queste incursioni le popolazioni dei villaggi colpiti si sono rifugiate nella città di Beni. Si tratta di circa 20.000 famiglie per un totale di più di 200.000 sfollati, una parte dei quali ha trovato accoglienza presso familiari e amici, ma il restante è costretto ad accamparsi in ricoveri di fortuna. (L.M.) (Agenzia Fides 14/2/2020)
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ASIA/INDIA - La Chiesa rinnova il suo impegno per il dialogo per l'armonia sociale
 
Bangalore (Agenzia Fides) - La Chiesa in India è impegnata e continuerà ad impegnarsi a promuovere il dialogo e l'armonia sociale, anche e soprattutto nel mezzo di conflitti o crisi sociali e politiche: lo afferma il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay e Presidente della Conferenza dei Vescovi cattolici dell'India (CBCI), aprendo la 34a Assemblea plenaria della Conferenza episcopale, che si tiene ogni due anni.
L'incontro dei Vescovi, in corso dal 13 al 19 febbraio a Bangalore, è incentrato sul tema "Il dialogo, via alla verità e carità". "La Chiesa è sempre stata al servizio della società", ha ricordato il Cardinale, rimarcando la necessità del dialogo "nel mosaico di culture, lingue e diversità etniche" costitutive dell'India.  All'inizio di un nuovo decennio, la Chiesa cattolica in India ribadisce il suo impegno nel dialogo con tutti i gruppi e le componenti della società: questo include organismi civili, governo e organizzazioni non governative, comunità religiose, al fine di "creare un ambiente pacifico e armonioso dove possano vivere come veri cittadini dell'India, con tutte le sue ricchezze", ha rimarcato il Porporato. Il Cardinale ha assicurato che la Chiesa in India continuerà a "vivere i valori evangelici di pace, gioia e armonia, lavorando sempre per il bene dell'intera umanità".
"Metto nelle mani del Signore questa Assemblea plenaria e prego affinché i frutti delle decisioni possano ispirarci a continuare a costruire ponti, comprendendo il prossimo e camminando con lui, indipendentemente dalla sua casta, credo, etnia" ha ribadito.
L'Assemblea plenaria dei Vescovi si era soffermata su un simile tema 20 anni fa: la Chiesa indiana vuole dare ora nuovo slancio e vitalità a questo tema, rafforzando reti e istituzioni per migliorare il dialogo, ha spiegato il Cardinale. "La Chiesa in India è stata una pioniera nell'istruzione, nei servizi medici e sanitari, offrendo un prezioso contributo al progresso sociale. La Chiesa è sempre stata la luce del mondo e ha aiutato anche gli altri a testimoniare la stessa luce e verità. La Chiesa è sempre fedele a tali alti ideali", ha affermato.
Nei giorni di riunione, i partecipanti all'Assemblea si confrontano sul tema centrale, al fine di scoprire nuove strade per promuovere il dialogo e l'unità all'interno e all'esterno della comunità cristiana. Ad alcune sessioni assembleari sono invitati anche rappresentanti di altre religioni per condividere le loro opinioni e offrire il loro punto di vista.
Il Vescovo Joshua Mar Ignathios, Vicepresidente della CBCI e Segretario generale ad interim, ha confermato che "la Chiesa cattolica in India crede fermamente che il dialogo con diversi gruppi, religioni, entità etniche e culturali compresi tutti gli organismi civili, governativi e non, è necessario per creare un ambiente pacifico e armonioso affinché tutti possiamo vivere come autentici cittadini, depositari di dignità e diritti inalienabili".
La CBCI ha compiuto 75 anni, ed è una delle più grandi Conferenze episcopali al mondo. Include Vescovi da 174 diocesi, oltre 200 Vescovi attivi e 64 Vescovi emeriti. Attraverso le sue varie Commissioni, la Conferenza organizza servizi pastorali e sociali per i fedeli e per tutti i cittadini indiani, senza alcuna discriminazione, nel campo, dell'istruzione, dell'assistenza sociale, dell'assistenza sanitaria, dello sviluppo.
La Chiesa cattolica in India ha più di 60.000 sacerdoti e 90.000 suore. Gestisce inoltre più di 54.000 istituti di istruzione, che servono 60 milioni di studenti di diverse religioni, e oltre 20.000 ospedali, cliniche, dispensari e altri centri sanitari. (SD-PA) (Agenzia Fides 14/2/2020)
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ASIA/INDIA - Aiuti alle minoranze religiose e ai dalit dal governo dell'Orissa
 
Bhubaneswar (Agenzia Fides) - Il governo dello stato dell'Orissa, guidato dal Primo Ministro Shri Naveen Patnaik, ha stanziato 16 milioni di rupie indiane (oltre 200mila euro) come speciale contributo a istituzioni religiose e sociali delle minoranze religiose cristiane e musulmane presenti nello Stato, anche al fine di creare strutture per i pellegrini della comunità. Come appreso da Fides, i fondi saranno erogati dallo "Special Problem Fund", fondo statale dedicato a interventi in situazioni di particolare necessità.
Circa 60 rappresentanti della comunità cristiana e musulmana hanno incontrato il Primo Ministro Naveen Patnaik il 13 febbraio, esprimendo "gratitudine per il sostegno finanziario allo sviluppo delle minoranze", ha detto a Fides mons. Prasanna Pradhan, Vicario generale dell'Arcidiocesi di Cuttack-Bhuabaneswar, a nome della comunità cristiana dell'Orissa. A beneficiarne saranno diversi istituti musulmani e cristiani, tra i quali la comunità delle Missionarie della Carità. "Le suore di Madre Teresa sono grate a Naveen Patnaik per aver intitolato una strada a Madre Teresa il 4 settembre 2016. Nel nome della nostra santa, continueremo a offrire il nostro contributo all'umanità attraverso il servizio e la carità al prossimo" ha detto Rangina Kerketta, Superiora delle Missionarie della Carità a Bhubaneswar.
Il governo dell'Orissa ha emesso anche un altro provvedimento del governo che ha istituito una speciale Commissione per le classi svantaggiate, organismo dedicato all'opera specifica di trovare strade per la promozione sociale, economica e culturale delle popolazioni arretrate, dei poveri, dei fuoricasta, dei dalit che, secondo dati ufficiali, costituiscono il 54% della popolazione totale dello stato. La Commissione si occuperà di promuovere soprattutto il percorso di istruzione e la formazione professionale tra le fasce sociali più povere e deboli nello stato dell'Orissa. (PN-PA) (Agenzia Fides 14/2/2020)
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ASIA/SIRIA - Il Parlamento siriano riconosce e condanna il Genocidio armeno
 
Damasco (Agenzia Fides) – L’Assemblea del popolo siriano, nella seduta di giovedì 13 febbraio, ha approvato all’unanimità una risoluzione che riconosce come “Genocidio” la tragedia storica dei massacri di armeni perpetrati nella Penisola anatolica negli anni 1915-1916. “Il Parlamento” riferisce un comunicato diffuso dai media ufficiali siriani, “riconosce e condanna il Genocidio commesso contro gli Armeni dallo Stato ottomano all’inizio del XX secolo”.
Con il voto di ieri, la Siria diventa il primo Paese arabo a riconoscere ufficialmente, e ai massimi livelli istituzionali, la natura genocidaria delle persecuzioni pianificate scatenate 105 anni fa contro le popolazioni armene dei territori dell’attuale Turchia. La risoluzione dell’Assemblea del popolo siriano arriva dopo settimane di tensioni tra Ankara e Damasco, seguite agli scontri tra le forze militari dei due Paesi consumatesi nella provincia siriana nord-occidentale di Idlib, dove l’esercito governativo siriano sta assediando le ultime aree controllate da milizie islamiste.
Il riconoscimento del Genocidio armeno da parte della Siria ha provocato l’immediata reazione ufficiale della Turchia: Hamy Aksoy, portavoce del Ministero degli Esteri turco, ha pubblicato una dichiarazione durissima, in cui la risoluzione siriana di condanna del “cosiddetto genocidio” armeno viene bollata come “l'immagine dell'ipocrisia di un regime che da anni ha assecondato ogni tipo di carneficina nei confronti del proprio popolo, comprese quelle contro i bambini; un regime che ha causato la fuga di milioni di propri connazionali ed è rinomato per la sua spregiudicatezza nell'uso di armi chimiche”.
Il 4 marzo 2015, l'Assemblea del popolo siriano aveva già dedicato al Genocidio armeno una “sessione commemorativa”. L'iniziativa, promossa in particolare dalla parlamentare siriana cristiana Maria Saadeh, aveva visto il coinvolgimento dei membri dei Comitati parlamentari per le relazioni estere e la partecipazione dell'Ambasciatore della Repubblica di Armenia in Siria, Arshak Poladyan, che nel suo intervento aveva ricordato l’accoglienza ricevuta cento anni prima, proprio in Siria, dagli armeni che fuggivano dai massacri pianificati dal governo dei Giovani Turchi.
Di recente (vedi Fides 18/5/2019), un appello a ritornare in Siria e a ricostruire le proprie case devastate dal conflitto è stato rivolto dal Presidente Bashar Assad agli armeni siriani che negli anni del conflitto sono fuggiti dal Paese, trovando rifugio in Libano, in Armenia o in altri Paesi del Medio Oriente e dell’Occidente. L’esplicita richiesta di rimpatrio rivolta ai profughi armeni è stata espressa dal leader siriano in occasione del suo incontro con Aram I, il Catholicos armeno apostolico della Gran Casa di Cilicia, ricevuto a Damasco dal Presidente Assad martedì 14 maggio. In quella occasione, i media governativi siriani avevano riportato anche gli elogi rivolti in quella circostanza da Assad allo “spirito patriottico” dei siriani armeni, da lui definiti “cittadini esemplari”: il Presidente siriano aveva esaltato il contributo da loro offerto alla difesa dell'unità nazionale di fronte al tentativo di smembramento del Paese messi in atto da quella che Assad aveva definito come “barbarie terrorista”. Assad aveva anche paragonato la brutalità da lui attribuita a tale “barbarie terrorista” con la ferocia dei massacri commessi dagli ottomani contro il popolo armeno. (GV) (Agenzia Fides 14/2/2020)
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AMERICA/ARGENTINA - Liberiamoci dall’indifferenza e dal sensazionalismo mediatico, guardiamo la realtà angosciante degli indigeni
 
Buenos Aires (Agenzia Fides) – Un invito a guardare, alla luce dell’Esortazione apostolica Querida Amazonia appena pubblicata, “la realtà angosciante che vivono i popoli e le comunità indigene e anche creole del Chaco argentino, per la denutrizione e morte dei bambini, la mancanza di acqua potabile e altri flagelli”, è stato lanciato dalla Commissione episcopale di Pastorale aborigena della Conferenza episcopale argentina.
Nel messaggio, pervenuto all’Agenzia Fides, che porta la data odierna ed è firmato da Mons. Luis Scozzina, Vescovo di Oran; Mons. Juan José Chaparro, Vescovo di Bariloche, e da Mons. Ángel José Macin, Vescovo di Reconquista, i Vescovi affermano: “Non possiamo dare risposte immediate alle urgenze sociali e sanitarie che molte comunità vivono, ma assumere una attitudine misericordiosa che ci liberi dall’indifferenza e dal sensazionalismo mediatico e ci renda solidali con le sofferenze dei più dimenticati”.
Citando le parole di Papa Francesco nell’Esortazione Querida Amazonia sulla situazione dei popoli aborigeni, la Commissione episcopale ammonisce: “Una società che non è in grado di prendersi cura dei bambini e dei gruppi più vulnerabili corre seri rischi di implosione e morte. Non possiamo ipotecare il futuro né lasciare che ci rubino la speranza”. Nella conclusione del messaggio, i Vescovi ribadiscono la necessità di ascoltare il grido delle comunità indigene, che interpella la Chiesa e la società, e chiama a dialogare con le organizzazioni della società civile, con il governo locale, provinciale e nazionale, allo scopo di intraprendere azioni concrete che modifichino la tragica realtà attuale. (SL) (Agenzia Fides 14/2/2020)
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AMERICA/MESSICO - Un “continente in uscita”: Seminario dei Missiologi, Assemblea continentale delle POM e lancio del CAM 6
 
Città del Messico (Agenzia Fides) – Tre importanti avvenimenti si svolgono in questi giorni a Città del Messico, che riguardano la conversione pastorale e missionaria della Chiesa nel continente americano nella prospettiva della Evangelii Gaudium di Papa Francesco. Il primo, che si apre oggi, è destinato ai missiologi. Dal 14 al 16 febbraio si tiene infatti il Seminario continentale dei Missiologi, che ha lo scopo di innescare una riflessione accademica sul contenuto e sulla metodologia dell'insegnamento della teologia e della missiologia in America. Questo spazio di studio, riflessione e discussione, sotto il titolo “Tras-formarsi per Con-formare una chiesa in Uscita”, cercherà di rispondere alle attuali sfide della missione ad gentes, offrendo un contributo alla maturazione missionaria delle comunità, dei pastori e delle istituzioni continentali.
Domenica 16 febbraio, nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, avrà luogo la celebrazione per il lancio ufficiale del cammino verso il VI Congresso Missionario Americano (CAM6), che si terrà a Porto Rico nel 2023. La Messa sarà presieduta dall’Arcivescovo Sua Ecc. Mons. Giampietro Dal Toso, Segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie (POM). Sarà concelebrata da numerosi Vescovi e sacerdoti, oltre che dai Direttori nazionali delle POM di tutta l’America, che dal giorno seguente, 17 febbraio e fino al 20 daranno vita all'Assemblea continentale delle POM. Si prevede la partecipazione dei rappresentanti di 23 nazioni americane. In questo contesto, particolare attenzione sarà data al contributo delle POM all’evangelizzazione dei giovani, nella prospettiva del recente Sinodo dei Vescovi sui giovani, e alla situazione sociopolitica di ogni paese in chiave missionaria.
(CE) (Agenzia Fides 14/02/2020)
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AFRICA/BURKINA FASO - Nomina del Rettore del Seminario filosofico “Santi Pietro e Paolo” a Ouagadougou
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 25 aprile 2019 ha nominato Rettore del Seminario maggiore filosofico interdiocesano “Santi Pietro e Paolo” nell’arcidiocesi di Ouagadougou, in Burkina Faso, il rev. Guy Mukasa Sanon, del clero arcidiocesano di Bobo-Dioulasso.
Il nuovo Rettore è nato il 14 settembre 1968 a Toussiana (Burkina Faso) ed è stato ordinato sacerdote nel 1996. Si è formato presso il Seminario minore di Nasso (Bobo-Dioulasso), il Seminario maggiore “Saint Jean” (Ouagadougou) e il Seminario maggiore di Koumi. Ha conseguito la laurea in Filosofia all’Université Catholique de l’Afrique de l’Ouest (Abidjan, Costa d’Avorio) ed il dottorato in Filosofia e Lettere all’Università Cattolica di Lovanio (Belgio). Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato vicario parrocchiale, parroco della Cattedrale di Bobo-Dioulasso, formatore al Seminario minore di Nasso, professore e formatore nel Seminario di cui è stato nominato Rettore. (SL) (Agenzia Fides 14/2/2020)
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Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...