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giovedì 12 marzo 2020

Agenzia Fides 12 marzo 2020

 
EUROPA/ITALIA - Don Ángel Fernández Artime confermato Rettor Maggiore dei Salesiani
 
Roma (Agenzia Fides) – Il 28° Capitolo generale della Congregazione Salesiana, ha rinnovato a Don Ángel Fernández Artime il mandato di Rettor Maggiore, per il sessennio 2020-2026. L’elezione è avvenuta al primo scrutinio, come informa la nota di Ans inviata all’Agenzia Fides. Don Ángel Fernández Artime, 59 anni, è nato il 21 agosto 1960 a Gozón-Luanco, nelle Asturie, Spagna; ha emesso la sua prima professione il 3 settembre 1978, i voti perpetui il 17 giugno 1984 a Santiago de Compostela ed è stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1987 a León. Ha conseguito la Laurea in Teologia Pastorale e la Licenza in Filosofia e Pedagogia. È stato Delegato di Pastorale giovanile, Direttore della scuola di Ourense, membro del Consiglio e Vicario ispettoriale e, dal 2000 al 2006, Ispettore. È stato membro della commissione tecnica che ha preparato il Capitolo Generale 26. Nel 2009 è stato nominato Ispettore dell’Argentina Sud, e grazie a tale incarico ha anche avuto modo di conoscere e collaborare personalmente con l’allora arcivescovo di Buenos Aires, card. Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco. Nel dicembre 2013 venne nominato Superiore dell’Ispettoria “Spagna-Maria Ausiliatrice” – incarico che tuttavia non ha mai svolto perché prima di essere insediato come Ispettore è stato eletto dal 27° Capitolo Generale come Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana. Era il 25 marzo 2014. (SL) (Agenzia Fides 12/03/2020)
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AFRICA/CONGO RD - Gravemente ferito un sacerdote nell’est del Paese
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – Gravemente ferito p, Guy-Robert Mandro, parroco di Fataki, nel territorio di Djugu, nell’Ituri, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. L’aggressione è avvenuta il 10 marzo lunga la strada che conduce a Kondoni, un villaggio non lontano dalla sua parrocchia, dove il sacerdote si stava recando in moto per verificare la situazione della sicurezza nella zona, dopo che il giorno prima erano giunte segnalazioni sulla presenza di uomini armati. Secondo i testimoni, almeno due persone, incluso il parroco, sono state gravemente ferite a colpi di machete da un gruppo di uomini identificati come appartenenti al CODECO (Coalizione dei democratici congolesi), uno dei diversi movimenti armati che agiscono nell’area.
P. Mandro è comunque riuscito a fuggire con diverse ferite da machete nella parte posteriore del corpo, sulla testa e con tre dita amputate. A causa delle gravi condizioni, il sacerdote è stato trasferito da un elicottero della MONUSCO (Missione ONU nella Repubblica Democratica del Congo) da Fataki a Bunia per ricevere un trattamento sanitario adeguato. In una dichiarazione ufficiale, la diocesi di Bunia ha condannato l’attacco e chiede alle autorità competenti di indagare sulla questione in modo che gli autori di questi atti vengano trovati e consegnati alla giustizia. (L.M.) (Agenzia Fides 12/3/2020)
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ASIA/SRI LANKA - La Chiesa chiede un'indagine trasparente sugli attacchi di Pasqua
 
Colombo (Agenzi Fides) - Una indagine seria e trasparente su mandanti ed esecutori della "strage di Pasqua", l'attacco terroristico che nel 2019 ha ucciso oltre 250 persone in Sri Lanka: lo chiede la Chiesa cattolica che, tramite il suo rappresentante più autorevole, il cardinale Malcolm Ranjith, Arcivescovo di Colombo, ha ricordato alle istituzioni l'impegno urgente  e approfondito per capire "come siano avvenuti gli attentati il ​​21 aprile 2019 e chi abbia aiutato gli aggressori".
"Non esiteremo a scendere in strada per salvaguardare i diritti della nostra gente", ha detto il cardinale parlando a Ragama, nel nord di Colombo. Nonostante l'indagine avviata da Maithripala Sirisena, predecessore del presidente Gotabaya Rajapaksa, "il procedimento appare ora privo di trasparenza", ha detto. “Alcuni elementi che devono emergere vengono nascosti: chi era responsabile? chi ha aiutati i terroristi e che ha mantenuto i contatti con loro?” ha notato.
A febbraio, il governo dello Sri Lanka ha nominato uno speciale team di sei membri per aiutare la polizia a raccogliere informazioni e ad accelerare un'indagine presidenziale sul devastante attacco. Il presidente Rajapaksa ha annunciato di "accelerare le indagini in corso sull'attacco" che si sono rivelate cruciali nella sua vittoria elettorale del novembre scorso. Rajapaksa, infatti, ha più volte citato l'attacco terroristico della domenica di Pasqua, durante la campagna elettorale, per presentarsi o come "leader capace di fermare il terrorismo".
Rajapaksa ha vinto le elezioni, trionfando il suo rivale Sajith Premadasa con un margine di oltre 1,3 milioni di voti (il 52,25% dei voti contro il 41,99% del rivale più vicino).
Il precedente governo guidato da Maithripala Sirisena e Ranil Wickremesinghe è stato incolpato della sua incapacità di prevenire gli attacchi, nonostante informazioni di intelligence avevano messo in guardia su potenziali imminenti attentati.
Nove attentatori suicidi appartenenti al gruppo estremista islamista locale "National Thawheed Jamaat" (NTJ) legato all'ISIS hanno effettuato una serie di esplosioni devastanti che hanno colpito tre chiese e altrettanti hotel di lusso nella domenica di Pasqua, uccidendo 258 persone tra cui alcuni cittadini stranieri. (SD-PA) (Agenzia Fides 12/3/220)
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ASIA/TURCHIA - Patriarcato ecumenico: preghiera, scienza e rispetto delle regole sanitarie per superare la pandemia
 
Istanbul (Agenzia Fides) – «La nostra Chiesa ha avuto ed ha rispetto per la scienza medica», e in merito all’emergenza rappresentata dalla pandemia del Coronavirus «esorta tutti i fedeli a rispettare sia le direttive dell'Organizzazione mondiale della sanità sia le raccomandazioni e le disposizioni legali dei singoli Stati». Sono queste alcune delle indicazioni contenute nel comunicato pubblicato dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, a conclusione della sessione del Santo Sinodo riunitosi mercoledì 11 marzo presso la sede patriarcale del Fanar, sotto la presidenza del Patriarca ecumenico Bartolomeo, anche allo scopo di fornire indicazioni pratiche e pastorali in merito all’emergenza sanitaria globale rappresentata dalla diffusione dei contagi del virus Covid-19. «La Grande Chiesa di Cristo» si legge nel comunicato diffuso dai canali ufficiali del Patriarcato «sa per esperienza che la divina Comunione è un " farmaco per l'immortalità", e questo permane tutt’ora nella dottrina ortodossa sulla Santa Eucaristia». Inoltre, «va da sé che la fede in Dio, come trascendimento e non come abolizione della logica umana, così come la preghiera, potenziano il combattimento spirituale del cristianesimo. Di conseguenza, la Chiesa Madre di Costantinopoli esorta i suoi figli spirituali in tutto il mondo a intensificare le loro preghiere, affinché questa prova del tempo presente possa essere superata, grazie all’aiuto e alla luce donati da Dio». (GV) (Agenzia Fides 12/3/2020)
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AMERICA/COLOMBIA - I Vescovi della regione bolivariana: il servizio ai migranti sia impegno comunitario di incontro con Gesù
 
Bogotà (Agenzia Fides) – L’Arcivescovo di Maracaibo e Presidente della Conferenza Episcopale del Venezuela, Mons. José Luis Azuaje, ha presieduto la concelebrazione eucaristica di apertura dell'incontro delle Conferenze episcopali della regione bolivariana, che si è svolto ieri, 11 marzo, a Bogotà, convocato dal CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano). All'incontro hanno partecipato i rappresentanti degli Episcopati di Bolivia, Ecuador, Venezuela, Colombia, oltre che la Presidenza del CELAM e altri ospiti, per riflettere sulla crisi migratoria nella regione (vedi Fides 10/3/2020).
Secondo le informazioni diffuse dal CELAM, pervenute all’Agenzia Fides, nella sua omelia l’Arcivescovo ha evidenziato, alla luce della Sacra Scrittura e del tempo di Quaresima, che la vita ci presenta sempre diverse strade che diventano per noi opzioni. Ogni essere umano ha la libertà di scegliere un sentiero o un altro da seguire, con le conseguenze che ciò comporta. Riguardo al servizio della Chiesa a favore dei migranti, in cui si servono persone che non conosciamo e di cui ignoriamo completamente le opinioni, ha sottolineato l’importanza di servire in modo disinteressato, del tutto estraneo alla ricerca del potere o al riconoscimento degli altri. Ha quindi invocato la protezione di Dio perché continui ad aiutare i suoi discepoli perché l’amore nel servizio di accoglienza e di aiuto ai migranti, sia vissuto come impegno comunitario di incontro quotidiano con Gesù attraverso il contatto con coloro che soffrono.
Il dottore in Teologia ed esperto del CELAM, Rafael Luciani, ha quindi presentato la sua analisi sulla crisi sociopolitica in Venezuela e la conseguente crisi migratoria che ha assunto dimensioni regionali. Tra le trasformazioni sociopolitiche del paese ha messo in evidenza una concezione egemonica del potere, che vuole imporre un progetto personalista, e vuole mantenersi al potere con rielezioni indefinite. Ha poi citato l’imposizione di un pensiero unico attraverso l’educazione della gente e la discriminazione dei dissidenti. La riforma presidenziale del sistema politico venezuelano verso il cosiddetto Socialismo del XXI secolo è l’espressione di questa nuova forma totalitaria di esercitare pseudo-legalmente la politica.
Durante la giornata è stato anche eletto il nuovo Segretario esecutivo della Red Clamor, la Rete ecclesiale latinoamericana che si occupa di migranti, sfollati, rifugiati e tratta di persone, nella persona di lvy Monzant. Attualmente la Red Clamor è organizzata in una assemblea generale, una segreteria esecutiva e tre commissioni di lavoro, al fine di coordinare e articolare il lavoro pastorale svolto dalle diverse organizzazioni della Chiesa cattolica in America latina e nei Caraibi. Vuole essere il volto di una Chiesa Samaritana che, mossa dalla misericordia di Dio, esce per andare incontro ai fratelli migranti, riconoscendo in loro il volto di Cristo. (SL) (Agenzia Fides 12/03/2020)
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AMERICA/VENEZUELA - Preparando l'Assemblea Pastorale nazionale: una Chiesa impegnata anche nel sociale
 
San Fernando (Agenzia Fides) – La diocesi di San Fernando de Apure ha tenuto sabato 7 marzo 2020 l'Assemblea pastorale diocesana, in preparazione alla II Assemblea Pastorale Nazionale (ANP) che si terrà dal 3 al 5 luglio 2020. Con la partecipazione dei vari gruppi pastorali che danno vita alla diocesi, sono stati raccolti i contributi delle parrocchie e delle aree pastorali, "non per rimanere alle belle parole, ma per proiettarci nel lavoro vero", ha detto Mons. Alfredo. Torres, Vescovo di San Fernando de Apure, nel suo intervento all'apertura all'assemblea. "Incoraggiati dalla II ANP, celebriamo questa Assemblea pastorale diocesana per promuovere il lavoro che, nel corso della storia, si è sviluppato e manifestato a poco a poco in ogni comunità" ha affermato il Vicario diocesano di Pastoral, Pbro. Eliomar Valera.
Dopo la preghiera con cui è iniziata la giornata, p. Juan Bautista Ricaurte ha presentato la sintesi delle conclusioni delle assemblee pastorali zonali. Quindi è stato affrontato l'argomento "Sinodalità nella Chiesa" presentato da Carmen Hernández, e "Il significato della Chiesa missionaria con le porte aperte, una Chiesa in uscita", esposto da p. Eduard Rueda, direttore del dipartimento delle missioni.
Successivamente, sono stati organizzati gruppi di lavoro per condividere i contributi e le riflessioni che saranno presentate all'Assemblea pastorale nazionale e, alla fine, sono state annunciate le persone che parteciperanno all'Assemblea provinciale, passo successivo verso la II ANP. Sono stati presentate anche le attività pastorali intorno alla Causa di Beatificazione del Venerabile Servo di Dio Dr. José Gregorio Hernández.
San Fernado de Apure è una città del Venezuela capitale dello stato di Apure. La città, al centro della regione dei "Llanos", ha una popolazione di 175.000 abitanti. La popolazione di questa zona condivide la difficile situazione socio politica che da tempo vive il paese, tuttavia la Chiesa in questa regione si impegna sempre di più nella solidarietà con i più deboli. Solo pochi giorni fa, nella capitale, la popolazione è scesa per strada per manifestare ancora una volta chiedendo di rispettare i diritti del popolo e di riprendere la strada verso un cambiamento della politica democratica del paese; così ha detto il Presidente della Conferenza Episcopale in un comunicato del 10 marzo.
"Dobbiamo cercare di creare spazi per il dialogo senza violenza, la violenza ci porta alla distruzione del tessuto sociale" ha detto Mons. Azuaje, il quale ha sottolineato che "il deterioramento della qualità della vita, che ci ha portato a vivere senza elettricità, senza acqua, senza equo compenso, senza benzina, senza pace, senza famiglia; sono, tra l'altro, aree di instabilità sociale e la maggiore povertà".
(CE) (Agenzia Fides, 12/03/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Più consapevolezza per la tutela della terra: un documento dei Vescovi
 
Port Moresby (Agenzia Fides) – “La terra appartiene a te e tu appartieni alla terra”: così mons. Francesco Panfilo, sdb, Arcivescovo di Rabaul, ha presentato il documento "Just Land Agreement", realizzato dalla Conferenza Episcopale di Papauna Nuova Guinea e ISole Salomone. Il documento focalizza diverse questioni pertinenti alla giustizia e al trattamento delle persone negli accordi commerciali che coinvolgono terreni della Papua, spesso dai in concessione a aziende straniere per sfruttarne le risorse.
“Ci siamo resi conto che bisogna accompagnare e guidare i proprietari terrieri a una sana e giusta gestione delle loro terre e così abbiamo avuto l’idea di scrivere queste linee guida”, ha detto l'Arcivescovo presentando il testo.
Mons. Panfilo ha anche parlato del suo coinvolgimento nel progetto "Sigite Mukuts", che riguarda l'estrazione dell’olio di palma nell'area di West Pomio, gestito dalla "Gilford Limited", filiale della multinazionale malese Rimbunan Hijau (RH). Il progetto ha avuto un forte impatto sull'ambiente e sulle popolazioni indigene locali, che hanno lanciato una richiesta di aiuto. L’arcivescovo ha ricordato che quelle stesse persone nel 2015 gli chiesero di intervenire per difendere i loro diritti, per essere "voce dei senza voce".
“Sono stati affittati 5,5 milioni di ettari di terra da entità nazionali ed estere nell'ambito del contratto speciale di locazione aziendale agricola (SABL) e la maggior parte di questa terra è ora nelle mani di stranieri”, ha aggiunto.
“Nel distretto di Pomio la questione sta minando la serenità e l’unione delle famiglie”, ha spiegato l’Arcivescovo di Rabaul. “Gli uomini lavorano per le compagnie straniere mentre le donne sono contrariate a causa dei danni apportati alle acque dei fiumi che iniziavano ad inquinarsi”.
Il nuovo documento è stato illustrato a un'assemblea di attivisti e operatori pastorali che includeva tra gli altri, mons. Francis Meli, vescovo di Vanimo, insegnanti di diverse scuole e altri professionisti laici. Nel concludere il discorso, l'Arcivescovo Panfilo ha esortato tutti a "prendersi cura della nostra casa comune" affermando che "non è troppo tardi perché le persone stipulino accordi basati sulla giustizia, garantendo la tutela dell’ambiente oltre ad una distribuzione equa dei benefici".
(AP) (12/3/2020 Agenzia Fides)
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EUROPA/LETTONIA - Nomina del primo Direttore nazionale delle POM, d. Richard Rasnacis
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 10 gennaio 2020 ha nominato primo Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Lettonia, per il quinquennio 2020/2025, il rev. Richard Rasnacis, del clero dell’arcidiocesi di Riga.
Il nuovo Direttore nazionale ha 46 anni ed è sacerdote da 20. E’ stato parroco in sei parrocchie, cappellano dell’orfanotrofio, della “Fratellanza delle famiglie di Cana” ed ha promosso l’Adorazione perpetua. Ha promosso l’unità della Chiesa, coltivando rapporti con rappresentanti di diverse denominazioni cristiane. Ha partecipato all’organizzazione della Giornata nazionale della Gioventù e della Giornata mondiale della Gioventù. Nel 2014 ha seguito in Vaticano il progetto per l’attuazione della Evangelii Gaudium. E’ impegnato nell’evangelizzazione usando le nuove tecnologie (fotografia, video…). (SL) (Agenzia Fides 12/03/2020)
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AFRICA/GABON - Dimissioni dell’Arcivescovo Metropolita di Libreville e nomina del nuovo Arcivescovo
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Libreville (Gabon), presentata da S.E. Mons. Basile Mvé Engone, S.D.B. Contemporaneamente ha nominato nuovo Arcivescovo Metropolita di Libreville S.E. Mons. Jean-Patrick Iba-Ba, finora Vescovo di Franceville. (SL) (Agenzia Fides 12/03/2020)

mercoledì 19 febbraio 2020

Agenzia Fides 19 febbraio 2020

AFRICA/NIGERIA - Liberato p. Oboh, il prete nigeriano rapito la scorsa settimana
 
Abuja (Agenzia Fides) - È stato liberato nella serata di ieri, 18 febbraio, P. Nicholas Oboh, il prete nigeriano rapito la scorsa settimana nella regione sud-occidentale della Nigeria (vedi Fides 15/2/2020). “Sono lieto di informarvi che il nostro sacerdote rapito giovedì scorso, P. Nicolas Oboh, ha riguadagnato la sua libertà" ha detto un portavoce della diocesi di Uromi in un messaggio trasmesso via WhatsApp il 18 febbraio. “È stato rilasciato stasera" ha detto il portavoce. “Molte grazie per le vostre preghiere”.
Il rapimento di p. Oboh è l'ultimo di una serie di rapimenti e uccisioni in Nigeria di cattolici e di appartenenti ad altre confessioni cristiane. All'inizio di questa settimana, nello Stato di Borno un gruppo di militanti islamisti ha assalito alcuni veicoli, dandoli alle fiamme, uccidendo 30 persone, tra cui una madre incinta e il suo bambino. L'attacco ha anche distrutto 18 veicoli pieni di scorte di cibo per la regione.
Ricordiamo inoltre i quattro seminaristi rapiti dal seminario maggiore del Buon Pastore di Kakau, nello Stato di Kaduna, nel nord-ovest della Nigeria, da uomini armati nella notte dell'8 gennaio (vedi Fides 13/1/2020). Il più giovane di questi, Michael Nnadi (18 anni), è stato ucciso mentre gli altri tre sono stati liberati (vedi Fides 3/2/2020), ma uno si trova in ospedale in condizioni critiche per le ferite subite. (L.M.) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - La diocesi di Yopougon impegna i suoi sacerdoti a combattere la violenza e gli abusi sessuali
 
Abidjan (Agenzia Fides) - Impegnare i propri sacerdoti nella lotta della Chiesa universale contro gli abusi sessuali e a favore della protezione dei minori e delle persone vulnerabili. È l’obiettivo che si è dato Sua Ecc. Mons. Jean Salomon Lézoutié, Vescovo di Yopougon in Costa d'Avorio, che ha organizzato un corso di formazione sull'argomento per sacerdoti diocesani e religiosi, svoltosi il 13 febbraio.
Il corso si è tenuto presso il Centro Mons. Alexandre Chapoulie, ed è stato organizzato dal Centro per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili dell’Istituto Cattolico Missionario (ICMA). Secondo p. Donatien Lolo, Vicario episcopale responsabile del clero diocesano, il corso di formazione “ci invita a raddoppiare la vigilanza e ad accrescere la prudenza nell'accompagnare i bambini e persino gli adulti, perché dobbiamo ricordare che rischiamo di distruggere le vite con gesti e comportamenti inappropriati e indelicati”. Ha poi aggiunto che “la formazione è un mezzo molto efficace per prevenire e combattere queste tristi pratiche che deturpano la Chiesa”.
Al termine del corso, seguendo la logica di "tolleranza zero" di Papa Francesco e della Chiesa universale per la prevenzione e la gestione in modo trasparente e rigoroso dei casi di abuso sessuale di minori o sulle persone vulnerabili, la diocesi di Yopougon ha adottato alcune misure che includono, tra le altre cose, l'offerta agli operatori pastorali di un codice di condotta contro l'abuso sessuale e per la protezione di minori e persone vulnerabili, elaborato dalla Conferenza Episcopale della Costa d'Avorio la cui convalida è in attesa di approvazione da parte della Santa Sede. Verranno inoltre creati nei prossimi giorni degli uffici di segnalazione per il sostegno sia delle vittima che del sacerdote accusato. Verranno infine aumentati i corsi di formazione e sensibilizzazione affinché tutti siano coinvolti in questa lotta. (S.S.) (Agenzia Fides 19/2/2020)

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ASIA/MALAYSIA - Pace, amore e fede: pietre angolari di una società armoniosa
 
Kuching (agenzia Fides) - La Chiesa cattolica nello stato del Sarawak, parte del Borneo malaysiano, è costantemente impegnata a promuovere l'armonia interreligiosa nella società. Come appreso dall'Agenzia Fides, nei giorni scorsi l'Arcivescovo di Kuching, Simon Poh, e don Felix Au, della diocesi di Kuching, in Sarawak, hanno partecipato come delegati al 12° Forum multireligioso annuale presso l'Islamic Information Center. Giunto alla sua 12a edizione, il Forum rappresenta un'occasione di scambio e di confronto importante per affrontare questioni e preoccupazioni esistenti nelle diverse comunità di fede in Malaysia. Quest'anno i rappresentanti di varie comunità religiose della regione si sono riuniti confrontandosi su di un tema che li ha visti tutti coinvolti: "Pace, amore e fede: pietre angolari di una società armoniosa".
Don Felix Au ha spiegato ai presenti la prospettiva di un cristiano e ha toccato l'importanza di amare Dio e il prossimo, per portare il "frutto dell'amore" che è la pace. "Amare Dio è il primo e il più grande di tutti i comandamenti" ha detto. "L'espressione pratica di amare Dio è strettamente connessa con l'altro grande comandamento: amare il prossimo come te stesso" ha rimarcato il sacerdote. Don Au ha anche fatto riferimento alla parabola del Buon samaritano, applicandola al contesto della Malaysia e auspicando che ogni cittadino "possa essere aperto, umile e rispettoso verso gli altri fratelli e sorelle". "L'obiettivo del dialogo religioso - ha detto - non è 'avere la meglio in una discussione' o convertire l'interlocutore, ma di arrivare insieme alla pace, alla comprensione e al maggiore rispetto reciproco".
Il leader Desmond Tan, rappresentante del Taoismo, ha condiviso il suo pensiero, rimarcando "l'importanza di creare armonia con la natura", mentre Gurdial Singh, in rappresentanza della religione sikh ha affermato che "coltivare l'amore in se stessi e l'amore per Dio sono le chiavi per raggiungere la pace". Il Forum ha anche accolto le opinioni dei rappresentanti di fede Baha’i e di Wan Muhammad Mujahid Bin Wan Alwi, che ha parlato della prospettiva islamica.
I leader presenti hanno concordato sul fatto che l'atmosfera di comprensione e unità, a livello culturale e religioso, che si vive negli stati del Borneo malaysiano (Sabah e Sarawak) può essere un buon esempio per la società della Malaysia peninsulare. E' importante anche che le autorità civili promuovano politiche e una prassi sociale di integrazione nella gestione della religione e delle relazioni interetniche nel paese, hanno affermato. Un aspetto importante, al fine di tutelare sempre l'armonia interreligiosa, è individuare e svelare se alcune questioni religiose sono manipolate da individui con una agenda personale o in cerca di consenso elettorale. I cittadini malaysiani sono chiamati a riconoscere queste trappole e a tenere alto il livello di tolleranza, rispetto e fiducia verso altre persone, di fede, cultura o etnia differente, continuando a cercare la comprensione reciproca per combattere idee estremiste e radicali. E' stato questo l'appello conclusivo lanciato dai delegati presenti.
La Malaysia è un paese multietnico, multiculturale e multi-religioso. La sua popolazione è composta da quasi 32 milioni di persone, di cui oltre il 60% sono musulmani etnici Maaya. I cattolici rappresentano il 4% della popolazione. (SD-PA) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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ASIA/AFGHANISTAN - Scuola per i bambini Down: la missione delle suore a Kabul
 
Kabul (Agenzia Fides) - “L’operato delle suore a Kabul continua in maniera instancabile. Sappiamo che tra qualche giorno dovrebbe ricominciare l’anno scolastico con circa un mese di ritardo. Al ritorno dalle vacanze invernali, infatti, la neve e il freddo avevano congelato le tubature per l’erogazione dell’acqua, ma ora il problema sembra essere stato risolto. Attualmente, le nostre tre suore si occupano dell’istruzione di circa quaranta bambini affetti da sindrome di Down. Gli studenti sono distribuiti in 4 aule, guidati da insegnanti locali. Le lezioni iniziano al mattino, intorno alle 8 e terminano il pomeriggio verso le 16”. E’ quanto racconta all’Agenzia Fides padre Matteo Sanavio, sacerdote della Congregazione dei padri Rogazionisti e referente dell’Associazione "Pro Bambini di Kabul". Si tratta di una realtà intercongregazionale (che accoglie, cioè, religiose di diversi Ordini) nata su iniziativa del sacerdote Guanelliano p. Giancarlo Pravettoni per rispondere alla richiesta di Giovanni Paolo II che, nel discorso di Natale del 2001, lancio un appello al mondo per salvare i bambini afghani.
“Le suore sono supportate in tutto dall’Associazione, che vive quasi esclusivamente di donazioni. Fino allo scorso anno avevamo dubbi sul fatto che potessimo continuare questo servizio nel 2020, ma abbiamo organizzato raccolte e cercato nuovi sostenitori. La Provvidenza dimostra sempre di non abbandonarci”, spiega p. Sanavio, che aggiunge: “Tutto sommato adesso la situazione è abbastanza tranquilla, non abbiamo notizie di disordini a Kabul. Il problema più grande resta quello di garantire un ricambio tra le religiose presenti nella scuola: a novembre erano rimaste in due e la situazione era piuttosto precaria, ma poi siamo riusciti a garantire nuovamente la presenza di tre sorelle”. Nel reperire le religiose, che giungono per un periodo di missione, vi è la necessità di suore che abbiano una cultura vicina a quella afghana o che, per lo meno, conoscano la lingua araba. Soprattutto bisogna trovare suore disposte a trascorrere due o tre anni della propria vita compiendo grandi sacrifici, in condizioni precarie.
In Afghanistan, dove l’Islam è riconosciuto come religione di Stato, la presenza cattolica fu ammessa all'inizio del Novecento come semplice assistenza spirituale all’interno dell’Ambasciata italiana a Kabul, con il primo sacerdote Barnabita. Nel 2002 è stata creata la “Missio sui iuris” da Giovanni Paolo II. Oggi la missione cattolica continua ad aver base nella struttura diplomatica ed è affidata al Barnabita padre Giovanni Scalese. Nella capitale afghana sono operative, inoltre, le suore Missionarie della Carità. (LF-PA) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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ASIA/IRAQ - Gli Emirati Arabi (con patrocinio Unesco) finanziano la ricostruzione della chiesa di San Tommaso a Mosul
 
Mosul (Agenzia Fides) – Inizieranno entro aprile i lavori di ricostruzione e restauro della chiesa di San Tommaso a Mosul, devastata - ma non completamente distrutta - nel tempo in cui la metropoli irachena era sotto il controllo dei jihadisti dell’auto-proclamato Stato Islamico. La ricostruzione del luogo di culto cristiano, appartenente alla Chiesa siro–cattolica, viene presentata anche da commentatori locali come un segno della rinascita di Mosul: a sostenere l’opera di restauro sarà l’Unesco, grazie soprattutto a un cospicuo finanziamento fornito dagli Emirati Arabi Uniti.
Il progetto fa parte dell’iniziativa “Revive the spirit of Mosul”, lanciata nel 2018 e volta a raccogliere fondi per ricostruire monumenti e luoghi di culto che simboleggiano l’identità plurale, multietnica e multireligiosa della città nord-irachena, e che hanno subito gravi danni durante l’occupazione jihadista. Il programma di restauri ha ricevuto dalle autorità degli Emirati Arabi Uniti un finanziamento di 50 milioni di dollari.
Durante l’occupazione jihadista e nelle fasi di conflitto terminate nel dicembre 2017 con la riconquista di Mosul da parte delle forze armate irachene, la chiesa di San Tommaso aveva subito gravi danni alle mura esterne e al colonnato interno che separa le navate. La portata simbolica del restauro della chiesa di San Tommaso è stata sottolineata in un comunicato dell’Unesco, che descrive il luogo di culto cristiano come un emblema della storia di Mosul, che in passato è stata "crocevia di culture e rifugio tranquillo per diverse comunità religiose nel corso dei secoli". La chiesa si trova nella parte storica della città, sulla sponda orientale del fiume Tigri, ed è stata costruita nel 1859.
Dopo gli anni dell’occupazione jihadista di Mosul, e a più di un anno e mezzo dalla sua liberazione, proprio la chiesa di San Tommaso, ancora ingombra di macerie, ha ospitato giovedì 28 febbraio 2019 una “Messa per la pace” (nella foto) che ha registrato anche la presenza di musulmani e di membri di minoranze non cristiane, nel segno dell’auspicata riconciliazione tra le diverse componenti della popolazione locale. La liturgia eucaristica, come riferito dall’Agenzia Fides (vedi Fides 1/3/2019), fu celebrata dall’Arcivescovo siro cattolico Boutros Moshi, e vide la partecipazione dell’Arcivescovo caldeo Najib Mikhail Moussa OP, insieme a diverse suore, sacerdoti, rappresentanti delle organizzazioni della società civile e gruppi di musulmani, yazudi, shabak, curdi e turkmeni.
Quella liturgia eucaristica rappresentò un passaggio importante del progetto sostenuto dall’Associazione Italiana "Un Ponte Per…", progetto volto a sostenere iniziative e processi di riconciliazione tra le diverse componenti della popolazione e il superamento delle ferite, dei risentimenti e dei sospetti lasciati in eredità dal conflitto.
Nella cornice dell’iniziativa “revive the spirit of Mosul” sono già iniziati anche i lavori di restauro della grande moschea di al Nuri. Il 5 luglio 2014, Abu Bakr al Baghdadi pronunciò la sua prima allocuzione dopo essere stato proclamato “Califfo” dello Stato islamico.
Intanto, domenica 16 febbraio, Najm al-Jubouri, governatore della Provincia irachena di Ninive, ha riferito che negli ultimi tempi sono state 79 le famiglie cristiane ritornate alle proprie case nella Piana di Ninive, da dove erano dovute fuggire precipitosamente nel giugno 2014 davanti all’avanzata delle milizie jihadiste di Daesh. Al Jubouri ha ribadito che il ritorno degli sfollati nelle loro aree di tradizionale insediamento rappresenta una priorità per le autorità locali irachene. Nondimeno, diverse ricerche e indagini sui processi di contro-esodo concordano nel riferire che rimane piuttosto bassa la percentuale di sfollati cristiani ritornati alle proprie case a Mosul e nella Provincia di Ninive. (GV) (Agenzia Fides 19/2/2020).
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AMERICA - I Vescovi del continente riuniti per analizzare le situazioni particolari e individuare linee comuni di azione
 
Tampa (Agenzia Fides) – Presiedendo la preghiera del mattino e poi l'Eucaristia, il Presidente del Consiglio episcopale per l'America Latina (CELAM), Mons. Miguel Cabrejos, Arcivescovo di Trujillo (Perù), ha dato inizio ieri all'incontro dei Vescovi della Chiesa in America. L’evento si svolge presso il centro di spiritualità Betania, nella città di Tampa - Florida (Stati Uniti), dal 17 al 20 febbraio.
Questo incontro, che è iniziato nel 1967, ha come temi centrali il contesto del Sinodo speciale sull'Amazonía e la recente Esortazione apostolica "Querida Amazonia", presentata in videoconferenza da Mauricio López, segretario della rete ecclesiale panamazonica, REPAM. Altro argomento di rilievo è la realtà delle comunità indigene in Canada e le sfide pastorali per la Chiesa in quel paese, tema che sarà presentato da Mons. Raymond Poisson, Vice presidente della Conferenza episcopale del Canada.
Mons. José Horacio Gómez, Presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha presentato il tema dell'evangelizzazione nell'unione americana con la sfida di accompagnare una pastorale integrativa per gli immigrati e le strategie da adottare per avvicinarsi ai cattolici che si allontano sempre di più dalla Chiesa.
La prima giornata si è conclusa con la presentazione della crisi socio-politica vissuta da alcuni paesi dell'America Latina e dei Caraibi, da parte di Rodrigo Guerra, direttore del Center for Advanced Social Research.
Tale incontro, che si svolge ogni due anni, è l’unico che riunisce la Presidenza della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), della Conferenza episcopale del Canada (CCCB) e il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) per coordinare linee comuni di azione a livello continentale.
(CE) (Agenzia Fides, 19/02/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Dilaga la dengue: la Chiesa sollecita la popolazione a collaborare per limitarne la diffusione
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – In Bolivia la popolazione è in allerta per la propagazione del virus della dengue che sta facendo registrare picchi molto elevati di contagi. “Il Signore ci chiede di essere corresponsabili nell'attuare le misure preventive che le autorità sanitarie hanno pianificato, ci invita ad essere solidali con i malati ma anche ad affidarli insieme alle loro famiglie alla Vergine Maria” ha detto mons. Sergio Gualberti, Arcivescovo di Santa Cruz rivolgendosi ai fedeli durante l’omelia della messa domenicale.
In occasione della Giornata Mondiale del Malato, celebrata lo scorso 11 febbraio, mons. Gualberti ha sottolineato la peculiarità di questa giornata, dando particolare rilevanza ai contagi di dengue in Bolivia e alla minaccia globale del coronavirus.
L’intera popolazione boliviana – esorta la Chiesa Cattolica – è chiamata ad assumersi la responsabilità di attenersi alle misure di prevenzione programmate dalle autorità sanitarie nelle aree endemiche. Dall’inizio del mese il Ministero della Sanità ha segnalato 5 decessi a causa della dengue in Bolivia, 9.142 casi sospetti e 1.943 confermati. Secondo il bilancio provvisorio, la situazione è particolarmente allarmante nel dipartimento di Santa Cruz, dove è stata registrata la più alta prevalenza della malattia con 5.641 casi sospetti e 1.245 confermati.
Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione panamericana della salute (Ops) nel 2019, nell’America del Sud la propagazione del virus della dengue ha toccato picchi storici: i casi accertati di infezione sono stati circa 3 milioni 140 mila, per un totale di oltre 1.500 decessi. Nelle prime quattro settimane del 2020 sono già stati più di 125mila i nuovi casi, in netta crescita. In Bolivia, le istituzioni, la Chiesa e la società civile chiedono alla popolazione di collaborare attivamente per frenare la diffusione della malattia.
(AP) (19/2/2020 Agenzia Fides)
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AMERICA/VENEZUELA - Una connotazione missionaria alla Giornata Nazionale della Gioventù
 
Maracaibo (Agenzia Fides) – Nell’ambito delle diverse iniziative previste per la Giornata Nazionale della Gioventù (JNJ), che in Venezuela viene celebrata la domenica più vicina al 12 febbraio, i gruppi missionari giovanili delle parrocchie dell’arcidiocesi di Maracaibo hanno preso parte al Sabato Giovanile Missionario (SAJUMI), che si è svolto il 15 febbraio nella chiesa di San Martin de Porres. Secondo le informazioni pervenute a Fides, la giornata è stata scandita da varie attività formative, ricreative, di preghiera, di riflessione e di evangelizzazione. All'evento hanno partecipato oltre cento giovani di diverse comunità che condividono il carisma del Servizio di animazione e cooperazione missionaria, Jovenmision. Anche il Seminario maggiore di Maracaibo ha svolto iniziative di evangelizzazione e di fratellanza attraverso le attività sportive.
La Pastorale Giovanile dell’arcidiocesi di Maracaibo ha celebrato la 13ma Giornata Nazionale della Gioventù (JNJ) attraverso numerose attività che si sono svolte nelle parrocchie, secondo il motto scelto dalla Pastorale Giovenile del Venezuela: “Giovane venezuelano, Cristo vive e ti ama vivo!”, che era accompagnato dalla citazione biblica dell’annunciazione: “Perché nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).
Tutti i sacerdoti sono stati invitati a celebrare questa Giornata in ogni parrocchia durante l'Eucaristia domenicale del 16 febbraio, seguendo le indicazioni di un sussidio guida, affinché questa intenzione della Chiesa del Venezuela fosse presente nella liturgia e i fedeli fossero motivati a collaborare con la loro preghiera e una colletta speciale per il lavoro portato avanti dalla Pastorale Giovanile nel paese. La Giornata Nazionale della Gioventù è uno spazio dedicato ai giovani per l'ascolto, la riflessione, la condivisione di esperienze e momenti celebrativi. (SL) (Agenzia Fides 19/2/2020)

lunedì 3 febbraio 2020

Agenzia Fides 3 febbraio 2020: ammazzato uno dei 4 seminaristi

EUROPA/ITALIA - Simposio internazionale “Pedagogia della santità. Una sfida universale per i fedeli laici
 


Roma (Agenzia Fides) - Cosa significa oggi “santità”, diventare “santi”? Quali sfide la chiamata universale alla santità propria di tutti i cristiani pone ai laici impegnati nella vita quotidiana e in relazione con il mondo? Le sfide sono diverse per adulti e giovani? Nel nord o nel sud del globo?
Di tutto questo si parlerà nel corso del Simposio internazionale “Pedagogia della santità. Una sfida universale per i fedeli laici” che si svolgerà dal 5 al 9 febbraio a Roma (Casa s. Juan de Avila, via Torre Rossa 2). L’iniziativa è proposta dalla Fondazione Azione cattolica Scuola di santità “Pio XI” in collaborazione con il Segretariato del Forum internazionale di Azione cattolica.
Nell’ambito del simposio, cui parteciperanno i responsabili e assistenti nazionali dell’Azione cattolica di 13 Paesi (Albania, Argentina, Burundi, Italia, Malta, Myanmar, Perù, Romania, Ruanda, Senegal, Slovacchia, Spagna e Ucraina) è previsto un Momento pubblico nel pomeriggio del 6 febbraio nella Sala San Pio X.
Alle 16.30 i lavori saranno aperti dalla preghiera presieduta dal card. Baltazar Enrique Porro Cardozo, Arcivescovo di Merida, Amministratore apostolico di Caracas e Presidente della Fondazione Azione cattolica scuola di santità. La Vice Presidente della Fondazione, Silvia Correale, presenterà le attività dell’organismo nato nel 2007 per sostenere il lavoro di documentazione e curare la divulgazione di figure di testimoni formatisi in Azione cattolica “scuola di santità” in collaborazione con le chiese locali.
Seguirà la prolusione del Segretario di Stato, Sua Eminenza il Cardinale Pietro Parolin.
Le conclusioni sono affidate a Matteo Truffelli, Presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana e Vice Presidente della Fondazione. I lavori saranno coordinati dalla giornalista Chiara Santomiero, responsabile dell’Ufficio stampa del Fiac.
All’approfondimento della storia di santità fiorita in Azione cattolica e alla promozione delle attività della Fondazione e dell’Azione Cattolica nella prospettiva dell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, saranno dedicati i giorni successivi del simposio che si concluderà domenica 9 febbraio con la partecipazione alla preghiera dell’Angelus con papa Francesco in piazza s. Pietro. (Agenzia Fides 3/2/2020)
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AFRICA/BURKINA FASO - Il Vangelo del regno di Dio seme dello sviluppo umano integrale
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) – “La corruzione è un male per la nostra umanità, ha effetti dannosi sullo sviluppo umano integrale in generale e in particolare”, ha detto all’Agenzia Fides padre Donald Zagore, teologo della Società per le Missioni Africane, in merito al simposio continentale sulla missione ad gentes dal tema ‘Testimoniare, annunciare e celebrare la fede nella missione di evangelizzazione in Africa oggi’ concluso di recente a Ouagadogou (vedi Agenzia Fides 28/1/2020).
Il missionario è intervenuto con un seminario su ‘Il Vangelo del Regno di Dio e lo sviluppo umano integrale nella lotta alla corruzione’ nel quale ha posto alcuni interrogativi sul fenomeno. “Il vangelo del regno di Dio, che Cristo stesso incarna, può svolgere oggi un ruolo decisivo in questo processo di guarigione e diventare così il seme dello sviluppo umano integrale? In che modo la corruzione è stata in grado di imporsi nel tempo come un parassita invasivo, quasi indistruttibile, che mina seriamente l’equilibrio e il dinamismo delle nostre società in generale e dell'Africa? Cosa ha alimentato e continua ad alimentare la corruzione? Qual è la sua radice? Cosa può fare l'uomo per rimediare? Come si possono curare le istituzioni o le strutture sociali interessate?”
Nella sua riflessione p. Zagore ha sottolineato che: “la corruzione è un peccato e come tale ha la sua fonte nel cuore umano ferito che continua ad essere vittima di due fattori in particolare: la cultura dell'individualismo e l'amore eccessivo per il denaro.”
“Il regno di Dio, con la forza del suo vangelo, - ha spiegato - restituisce all'umanità la sua più sublime vocazione che il peccato ha più volte tentato di pervertire: la libertà. Vivere secondo i valori evangelici del regno di Dio rimane la chiave per la liberazione e la guarigione dal potere del peccato della corruzione. Questo è il motivo per cui, quando viene chiesto se il vangelo che Cristo stesso incarna, può svolgere oggi un ruolo decisivo in questo processo di guarigione e liberazione dell'uomo e diventare così il fermento dello sviluppo umano integrale, rispondiamo di sì.”
Il teologo ivoriano ha concluso il suo intervento dicendo che “anche se la situazione storica può sembrare senza speranza, siamo chiamati ad ascoltare e ad accogliere questa potente e profetica voce di Cristo e del suo Vangelo che lacera le nuvole di angoscia e sofferenza che hanno creato la cultura dell'individualismo che ha generato la corruzione, per aprire una nuova era, quella del Regno di Dio. Per forza del nostro battesimo dobbiamo rimanere autentici testimoni di questa speranza e portatori dei frutti del nostro battesimo nelle nostre società.”
(DZ/AP) (3/2/2020 Agenzia Fides)
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Michael, è stato assassinato
AFRICA/NIGERIA - Ucciso uno dei 4 seminaristi rapiti; il Vescovo di Lagos: “La violenza va fermata, sennò gravi conseguenze sulla psiche dei nigeriani”
 
Abuja (Agenzia Fides) - "Con il cuore affranto, desidero informarvi che il nostro caro figlio, Michael, è stato assassinato dai banditi in una data che non possiamo confermare", ha affermato Sua Ecc. Mons. Matthew Hassan Kukah Vescovo di Sokoto della Nigeria nell’annunciare il 1° febbraio il ritrovamento del corpo di Michael Nnadi il più giovane (18 anni) dei quattro seminaristi rapiti dal seminario maggiore del Buon Pastore di Kakau, nello Stato di Kaduna, nel nord-ovest della Nigeria, da uomini armati nella notte dell'8 gennaio (vedi Fides 13/1/2020).
Uno dei quattro seminaristi era stato liberato sabato 18 gennaio, dopo essere stato rilasciato dai rapitori lungo l'autostrada della Nigeria Kaduna-Abuja (vedi Fides 21/1/2020).
Il 31 gennaio era stati rilasciati altri due seminaristi, ma mancava all’appello Michael Nnadi. Mons. Kukah ha dichiarato che il seminarista "e la moglie di un medico sono stati arbitrariamente separati dal gruppo degli ostaggi per poi essere uccisi”.
La notte dell'8 gennaio, uomini in uniforme militare sono penetrati nel Seminario maggiore del Buon Pastore che accoglie 268 seminaristi. Nel corso dell’operazione durata circa 30 minuti , i banditi dopo aver rubato laptop e telefoni cellulari, sono fuggiti portando con loro i quattro seminaristi: Pius Kanwai, 19 anni; Peter Umenukor, 23 anni; Stephen Amos, 23 anni; e Michael Nnadi, 18.
La notizia dell’uccisione del giovanissimo seminarista sta suscitando forte emozione in Nigeria.
In una dichiarazione pervenuta a Fides, dopo aver espresso la sua “profonda tristezza” per l’assassinio di Michael Nnadi, Sua Ecc. Mons. Alfred Adewale Martins, Arcivescovo di Lagos ha ricordato che quello di Nnadi “è solo uno dei numerosi casi di nigeriani innocenti uccisi quotidianamente da uomini armati mentre i nostri servizi di sicurezza e i loro capi rimangono a guardare come se fossero impotenti”.
Mons. Martins ricorda inoltre la recente uccisione del Lawan Andimi, dirigente locale dell'Associazione Cristiana della Nigeria (CAN) nello Stato di Adamawa (vedi Fides 22/1/2020), e gli attentati commessi da attentatori suicidi in alcune moschee. “Questa situazione spaventosa deve finire. Non possiamo semplicemente incrociare le braccia e permettere a queste mostruose attività di continuare a prosperare. Le conseguenze di queste malvagità sulla psiche dei nigeriani possono solo essere immaginate. Il governo federale deve agire ora prima che le cose sfuggano di mano” avverte il Vescovo di Lagos che chiede la sostituzione dei capi dei servizi di sicurezza. (L.M.) (Agenzia Fides 3/2/2020)
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ASIA/IRAQ- Patriarcato caldeo sul “Piano Trump” per il Medio Oriente: il “diritto alla terra” dei palestinesi è “inviolabile”
 
Baghdad (Agenzia Fides) – La questione palestinese è una “questione di diritto inviolabile”, visto che tocca il diritto dei popoli e delle nazioni a controllare e amministrare le proprie terre. Con questa espressione lapidaria, contenuta in un breve comunicato ufficiale, il Patriarcato di Babilonia dei Caldei ha espresso un giudizio fortemente critico sul cosiddetto “Piano del Secolo” lanciato a Washington il 28 gennaio dall’Amministrazione Trump come “ultima chance” per porre fine al conflitto israelo- palestinese. Nel comunicato, il Patriarcato caldeo ha ribadito il “diritto al ritorno” dei profughi palestinesi alle proprie terre di provenienza oggi governate da Israele, e ha deplorato l’unilateralismo della proposta statunitense: “Non c’è soluzione” si legge nel comunicato patriarcale “senza tornare sulla strada della diplomazia, attraverso negoziati diretti tra le due parti, che conducano all’istituzione di due Stati vicini in grado di convivere in pace, sicurezza e stabilità, nel reciproco riconoscimento delle rispettive sovranità d del controllo delle proprie risorse”, senza lasciarsi determinare dalle interferenze degli assi di allineamento geopolitico.
L’intervento del Patriarcato caldeo si aggiunge alle altre voci ecclesiali che nei giorni scorsi avevano espresso critiche o vere e proprie stroncature nei confronti di quello che l’Amministrazione USA aveva etichettato come il “Piano del Secolo” per il Medio Oriente (vedi Fides 31/1/2020). Il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai aveva definito il “Piano” come “un segnale di odio, guerra e oppressione”, che rischia di mettere “a ferro e fuoco” la Terra Santa dove è nato Gesù Cristo. Forti critiche al piano Usa “Peace for Prosperity” sono arrivate anche dai Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, dalla Lutheran World Federation, dall’Assemblea dei Vescovi ordinari cattolici di Terra Santa, dal World Council of Churches (WCC), dalla Conferenza dei vescovi cattolici di Inghilterra e Galles e del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Middle East Council of Churches, MECC). Nel frattempo, dopo la presentazione del Piano da parte del Presidente USA Donald Trump, il Presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha annunciato la rottura di tutte le relazioni della Palestina con Israele e Stati Uniti. Nelle ultime ore è affiorata anche la “delusione” dell’Autorità nazionale palestinese per 'atteggiamento di alcuni Paesi arabi (tra cui Kuwait, Qatar, Emirati ed anche Arabia Saudita) nei confronti del Piano di Trump. Il ministro degli Affari Civili dell'Autorità palestinese Hussein al-Sheikh ha espresso la preoccupazione che le scelte di alcune nazioni arabe possano diventare "un pugnale nel fianco del popolo palestinese". (GV) (Agenzia Fides 3/2/2020).

martedì 21 gennaio 2020

Agenzia Fides 21 gennaio 2020

AFRICA/NIGERIA - Liberato uno dei quattro seminaristi rapiti
 
Abuja (Agenzia Fides) - “Siamo felici di apprendere che uno dei seminaristi rapiti è stato rilasciato, lungo l' autostrada Kaduna-Abuja. Preghiamo che Dio tocchi i cuori dei rapitori e rilasci i rimanenti tre”. Così un sacerdote dell’Arcidiocesi di Kaduna, al termine di un incontro di preghiera per i quattro seminaristi rapiti la sera dell’8 gennaio nel Seminario Maggiore “Buon Pastore di Kakau lungo l'autostrada Kaduna-Abuja (vedi Fides 13/1/2020), ha annunciato la liberazione di uno dei seminaristi sequestrati.
L’insicurezza nello Stato di Kaduna ha raggiunto livelli tali che Sua Ecc. Mons. Matthew Man-oso Ndagoso, Arcivescovo di Kaduna, in Nigeria, aveva denunciato “Siamo sotto assedio” ricordando che quello dei seminaristi è il terzo rapimento di personale ecclesiastico avvenuto nella sua diocesi (vedi Fides 20/1/2020).
La settimana scorsa 10 comunità nelle aree governative locali di Chikun e Brinin Gwari sono state assalite da banditi, che hanno ucciso almeno 35 persone e ne hanno rapite altre 58 a scopo di estorsione. (L.M.) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - “Le elezioni di ottobre siano trasparenti, credibili e pacifiche” auspicano i Vescovi
 
Korhogo (Agenzia Fides) - “Alla luce di questa situazione, la prima condizione da osservare nella preparazione delle elezioni deve essere la riconciliazione; la seconda condizione è quella della concertazione e del consenso al fine di tenere conto dei requisiti e delle aspirazioni legittime di tutti gli attori socio-politici e dei saggi consigli della comunità internazionale, infine la terza condizione è l'istituzione e il consolidamento dello Stato di diritto”: lo affermano i Vescovi della Costa d’Avorio nella dichiarazione pubblicata al termine della 114a Assemblea plenaria, tenutasi dal 13 al 19 gennaio presso il centro di spiritualità Notre Dame du Rosaire de Latha, a Korhogo, nel nord del Paese.
I Vescovi hanno espresso la loro preoccupazione per la situazione sociopolitica nella quale vive la Costa d’Avorio a pochi mesi dalle elezioni presidenziali di ottobre, e lanciano un appello urgente alla classe politica perché sia al servizio dell’interesse della nazione.
"Noi Arcivescovi e Vescovi cattolici della Costa d'Avorio, preoccupati per la situazione sociopolitica alla vigilia delle elezioni generali nel nostro paese, vi inviamo questo messaggio come un logico seguito a quello consegnato ad Agboville, nel giugno 2019, intitolato ' 'Evitiamo un'altra guerra' '”.
"Alla fine della crisi post-elettorale del 2010, le autorità statali si erano prefissate le priorità della riconciliazione e si erano impegnate a ricucire il tessuto sociale lacerato dalle divisioni. Questo grande progetto aveva suscitato un’immensa speranza con la successiva istituzione di due istituzioni: la Commissione Dialogo e Riconciliazione (CDVR) e la Commissione Nazionale per la Riconciliazione e il Risarcimento delle Vittime (CONARIV). Sfortunatamente, i risultati del loro lavoro non hanno avuto alcun seguito” osservano i Vescovi.
Secondo la Conferenza Episcopale, la riconciliazione deve avvenire prima del voto di ottobre: "Dobbiamo concordare sul fatto che le prossime elezioni devono essere trasparenti, credibili e pacifiche in modo che tutti accettino i risultati che emergeranno come espressione della volontà della maggioranza degli ivoriani. "
"La questione dell'indipendenza delle strutture che devono organizzare il voto, come la CEI (la Commissione Elettorale Indipendente), sta ancora dividendo e cristallizzando le tensioni", affermano i Vescovi che auspicano che sia garantita la totale indipendenza di questo organo fondamentale per la correttezza del voto.
I Vescovi hanno infine annunciato la pubblicazione a breve di una lettera pastorale dal titolo "La Chiesa in Costa d'Avorio, al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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AFRICA/TOGO - E’ necessaria una riforma del sistema sanitario contro il traffico di falsi medicinali
 
Lomè (Agenzia Fides) – Nel corso del vertice sulla lotta contro il traffico di medicinali falsi è emersa la necessità di una seria riforma del sistema sanitario. Come appreso dall’Agenzia Fides, dal summit concluso di recente a Lomé, sono emerse due priorità: l'istituzione di strutture adeguate e l'adozione di leggi per arginare il fenomeno e bloccare le diverse forme di traffico. E’ risultata urgente la firma di un accordo tra le parti interessate per definire un quadro giuridico e imporre sanzioni penali.
“Il diritto alla salute è fondamentale per tutti. Nel nostro continente, il traffico di farmaci contraffatti è una vera tragedia, un flagello criminale che dobbiamo denunciare e contro il quale dobbiamo intervenire”, dice all’Agenzia Fides p. Donald Zagore, teologo della Società per le Missioni Africane. “I medicinali falsi stanno uccidendo gli africani e in particolare i più poveri. Per superare seriamente questo fenomeno – insiste il missionario - bisogna che i nostri responsabili politici prendano consapevolezza della gravità dello stesso e creino sistemi sanitari che soddisfino efficacemente le esigenze delle popolazioni. Il traffico di medicinali falsi è solo il lato nascosto di un problema più grande che è la precarietà del sistema sanitario africano.”
“In Africa, - conclude Zagore - è difficile per i poveri ricevere una assistenza sanitaria adeguata perché i nostri sistemi stanno fallendo. I ricchi fanno ricorso agli ospedali europei, i poveri vengono curati per strada. Ed è purtroppo nella strada che fiorisce il traffico di medicine false. Possiamo organizzare conferenze sull’argomento, ma se non affrontiamo l'essenza del problema esse rimarranno sempre improduttive.”
(DZ/AP) (21/1/2020 Agenzia Fides)
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ASIA/TAJIKISTAN - Il cammino della piccola comunità cattolica nel nuovo anno
 
Dushambe (Agenzia Fides) - Sono attualmente un centinaio, distribuiti tra le due parrocchie di Dushambe e di Qurǧonteppa, i fedeli che formano la comunità cattolica del Tajikistan, “i più assidui sono circa 70 nella capitale e 30 nell’altra città”. Lo racconta all’Agenzia Fides il sacerdote dell'Istituto del Verbo Incarnato, padre Pedro Ramiro López, responsabile della Missio sui iuris del Tajikistan dal 2013. Il missionario, attivo e presente nello stato dell'Asia centrale sin dal 2004, traccia all’Agenzia Fides un quadro incoraggiante, pur nella esiguità di una presenza, quella cattolica, per cui davvero si può usare l’espressione evangelica di Gesù “piccolo gregge”.
Infatti, nota p. Ramiro López, il numero dei partecipanti alla Santa Messa aumenta, come avvenuto durante le recenti celebrazioni natalizie: “La piccola comunità dei battezzati del Tajikistan ha festeggiato il Natale e le solennità dei giorni successivi, come la Gran Madre di Dio e l’Epifania, vivendo insieme le messe più importanti: il 24 dicembre c’è stata la celebrazione in russo a Dushambe, mentre il giorno successivo siamo stati a Qurǧonteppa dove abbiamo celebrato l’Eucarestia in inglese. Inoltre, nella nostra zona, vive un nutrito gruppo di lavoratori italiani, per questo abbiamo celebrato anche una messa nella loro lingua”.
A livello pastorale, la Chiesa si sta occupando di curare la preparazione di 25 bambini del catechismo: “I piccoli hanno vissuto il periodo di Avvento con grande intensità, scrivendo i loro buoni propositi per poi deporli davanti al presepe. Alla fine di questo percorso, il 5 gennaio, hanno realizzato un concerto di Natale dedicato a Gesù Bambino”.
Uno dei rami dall’opera pastorale che la comunità cattolica porta avanti è quello relativo alle attività caritative. Spiega p. López: “Vanno avanti tramite la Caritas, che ha avuto modo di realizzare di recente un piccolo progetto dedicato ad una quarantina di bambini disabili, accompagnandoli nel loro percorso di crescita, con dei volontari che donano loro tempo, sorriso, accoglienza, e anche piccoli regali”. Tutto questo, conclude il missionario, dona “nuova speranza nell’anno 2020, che affidiamo alle mani sapienti del Signore”.
La Missio sui iuris in Tajikistan è stata eretta da Giovanni Paolo II nel 1997: si trattò di una rinascita dopo le campagne antireligiose del dominio sovietico. Attualmente, i cattolici del Tajikistan sono assistiti da 3 sacerdoti argentini dell’Istituto del Verbo Incarnato, 4 suore Missionarie della Carità e 3 religiose dell’Istituto Serve del Signore e della Vergine di Matarà. (LF) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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ASIA/SIRIA - Patriarcati siro-ortodosso e greco-ortodosso: nessuna certezza sulla sorte dei Vescovi di Aleppo scomparsi
 
Aleppo (Agenzia Fides) - Negli ultimi mesi sono state diffuse molte ricostruzioni e “dichiarazioni inquietanti” riguardo al destino dei due Arcivescovi di Aleppo – il greco ortodosso Boulos Yazigi e il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim – scomparsi senza lasciare traccia il 22 aprile 2013 nell’area compresa tra Aleppo e il confine tra Siria e Turchia. Ma al momento, i massimi esponenti delle Chiese a cui appartenevano i due Arcivescovi spariti non sono in grado di fornire elementi utili a confermare o smentire tali dichiarazioni. Lo riferisce un comunicato congiunto, diffuso lunedì 20 gennaio attraverso i social media, dal Patriarcato greco ortodosso e dal Patriarcato siro ortodosso. Nel comunicato, i due Patriarcati dichiarano di aver seguito con attenzione le dichiarazioni e le ricostruzioni diffuse attraverso i social media, e nel contempo, sottolineano che tali interventi e ricostruzioni si configurano come iniziative spontanee, “totalmente indipendenti dagli sforzi da noi compiuti nella ricerca dei nostri due arcivescovi scomparsi”.
I massimi responsabili dei due Patriarcati - guidati rispettivamente da Yohanna X Yazigi, Patriarca greco ortodosso di Antiochia, e da Mar Ignatios Aphrem II, Patriarca siro ortodosso di Antiochia – confermano la condivisa determinazione “a non lasciare nulla di intentato” per fare luce sulla sorte dei due Vescovi scomparsi, e in questo orizzonte riconoscono di non avere elementi utili a confermare o smentire la validità delle ricostruzioni e delle considerazioni sul possibile destino dei due ecclesiastici diffuse da fonti diverse negli ultimi mesi. “Mentre manifestiamo la nostra sincera gratitudine verso tutti gli individui e realtà preoccupati per la sorte dei nostri Arcivescovi, e soprattutto verso coloro che portano avanti iniziative per contribuire a far luce sul loro calvario, chiediamo a tutti di pregare per i due Arcivescovi e invitiamo tutti coloro che possono sostenere i nostri sforzi volti a risolvere questo caso umanitario a mettersi in contatto con le nostre Chiese attraverso i canali ufficiali predisposti a questo scopo”.
La dichiarazione congiunta del Patriarcati di Antiochia dei siro ortodossi e dei greco ortodossi si presenta come una misurata e non polemica presa di distanze anche nei confronti della recente inchiesta giornalistica realizzata da una squadra investigativa guidata da Mansur Salib, ricercatore siriano residente negli Usa, e diffusa attraverso la piattaforma digitale medium.com, nuovo social media collegato a Twitter. Secondo tale inchiesta, i due Arcivescovi sarebbero morti come martiri, uccisi nel dicembre 2016 dalla banda di miliziani che li teneva in ostaggio da anni. A uccidere i due Arcivescovi sarebbero stati i militanti di Nour al-Din al-Zenki, gruppo indipendente coinvolto nel conflitto siriano, finanziato e armato durante il conflitto sia dall’Arabia saudita che dagli USA. La ricostruzione pubblicata su medium.com, come già sottolineato dall’Agenzia Fides (vedi Fides 15/1/2020), riporta notizie già note, insieme a illazioni esposte senza riscontri oggettivi. (GV) (Agenzia Fides21/1/2020)

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AMERICA/BRASILE - Al via il Corso universitario in Missiologia, perché la Chiesa assuma sempre di più una coscienza missionaria
 
Brasilia (Agenzia Fides) – Si è aperto ieri, 20 gennaio, presso la sede della Facoltà di Teologia (Fateo) dell'arcidiocesi di Brasilia, il 1° Corso universitario in Missiologia promosso dal Centro Culturale Missionario (CCM) della Conferenza episcopale del Brasile (CNBB), in collaborazione con la Facoltà di Teologia, con il sostegno delle Pontificie Opere Missionarie (POM), della Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) e della rete ecclesiale pan-amazzonica (REPAM).
Padre Antônio Niemiec, Segretario nazionale della Pontificia Unione Missionaria, Coordinatore del corso, spiega che l’iniziativa rientra nelle indicazioni del Programma missionario nazionale, delle Linee guida generali per l'azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile (DGAE 2019-2023), ed è frutto dell’esperienza vissuta per la preparazione e la celebrazione del Mese Missionario Straordinario dell'ottobre 2019.
L’obiettivo è di offrire ai partecipanti le basi che favoriscano la crescita della loro coscienza missionaria, attraverso lo studio, la ricerca e la riflessione, motivati dalla consapevolezza che “l'azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa” (EG 15). Il corso prevede 360 ore di lezione, suddivise in tre moduli, da gennaio 2020 a marzo 2021, distribuite in aula e in ore di studio virtuali.
Secondo le informazioni diffuse dalla Conferenza episcopale, pervenute a Fides, i circa 50 partecipanti provengono dalle 18 regioni della CNBB, e sono sacerdoti, religiosi e religiose, consacrati e laici. Dopo la messa inaugurale, è seguita la prima lezione, che è stata tenuta dal Direttore generale della Fateo, il sacerdote nigeriano Godwin Nnaemeka Uchego, che ha approfondito il tema della missiologia come fondamento di tutte le scienze teologiche.
Il Sottosegretario generale aggiunto della CNBB, padre Dirceu de Oliveira Medeiros, presente per la celebrazione di apertura, ha affermato che il corso è una risposta all'insistente appello di Papa Francesco sulla Chiesa in uscita e sulle necessità di andare incontro alle periferie esistenziali: “Speriamo che i partecipanti al corso possano diventarne moltiplicatori nelle regioni della CNBB, aiutando a formare altre persone, perché la Chiesa assuma sempre più una coscienza missionaria”. (SL) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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AMERICA/MESSICO - Violenza tra bande e gruppi armati: anche la Chiesa ne subisce le conseguenze
 
Celaya (Agenzia Fides) – Dopo i violenti fatti della settimana scorsa verificatisi a Celaya, dove un gruppo armato ha sparato colpi di arma da fuoco contro il bar "La Shula" e contro la chiesa della comunità di Pelavacas, il Vescovo della diocesi di Celaya (Guanajuato), Mons. José Benjamín Castillo Plascencia, ha parlato alla stampa locale per chiarire che "benché la Chiesa rispetti tutti, comprese le bande della zona, non possiamo stare apertamente contro nessuno perché ci uccidono, sappiamo che questi ultimi atti violenti sono opera del Cartel de Jalisco".
Mons. Castillo Plascencia ha commentato nella nota inviata a Fides: "Questi gruppi agiscono contro persone concrete, perché la loro guerra è questa, e non mancano anche le minace contro i sacerdoti e gli spari contro le nostre chiese". Poi ha aggiunto: "Non gli importa dei morti e dei feriti, fanno questo per seminare il terrore. Forse sarebbe il caso di consigliare alle autorità di agire con la prevenzione, non con la reazione”.
Il Vescovo ha aggiunto: "Purtroppo quando ci sono scontri tra bande, la gente ha paura di denunciare, molti sanno che ci sarà lo scontro, ma non lo possono denunciare, perché le bande hanno i loro ‘falchi’, quindi possono sapere chi ha denunciato".
Come in altri luoghi del Messico, la violenza fra le bande e i gruppi armati continua per il controllo del territorio, e anche la Chiesa paga le conseguenze di questa realtà vissuta da tutta la popolazione.
(CE) (Agenzia Fides, 21/01/2020)

lunedì 25 novembre 2019

Agenzia fides 25 novembre 2019

AFRICA/CONGO RD - Proteste nell’est della RDC dopo l’ennesima incursione dei ribelli ugandesi dell’ADF
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - Forte tensione questa mattina a Beni e a Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, dove la popolazione è scesa in piazza per protestare contro le continue violenze commesse dai ribelli ugandesi dell’ADF che nella notte tra domenica 24 e lunedì 25 novembre hanno assalito il distretto di Masiani nella città di Beni.
Secondo fonti locali, a Beni la folla inferocita ha assaltato la sede locale della MONUSCO, la Missione ONU nella RDC, i cui Caschi Blu sono accusati di non essere in grado di proteggere la popolazione. Molti ormai chiedono il ritiro della MONUSCO, ma altri, rispondono che l’esercito regolare congolese si è dimostrato non meno inefficace nel contrastare le incursioni dell’ADF.
Secondo l’ONG locale CEPADHO (Centro Studi per la Promozione della Pace, della Democrazia e dei Diritti Umani)), dal 30 ottobre a oggi alla seconda metà di novembre, sono 71 i civili uccisi dalle ADF nella città e nel territorio di Beni, senza contare le persone rapite, le case bruciate e i saccheggi.
“Il CEPADHO è profondamente rammaricato che nell'arco di 3 settimane dal lancio delle operazioni in corso contro i terroristi dell'ADF, il nemico riesca a massacrare almeno 71 civili e rapirne più di 30” afferma un comunicato inviato all’Agenzia Fides. Profeticamente l’ONG locale avvertiva però che “pur condividendo la rabbia dalla popolazione per le violenze continue dell'ADF, invita le persone a rimanere calme e ad esprimere con cautela i propri sentimenti per evitare di cadere nella trappola del nemico che trova piacere nelle uccisioni di civili indifesi, nella paralisi di attività che potrebbero causare proteste violente, distruzioni e persino morti e feriti sia tra i dimostranti che tra le forze dell'ordine”. (L.M.) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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AFRICA/CAMERUN - Tensione e violenza nelle province del nord: la Chiesa invita a un dialogo inclusivo
 
Bamenda (Agenzia Fides) - Nelle province anglofone del Camerun le violenze continuano. Sebbene in alcune zone si sia assistito a una cessazione degli scontri, in altre località la tensione è altissima. Le forze dell’ordine di Yaoundé hanno messo in campo un sistema di repressione che sta colpendo duramente la popolazione. Le milizie indipendentiste rispondono con altrettanta durezza. Nei civili c’è paura. "Nei giorni scorsi a Bambui (una località non lontana da Bamenda, la città principale della provincia nord-occidentale) molte case sono state bruciate e scontri armati continuano ancora ogni giorno. Alcune persone sono rimaste uccise. Le pattuglie di polizia spaventano la popolazione, soprattutto gli anziani che non hanno mai vissuto una simile atmosfera di tensione", racconta a Fides un religioso camerunese, chiedendo l'anonimato per scongiurare ritorsioni nei suoi confronti e nei confronti di altri religiosi.
Nelle due province, il conflitto è in atto dal 2016. Allora il presidente Paul Biya aveva proclamato di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone. Questo provvedimento è stato la scintilla che ha portato a uno scontro durissimo tra le autorità e le milizie che chiedono l’indipendenza delle province anglofone. Finora il conflitto, secondo un rapporto della Ong Human Rights Watch, avrebbero causato 1.800 morti, oltre mezzo milione di sfollati e 35.000 rifugiati in Nigeria.
La popolazione non teme solo le forze dell’ordine, ma anche le milizie separatiste. "Nei loro confronti - continua il religioso - la popolazione ha un atteggiamento altalenante. Negli ultimi mesi ci sono stati molti rapimenti di sacerdoti. Ciò ha costretto Andrew Nkea Fuanya, il vescovo di Mamfe, a chiudere tre parrocchie nella sua diocesi. George Nkuo, vescovo di Kumbo, è stato rapito. Non solo le autorità religiose, ma anche i civili vengono rapiti quotidianamente per essere liberati dietro riscatto. Detto questo, va aggiunto che gran parte della popolazione preferisce i miliziani alla polizia".
La tensione blocca la vita sociale ed economica delle province. "I continui scontri - continua la fonte di Fides – rendono impossibili le attività della società civile. Anche in campo economico le difficoltà sono crescenti da quando la maggior parte delle imprese ha cessato di operare in loco. Le due province vivono di agricoltura, ma anche coltivare i campi è complicato. Molti contadini sono stati uccisi mentre lavoravano".
Le elezioni presidenziali e legislative del 2020 potranno cambiare la situazione? C’è scetticismo: "Alcuni partiti politici, come il Fronte socialdemocratico, la principale formazione di opposizione, si sono ritirati" , prosegue il religioso. "Si temono frodi durante il voto, si teme anche un’esplosione di violenza. La Chiesa cattolica continua a predicare che la violenza non può portare a soluzioni positive. I Vescovi chiedono che si apra un dialogo inclusivo attraverso il quale le parti si confrontino senza pregiudizi. Di fronte alle costanti minacce, soprattutto da parte dei separatisti, la Chiesa cattolica cerca di avvicinare i ragazzi per educarli ai valori della vita". (EC) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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ASIA/GIAPPONE - Il Papa ai cattolici giapponesi: riconoscere i doni di Dio ci liberi dall’assillo del perfezionismo
 
Tokyo (Agenzia Fides) – Nella società giapponese, che soffre processi di disgregazione anche a causa del senso di competizione e del culto dell’efficientismo, la Chiesa cattolica può diventare “lievito profetico” per favorire una convivenza che “protegga e si prenda cura di ogni vita”, aiutando tutti a “riconoscere gioiosamente che la nostra realtà è frutto di un dono, e accettare anche la nostra libertà come grazia”. Lo ha detto Papa Francesco, nell’omelia della messa celebrata lunedì 25 novembre nello stadio del Tokyo Dome, nel corso della terza giornata della sua visita apostolica in terra giapponese.
Nell’omelia, prendendo spunto dalla lettura del passo del Vangelo in cui Gesù invita i suoi a non affannarsi per il domani, “perché a ogni giorno basta la sua pena”, il Papa ha abbracciato inquietudini e fragilità che attraversano la società giapponese: Anche per chi appartiene alla Chiesa – ha spiegato il Vescovo di Roma -, “lungo il cammino, questa libertà filiale potrebbe vedersi soffocata e indebolita quando restiamo prigionieri del circolo vizioso dell’ansietà e della competitività, o quando concentriamo tutta la nostra attenzione e le nostre migliori energie nella ricerca assillante e frenetica della produttività e del consumismo come unico criterio per misurare e convalidare le nostre scelte o definire chi siamo e quanto valiamo”. L’anima finisce oppressa e incatenata quando prevale “l’affanno di credere che tutto possa essere prodotto, conquistato e controllato”. Così accade che anche nella evoluta società giapponese “casa, scuola e comunità, destinate ad essere luoghi dove ognuno sostiene e aiuta gli altri, si stanno sempre più deteriorando a causa dell’eccessiva competizione nella ricerca del guadagno e dell’efficienza”. Le parole di Gesù che suggerisce ai suoi di non affannarsi – ha rimarcato il Papa – non vanno intese come “un invito a ignorare quanto succede intorno a noi o a diventare sconsiderati verso le nostre occupazioni e responsabilità quotidiane”. Il Signore - ha aggiunto il Pontefice - non ci dice che le necessità di base, come il cibo e i vestiti, non siano importanti; ci invita, piuttosto, a riconsiderare le nostre scelte quotidiane per non restare intrappolati o isolati nella ricerca del successo ad ogni costo, anche a costo della vita”, e affrancarsi da “atteggiamenti mondani” che si presentano come vie per raggiungere la felicità, e “in realtà ci rendono solo sottilmente infelici e schiavi, oltre ad ostacolare lo sviluppo di una società veramente armoniosa e umana”.Nel contesto giapponese, segnato da una corsa competitiva al perfezionismo che rischia di creare nuove, impressionati sacche di esclusione sociale, il Papa ha chiamato la comunità cattolica locale a “proteggere ogni vita e a testimoniare con sapienza e coraggio uno stile segnato dalla gratuità e dalla compassione, dalla generosità e dall’ascolto semplice, capace di abbracciare e di ricevere la vita così come si presenta con tutta la sua fragilità e piccolezza e molte volte persino con tutte le sue contraddizioni e mancanze di senso”. La comunità ecclesiale anche in Giappone è chiamata a “dare il benvenuto a tutto ciò che non è perfetto, a tutto quello che non è puro né distillato, ma non per questo è meno degno di amore”, seguendo i passi di Gesù, che “ha abbracciato il lebbroso, il cieco e il paralitico, ha abbracciato il fariseo e il peccatore. Ha abbracciato il ladro sulla croce e ha abbracciato e perdonato persino quelli che lo stavano mettendo in croce”. Per i cristiani, in Giappone come dovunque – ha rimarcato il Vescovo di Roma “ l’unica misura possibile con cui giudicare ogni persona e ogni situazione è quella della compassione del Padre per tutti i suoi figli”. (GV) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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ASIA/THAILANDIA - La visita del Papa ha toccato il cuore di cattolici e buddisti
 
Chiang Mai (Agenzia Fides) – “È stata una esperienza straordinaria. La gente è stata motivata, preparata e cosciente dell’eccezionalità dell’evento. L’ultima visita di un Papa risaliva a 35 anni fa. Le parrocchie si sono prodigate a organizzare e a partecipare. Anche dai confini lontani del nord, magari con giorni di viaggio, si sono mossi, nonostante la stagione del raccolto del riso, fondamentale per la sussistenza delle popolazioni rurali”: così Don Attilio de Battisti, missionario fidei donum a Chiang Mai, traccia all’Agenzia Fides un bilancio della straordinaria visita di Papa Francesco in Thailandia, che ha avuto il privilegio di seguire da vicino.
“La visita del Papa ha smosso un po’ tutti. Il mondo cattolico si è sforzato di mostrare con orgoglio la sua fede, i suoi simboli, i suoi riti, i suoi riferimenti. Il mondo buddista si è cimentato a commentare, presentare, spiegare alla popolazione i contenuti della religione cattolica e la sua storia. Tutti sono rimasti incantati dai gesti profetici di Papa Francesco in diverse occasioni. Sono gesti non usuali nella cultura thailandese, molto solenne e rigida circa il protocollo. I canali televisivi di stato, le radio, i social si sono riempiti di foto, dirette, gesti ed espressioni del Santo Padre nei vari incontri ufficiali”.
Spiega don Attilio: “La Thailandia intera ha mostrato il meglio del suo stile e della sua cultura. Si potrebbe studiare l’animo thailandese a partire da uno qualsiasi degli eventi vissuti: ordine per le strade, sicurezza, disciplina, raffinatezza, costumi, musiche, espressioni di gioia. Sono in Thailandia da quasi 12 anni e ho ripassato l’essenza della cultura thailandese, la stessa che a tratti ci mette in difficoltà quando cerchiamo di ‘inculturare’ il messaggio cristiano nella pastorale. Vista da fuori emerge una figura di Thailandia patinata e formale. Nella realtà la spiritualità e lo stile di vita del thailandese ordinario è sobrio e ben radicato nelle tradizioni. Il Papa ha dimostrato di conoscere bene i tasti sensibili della gente, anche altolocata, ha messo in evidenza valori e pregi senza tralasciare esortazioni e indicazioni pastorali che saranno da riprendere con calma. La stessa barriera linguistica (il Papa ha sempre parlato in spagnolo) obbligherà e rileggere e riprendere molti passaggi cruciali. Sono stati due giorni intensissimi, non adatti a un ultraottantenne carico di responsabilità, ma tutti memorizzati con cura e affetto”.
Il missionario scrive a Fides: “Va riconosciuto che la Chiesa locale ha saputo non solo organizzare egregiamente un evento complicato di suo e ulteriormente articolato dai protocolli ufficiali, ma ha anche saputo vivere al meglio il valore missionario della visita. Ha preparato ricchissimi materiali distribuiti gratuitamente a profusione a tutti, ha gestito la comunicazione con grande competenza e precisione, ha coinvolto la base, le scuole, i gruppi, le imprese. Anche la gente semplice ha voluto mettere in campo quello che aveva: i motorini per trasportare gratuitamente i pellegrini lungo le strade blindate al traffico, nelle case si dava da bere e cibo a chiunque passasse, tutti hanno decorato strade e angoli, gli alunni hanno vivacizzare piazzette e parcheggi, le strutture scolastiche di Bangkok sono rimaste chiuse per far posto a viaggiatori stanchi e gruppi arrivati da lontano.”
Il missionario conclude dicendosi “contento e fortunato di aver partecipato a questa visita. Nonostante l’esiguità della comunità cattolica in questo paese, ancora una volta è emerso lo spirito di collaborazione e l’amore per il bene dell’intera nazione, nonché per gli ‘ospiti’. Sono arrivati in migliaia dal Vietnam, dalla Cambogia, dalla Malesia, dal Laos, paesi che difficilmente potranno ospitare il Santo Padre per ragioni politiche. Anche la gente dal Myanmar, che ha già accolto di recente il Pontefice, ha voluto partecipare. Moltissimi Vescovi della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia sono convenuti per un incontro con il Papa. Non ultimo, Dio ci ha benedetti anche con un clima decisamente moderato e tollerabile”.
(AdB/AP) (25/11/2019 Agenzia Fides)
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ASIA/INDIA - Violenze sui cristiani: si conferma il trend in aumento
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Sono 275 gli episodi di violenza contro i cristiani indiani segnalati (dal 1° gennaio al 31 ottobre 2019) al numero verde gratuito attivato dallo "United Christian Forum (UCF) e dalla "Alliance for Defending Freedom" (ADF), organizzazioni impegnate a difendere la vita e i diritti delle comunità cristiane in India. Come comunicato all'Agenzia Fides, dei 275 episodi di violenza denunciati al numero verde, 192 sono state intimidazioni e minacce da parte di una folla di militanti. In media, si tratta di 27 incidenti al mese, rispetto alla media di 20 incidenti nel 2018. Secondo i dati ricevuti da Fides, 145 donne e 106 bambini sono rimasti feriti in casi i violenza di massa.
Tra gli episodi più recenti registrati nell'ottobre 2019, il 24 ottobre 2019, in un villaggio dello stato di Orissa, un gruppo di militanti ha fatto irruzione nelle case di nove famiglie cristiane, bruciando Bibbie e altra letteratura cristiana davanti alla statua di una divinità indù.
In Gujarat, il 22 ottobre una folla di 35-40 persone ha interrotto una pacifica riunione di preghiera a Fatehpur Tehsil, sollevando false accuse di conversione religiosa, aggredendo e ferendo gravemente il Pastore cristiano protestante che guidava la liturgia. Il 20 ottobre, un gruppo di 4-5 estremisti ha minacciato e chiesto di chiudere una chiesa cristiana a Coimbatore, in Tamil Nadu.
Il 18 ottobre 2019, una folla di membri del "Bajrang Dal" (forum di gruppi estremisti indù) ha interrotto una liturgia e ha profanato la Santa Comunione, le Bibbie e altri articoli religiosi a Nehru Nagar in Madhya Pradesh
In una denuncia presentata il 13 ottobre 2019 all'ADF, si riferisce che le famiglie cristiane residenti a Raghunathpur, nello stato di Jharkhand, sono socialmente ostracizzate e private dei servizi di base del villaggio.
In questi e altri episodi, "la tendenza a non presentare una denuncia (First Information report) contro gli autori di violenza continua, poiché su questi 275 incidenti solo 32 denunce sono state registrate contro gli aggressori", nota UCF. "Ciò dimostra la tacita comprensione tra gli autori di violenza e la polizia, che ovviamente gode del patrocinio di leader o funzionari politici locali. A volte la mancata presentazione di denunce è anche dovuta al timore di rappresaglie" rileva a Fides A. C. Michael, attivista cattolico, ex membro della Commissione per le minoranze dello stato di Delhi.
Secondo i dati registrati da "United Christian Forum (UCF) e "Alliance for Defending Freedom" (ADF) dal 2014, gli attacchi ai cristiani sono aumentati costantemente: erano 147 nel 2014; 177 nel 2015; 208 nel 2016; 240 nel 2017; 292 nel 2018.
Tehmina Arora, direttore di ADF India, dichiara a Fides: “Nessuno dovrebbe essere perseguitato a causa della sua fede. È preoccupante vedere questi atti di violenza illegale di massa continuare ancora anche dopo una serie di indicazioni al governo dalla Corte Suprema. Le forze politiche devono smettere di incoraggiare la violenza e la polizia deve agire per garantire protezione alle minoranze religiose". (SD) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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AMERICA/BOLIVIA - Presentati gli accordi per il dialogo di pace, approvata la legge per nuove elezioni nel 2020
 
La Paz (Agenzia Fides) – I rappresentanti della Conferenza Episcopale Boliviana, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea, hanno presentato sabato 23 novembre i punti dell’accordo raggiunto al termine del dialogo svoltosi nelle ultime settimane (vedi Fides 19;22/11/2019). Il documento, pervenuto a Fides, vuole contribuire attraverso il dialogo al processo di costruzione della pace concentrandosi su alcune questioni cruciali.
In primo luogo si ribadisce l’impegno a lavorare attraverso il tavolo di dialogo, sostenendo “gli sforzi per prevenire e superare i conflitti attraverso il dialogo, in particolare nelle aree del paese più colpite dalla violenza”. Si intende poi fornire assistenza tecnica al Tribunale Supremo Elettorale e ai Tribunali Elettorali Dipartimentali, in modo che “il processo elettorale soddisfi i più elevati standard nazionali e internazionali”.
Un altro punto dell’accordo prevede di “stabilire una presenza nei dipartimenti per promuovere il pieno esercizio dei diritti politici dei cittadini, su base paritaria e senza intimidazioni, durante la campagna elettorale, le elezioni e il periodo post-elettorale” e di “prestare particolare attenzione alla piena, libera e sicura partecipazione delle donne e delle popolazioni indigene al processo elettorale”. Dopo i tragici eventi verificatisi in occasione delle elezioni del 20 ottobre (vedi Fides 22/10/2019), è necessario arrivare alla verità e alla giustizia, operare affinchè non si ripetano, garantendo “indagini trasparenti, imparziali ed efficaci e che i responsabili siano puniti secondo le norme di legge e dei diritti umani internazionali”.
Per dare maggiore certezza al processo di dialogo, è necessario “monitorare l'attuazione degli accordi raggiunti al tavolo di dialogo”. Inoltre è stato deciso di aumentare le attività dell’organizzazione delle Nazioni Unite in Bolivia, in particolare verso la popolazione più vulnerabile. L’ultimo punto dell’accordo riguarda la comunità internazionale, chiamata ad assicurare il suo sostegno “per una soluzione pacifica della crisi e lo svolgimento di un processo elettorale trasparente, credibile e inclusivo”.
Domenica 24 novembre, la Presidente ad interim della Bolivia, Jeanine Añez, ha firmato la “Legge di regime eccezionale e transitorio”, approvata dal Parlamento, che prevede elezioni generali nel 2020. Le elezioni si terranno entro un periodo massimo di 120 giorni, una volta approvato il calendario elettorale. Secondo gli accordi tra le forze politiche al potere e l'opposizione, la nuova legge prevede che Evo Morales e il suo vice Alvaro García Linera, non potranno partecipare alle elezioni del 2020; i nuovi membri del Supremo Tribunale elettorale saranno eletti per 6 anni; i partiti politici presenteranno nuove alleanze e candidati. (S.L.) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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AMERICA/NICARAGUA - Migliora la salute del parroco di Masaya, ricoverato in ospedale
 
Managua (Agenzia Fides) – Ieri, domenica 24 novembre, padre Edwing Román, parroco della parrocchia di San Miguel a Masaya ha informato attraverso il suo account Twitter, che la sua salute è migliorata e che presto tornerà nella sua parrocchia di Masaya. Dopo aver trascorso otto giorni senz’acqua, senza elettricità, senza niente da mangiare e perfino senza le sue medicine, padre Edwin e i parenti dei prigionieri politici, venerdì 22 novembre sono stati portati via dalla chiesa di San Miguel a Masaya, mentre ringraziavano coloro che li avevano sostenuti con le preghiere e in altro modo (vedi Fides 18/11/2019). All'Ospedale Vivian Pellas dove sono stati ricoverati, qualche giornalista è riuscito a scambiare poche parole con padre Edwin e con Diana Lacayo, presidente dell'Associazione dei parenti dei prigionieri politici.
Il sacerdote e le altre persone del gruppo sono state portate all'ospedale con aiuto della Croce Rossa nicaraguense, che ha confermato l'urgente bisogno di un intervento medico per loro, che non avevano cibo da una settimana. Attualmente padre Roman continua ad essere ricoverato in quanto, essendo diabetico, è tra i più provati dal divieto della polizia di ricevere cibo, acqua e medicine, secondo quanto informa l'arcidiocesi di Managua e lo stesso Cardinale Leopoldo Brenes, che è andato a visitarlo ieri.
Padre Edwing faceva parte di un gruppo di 14 persone che sono rimastate dentro la Parrocchia di San Miguel Arcángel, nella città di Masaya, per otto giorni. Tra di loro almeno 10 donne avevano iniziato uno sciopero della fame per chiedere la liberazione di oltre 160 prigionieri politici. La polizia ha arrestato 16 persone per aver cercato di portare acqua alle persone che si trovavano all'interno della parrocchia, dopo che era stata interrotta la fornitura di acqua e di elettricità all’edificio. I sostenitori della polizia e del governo hanno mpedito l'accesso ai media attorno al tempio.
Questa azione dei familiari dei prigionieri politici non è isolata, ma è una delle tante proteste contro la crisi politico-sociale che dall’aprile 2018 ha lasciato almeno 328 morti, secondo la Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR), anche se le organizzazioni locali aumentano il numero a 651 e il governo ne riconosce 200 (vedi Fides 29/10/2019).

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...