Acciaieria a S. Giorgio. Legambiente: impatto non sostenibile. Danieli: occasione da non perdere
La vicenda della ventilata acciaieria a San Giorgio di Nogaro andrebbe trattata con prudenza. Certo l’atteggiamento fin qui avuto dalla giunta regionale Fvg di anticipare i tempi e soprattutto di sposare acriticamente la scelta produttiva senza adeguata discussione in Consiglio e nei territori interessati, non solo è tatticamente sbagliata, ma rischia di essere un boomerang che anziché aiutare le aziende promotrici dell’iniziativa come era intensione servile, rischiano di aver sollevato un vespaio dal quale sarà difficile uscire perché si sono sollevate già le barricate. Meglio sarebbe stato coinvolgere preventivamente il territorio anziché entrare subito nella logica dei “favori” e di sventolare il palo della cuccagna raccontando di mitici sviluppi occupazionali che oggi, in quale maniera è la stessa Danieli a smentire quando afferma chele maestranze “saranno in maggioranza composte da tecnici cd ingegneri grazie all’elevata automazione, ai big data, all’intelligenza artificiale”. Niente assunzioni locali di massa quindi. Così anche se siamo convinti che la campagna elettorale è il momento meno favorevole nel quale discutere di tematiche così complesse visto che sotto elezioni l’onestà intellettuale viene “sospesa” e resta al di fuori dalla ricerca del consenso, vale la pena fare il punto della situazione in maniera per quanto possibile obiettiva. Lo facciamo prendendo spunto dalle considerazioni di Legambiente FVG che proprio questa mattina sono state trasmesse alla stampa. Nello stesso tempo registriamo la presa di posizione della Danieli che ha ritenuto di comprarsi pagine intere sulla stampa cartacea locale, come se non si fidasse che le proprie posizioni vengano correttamente veicolate dalla stampa o forse si tratta di una maniera per fluidificare certi ingranaggi mediatici.
Scrive Legambiente: “ In relazione alla ventilata acciaieria di S. Giorgio di Nogaro è necessario fare una premessa. Oggi le zone industriali dovrebbero essere considerate capisaldi della transizione ecologica o quanto meno non in contrasto con essa. Si rileva, invece, la diffusa assenza di pianificazione di dettaglio, i cosiddetti piani territoriali infraregionali, in grado di orientare gli investimenti, dare regole certe e predefinite agli investitori, fa sì che ogni nuova proposta di insediamento, venga valutata senza un quadro di criteri di riferimento e valutazione. Fra gli altri, è il caso anche dalla zona industriale di Porto Nogaro. La zona industriale ex ZIAC di San Giorgio di Nogaro (ora COSEF) è confinante con la Laguna di Grado e Marano, che è Sito Ramsar, dall’omonima convenzione a tutela delle zone umide; inoltre in essa sono ricomprese la zona di protezione speciale/zona speciale di conservazione della LAGUNA DI MARANO E GRADO e 2 riserve regionali (Foce dello Stella, Valle Canal Novo). Questa contiguità con ambiti di tutela internazionali, comunitari e regionali pone evidentemente un problema di convivenza, mentre si dovrebbe esaltare questa funzione di programmazione e gestione sostenibile anche dell’area industriale. Cosa che, invece, per la sua assenza, balza agli occhi anche del visitatore che, con passo frettoloso, attraversi l’area industriale di Porto Nogaro. Ciò premesso, risulta subito evidente come la proposta di un’acciaieria in prossimità della laguna abbia un impatto importante, considerando anche e soprattutto la logistica, i flussi di materiali, energia in ingresso e uscita dall’ipotizzato stabilimento. Naturalmente commentando solo le scarne informazioni disponibili. Un impianto che potrebbe lavorare da 2,4 a 4 milioni di tonnellate/anno (una quantità pari alla produzione attuale dell’acciaieria di Taranto!) con un fabbisogno energetico di gas metano per oltre un miliardo di mc/anno (si stima fino a 1,5 Mld mc/a) non potrebbe che avere un impatto grave sull’ambiente circostante e dell’intera regione con relativi milioni di tonnellate di CO2 aggiuntive di cui non si sente davvero il bisogno visto che dovremo decarbonizzare la nostra atmosfera in fretta nei prossimi anni.
Chi provvederà agli investimenti necessari a decarbonizzare questi enormi consumi aggiuntivi di energia fossile? Visto che le tecnologie per fare l’acciaio con l’idrogeno green sono, ad oggi, una chimera, è più che probabile che l’energia necessaria sarà prodotta utilizzando gas naturale, alimentando in modo significativo le emissioni climalteranti. Inoltre, per far attraccare le navi sarà necessario approfondire il Corno (finanziamenti in tal senso sono già stati deliberati dalla Regione) di alcuni metri: quanti? Si parla di arrivare fino a 12 metri totali, ma non si dice che, per rendere utilizzabile tale infrastruttura di navigazione, bisognerà prolungarla oltre la laguna, fino al mare aperto per alcuni chilometri per poter assicurare l’accesso alle navi di adeguato tonnellaggio in ingresso e uscita e, soprattutto, non si dice che essa dovrà essere mantenuta anno per anno con costose opere di dragaggio e messa in sicurezza. E che impatto avrà questo dragaggio sulla mobilizzazione del mercurio che può transitare da una fase non solubile, legata ai sedimenti alla fase metilata e bioaccumulabile all’interno della catena alimentare? Che impatto avrà sulla penetrazione del cuneo salino esaltato anche dall’innalzamento progressivo del mare o sull’assetto morfologico – ambientale della Laguna? Senza dimenticare che la parte prossima alla laguna della zona industriale è occupata da aziende della nautica da diporto. Quale ricaduta produrrà l’acciaieria su di esse e, più in generale, sul paesaggio e il turismo nell’area? Come si potrebbe proseguire in uno sviluppo davvero sostenibile di tutta l’area lagunare, ricca di richiami naturalistici, storici e ambientali, su cui molto si è investito in questi anni, che sarebbe sicuramente depotenziata dalla presenza di una fabbrica di tal genere?
Chiediamo al presidente Fedriga, scrivono ancora da Legambiente di farsi carico di queste problematiche e di dire subito cosa pensa e cosa ha già nel cassetto che ancora non dice, perché un’opera di questa portata avrebbe un impatto in totale contrasto con tutti gli impegni sulla completa decarbonizzazione della Regione che la sua Giunta ha fissato entro il 2045, addirittura con 5 anni di anticipo rispetto ai piani dell’Europa. Se la mano destra non sa quello che fa la sinistra allora o siamo di fronte ad un problema serio di bilateralizzazione o siamo di fronte ad un problema di ipocrisia profonda; in entrambi i casi non sarebbe un buon messaggio. Con questi elementi di valutazione Legambiente dice no al progetto di una mega acciaieria in un ambiente delicato e da proteggere come la laguna, che avrebbe un impatto sicuramente non sostenibile”.
Fin qui la posizione degli ambientalisti che sappiamo essere molto popolare. Da parte della Danieli, che ci fa sapere invia preliminare, palesando un certo distacco in realtà poco veritiero se non altro per la spesa sostenuta per veicolare il proprio messaggio, che comunque vada l’azienda di Buttrio costruirà l’impianto ovunque verrà deciso di farlo dalla committenza Ucraina.
Queste le sopracitate considerazioni “pubblicitarie” dal titolo “Un’acciaieria nella Zona Industriale di Porto Nogaro. Sei cose importante da conoscere molto bene” anticipate da un occhiello molto ben anticipatorio della reale natura del messaggio quando afferma: Sono queste le prime reali, dirette notizie sulla possibile realizzazione di un impianto siderurgico all’avanguardia in quest’area. (un occasione da non perdere).
1) La società Metinvest, scrive nel testo la Danieli, non ha fino a ora confermato questo investimento di 2 miliardì di Euro: lo farà entro Settembre 2023. Se, in base a molti parametri e precondizioni, deciderà positivamente, i siti in opzione sono tre, due in Italia uno di questi è Porto Nogaro e uno in un altro paese europeo.
2) Danieli comunque costruirà l’impianto, ma supporta la scelta del Friuli Venezia Giulia. Questi i motivi di tale scelta: L’impianto sarebbe un eccezionale e unico esempio di high tech, di sviluppo sostenibile, ma non solo. Darebbe un forte contributo al PIL e quindi alle risorse conseguenti necessarie al social welfare regionale e italiano (in primis sanità c pensioni, che ovviamente possono essere sostenute solo a fronte di reali risorse finanziarie).
3) Forse non tutti sanno che la Danieli è indiscutibile leader in tutto il mondo nello sviluppo di impianti sostenibili 8 di questi sono stati recentemente realizzati negli Stati Uniti.
In tal senso i parametri europei definiscono come virtuoso un impianto quando emette 283 kg di CO, per ogni tonnellata di acciaio prodotta. L’impianto progettato per Porto Nogaro sarà molto, molto più virtuoso poiché ne prevede all’incirca 100 kg per ton, rendendolo considerabile a impatto nullo; è con l’idrogeno a disposizione, si potrà arrivare a 60 kg per tonnellata.
4) Le maestranze assunte previste saranno in maggioranza composte “da tecnici cd ingegneri grazie all’elevata automazione, ai big data, all’intelligenza artificiale”.
5) Anche le nuove infrastrutture darebbero grandi benefici alla Zona industriale Aussa Corno che movimenta oggi circa 3 milioni di tonnellate di merci all’anno, ma non ha porto né ferrovie, né strade adeguate. L’attuale traffico di 150.000 / 200.000 camion all’anno genera emissioni di CO, ben superiori a quelle di una fabbrica green come quella provista, Una fabbrica non nasce solo per produrre reddito ma anche per ridurre i disagi.
6) L’habitat della Laguna, il turismo. Non essendo ancora approvato l’investimento da parte di Metinvest, non si è dato inizio all’iter dell’Arpa (Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente) per le valutazioni necessarie, ma la qualità del progetto garantisce fin d’ora un più che corretto impatto ambientale.