ASIA/MALAYSIA - Critiche alla sentenza della Corte Federale sul caso del nome “Allah”
Kuala Lumpur (Agenzia Fides) – E’ un passo indietro per la libertà religiosa, una “decisione regressiva” quella adottata dalla Corte Suprema sull’uso del nome “Allah” per i cristiani. Così il Consiglio delle Chiese della Malaysia (CCM), che unisce le comunità cristiane di diverse confessioni, ha definito la sentenza della Corte che ha confermato il divieto imposto al settimanale cattolico “Herald” di usare il nome “Allah”. In una nota inviata a Fides, il Segretario generale del CCM, Hermen Shastri, afferma che “il governo dovrebbe rendersi conto che i cittadini malaysiani hanno sempre utilizzato Bibbie in Bahasa Malaysia (la lingua locale) contenenti il nome Allah”. Secondo il Segretario, si tratta di un verdetto che palesemente “si allontana dalla verità”.
Anche l’Ong “Human Rights Watch” (HRW) nota che “la tolleranza religiosa della società multireligiosa della Malaysia è in calo”, affermando che “il governo malese dovrebbe lavorare sui modi per promuovere la libertà di religione” piuttosto che dare spazio a gruppi islamici radicali e conservatori.
La Corte Suprema (il terzo grado di giudizio) ha emesso il verdetto tramite un collegio di sette giudici, con un solo voto di scarto (4 a 3). Come appreso da Fides, i tre giudici, tutti musulmani, che hanno votato a favore dei cristiani hanno notato che “esiste un pregiudizio, in quanto la parola Allah circola liberamente nella Bibbia o nei libri sacri Sikh”. Inoltre hanno affermato che la Corte di appello (il secondo grado), imponendo il divieto, “ha oltrepassato i suoi poteri e le sue competenze giurisdizionali, senza basarsi su fatti concreti né su precise disposizioni di diritto”. (PA) (Agenzia Fides 25/6/2014)
Anche l’Ong “Human Rights Watch” (HRW) nota che “la tolleranza religiosa della società multireligiosa della Malaysia è in calo”, affermando che “il governo malese dovrebbe lavorare sui modi per promuovere la libertà di religione” piuttosto che dare spazio a gruppi islamici radicali e conservatori.
La Corte Suprema (il terzo grado di giudizio) ha emesso il verdetto tramite un collegio di sette giudici, con un solo voto di scarto (4 a 3). Come appreso da Fides, i tre giudici, tutti musulmani, che hanno votato a favore dei cristiani hanno notato che “esiste un pregiudizio, in quanto la parola Allah circola liberamente nella Bibbia o nei libri sacri Sikh”. Inoltre hanno affermato che la Corte di appello (il secondo grado), imponendo il divieto, “ha oltrepassato i suoi poteri e le sue competenze giurisdizionali, senza basarsi su fatti concreti né su precise disposizioni di diritto”. (PA) (Agenzia Fides 25/6/2014)