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giovedì 19 agosto 2021

Agenzia Fides 19 agosto 2021

 

AFRICA/UGANDA - Ucciso un sacerdote
 

Kampala (Agenzia Fides) – Ucciso ieri, 18 agosto, un sacerdote in Uganda. P. Joshephat Kasambula della diocesi di Kiyinda-Mityana è stato assassinato a sangue freddo nella sera di ieri, da una persona che potrebbe avere problemi di tossicodipendenza.
Nel tardo pomeriggio del 18 agosto p. Joshephat era andato a supervisionare i lavori su un appezzamento di terra dove avrebbe incontrato il suo assassino che soggiornava illegalmente nella masseria. Il sacerdote ha chiesto al presunto killer chi lo aveva autorizzato ad accedere al terreno e alla casa ma è stato colpito alla schiena con un corpo contundete ed è morto sul colpo.
Secondo alcuni testimoni il presunto omicida è un noto tossicodipendente e si ritiene che fosse l’effetto di qualche sostanza stupefacente al momento dell’omicidio. I testimoni riferiscono che da diversi anni il sacerdote non si recava a visitare la casa e il terreno che appartenevano alla sua famiglia. Il presunto omicida aveva approfittato della mancata vigilanza e vi si era installato da qualche tempo.
P. Joshephat Kasambula 68 anni, ha servito la diocesi di Kiyinda-Mityana come parroco di Lwamata. La polizia ha prelevato il suo corpo per l'autopsia mentre le ricerche dell’omicida che si è dato alla fuga, continuano. (L.M.) (Agenzia Fides 19/8/2021)

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AFRICA/SUD SUDAN - Suore uccise; il Presidente Kiir: “I gruppi che non hanno firmato la pace responsabili della loro morte”
 

Juba (Agenzia Fides) – Sono i gruppi che non hanno firmato l’accordo di pace, i responsabili della morte delle due suore della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù, uccise, insieme ad altre tre persone, in un agguato stradale il 16 agosto su un autobus lungo Juba-Nimule Road (vedi Fides 18/8/2021). Lo afferma il Presidente sud sudanese Salva Kiir, che accusa dell’imboscata degli Holdout Groups”, termine generico che indica i non -firmatari dell'Accordo rivitalizzato sulla risoluzione dei conflitti in Sud Sudan (R-ARCSS).
Nella sua dichiarazione il Presidente Kiir afferma che l'omicidio dei cinque "civili innocenti" dimostra la mancanza di impegno per la pace da parte dei non firmatari dell'accordo di pace del settembre 2018 e minaccia che il suo governo potrebbe dover " riconsiderare la sua posizione sull'Iniziativa di Roma guidata da Sant'Egidio”.
Il presidente sud sudanese aggiunge, in riferimento ai cinque sud sudanesi uccisi durante l'imboscata stradale del 16 agosto, “La responsabilità della loro morte ricade interamente sugli Holdout Groups, e il governo di transizione rivitalizzato di unità nazionale condanna questo atto di terrore nei termini più forti possibili.”
Papa Francesco ha espresso le sue condoglianze per la morte di suor Mary Daniel Abut, e suor Regina Roba delle Suore del Sacro Cuore di Gesù. “Profondamente addolorato nell'apprendere del brutale attacco a un gruppo di suore del Sacro Cuore di Gesù che ha causato la morte di suor Mary Abud e suor Regina Roba – si legge nel telegramma, inviato a nome del Pontefice dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin a Mons. Mark Kadima, della Nunziatura Apostolica in Sud Sudan. “Confidando che il loro sacrificio farà avanzare la causa della pace, riconciliazione e sicurezza nella regione"- Papa Francesco “prega per il loro eterno riposo e il conforto di quanti piangono la loro perdita”. (L.M.) (Agenzia Fides 19/8/2021)
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AFRICA/BURKINA FASO - Quasi 50 morti in un agguato jihadista nel nord del Paese
 

Ouagadougou (Agenzia Fides) - Quarantasette persone tra cui trenta civili, quattordici soldati e tre ausiliari dell'esercito sono state uccise ieri, 18 agosto, in un attacco compiuto da sospetti jihadisti contro un convoglio militare, che scortava civili, nel nord del Burkina Faso.
Lo ha annunciato il governo di Ouagadougou. “Un convoglio misto composto da civili, elementi delle forze di difesa e sicurezza (FDS) e volontari per la difesa della patria (VDP) è stato l'obiettivo di un attentato terroristico a 25 km da Gorgadji (Nord), con la morte di 30 civili, 14 soldati e 3 VDP" afferma il comunicato ufficiale. Nei combattimenti sono rimaste ferite altre 19 persone mentre “58 terroristi sono stati uccisi e molti altri sono rimasti feriti e sono fuggiti" affermano le fonti ufficiali.
Il Presidente Roch Marc Christian Kaboré ha indetto oggi, 19 agosto, tre giorni di lutto nazionale per rendere omaggio alle vittime.
La località di Gorgadji, dove è avvenuto l’agguato, si trova nella provincia di Séno, nel nord del Burkina Faso, detta dei tre confini, dove il Burkina Faso confina con Mali e Niger. Zona più volte colpita da gruppi jihadisti che seminano terrore e morte nei tre Paesi.
L’attacco di ieri è il terzo di una serie in due settimane contro soldati impegnati nella lotta anti-jihadista nel nord e nord-ovest del Burkina Faso.
I gruppi jihadisti saheliani sono ora galvanizzati dal ritiro americano e occidentale in Afghanistan e dall’annuncio del termine entro i primi mesi del 2022 dell’operazione militare francese Barkhane in Mali. In un messaggio audio risalente al 10 agosto Iyad Ag Ghali, leader del Gruppo di Sostegno dell’Islam e dei Musulmani (GSIM) non ha aspettato la presa di Kabul per salutare la vittoria dei talebani in Afghanistan, rendendo omaggio “all’ emirato islamico dell'Afghanistan, in occasione del ritiro delle forze d'invasione americane e dei loro alleati". Un capovolgimento che- ha sottolineato - è il risultato di due decenni di pazienza". (L.M.) (Agenzia Fides 19/8/2021)
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AMERICA/PERU’ - I giovani profeti del Bicentenario: a novembre prima Giornata nazionale della Gioventù
 
Lima (Agenzia Fides) – “Giovane, alzati! Tu sei profeta del Bicentenario” è il motto della prima Giornata nazionale della Gioventù che il Perù celebrerà dal 19 al 21 novembre. L’evento prende spunto dalla celebrazione dei 200 anni dell’Indipendenza del Paese, il 28 luglio. Secondo la nota della Conferenza episcopale, pervenuta a Fides, ad organizzare la Giornata è la Commissione episcopale per i giovani e i laici, presieduta da Monsignor Alfredo Vizcarra, Vescovo del Vicariato di Jaén, con l’obiettivo di “riflettere e riconoscere l'importanza dei giovani del Paese alla luce del bicentenario di indipendenza” dalla Spagna.
Fin dall’inizio del 2021 sono stati creati diversi gruppi di lavoro dedicati ognuno ai vari aspetti dell’evento: la liturgia, la spiritualità, la comunicazione. Il logo dell’evento presenta tre grandi lettere “JNJ”, le iniziali di “Jornada Nacional de la Juventud” (Giornata nazionale della gioventù), dipinte con colori particolarmente accesi e vivaci, ad indicare la gioia e lo spirito di festa che anima l’incontro, ed il motto “Joven, ¡levántate! ¡Tú eres profeta del bicentenario!”. L’inno e la preghiera dell’appuntamento, invece, sono stati scelti grazie ad un concorso tra artisti cattolici, vinto da José Luis Vallejos Arias, autore dell’inno, e Eddy Alex Juárez Vergara, autore della preghiera. Entrambe le loro composizioni fanno riferimento alla testimonianza offerta da Santa Rosa da Lima, Patrona del Perù.
Nata a Lima il 20 aprile 1586, in una nobile famiglia di origine spagnola, fu battezzata con il nome di Isabella. Una serva affezionata, di origine india, che le faceva da balia, colpita dalla bellezza della bambina le diede il nome di un fiore, Rosa, che le rimarrà per sempre. Quando la sua famiglia subì un tracollo finanziario. Rosa si rimboccò le maniche e aiutò in casa. Sin da piccola aspirava alla vita claustrale, avendo come modello di vita santa Caterina da Siena. Come lei, vestì l’abito del Terz’ordine domenicano, a vent’anni. Allestì nella casa materna una sorta di ricovero per i bisognosi, dove prestava assistenza ai bambini ed agli anziani abbandonati, soprattutto a quelli di origine india. Dal 1609 si richiuse in una cella di due metri quadrati, costruita nel giardino della casa, dove trascorreva gran parte delle sue giornate a pregare ed in stretta unione con il Signore. Ebbe visioni mistiche. Nel 1614 fu obbligata dalla famiglia a trasferirsi nell’abitazione della nobile Maria de Ezategui, dove morì, straziata dalle privazioni, tre anni dopo. Era il 24 agosto 1617. Fu beatificata nel 1668 e canonizzata il 12 aprile 1671, prima Santa del continente sudamericano. E’ patrona principale delle Americhe, delle Filippine e delle Indie occidentali.
La Commissione episcopale per i giovani e i laici ha organizzato una serie di attività che vengono lanciate il 19 di ogni mese, nello stesso giorno dell’inizio della Giornata nazionale della Gioventù, il 19 novembre. Per i mesi di agosto, settembre e ottobre verranno lanciati tre capitoli del Sussidio Spirituale. Secondo Álvaro Salazar, Segretario esecutivo della Commissione episcopale, i sussidi che saranno pubblicati permetteranno di preparare il nostro cuore e il nostro spirito a riflettere sulla nostra realtà prima del mese di novembre. "Questa Giornata ci permetterà di sapere cosa vogliono i giovani del Perù per il futuro del Paese nella prospettiva del Bicentenario" conclude Álvaro Salazar. (SL) (Agenzia Fides 19/08/2021)


lunedì 8 marzo 2010

Su Il Friuli.it troviamo l'intervista e scopriamo don Larice

Una vita per i ragazzi sfortunati

L’INTERVISTA - La storia di don Davide Larice, in prima linea nell’assistenza ai giovani disagiati anche attraverso lo sport

don larice -

Sembra una favola l’avventura umana fin qui vissuta da don Davide Larice nell’assistenza prestata ai giovani con problemi di tossicodipendenza. C’era una volta, quindi, un giovane cappellano che, fin dai primordi del suo ministero, si occupa di ragazzi. Per la sua seconda esperienza di religioso è sbalzato dalla parrocchia di Feletto Umberto a quella defilata di Ampezzo. Quasi un confino. Dall’intensa attività svolta a getto continuo con centinaia di giovani a una parrocchia priva di ragazzi. Per avvicinarli e per togliersi di dosso il senso dell’inutile e dell’isolato, accetta l’incarico di segretario del patronato della scuola elementare. In quella veste gestisce anche il doposcuola, praticamente privo di alunni. Del centinaio di bambini che frequentano l’Istituto, solo cinque o sei si presentano a fare i compiti previsti per casa. Tutti gli altri abitano lontano o in casolari isolati.

A questo punto scatta l’innato senso dell’organizzazione di don Larice. Chiede e ottiene che le maestre non assegnino compiti a casa, che sia garantito un pasto caldo a mezzogiorno e che, nell’ambito del doposcuola, siano inserite materie che possano interessare i ragazzi, anche se non previste dai programmi ministeriali. Si parte subito con studio del territorio, topografia, toponomastica, storia del paese ricavata attraverso interviste agli anziani, educazione stradale. Per vincere la naturale ritrosia dei montanari, don Davide escogita il ‘Teatro ad personam’, con scene inventate e sperimentate in ambito famigliare le migliori delle quali rappresentate, poi, direttamente da ragazzi, genitori e nonni. Infine, riesce a sublimare la sua opera formativa inventando un giornalino, secondo gli schemi pedagogici di Freinet, basati sulla libera espressione dei bambini in voga al tempo. Testi e disegni liberi e redazione collettiva per correggere le bozze.

Riesce pure a far installare una piccola stamperia, gestita in proprio. L’effetto di tutto questo darsi da fare è dilagante. Come per magia i ragazzi si decuplicano. Letteralmente. Da 6, passano a 60. Nel frattempo, legge don Milani, Levi e Sardelli. Resta colpito soprattutto dagli scritti e dal lavoro sociale svolto a Roma da quest’ultimo personaggio. Don Roberto Sardelli si occupa delle 650 famiglie di baraccati romani che vivono in condizioni subumane. A scuola, i loro bambini sono collocati in classi differenziate. Don Roberto va a vivere con loro, si fa carico delle loro pene. Costituisce la ‘Scuola 725’ a tempo pieno per i loro figli, per toglierli dalla ghettizzazione. Scrive il ‘Non tacere’, libro-denuncia sui mali di Roma, che fa scalpore negli ambienti sonnolenti della politica romana.

Il nostro don Larice, attratto dal lavoro condotto da questo prete di frontiera, con il quale peraltro deve sentirsi in perfetta sintonia, si reca a Roma per conoscerlo e riceverne indirizzi. Gli mancano i soldi per il viaggio? Nessun problema. Viaggia in autostop. E anche nella Città Eterna, si sposta sempre a piedi. Sono gli anni ‘70 e anche nelle Valli carniche striscia già la serpe della droga. Sono in crisi i modelli religiosi. La ricerca spiritualistica volge a oriente, non esclusi i viaggi compiuti per prenderne contatto diretto. Don Larice avverte su di se queste realtà giovanili. Se ne fa carico morale e, nel contempo, agisce sul piano pratico, a partire dai suoi aspetti più spiccioli. La porta della sua canonica resta perennemente aperta, proprio in senso fisico.

Spesso, rientrando a casa, il sacerdote trova i giovani sbandati ad attenderlo. Li accoglie, li ascolta, li segue. Li va a visitare in galera quando, non infrequentemente, sono arrestati. Legge le loro lettere, che arrivano anche da siti lontani e indirizzate al prete amico, unico faro nel loro buio esistenziale. Si rende pure conto che l’area d’azione ampezzana è limitata e sente fortemente di dover fare qualcosa di più importante. Dopo un anno di meditazione sul da farsi, chiede e ottiene dall'Arcivescovo Monsignor Alfredo Battisti di spostarsi a Udine. Gli viene assegnato l’incarico di insegnante al Malignani. Impegno che gli lascia tempo da dedicare ai suoi ragazzi. Scende a Udine e trovandosi, nell’immediato, privo di alloggio, dorme in auto. Riesce, poi, a trovare un locale di fortuna dai frati di via Ronchi. Un ripostiglio privo di acqua, di riscaldamento e mobili. Nel frattempo è avvicinato da tossicodipendenti e con loro condivide gli stenti di quella triste stanza. Dormono per terra, in sacco a pelo.

“Con il mio magro stipendio non riesco a dar da mangiare ai 12 ragazzi arrivati da me – racconta don Davide - non parliamo poi di riscaldamento, servizi e suppellettili. Arriva finalmente un piccolo colpo di fortuna: affitto di un ambiente di 80 metri quadri, sostenuto da piccole offerte, questuate. Ci spostiamo. Bombola a gas per scaldarci e al mangiare provvediamo anche con la cura di un piccolo orto, oltre al mio magro stipendio. Tutto resta azzerato nel 1976, per il terribile sisma che colpisce il Friuli. Dopo tre anni riprendo a cucire le fila della mia missione. Questa volta in forma organizzata, anche in virtù del contributo di 5 milioni di lire (1979), elargizioni su interessamento dell’assessore alla sanità della Regione, Giacomo Romano. Aiuto che, peraltro, mi pone problemi di strategie d’impiego dell’insperata risorsa. Mi trovo davanti a un trivio: provvedere al mangiare dei miei ragazzi, installare il riscaldamento o preoccuparmi in primis delle necessità psicologiche di recupero dei tossicodipendenti che ospito”.

“Decido per quest’ultima soluzione – continua don Larice - e assumo uno specialista psicologo, che avvia immediatamente la terapia d’urgenza. La psiche stravolta da guarire, prima delle necessità pratiche elementari e prima di parlare di anima”. Una forma di caritas pragmatica che, alla distanza, produce anche gli sperati frutti spirituali. Duraturi, in quanto guadagnati con il proprio intimo. Da questo momento il motore della solidarietà di don Larice parte, cammina e si alimenta ancora una volta di donazioni e atti di liberalità.

Nel 1989, altro colpo grosso, richiamato dalla riconosciuta opera meritoria che l’organizzazione di don Larice svolge sul territorio. Il Lyons Udine Lionello offre un superbo aiuto economico. E ancora una volta: in quale direzione ottimizzarlo? Fra le mille pressanti esigenze, la priorità assoluta è riconosciuta alla necessità di prestare cure odontoiatriche ai ragazzi eroinomani. Potrebbe apparire una stranezza. Ma solo per chi non conosce uno dei tanti terribili effetti aggiuntivi che derivano dell’assunzione di eroina. Droga che attacca ed erode ossa e denti. Senza denti, o con gli stessi malconci, non si può masticare, quindi nemmeno alimentarsi a dovere. Da rilevare, inoltre, che i dentisti privati, al tempo non mettevano volentieri le mani in bocca a un drogato o, ancora peggio, a un ammalato di Aids. Quindi, don Davide chiede al Lyons Udine Lionello la possibilità di supportare l’allestimento di un moderno gabinetto dentistico. Il sogno si realizza con l’impiego di 35 milioni di lire. Si trova pure il medico disponibile a gestirlo. Infine, per non creare il senso del ghetto, lo studio dentistico è aperto anche per l’assistenza ai poveri del territorio.

giovedì 27 marzo 2008

Web Diocesi informa sulle tossicodipendenze

I DATI DEL 2007
Droga, in Friuli aumentano sequestri e denunce versione testuale
Ma i servizi sono impotenti contro droghe «leggere» e sintetiche

UDINE (25 marzo, ore 18.30) - Aumento delle operazioni antidroga (+24%), dei sequestri (+472%) e delle denunce (+51%). Secondo i dati diffusi dalla Direzione centrale servizi antidroga del ministero dell’Interno, il 2007 ha segnato in provincia di Udine in forte incremento dei risultati della lotta alla diffusione degli stupefacenti.
Gli inquirenti segnalano anche il forte coinvolgimento di gruppi stranieri legati al narcotraffico. L’anno scorso gli stranieri denunciati per traffico illecito sono stati 141 su 253. Il sequestro più significativo è stato quello di 66 chili di hashish a Ruda. 8 i decessi legati alla droga avvenuti in regione.
Aumenta, in particolare, la diffusione di droghe cosiddette leggere, «droghe per cui i Servizi tossicodipendenze delle aziende sanitarie sono poco efficaci – spiega Danilo Tassin, direttore del Sert dell’Azienda sanitaria n. 5 della Bassa Friulana –. Sono sostanze il cui uso sembra compatibile con la vita normale e le persone che ne fanno uso non riconoscono di avere un problema, né sono motivate a cambiare».
Marco Tempo

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

FESTA GRANDE PER IL 60° DI ORDINAZIONE DI MONS. IGINO SCHIFF

  COLLABORAZIONE PASTORALE DI SAN GIORGIO DI NOGARO, FESTA GRANDE PER IL 60° DI ORDINAZIONE DI MONS. IGINO SCHIFF 2010 - Mons. Iginio Schiff...