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lunedì 11 aprile 2022

messaggeroveneto.gelocal.it Riaperta l’area all’interno della chiesa dell’Addolorata.

 

Nuove scoperte e scavi: ecco il sito paleocristiano di San Giorgio

Riaperta l’area all’interno della chiesa dell’Addolorata. Ritrovati i resti di una basilica risalente al IV-V secolo 

SAN GIORGIO DI NOGARO. Torna patrimonio della comunità il sito archeologico paleocristiano del IV secolo, della chiesa di San Giorgio Martire, affettuosamente chiamata chiesa della Madonna per la presenza della statua dei sette dolori.

Da sabato, il luogo sacro, è stato restituito ai sangiorgini con una cerimonia ricca di emozioni e ricordi di quell’idea nata da alcuni giovani studenti agli inizi degli anni Ottanta, che portò agli scavi del 1988 e alla scoperta di quell’eccezionale ritrovamento della basilica paleocristiana, e del lacerto mosaicato che hanno rilevato l’importanza della chiesa di Villa San Giorgio in quel periodo, come affermato dall’architetto Claudia Carraro.

Grazie a uno speciale cristallo, a un moderno sistema di aerazione, e a una adeguata illuminazione, si è valorizzato il sito, quel sito che ha portato a rifare la storia del territorio.

A disposizione dei visitatori anche un video sull’evoluzione della chiesa visionabile su un pannello tattile all’interno, un video che ripercorre la storia dello scavo fino all’ultima realizzazione, un pieghevole sulla storia di San Giorgio e la ricchezza delle opere d’arte che si trovano nella chiesa, una monografia sulla chiesa che approfondisce alcuni aspetti come l’importanza dei teleri seicenteschi e della statua della Madonna dei sette dolori venerata dalla comunità sangiorgina perché invocata a far cessare la peste del 1759.

Come ha ricordato Alberto Vicenzino, che assieme a Curzio Conti (che poi divenne primo presidente dell’associazione Ad Undecimum, nata a seguito della scoperta e oggi continua nella valorizzazione del territorio) e dell’archeologo Massimo Lavarone, l’emozione il primo assaggio di scavi iniziato nel 1986 e poi concretizzatosi nel 1988 con la ricercatrice della Soprintendenza Paola Lopreato, quando la chiesa era in fase di messa in sicurezza a seguito dei danni subiti dal sisma due anni prima.

È stato lo stesso Lavarone poi a ricordare come da quello scavo vennero messi in luce l’edificio paleocristiano risalente al IV-V secolo oltre ai tre edifici di culto che erano stati costruiti nei secoli seguenti sullo stesso sito che ospita la chiesa attuale completata nel 1798.

Lavarone ha anche sottolineato che tra i reperti rinvenuti c’è il famoso anello di San Giorgio, una rarità nel suo genere: due simili sono conservati al British Museum di Londra. Presenti alla cerimonia il sindaco Pietro Del Frate e monsignor Igino Schiff, grazie alla cui tempestività nel chiedere contributo alla Regione, è stato possibile l’intervento. 

lunedì 4 aprile 2022

ilfriuli.it 42 aspiranti preti

 

Nelle Diocesi della regione è boom di vocazioni

Una decina di anni fa gli aspiranti preti si contavano quasi sulle dita di una mano. Oggi sono 42

Nelle Diocesi della regione è boom di vocazioni

L’eccezione non sempre conferma la regola, ma se la regola è un mondo di giovani nulla facenti e non inseriti in un percorso d’istruzione o formazione, ben vengano le eccezioni.

Il seminario interdiocesano di Castellerio frazione di Pagnacco, dedicato a San Cromazio di Aquileia, ospita ben 42 seminaristi. Di questi dieci stanno frequentando l’anno propedeutico a Gorizia e tornano a Castellerio ogni mercoledì. Conclusi i sette anni di formazione, diventeranno preti, una scelta per la vita che solitamente spaventa gli adulti, figurarsi i ragazzi che, in molti casi, entrano in seminario subito dopo il diploma.

Fino a qualche anno fa il seminario ospitava solo una decina di ragazzi. Oggi, anche grazie all’impegno di monsignor Andrea Bruno Mazzocato, “la ripresa dei giovani – spiega l’arcivescovo - che si preparano al sacerdozio è sorprendente. Undici anni fa Udine aveva sette seminaristi in tutto”.

Monsignor Mazzocato non si prende meriti, ma “certamente una delle priorità che mi sono dato al mio arrivo a Udine era quella d'impegnarmi per le vocazioni al sacerdozio e per il seminario. Non c’inventiamo noi le vocazioni. Uno si deve sentirsi chiamato. Però, collaborare e creare le condizioni più favorevoli è fondamentale. Perché uno può essere chiamato a dirigere la propria barca verso un certo porto, però se ha il vento contro... Se in una diocesi non c’è impegno, non ci si crede e non si creano le condizioni è come mettere il vento contro. Bisogna dare un incoraggiamento e il vescovo è chiamato a dare un segnale diocesano in questo senso. E’ come mettere il vento favorevole. In parte è dovuto anche a questo. Non ho fatto niente di straordinario. Mi pareva una priorità obbligata. Il Signore mi chiedeva di tenere alzate le armi, anche se non ero sicuro dei risultati. Abbiamo tenuto alte le armi e sono arrivati i risultati”.

“Non è una fuga dal mondo. Anche se genitori e amici spesso non ci capiscono”

Fare una scelta per tutta la vita fa sempre paura, anche agli adulti e soprattutto ai genitori di chi vuole diventare prete. “La prima reazione – spiega don Loris – è ‘per tutta la vita? Un po’ sì, ma non tutta la vita’. E poi, soprattutto le madri, hanno paura della solitudine dei preti. Una volta le sorelle li seguivano. Ora i tempi sono cambiati. Innanzitutto, nessuno è solo, se non lo vuole essere. Il prete è inserito in mezzo alla sua gente, nella sua comunità. E’ molto impegnato e vuole costruire relazioni. Non è solo”.

Ben inserito nella comunità è Stefano, 33 anni, di Coia di Tarcento.“Sono in servizio presso la parrocchia di San Giorgio di Nogaro – racconta – e sono al quarto anno di seminario, dopo l’anno propedeutico, importante anno di discernimento. Sia qui nel seminario, sia nella parrocchia, la comunità è una scuola, per poter crescere e costruire rapporti buoni. In seminario non è sempre facile, ma soprattutto per noi cristiani, nelle parrocchie, nella città e nel mondo in generale, s’impara a costruire rapporti buoni, rapporti di pace che in questo momento sono particolarmente urgenti. Questo per rispondere alla chiamata, alla vocazione”.

Matteo ha 23 anni ed è il seminarista al secondo anno più giovane di Castellerio. “Non bisogna isolarci – spiega -, ma mantenere il contatto con la parrocchia e anche con gli amici fuori. Io sento sempre i compagni delle superiori, che non hanno un’esperienza di fede immediata, anzi sono abbastanza freddi e lontani. Restano amici, però. Sono incuriositi, attratti e con certi loro modi di ragionare provocano e suscitano domande. La loro idea del seminario è ‘Il nome della rosa’: un convento senza illuminazione coi preti che cantano salmi da mattina e sera. Invece la nostra vita è concreta”.

E’ una scelta di vita, però, che potrebbe sembrare semplice, piuttosto che rimanere nel mondo esterno a combattere ogni giorno con mille preoccupazioni. “Se uno entra qui – continua Matteo -, credendo che sia più facile, crolla ai primi terremoti. Può nascondersi e mascherarsi, ma quando poi dovrà mettersi in gioco, non gli sarà né facile, né congeniale. Io non credo di aver rifiutato qualcosa. Ho forse rinunciato, ma la rinuncia è consapevole e non mi sento una persona con qualcosa in meno. Anzi, ho una marcia in più. Sono carico”.

La scelta di Stefano, che è entrato in seminario dopo aver frequentato l’università, “è una ricerca che continua e si configura come risposta. Non è molto capita dai coetanei - conclude -, ma per il cambiamento d’epoca e dei riferimenti diversi. Una scelta di questo tipo comporta risposte nuove. La mia non è una profezia eremitica, ma di speranza per la comunità”.

Anche il più sicuro sicuro, però, potrebbe aver sbagliato. “Finché non sono sbagli che rendono problematica la scelta - conclude Loris - , va bene. Nessuno vuole preti Superman. Nè il Signore, né le persone che non sbagliano mai. Siamo chiamati a rafforzare la nostra vocazione in un mondo che non ci aiuta. Anzi, caso mai ci propone altro. Ma è l’unico mondo nel quale viviamo. E’ il mondo di sempre, con alcuni aspetti nuovi, soprattutto sul fronte mediatico e tecnologico”.

Ragazzi come tutti gli altri, con un impegno in più

Ormai da una decina d’anni Don Loris Della Pietra è il rettore del Seminario interdiocesano di Castellerio. Un giovane, don Loris ha solo 45 anni, tra i giovani. I seminaristi rimangono o cambiano idea? “Di solito continuano. Dopo l’anno propedeutico, obbligatorio da cinque anni in tutti i seminari, durante il quale c’è il primo discernimento, seguono sei anni di teologia”.

Qual è l’età media di chi entra in seminario? “Negli ultimi anni il trend è l’età giovanile, terminate le scuole superiori. Questo aspetto è positivo, perché i giovani hanno energie più fresche e, soprattutto, mi pare abbiano maggiore slancio e disponibilità a guardare avanti senza troppe preclusioni”.

Ci vuole molta forza? “Ci vuole, perché la cultura attuale non aiuta una scelta di questo tipo, caso mai la scoraggia, la dissuade. In genere è così per tutte le scelte che impegnano tutta la vita, anche quella matrimoniale. Questi giovani sono per lo più emanazione delle parrocchie. Non sono allo sbaraglio, monadi isolate”.

Come vivono a Castellerio? “Nel seminario non tutto è rosa e fiori. Stare gomito a gomito per sei anni è faticoso, ma estremamente arricchente. Non è il seminario di cinquant’anni fa. Adesso c’è Internet, i social, vanno e vengono quando vogliono, hanno la macchina. Il seminarista di oggi è un giovane come tutti gli altri, con un impegno in più, che è quello di fare discernimento della propria vita”.

venerdì 18 febbraio 2022

Pizzimenti, primo incontro con i sindaci della Riviera Friulana Udine

 

Infrastrutture: Pizzimenti, primo incontro con Comuni su viabilità Edr

Riunione con i sindaci della Riviera Friulana Udine, 16 feb - "Con questa riunione con i sindaci della Riviera Friulana inizia una serie di incontri con i Comuni del Friuli Venezia Giulia per comunicare quali sono gli interventi in materia di viabilità previsti nelle varie aree omogenee a seguito del trasferimento di competenze agli Enti di decentramento regionale. L'occasione non è solo finalizzata a comunicare, ma anche ad ascoltare quelle che sono le segnalazioni e le richieste del territorio".
Lo ha detto ieri a Udine l'assessore regionale a Infrastrutture e territorio, Graziano Pizzimenti, nel corso dell'incontro che si è tenuto a Palazzo Belgrado con i rappresentanti istituzionali dei Comuni di Latisana, Carlino, Lignano Sabbiadoro, San Giorgio di Nogaro, Marano Lagunare, Muzzana del Turgnano, Palazzolo dello Stella, Pocenia, Porpetto, Precenicco, Rivignano Teor e Ronchis. All'ordine del giorno della riunione, convocata dallo stesso Pizzimenti, il passaggio di competenze all'Ente di decentramento regionale (Edr) di Udine della viabilità che dipendeva dall'ex Provincia.
Come ha spiegato Pizzimenti, relativamente all'Edr di Udine, sono 1.300 i chilometri di strada da gestire. "Scopo di questa riunione - ha aggiunto l'assessore - è anche recepire i contributi degli enti locali per selezionare gli interventi prioritari e anche verificare che non ci siano lavori di pubblica utilità da eseguire, i quali avrebbero una prevalenza rispetto agli altri".
Facendo una prima lista afferente alla programmazione delle opere previste nell'area della Riviera Friulana, sono compresi nell'elenco, tra gli altri: la ristrutturazione delle barriere di sicurezza del sovrappasso statale n. 14 di San Giorgio di Nogaro (600mila euro); il rifacimento degli appoggi del ponte che collega Lignano a Latisana (400mila euro); la realizzazione di una rotatoria a San Giorgio di Nogaro (800mila euro); il restringimento della strada provinciale 56 a Precenicco (80mila).
Nell'occasione è stato affrontato anche che il tema delle piste ciclabili e della loro manutenzione. A tal riguardo i sindaci sono stati informati che è in via di sottoscrizione una convenzione tra la Regione e Fvg Strade. In questo contesto sarà possibile che Fvg Strade deleghi agli stessi Comuni gli interventi. ARC/GG/ma

sabato 12 febbraio 2022

Spegnere le luci della Fontana dei Caduti e del municipio(messaggero veneto)

 

Municipio al buio contro il caro bollette

F.A.

10 FEBBRAIO 2022SAN GIORGIO DI NOGARO


Per protesta contro il caro bollette energetiche, l’amministrazione comunale di San Giorgio di Nogaro aderirà all’iniziativa promossa per oggi dai sindaci e quindi l’amministrazione spegnerà le luci nei luoghi simbolo del comune. Come spiega il sindaco, Pietro Del Frate, oggi «andremo a spegnere le luci della Fontana dei Caduti e del municipio, quale segno di protesta contro il caro bollette: se continua così saremo costretti a ridimensionare anche la pubblica illuminazione». Del Frate si dice molto preoccupato della situazione in atto e si schiera formalmente con quegli amministratori che non ci stanno «pronto a scendere ancora in campo per dire come stanno le cose», conclude il sindaco. —

martedì 11 gennaio 2022

Morto l’ex tipografo Bassan, lavorò al Messaggero Veneto

 

Morto l’ex tipografo Bassan, lavorò al Messaggero Veneto

UDINE. «Era un tipografo coi fiocchi, esperto e attento. Quando lavorava, non guardava mai l’orologio. E per oltre trent’anni, dal 1970 al 2003, con le sue abili mani, ha impaginato le notizie del Messaggero Veneto».

Paolo Bassan, 84 anni, originario di San Giorgio di Nogaro, è mancato domenica 9 gennaio dopo un periodo di sofferenze incominciato lo scorso settembre quando aveva avuto un infarto. A ricordarlo così è il cognato Bruno Peloi.

Paolo Bassan era nato il 16 gennaio del 1937 e quindi, tra pochi giorni, avrebbe compiuto 85 anni. Lui e le sue due sorelle minori avevano perso il papà quando erano ancora ragazzini.

«E così, ad un certo punto – spiega sempre il cognato – Paolo, che era appunto il maggiore, si è ritrovato a fare da papà alle sorelline e a rivestire un ruolo fondamentale per l’intera famiglia.

Aveva infatti deciso di frequentare la scuola di tipografia del Tomadini di Udine – continua a raccontare Peloi – che insegnava anche un mestiere.

Conclusa la scuola, cominciò a lavorare proprio alla tipografia Tomadini e poi, nel ’70, quando io già lavoravo come correttore di bozze al Messaggero Veneto, venni a sapere che l’azienda cercava un bravo impaginatore.

Fu così che Paolo cominciò la sua lunga esperienza all’interno del giornale dove fu sempre molto apprezzato da tutti. Arrivò ai tempi in cui il quotidiano era diretto da Vittorino Meloni».

Quando era libero dagli impegni lavorativi, Paolo Bassan amava fare l’arbitro alle partite di calcio.

«Anche in quest’attività – sottolinea lo stesso Peloi – lo avevo coinvolto io e devo dire che aveva un carattere, mite, ma allo stesso tempo fermo nei suoi valori, che si conciliava in modo particolare con la funzione di arbitro.

Più in generale – prosegue il cognato – posso dire che era un persona buona e un gran lavoratore. Ci conoscevamo sin da quando eravamo giovani. Ai tempi, prendevamo insieme il treno che partiva alle 5.20 da San Giorgio di Nogaro, in modo da arrivare puntuali al lavoro alle 7 a Udine.

E insieme, in comproprietà, avevamo anche comprato la prima auto, una Cinquecento».

Paolo Bassan, che abitava in viale Leopardi, lascia le sorelle Mariagrazia – moglie di Bruno Peloi – e Renata e i nipoti. I funerali saranno celebrati nella chiesa del Carmine di via Aquileia. La data sarà comunicata a breve dai familiari.

A tutti loro le condoglianze del Messaggero Veneto.

Pubblicato su Il Messaggero Veneto

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...