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venerdì 23 ottobre 2020

Agenzia Fides 23 ottobre 2020

 

EUROPA/SPAGNA - Grazie delle POM a quanti hanno partecipato alla Giornata Missionaria “della pandemia”
 
Madrid (Agenzia Fides) - Domenica scorsa è stata celebrata la Giornata Missionaria Mondiale in tutto il mondo. Quest'anno, sebbene la pandemia abbia condizionato le iniziative, grazie alla creatività di diocesi, parrocchie, scuole, è stato comunque possibile realizzarla. Al termine della campagna di sensibilizzazione, d. José María Calderón, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna, ha voluto ringraziare in un video tutti coloro che hanno collaborato per le missioni. Anche il Presidente delle POM, Sua Ecc. Mons. Giampietro Dal Toso, ha ringraziato la Spagna per il suo grande impegno per questa Giornata, sia della comunità cristiana che delle POM.
"La Giornata Missionaria di quest'anno sarà ricordata come la Giornata Missionaria del confinamento o della pandemia" spiega d. José María Calderón. "Vogliamo ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile la celebrazione in questa strana situazione, che sono state generose e hanno condiviso con la Chiesa missionaria le loro donazioni".
Il Direttore nazionale sottolinea che la Chiesa in Spagna è molto generosa con le missioni e questo è possibile grazie a tante persone che hanno collaborato con le loro preghiere, offerte e sforzi - sia singole persone che scuole e parrocchie -. Ringrazia anche coloro che hanno contribuito attraverso i media. “I missionari vi ringrazieranno. La Chiesa continuerà ad evangelizzare grazie al vostro lavoro, al vostro impegno, al vostro sacrificio” conclude.
Anche l’Arcivescovo Giampietro Dal Toso, Presidente delle POM, ha ringraziato i cattolici spagnoli per il sostegno che danno ai missionari. "È un contributo che mostra la grande sensibilità missionaria che esiste in Spagna", spiega in un video, registrato dalla corrispondente di COPE in Vaticano. “Sono tanti i missionari spagnoli, consacrati, sacerdoti e laici, che sono in giro nel mondo. Ma ci sono perché dietro c'è una comunità cristiana spagnola che è molto forte, e sente molto questa chiamata alla missione”.
Le POM della Spagna, considerata la situazione di emergenza sanitaria hanno proposto una edizione “più digitale” della Giornata Missionaria, con una pagina web dove sono state offerte in modo interattivo le testimonianze di sei missionari, e sono stati proposti nuovi modi per donare in modo digitale. (SL) (Agenzia Fides 23/10/2020)
LINK
Il sito delle POM della Spagna, con i video -> https://www.omp.es
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AFRICA/CAMERUN - La guerra di secessione della parte anglofona rischia di creare una generazione perduta
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - È in atto dal 2016 una crisi sociale e umanitaria nelle regioni anglofone del Camerun, dove vive il 20% della popolazione del Paese. La crisi segnala una frattura storica tra la maggioranza francofona e la minoranza anglofona, ma si è amplificata a seguito degli scioperi di ottobre 2016 da parte di insegnanti e avvocati, conseguenti all’invio nelle regioni anglofone occidentali di giudici e insegnanti francofoni. La forte centralizzazione ha generato un fenomeno di francesizzazione degli apparati pubblici e statali, cui ha fatto seguito una drastica diminuzione dei rappresentanti politici anglofoni all’interno degli organi decisionali. Una crisi che si è trasformata in tentativo di secessione messo in atto da gruppi armati che si sono scontrati fino ad oggi con l’esercito del Camerun generando una crisi umanitaria.
Secondo l'Unhcr sono 60.000 i rifugiati camerunesi che hanno trovato accoglienza in Nigeria. Come racconta Fratel Eric Michel Miedji, della Congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù di Foumban, «la violenza indotta dalla crisi e la radicalizzazione dei protagonisti è in gran parte il risultato della scarsa risposta del governo: negazione, disprezzo, intimidazione, repressione, prigionia e l'erosione della fiducia tra la popolazione anglofona e il governo nella misura in cui una probabile maggioranza degli anglofoni vede un ritorno al federalismo o alla secessione come un risultato possibile. Questa sporca guerra, con le sue insopportabili dimensioni politiche, economiche e sociali, ha generato gravi conseguenze, tra cui la fuga della maggior parte della popolazione da queste regioni verso i paesi vicini e le città del Camerun che confinano con l'area anglofona. Si stima quindi che nelle città e nei villaggi del Camerun ci siano più di un milione di sfollati interni, la maggior parte dei quali sono giovani che non frequentano la scuola. Sono fuggiti dalla violenza, dalla lotta armata e dalle uccisioni per cercare rifugio in luoghi sicuri e pacifici».
Qui a Foumban ci sono più di 4.000 sfollati (senza contare i bambini). Persone che rischiano di perdersi: dopo il trauma della guerra entrano nell’afasia della disoccupazione e sono a rischio delinquenza e prostituzione. I giovani non possono andare a scuola perché i loro genitori sono senza lavoro. «Noi - prosegue Fratel Eric -, seguiamo 250 giovani che cerchiamo di formare e reinserire nel loro ambiente di vita nel più breve tempo possibile. Ma ci sentiamo anche impotenti. Se potessimo avere maggiore sostegno potremmo trovare soluzioni concrete per lo sviluppo sociale ed economico e l'integrazione degli sfollati». (F.F.) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AFRICA/BENIN - I Vescovi: “Si guardi al voto con spirito costruttivo per il bene di tutti”
 
Cotonou (Agenzia Fides) – “Le prossime elezioni siano pacifiche, inclusive e democratiche nello spirito della Conferenza nazionale del febbraio 1990”. È l’appello lanciato dai Vescovi del Benin nella dichiarazione pubblicata al termine della loro Assemblea Plenaria tenutasi presso il Centro Pastorale Mons. Nicolas Okioh, a Natitingou, nel nord-ovest del Benin.
I Vescovi invitano "i fedeli, i vertici dei partiti politici e i cittadini in generale, a fare una valutazione oggettiva, critica e costruttiva del quinquennio che sta volgendo al termine”. Le elezioni presidenziali sono previste l'11 aprile 2021. Il Presidente uscente, Patrice Guillaume Athanase Talon dovrebbe candidarsi per un secondo mandato.
La Conferenza episcopale del Benin è profondamente addolorata per le piogge torrenziali che hanno interessato diverse località, soprattutto nel Dipartimento di Alibori. Queste inondazioni hanno causato la perdita di vite umane, distrutto coltivazioni e bestiame, e ha lasciato le popolazioni povere e indigenti senza riparo. All'inizio del mese, più di 7.000 persone sono state sfollate a causa delle inondazioni nelle comunità di Kandi, Karimama e Malanville nella provincia di Alibori nel nord-est del Benin-
I Vescovi del Benin sono inoltre preoccupati per i diversi casi di suicidio specie tra i giovani. “Ricordano a tutti che la vita umana è sacra e appartiene a Dio dal concepimento al suo termine con la morte” afferma il messaggio pervenuto all’Agenzia Fides.
Infine la Conferenza Episcopale del Benin si dice “preoccupata per la promozione insidiosa e la graduale introduzione dell'omosessualità e dell'orientamento sessuale come diritti umani nella legislazione dei Paesi che aderiscono all'Organizzazione degli Stati dell'Africa, Caraibi e Pacifico (OEACP), in cambio del rinnovo degli accordi bilaterali e multilaterali per ottenere aiuti internazionale. Esorta il governo del Benin, i fedeli e gli attori della società civile a lavorare in sinergia per il rispetto delle leggi naturali”.
Il messaggio si conclude invitando i fedeli a recitare "la preghiera speciale per il Benin al termine di ogni messa, il Santo Rosario, la preghiera a San Michele Arcangelo di Papa Leone XIII e la Via Crucis". (L.M.) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AFRICA/EGITTO - Vigilia elettorale: i Vescovi copti esprimono “equidistanza” dai candidati e si augurano di vedere le file davanti ai seggi
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – A poche ore dall’apertura delle urne per le elezioni parlamentari egiziane, fissate per sabato 24 e domenica 25 ottobre, diversi Vescovi copti ortodossi diffondono nelle proprie diocesi sparse in tutto il Paese delle “dichiarazioni-fotocopia” per ribadire l’equidistanza della Chiesa copta dai candidati e dalle diverse formazioni politiche, e per invitare nel contempo tutti i cittadini a dare prova del loro senso civico e del loro attaccamento alla Patria, esercitando il diritto di voto. Anba Makarios, Vescovo della diocesi copta ortodossa di Minya, ha ricordato che la partecipazione alle elezioni esprime il senso di appartenenza alla nazione, e rappresenta nel contempo un “dovere civile” e un “diritto divino”. Anba Stephanos, Vescovo copto ortodosso di Beba, nel suo messaggio pre-elettorale ha ribadito che la Chiesa non esprime preferenze per candidati o Partiti in lizza, auspicando comunque che l’affluenza alle urne sia alta, e che le file di elettori davanti ai seggi elettorali possano offrire alla comunità internazionale un’immagine concreta della forza e della coesione della nazione egiziana.
Nelle scorse settimane (vedi Fides 1/10/2020) aveva suscitato dibattiti e polemiche il caso della candidatura alle elezioni parlamentari del sacerdote copto ortodosso Paula Fouad, parroco della chiesa di San Giorgio ad al Matarya, che dovrebbe candidarsi nella lista denominata “Coalizione degli indipendenti”, nella circoscrizione elettorale che comprende anche il Cairo.
In passato, in Egitto, diversi sacerdoti e Vescovi hanno fatto parte di formazioni politiche, in quanto nella Chiesa copta ortodossa solo i monaci sono tenuti a evitare ogni impegno personale diretto sul terreno della politica.
Le votazioni per scegliere i membri della Camera dei Rappresentanti nelle diverse aree del Paese si terranno in varie fasi, e si concluderanno l’8 novembre. Alle precedenti elezioni parlamentari del 2015 – riferisce CoptsToday – 36 seggi dei 568 a disposizione erano stati assegnati a candidati copti ortodossi. (GV) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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ASIA/KIRGHIZISTAN - Si risolve la crisi politica con un accentramento dei poteri: deluse le aspettative del popolo
 
Bishkek (Agenzia Fides) - “La rivolta scoppiata in Kirghizistan dopo le elezioni parlamentari del 4 ottobre ha la sua origine nelle evidenze di acquisto di voti, questa volta più che in passato: nei giorni precedenti alle elezioni, infatti, si poteva assistere ad una visione plastica di quanto si stesse scivolando verso la corruzione. A questo si aggiunge che l’alta soglia di sbarramento del sistema elettorale kirghiso, pari al 7%, ha dato accesso al Parlamento a solo quattro dei sedici partiti che si sono presentati alle elezioni. Si tratta, ovviamente, dei quattro gruppi vicini al presidente eletto. Questa situazione, in un sistema già in fermento, ha fatto esplodere la protesta”. E’ l’analisi rilasciata all’Agenzia Fides, da Davide Cancarini, ricercatore ed esperto di politica dell’Asia centrale, spiegando le motivazioni alla base della crisi kirghisa dei primi giorni di ottobre.
Nelle ore successive al voto, le evidenze di brogli avevano portato in piazza a Bishkek, capitale del paese centroasiatico, un nutrito gruppo di manifestanti, che chiedevano l’annullamento delle elezioni da cui risultava vincitore il filorusso Sooronbay Jeenbekov. I dimostranti hanno occupato edifici governativi e liberato politici incarcerati, tra i quali l’ex presidente Almazbek Atambayev e Sadyr Japarov, poi nominato primo ministro e presidente. A queste clamorose azioni, la polizia aveva risposto con gas lacrimogeni e granate assordanti: gli scontri avevano provocato, secondo quanto riportato dal Ministero della Salute kirghiso, un morto e 590 feriti.
La crisi è rientrata solo dieci giorni dopo le elezioni, con le dimissioni del primo ministro Kubatbek Boronov, del presidente del parlamento Dastanbek Jumabekov e dello stesso presidente eletto Jeenbekov. Tale situazione ha portato a un accentramento dei poteri nelle mani di Sadyr Japarov che, dopo essere stato nominato Primo ministro, ricopre anche il ruolo di Presidente. Secondo il dettato costituzionale kirghiso, infatti, fino all’elezione di un nuovo capo di stato, le sue funzioni devono essere svolte dal presidente del Parlamento. Se questi non può farlo, i poteri vengono trasferiti al Primo Ministro.
Spiega a tal proposito Cancarini: “Credo che la soluzione a cui si è arrivati tradisca le richieste più genuine dei manifestanti, che erano scesi in piazza chiedendo maggiore apertura del sistema democratico. Japarov, infatti, è una figura molto controversa, che non ha il sostegno di larga parte della popolazione. Quando sono scoppiate le proteste era in carcere per il sequestro di un funzionario. Inoltre, è vicino al clan dei Matraimov, una famiglia notoriamente legata a organizzazioni criminali kirghise. Al potere, quindi, c’è una figura discussa e non molto amata dal popolo: sicuramente non era questo lo scenario immaginato dai manifestanti quando sono scesi in piazza”.
Dalla caduta dell’Unione Sovietica ad oggi, il Kirghizistan ha attraversato altre due crisi: la “rivoluzione dei tulipani” del 2005 e la “seconda rivoluzione kirghisa” del 2010. In entrambe le occasioni, la popolazione era scesa in piazza per protestare contro corruzione e povertà, riuscendo ad estromettere i presidenti in carica, ma non portando, di fatto, ad un miglioramento delle condizioni del paese.
In Kirghizistan, secondo l’Asian Development Bank, il 22,4% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. In questo contesto si svolge l’operato della piccola comunità cattolica: circa 1.500 fedeli, che portano avanti numerosi progetti facendo leva su carità ed istruzione, che si focalizza particolarmente sui giovani provenienti da famiglie povere e villaggi rurali.
La comunità cattolica è organizzata attualmente in tre parrocchie nelle città di Bishkek, Jalal-Abad e Talas, ma molte piccole comunità sono distribuite nelle zone rurali del paese. I cattolici del posto possono contare sull’assistenza spirituale di sette sacerdoti, un religioso e cinque suore francescane. Nel 1997, Giovanni Paolo II fondò la Missione sui iuris, come avvenne per gli stati limitrofi dell’Asia Centrale. Nel 2006, Benedetto XVI elevò la circoscrizione al rango di amministrazione apostolica. Oltre alla maggioranza musulmana, il 7% della popolazione è di fede cristiana, di cui il 3% di confessione ortodossa. Ebrei, buddisti e altre piccole minoranze costituiscono il 3% circa della popolazione.
(LF-PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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ASIA/VIETNAM - Consolare gli sfollati e portare aiuti: i Vescovi visitano le zone colpite dalle inondazioni
 
Hue (Agenzia Fides) - Esprimere solidarietà ed empatia agli sfollati, portare consolazione, speranza e aiuti materiali: con questo spirito una delegazione della Conferenza episcopale vietnamita ha visitato diverse aree del Vietnam centrale, colpite dalle recenti inondazioni. "Abbiamo pregato per le persone e con le persone colpite, esortandole affinché siano resilienti durante questi tempi di sofferenza", racconta in una nota pervenuta all'Agenzia Fides, il Vescovo Paul Nguyèn Thai Hop, alla guida della diocesi di Hà Tinh, che ha portato affetto e solidarietà alle famiglie in difficoltà nella parrocchia di Luong Van, nell'arcidiocesi di Hue. Il 21 ottobre, la delegazione dei Vescovi ha visitato le parrocchie di My Chanh e Trung Quan nella stessa arcidiocesi. "Questo è veramente un miracolo per la nostra parrocchia" ha detto il parroco di My Chanh, accogliendo una delegazione di Vescovi che si sono mostrati amorevoli, premurosi e portatori di consolazione spirituale.
Il Vescovo di Da Nang, Mons. Joseph Dang Duc Ngan, ha affermato che "le lacrime che cadono non sono dovute al dolore, alla sofferenza e alla perdita, ma alla gioia e alla felicità dei bambini, che si sentono amati dai loro genitori e da quanti consegnano aiuti umanitari con affetto e comprensione". Religiosi e religiose hanno accompagnato i Vescovi che hanno consolato le famiglie colpite.
La delegazione si è poi mossa su piccole imbarcazioni, che oscillavano sulla distesa di acqua che copre intere regioni, per raggiungere i fratelli e le sorelle della parrocchia di Trung Quan, nella diocesi di Ha Tinh, pur in condizioni atmosferiche piuttosto avverse, con pioggia e freddo.
Dopo le forti inondazioni del 16 ottobre, l'acqua sta ancora inondando varie regioni del Vietnam centrale, coprendo le case fino al tetto. Le persone qui sono ancora sotto shock perché l'alluvione è stato molto veloce e mai si era registrato un allagamento così terribile.
Racconta padre Quan Trung Quan: "Vedendo la situazione, nel cuore della notte, sentendo grida di aiuto, ha spedito in fretta i giovani del villaggio a salvare le famiglie, portandole in chiesa per trovare rifugio". Tra i luoghi più alti, ancora praticabili ci sono la chiesa, la Casa della cultura, un centro comunitario e una scuola materna. Le suore si sono alternate raccontando la tragica situazione in cui l'alluvione ha spazzato via tutto, e la gente si è ritrovata all'improvvise senza vestiti, senza cibo, senza casa. La gente è grata ai donatori che hanno portato pacchi di riso e aiuti per combattere la fame in questi giorni di difficoltà.
Ascoltando la gente e vedendo la situazione, Mons Emmanuel Nguyên Hong Son, Vescovo di di Bà Ria, parlando a nome di tutti i Vescovi vietnamiti, ha incoraggiato le persone con parole accorate, dicendo: "Nella sofferenza siate fiduciosi, resistete. Affidatevi all'amore del Signore che non vi abbandona mai. Preghiamo perchè la benedizione di Dio continui a riversarsi nei cuori di molti benefattori, che condividono i loro beni, per aiutarvi a ricostruire il vostro futuro. Dio vi ama sempre, vi ama moltissimo, e i fedeli in Vietnam e in altre parti del mondo rivolgono a Dio ferventi preghiere per voi e fanno gesti di carità fraterna per aiutarvi".
Attualmente 105 persone sono morte a causa di gravi inondazioni e smottamenti causati da settimane di forti piogge e 27 persone sono disperse. Secondo i mass-media, oltre cinque milioni sono sfollati dopo gli alluvioni che hanno sommerso oltre 178.000 case e quasi 7.000 ettari di colture.
(SD-PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AMERICA/BRASILE - Dopo 10 anni nuova fase del Progetto missionario intercongregazionale ad Haiti
 
Brasilia (Agenzia Fides) - Il 2020 segna dieci anni di vita del progetto di collaborazione missionaria tra la Chiesa del Brasile e la Chiesa di Haiti: Il "Progetto di Solidarietà Intercongregazionale" è nato dalla collaborazione della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) e della Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) con l'arcidiocesi haitiana di Port-au-Prince e la Conferenza dei Religiosi (CHR) di Haiti. Il 12 gennaio 2010 infatti Haiti ha subito il più grande terremoto della sua storia, che ha causato la morte di oltre 300.000 persone e ha lasciato più di 1 milione di senzatetto.
Di fronte a questa tragedia, la Chiesa brasiliana, attraverso i religiosi e Caritas Brasile ha dato inizio al lavoro missionario nell’isola, assicurando una presenza di solidarietà, di accoglienza e di evangelizzazione ad Haiti, inserendosi nella ricostruzione e nell’impegno di assicurare condizioni dignitose per i poveri (vedi Fides 20/9/2010; 21/2/2011; 13/5/2011).
Nel settembre 2010 la prima équipe missionaria, composta da tre religiose, venne inviata ad Haiti. Da allora hanno lavorato ad Haiti le religiose di 17 congregazioni. Attualmente sono quattro e operano in una comunità estremamente povera alla periferia di Port-au-Prince. Le religiose contribuiscono alla formazione della leadership, all'alfabetizzazione delle donne, alla cucina comunitaria, all'accompagnamento psicologico, ai laboratori d'arte musica e teatro, di taglio e cucito, di panetteria e pasta. Sono inoltre impegnate nella formazione degli adolescenti e dei giovani, e seguono circa 50 bambini in malnutrizione estrema.
Suor Fatima Kapp, consigliera del settore Missione della CRB, sottolinea che la miseria affligge senza pietà la maggior parte del popolo haitiano, l’elevata disoccupazione genera fame e violenza. Inoltre fino ad oggi, tutto è molto difficile, non esiste neanche una residenza fissa per le religiose che lavorano nei progetti. Nel settembre 2020 il termine dei 10 anni stabilito per l'attuazione del progetto è scaduto. Ma la CRB, con il sostegno della CNBB, si è assunta la responsabilità di continuare l'azione socio-pastorale nella regione e ha iniziato una nuova fase della missione intercongregazionale ad Haiti. (SL) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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OCEANIA/AUSTRALIA - Oltre 360 scuole cattoliche coinvolte nella speciale Giornata dell'Infanzia missionaria
 
Sydeny (Agenzia Fides) - La speciale Giornata missionaria dedicata ai Bambini è stata organizzata da "Catholic Mission", direzione australiana delle Pontificie Opere Missionarie e intitolata "Socktober Day": l’iniziativa, che unisce il termine "socks" e "October", si ricollega all'espressione "sock it to something", tipica australiana, che significa "colpire". Catholic Mission invita ogni ragazzo a dare il suo contributo per risolvere le questioni sociali, attraverso il gioco del calcio: il motto del 2020 è "sock it to poverty", ovvero "dai un calcio alla povertà". I bambini australiani calciano un "sockball" (un pallone fatto con tanti calzini) realizzato a mano, sperimentando come si gioca a calcio nei paesi più poveri, laddove i ragazzi mettono insieme tanti stracci per fare una palla, giocando su campetti di terra.
Oltre 360 ​​scuole cattoliche, in rappresentanza di quasi tutte le diocesi australiane, hanno aderito al movimento "Socktober" nel 2020, contribuendo a raccogliere fondi che vanno a beneficiare i bambini bisognosi in Cambogia e in altre nazioni del mondo. Il 21 ottobre migliaia di studenti si sono cimentati e hanno messo alla prova le loro abilità calcistiche, prendendo parte alla speciale competizione nel tirare "calci di rigore" e migliorando le loro abilità in uno sport che unisce i bambini di ogni angolo del mondo.
Come afferma in una nota inviata all'Agenzia Fides Matt Poynting, di Catholic Mission, "la Giornata è stata dedicata alla celebrazione dello spirito missionario nei bambini a livello globale. Nonostante gli anni molto difficili che le scuole e le famiglie hanno vissuto, la generosità degli studenti australiani e delle loro famiglie verso chi è in forte difficoltà è fonte di ispirazione. La Giornata dell'Infanzia missionaria è un evento che aiuta a riconoscere l'impegno missionario dei bambini, che fanno del bene per i loro fratelli e sorelle all'estero, anche se significa sacrificare qualcosa di quello che hanno".
Oltre a partecipare alla celebrazione online oggi sul sito web www.socktober.org.au, molte scuole hanno scelto di ospitare i propri "Socktober Event Days", organizzando seminari o sessioni in cui si tiravano i calci di rigore sui campetti da calcio, o utilizzando altre modalità di animazione, proposte da Catholic Mission.
"Il nostro team di educatori ha messo insieme un programma per coinvolgere la testa, il cuore e le mani degli studenti, nelle loro comunità scolastiche. Il feedback degli insegnanti è che gli studenti amano davvero le attività e la riflessione che avvengono durante il programma", ha rimarcato Poynting.
Le scuole di tutta l'Australia sono nel pieno delle attività previste durante il Mese missionario, promuovendo un importante sforzo di raccolta fondi. Nel 2020 sono già stati raccolti oltre 50.000 dollari australiani per l'evento Socktober e l'obiettivo è raddoppiarli.
"Catholic Mission" è la Direzione australiana delle Pontificie Opere Missionarie. Fondata a Sydney nel 1847, Catholic Mission contribuisce a finanziare progetti pastorali e sociali per le Chiese in Africa, Asia, Oceania e Sud America, inerenti la formazione spirituale, la cura pastorale, l'istruzione, la salute, i servizi igienico-sanitari e i programmi agricoli.
(PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)

martedì 8 ottobre 2019

Agenzia Fides 8 ottobre 2019

VATICANO - La preghiera, anima della missione: il Rosario per il Mese Missionario Straordinario
 
Roma (Agenzia Fides) - "Preghiamo per l'opera dei missionari e per l'annuncio del Vangelo; oggi in particolare preghiamo per il Sinodo sull'Amazzonia. Non dimentichiamo, inoltre, i cristiani perseguitati e che hanno perso la libertà": sono le parole pronunciate dal Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che ieri, 7 ottobre, ha presieduto la celebrazione del Rosario nella Basilica papale di Santa Maria Maggiore, in occasione del Mese Missionario Straordinario, proclamato da Papa Francesco per l'Ottobre 2019. La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e le Pontificie Opere Missionarie hanno invitato "Radio Maria" a organizzare l'evento, che ha avuto una rilevanza mondiale, poiché trasmesso in diretta radiofonica e video dalle quasi 80 emittenti di "Radio Maria" sparse nei cinque continenti.
"E' stata una preghiera realmente missionaria, in cui si è avvertita l'universalità della Chiesa", racconta all'Agenzia Fides suor Roberta Tremarelli, Segretaria generale della Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria, una delle quattro Pontificie Opere Missionarie, presente all'evento. "La preghiera vissuta dalla assemblea, in una Basilica gremita in ogni ordine di posto da fedeli, preti, religiosi e suore - riferisce suor Tremarelli - è stata intensa e partecipata. Ogni decina di 'Ave Maria' del Rosario è stata dedicata a uno dei cinque continenti e recitata da un rappresentante del continente, in una specifica lingua: latino per l'Europa; francese per l'Africa; spagnolo per l'America; cinese per l'Asia; Inglese per l'Oceania. E, nelle meditazioni legate alla preghiera mariana, si sono ricordate le sfide e le grandi questioni di attualità che si vivono in ogni continente: dal traffico di esseri umani alla sofferenze dei cristiani, dalla povertà alla secolarizzazione, al rispetto della dignità dell'uomo. Abbiamo affidato le sofferenze dell'umanità a Maria, la Madre celeste, rinnovando la certezza del supremo valore missionario della preghiera. La preghiera è e resta l'anima della missione, come ci ha insegnato Santa Teresina del Bambino Gesù".
“Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo” è il tema del Mese Missionario Straordinario indetto dal Papa per ricordare il centenario della Lettera apostolica “Maximum illud” di Benedetto XV. Dopo la celebrazione dei vespri presieduta dal Papa il 1° ottobre, e il Rosario del 7 ottobre, domenica 20 ottobre è in programma l’annuale Giornata missionaria mondiale con la Messa presieduta dal Papa alle 10.30 in piazza San Pietro. Il Mese Missionario Straordinario, come ampiamente documentato dall'Agenzia Fides, si celebra nelle Chiese locali, a livello nazionale o diocesano. (Agenzia Fides 8/10/2019)
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AFRICA/CAMERUN - Speranza dal dialogo nazionale per mettere fine alla crisi secessionista nelle aree anglofone
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - “Tutti hanno potuto esprimere il proprio punto di vista e ognuno torna a casa con un risultato” ha affermato Sua Eminenza il Cardinale Christian Wiyghan Tumi Arcivescovo emerito di Douala, al termine del gran dibattito nazionale che si è tenuto in Camerun dal 30 settembre al 4 ottobre, per cercare di risolvere la crisi nelle due regioni anglofone del Paese (vedi Fides 24/9/2019). Sua Ecc. Mons. Abraham Boualo Kome. Vescovo di Bafang e Presidente della Conferenza Episcopale del Camerun, ha affermato di “aver partecipato alle sessioni di lavoro notando la libertà di discussione nelle diverse commissioni. Un dialogo basato sulla verità è destinato a portare buoni frutti”.
Dal 2016 le due regioni, nel nord-ovest e nel sud-ovest, sono in preda ad una crisi secessionista nata dalla richiesta delle popolazioni locali anglofone di potere utilizzare la lingua inglese al posto di quella francese a scuola e nei tribunali. Una guerra che ha già provocato la morte di 2.000 persone, ha costretto alla fuga oltre 500.000 abitanti delle due regioni mentre oltre 600.000 bambini non sono potuti andare a scuola.
Per facilitare il dialogo, il Presidente Paul Biya ha ordinato il rilascio di 333 separatisti e di alcuni oppositori politici, tra cui Maurice Kamto, che era arrivato secondo nelle elezioni presidenziali del 2018. Dopo quattro giorni di dibattito, si è pervenuti ad una proposta per la concessione di uno "status speciale" per le due regioni di lingua inglese, i cui contorni però sono ancora vaghi.
Al dialogo hanno partecipato alcuni esponenti della società civile ma non i leader dei gruppi armati separatisti. Sul terreno la situazione rimane comunque difficile, come dimostrato dal ripetersi di rapimenti di civili a scopo di estorsione da parte dei separatisti, Tra i rapiti c’è pure don Augustine Nkwain, Segretario per l’educazione cattolica dell’Arcidiocesi di Bamenda, che è stato trattenuto per 24 ore per essere poi liberato il 4 ottobre. (L.M.) (Agenzia Fides 8/10/2019)
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ASIA/GIORDANIA - 150 anni di “missione” delle scuole cattoliche in Giordania
 
Amman (Agenzia Fides) – Le scuole cattoliche del Patriarcato latino di Gerusalemme celebrano i 150 anni dall’inizio della loro avventura nelle terre oggi governate dal Regno Hascemita. E con l’occasione riaffermano la loro missione culturale e spirituale al servizio della popolazione locale, in larga maggioranza musulmana, portata avanti anche grazie al contributo dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Alla cerimonia per il 150esimo anniversario dalla fondazione delle prime scuole cattoliche nelle terre oltre il fiume Giordano, svoltasi sabato 5 ottobre a Amman, presso il Centro Nostra Signora della Pace, hanno preso parte, tra gli altri, il vice-Primo Ministro giordano Marwan Moasher, il Vescovo William Shomali (Vicario patriarcale del Patriarcato latino di Gerusalemme per la Giordania), e il Patriarca latino emerito di Gerusalemme, Fouad Twal.
Padre Wissam Mansour, Direttore generale delle scuole del Patriarcato Latino in Giordania, ha riferito che attualmente le 25 scuole e i 18 asili che in Giordania fanno capo al Patriarcato latino di Gerusalemme servono una popolazione scolastica di 11mila allievi e studenti, cristiani e musulmani.
La prima scuola cattolica nel territorio dell’attuale Giordania, fu fondata nella città di Salt da don Alessandro Macagno, il mitico Abuna Skandar, che predicava il Vangelo alle tribù di beduini cristiani sperduti oltre il Giordano vivendo come loro nella tenda, e portandosi dietro un altare mobile per celebrare l’Eucaristia. A quel tempo il governatore ottomano non voleva concedere il permesso: furono gli abitanti del luogo, cristiani e musulmani insieme, a vincere le resistenze. Anche i beduini musulmani avevano capito che potevano aspettarsi solo cose buone da quell’uomo che insegnava loro a leggere e a scrivere.
Nella seconda metà dell’Ottocento, quelle fondate oltre il Giordano dai preti del neoeretto Patriarcato latino di Gerusalemme furono le prime scuole aperte in un mondo chiuso e marginale, tutto definito dalle pratiche sociali del tribalismo. Insegnare agli ignoranti è un’opera di misericordia spirituale. E l’insegnamento offerto a tutti – cristiani e musulmani, poveri e ricchi, tribù del nord e tribù del sud – fu il passepartout che permise alla testimonianza apostolica di attecchire in zone rurali o desertiche, che per secoli non avevano visto nessuna iniziativa pastorale cattolica.
Grazie alla loro opera educativa, le scuole cattoliche della Giordania hanno acquisito, da tempo, pieno diritto di cittadinanza nel Paese. Quando fu creato il Regno hashemita di Giordania, la rete scolastica del Patriarcato latino – presto affiancata dai grossi collegi inaugurati ad Amman da congregazioni religiose cattoliche – rappresentava ancora l’unico sistema educativo “autoctono” esistente. (GV) (Agenzia Fides 8/10(2019)
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AMERICA/NICARAGUA - Il Card. Brenes: “Continuiamo a pregare per chi non è d'accordo con noi e ci perseguita”
 
Managua (Agenzia Fides) – L'Arcivescovo di Managua, il Cardinale Leopoldo Brenes, dopo la celebrazione eucaristica domenicale del 6 ottobre, ha risposto alle domande dei giornalisti sulle provocazioni dei militari in alcune parrocchie in occasione delle celebrazioni liturgiche e sui commenti dei politici. Il Cardinale ha confermato che ciò non accade solo con padre Edwin Román (vedi Fides 29/08/2019), ma si verifica anche in diverse parrocchie del paese, e ha concluso: "Continuiamo a pregare per coloro che non sono d'accordo con noi, per coloro che parlano male di noi e ci perseguitano".
Il Cardinale Brenes ha chiarito anche il paragone che gli era stato riferito, fatto da un politico, fra il presidente Ortega e Gesù: "Neanche i migliori uomini di Dio si sono mai paragonati a Gesù, proprio in questo Mese Missionario il Santo Padre ci ha offerto tanti esempi da seguire, di persone che hanno perfino donato la propria vita come missionari, ma nessuno, dico proprio nessuno, si è paragonato a Gesù. Queste persone (politici) non le conosco, ma può essere che lo abbiano fatto per ignoranza o per la voglia di farsi notare".
Sulla situazione di violenza, specialmente sulla costa e in alcune comunità del nord del Paese, il Cardinale si è unito alle richieste fatte dai Vescovi della zona, chiedendo la fine della violenza. Ha sottolineato l'esistenza di gruppi armati, al di fuori della legge, che hanno commesso vari crimini in questa area. “Questa è una cultura della morte, della mancanza di rispetto per la vita” ha affermato, ricordando le oltre 48 donne uccise, cui si aggiunge l'ultimo caso della giovane nordamericana uccisa a Matagalpa.
Secondo informazioni raccolte da Fides, è aumentata la violenza in diverse zone interne del paese, dove sono stati uccisi anche leader contadini. Nelle ultime due settimane il Movimento Contadino del Nicaragua si è fatto sentire con proteste e manifestazioni in seguito alle notizie sulla possibilità che venga ripreso il mega progetto del Canale Interoceanico (vedi Fides 15/06/2015, 22/04/2016, 30/11/2016), al quale il Movimento si è sempre opposto per molti motivi.
Dalle dichiarazioni di Medardo Mairena, Coordinatore del Movimento Contadino, è venuta la conferma che agricoltori e contadini del Nicaragua sono mobilitati da 6 anni contro il progetto. La lotta è iniziata per la difesa delle terre e dall'aprile 2018 ha sostenuto le rivendicazioni degli studenti. Diversi di loro hanno subito l’esilio, la prigione e persino la morte per affrontare il regime di Daniel Ortega. Medardo Mairena ha ricordato alla stampa che il Movimento Contadino è una realtà viva, protagonista della vita economica e sociale del paese.
(CE) (Agenzia Fides, 08/10/2019)
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AMERICA/REP. DOMINICANA - Incontro nazionale di pastorale: un popolo di discepoli missionari, con esperienza personale di Gesù
 
Santo Domingo (Agenzia Fides) – I Vescovi della Repubblica Dominicana, insieme a più di 300 operatori pastorali laici provenienti dalle 12 diocesi del paese, hanno dato vita al 37° Incontro nazionale di Pastorale, che si è tenuto dal 3 al 5 ottobre presso la Escuela de Evangelización Juan Pablo II. Promosso dalla Conferenza Episcopale Dominicana, attraverso il suo Istituto nazionale di Pastorale (INP), l’incontro aveva per obiettivo quello di dare risposta alle necessità fondamentali della Chiesa e della società, valutando il lavoro pastorale dell’anno in corso, e di pianificare quello del 2020, stabilendo l’itinerario nazionale di evangelizzazione secondo il Piano nazionale.
Ogni anno l’INP, secondo le informazioni giunte all’Agenzia Fides dalla Conferenza Episcopale, riunisce Vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose e laici per verificare il Piano nazionale di Pastorale. Il Piano della Chiesa dominicana si estende per 30 anni, e si articola in 3 tappe di 10 anni ciascuna. Attualmente si sta lavorando nella prima fase della seconda tappa.
“Noi, come leader del popolo di Dio, dobbiamo prendere sul serio l’esperienza della sequela di Dio” ha detto Mons. Rafael Felipe Núñez, Vescovo emerito di Barahona, illustrando il tema che guiderà l’anno pastorale 2020: “Un popolo, discepolo missionario, che ha un’esperienza personale e comunitaria di Gesù Cristo, Parola incarnata”. Mons. José Grullón Estrella, Vescovo di San Juan de la Maguana e Presidente dell’INP, ha presieduto l’invio degli operatori pastorali, esortandoli a “proclamare Gesù incarnato a tutti coloro che cercano il bene comune invece del bene particolare”. Ha anche richiamato l’attenzione sull’uso frequente della bandiera dominicana, nelle elaborazioni grafiche statali e di altri organismi, priva dello scudo centrale, circondato da rami di alloro, che riporta il motto dominicano: "Dios, Patria, Libertad" (Dio, Patria, Libertà). (SL) (Agenzia Fides 8/10/2019)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Mese Missionario Straordinario in Oceania: i laici impegnati nella missione
 
Rabaul (Agenzia Fides) – “E’ facile pensare che i missionari siano solo i sacerdoti Salesiani che ci guidano nella nostra fede, oppure i religiosi impegnati con i giovani e le suore che diffondono la Buona Novella. Ma non è così: la chiamata alla missione è per tutti, non dobbiamo dimenticarlo”: come appreso dall’Agenzia Fides, lo ha detto Matthew Nguyen, missionario laico Salesiano, riferendosi al contesto della Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone, e alle sfide dell’evangelizzazione in Oceania, in occasione della celebrazione del Mese Missionario Straordinario, indetto da Papa Francesco per l’Ottobre 2019.
Rimarcando che la missione è compito di ogni battezzato, non solo di preti e religiosi, Matthew Nguyen ha riferito: “All’Istituto tecnico Don Bosco di Rapolo, nei pressi di Kokopo (provincia d Nuova Britannia Orientale) – prosegue – siamo grati per gli sforzi e l'impegno dei laici che servono in modo semplice ma straordinario. I volontari laici dedicano i loro fine settimana a tenere incontri di catechismo per i bambini della parrocchia appena istituita. I cooperatori salesiani condividono i loro talenti e doni in modo molto pratico. Ogni domenica, queste persone si recano in diverse comunità e offrono controlli medici di base agli abitanti del villaggio. Questo servizio aiuta le persone a creare un ‘piano di vita sano’ in modo che possano vivere a lungo e in salute”.
“Questa è missione” ha insistito, ricordando il tema del Mese Missionario Straordinario "Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo". “L’amore verso Cristo e verso il prossimo spinge la missione nei nostri cuori a donarsi l’un l’altro. Preghiamo per tutti i nostri missionari, affinché possano essere benedetti e incoraggiati a continuare il loro ministero. ‘Vai e proclama la Buona Novella’, ci dice Cristo, e tutte queste persone, religiosi e laici, mettono in pratica l’invito di Gesù”. (AP) (8/10/2019 Agenzia Fides)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

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