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sabato 4 dicembre 2021

I fedeli indiani onorano Francesco Saverio, Patrono delle missioni

 


ASIA/INDIA - I fedeli indiani onorano Francesco Saverio, Patrono delle missioni
 
Goa (Agenzia Fides) - La celebrazione della festa di San Francesco Saverio nella antica Goa, dove sono conservate le sue reliquie, si è tenuta ieri, 3 dicembre, dopo una solenne novena iniziata il 25 novembre. La festa si celebra normalmente nella Basilica del Bom Jesus, una delle chiese più antiche di Goa, completata nel 1605, dove sono custoditi i resti mortali del Santo.

Quest'anno, per rispetto dei protocolli legati alla pandemia, tutte le celebrazioni sono state previste all'aperto. La festa di San Francesco Saverio richiama migliaia di persone da tutto il Paese, in particolare pellegrini dagli stati di Maharashtra, Karnataka, Tamil Nadu e Kerala. "Molti di loro percorrono in preghiera la distanza dalle loro case alla Chiesa. Gruppi di pellegrini da Karwar, Belgaum, Sawantwadi, Azra e Malvan di solito arrivano a piedi", ha riferito padre Patricio Fernandes SJ, rettore della Basilica del Bom Jesus. Tra quanti partecipano alla festa vi sono devoti provenienti dall'Europa, da altri paesi asiatici, e anche non cristiani.
Le sante messe, tutte tenutesi nel terreno intorno alla Basilica, sono iniziate alle 4 del mattino dato che un gran numero di persone si è accampata la notte precedente vicino alla Basilica. Circa 15.000-20.000 persone hanno partecipato alla messa principale della festa, celebrata dal Vescovo di Udupi, mons. Gerald Lobo.
"In questi tempi di paura, sofferenza, morte, il messaggio di san Francesco è che le sofferenze non sono causate da Dio ma da quello che facciamo e da come viviamo. Il santo ci esorta ad affrontare le difficoltà con coraggio e a trovare risposte confidando nell'amore di Dio per noi. I doni e i talenti che Dio ci ha dato vanno usati per affrontare le sfide che incontriamo. Come ha fatto Francesco Saverio, rispondiamo alla chiamata d'amore di Dio per amarlo nei nostri fratelli e sorelle, specialmente nei poveri, negli indifesi e nei sofferenti", rileva in un messaggio inviato a Fides il gesuita p. Dominic Savio SJ, preside del St Xavier's College di Calcutta.
La festa liturgica del 3 dicembre segna il giorno in cui il Santo morì durante il suo viaggio verso la Cina.

Le sue spoglie vengono offerte all'ostensione dei fedeli ogni 10 anni. L'ultima ostensione è stata nel 2014 e la prossima è prevista nel 2024.
Francesco Saverio è, insieme con Santa Teresa di Lisieux, Patrono delle missioni. Il gesuita, nato in Navarra (Spagna) nel 1506, è conosciuto soprattutto come missionario ed evangelizzatore in Asia. Divenuto sacerdote, partì per la missione in India. Si spinse fino a Taiwan e, forse, fino alle Filippine. Si spostò dunque in Malaysia e arrivò in Giappone. Intraprese un viaggio verso la Cina, ma si ammalò di polmonite e morì nel 1522 a Goa. Fu canonizzato un secolo dopo, nel 1622.
(PA) (Agenzia Fides 34/12/2021)

martedì 31 agosto 2021

Agenzia Fides 31 agosto 2021

 

AFRICA/CAMERUN - Rapito il Vicario generale della diocesi di Mamfe
 
Yaoundé (Agenzia Fides) – Rapito il Vicario generale della diocesi di Mamfe, nel sud-ovest del Camerun, una delle due regione anglofone del Paese, dove è in corso una guerra tra l’esercito regolare e miliziani che rivendicano l’indipendenza delle due aree. “Con grande tristezza vi informo del rapimento di Mons. Agbortoko Agbor, ieri domenica 29 agosto” afferma il comunicato della diocesi di Mamfé, firmato dal cancelliere p. Sébastien Sinju.
“Il Vicario generale ha trascorso il weekend a Kokobuma per una visita pastorale e l’inaugurazione del presbiterio della parrocchia, era appena rientrato nel Seminario maggiore nel tardo pomeriggio. Mezz’ora dopo alcuni giovani armati, che si sono qualificati come separatisti, hanno assalito il Seminario dove vive Sua Ecc. Mons. Francis Teke Lysinge, Vescovo emerito di Manfe. Vista l’età avanzata del Vescovo, i separatisti hanno preferito prendere Mons. Agbor".
“I rapitori chiedono un riscatto di 20 milioni di franchi CFA (circa 30.489 euro) per la liberazione di Monsignor Agbortoko Agbor” afferma p. Sinju, che ha chiesto ai fedeli di pregare per la liberazione del sacerdote.
Quello di Mons. Agbor non è il primo rapimento di un prete della diocesi di Mamfe. Il 22 maggio p. Christopher Eboka, direttore delle comunicazioni per la diocesi, era stato rapito dai separatisti e rilasciato 10 giorni dopo, il 1° giugno.
Neppure i Vescovi sono stati risparmiati dai rapimenti. Il defunto Cardinale Christian Tumi, Arcivescovo emerito di Douala e principale mediatore della crisi anglofona, è stato rapito due volte, prima il 5 e il 6 novembre 2020, poi il 30 gennaio 2021.
Mons. Michael Miabesue Bibi, allora Vescovo ausiliare di Bamenda, nel Nord-Ovest, attualmente Vescovo di Buea nel Sud-Ovest, era stato rapito il 5 e 6 dicembre 2018.
Nel giugno 2019 è stato rapito anche l'Arcivescovo emerito di Bamenda, Mons. Cornelius Fontem Esua e due mesi dopo, Mons. George Nkuo, Vescovo della diocesi di Kumbo (nord-ovest) ha subito la stessa sorte. (L.M.) (Agenzia Fides 31/8/2021)
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ASIA/MALAYSIA - "Costruire un futuro migliore per la Malaysia": appello dei Vescovi
 
Kuala Lumpur, Malaysia (Agenzia Fides) - “Costruiamo un futuro migliore per la Malaysia”: così recita l'appello diramato da alcuni Vescovi cattolici in occasione del Merdeka Day (31 agosto) e del Malaysia Day (16 settembre), due date importanti per la storia e la vita civile della nazione. La 64a "Giornata Nazionale" (Hari Merdeka o Merdeka Day), il 31 agosto, commemora la Dichiarazione di Indipendenza della Malesia, avvenuta il 31 agosto 1957; il 16 settembre la nazione commemora l'istituzione della Federazione della Malesia, avvenuta nel 1963.
"Celebriamo la nostra nazione ringraziando Dio per la pace e l'armonia di cui godiamo in molti modi diversi, nonostante le sfide e gli ostacoli che ci attendono" affermano tre Vescovi in ​​un messaggio congiunto, diffuso per l'occasione e inviato all'Agenzia Fides. Il testo è firmato dall'Arcivescovo Julian Leow, che guida la comunità di Kuala Lumpur; da Mons. Sebastian Francis, Vescovo di Penang; e da Mons. Bernard Paul Vescovo di Malacca-Johore.
Il tema su cui si incentra il messaggio è "Malaysia Prihatin" ("La Malaysia si prende cura") e tocca naturalmente, come da un anno a questa parte, la questione della pandemia. A causa della pandemia, sono state penalizzate o sospese le celebrazioni e liturgie religiose, "mentre ombre oscure della crisi sanitaria, economica e politica hanno appesantito i cuori di molti malesi".
La pandemia, notano i Vescovi, ha avuto un impatto sulla vita dei malaysiani. Ha colpito l'economia malese poiché le imprese stanno chiudendo, i redditi sono ridotti e la perdita di posti di lavoro tocca migliaia di famiglie: sono solo alcune delle conseguenze immediate sulla vita dei cittadini comuni. “Le nostre vite sono state impoverite in modi che non avremmo mai potuto immaginare: psicologicamente, emotivamente e spiritualmente. Non solo stiamo cercando di trovare un certo equilibrio in questo periodo di disperazione, ma la realtà di aver perso i propri cari a causa della pandemia ha reso la vita ancora più difficile da sopportare per molti", notano i Vescovi.
La crisi politica iniziata all'inizio del 2020 sembra aver causato una maggiore instabilità nel Paese, con il governo che è cambiato due volte dalle elezioni generali del 2014 in poi. “C'è un senso generale di frustrazione e di impotenza nel paese, in questo momento. Speriamo che il Primo ministro nominato di recente, insieme con il suo esecutivo, ci porti fuori da questa triplice crisi, per il bene di tutti”, si legge nel messaggio.
I Vescovi invitano il nuovo Primo ministro Ismail Sabri Yaakob, nominato il 20 agosto scorso, a onorare le promesse esposte nel suo discorso inaugurale alla nazione: dare priorità alla ripresa della Malaysia su tutti i fronti con integrità, responsabilità e trasparenza, senza timori o favori. "Guardiamo al Primo Ministro perché guidi i malaysiani ad apprezzare la ricchezza e la diversità di ogni cultura, religione e razza", affermano i Vescovi.
Il 2021 segna il 51° anniversario della carta "Rukun Negara" (la Carta dei "Principi nazionali", ovvero la dichiarazione della filosofia nazionale stabilita nel 1970, in occasione della proclamazione della Giornata Nazionale). Quel documento costituisce l'orientamento per la vita della nazione, guidata dai seguenti principi: fede in Dio; lealtà al re e alla patria; supremazia della Costituzione; Stato di diritto; rispetto e moralità.
I Vescovi richiamano quella Carta: “La politiche del piano Malaysia Prihatin vanno fondate sui principi del Rukun Negara se vogliamo costruire una società unita, rispettosa, inclusiva e sostenibile. Chiediamo a tutti i leader politici, al governo e ai partiti di opposizione del paese, di mettere da parte le differenze e le ambizioni personali e di lavorare insieme per aiutare tutti i malaysiani che hanno un serio bisogno di assistenza per ricostruire le nostre vite".
A nome della Chiesa cattolica malaysiana, il documento ringrazia le persone per la loro generosità, abnegazione e determinazione mostrate durante la pandemia. E ricorda, oltre agli operatori sanitari di "prima linea" negli ospedali, gli "eroi sconosciuti" come guardie di sicurezza, addetti alle pulizie, netturbini, fattorini addetti alle consegne a domicilio e molti altri, che rischiano per mantenere attivi i servizi essenziali per tutti i cittadini.
“La costruzione di una nazione non appartiene né all'élite né a pochi eletti. Appartiene a tutti i cittadini. Mentre dobbiamo ritenere tutti i leader che eleggiamo responsabili nei confronti del ruolo che occupano, anche noi dobbiamo lavorare per promuovere l'unità e l'armonia alla base”, notano i Vescovi, che lanciano un forte appello all'unità, al bene comune e al servizio del prossimo.
“La politica della divisione non deve mai essere la narrativa che perpetuiamo perché ognuno di noi ha l'opportunità di promuovere l'unità nella nostra vita quotidiana. Non lasciamo che il senso di apatia, di non curarsi delle preoccupazioni degli altri, ci faccia perdere di vista la nostra responsabilità collettiva e il nostro dovere di cittadini. Se soccombiamo alla tentazione di essere isolati nel nostro modo di vivere, esprimiamo solo egoismo e insensibilità", affermano.
"Uniamo gli sforzi, per costruire, con l'aiuto di Dio e sotto la Sua guida, un futuro migliore per la Malesia mentre continuiamo ad essere Malaysia Prihatin", includendo i poveri e i bisognosi, conclude l'appello.
Su oltre 30 milioni di abitanti, il cristianesimo in Malesia è una religione praticata da circa il 9, 2% della popolazione (censimento 2010). Due terzi dei 2,6 milioni di cristiani vivono nella Malaysia orientale, composta dalle province di Sabah e Sarawak (nella grande isola del Borneo).
(SD-PA) (Agenzia Fides 31/8/2021)
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ASIA/PAKISTAN - Donna cristiana accusata di blasfemia per un messaggio What's App; giunti in Europa due coniugi salvati
 
Islamabaad (Agenzia Fides) - Una donna cristiana, Shagufta Kiran, residente a Islamabad, è stata accusata di blasfemia per aver semplicemente inoltrato un messaggio su WhatsApp che includeva contenuti ritenuti blasfemi. Come comunica a Fides l'organizzazione "Centre for Legal Aid Assistance & Settlement" (CLAAS) Shagufta è stata arrestata il 29 luglio dalla Federal Investigation Agency (FIA) ed è ancora sotto custodia.
Il marito di Shgufta, Rafique Masih, ha dichiarato che agenti armati hanno fatto irruzione nella loro casa e hanno arrestato sua moglie e i suoi due figli, accusandoli di aver violato la legge sulla blasfemia, inoltrando un post su WhatsApp che includeva contenuti blasfemi. Ha raccontato: “Con violenza si sono impossessati dei nostri telefoni, computer e altri oggetti di valore. Hanno arrestato Shagufta e i miei due figli senza previa informazione o mandato di arresto. Hanno portato mia moglie e i miei figli alla stazione di polizia, accusandoli in base agli articoli 295-A e 295-B del Codice penale del Pakistan (la cosiddetta legge sulla blasfemia), in seguito hanno liberato i miei figli”.
Rafique Masih e i figli sono fuggiti da Islamabad per la paura e le minacce, e si sono trasferiti in un luogo sicuro. Secondo la ricostruzione, Shagufta è stata arrestata perché inclusa in un gruppo WhatsApp in cui qualcun altro dei membri avrebbe condiviso un messaggio blasfemo, che Shagufta ha inoltrato ad altre persone senza leggerlo e senza conoscerne le conseguenze. "Shagufta non sapeva nulla del post, non era nemmeno l'autore del post in questione, ma è stata accusata di averlo diffuso", ha spiegato Rafique.
Nasir Saeed, direttore del CLAAS, ha espresso la sua preoccupazione per il continuo abuso della legge sulla blasfemia, che colpisce soprattutto membri poveri e analfabeti delle minoranze religiose: “Questa non è la prima volta che qualcuno è stato accusato di condividere un SMS o un post sui social media. Andrebbero cercati e perseguiti gli autori di tali messaggi. Ora per Shagufta Kiran inizia un calvario giudiziario e una sofferenza che potrà durare anni, finché non potrà dimostrare la sua innocenza".
Saeed ricorda la vicenda dei coniugi cristiani Shafqat Emmanuel e Shagufta Kausar, recentemente rilasciati dopo sette anni di carcere (vedi Fides 4/6/2021): i due erano stati condannati a morte in base ad accuse di presunta blasfemia commessa tramite un SMS ritenuto blasfemo. All'inizio di giugno, l'Alta Corte di Lahore ha annullato la condanna a morte comminata loro nel 2014, riconoscendo la macchinazione ai loro danni, dato che i due sono analfabeti e non avrebbero potuto scrivere personalmente alcun messaggio di testo. Non è stato appurato, però, chi abbia scritto quei messaggi e li ha incastrati, dunque l'abuso della legge resta, anche nel loro caso, impunito.
Nei giorni scorsi, grazie all'interessamento del loro avvocato difensore, il musulmano Saif-ul Malook (che è stato anche l'avvocato nel noto caso di Asia Bibi), i due hanno raggiunto sani e salvi i Paesi Bassi, in Europa. Il Parlamento dell'Unione Europea ha adottato nello scorso aprile una risoluzione in favore di Shagufta Kausar e Shafqat Emmanuel, chiedendo che il Pakistan conceda spazio alla libertà religiosa ed esortando le autorità della UE a rivedere gli accordi commerciali con il Pakistan, se non saranno rispettati i diritti e le libertà individuali.
(PA) (Agenzia Fides 31/8/2021)
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ASIA/IRAQ - Patriarca Sako: la visita di Macron a Mosul rischia di alimentare equivoci
 
Baghdad (Agenzia Fides) – “Il vertice internazionale svoltosi a Baghdad con la partecipazione del Presidente francese è stato un evento importante, un segno forte di supporto all’Iraq e al suo cammino per ritrovare stabilità. Ma poi, altri momenti della visita di Emmanuel Macron in Iraq, e soprattutto la sua trasferta a Mosul, sono stati segnati da gesti e parole che a molti iracheni appaiono inadatti, e rischiano di alimentare equivoci”. E’ un bilancio articolato e in chiaroscuro quello tracciato dal cardinale iracheno Louis Raphael Sako, Patriarca della Chiesa caldea, in merito alla visita appena conclusa del Capo dell’Eliseo in terra irachena.
In una conversazione con l’Agenzia Fides, il Patriarca si sofferma sugli aspetti generali e particolari che lo inducono a definire quella di Macron come una “visita frettolosa e mal preparata”.
In primis, il cardinale Sako ritiene fuorviante il cliché ormai obsoleto delle visite di leader occidentali che si recano nelle aree di crisi presentandosi come potenziali “risolutori” di conflitti e situazioni degradate di lungo corso: “Abbiamo visto tante ‘missioni’ politiche e militari occidentali in Medio Oriente, abbiamo visto tante promesse d’aiuto, e alla fine tutto rimane a livello di vuote parole, se non peggio. Pensiamo a quello che è successo in Afghanistan. Pensiamo alle tante promesse fatte di recente al Libano, che continua a dibattersi in una crisi gravissima. La realtà è che i Paesi occidentali non possono fare niente, soprattutto ora che sono tutti presi a risolvere i loro problemi economici e a concentrare le loro risorse nella lotta alla pandemia”.
L’errore di attendersi dall’Occidente la salvezza e la soluzione dei problemi – fa notare il Patriarca caldeo – ha avuto effetti devastanti anche quando ha riguardato nello specifico le comunità cristiane del Medio Oriente. “Quella dell’Occidente che difende i cristiani nelle altre aree del mondo” dichiara a Fides il patriarca Sako “è una leggenda che ha fatto tanti danni. E alcuni momenti della visita di Macron a Mosul sono apparsi come una ennesima riproposizione di quella leggenda”. Nella città- martire, il Presidente Macron ha visitato la chiesa latina conosciuta come Nostra Signora dell’Ora, officiata tradizionalmente dai Padri Dominicani. “In quella circostanza” fa notare il Patriarca Sako “gli interlocutori di Macron erano soprattutto europei, e anche i vescovi iracheni presenti sembravano ospiti. Si è visto un clima di cordiale familiarità tra connazionali europei, in contrasto alla atmosfera formale e fredda creatasi quando il Presidente francese ha visitato la Grande Moschea di Al Nuri. Alcuni imam sunniti hanno criticato la visita di Macron mentre era ancora in corso. Quello che voglio dire – aggiunge il Patriarca caldeo – è che il nostro primo desiderio è quello di vedere tornare e rimanere nelle proprie case i cristiani che sono fuggiti da quelle terre. Occorre favorire il ripristino di un tessuto di convivenza armoniosa tra le diverse comunità etniche e di fede, lo stesso che connotava Mosul nei tempi passati. A questo riguardo, la visita di Macron non ha aiutato, è stata un’occasione persa e ha rischiato anzi di alimentare diffidenza nei concittadini musulmani. L’ultima cosa da fare per i cristiani di qui è quella di riporre la propria fiducia nelle politiche occidentali. Se la Francia apre un consolato a Mosul o costruisce un aeroporto da quelle parti, questi non sono affari che riguardano i vescovi e le cose che i vescovi devono chiedere alle autorità civili locali”.
Nella sua trasferta di due giorni in terra irachena, Macron ha visitato Baghdad, Mosul e Erbil. Nella capitale irachena, il Presidente francese ha preso parte sabato 28 settembre al vertice regionale organizzato dal governo iracheno che ha visto la partecipazione, tra gli altri, dei ministri degli esteri (ma non dei capi di Stato) di Arabia Saudita, Iran e Turchia. “L'Iraq non può essere il teatro degli scontri regionali!”, ha dichiarato il primo ministro iracheno Mustafa al Kadhimi all'apertura dei lavori. (GV) (Agenzia Fides 31/8/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - “La carità non ha limiti, né discrimina i destinatari”: i Vescovi lamentano ostacoli agli aiuti per le zone alluvionate
 
Caracas (Agenzia Fides) – Un appello alle autorità nazionali, regionali e militari, perché operino “non per interessi particolari”, ma ricordino che “sono al servizio di tutti i venezuelani” è venuto dai Vescovi del Venezuela, che in un messaggio del 30 agosto lamentano il comportamento di alcune autorità civili e della Guardia nazionale che domenica 29 agosto hanno impedito il passaggio di parte degli aiuti umanitari inviati alla popolazione dello stato di Mérida, colpita da violente piogge.
Secondo dati provvisori, l’ondata di maltempo che si è abbattuta sul Venezuela occidentale nei giorni scorsi con piogge torrenziali, inondazioni e frane, ha colpito 35.000 persone, causando almeno 20 morti e altrettanti dispersi, ha distrutto 8.000 case e provocato danni enormi alle infrastrutture. All’Angelus di domenica 29 agosto, Papa Francesco ha espresso la sua solidarietà con queste parole: “Sono vicino alla popolazione dello Stato venezuelano di Mérida, colpita nei giorni scorsi da inondazioni e frane. Prego per i defunti e i loro familiari e per quanti soffrono a causa di questa calamità”.
Nel comunicato della Presidenza della Conferenza episcopale del Venezuela, giunto all’Agenzia Fides, si legge: "Ci rammarichiamo e condanniamo l'atteggiamento di alcune autorità civili, così come della Guardia Nazionale Bolivariana, che, lungi dal cooperare disinteressatamente, non solo hanno impedito l'accesso di gran parte degli aiuti inviati da varie parti del Paese, ma hanno avuto un atteggiamento di disprezzo e offesa nei confronti di membri della Chiesa e di altre istituzioni". Costoro affermano di aver ricevuto ordini superiori, proseguono i Vescovi, che li esortano, “a nome delle comunità colpite, a cambiare atteggiamento e a mettersi al servizio delle istituzioni che stanno collaborando, in modo che le spedizioni di aiuti arrivino presto a destinazione, dando priorità al transito dei carichi di forniture; aprendo strade e promuovendo altre iniziative a favore della popolazione colpita”. Tutto questo, sottolineano, secondo i principi della Costituzione nazionale.
I Vescovi ribadiscono la loro solidarietà alla popolazione di Merida, soprattutto agli abitanti della Valle del Mocoties, colpita da questi fenomeni naturali violenti, e sottolineano la pronta risposta della Chiesa cattolica e di altre istituzioni nell’organizzare i soccorsi. “Grazie alla risposta immediata di tante persone di buona volontà, si sono potuti portare aiuti di diverso tipo, dalle medicine e dal cibo ai vestiti e alle altre forniture necessarie. La carità non ha limiti, né stabilisce le condizioni per praticarla, come non discrimina i destinatari delle opere di misericordia" evidenziano.
La rapidità con cui la Caritas nazionale e le Caritas diocesane hanno raccolto gli aiuti necessari provenienti da diverse parti del paese, sottolineano i Vescovi, ha dimostrato “la generosità dei cattolici e delle persone di buona volontà che, sebbene in mezzo ad una crisi che ha impoverito molte persone nella nazione”, non hanno avuto dubbi nel condividere il poco e il molto che possiedono.
La rete Caritas è stata una delle prime a dare l'allarme su quanto stava accadendo nella Valle dei Mocotíes a seguito delle intense piogge che ancora cadono sul territorio nazionale. Nella notte di lunedì 23 agosto 2021, ricorda una nota di Caritas Venezuela, Caritas Mérida ha ricevuto l'allerta dalla Caritas parrocchiale situata nella valle di Mocotíes sui danni che le forti piogge avevano iniziato a causare nei comuni di Ofvar, Zea e Antonio Pinto Salinas. Immediatamente la Caritas arcidiocesana di Mérida ha iniziato a raccogliere le informazioni per stilare un rapporto della situazione e ha contattato la Caritas nazionale. In meno di 12 ore, si è saputo del tragico bilancio di perdite di vite umane, di persone scomparse e di famiglie colpite. Già allora la rete di solidarietà era stata attivata da Caritas Merida, Caritas Caracas e di altre diocesi, guidate da Caritas Venezuela.
Il 25 agosto, Caritas Mérida insieme a Ulandinos First Aid (PAULA) ha istituito una serie di centri per raccogliere cibo non deperibile, acqua potabile, coperte, calzature e abbigliamento in buone condizioni, prodotti per l'igiene personale, medicinali, mascherine, batterie e altre fonti alternative di energia. Contemporaneamente, l'arcidiocesi di Caracas ha istituito punti di raccolta in sei parrocchie della capitale. Venerdì 26 agosto è stata effettuata la prima partenza dei camion della solidarietà per portare a Merida quanto raccolto. Sabato 28 agosto, 38.000 litri di acqua e più di 30 tonnellate di aiuti raccolti a Merida, Caracas e negli altri stati in cui la Caritas ha istituito centri di raccolta, sono giunti a destinazione. La Caritas a livello nazionale è ancora attiva per assistere, non solo la popolazione di Merida, ma anche gli abitanti di altre zone colpite dalle piogge. (SL) (Agenzia Fides 31/08/2021)
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mercoledì 24 febbraio 2021

Agenzia Fides 24 febbraio 2021

 

AFRICA/NIGERIA - “La Nigeria rischia di spaccarsi” avvertono i Vescovi
 
Abuja (Agenzia Fides) – “La Nigeria rischia di cadere a pezzi”. È il grido di allarme dei Vescovi nigeriani che notano un ripiegamento in se stessi dei diversi gruppi nazionali che compongono la Federazione, di fronte alle gravi mancanze delle istituzioni statali, in primo luogo l’incapacità di garantire a tutti la sicurezza.
“Le spinte all'autodifesa stanno rapidamente guadagnando terreno. Molti gruppi etnici stanno suonando rumorosamente i tamburi di guerra, chiedendo non solo una maggiore autonomia, ma anche la rinuncia definitiva a una nazione in cui hanno perso ogni fiducia e senso di appartenenza. Le richieste di secessione su base etnica non dovrebbero essere ignorate o prese alla leggera” avvertono i Vescovi in una dichiarazione firmata da Sua Ecc. Mons. Augustine Obiora Akubeze, Arcivescovo di Benin City e Presidente della Conferenza Episcopale nigeriana (CBCN), e da Sua Ecc. Mons. Camillus Raymond Umoh, Vescovo di Ikot Ekpene e Segretario della CBCN.
Alla base dello scoramento dei nigeriani nei confronti dell’unità nazionale, secondo i Vescovi, c’è il fallimento del governo: “Molti hanno rinunciato alla possibilità e persino all'aspirazione di una Nigeria come un Paese unito. Non c'è da stupirsi che molti attori non statali stiano riempiendo il vuoto creato dal fallimento tangibile del governo”.
“Il governo federale sotto il Presidente Muhammadu Buhari non può più ritardare l'assunzione del suo obbligo di governare la nazione; non secondo pregiudizi etnici e religiosi ma sulla falsariga di principi oggettivi e positivi di correttezza, equità e, soprattutto, giustizia” rimarca la dichiarazione.
“Noi, della Conferenza episcopale della Nigeria, con membri provenienti da tutte le parti della Nigeria, siamo molto turbati per l'attuale stato di instabilità del Paese” continua la dichiarazione. “Lanciamo questo allarme per un profondo amore patriottico per la nostra nazione, non per interessi settoriali, siano essi politici, etnici o anche religiosi” sottolineano i Vescovi.
“Nonostante il persistere delle crisi, omicidi, Covid 19, rapimenti, banditismo, rapine a mano armata, affermiamo sinceramente la nostra fede nella fattibilità e desiderabilità del Progetto Nigeria, come una nazione prospera sotto la protezione del Signore” concludono i Vescovi. “Ma siamo anche convinti che la costruzione di una nazione del genere, specialmente nelle nostre attuali circostanze, abbia un costo. Siamo anche convinti che l'alternativa di separarci, abbia un costo di gran lunga superiore a quello che serve per tenerci insieme” conclude il messaggio lanciando un appello a tutti per “fare i sacrifici necessari per gestire meglio le nostre differenze e trasformarle in una forza positiva invece che negativa”. (L.M.) (Agenzia Fides 24/2/2021)
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AFRICA/CONGO RD - “L’attacco all’Ambasciatore italiano è la manifestazione eloquente del terrorismo che la popolazione deve affrontare da anni”
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – L’ONG congolese per i diritti umani CEPADHO, nel porgere le condoglianze per l’uccisione di Luca Attanasio, del carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci e dell’autista congolese Mustafa Milambo, condanna fermamente questo crimine e qualifica “l’attacco come una manifestazione eloquente del terrorismo che la popolazione deve affrontare da diversi anni nel Nord Kivu”.
Nel comunicato inviato all’Agenzia Fides il CEPADHO “incoraggia le autorità congolesi a coinvolgere le forze armate congolesi, la Polizia, i Servizi di sicurezza civile e militare, nella ricerca attiva degli autori di questo barbarie, in modo che vengano arrestati e che rispondano penalmente per il loro atto. In questa occasione, CEPADHO invita le Grandi Potenze a mostrare più solidarietà con la RDC a caccia di gruppi armati e movimenti terroristici, in vista della loro eliminazione immediata e definitiva nell'est del paese”. (L.M.) (Agenzia Fides 24/2/2021)

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AFRICA/GHANA - Istruzione e Covid-19: la situazione delle scuole nelle zone rurali del Paese
 
Accra (Agenzia Fides) – A partire dal 18 gennaio le scuole dell’intero Paese hanno ripreso le attività. Tuttavia in diversi villaggi al momento della riapertura mancavano i dispositivi di protezione individuali (DPI) per tutti e la situazione non è ancora del tutto sotto controllo. “E’ stato un vero spettacolo vedere genitori e bambini in fila in attesa di essere registrati davanti ai compound delle scuole, dopo 10 mesi di chiusura a causa del Covid-19”, scrive all’Agenzia Fides padre Paul Saa-Dade Ennin, Superiore Provinciale dei missionari SMA in Ghana.
“Se da una parte c’erano i genitori sollevati dal fatto di poter riportare i propri figli a scuola, dall’altra gli scolari erano felici di tornare a rivedere i compagni e condividere questi lunghi mesi trascorsi chi in casa ad aiutare i genitori per le faccende domestiche, chi fuori per i mercati o per i campi.”
P. Paul spiega che nel villaggio di Babaso, distretto Ejura-Sekyeredumase della regione di Ashanti, i DPI dovevano ancora essere consegnati al momento della riapertura della scuola. Gli scolari indossavano le mascherine, e la chiesa parrocchiale locale aveva fornito i secchi e il sapone liquido per il lavaggio delle mani che purtroppo non sono stati sufficienti per tutti. “In questo contesto scolastico – racconta il missionario - il distanziamento sociale è la sfida principale. Nelle aule i banchi sono disposti tenendo conto delle distanze richieste, ma in alcune classi, a causa del numero di alunni e delle dimensioni dell'aula, è stato impossibile. Gli insegnanti hanno grandi difficoltà in particolare durante la ricreazione – spiega p. Paul -. È semplicemente impossibile lasciare che i bambini giochino insieme osservando i protocolli, serve un aiuto immediato concreto da parte del governo prima che nelle scuole, specialmente quelle nelle aree rurali svantaggiate come Babaso, scoppino nuove epidemie.”
Nel suo racconto il Superiore Provinciale SMA descrive la gioia di tanti piccoli che sono potuti rientrare a scuola in tempo di Covid, ma anche il rammarico per tanti altri compagni che per poter sostenere e aiutare le proprie famiglie, sono stati costretti a trasferirsi in città per lavorare come domestici. “Alcune delle ragazze sono purtroppo rimaste incinte durante il lockdown, altre sono state date in matrimonio per mantenere la famiglia e non torneranno” spiega p. Ennin. Il missionario evidenzia il fatto che queste sono solo alcune delle tristi realtà degli effetti del Covid-19 sui bambini: “Il loro futuro sarà gravemente compromesso se non vengono intraprese azioni e provvedimenti strategici e coscienziosi.”
(PE/AP) (24/2/2021 Agenzia Fides)
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ASIA/MALAYSIA - In Quaresima riaprono le chiese nello stato di Sarawak
 
Kuching (Agenzia Fides) - Le chiese di Kuching, capitale dello stato malaysiano del Sarawak in Malaysia (situato sull'isola del Borneo), hanno riaperto in occasione del tempo di Quaresima. Come comunicato all'Agenzia Fides dall'Arcivescovo di Kuching, Simon Poh, il governo locale ha permesso la riapertura della maggior parte delle chiese, dopo oltre due settimane di chiusura per contenere la diffusione del Covid-19. La celebrazione eucaristica nelle parrocchie che hanno avuto il permesso è iniziata tra il 20 e il 21 febbraio, in occasione della prima domenica di Quaresima. I fedeli sono stati invitati a verificare gli orari di riapertura e a conformarsi a tutte le informazioni e i protocolli sanitari per frequentare la chiesa nella massima sicurezza. Le chiese situate nelle aree in cui sono ancora presenti dei focolai di Covid-19 non possono riaprire. Lo stato di Sarawak è ancora strettamente bloccato fino al 1 marzo, con diversi focolai di Covid attivi.
“Affidiamo ai nostri leader della Chiesa cattolica e ai responsabili dei Consigli pastorali nei 300 villaggi cattolici dell'arcidiocesi, il compito di monitorare e garantire il rispetto delle procedure sanitarie necessarie durante le preghiere, le celebrazioni, i riti funebri. L'autorità statale considera tali raduni ad alto rischio di potenziali infezioni", rimarca l'Arcivescovo, invitando al massimo rigore e attenzione.
L'Arcivescovo invita i fedeli ad osservare nel tempo di Quaresima la pratica del digiuno, dell'astinenza, della preghiera e della carità, anche sfruttando i canali di comunicazione online per restare in contatto con le chiese, e a dare molto spazio ala preghiera in casa. "Tutti siamo chiamati a fare dei sacrifici e a fare del nostro meglio per contenere il Covid. Tutti i fedeli sono chiamati ad assumersi la responsabilità cristiana, sociale e morale, per ridurre il rischio di sviluppare nuovi focolai", ha detto.
“Rimanete vigili, seguite tutti i protocolli di sicurezza. Pregate, digiunate e fate l'elemosina. fate pratiche penitenziali. Offrite a Gesù i vostri sacrifici durante questa Quaresima. Convertitevi e credete al Vangelo", ha detto l'Arcivescovo.
Bernard Lim, leader laico cattolico, dichiara a Fides: “Siamo felici per la riapertura delle chiese durante la Quaresima. Ci impegneremo a seguire le misure sanitarie richieste. Vivremo questo tempo immersi nella preghiera".
(SD-PA) (Agenzia Fides 24/2/2021)
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ASIA/TURCHIA - Stop per la banda dei “ladri di chiese”. Provarono a vendere anche la Basilica di Sant’Antonio
 
Istanbul (Agenzia Fides) – La Basilica cattolica di Sant’Antonio da Padova, situata nella centralissima Istiklal Caddesi, uno dei viali più rinomati di Istanbul, non corre per ora alcun rischio di finire sul mercato immobiliare come un immobile privato di pregio. Nei giorni scorsi è stato arrestato e rinviato a giudizio - con la richiesta di condanna a 285 anni di carcere - il faccendiere Sebahattin Gök, l’uomo che lo scorso anno, con una rete di complici aveva architettato una complessa operazione truffaldina per entrare illegalmente in possesso della più grande chiesa cattolica di Istanbul e rivenderla al miglior offerente. Le indagini compiute intorno al caso hanno confermato che la “banda” di Gök e dei suoi sodali si stava specializzando in truffe immobiliari compiute ai danni di comunità ecclesiali e religiose, di proprietari stranieri o di gruppi etnici minoritari.
La prima chiesa sorta nell’area attualmente occupata dalla Basilica fu eretta già nel 1725 dalla comunità italiana di Istanbul. L’attuale luogo di culto (nella foto), officiato dai Francescani Conventuali, fu ricostruito in stile neogotico veneziano tra il 1906 e il 1912. Conformemente alla prassi dell’epoca, la proprietà della chiesa fu intestata a membri della famiglia reale italiana. Nel gennaio 1971, gli eredi di Casa Savoia rinunciarono ai diritti sull’immobile, a vantaggio della associazione Sent Antuan Kilisesi (Chiesa di Sant’Antonio) che risponde alla comunità cattolica locale.
Negli ultimi anni anni, Sebahattin Gök aveva compiuto diversi viaggi in Italia, Francia e Stati Uniti, raccogliendo procure e deleghe firmate da persone da lui presentate come eredi legittimi degli antichi intestatari della Basilica (compresi i membri di una famiglia di Saluzzo, che nel contenzioso sorto non hanno ancora del tutto rinunciato alle loro pretese). Con queste lettere, e dopo aver rastrellato anche dubbi “certificati di eredità” presso un tribunale civile di pace, il faccendiere turco si era presentato al locale distretto catastale, rivendicando il diritto di entrare in possesso del luogo di culto a nome dei legittimi proprietari. Lo scorso anno, i Francescani Conventuali affidatari della chiesa sono ricorsi alla giustizia turca, ottenendo un provvedimento cautelare volto a tutelare il luogo di culto e i locali ad esso collegati. Nel corso delle indagini, è emerso che la stessa rete di complici legata a Gök aveva messo in atto un tentativo analogo di appropriazione illegale della chiesa bulgara di Galata e di altri luoghi di culto e immobili eretti in passato dalle locali comunità armene, francesi, italiane ed ebraiche, collezionando per questi tentativi 34 cause legali intentate contro di lui. Un contenzioso analogo a quello sorto intorno alla Basilica di Sant'Antonio coinvolge anche uno storico istituto scolastico appartenente a una Congregazione religiosa femminile di origine piemontese.
L’arresto di Gök è avvenuto in base alle accuse di falsificazione di documenti ufficiali finalizzati e truffa aggravata. La vicenda ripropone a suo modo la controversa questione delle tante chiese e dei beni ecclesiastici disseminati in territorio turco dei cui titoli di proprietà, nel corso dei secoli, si sono perse le tracce, e che in vario modo, non sempre legale, sono finiti in possesso di privati, o in tempi anche recenti sono stati acquisiti dal Dicastero turco del Tesoro. (GV) (Agenzia Fides 24/2/2021)
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AMERICA - Assemblea continentale delle Pontificie Opere Missionarie: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito”
 
La Paz (Agenzia Fides) – “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito”: sotto questo slogan, dal 22 al 27 febbraio si sta svolgendo, in forma virtuale, l'Assemblea continentale dei Direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie (POM) dell’America. Per le POM della Bolivia partecipano Mons. Waldo Barrionuevo CSsR, Direttore nazionale POM; Mons. Adolfo Bittschi, Vescovo responsabile per le Missioni della Conferenza Episcopale; Suor Cintia Vásquez, Coordinatrice nazionale delle POM, oltre ai collaboratori della Direzione nazionale.
Ogni giornata inizia con una preghiera dedicata a un continente. Lunedì 22 febbraio l’Arcivescovo Mons. Giampietro Dal Toso, Presidente delle POM, ha condiviso uno spazio di riflessione incoraggiando il lavoro missionario delle POM del continente. Ha anche ringraziato per l'animazione missionaria portata avanti in diversi modi, secondo il carisma missionario, e indicato come farla nel contesto attuale.
Martedì 23 febbraio la riflessione sul motto dell’anno e sul Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Missionaria 2021 è stata tenuta da P. Ricardo Guillén (Venezuela). Quindi è seguito un percorso di riflessione proposto dal team del CAM VI-Porto Rico, e infine la condivisione dell’esperienza di formazione e animazione missionaria virtuale portata avanti dalle POM Honduras.
Mercoledì 24 è prevista una riflessione in chiave missionaria dell’enciclica "Fratelli Tutti" a cura del Dottor Lucas Cerviño, quindi la condivisione dell’esperienza di formazione e animazione missionaria virtuale portata avanti dalle POM del Costa Rica.
Giovedì 25 febbraio, P. Mauricio Jardín affronterà le sfide missionarie del Sinodo. Seguirà la presentazione dell’esperienza della raccolta fondi da parte della Direzione Nazionale degli Stati Uniti. Quindi il webinar fundraising e uno spazio da condividere.
L’ultimo giorno, venerdì 26 febbraio, inviterà a guardare verso la Prima Assemblea Ecclesiale dell'America Latina e dei Caraibi, quindi ci sarà un incontro con i membri del CELAM. Infine la presentazione di Missio Invest dagli USA e la chiusura dell'Assemblea.
(PA/CE) (Agenzia Fides 24/02/2021)
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AMERICA/EL SALVADOR - Nuovo passo in avanti per il diritto all’acqua e all’alimentazione: i partiti firmano un impegno pubblico
 
San Salvador (Agenzia Fides) – Una nuova tappa è stata raggiunta nel percorso per l'approvazione definitiva della riforma della Costituzione che preveda i diritti umani all'acqua e all'alimentazione in El Salvador.
Dopo la vittoria ottenuta, nell'ottobre 2020 (vedi Fides 17/10/2020), con l'inserimento dell'accesso all'acqua e ai servizi igienici come diritto umano, il 28 gennaio l'Assemblea Legislativa ha approvato, con 57 voti favorevoli su 84, la riforma dell'articolo 69 che ora include il cibo come diritto umano. Ora la Chiesa cattolica e l'Alleanza per la Riforma Costituzionale di El Salvador hanno ottenuto la "Firma dell'impegno per i diritti umani all'acqua e all’alimentazione" da parte dei partiti politici, in un documento presentato ieri sui social media dell'Arcidiocesi di San Salvador.
Il documento esprime l'impegno pubblico dei partiti firmatari a votare a favore della riforma definitiva degli articoli 2 e 69 che riguardano questi diritti. Mentre la Chiesa cattolica diffondeva questo documento attraverso i suoi social media, membri dell'Alleanza per la Riforma hanno dato vita ad una carovana pubblica, i giorni 22 e 23 febbraio, per consegnare ad ogni sede di partito la lettera dell'impegno firmata.
(CE) (Agenzia Fides 24/02/2021)
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AMERICA/MESSICO - Migranti: i molti aspetti del circuito della mobilità nel Centroamerica
 
Tijuana (Agenzia Fides) - La frontiera a Nord, tra Messico e Stati Uniti d’America, è uno dei principali corridoi migratori del mondo, segnato da violazioni dei diritti fondamentali e da un alto rischio per la vita dei migranti, con discriminazione e xenofobia. Ma la migrazione nel Continente è anche altro: ce n'è una centroamericana di cui si parla meno. E’ quanto sottolinea il dossier “Mobilità alla frontiera: Tijuana come spazio di (ri)costruzione della vita” realizzato dal Csem, il Centro scalabriniano di Studi Migratori.
L’analisi fatta dai ricercatori del Csem, parte da Tijuana luogo di frontiera tra Usa e Messico dove proprio le suore Missionarie Scalabriniane hanno creato un modello di accoglienza nell’Istituto Madre Assunta. Secondo la nota inviata a Fides, il testo analizza la migrazione centroamericana da una prospettiva regionale più vasta, analizzando le differenze che hanno coinvolto i singoli Stati. El Salvador, Honduras e Guatemala possono considerarsi come nazioni che hanno avuto principalmente una emigrazione verso gli Stati Uniti. Il Belize, invece, ha la doppia caratteristica di essere sia recettore dei migranti centroamericani sia luogo di partenza verso gli Usa.
Il Nicaragua, invece, è l’eccezione regionale, con alti indici di intensità migratoria verso il Costa Rica. Panama ha flussi importanti di migranti verso gli Usa, a causa della sua condizione storica e politica con la federazione e, ora, è un Paese che ha mutato in parte la propria realtà e ne accoglie molti. Ma esistono anche circuiti migratori intraregionali in Centroamerica, facilitati dal programma di libera circolazione Ca4 e dall’uso del dollaro a El Salvador e a Panama.
In questo panorama risalta il caso del Messico, tanto che ora si parla di un circuito migratorio centroamericano. I dati parlano nel 2010 della presenza di 59.936 centroamericani nel Paese. Sono dodici milioni i messicani negli Usa, con una curva che ha avuto il suo picco nel 2007, con 6,9 milioni a partire da quell’anno.
Secondo lo studio che tocca l’America, dal 1970 al 2020 il contesto sociopolitico è cambiato. Se negli anni Settanta il tipo di migrazione era principalmente politica (a causa dell’esilio derivato da dittature e da regimi coloniali di Belize e Panama), si è passati ai lavoratori economici degli anni Novanta e ai primi rifugiati ambientali e agli sfollati interni degli anni Duemila. Dal 2010, invece, l’America è caratterizzata da rifugiati, dalle migrazioni familiari, infantili e giovanili e dalle carovane dei migranti.
Particolarmente critica è la violenza omicida che caratterizza alcuni Paesi: il tasso più elevato è a El Salvador (58 omicidi ogni 100.000 abitanti in media tra il 2016 e il 2019), poi Honduras (45 ogni 100.000), Belize (36,5 ogni 100.000). Le rimesse incidono parecchio sui sistemi economici dell’America Latina: a El Salvador contano il 21,4% del Pil, in Honduras il 20%, in Guatemala il 12%, in Nicaragua l’11,3%, in Belize il 5% e in Messico il 2,7%.
Uno dei temi maggiormente trattati è stato quello della violenza istituzionale. In 5 anni il Venezuela ha espulso 4,5 milioni di persone, specialmente verso i Paesi dell’America Latina. Nel 2014 solo il 2,3 per cento della popolazione venezuelana viveva all’estero e nel 2019 la cifra è cresciuta al 16%, la seconda dell’America Latina dopo El Salvador, la cui percentuale è al 25%. Il Messico ha il 10% dei suoi cittadini all’estero.
Ma nel Sud del continente, si legge ancora nello studio, “inefficienza, rozzezza e bassezza di molte istituzioni pubbliche e private, esercitano una violenza passiva sulla popolazione”. Oggi, “l’impunità istituzionale, la violenza sistemica e la povertà neoliberale hanno portato alle principali cause della migrazione”. (SL) (Agenzia Fides 24/02/2021)

mercoledì 9 settembre 2020

Agenzia Fides 9 settembre 2020

 

EUROPA/SPAGNA - Verso la Giornata Missionaria Mondiale: “Nonostante le avversità, non ce ne andremo!” videomessaggio di speranza dei missionari di tutto il mondo
 
Madrid (Agenzia Fides) - Di fronte all'incertezza creata dalla pandemia, la Chiesa missionaria mostra la sua volontà unanime di restare in missione, tra la gente. Le Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna lanciano un video internazionale in cui missionari di tutto il mondo e rappresentanti delle Chiese locali dei territori di missione uniscono le loro voci per lanciare un messaggio di speranza al mondo. Questo video, iniziativa di varie Direzioni nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, invita a “scaldare i motori” nel cammino verso la Giornata Missionaria Mondiale, che si svolgerà il 18 ottobre in tutto il mondo.
"Il mondo è cambiato e tutto sembra incerto ... Le vite sono cambiate ...". Inizia così il video #WeAreStilHere (# SeguimosAquí), che mostra in modo corale vari missionari e rappresentanti dei territori di missione. “Ma lasciate che vi diciamo una cosa: una cosa è certa. Non ce ne andremo" continua. “Non ci arrenderemo, perché siamo missionari. Con Dio non c'è niente di impossibile”. Concludono quindi con l’invito a partecipare al loro lavoro.
Il video raccoglie le testimonianze di responsabili di circoscrizioni ecclesiastiche di territori di missione, come il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon (Myanmar), o il gesuita spagnolo Kike Figaredo, Prefetto apostolico di Battambang (Cambogia), e di missionari di varie nazionalità. Tra questi il Padre bianco spagnolo José María Cantal Rivas, che in Algeria lavora nel dialogo interreligioso; suor Veronika, missionaria croata che si trova nelle Isole Salomone, con la comunità Buma; P. Anton, missionario maltese in Guatemala, parroco nella foresta pluviale; suor Francise, missionaria irlandese in Pakistan, che opera tra i più emarginati della società.
Usando lingue diverse che mostrano l'universalità della Chiesa - inglese, francese, italiano, tedesco, spagnolo, maltese, swahili, coreano, tagalog, birmano ... - i missionari lanciano un unico messaggio: la fedeltà alla missione, anche nel momenti avversi come quelli che stiamo vivendo. “Avere una missione è amare. E l'amore rende tutto possibile. Ed è per questo che continueremo qui”. (SL) (Agenzia Fides 9/9/2020)
LINK
Guarda il video della campagna di sensibilizzazione delle POM -> https://www.youtube.com/watch?v=OQuikKxh2mY&feature=youtu.be
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AFRICA/MOZAMBICO - Pandemia e violenze a Capo Delgado: la solidarietà dei Vescovi dell’Africa australe
 

Maputo (Agenzia Fides) – “La violenza, la perdita di vite umane e la realtà degli sfollati nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, ci preoccupa profondamente” affermano i membri dell’IMBISA (Inter-Regional Meeting of the Bishops of Southern Africa, che raggruppa i Vescovi di Angola, Botswana, Eswatini, Lesotho, Mozambico, Namibia, São Tomé e Príncipe, Sudafrica e Zimbabwe) in un messaggio di solidarietà ai fedeli della regione, sconvolti dall’emergenza COVID-19 e nel caso specifico di Cabo Delgado dalle violenze dei jihdisti della “Provincia dell’Africa centrale dello Stato islamico” (ISCAP, vedi Fides 17/8/2020).
Le persone vivono nella paura, non solo del COVID-19, ma anche della violenza che viene frequentemente esercitata su di loro” afferma il messaggio pervenuto a Fides, firmato da Sua Ecc. Mons. Lucio Andrice Muandula, Vescovo di Xai-Xai, Presidente dell’IMBISA e pubblicato al termine dell’incontro del Comitato Permanente dell’organizzazione.
“Vogliamo anche, seguendo il buon esempio di Papa Francesco, esprimere la nostra vicinanza e sostegno a Mons. Luiz Fernando Lisboa della diocesi di Pemba, Mozambico, e alla gente di Cabo Delgado. Vi invitiamo a pregare affinché gli sforzi per la pace possano produrre i frutti desiderati in quella bellissima terra. Ricordando il motto della visita papale dello scorso anno in Mozambico, "Speranza, riconciliazione e pace", vi chiediamo di pregare incessantemente affinché la pace possa diventare una realtà nella provincia di Cabo Delgado. Segnali di speranza in questa direzione sono già presenti, il che è molto incoraggiante, come testimoniato dall'incontro del Presidente Felipe Nyusi del Mozambico con Mons. Luiz” afferma il messaggio facendo riferimento all’incontro del 31 agosto tra il Capo dello Stato mozambicano e Sua Ecc. Mons. Luis Fernando Lisboa, Vescovo di Pemba. L’incontro ha permesso di superare una difficile fase di due settimane di crescente tensione tra la Chiesa e lo Stato (vedi 18/8/2020).
La pandemia ha sconvolgo la vita sociale ed economica dei Paesi membri dell’IMBISA. “La nuova pandemia COVID-19 ha causato profondi danni spirituali, sociali, psicologici, economici e medici a molte dei nostri fedeli” sottolineano i Vescovi. “Le celebrazioni eucaristiche hanno dovuto essere annullate o per lo meno frequentate da pochi, sono state sospese le lezioni di catechismo, limitata la partecipazione ai funerali e ridotto il contatto fisico tra i ministri della Chiesa e i fedeli. I protocolli riguardanti COVID-19 hanno fatto sì che molte scuole, luoghi di lavoro e altre strutture per lo sviluppo delle persone siano rimaste chiuse”.” Ciò ha influito sulla salute mentale di molte persone e ha aumentato l'incidenza di molte forme di violenza domestica. L'interruzione dell'attività economica ha causato la perdita di mezzi di sussistenza che a sua volta può portare alla perdita di vite umane causata dalla fame e da altri problemi sociali. Tutti i Paesi dell'IMBISA, già in difficoltà economiche, rimangono con infrastrutture sanitarie fragili e limitate”.
Il messaggio conclude rinnovando l’invito alla preghiera per la fine della pandemia e chiedendo ai governi di evitare la tentazione della corruzione per dare invece alle popolazioni in difficoltà l’assistenza necessaria. (L.M.) (Agenzia Fides 9/9/2020)
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AFRICA - “No alla violenza e sì alla pace”: appello dei Vescovi africani ad un anno dalla visita di Papa Francesco
 
Roma (Agenzia Fides) – Pace, Speranza e Riconciliazione. Sono queste le parole chiave della visita effettuata da Papa Francesco un anno fa in Mozambico, Madagascar e Mauritius, dal 4 al 10 settembre 2019 (vedi Fides4/9/2019), ricorda il messaggio pubblicato per l’anniversario dal Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar (SECAM/SCEAM).
“Per papa Francesco tutto si perde con la guerra e tutto si guadagna con la pace. Ha detto: "Con la guerra, molti uomini, donne e bambini soffrono perché non hanno una casa in cui vivere, niente cibo, niente scuole per istruirsi, ospedali per curarsi, chiese per incontrarsi per la preghiera e campi per impiegare la forza lavoro. Molte migliaia di persone sono costrette a spostarsi in cerca di sicurezza e di mezzi per sopravvivere (…) No alla violenza e sì alla pace!” dice il messaggio pervenuto a Fides.
Per il Santo Padre- continua il messaggio- la pace non è solo assenza di guerre, ma impegno instancabile - soprattutto di chi è in posizione di maggiore responsabilità - a riconoscere, garantire e ricostruire concretamente la dignità, così spesso dimenticata o ignorata, dei nostri fratelli e sorelle, in modo che possano sentirsi i principali protagonisti del destino della loro nazione e continente”-
I Vescovi africani ricordano che “Papa Francesco ha insistito sul fatto che per rendere possibile la riconciliazione è necessario superare i tempi di divisione e violenza, di xenofobia e tribalismo. A questo proposito, dobbiamo raccogliere la sfida di accogliere e proteggere i migranti che arrivano in cerca di lavoro e alla ricerca di migliori condizioni di vita per le loro famiglie, di difendere gli incontri ecumenici e interreligiosi e di trovare modi per promuovere la collaborazione tra tutti - cristiani, religioni tradizionali, musulmani - per un futuro migliore per l'Africa”.
“È passato un anno dalla memorabile visita di Papa Francesco in Africa. In effetti, il calore della sua presenza e la ricchezza dei suoi messaggi sono ancora sentiti dalle persone di buon cuore. Tuttavia, atti di violenza brutali sono commessi in diversi Paesi africani, tra cui uno di quelli che il Santo Padre ha visitato lo scorso anno (Mozambico)” recita la conclusione. “In un discorso alla popolazione del Paese in occasione del primo anniversario della storica visita, i Vescovi del Mozambico hanno affermato: “Il Santo Padre ci ha lasciato un messaggio di incoraggiamento, animazione e guida per la nostra situazione attuale. Questo messaggio richiede da noi un impegno forte, continuo e rinnovato per la sua realizzazione”.
“Pertanto, con la presente ripetiamo l'appello di Papa Francesco che; tutti noi dobbiamo dire continuamente "no alla violenza e sì alla pace"; tutti devono unirsi per mano per porre fine alla povertà e tutti devono essere attivamente coinvolti nella cura della nostra casa comune. Ringraziamo Papa Francesco, messaggero di speranza, annunciatore di pace e fautore della riconciliazione” conclude il messaggio. (L.M.) (Agenzia Fides 9/9/2020)
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ASIA/PAKISTAN - Cristiano condannato a morte per "blasfemia"; i Vescovi chiedono una campagna del governo per i diritti delle minoranze
 
Lahore (Agenzia Fides) - Un tribunale di Lahore, capitale della provincia del Punjab pakistano, ha condannato a morte un cristiano per aver commesso "blasfemia": si tratta di Asif Pervaiz, 37 anni, è in carcere dal 2013 con l'accusa di aver inviato messaggi di testo SMS "blasfemi" al datore di lavoro Muhammad Saeed Khokher. Come riferito dall'avvocato Saif-ul-Malook, il legale musulmano che ha difeso anche la cristiana Asia Bibi, il tribunale non ha dato credito alla sua testimonianza, in cui l'uomo negava ogni addebito, e lo ha condannato a morte ieri, 8 settembre. Secondo la versione di Pervaiz, riferita dall'avvocato Malook, "Khokher voleva convincerlo a convertirsi all'Islam e, quando egli non ha acconsentito, lo ha accusato falsamente di blasfemia". Secondo Malook, "si tratta di un altro caso in cui la legge viene utilizzata ingiustamente contro le minoranze religiose". In Pakistan la "Legge di blasfemia" (gli articoli 295 "b" e "c" del Codice penale") prevede l'ergastolo o la pena di morte per il reato di vilipendio al Profeta Maometto, all'Islam o al Corano.
P. Qaisar Feroz OFM Cap, Segretario esecutivo della Commissione per le comunicazioni sociali dei Vescovi cattolici del Pakistan, rileva in un colloquio con l'Agenzia Fides: "La comunità cristiana del Pakistan è profondamente addolorata per la condanna a morte di Asif Pervaiz. Chiediamo vivamente al governo del Pakistan di far sì che si possa riconsiderare la decisione della Corte in modo che sia fatta giustizia. I casi di blasfemia aumentano di giorno in giorno in Pakistan, il che non è affatto un buon segno, per una società dove regna la tolleranza. Raccomandiamo vivamente al Primo Ministro Imran Khan di lanciare una campagna di sensibilizzazione in video per promuovere i diritti delle minoranze e la dignità umana".
Raggiunto dall'Agenzia Fides, padre Mario Rodrigues, prete e parroco a Karachi, commenta: "Pur non conoscendo direttamente il caso, non crediamo alle accuse. Ci sono troppi precedenti e casi di false accuse, in cui si strumentalizza la legge. Nessun cristiano in Pakistan si sognerebbe mai di insultare l'Islam o il Profeta Maometto. Siamo un popolo di persone rispettose verso tutte le religioni, tantopiù nella condizione in cui viviamo, sapendo che quello della blasfemia è un tasto molto delicato. Siamo tristi perchè le strumentalizzazioni e gli abusi della legge continuano. E' tempo di fare giustizia e reale uguaglianza per tutti i cittadini pakistani: anche i musulmani sono spesso vittime di false accuse".
Vi sono attualmente almeno 80 persone in prigione in Pakistan per il reato di "blasfemia", e almeno la metà di lro rischia l'ergastolo o la pena di morte. le persone accusate in base alle legge sono principalmente musulmani, in un paese in cui il 98% della popolazione segue l'Islam ma, come notano la gli attivisti cristiani della Commissione "Giustizia e pace" dei Vescovi cattolici pakistani, "la legge prende di mira in modo sproporzionato membri di minoranze religiose come cristiani e indù".
Vi sono inoltre casi di esecuzioni extragiudiziali, dato che leader radicali esortano i militanti a "farsi giustizia da soli", uccidendo persone ritenute colpevoli di blasfemia, anche se non sono condannate in tribunale o sono accusate falsamente. Secondo la Ong "Centro per la giustizia sociale", fondata e guidata dal cattolico pakistano Peter Jacob, a partire dal dal 1990, almeno 77 persone sono state uccise in esecuzioni extragiudiziali, in relazione ad accuse di blasfemia: tra gli uccisi vi sono persone accusate di blasfemia, i loro familiari, avvocati e giudici che hanno assolto gli accusati del reato. L'ultimo clamoroso omicidio del genere è avvenuto alla fine luglio, quando un uomo pakistano, ma con cittadinanza americana, Tahir Ahmad Naseem, 57 anni, accusato di blasfemia e sotto processo a Peshawar, è stato colpito a morte con sei colpi di arma da fuoco dal 19enne musulmano Faisal, mentre si trovava dentro al palazzo del tribunale di Peshawar.
A partire dal 2017, dopo una serie di sit-in di protesta su larga scala, i partiti politici di matrice islamica hanno incluso con sempre maggiore frequenza la questione della "difesa della legge di blasfemia" nelle loro piattaforme e agende politiche. Il partito politico Tehreek-e-Labbaik Pakistan (TLP), formato dal leader Khadim Hussain Rizvi conduce una dura aperta campagna per la difesa delle legge sulla blasfemia. Attivisti, Ong, gruppi religiosi non islamici ne chiedono la revisione per evitare gli abusi della legge e l'uso improprio come "arma" per vendette private.
(PA) (Agenzia Fides 9/9/2020)
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ASIA/MALAYSIA - Un Vescovo nel Comitato per il Piano di unità nazionale, "per costruire l'armonia e il bene comune"
 
Kuching (Agenzia Fides) - "Vivo questa nomina come un servizio al bene comune per aiutare il governo a promuovere la pace, l'armonia, la comprensione, la solidarietà e lavorare per lo sviluppo": come appreso dall'Agenzia Fides, con queste parole l'Arcivescovo di Kuching, mons. Simon Peter Poh Hoon Seng, ha accolto la nomina a membro dello speciale Comitato federale per il Piano d'azione per l'unità nazionale (2021-2025). L'Arcivescovo è uno dei 20 rappresentanti del Sarawak, l'unico stato della Federazione della Malaysia che è a maggioranza cristiana. Lo speciale Comitato governativo, composto da leder della società civile, uomini politici, personalità di rilievo nel mondo della cultura e della religione, ha il compito di assistere e sostenere il Ministero dell'Unità Nazionale (Kementerian Perpaduan Negara) nella sua azione di rafforzare l'armonia tra i cittadini nella società malaysiana, multiculturale, multietnica e multireligiosa. Il Comitato è in linea con l'aspirazione del governo che intende consolidare l'unità nazionale come fondamento dell'economia, della politica e della stabilità sociale in Malaysia.
Il governo malaysiano ha lanciato nei giorni scorsi uno speciale sondaggio popolare tra i cittadini per raccoglier opinioni sul Piano d'azione per l'unità nazionale (2021-2025), con lo scopo di raccogliere contributi e idee per applicare i principi del "Rukun Negara" e con l'intento di avere suggerimenti su programmi, iniziative e attività idonei ad promuovere l'unità. Il documento del "Rukun Negara" ("Principi nazionali") è la dichiarazione della filosofia alla base della nazione, approvata a partire dalla proclamazione della "Giornata nazionale", nel 1970. Mons. Seng è stato, accanto a funzionari governativi, responsabili di ONG, capi di associazioni, tra coloro che hanno partecipato al lancio e hanno illustratole finalità e obiettivi sondaggio popolare: si intente, infatti coinvolgere il più possibile la società civile, con una azione capillare affinchè il "Piano per l'unità" non venga percepito come "calato dall'alto", ma divenga reale espressione di una volontà popolare.
L'Arcivescovo è persona apprezzata da leader religiosi e politici, sempre impegnato a mantenere buone relazioni interreligiose e con le istituzioni. Da anni il suo impegno è riconosciuto in programmi e attività che mirano al miglioramento della società, e a promuovere l'armonia tra persone di diverse fedi.
Il Sarawak è lo stato più grande della Federazione della Malaysia. Situato sul Borneo malaysiano, copre un'area quasi uguale a quella della Malesia peninsulare. La capitale, Kuching, la maggiore città del Sarawak, è l centro economico dello stato e la sede del governo dello stato del Sarawak. Si tratta di uno stato caratterizzato dal pluralismo etnico, culturale e linguistico e religioso. I principali gruppi etnici sono Iban, Malay, Chinese, Melanau, Bidayuh e Orang Ulu. Su popolazione del Sarawak era di 2,6 milioni di abitanti (censimento 2015) il Sarawak è l'unico stato della Malesia dove i cristiani (42,6%) sono più numerosi dei musulmani (32,2%). Altre comunità religiose professano buddismo, induismo, culti tradizionali o animisti.
(SD-PA) (Agenzia Fides 9/9/2020)
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AMERICA/CUBA - Per la prima volta i media hanno trasmesso la festa religiosa della Vergine della Carità
 
L'Avana (Agenzia Fides) - La televisione cubana ha trasmesso la solenne Eucaristia in onore della Vergine della Carità, patrona di Cuba, celebrata la mattina di ieri, 8 settembre, nel suo santuario di El Cobre, una cittadina vicino alla città di Santiago de Cuba. A Cuba finora non erano mai stati trasmessi eventi religiosi dai media del governo, quindi tale gesto viene considerato come l'inizio di una nuova epoca.
La messa, presieduta da Mons. Dionisio García, Arcivescovo di Santiago de Cuba, è stata trasmessa in differita, alla sera, da uno dei canali nazionali della televisione cubana, in spirito di collaborazione tra la Chiesa e lo Stato, affinché il rito religioso potesse raggiungere il maggior numero di fedeli durante l’attuale pandemia di Covid-19.
Lo stesso Presule aveva spiegato la scorsa settimana che i festeggiamenti previsti per il giorno della festa della Vergine si sarebbero adeguati alle misure preventive a causa dell'epidemia. Solo un gruppo ristretto di fedeli ha assistito alla messa nella Basilica del Cobre.
Anche le radio provinciali trasmettono da domenica scorsa le preghiere dei Vescovi di ciascuna diocesi, come atto di venerazione della Vergine della Carità, che ogni anno per la sua festa vede radunarsi migliaia di cubani devoti alla loro Santa Patrona.
Conosciuta tra i cubani come la 'Vergine Mambisa', poiché venerata dai combattenti per l'indipendenza cubana, che secondo la storia portarono la sua immagine sui campi di battaglia, fu proclamata Patrona di Cuba da Papa Benedetto XV nel 1916.

mercoledì 19 febbraio 2020

Agenzia Fides 19 febbraio 2020

AFRICA/NIGERIA - Liberato p. Oboh, il prete nigeriano rapito la scorsa settimana
 
Abuja (Agenzia Fides) - È stato liberato nella serata di ieri, 18 febbraio, P. Nicholas Oboh, il prete nigeriano rapito la scorsa settimana nella regione sud-occidentale della Nigeria (vedi Fides 15/2/2020). “Sono lieto di informarvi che il nostro sacerdote rapito giovedì scorso, P. Nicolas Oboh, ha riguadagnato la sua libertà" ha detto un portavoce della diocesi di Uromi in un messaggio trasmesso via WhatsApp il 18 febbraio. “È stato rilasciato stasera" ha detto il portavoce. “Molte grazie per le vostre preghiere”.
Il rapimento di p. Oboh è l'ultimo di una serie di rapimenti e uccisioni in Nigeria di cattolici e di appartenenti ad altre confessioni cristiane. All'inizio di questa settimana, nello Stato di Borno un gruppo di militanti islamisti ha assalito alcuni veicoli, dandoli alle fiamme, uccidendo 30 persone, tra cui una madre incinta e il suo bambino. L'attacco ha anche distrutto 18 veicoli pieni di scorte di cibo per la regione.
Ricordiamo inoltre i quattro seminaristi rapiti dal seminario maggiore del Buon Pastore di Kakau, nello Stato di Kaduna, nel nord-ovest della Nigeria, da uomini armati nella notte dell'8 gennaio (vedi Fides 13/1/2020). Il più giovane di questi, Michael Nnadi (18 anni), è stato ucciso mentre gli altri tre sono stati liberati (vedi Fides 3/2/2020), ma uno si trova in ospedale in condizioni critiche per le ferite subite. (L.M.) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - La diocesi di Yopougon impegna i suoi sacerdoti a combattere la violenza e gli abusi sessuali
 
Abidjan (Agenzia Fides) - Impegnare i propri sacerdoti nella lotta della Chiesa universale contro gli abusi sessuali e a favore della protezione dei minori e delle persone vulnerabili. È l’obiettivo che si è dato Sua Ecc. Mons. Jean Salomon Lézoutié, Vescovo di Yopougon in Costa d'Avorio, che ha organizzato un corso di formazione sull'argomento per sacerdoti diocesani e religiosi, svoltosi il 13 febbraio.
Il corso si è tenuto presso il Centro Mons. Alexandre Chapoulie, ed è stato organizzato dal Centro per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili dell’Istituto Cattolico Missionario (ICMA). Secondo p. Donatien Lolo, Vicario episcopale responsabile del clero diocesano, il corso di formazione “ci invita a raddoppiare la vigilanza e ad accrescere la prudenza nell'accompagnare i bambini e persino gli adulti, perché dobbiamo ricordare che rischiamo di distruggere le vite con gesti e comportamenti inappropriati e indelicati”. Ha poi aggiunto che “la formazione è un mezzo molto efficace per prevenire e combattere queste tristi pratiche che deturpano la Chiesa”.
Al termine del corso, seguendo la logica di "tolleranza zero" di Papa Francesco e della Chiesa universale per la prevenzione e la gestione in modo trasparente e rigoroso dei casi di abuso sessuale di minori o sulle persone vulnerabili, la diocesi di Yopougon ha adottato alcune misure che includono, tra le altre cose, l'offerta agli operatori pastorali di un codice di condotta contro l'abuso sessuale e per la protezione di minori e persone vulnerabili, elaborato dalla Conferenza Episcopale della Costa d'Avorio la cui convalida è in attesa di approvazione da parte della Santa Sede. Verranno inoltre creati nei prossimi giorni degli uffici di segnalazione per il sostegno sia delle vittima che del sacerdote accusato. Verranno infine aumentati i corsi di formazione e sensibilizzazione affinché tutti siano coinvolti in questa lotta. (S.S.) (Agenzia Fides 19/2/2020)

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ASIA/MALAYSIA - Pace, amore e fede: pietre angolari di una società armoniosa
 
Kuching (agenzia Fides) - La Chiesa cattolica nello stato del Sarawak, parte del Borneo malaysiano, è costantemente impegnata a promuovere l'armonia interreligiosa nella società. Come appreso dall'Agenzia Fides, nei giorni scorsi l'Arcivescovo di Kuching, Simon Poh, e don Felix Au, della diocesi di Kuching, in Sarawak, hanno partecipato come delegati al 12° Forum multireligioso annuale presso l'Islamic Information Center. Giunto alla sua 12a edizione, il Forum rappresenta un'occasione di scambio e di confronto importante per affrontare questioni e preoccupazioni esistenti nelle diverse comunità di fede in Malaysia. Quest'anno i rappresentanti di varie comunità religiose della regione si sono riuniti confrontandosi su di un tema che li ha visti tutti coinvolti: "Pace, amore e fede: pietre angolari di una società armoniosa".
Don Felix Au ha spiegato ai presenti la prospettiva di un cristiano e ha toccato l'importanza di amare Dio e il prossimo, per portare il "frutto dell'amore" che è la pace. "Amare Dio è il primo e il più grande di tutti i comandamenti" ha detto. "L'espressione pratica di amare Dio è strettamente connessa con l'altro grande comandamento: amare il prossimo come te stesso" ha rimarcato il sacerdote. Don Au ha anche fatto riferimento alla parabola del Buon samaritano, applicandola al contesto della Malaysia e auspicando che ogni cittadino "possa essere aperto, umile e rispettoso verso gli altri fratelli e sorelle". "L'obiettivo del dialogo religioso - ha detto - non è 'avere la meglio in una discussione' o convertire l'interlocutore, ma di arrivare insieme alla pace, alla comprensione e al maggiore rispetto reciproco".
Il leader Desmond Tan, rappresentante del Taoismo, ha condiviso il suo pensiero, rimarcando "l'importanza di creare armonia con la natura", mentre Gurdial Singh, in rappresentanza della religione sikh ha affermato che "coltivare l'amore in se stessi e l'amore per Dio sono le chiavi per raggiungere la pace". Il Forum ha anche accolto le opinioni dei rappresentanti di fede Baha’i e di Wan Muhammad Mujahid Bin Wan Alwi, che ha parlato della prospettiva islamica.
I leader presenti hanno concordato sul fatto che l'atmosfera di comprensione e unità, a livello culturale e religioso, che si vive negli stati del Borneo malaysiano (Sabah e Sarawak) può essere un buon esempio per la società della Malaysia peninsulare. E' importante anche che le autorità civili promuovano politiche e una prassi sociale di integrazione nella gestione della religione e delle relazioni interetniche nel paese, hanno affermato. Un aspetto importante, al fine di tutelare sempre l'armonia interreligiosa, è individuare e svelare se alcune questioni religiose sono manipolate da individui con una agenda personale o in cerca di consenso elettorale. I cittadini malaysiani sono chiamati a riconoscere queste trappole e a tenere alto il livello di tolleranza, rispetto e fiducia verso altre persone, di fede, cultura o etnia differente, continuando a cercare la comprensione reciproca per combattere idee estremiste e radicali. E' stato questo l'appello conclusivo lanciato dai delegati presenti.
La Malaysia è un paese multietnico, multiculturale e multi-religioso. La sua popolazione è composta da quasi 32 milioni di persone, di cui oltre il 60% sono musulmani etnici Maaya. I cattolici rappresentano il 4% della popolazione. (SD-PA) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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ASIA/AFGHANISTAN - Scuola per i bambini Down: la missione delle suore a Kabul
 
Kabul (Agenzia Fides) - “L’operato delle suore a Kabul continua in maniera instancabile. Sappiamo che tra qualche giorno dovrebbe ricominciare l’anno scolastico con circa un mese di ritardo. Al ritorno dalle vacanze invernali, infatti, la neve e il freddo avevano congelato le tubature per l’erogazione dell’acqua, ma ora il problema sembra essere stato risolto. Attualmente, le nostre tre suore si occupano dell’istruzione di circa quaranta bambini affetti da sindrome di Down. Gli studenti sono distribuiti in 4 aule, guidati da insegnanti locali. Le lezioni iniziano al mattino, intorno alle 8 e terminano il pomeriggio verso le 16”. E’ quanto racconta all’Agenzia Fides padre Matteo Sanavio, sacerdote della Congregazione dei padri Rogazionisti e referente dell’Associazione "Pro Bambini di Kabul". Si tratta di una realtà intercongregazionale (che accoglie, cioè, religiose di diversi Ordini) nata su iniziativa del sacerdote Guanelliano p. Giancarlo Pravettoni per rispondere alla richiesta di Giovanni Paolo II che, nel discorso di Natale del 2001, lancio un appello al mondo per salvare i bambini afghani.
“Le suore sono supportate in tutto dall’Associazione, che vive quasi esclusivamente di donazioni. Fino allo scorso anno avevamo dubbi sul fatto che potessimo continuare questo servizio nel 2020, ma abbiamo organizzato raccolte e cercato nuovi sostenitori. La Provvidenza dimostra sempre di non abbandonarci”, spiega p. Sanavio, che aggiunge: “Tutto sommato adesso la situazione è abbastanza tranquilla, non abbiamo notizie di disordini a Kabul. Il problema più grande resta quello di garantire un ricambio tra le religiose presenti nella scuola: a novembre erano rimaste in due e la situazione era piuttosto precaria, ma poi siamo riusciti a garantire nuovamente la presenza di tre sorelle”. Nel reperire le religiose, che giungono per un periodo di missione, vi è la necessità di suore che abbiano una cultura vicina a quella afghana o che, per lo meno, conoscano la lingua araba. Soprattutto bisogna trovare suore disposte a trascorrere due o tre anni della propria vita compiendo grandi sacrifici, in condizioni precarie.
In Afghanistan, dove l’Islam è riconosciuto come religione di Stato, la presenza cattolica fu ammessa all'inizio del Novecento come semplice assistenza spirituale all’interno dell’Ambasciata italiana a Kabul, con il primo sacerdote Barnabita. Nel 2002 è stata creata la “Missio sui iuris” da Giovanni Paolo II. Oggi la missione cattolica continua ad aver base nella struttura diplomatica ed è affidata al Barnabita padre Giovanni Scalese. Nella capitale afghana sono operative, inoltre, le suore Missionarie della Carità. (LF-PA) (Agenzia Fides 19/2/2020)
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ASIA/IRAQ - Gli Emirati Arabi (con patrocinio Unesco) finanziano la ricostruzione della chiesa di San Tommaso a Mosul
 
Mosul (Agenzia Fides) – Inizieranno entro aprile i lavori di ricostruzione e restauro della chiesa di San Tommaso a Mosul, devastata - ma non completamente distrutta - nel tempo in cui la metropoli irachena era sotto il controllo dei jihadisti dell’auto-proclamato Stato Islamico. La ricostruzione del luogo di culto cristiano, appartenente alla Chiesa siro–cattolica, viene presentata anche da commentatori locali come un segno della rinascita di Mosul: a sostenere l’opera di restauro sarà l’Unesco, grazie soprattutto a un cospicuo finanziamento fornito dagli Emirati Arabi Uniti.
Il progetto fa parte dell’iniziativa “Revive the spirit of Mosul”, lanciata nel 2018 e volta a raccogliere fondi per ricostruire monumenti e luoghi di culto che simboleggiano l’identità plurale, multietnica e multireligiosa della città nord-irachena, e che hanno subito gravi danni durante l’occupazione jihadista. Il programma di restauri ha ricevuto dalle autorità degli Emirati Arabi Uniti un finanziamento di 50 milioni di dollari.
Durante l’occupazione jihadista e nelle fasi di conflitto terminate nel dicembre 2017 con la riconquista di Mosul da parte delle forze armate irachene, la chiesa di San Tommaso aveva subito gravi danni alle mura esterne e al colonnato interno che separa le navate. La portata simbolica del restauro della chiesa di San Tommaso è stata sottolineata in un comunicato dell’Unesco, che descrive il luogo di culto cristiano come un emblema della storia di Mosul, che in passato è stata "crocevia di culture e rifugio tranquillo per diverse comunità religiose nel corso dei secoli". La chiesa si trova nella parte storica della città, sulla sponda orientale del fiume Tigri, ed è stata costruita nel 1859.
Dopo gli anni dell’occupazione jihadista di Mosul, e a più di un anno e mezzo dalla sua liberazione, proprio la chiesa di San Tommaso, ancora ingombra di macerie, ha ospitato giovedì 28 febbraio 2019 una “Messa per la pace” (nella foto) che ha registrato anche la presenza di musulmani e di membri di minoranze non cristiane, nel segno dell’auspicata riconciliazione tra le diverse componenti della popolazione locale. La liturgia eucaristica, come riferito dall’Agenzia Fides (vedi Fides 1/3/2019), fu celebrata dall’Arcivescovo siro cattolico Boutros Moshi, e vide la partecipazione dell’Arcivescovo caldeo Najib Mikhail Moussa OP, insieme a diverse suore, sacerdoti, rappresentanti delle organizzazioni della società civile e gruppi di musulmani, yazudi, shabak, curdi e turkmeni.
Quella liturgia eucaristica rappresentò un passaggio importante del progetto sostenuto dall’Associazione Italiana "Un Ponte Per…", progetto volto a sostenere iniziative e processi di riconciliazione tra le diverse componenti della popolazione e il superamento delle ferite, dei risentimenti e dei sospetti lasciati in eredità dal conflitto.
Nella cornice dell’iniziativa “revive the spirit of Mosul” sono già iniziati anche i lavori di restauro della grande moschea di al Nuri. Il 5 luglio 2014, Abu Bakr al Baghdadi pronunciò la sua prima allocuzione dopo essere stato proclamato “Califfo” dello Stato islamico.
Intanto, domenica 16 febbraio, Najm al-Jubouri, governatore della Provincia irachena di Ninive, ha riferito che negli ultimi tempi sono state 79 le famiglie cristiane ritornate alle proprie case nella Piana di Ninive, da dove erano dovute fuggire precipitosamente nel giugno 2014 davanti all’avanzata delle milizie jihadiste di Daesh. Al Jubouri ha ribadito che il ritorno degli sfollati nelle loro aree di tradizionale insediamento rappresenta una priorità per le autorità locali irachene. Nondimeno, diverse ricerche e indagini sui processi di contro-esodo concordano nel riferire che rimane piuttosto bassa la percentuale di sfollati cristiani ritornati alle proprie case a Mosul e nella Provincia di Ninive. (GV) (Agenzia Fides 19/2/2020).
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AMERICA - I Vescovi del continente riuniti per analizzare le situazioni particolari e individuare linee comuni di azione
 
Tampa (Agenzia Fides) – Presiedendo la preghiera del mattino e poi l'Eucaristia, il Presidente del Consiglio episcopale per l'America Latina (CELAM), Mons. Miguel Cabrejos, Arcivescovo di Trujillo (Perù), ha dato inizio ieri all'incontro dei Vescovi della Chiesa in America. L’evento si svolge presso il centro di spiritualità Betania, nella città di Tampa - Florida (Stati Uniti), dal 17 al 20 febbraio.
Questo incontro, che è iniziato nel 1967, ha come temi centrali il contesto del Sinodo speciale sull'Amazonía e la recente Esortazione apostolica "Querida Amazonia", presentata in videoconferenza da Mauricio López, segretario della rete ecclesiale panamazonica, REPAM. Altro argomento di rilievo è la realtà delle comunità indigene in Canada e le sfide pastorali per la Chiesa in quel paese, tema che sarà presentato da Mons. Raymond Poisson, Vice presidente della Conferenza episcopale del Canada.
Mons. José Horacio Gómez, Presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha presentato il tema dell'evangelizzazione nell'unione americana con la sfida di accompagnare una pastorale integrativa per gli immigrati e le strategie da adottare per avvicinarsi ai cattolici che si allontano sempre di più dalla Chiesa.
La prima giornata si è conclusa con la presentazione della crisi socio-politica vissuta da alcuni paesi dell'America Latina e dei Caraibi, da parte di Rodrigo Guerra, direttore del Center for Advanced Social Research.
Tale incontro, che si svolge ogni due anni, è l’unico che riunisce la Presidenza della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), della Conferenza episcopale del Canada (CCCB) e il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) per coordinare linee comuni di azione a livello continentale.
(CE) (Agenzia Fides, 19/02/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Dilaga la dengue: la Chiesa sollecita la popolazione a collaborare per limitarne la diffusione
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – In Bolivia la popolazione è in allerta per la propagazione del virus della dengue che sta facendo registrare picchi molto elevati di contagi. “Il Signore ci chiede di essere corresponsabili nell'attuare le misure preventive che le autorità sanitarie hanno pianificato, ci invita ad essere solidali con i malati ma anche ad affidarli insieme alle loro famiglie alla Vergine Maria” ha detto mons. Sergio Gualberti, Arcivescovo di Santa Cruz rivolgendosi ai fedeli durante l’omelia della messa domenicale.
In occasione della Giornata Mondiale del Malato, celebrata lo scorso 11 febbraio, mons. Gualberti ha sottolineato la peculiarità di questa giornata, dando particolare rilevanza ai contagi di dengue in Bolivia e alla minaccia globale del coronavirus.
L’intera popolazione boliviana – esorta la Chiesa Cattolica – è chiamata ad assumersi la responsabilità di attenersi alle misure di prevenzione programmate dalle autorità sanitarie nelle aree endemiche. Dall’inizio del mese il Ministero della Sanità ha segnalato 5 decessi a causa della dengue in Bolivia, 9.142 casi sospetti e 1.943 confermati. Secondo il bilancio provvisorio, la situazione è particolarmente allarmante nel dipartimento di Santa Cruz, dove è stata registrata la più alta prevalenza della malattia con 5.641 casi sospetti e 1.245 confermati.
Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione panamericana della salute (Ops) nel 2019, nell’America del Sud la propagazione del virus della dengue ha toccato picchi storici: i casi accertati di infezione sono stati circa 3 milioni 140 mila, per un totale di oltre 1.500 decessi. Nelle prime quattro settimane del 2020 sono già stati più di 125mila i nuovi casi, in netta crescita. In Bolivia, le istituzioni, la Chiesa e la società civile chiedono alla popolazione di collaborare attivamente per frenare la diffusione della malattia.
(AP) (19/2/2020 Agenzia Fides)
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AMERICA/VENEZUELA - Una connotazione missionaria alla Giornata Nazionale della Gioventù
 
Maracaibo (Agenzia Fides) – Nell’ambito delle diverse iniziative previste per la Giornata Nazionale della Gioventù (JNJ), che in Venezuela viene celebrata la domenica più vicina al 12 febbraio, i gruppi missionari giovanili delle parrocchie dell’arcidiocesi di Maracaibo hanno preso parte al Sabato Giovanile Missionario (SAJUMI), che si è svolto il 15 febbraio nella chiesa di San Martin de Porres. Secondo le informazioni pervenute a Fides, la giornata è stata scandita da varie attività formative, ricreative, di preghiera, di riflessione e di evangelizzazione. All'evento hanno partecipato oltre cento giovani di diverse comunità che condividono il carisma del Servizio di animazione e cooperazione missionaria, Jovenmision. Anche il Seminario maggiore di Maracaibo ha svolto iniziative di evangelizzazione e di fratellanza attraverso le attività sportive.
La Pastorale Giovanile dell’arcidiocesi di Maracaibo ha celebrato la 13ma Giornata Nazionale della Gioventù (JNJ) attraverso numerose attività che si sono svolte nelle parrocchie, secondo il motto scelto dalla Pastorale Giovenile del Venezuela: “Giovane venezuelano, Cristo vive e ti ama vivo!”, che era accompagnato dalla citazione biblica dell’annunciazione: “Perché nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).
Tutti i sacerdoti sono stati invitati a celebrare questa Giornata in ogni parrocchia durante l'Eucaristia domenicale del 16 febbraio, seguendo le indicazioni di un sussidio guida, affinché questa intenzione della Chiesa del Venezuela fosse presente nella liturgia e i fedeli fossero motivati a collaborare con la loro preghiera e una colletta speciale per il lavoro portato avanti dalla Pastorale Giovanile nel paese. La Giornata Nazionale della Gioventù è uno spazio dedicato ai giovani per l'ascolto, la riflessione, la condivisione di esperienze e momenti celebrativi. (SL) (Agenzia Fides 19/2/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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