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martedì 30 novembre 2021

AFRICA/NIGER - “La difficile strada che porta al confine”: aumentano le minacce verso le comunità cristiane

 


AFRICA/NIGER - “La difficile strada che porta al confine”: aumentano le minacce verso le comunità cristiane
 
Niamey (Agenzia Fides) – “E’ la prima volta che un ordigno esplosivo viene posizionato sulla strada che da Niamey porta al confine col Burkina Faso. Nell’esplosione sono stati registrati almeno tre morti e vari feriti, di cui alcuni gravi. E’ andato distrutto anche un pick-up di militari che partivano per Makalondi per dare man forte ai propri compagni che voci davano in difficoltà.” Padre Mauro Armanino, sacerdote della Società per le Missioni Africane, torna a scrivere all’Agenzia Fides di ennesimi attentati che persistono nei pressi della diocesi di Niamey.
L’episodio a cui fa riferimento il missionario è accaduto sabato 27 novembre e, secondo quanto raccontato, “ha impedito al parroco e alle religiose di visitare e consolare i numerosi fedeli della parrocchia di Makalondi. La celebrazione della prima domenica di Avvento è stata quindi guidata dai catechisti e dagli animatori delle comunità.”
Le comunità cristiane dei villaggi, seppure non siano le uniche a pagare in termini di minacce e intimidazioni a causa della fede, sono particolarmente prese come bersaglio. La diocesi di Niamey opera per assicurare cibo e rette scolastiche agli alunni delle scuole elementari del settore di Makalondi e Torodi, a meno di 100 chilometri dalla capitale. “Gli sfollati dei villaggi della parrocchia di p. Pierluigi Maccalli, rapito e poi liberato (vedi Agenzia Fides 9/10/2020), si stanno svuotando e i bambini sono costretti ad interrompere gli studi o ad andare altrove per continuarli” spiega il missionario.
Un convoglio militare francese è stato bloccato nella città burkinabè di Kaya, in viaggio dalla Costa d'Avorio al Mali, da centinaia di manifestanti arrabbiati per il fallimento delle forze francesi nel contenimento del terrorismo. Nel contesto di un sentimento anti-francese che dal Mali si è esteso al Burkina Faso e, almeno in parte, al Niger, si temono ulteriori prove per i contadini e in modo particolare per le giovani e fragili comunità cristiane. “L’utilizzo di ordigni esplosivi improvvisati lungo la strada che porta al confine è un fatto nuovo e preoccupante dell’accresciuta capacità dei gruppi armati di seminare morte e desolazione” ha sottolineato p. Armanino.
“Nell’altra zona della diocesi colpita, quella di Dolbel, qualche giorno fa è stato abbattuto un traliccio della telefonia mobile da parte dei gruppi armati. La paura cresce nella gente, che si sente ogni giorno un po' più abbandonata. Proprio adesso sembra essere giunto il momento di mettersi in piedi e alzare lo sguardo, perché vicina è la speranza della difficile strada che porta al confine”.
(MA/AP) (Agenzia Fides 30/11/2021)

giovedì 16 gennaio 2020

Agenzia Fides 16 gennaio 2020

AFRICA/SUDAFRICA - Ucciso un missionario belga in un presunto tentativo di rapina
 
Johannesburg (Agenzia Fides) - Gli Oblati di Maria Immacolata in Sudafrica (OMISA) sono devastati dalla morte di P. Jozef (Jef) Hollanders, ucciso in una rapina nella parrocchia della città di Bodibe, vicino a Mahikeng, nella provincia nord-occidentale del Sudafrica, domenica notte 12 gennaio” afferma un comunicato inviato all’Agenzia Fides. “Il suo corpo è stato scoperto lunedì pomeriggio da un parrocchiano. La polizia è impegnata a fondo nell’indagare sul suo omicidio”.
“Siamo profondamente colpiti da quello che è successo. P. Jeff è stato trovato legato mani e piedi e con una corda intorno al collo. Una morte terribile per qualcuno che ha dedicato tutta la sua vita alla sua missione ", afferma p. Daniël Coryn, superiore provinciale dei Missionari Oblati di Maria (OMI), da Blanden in Belgio. Secondo Sua Ecc. Mons. Victor Phalana, Vescovo di Klerksdorp, nella cui giurisdizione si trova Bodibe, il missionario probabilmente è morto a causa di un infarto o di uno strangolamento.
Non si esclude che p. Hollanders sia stato vittima di un tentativo di rapina, ma secondo Mons. Phalana, i rapinatori erano male informati: “Tutti sanno che non aveva soldi. Ha servito una comunità povera. Ha usato ogni centesimo che abbia mai posseduto per il suo popolo. Ha dato via tutto quello che aveva”. Secondo il Vescovo, la comunità ecclesiale è stata colpita duramente. P. Hollanders era "pieno di entusiasmo, vita e dedizione" e parlava fluentemente afrikaans e tswana, una lingua bantu parlata in Sudafrica e Botswana. "Faceva parte della vita delle persone."
P. Hollanders era nato in Belgio il 4 marzo 1937. Ha emesso i primi voti come Oblato l'8 settembre 1958 ed è stato ordinato sacerdote il 26 dicembre 1963. È arrivato in Sudafrica il 31 gennaio 1965.
“Per 55 anni è stato un missionario dedicato e fedele nell'area di lingua Tswana, ora Provincia del Nord Ovest del Sudafrica” sottolinea il comunicato. “Gli piaceva creare nuove comunità cristiane, che sono diventate parrocchie o stazioni parrocchiali in quella che è diventata la diocesi di Klerksdorp”. “Ci è stato ricordato che Gesù è morto per mano di altri e abbiamo immaginato che anche padre Jef avrebbe detto: "Perdonali, perché non sanno quello che fanno" conclude il comunicato dell’OMISA. Il funerale di p. Hollanders, si terrà mercoledì 22 gennaio, alle ore 10, nella Cattedrale di Klerksdorp. (L.M.) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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AFRICA/NIGER - P. Luigi Maccalli ancora prigioniero: il filo della speranza non è spezzato
 
Niamey (Agenzia Fides) - “Nel cortile della missione di Bomoanga, sempre tenuta in ordine, ora non c’è più nessuno a ricevere chi desiderava ascolto, conforto e una mano aperta per condividere il dolore” scrive p. Mauro Armanino, della Società per le Missioni Africane, confratello di p. Luigi Maccalli, rapito il 17 settembre 2018 e tuttora nelle mani di ignoti sequestratori. Nonostante le note di scoraggiamento che si vanno diffondendo a causa del prolungato silenzio da quel giorno di sedici mesi fa, quando il missionario venne prelevato dalla sua missione di Bomoanga (vedi Agenzia Fides 18/7/2018), la preghiera e la speranza di tante persone continua incessante.
“Una signora del posto, che si occupa di bambini malnutriti, diceva che la partenza del padre ha rappresentato la morte della comunità. Ha aggiunto che è sorpresa del ‘mancato agire’ di Dio che, secondo lei, si limita a ‘guardare’ ” nota ancora p. Armanino. “Forse non si è accorta che da Niamey, passando per Bomoanga, il villaggio del rapimento di Pierluigi, c’è un filo sottile che non è stato spezzato. Un filo di fuoco e di sabbia chiamato speranza”. Sono tanti infatti i confratelli del missionario rapito e i fedeli in Niger, in Italia e in altre parti del mondo, che continuano a pregare e sperare di poter riabbracciare padre Luigi Maccalli.
(MA/AP) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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ASIA/BANGLADESH - Formazione e dialogo interreligioso: le priorità della diocesi di Khulna  
 
Khulna (Agenzia Fides) - La formazione permanente dei fedeli cattolici e il dialogo interreligioso sono le priorità del piano pastorale della diocesi di Khulna per il 2020. "La nostra gente ha bisogno di sviluppo e promozione umana, per un miglioramento sociale ed economico delle condizioni di vita, ma è entusiasta di crescere nella fede", ha detto all'Agenzia Fides il Vescovo James Romen Boiragi, che guida la comunità ecclesiale a Khulna. "In generale - ha notatao il Vescovo - esiste una certa timidezza tra i fedeli nel testimoniare la propria fede o annunciare il Vangelo" ha detto. In tale contesto la diocesi di Khulna ha intrapreso diversi programmi di formazione permanente nelle parrocchie rivolti ai battezzati, "in modo che le persone possano rafforzare la loro fede e affrontare le sfide della vita" afferma Mons. Boiragi.
Un aspetto su cui si focalizza la pastorale, rileva, è anche quello di "impegnarsi nel dialogo e a vivere in armonia con persone di altre fedi, in un paese a maggioranza musulmana" racconta il Vescovo.
"La maggior parte dei servizi offerti da strutture e istituti cattolici, come programmi educativi, sanitari e di sviluppo sociale, sono pensati e rivolti indistintamente a tutti, senza alcuna discriminazione di fede o etnia. Attraverso questo impegno nella società e per il benessere della popolazione, promuoviamo la convivenza pacifica e reciproca con persone di altre religioni”, riferisce.
Va notato, poi, che il Bangladesh è un paese soggetto a calamità naturali come inondazioni, tifoni e cicloni, effetti dei cambiamenti climatici. L'impatto più forte di tali fenomeni si rileva soprattutto sulla vita di fasce della popolazione già indigenti o vulnerabili, che si ritrovano sotto la soglia di sopravvivenza. Le varie diocesi cattoliche bengalesi, inclusa quella di Khulna, organizzano e partecipano, accanto a gruppi governativi e della società civile, a programmi di sensibilizzazione e prevenzione rivolti alla popolazione che vive in aree a rischio.
La diocesi di Khulna è stata creata nel 1952 e oggi ha oltre 35.000 cattolici sparsi in 10 parrocchie, in cui operano 42 sacerdoti e oltre 80 suore, su una popolazione complessiva di circa 15 milioni di abitanti, per lo più musulmani. (SD) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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ASIA/TURCHIA - Scarcerato il monaco siro ortodosso accusato di complicità con il PKK
 
Mardin (Agenzia Fides) – E’ fuori dal carcere, ma non potrà allontanarsi dalla sua residenza il monaco siro ortodosso Sefer Bileçen, arrestato lo scorso 9 gennaio dalle forze di sicurezza turche con l’accusa di aver offerto aiuto e copertura a militanti del PKK, il Partito Curdo dei Lavoratori bollato come organizzazione terroristica dal governo di Ankara. La scarcerazione del sacerdote è avvenuta martedì 14 gennaio su istanza dei suoi avvocati, e dopo che il religioso si era impegnato a non lasciare la sua abitazione e a vivere in una condizione di libertà parziale fino a quando le accuse di complicità con i membri del PKK non saranno confermate e smentite.
Padre Sefer Bileçen, sacerdote del Monastero di Mor Yakup a Nusaybin (l’antica Nisibi, attualmente compresa nella Provincia turca di Mardin), dopo il suo arresto era stato condotto davanti a un giudice del tribunale locale con l’accusa di fiancheggiamento nei confronti di “un'organizzazione terroristica"”. Per lui si erano aperte immediatamente le porte del carcere.
Nei giorni successivi all’arresto, i media turchi avevano riferito che le indagini sul monaco erano iniziate nel settembre 2018, quando le telecamere montate su due droni dei servizi di sicurezza turchi avevano filmato due militanti del PKK che entravano nel monastero di Mor Yakup. Da quel momento, il monastero e in particolare il monaco Sefer erano stati posti sotto sorveglianza dai servizi di intelligence. Nel settembre 2019, un miliziano del PKK arrestato dalle forze di sicurezza turche aveva confessato di aver visitato più volte il monastero di Mor Yakup per mangiare, bere e rifocillarsi. Anche altre testimonianze riportate sui media turchi confermano che la presunta “complicità” contestata dalle autorità turche al monaco siro-ortodosso si è limitata alla semplice offerta di cibo e bevande a persone che dicevano di essere affamate e di aver sete. (GV) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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AMERICA/REP. DOMINICANA - I Vescovi per le elezioni del 2020: “Come dominicani e come Pastori ci preoccupa tutto ciò che riguarda l'essere umano"
 
Santo Domingo (Agenzia Fides) - La Conferenza Episcopata Dominicana (CED), nella sua Lettera pastorale intitolata "Elezioni 2020: spazio per la partecipazione e l'impegno", che porta la data del 21 gennaio, “nel 60° anniversario della Lettera pastorale del gennaio 1960”, invita i candidati alle elezioni comunali di febbraio e a quelle generali di maggio, a presentare proposte basate sulla soluzione delle esigenze più urgenti del popolo dominicano, “evitando intrighi, calunnie e manipolazioni delle cosiddette campagne sporche, nonché lo spreco di risorse economiche in pubblicità eccessive”.
Nel lungo e dettagliato documento di 24 pagine, giunto all’Agenzia Fides, i Vescovi ricordano che nell’agenda delle azioni concrete dei candidati non devono mancare la lotta alla corruzione amministrativa, pubblica e privata, la difesa della vita della madre e del nascituro, la violenza cittadina e all’interno delle famiglie, i cambiamenti climatici, il rispetto dell'ordine giuridico e costituzionale. Inoltre sono necessarie politiche di gestione dell'immigrazione, investimenti nella sanità, nella giustizia e nella sicurezza sociale, politiche occupazionali, salari equi e riduzione della povertà.
Agli eletti ricordano che quanti assumono incarichi pubblici devono mettersi a servizio con sobrietà, educazione, saggezza, senso del governo, dignità, autenticità, trasparenza, saggezza e giustizia, in modo che non debbano "sentirsi indispensabili o arrivino a credersi dei messia politici”. Il Consiglio elettorale centrale “merita il nostro sostegno e quello di tutti i dominicani, soprattutto al fine di garantire un processo elettorale trasparente”, in quanto “non si può ammettere la pratica corrotta e illegale di acquistare e vendere schede davanti a tutti, senza agire contro questa infrazione elettorale".
A quanti mettono in dubbio il diritto della Chiesa ad esprimere la propria opinione su questioni politiche o sui processi elettorali, i Vescovi rispondono: “come dominicani e Pastori di questo popolo, ci preoccupa tutto ciò che riguarda l'essere umano". Inoltre sottolineano che la Chiesa rispetta la libertà di scelta, che il voto è un diritto e un dovere di coscienza che non deve essere motivato da interessi personali e che un vero esercizio democratico è possibile solo in uno Stato di diritto in cui la legge prevale "al di sopra di interpretazioni congiunturali e accomodanti".
Nella loro lettera, i Vescovi esprimono il desiderio che i leader politici firmino un patto nazionale di impegno sulle priorità per la società dominicana, "stilando un'agenda nazionale e provinciale che superi gli interessi personali e di gruppo a favore del benessere collettivo della nazione". Oltre ad una quota riservata per ricoprire cariche pubbliche, i Vescovi sottolineano la necessita di offrire maggiori opportunità per mostrare il valore incommensurabile della donna e la sua dignità, esprimendo anche la loro preoccupazione per il notevole aumento dei femminicidi.
Quest'anno la Conferenza Episcopale Dominicana commemora il 60° anniversario della Lettera pastorale pubblicata nel gennaio 1960 contro il regime di Rafael Leónidas Trujillo, firmata dai sei Vescovi di quel tempo, che “nell'esercizio della loro missione profetica”, alzarono la voce per reclamare la difesa dei diritti umani, il rispetto e la promozione della vita e della dignità umana. Quel documento “irradiò luce in un momento critico della vita nazionale, caratterizzata dalla sofferenza generalizzata imposta dalla tirannia”. Anche se oggi viviamo in una situazione diversa, evidenziano i Vescovi, “ci sono ancora molti ostacoli da superare per ottenere una migliore qualità della vita per tutti e per una ricomposizione sociale”. (SL) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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AMERICA/NICARAGUA - Denunciate nuove intimidazioni contro la Chiesa, l’unità del popolo per costruire un nuovo Nicaragua
 
Managua (Agenzia Fides) – Il Vicario generale dell'Arcidiocesi di Managua, Mons. Carlos Avilés, ha denunciato l'intimidazione contro i fedeli cattolici da parte dello stato: "Membri delle forze dell'ordine prendono nota della targa delle auto dei fedeli solo per il fatto che vanno a messa in una parrocchia, è ridicolo. Ma la Chiesa ha fatto questa esperienza di persecuzione già negli anni 80. Noi, malgrado questo, non ci fermiamo nel nostro lavoro e nella nostra missione, evangelizzare e stare a fianco del popolo. Dall'aprile 2018, quando il popolo è uscito pacificamente a manifestare la protesta contro la riforma del ‘Seguro Social’ ed è stato brutalmente fermato con violenza dalla dittatura, la Chiesa cattolica si è messa ancora una volta dalla parte dei più deboli".
Le dichiazioni di Mons. Aviles sono contenute in un video condiviso con Fides e diffuso sui social media, in cui informa che c'è stata una denuncia ufficiale della Chiesa su questi fatti, pubblicata anche sui media. Il video contiene una intervista al giornale La Prensa del Nicaragua, dove il Vicario generale della diocesi descrive la situazione della Chiesa: "Grazie a Dio, la Chiesa riflette quanto vive la società, quanto vive il popolo. Non abbiamo nessun potere, né militare, né politico, per affrontare e lottare contro una repressione gratuita solo per stare dalla parte del popolo, o solo per denunciare le richieste di giustizia del popolo".
Mons. Avilés conclude chiedendo ai membri della polizia di fermare la persecuzione contro la Chiesa e i suoi fedeli: "Non possiamo vivere in un ambiente di repressione. Bisogna vivere con spirito cristiano, in pace e armonia".
La situazione in Nicaragua è sempre di continua tensione. Sono inutili i tentativi del governo di presentare alla stampa internazionale un paese tranquillo e sereno quando i leader sociali e contadini sono perseguitati, minacciati o addirittura uccisi. Gli imprenditori non sostengono più la politica economica del governo, con conseguenze negative immediate da parte del mercato internazionale; alla stampa nazionale è impedito di informare sui fatti quotidiani; i partiti dell'opposizione si trovano senza strumenti politici dinanzi alle prossime elezioni.
Tuttavia le testimonianze dei giovani in molte città del paese, attraverso i social media, confermano che un Nicaragua Libero e Unito non solo è possibile, ma sarà frutto di ogni piccolo contributo, secondo le parole di Mons. Rolando Alvarez, Vescovo di Matagalpa: "Il popolo sta dando lezione di unità. Lo fa con la vita quotidiana, mirando ai grandi ideali per costruire un nuovo Nicaragua, una grande nazione. Perché la vera unità la fa il popolo".

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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