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mercoledì 10 marzo 2021

Vatican News 10 marzo 2021

 

VATICANO - La gratitudine di Papa Francesco per il viaggio in Iraq: “I musulmani invitano i cristiani a ritornare, e insieme restaurano chiese e moschee”
 
Roma (Agenzia Fides) – I musulmani di Mosul che invitano i loro concittadini cristiani tornare, “e insieme restaurano chiese e moschee”. E’ questa l’immagine che Papa Francesco ha voluto suggerire come segno della germinale rinascita di quella città martire e dell’intero Iraq, dopo anni di guerre, invasioni e terrore. Lo ha fatto all’Udienza generale di mercoledì 10 marzo, interamente dedicata a ripercorrere la sua visita apostolica in Iraq, appena conclusa. “Nei giorni scorsi” ha esordito il Papa “il Signore mi ha concesso di visitare l’Iraq, realizzando un progetto di San Giovanni Paolo II. Mai un Papa era stato nella terra di Abramo; la provvidenza ha voluto che ciò accedesse ora, come segno di speranza dopo anni di guerra e terrorismo e durante una dura pandemia”. Papa Francesco ha ricordato l’“indimenticabile” incontro con il Grande Ayatollah Ali al Sistani, che lo ha ricevuto nella sua residenza di Najaf, e si è soffermato sul tratto “penitenziale” da lui conferito all’intero pellegrinaggio iracheno: “Non potevo avvicinarmi a quel popolo martoriato, a quella Chiesa martire” ha spiegato il Successore di Pietro “senza prendere su di me, a nome della Chiesa cattolica, la croce che loro portano da anni: una croce grande, come quella posta all’entrata di Qaraqosh. L’ho sentito in modo particolare vedendo le ferite ancora aperte delle distruzioni, e più ancora incontrando e ascoltando i testimoni sopravvissuti alle violenze, alle persecuzioni, all’esilio… E nello stesso tempo” ha aggiunto il Papa “ho visto intorno a me la gioia di accogliere il messaggero di Cristo; ho visto la speranza di aprirsi a un orizzonte di pace e di fraternità, riassunto nelle parole di Gesù che erano il motto della visita: ‘voi siete tutti fratelli’”. Una speranza che ila Papa ha detto di aver ritrovato anche “in tanti saluti e testimonianze, nei canti e nei gesti della gente. L’ho letta sui volti luminosi dei giovani e negli occhi vivaci degli anziani. La gente che aspettava il Papa da cinque ore, in piedi…; anche donne con bambini in braccio… Aspettava, e nei loro occhi c’era la speranza”.
Ripercorrendo i vari momenti della visita, il Vescovo di Roma ha ricordato anche l’incontro ecclesiale svoltosi nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad, dove nel 2010 un attacco terroristico fece strage tra i fedeli riuniti per la celebrazione della messa. “La Chiesa in Iraq” ha sottolineato il Papa “è una Chiesa martire, e in quel tempio, che porta iscritto nella pietra il ricordo di quei martiri, è risuonata la gioia dell’incontro: il mio stupore di essere in mezzo a loro si fondeva con la loro gioia di avere il Papa con sé”. Accennando poi alle visite di Mosul e Quaraqosh, ancora segnate dalle devastazioni seguite all’invasione dei miliziani dello Stato islamico, ricordato “la fuga di migliaia e migliaia di abitanti, tra cui molti cristiani di diverse confessioni e altre minoranze perseguitate, specialmente gli yazidi” provocata dall’occupazione jihadista. “E’ stata rovinata l’identità di queste città. Adesso” ha aggiunto il Papa “si sta cercando faticosamente di ricostruire; i musulmani invitano i cristiani a ritornare, e insieme restaurano chiese e moschee. Fratellanza, è lì. E continuiamo, per favore, a pregare per questi nostri fratelli e sorelle tanto provati, perché abbiano la forza di ricominciare”.
Con un significativo riferimento alle vicende storiche recenti dell’Iraq, Papa Francesco ha ricordato che “La Mesopotamia è culla di civiltà” e “Baghdad è stata nella storia una città di primaria importanza, che ha ospitato per secoli la biblioteca più ricca del mondo. E che cosa l’ha distrutta? La guerra. Sempre” ha insistito il Pontefice “la guerra è il mostro che, col mutare delle epoche, si trasforma e continua a divorare l’umanità. Ma la risposta alla guerra non è un’altra guerra. La risposta alle armi non sono altre armi. E io mi sono domandato: chi vendeva le armi ai terroristi? Chi vende oggi le armi ai terroristi, che stanno facendo stragi in altre parti, pensiamo all’Africa per esempio? È una domanda a cui io vorrei che qualcuno rispondesse. La risposta non è la guerra ma la risposta è la fraternità”. Il Papa si è soffermato anche a ricordare l’incontro interreligioso svoltosi a Ur, dove il profeta Abramo “ricevette la chiamata di Dio circa quattromila anni fa. Abramo” ha proseguito Papa Francesco “è padre nella fede perché ascoltò la voce di Dio che gli prometteva una discendenza, lasciò tutto e partì. Dio è fedele alle sue promesse e ancora oggi guida i nostri passi di pace, guida i passi di chi cammina in Terra con lo sguardo rivolto al Cielo. E a Ur, stando sotto quel cielo luminoso, lo stesso cielo nel quale il nostro padre Abramo vide noi, sua discendenza, ci è sembrata risuonare ancora nei cuori quella frase: Voi siete tuti fratelli”. (GV) (Agenzia Fides 10/3/2021)
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EUROPA/ITALIA - Il Covid non faccia chiudere gli occhi sulle violenze e sugli abusi subiti dai migranti, soprattutto donne
 
Roma (Agenzia Fides) - “Il Covid non può far chiudere gli occhi davanti a una crisi economica e sociale senza precedenti e a un traffico di esseri umani che continua a contraddistinguere i Paesi più poveri del mondo. Più di una donna migrante su due è vittima di abusi psicologici e fisici, quasi quattro su dieci sono state colpite da torture. Sono questi numeri che devono far capire come l’aiuto alle donne che si trovano in situazioni che le rendono vulnerabili, in Italia, come nel resto del mondo, sia una delle priorità da seguire. Anche durante questo periodo di pandemia”. Lo sottolinea suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore missionarie Scalabriniane, congregazione che sin dalla loro fondazione si occupa di assistenza ai migranti. I dati citati si basano su uno studio della Fondazione Ismu/L’albero della vita su valori del 2019.
“Questi numeri testimoniano che nell’agenda dei politici non può esserci solo la gestione dell’emergenza coronavirus, anche se prioritaria e importante – aggiunge suor Neusa nella nota inviata a Fides –. Le donne hanno un ruolo fondamentale nella famiglia, nello sviluppo dei figli, della voglia di riscatto e crescita che deve contraddistinguere questo momento storico. Grazie al sostegno del Santo Padre abbiamo creato case di accoglienza ‘a tempo’, come quelle aperte a Roma del progetto ‘Chaire Gynai’ (Benvenuta Donna), dove diamo modo a persone in condizioni di fragilità e semi-autonome di potersi integrare e vivere una nuova vita” (vedi Fides 1/10/2018; 4/6/2019).
Suor Neusa infine lancia un appello: “Se da una parte la rete sociale vuole accogliere, integrare, proteggere e promuovere, dall’altra è opportuno che gli Stati di tutto il mondo decidano una linea chiara nella lotta contro la tratta, il traffico e la violenza contro le donne. Proteggerle vuol dire proteggere la vita, sempre, perchè un mondo senza le donne sarebbe sterile, perchè loro sanno guardare ogni cosa con occhi materni che vedono oltre e sono capaci di fare nascere la solidarietà e la fraternità universale dal di dentro dello stesso dramma dell’emigrazione, in vista di cieli nuovi e una terra nuova!". (SL) (Agenzia Fides 10/03/2021)
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AFRICA/SENEGAL - Appello al dialogo dei Vescovi dopo i violenti scontri dei giorni scorsi
 
Dakar (Agenzia Fides) – “Finché siamo in tempo, facciamo del nostro meglio per limitare i danni e magari bloccarli. Fermiamo il ciclo di violenza!” chiede Sua Ecc. Mons. Benjamin Ndiaye, Arcivescovo di Dakar, in una dichiarazione, firmata a nome della Conferenza Episcopale della provincia ecclesiastica di Dakar, nella quale si chiede di mettere fine al ciclo di violenze che nelle ultime settimane stanno sconvolgendo il Paese.
Il messaggio invita a perseguire la via del dialogo definito come “essenziale” per instaurare un clima di pace e serenità. “Possiamo e dobbiamo, non solo difendendo i nostri diritti, ma anche assumendoci i nostri doveri, stabilire le condizioni adatte per una migliore convivenza".
Le violenze sono scoppiate dopo l’arresto, il 3 marzo, di Ousmane Sonko, il principale avversario del Presidente Macky Sall. Sonko, 46 anni, presidente del partito Pastef, terzo alle elezioni presidenziali del 2019, che è stato accusato all'inizio di febbraio di "stupro e minacce di morte" contro una lavoratrice in un salone di bellezza a Dakar. Sonko ha respinto le accuse ed ha ribattuto di essere vittima di un "complotto" e di un "tentativo di liquidazione politica" per impedirgli di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2024.
Per i suoi sostenitori, questa accusa è solo una manovra politica simile a quelle che negli ultimi anni, hanno portato alla rimozione per via giudiziaria di altri due grandi rivali del presidente, Karim Wade, figlio dell'ex Presidente Abdoulaye Wade, e Khalifa Sall, sindaco di Dakar.
Negli scontri tra polizia e dimostranti che hanno investito Dakar e le principali città del Paese sono morte una decina di persone, altrettante sono rimaste ferite, mentre 500 manifestanti sono stati arrestati. Inoltre diversi supermercati e diverse attività commerciali sono stati saccheggiati e distrutti.
"Vite umane sono state strappate, beni pubblici e privati, frutto di un patrimonio acquisito con il lavoro, sono stati saccheggiati e depredati senza alcuna considerazione morale o etica, sfidando ogni giustizia, rendendo ancor più precaria la situazione di molti lavoratori e delle loro famiglie” deplora Mons. Ndiaye.
Per placare gli animi il Presidente Macky Sall ha annunciato un allentamento del coprifuoco instaurato per bloccare il Covid-19 nelle regioni di Dakar e Thiès, che colpisce duramente i lavoratori dell'economia informale e ha promesso di reindirizzare le risorse finanziarie verso i giovani.
Al momento vige in Senegal una tregua precaria, ma si temono nuove violenze per le manifestazioni indette dai sostenitori di Ousmane Sonko per sabato 13 marzo, che si sono uniti sotto la sigla “Mouvement de défense de la démocratie” (M2D). (L.M.) (Agenzia Fides 10/3/2021)
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AFRICA/SUDAN - Covid-19: il Paese è il primo di Medio Oriente e Africa a ricevere le prime dosi di vaccino
 
Khartoum (Agenzia Fides) - Il Sudan ha iniziato a vaccinare gli operatori sanitari in prima linea contro il Coronavirus dopo aver ricevuto il primo lotto di 828.000 dosi del vaccino AstraZeneca, per i 414.000 operatori sanitari. La notizia è stata divulgata da un funzionario sanitario dall'ospedale Jabra nella capitale Khartoum; “Abbiamo iniziato a vaccinare gli operatori sanitari e altro personale delle strutture di isolamento”. Il ministro della Sanità, Omar al-Naguib, ha dichiarato che il vaccino ‘sarà disponibile gratuitamente’ e che avranno la priorità medici in prima linea, forze dell’ordine, anziani e persone di età superiore ai 45 anni affette da patologie croniche.
“I vaccini sono fondamentali per il controllo della diffusione del virus in Sudan e per tornare alla normalità” ha detto il ministro della Sanità invitando tutta la popolazione a registrarsi per farsi vaccinare.
La dottoressa Dalia Idris, membro del Comitato tecnico contro il Covid, ha spiegato che il programma inizialmente mira a vaccinare il 20 per cento del target totale. “La nostra speranza di riprenderci dalla pandemia sono i vaccini” ha affermato Abdallah Fadil, rappresentante di UNICEF Sudan. “I vaccini hanno ridotto il flagello di numerose malattie infettive, salvato milioni di vite e hanno efficacemente eliminato molte malattie potenzialmente letali”.
Attraverso COVAX, iniziativa congiunta guidata dalle Nazioni Unite in supporto ai paesi più poveri, il Sudan si è assicurato un totale di 3,4 milioni di dosi che dovrebbero arrivare in lotti fino alla fine di settembre 2021.
Il Sudan è stato il primo paese in Medio Oriente e Nord Africa (MENA) a ricevere vaccini. Secondo i dati ufficiali del Ministero della Sanità il Coronavirus, nel Paese africano, finora ha contagiato più di 28.500 e ucciso oltre 1.900, secondo i dati ufficiali.
(AP) (10/3/2021 Agenzia Fides)
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ASIA/MYANMAR - Il Cardinale Bo fa rimuovere l'account di Twitter che era indebitamente a suo nome
 
Yangon (Agenzia Fides) - E' stato il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, a chiedere alla compagnia di social network "Twitter" di rimuove un account indebitamente a lui attribuito e recante il suo nome. Lo conferma all'Agenzia Fides la segreteria del Cardinale, che già il 10 febbraio aveva pubblicamente annunciato sulla pagina Facebook della Conferenza Episcopale cattolica del Myanmar e su quella dell'Arcidiocesi di Yangon di "non avere e non gestire alcun account Facebook o Twitter". Come confermato a Fides, nessuno dei post pubblicati era da attribuire al Cardinale. Non è stato possibile, finora, rintracciare, secondo le informazioni ricevuta da Fides, chi fosse dietro e chi operasse nell'account posto a nome del Cardinale, ripreso dai mass-media di tutto il mondo per i post sulla crisi birmana.
Non è stato, dunque il governo della giunta militare a oscurare l'account Twitter del Cardinale, come hanno riferito alcune fonti di stampa , ma lo stesso Cardinale a inviare una richiesta di rimozione, accolta ed eseguita dalla compagnia.
Come appreso da Fides, in questa fase delicata della crisi politica post golpe, il Cardinale Bo risiede a Yangon e non sta rilasciando dichiarazioni pubbliche, se non quelle date ai fedeli nelle omelie delle domeniche di Quaresima .
Nell'ultimo messaggio rivolto ai fedeli, il Cardinale ha detto che "un nuovo Myanmar è possibile, una nazione senza conflitti è possibile, se questa nazione si trasfigura nella gloria che merita. Rendiamo la pace il nostro destino, non il conflitto. Le armi sono inutili. Bisogna riarmarsi con la riconciliazione e il dialogo". Il Porporato ha ribadito che "la pace è l'unica via; la pace è possibile. Papa Francesco ha chiesto la risoluzione di tutti i conflitti attraverso il dialogo. Chi vuole il conflitto non augura il bene a questa nazione".
Il suggerimento dato dalla Conferenza episcopale cattolica a tutto il personale ecclesiastico è quello di non coinvolgersi direttamente nella protesta di piazza. Numerosi preti, religiosi e suore, pur seguendo questa indicazione, si sono attivati come mediatori per le strade, cercando di fermare le violenze, per salvare le vite umane dei giovani che protestavano pacificamente, nelle fasi di dura repressione della polizia..
(PA) (Agenzia Fides 10/3/2021)
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ASIA/VIETNAM - Quaresima di fede e preghiera tra distanziamento e festa buddista
 
Danang (Agenzia Fides) - E’ una Quaresima che risente delle misure di “distanziamento sociale”, quella vissuta dalla comunità dei cattolici del Vietnam. Ma queste misure non intaccano a fede e la viva partecipazione spirituale dei fedeli. Nonostante il paese conti ad oggi solo poco più di 2500 casi e 35 morti legati al Covid-19, il governo sta continuando ad attuare misure di sicurezza sanitaria nelle zone considerate più a rischio: per questo, in alcune aree del paese, è stato impedito l’accesso alle chiese e l’organizzazione di eventi aperti al pubblico, tra i quali anche le messe. Le Chiese locali interessate da questi provvedimenti stanno comunque cercando di garantire le celebrazioni liturgiche in live streaming, giovandosi delle nuove tecnologie.
L’attività liturgica e pastorale continua con ardore, invece, nelle diocesi meno colpite: presso la Cattedrale di Danang, per esempio, la celebrazione del mercoledì delle Ceneri come quella delle Domeniche della Quaresima hanno visto una grande affluenza di fedeli, tenuti comunque a rispettare le norme sul distanziamento. Ogni venerdì, le varie parrocchie locali si riuniscono per rivivere la Passione di Cristo mediante la Via Crucis e per ricevere il sacramento della Riconciliazione. L’afflato spirituale e l’atteggiamento penitenziale di “conversione” caratterizza la partecipazione dei fedeli, tra i quali moltissimi giovani.
Va notato che in Vietnam, l’inizio della Quaresima coincide con una delle feste tradizionali più sentite del calendario nazionale: la festività del Tet, cioè il capodanno lunare, periodo caratterizzato da cerimonie e riti di ringraziamento a Buddha per l’anno trascorso e per quello che si apre. In questo contesto di festa, la Chiesa locale continua il suo cammino quaresimale con atteggiamento di preghiera comunitaria, digiuno ed elemosina, per prepararsi a celebrare la Pasqua. Come raccontano fonti di Fides, la festa e la gioia circostante, che coinvolgono tutti, non vengono rinnegate ma i fedeli cattolici del Vietnam accolgono poi calorosamente il tempo quaresimale, seguendo le indicazioni del Papa e della Chiesa per questo specifico tempo liturgico. Le parrocchie di tutto il paese si colorano di viola e ai fedeli viene chiesto di partecipare intensamente e in silenzio alla Quaresima, seguendo le tracce lasciate da Gesù e compiendo un cammino di purificazione interiore che porta alla celebrazione della Pasqua.
(AD-LF) (Agenzia Fides 10/3/2021)



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AMERICA/HAITI - I Religiosi al Presidente: “non può continuare ad essere uno spettatore, ha il dovere di dare risposte alle richieste della popolazione”
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – "Come religiosi e religiose, intervenendo in tutti gli ambiti della vita del popolo haitiano e nei luoghi più remoti e difficili del Paese dove lo Stato, sia per mancanza di mezzi, incompetenza, o disonestà, non arriva né manifesta l'intenzione di andare, siamo testimoni privilegiati della miseria del nostro popolo. Sfortunatamente, sembra che lo Stato ignori questa miseria. Forti delle nostre esperienze e della nostra missione profetica, siamo venuti, in questa data che ci ricorda il 38° anniversario della visita di Papa San Giovanni Paolo II, a ricordarLe queste famose parole della Chiesa ad Haiti dell'epoca, riprese nell'omelia per l'occasione: ‘Qui qualcosa deve cambiare e i poveri di ogni genere devono riprendere la speranza!’.”
Così si legge nella lettera inviata a Fides dalla Conferenza Haitiana dei Religiosi (CHR) indirizzata al Presidente di Haiti, Jovenel Moïse, in occasione del 38° anniversario della visita del Papa San Giovanni Paolo II all’isola (9 marzo 1983).
"Trentotto lunghi anni dopo questa visita del Papa - continua la lettera -, i semi della morte sembrano ora aver prevalso sui semi della vita. Il Paese sta morendo, l'insicurezza dilaga, i più poveri non ce la fanno più, la popolazione è allo sbando, al limite della disperazione, il Paese è senza governo. Siamo tutti testimoni e vittime di troppi crimini, troppe ingiustizie e troppe disuguaglianze".
I religiosi ricordano la denuncia dei Vescovi nel febbraio scorso: "Il paese è sull'orlo dell'esplosione! la vita quotidiana del popolo haitiano si riduce a morte, omicidi, impunità e insicurezza. Il malcontento è ovunque!" (vedi Fides 3/02/2021). Ricordano anche l'insicurezza alimentare (vedi Fides 27/02/2021), base fondamentale di un popolo.
Quindi proseguono: “Viene da chiedersi: che senso ha aggrapparsi al potere anche illegittimamente o illegalmente, quando più della metà della popolazione vive in condizioni di insicurezza alimentare cronica? Perché volere a tutti i costi estendere o revocare una parvenza di mandato senza poter garantire la sicurezza della vita e dei beni, la libera circolazione delle persone? A che serve un presidente o un governo incapace di fermare il treno della morte che semina quotidianamente il lutto nella popolazione?”
La lettera si conclude con un messaggio diretto al Presidente: "Di fronte a questo stato di cose, di fronte al processo costante di disumanizzazione di un intero popolo, Lei non può continuare ad essere uno spettatore. Al di là delle leggendarie menzogne e delle rozze giustificazioni, la Sua responsabilità in questa discesa agli inferi è totale, Lei ha il dovere di dare veloci e concrete risposte alle richieste del popolo, la prima delle quali è il rispetto delle leggi di questo bel paese".
(CE) (Agenzia Fides 10/03/2021)

mercoledì 6 maggio 2020

Agenzia Fides 6 maggio 2020

VATICANO - Covid-19: Caritas Internationalis si unisce alla richiesta di Papa Francesco per una "solidarietà creativa globale"
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Siamo consapevoli di essere davanti a un'emergenza atipica in cui i Paesi che normalmente sono tra i maggiori donatori sono i più colpiti dal virus” ha dichiarato il Segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John, mentre aumentano i contesti dove si fanno sempre più drammatici gli effetti della crisi economica causata dal Covid-19, che richiedono risposte immediate. Nella nota pervenuta all’Agenzia Fides, Aloysius John sottolinea che bisogna “essere coscienti che l’utilizzo degli aiuti internazionali per rispondere ai bisogni nazionali non rappresenta la giusta soluzione. Se non agiamo immediatamente, le conseguenze del coronavirus uccideranno più persone della pandemia stessa”.
Caritas Internationalis si dice fortemente preoccupata per la grave crisi umanitaria che sta facendo seguito alla diffusione della pandemia ed esorta la comunità internazionale ad intraprendere azioni coraggiose e immediate. Il lockdown deciso in Europa, negli Stati Uniti, in Cina e in Giappone ha paralizzato l'economia globale che è ora fortemente compromessa. Secondo le proiezioni del World Food Programme, in tutto il mondo il numero di persone sull’orlo della fame è destinato a raddoppiare a causa delle conseguenze economiche legate alla pandemia e potrebbe raggiungere quota 230 milioni di persone. L'Africa è il continente maggiormente colpito, a causa della mancanza di cibo, come conseguenza diretta del lockdown attivato in diversi Paesi, nonché a causa di una varietà di disastri naturali quali inondazioni, siccità, invasione di locuste, raccolti scarsi. Molti Paesi del Medio Oriente, dell'America Latina e dell'Asia sono già sull'orlo di una grave crisi alimentare che sta comportando un importante aumento della malnutrizione infantile e del numero di adulti che soffrono la fame.
D'altro canto i migranti, gli sfollati interni, i rifugiati e i rimpatriati, in diversi continenti, sono tra i gruppi maggiormente a rischio, essendo gravemente colpiti dalla crisi alimentare e dalla mancanza di condizioni di vita sicure. Molti rimpatriati in Venezuela soffrono la fame. I migranti irregolari sono un'altra comunità particolarmente esposta, perché non rientra in nessuna delle categorie che possono ottenere aiuti. Le autorità locali dovrebbero garantire loro accesso a servizi essenziali e in particolare all'assistenza sanitaria.
In questo contesto di assoluta precarietà, Caritas Internationalis si unisce alla richiesta di Papa Francesco di promuovere una "solidarietà creativa globale" e andare oltre la semplice risposta alla propagazione del coronavirus, al fine di evitare un'altra grave tragedia umanitaria”.
L’organizzazione esorta la comunità internazionale a sospendere le sanzioni economiche contro la Libia, l'Iran, il Venezuela e la Siria al fine di consentire l'importazione di medicinali, di attrezzature mediche e di beni di prima necessità per la popolazione. Inoltre, si afferma, occorre fornire alle organizzazioni di ispirazione religiosa i mezzi necessari per rispondere ai bisogni urgenti causati dalla pandemia, attuando programmi di micro sviluppo in grado di garantire la sicurezza alimentare per le comunità più povere, nonché assistenza umanitaria, sanitaria e in denaro. Caritas chiede di stanziare fondi aggiuntivi per sostenere le comunità più vulnerabili affinché sopravvivano durante questo periodo di lockdown, e segnala l'urgenza di garantire l'accesso a servizi essenziali per gli sfollati interni e i rifugiati, compreso l'accesso ai campi profughi e per sfollati interni.
Il Segretario Generale conclude il suo appello sottolineando che “non si potrà fermare questa nuova grave crisi umanitaria se non verranno intraprese azioni coraggiose per sostenere le comunità più vulnerabili”.
(AP) (6/5/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/SENEGAL - Covid-19: Fondo di solidarietà della Chiesa senegalese per le famiglie più povere
 
Dakar (Agenzia Fides) - Il 7 marzo 2020, i Vescovi del Senegal hanno lanciato una campagna nazionale di mobilitazione a favore del Fondo di emergenza del Senegal. L'idea era di fornire alla Caritas Senegal i mezzi per agire rapidamente in situazioni di emergenza e fornire assistenza alle persone più vulnerabili.
“La pandemia di Covid19, che sta attualmente imperversando nel mondo e che ha fortemente scosso tutti i settori della nostra società, purtroppo ci obbliga a interrompere, dal 4 maggio, questa campagna di raccolta fondi inizialmente destinata principalmente a comunità e strutture della Chiesa” afferma un comunicato di Caritas Senegal inviato all’Agenzia Fides
“Tuttavia, Caritas Senegal rimane determinata a fornire assistenza ai più vulnerabili per aiutare coloro che non possono permettersi di soddisfare i loro bisogni di base nel contesto di questa crisi sanitaria il cui impatto socio-economico mette a repentaglio la vita di molte persone e intere famiglie” afferma il comunicato.
“Pertanto, l'importo raccolto nell'ambito della prima mobilitazione nazionale per il Fondo di emergenza del Senegal, che ammonta a 10.327.500 FCFA sarà interamente dedicato all'acquisto di cibo per le famiglie povere. Le strutture sanitarie cattoliche impegnate nella cura dei malati saranno supportate anche da altre risorse mobilitate con i nostri partner”.
“La Caritas Senegal, a nome dei Vescovi, esprime la sua soddisfazione e ringrazia tutte le persone, strutture e associazioni che hanno risposto alla loro chiamata apportando la loro generosità” conclude la nota. (L.M.) (Agenzia Fides 6/5/2020)

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AFRICA/KENYA - La Chiesa a Kisumu dona aiuti alle vittime delle alluvioni e lancia un appello per far fronte alle conseguenze del Covid-19
 
Nairobi (Agenzia Fides) – "Raggiungeremo molte altre persone perché la generosità della nostra gente ci ha convinto che la farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non si svuoterà (1 Re 17:14)", ha detto l’Arcivescovo di Kisumu, Sua Ecc. Mons. Philip Anyolo, lodando la consegna di generi alimentari e di prima necessità alle vittime delle inondazioni che hanno colpito la sua arcidiocesi.
Gli aiuti includevano farina di mais, un pacchetto di zucchero, fagioli e biancheria da letto, che sono stati donati dalle suore Francescane di Sant'Anna e da altri patrocinatori, e distribuiti dal personale della Caritas Kisumu a oltre 400 famiglie colpite dalle alluvioni nelle contee di Nyando e Nyakach.
Mons. Anyolo ha dichiarato che l'Arcidiocesi identificherà e sosterrà altre famiglie bisognose colpite dalla pandemia di Covid-19 nelle contee di Kisumu e Siaya, ed ha lanciato “un appello a tutti per sostenere l'arcidiocesi di Kisumu attraverso il dipartimento della Caritas, donando cibo e articoli non alimentari, nonché offerte di denaro", ha detto.
Mons. Anyolo ha affermato che la pandemia di coronavirus ha portato alla chiusura delle attività e alla perdita di posti di lavoro, creando seri problemi di sostentamento alimentare per molte famiglie keniane.
Mons. Anyolo, che è anche Presidente della Conferenza Episcopale cattolica del Kenya (KCCB), ha affermato che la Chiesa è impegnata a dare speranza ai disperati donando cibo in questa fase nella quale il governo sta lottando per contenere la diffusione del Coronavirus.
L’Arcivescovo ha creato un team guidato dal direttore della Caritas, P. Samuel Nyattaya, per consigliare l'arcidiocesi su come rispondere con prontezza alle emergenze che potrebbero emergere a seguito della pandemia di Covid-19. (L.M.) (Agenzia Fides 6/5/2020)
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ASIA/TIMOR EST - Al via una task force pastorale per l’emergenza Covid-19
 
Dili (Agenzia Fides) - Per portare assistenza materiale, psicologica e spirituale alle persone in difficoltà a causa del Covid-19, l'Arcidiocesi di Dili ha creato una “task force pastorale” composta da sacerdoti, religiosi e laici con competenze in psicologia e medicina che lavorano a stretto contatto con la Caritas locale per distribuire gli aiuti. L’iniziativa è stata annunciata alla fine di aprile dall'Arcivescovo di Dili, Mons. Virgílio do Carmo da Silva, dopo un incontro con il Primo ministro José Maria Vasconcelos. "L'iniziativa di una specifica task force è stata presa in risposta alle richieste del Centro di gestione integrata della crisi Covid-19 per la cooperazione e il sostegno a coloro che sono in quarantena o isolati", ha detto l'Arcivescovo Da Silva dopo l'incontro, rimarcando che il lockdown rappresenta anche un momento di prova di natura psicologica, oltre che sociale ed economica. Il Premier dal canto suo si è congratulato col Presule e ha invitato la Chiesa a continuare a fornire assistenza spirituale, psicologica e materiale ai colpiti dalla pandemia.
Il team organizzato dall’Arcidiocesi fa capo a padre Angelo Salsinha e godrà del sostegno di diverse religiose negli ospedali di Timor. Una di loro, la suora canossiana Guilhermina Marcal, ha già cucito un migliaio di mascherine da donare ai bisognosi. Come riferito dall’Arcivescovo di Dili, i Vescovi di Timor hanno anche deciso di convertire e di usare per l’acquisto di beni primari destinati agli indigenti i fondi che erano stati offerti dalla Chiesa coreana per la costruzione della nuova Nunziatura.
E’ stato inoltre ribadito il pieno sostegno della Chiesa timorese alle nuove misure decise dal governo dopo l'aumento dei casi registrati nel Paese, esortando i cittadini a essere disciplinati per "spezzare la catena del contagio”. Il governo ha, infatti, annunciato la proroga delle restrizioni alla vita sociale, che erano state imposte il 21 marzo per contenere il contagio, per tutto il mese di maggio.
L'Arcidiocesi di Dili a Timor Est ha sospeso le messe pubbliche e le altre attività pastorali dopo che il ministero della sanità aveva annunciato il primo caso di Covid-19 e lo stato di emergenza, il 28 marzo scorso. Da allora le celebrazioni liturgiche sono trasmesse via tv, radio e attraverso i social media. Durante la celebrazione della Pasqua, l’Arcivescovo do Carmo da Silva aveva detto che "celebrare la Pasqua in mezzo alla pandemia di Covid-19 invita tutti noi a mettere da parte i nostri interessi personali, di gruppo o di partito e a creare unità per combattere il virus”.
Il più piccolo e povero Paese dell’Asia orientale, Timor Est, si è rivelato un esempio di virtù nell’affrontare la pandemia di coronavirus. Il governo ha chiuso le tre frontiere terrestri con l'Indonesia già il 19 marzo ancor prima che si verificasse, il 21 dello stesso mese, il primo caso. Con una popolazione di circa 1,3 milioni di abitanti, al 95% è cattolici, Timor Est fa i conti oggi con solo 24 casi e nessuna vittima.
Quella di Timor Est è una storia segnata dalla decolonizzazione dal Portogallo nel 1975, cui è seguita, nel 1976, l’invasione militare indonesiana che si annetteva la metà portoghese dell’isola di Timor: una storia di violenza e morte durata fino al 1999 quando un referendum – mediato dall’Onu e accettato da Giacarta – ha segnato per l’isola la nuova era dell’indipendenza, iniziata ufficialmente nel 2002 dopo due anni di caos e incidenti. L’emergenza del Covid-19 rappresenta ora una sfida, ma il paese ha saputo reagire, anche grazie al contributo della Chiesa locale (EG-PA) (Agenzia Fides 6/5/2020).



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ASIA/PAKISTAN - L'Eucarestia distribuita "porta a porta" ai fedeli: la Chiesa cura i bisogni spirituali del popolo di Dio
 
Lahore (Agenzia Fides) - Il Santissimo Sacramento portato per le vie dei quartieri, a benedire le case; le messe in urdu seguite online dai fedeli anche in altre parti del mondo; l'Eucarestia distribuita "porta a porta" ai parrocchiani: con queste modalità la Chiesa in Pakistan cerca di curare la vita spirituale del popolo di Dio in tempi di lockdown, mentre ogni assemblea è vietata.
“Per salvarci dalla pandemia globale di Covid-19, abbiamo due compiti. Il primo è salvare le persone e tutelare la loro salute; il secondo è proteggere e rafforzare la fede. La persona può essere salvata osservando misure come il distanziamento sociale e il lockdown; la fede si fortifica continuando a partecipare a messe e preghiere on-line”: lo dice all'Agenzia Fides l'Arcivescovo Sebastian Francis Shaw, alla guida della diocesi di Lahore, che quotidianamente celebra la messa trasmessa online per i fedeli del Pakistan su Facebook e sulla tv cattolica diocesana, mentre in Pakistan continua il confinamento per contenere la diffusione del coronavirus. L'Arcivescovo Sebastian ha inoltre affermato: "Cerchiamo di adempiere alla nostra responsabilità di osservare la distanza sociale ed evitare di visitare parenti e amici", ma "manteniamo la relazione spirituale e il vicendevole conforto".
Anche nell'Arcidiocesi di Karachi i sacerdoti cattolici periodicamente escono per mostrare la loro vicinanza ai fedeli per rafforzare la loro fede. P. Anthony Abraz, parroco della Parrocchia di San Tommaso a Karachi, si è recato nei quartieri dove vivono in maggioranza fedeli cristiani, portando l'ostensorio con il Santissimo Sacramento per benedire la gente e soddisfare il bisogno spirituale dei fedeli. Parlando con Fides p. Anthony afferma: “Mentre è in vigore il blocco per il Covid-19, le persone hanno bisogni materiali e spirituali. La Chiesa sta facendo molte iniziative di carità per distribuire alimenti. Ma, avvertendo anche la sete spirituale delle persone, abbiamo deciso in parrocchia di uscire per le strade portando il Santissimo Sacramento. La gente si fermava davanti alle porte o ai balconi principali per adorare e venerare il Signore presente nell'Eucarestia e per ricevere la benedizione eucaristica". P. Anthony informa: “Non possiamo radunarci, ma con questo speciale approccio pastorale andiamo nei vari quartieri per ricordare che Dio è con noi e non ci abbandona. Vediamo tanta gioia tra le persone che si sentono consolate in questo momento difficile".
P. Noman Noel, sacerdote della parrocchia St. James a Karachi, che celebra ogni giorno una messa trasmessa online, racconta a Fides : “Dopo aver discusso con il nostro gruppo pastorale parrocchiale, noi 4 sacerdoti della parrocchia abbiamo deciso di andare nelle aree della nostra comunità cristiana per distribuire la Santa Comunione. Prendendo le precauzioni necessarie, abbiamo visitato la gente porta a porta per distribuire l'Eucarestia: è stato un segno potente di Dio che viene a visitare il suo popolo". P. Noman osserva: “Questo gesto ha portato gioia e felicità. Ho visto persone che avevano le lacrime agli occhi. Mi ha stupito la risposta della gente e l'amore per l'Eucaristia. Speriamo e preghiamo che questo momento di prova passi presto. Seguendo le regole e il distanziamento vorremmo distribuire la Santa Comunione una volta al mese ai nostri parrocchiani “.
Padre Aamir Bhatti, sacerdote e amministratore delegato della "Good News Catholic Web TV", parlando con la Fides, informa: “Stiamo trasmettendo quotidianamente la Santa Messa in diretta e più di 1.000 persone si collegano alla messa in Urdu da altre parti del mondo. Prima della messa vengono lette le intenzioni di preghiera inviate dai fedeli e la messa è celebrata specialmente per le intenzioni di preghiera del popolo ”.
Anche l'Arcivescovo Joseph Arshad della diocesi di Islamabad-Rawalpindi ha organizzato l'Adorazione eucaristica per pregare per la guarigione del mondo dal coronavirus. Parlando a Fides, l'Arcivescovo dice: “In questo momento critico per l'umanità preghiamo senza sosta e uniamoci tutti insieme nella preghiera affinché la grazia della guarigione di Dio sia una potente forza per la nostra comunità e per tutta l'umanità".
(AG-PA) (Agenzia Fides 6/5/2020)
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ASIA/TURCHIA - Muore per coronavirus il medico cristiano Murat Dilmener, il “dottore dei poveri”
 
Istanbul (Agenzia Fides) – Nonostante le misure di distanziamento sociale per contrastare il contagio da Covid-19, centinaia di medici, studenti e lavoratori della Facoltà di medicina dell’Università di Istanbul hanno voluto essere presenti di persona alla commemorazione - organizzata presso il complesso universitario - del noto medico cristiano Murat Dilmener, morto domenica 3 maggio a causa del coronavirus. Per Dilmener, 78 anni, colpito dal virus a inizio aprile, non sono servite alcune settimane di cure in terapia intensiva.
Il medico turco, cristiano siro ortodosso, era nato a Mardin e aveva animato iniziative di volontariato presso le chiese della sua comunità sia a Mardin che a Istanbul. Specialista di medicina interna, Dilmener era stato il primo cristiano siriaco assunto come professore in una Facoltà di medicina in Turchia. Nel 2004, le autorità turche avevano avviato un'indagine contro Dilmener e altri 135 medici che avevano curato senza permesso e gratuitamente malati poveri presso un ospedale pubblico di Istanbul. Le accuse rivolte al professore di aver sottratto fondi pubblici per sostenere quella iniziativa si erano rivelate senza fondamento. Dopo quella vicenda, anche i media turchi definivano Dilmener come «il dottore dei poveri».
I monasteri siriaci dell’area di Mardin – come il famoso monastero di Mor Gabriel - rappresentano un patrimonio fondamentale per la Chiesa sira ortodossa. Adesso il Patriarca di quella Chiesa orientale risieda a Damasco, ma dal XIII secolo fino al 1933 la sede del patriarcato si trovava nel monastero di Mor Hananyo, presso Mardin. Negli ultimi anni, a causa del conflitto siriano, la comunità cristiana sira ortodossa in Turchia ha visto accrescere sensibilmente il numero dei suoi fedeli, con l’arrivo dei profughi in fuga dalla Siria devastata dalla guerra. (GV) (Agenzia Fides 6/5/2020).
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AMERICA/BOLIVIA - I Vescovi: una nuova data per le elezioni per non mettere in pericolo la salute e la vita dei boliviani
 
La Paz (Agenzia Fides) - La Conferenza Episcopale boliviana suggerisce che l'Assemblea Plurinazionale insieme al Supremo Tribunale elettorale, lavorino in modo coordinato e tengano conto della difficoltà che esiste attualmente a causa della pandemia di coronavirus e del rapido aumento delle infezioni registrate nel paese, per assegnare una nuova data alle elezioni generali nel paese. La Bolivia, dopo aver annullato i comizi elettorali del 20 ottobre 2019 (vedi Fides 22/10/2019), aveva fissato le nuove elezioni per il 3 maggio 2020. Il 20 marzo, i partiti convocati dal Tribunale elettorale, avevano deciso di rimandare le elezioni e di entrare in quarantena per 2 settimane.
Ieri, martedì 5 maggio, la Conferenza Episcopale boliviana, attraverso una dichiarazione, ha chiesto alle autorità nazionali di decidere in modo "imparziale" il momento più opportuno per le prossime elezioni generali, per non mettere in pericolo la salute e la vita di tutti i cittadini.
"L'Assemblea Plurinazionale deve agire in coordinamento e fiducia con la Suprema Corte elettorale, per decidere, in modo imparziale, ciò che è nell'interesse generale, tenendo conto delle difficoltà delle condizioni attuali, perché, se la data di celebrazione delle elezioni è necessaria, molto di più è necessario non mettere in pericolo la salute e la vita dei cittadini e garantire elezioni pulite e trasparenti" afferma la dichiarazione inviata a Fides.
I vescovi boliviani ricordano anche alle autorità che il 2 maggio Papa Francesco ha esortato i leader politici a porre fine alle loro differenze e ad essere uniti per superare la pandemia di Covid-19, sottolineando che il loro lavoro principale è "prendersi cura dei loro popoli".
I Vescovi sono preoccupati per gli episodi di violenza verificatisi in alcune aree del Paese, che hanno alla loro base gli interessi di alcuni gruppi o partiti, e anche lo sfruttamento della malattia e della sofferenza del popolo "per la propria propaganda politica", afferma la dichiarazione. Infine ricordano che in questo momento la priorità non è quella di mettere in pericolo la salute e la vita dei boliviani e che è tempo di agire con responsabilità e unità.
(CE) (Agenzia Fides 06/05/2020)
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AMERICA/COLOMBIA - Mese della famiglia in tempo di pandemia: “Con Maria, sperimentiamo la Chiesa domestica”
 
Bogotà (Agenzia Fides) – Abitualmente la Chiesa colombiana celebra la “Settimana della famiglia” a maggio, tuttavia, data la realtà attuale dovuta alla pandemia di coronavirus, quest’anno i Vescovi propongono l'esperienza del “Mese della Famiglia” dal 3 maggio al 14 giugno, con il tema "Con Maria, sperimentiamo la Chiesa domestica".
Secondo la nota pervenuta a Fides, il Dipartimento per il matrimonio e la famiglia della Conferenza episcopale della Colombia (CEC) e la Commissione nazionale del matrimonio e della famiglia, invitano a rimanere in preghiera, a rafforzare i legami di fraternità, dialogo, rispetto e serena convivenza nelle case. "I processi di evangelizzazione devono continuare, così come la vita pastorale delle nostre parrocchie - afferma padre Juan Carlos Liévano, direttore del dipartimento Matrimonio e Famiglia della CEC -. Tutto ciò è nuovo e ci sta costringendo a creare strategie per l'adempimento della nostra missione. La situazione attuale ci mette alla prova in due modi: sopravvivere e avere condizioni di vita minime e dignitose, ma dobbiamo anche continuare a fornire il nostro servizio nel mondo”.
Utilizzando le piattaforme virtuali di incontro e interazione, vengono proposti una serie di argomenti per la catechesi interattiva, uno per ogni settimana, che prendono in considerazione diversi aspetti della realtà familiare e dei membri che la compongono: Famiglia, fonte di riconciliazione e perdono. La madre, riflesso della tenerezza di Dio. I bambini come dono di Dio. Nella vecchiaia continueranno a dare frutti. Fratelli, zii, cugini, espressione della comunione e dell'amore che si espande. Una esperienza di amore fiducioso e condiviso. La paternità fonte di amore reciproco.
Tra le attività suggerite per vivere questo periodo, figurano la raccolta di storie e fotografie dei momenti più importanti per ogni famiglia; collocare in un angolo della casa gli oggetti relativi a circostanze significative; immaginare come sarà la propria famiglia tra 10 o 15 anni; scrivere su foglietti di carta i temi di cui si vorrebbe parlare in famiglia ed estrarne uno al giorno per discuterlo insieme; fare un elenco delle persone che si amano e che non vivono nella famiglia a cui inviare un messaggio o un video; prima di iniziare la Messa che ogni parrocchia trasmette, presentare i nomi dei membri della famiglia che saranno ricordati in particolare in quella celebrazione… (SL) (Agenzia Fides 6/5/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Nomina del Vescovo Ausiliare di Bouaké
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco, il 5 maggio 2020, ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Bouaké (Costa D’Avorio), il rev.do Jacques Assanvo Ahiwa, del clero di Grand Bassam, finora Maître de conférences presso l’Università di Strasburgo, assegnandogli la sede titolare di Elefantaria di Mauritania.
Il rev.do Jacques Assanvo Ahiwa è nato il 6 gennaio 1969 a Kuindjabo, nel Distretto di Aboisso, Diocesi di Grand-Bassam. Ha fatto il percorso formativo nel Seminario Minore di Bouaké e nel Seminario Maggiore Saint Coeur de Marie di Anyama, Arcidiocesi di Abidjan. È in possesso di un Dottorato in Teologia Biblica conseguito all’Università di Strasburgo nel 2011. È stato ordinato il 13 dicembre 1997, per la Diocesi di Grand Bassam.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: 1997-1998: Vicario Parrocchiale nella parrocchia San François Xavier di Aboisso; 1998-2002: Segretario Generale della Diocesi di Grand-Bassam e Direttore diocesano delle Pontificie Opere Missionarie; 2002-2004: Master in Teologia Biblica presso l’Université Catholique de l’Afrique de l’Ouest (U.C.A.O. / U.U.A.); 2004-2011: Dottorato in Teologia Biblica a Strasburgo; 2011- 2018: Vicario Generale di Grand Bassam; dal 2018: Maître de conférences presso l’Università di Strasburgo. (SL) (Agenzia Fides 6/5/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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