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martedì 2 febbraio 2021

Agenzia Fides 2 febbraio 2021

 


AFRICA/NIGERIA - I Vescovi della Provincia di Ibadan: “Chiediamo una revisione delle forze di sicurezza”
 
Abuja (Agenzia Fides) – "Con la realtà attuale è diventato più che mai necessario chiedere la revisione dell'architettura di sicurezza della Nigeria" affermano i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Ibadan al termine del loro incontro del 25-26 gennaio. L’insicurezza che colpisce aree sempre più vaste della Nigeria sta suscitando sconforto e risentimento nei confronti delle autorità federali. “Date le promesse elettorali dell'attuale governo e i focolai d'insicurezza che eruttano in tutto il Paese, è un peccato che il governo federale sia rimasto insensibile a queste sfide" scrivono i Vescovi.
"Di conseguenza, facciamo sfilare un esercito nigeriano che non è stato in grado di controllare efficacemente le atrocità di Boko Haram per oltre un decennio”. Il rischio è la formazione di milizie e di gruppi locali di autodifesa. "Tale modo di governo, che si adopera per proteggere gli interessi di un segmento della popolazione a scapito della sicurezza della vita e della proprietà della maggioranza, rende inevitabile l'emergere di milizie e di leader auto-nominati" affermano i Vescovi, secondo i quali però alcune iniziative come il South Western Security Network (SWSN), noto come Amotekun, potrebbero essere utili complementi alle forze di sicurezza statali e ferali.
In riferimento alle proteste giovanili contro gli abusi della polizia (End-SARS vedi Fides 26/10/2020) i Vescovi chiedono “ai governi federali e statali di mantenere le promesse fatte sulla scia delle proteste e di non ignorare le ragioni per le quali le proteste si sono verificate, come normalmente accade in Nigeria”. Lanciano inoltre un appello alle organizzazioni religiose e pubbliche e ai cittadini perché offrano posti di lavoro ai giovani per far fronte a una situazione potenzialmente esplosiva.
Sul piano dell’Evangelizzazione, i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Ibadan esprimono apprezzamento per il Documento di Kampala del Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar (SECAM) e hanno esortato i leader della Chiesa nel Paese a trarne vantaggio nella loro missione di evangelizzazione. "Esortiamo tutti i nostri sacerdoti, religiosi, fedeli laici, seminari e altre case di formazione ad accedere, studiare e applicare il documento di Kampala ai bisogni pastorali concreti. Ciò è necessario affinché gli sforzi di evangelizzazione degli ultimi 50 anni in Africa possano essere ulteriormente alimentati, e i frutti che ne derivano, sfruttati per un'ulteriore crescita e consolidamento". (L.M.) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Al via la Fondazione "I missionari di San Giuseppe" per una maggiore devozione al Patrono della Chiesa universale
 
Abidjan (Agenzia Fides) - L'8 dicembre 2020, nella solennità dell'Immacolata Concezione, Papa Francesco ha dedicato un intero anno a San Giuseppe per celebrare il 150° anniversario della proclamazione di San Giuseppe a Patrono della Chiesa universale. E per celebrare con una pietra miliare questo anno speciale, il gruppo di preghiera "Amici di San Giuseppe della Costa d'Avorio" intende dare vita ad un progetto, la Fondazione "I missionari di San Giuseppe" della Costa d'Avorio (FMSJ-CI).
Lo scopo della Fondazione, la cui sede si trova nella parrocchia di Saint Jacques, nell'arcidiocesi di Abidjan, è quello di: creare e gestire un database relativo alle competenze di tutti gli Amici di San Giuseppe della Costa d'Avorio; costruire centri di spiritualità; aiutare i poveri e le persone vulnerabili, compiere atti di beneficenza; costituire fondi speciali con istituzioni finanziarie per programmi destinati a promuovere e sostenere gli obiettivi della fondazione. Lo statuto e il regolamento interno della fondazione "I missionari di San Giuseppe" della Costa d'Avorio sono stati presentati sabato 30 gennaio. Durante questo incontro sono stati costituiti anche gli organi di gestione della fondazione ed è stato nominato l’Avvocato Boli Zouckou Léa, Presidente del consiglio di amministrazione per un mandato di 6 anni rinnovabile una volta.
"Il fondamento dei missionari di San Giuseppe, è far conoscere a tutti la devozione a San Giuseppe, specialmente in quest'anno consacrato a San Giuseppe. Attraverso questa fondazione oggi, dopo 21 anni di esistenza, vogliamo entrare in azione ed è insieme che faremo in modo che questa fondazione prenda forma” ha affermato il Presidente del consiglio di amministrazione. (S.S) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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ASIA/PAKISTAN - Leader religiosi islamici difendono l'infermiera cristiana accusata di blasfemia
 
Karachi (Agenzia Fides) - “A nessuno deve essere permesso di farsi giustizia da sé, né di abusare delle leggi sulla blasfemia. Tutte le organizzazioni religiose e i leader hanno condannato le torture inflitte all'infermiera cristiana in ospedale. Il Governo del Pakistan non tollererà questi abusi": come appreso dall'Agenzia Fides, è quanto ha dichiarato Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi, assistente speciale del Primo Ministro per l'armonia religiosa. Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi, religioso musulmano a capo del Consiglio degli Ulema del Pakistan, ha espresso indignazione e dolore per il trattamento violento riservato a Tabitha Nazir Gill, donna cristiana accusata di blasfemia il 28 gennaio mentre lavorava al Sobhraj Maternity Hospital, e ha promesso una attenta indagine sull'incidente, per scandagliare ogni abuso.
Tabitha Nazir Gill è stata accusata di aver commesso blasfemia dai suoi colleghi il 28 gennaio mattina, dopodiché è stata trascinata sul pavimento dell'ospedale, percossa, minacciata, legata e torturata per ore, fino a quando la polizia non ha raggiunto l'istituto e l'ha presa in custodia. I funzionari di polizia, dopo una prima indagine, l'avevano rilasciata senza alcun addebito (vedi Fides 29/01/2021), ma il giorno successivo hanno registrato una denuncia (First Information Report) contro dei lei dopo le proteste dei gruppi musulmani (vedi Fides 30/01/2021), che la accusano di aver usato termini dispregiativi sui profeti Adamo, Abramo e Maometto, reato punibile secondo l'articolo 295 C del Codice penale pakistano.
Il leader islamico Allama Shehryar Raza Abidi ha condannato l'attacco e la violenza e, in un videomessaggio consultato da Fides, afferma: “È stato vergognoso vedere donne musulmane che picchiano una donna cristiana e usano un linguaggio offensivo verso di lei. Quella violenza mostra il loro estremismo e fondamentalismo, che non sono insegnamenti dell'Islam, e comunica un messaggio e un'immagine sbagliata dell'Islam. Questo fondamentalismo non ha nulla a che fare con l'Islam, che non diffonde violenza".
Condividendo le sue preoccupazioni sul recente caso di Tabitha Gill, Shehryar Raza Abidi cita uccisioni extragiudiziali avvenute in passato, ricordando il caso del governatore del Punjab, Salam Taseer, ucciso nel 2011, che aveva solo rimarcato l' uso improprio delle leggi sulla blasfemia . E aggiunge: “Se poi si trasformano gli assassini in eroi dell'Islam, è un'altra cosa triste che rovina l'immagine dell'Islam e del Pakistan. L'Islam ci insegna a stare con gli oppressi, ad opporci alla violenza, a proteggere i deboli: come seguaci del Profeta Maometto, dobbiamo essere misericordiosi ”.
Il leader musulmano, esprimendo preoccupazioni per il crescente estremismo e fondamentalismo nel paese, chiosa: “Le azioni violente non offrono il vero messaggio dell'Islam e danneggeranno anche le nostre generazioni future. Esorto tutti i miei fratelli musulmani ad essere messaggeri di misericordia e amano testimoniare l'autentico Islam ”.
(AG-PA) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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ASIA/INDIA - I cattolici: piena solidarietà con gli agricoltori in protesta, si chiede l'abrogazione delle nuove leggi sul settore
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Piena solidarietà agli agricoltori che dallo scorso novembre sono in stato di protesta, chiedendo il ritiro delle nuove leggi che regolano il settore agricolo: la esprime la "All India Catholic Union" (AICU), storica organizzazione del laicato cattolico indiano, fondata nel 1920. In una nota inviata all'Agenzia Fides, "l'AICU riafferma la vicinanza agli agricoltori e ai lavoratori della nazione", dice il Presidente nazionale Lancy D'Cunha.
L'AICU è il più grande movimento di questo tipo in Asia, con membri in ogni stato dell'India. I membri sono professionisti, operano nei servizi e nelle piccole imprese. Molti di loro lavorano nel settore agricolo, e sono coltivatori di risaia e altri cereali, come proprietari e lavoratori in aziende agricole.
"Noi siamo naturalmente solidali con le persone di tutte le fedi che sono agricoltori, pescatori e lavoratori nelle fabbriche. Sappiamo e comprendiamo quanto lavoro e sudore dell'agricoltore servano per produrre cibo per il paese e raccogliere raccolti per l'esportazione" dice D'Cunha. "Conosciamo l'amore che l'agricoltore ha per la terra, per gli animali che alleva, per l'ambiente in cui lavora. Questa passione non si misura solo in termini di denaro" si legge nel comunicato. "Pertanto - prosegue - siamo in totale solidarietà con gli agricoltori che ora protestano alle porte della capitale nazionale, Nuova Delhi. Gli agricoltori lottano per salvare l'agricoltura e quindi salvare l'India dal disastro" ha detto il presidente dell'AICU.
Il governo federale ha approvato nell'autunno dello scorso tre progetti di legge: il disegno di legge per il commercio dei prodotti agricoli; l'accordo per l'assicurazione dei prezzi; la legge sui servizi agricoli, riformando così in toto il settore agricolo. Le nuove leggi abbandonano i sistemi di marketing assistiti dal governo e promuoveranno l'agricoltura a contratto e gli investimenti multinazionali nel settore agricolo. Gli agricoltori hanno espresso la loro diffidenza contro il nuovo sistema, che rischia di esporli - senza più la mediazione statale - alla mercé dei grandi gruppi internazionali. Per questo dal novembre scorso promuovono manifestazioni per l'abrogazione delle leggi, tra l'altro promulgate dal governo federale nel settembre 2020 senza alcuna consultazione né dibattito nazionale, e senza alcun passaggio parlamentare.
"Sappiamo anche che in Europa e in molti altri paesi, i governi onorano l'opera degli agricoltori. I governi, quindi, danno enormi sussidi ai loro agricoltori" dice a Fides il portavoce dell'AICU, John Dayal. Secondo Dayal, “la situazione in India varia da stato a stato e gli agricoltori sono molto stressati. In caso di siccità, grandinate o inondazioni, il lavoro di un intero anno è perso. Sappiamo che negli ultimi dieci anni più di 350mila agricoltori si sono suicidati perché non potevano ripagare i loro prestiti e lo stress era diventato troppo forte". Dayal conclude: "Il governo ha adottato un atteggiamento disumano nei confronti dei contadini, accampati fuori dalla capitale nazionale in un clima pungente e piovoso. Chiediamo che le nuove leggi siano immediatamente ritirate".
(SD-PA) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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ASIA/TERRA SANTA - “Vengo da una terra di conflitti”. Margaret Karram, palestinese di Galilea, eletta Presidente dei Focolari
 
Haifa (Agenzia Fides) - «Sono nata ad Haifa, una città in Galilea, e la mia terra da sempre è stata una terra di conflitti». Così parla di sé Margaret Karram, 58 anni, palestinese, appena eletta nuova Presidente dei Focolari. A sceglierla per la successione a Maria Voce sono stati i 359 delegati partecipanti all’Assemblea generale del Movimento, in corso in questi giorni in modalità virtuale. Le elezioni si sono svolte il 31 gennaio. Margaret ha raccolto le preferenze espresse dai rappresentanti dei Focolari sparsi in tutto il mondo. La nomina è stata ufficializzata lunedì 1° febbraio, dopo che è arrivata la conferma da parte del Dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita, come previsto dagli Statuti generali dei Focolari.
In una video-intervista di alcuni anni fa, oggi accessibile sui media ufficiali dei Focolari, Margaret Karram ha raccontato come la sua nascita in Galilea, la sua provenienza familiare e il lungo tratto di vita trascorso in Medio Oriente abbiano connotato con tratti indelebili la sua spiritualità, le sue attese interiori e il suo sguardo sulle cose del mondo.
«La nostra casa» ha raccontato Margaret «si trovava sul Monte Carmelo, in un quartiere ebraico. Eravamo l’unica famiglia araba cristiana cattolica, di origine palestinese. Ricordo che da piccola, avevo sei anni, alcuni bambini iniziarono ad offendermi pesantemente dicendomi che ero araba e non potevo stare in quel quartiere. Corsi dalla mia mamma piangendo, chiedendole il perché di quella situazione. Per tutta risposta, mia mamma mi chiese di invitare questi bambini a casa. Aveva preparato del pane arabo e ne ha dato loro pregandoli di portarlo alle loro famiglie. Da questo piccolo gesto sono nati i primi contatti con i vicini ebrei che vollero conoscere questa donna che aveva fatto un gesto del genere». Cittadina israeliana, Margaret Karram si è laureata in ebraismo all’Università ebraica di Los Angeles. Molti dei suoi familiari sono emigrati Libano durante gli anni della guerra. E lei stessa ha vissuto nel suo intimo momenti di smarrimento comuni a quanti vivono e crescono in situazioni di conflitto. «Spesso» ha raccontato di sé Margaret «mi recavo nei quartieri arabi a Gerusalemme, a Betlemme o in altri territori palestinesi. Se parlavo in arabo, che è la mia prima lingua, le persone riconoscevano dal mio accento la provenienza dalla Galilea che si trova in territorio israeliano. Viceversa, se parlavo in ebraico mi si faceva notare che il mio accento era diverso dal loro. Questo mi ha creato un senso di smarrimento della mia identità: non ero palestinese, né israeliana … All’età di 15 anni ho incontrato il Movimento dei Focolari e la spiritualità di Chiara Lubich... Ho sentito che non dovevo cambiare le persone ma cambiare io, il mio cuore. Sono tornata a credere che l’altro è un dono per me e io posso essere un dono per l’altro».
Margaret Karram ha lavorato per 14 anni presso il Consolato italiano a Gerusalemme, durante il tempo dell’Intifada, segnato anche da sanguinosi attentati nei luoghi pubblici, «anche nei pullman che io usavo ogni giorno per andare al lavoro. Avevo paura. Sono andata avanti grazie al fatto di avere con me una comunità che condivideva la spiritualità del Focolare. E ho finalmente ritrovato la mia vera identità: quella di essere cristiana, cattolica, testimone di speranza. È stata una tappa importante nella mia vita, che mi ha liberato dalle paure ed incertezze. Potevo amare tutti, arabi e israeliani, rispettando la loro storia e fare di tutto per creare spazi di dialogo, per costruire ponti, fiducia, assistendo a piccoli miracoli, vedevo persone ebraiche e musulmane cambiare atteggiamento e cercare insieme di fare qualcosa per la pace».
Nel giugno 2014, Margaret Karram ha fatto parte della delegazione cristiana presente alla preghiera di “invocazione per la pace” condivisa nei Giardini vaticani da Papa Francesco insieme al Patriarca ecumenico Bartolomeo I, al Presidente israeliano Shimon Peres e al Presidente palestinese Abu Mazen. Dopo quell’incontro, è ricominciata la guerra nella Striscia di Gaza. «Ho capito» ha raccontato Margaret, ricordando quel tempo «che il cuore degli uomini lo può cambiare solo Dio. Dobbiamo continuare a invocare la pace a Dio. Come gli alberi d’ulivo che abbiamo piantato quel giorno, che la pace metta radici e si possano vedere i frutti». (GV) (Agenzia Fides 2/2/2021)
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AMERICA/EL SALVADOR - Il Cardinale Rosa Chávez critica i conflitti tra i poteri dello Stato e la mancata applicazione della legge anti Covid
 
San Salvador (Agenzia Fides) – Il Cardinale Gregorio Rosa Chávez, Vescovo ausiliare di San Salvador, in un breve incontro con alcuni giornalisti della capitale ha criticato domenica scorsa la poca "volontà" da parte delle autorità, di tenere conto della recente legge transitoria speciale per contenere la pandemia dovuta al virus Covid-19, dal momento che si vede solo la tensione tra gli organi legislativo ed esecutivo.
“È un tiro alla fune permanente tra due potenze dello Stato chiamate a lavorare insieme, a cercare insieme il meglio per il Paese, cosa che non è avvenuta, e questa legge ne è un esempio. Viene approvata, viene pubblicata, è una strada aperta, ma non c'è davvero la volontà di prenderla come base” ha detto il Cardinale. Quindi ha evidenziato che questo genere di azioni in cui non c'è accordo, "non aiutano il Paese", ma hanno generato e continuano a generare conflitti e tensioni, "provocando tristezza, indifferenza e anche frustrazione".
Non è la prima volta che il Cardinale critica questo atteggiamento dei poteri dello stato. Nel suo messaggio alla fine del 2020 aveva detto chiaramente: "In questo drammatico clima di sofferenza per la pandemia, c'è una realtà deplorevole a livello di potere politico, c'è un confronto permanente tra i poteri dello Stato, soprattutto tra il potere esecutivo e il potere legislativo. Il dialogo è stato impossibile, ci sono state offese, discredito reciproco, squalifiche e questa è stata una grande sofferenza per chi vuole vedere un Paese che affronta il dolore in serenità e pace, è un debito che abbiamo quest'anno con le persone che aspettano dai loro leader un atteggiamento diverso”.
Con molta fatica, la legge per contenere la pandemia Covid-19 è stata pubblicata dall'Assemblea legislativa ed è entrata in vigore sabato 23 gennaio 2021, dopo che la Camera costituzionale della Corte suprema di giustizia (CSJ) ha ordinato di procedere con tale azione; ma adesso sembra che la mancanza di una normativa pratica venga usata per non applicarla.
(CE) (Agenzia Fides 02/02/2021)
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AMERICA/PARAGUAY - Continuare ad evangelizzare e a catechizzare ancora di più in questa situazione molto difficile
 
Asuncion (Agenzia Fides) - “L'iniziazione e l'educazione alla fede con l'accompagnamento delle nuove generazioni di cristiani per vivere questa fede, è una delle attività primarie della Chiesa. Vi ringraziamo tutti per i vostri sforzi nell'anno 2020, che ha posto a tutti noi una grande sfida. Quest'anno 2021 dobbiamo prepararci a continuare ad evangelizzare e a catechizzare ancora di più in questa situazione molto difficile che ci colpisce”. E’ l’esortazione che il Coordinamento Nazionale della Catechesi (CNC) della Conferenza Episcopale Paraguaiana rivolge ai catechisti offrendo alcune linee guida per l’anno pastorale 2021 che sta per iniziare nel paese sudamericano.
In ogni diocesi la situazione è differente, come anche tra le zone urbane e quelle rurali, e il documento invita a tenere conto delle due modalità dell’attività catechistica, virtuale e in presenza, anche se l’auspicio è di tornare al più presto possibile agli incontri in presenza. “Dobbiamo animare costantemente adulti, famiglie, giovani e bambini, specialmente in questo tempo eccezionale. La Chiesa non può sentirsi svincolata dalla comunione tra i credenti nel Signore” è l’obiettivo generale di queste indicazioni, che invitano i catechisti e i responsabili a fare incontri periodici anche se virtuali, a non perdere il contatto con gli interlocutori attraverso il telefono o le reti sociali, e le relazioni con le famiglie.
Per quanto riguarda gli incontri di catechesi in presenza si raccomanda di osservare le norme sanitarie stabilite dalle autorità: è preferibile svolgere gli incontri all’aria aperta o in locali molto ampi e ventilati, necessario usare mascherine gel disinfettante, attuare il distanziamento, fare incontri ridotti…
In questa situazione, il CNC esorta i catechisti: “Dobbiamo educarci e uscire dall’analfabetismo digitale per entrare nella cultura digitale. Dobbiamo prepararci sempre di più ad usare bene i mezzi telematici” come Zoom, WhatsApp, Facebook… La CNC offrirà un corso di formazione nei mezzi virtuali. Si raccomanda poi in alcuni luoghi di preferire i mezzi più semplici, come la messaggeria, il telefono; inoltre gli audio e i video realizzati siano brevi e offrano possibilità di interazione.
“Tenendo conto che la pandemia non è ancora terminata e che molte cose ci condizionano e ci fanno soffrire, apriamo le iscrizioni alla catechesi in forma virtuale, animata, attraente nonostante la situazione” raccomanda il CNC, che ribadisce: “Abbiamo tanti adulti che dobbiamo animare e rafforzare nel loro incontro con Gesù Cristo, perché abbiano la forza di guidare i bambini e i giovani, di sostenere gli anziani: tutti hanno bisogno di essere iniziati alla vita di fede. Siamo creativi, coinvolgiamo gli adulti. Se a volte la parte dottrinale risulta meno forte in questi tempi, è il momento di dare enfasi alla preghiera, alla vita di carità e alle opere di misericordia come parte della catechesi”. (SL) (Agenzia Fides 02/02/2021)
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mercoledì 20 maggio 2020

Agenzia Fides 20 maggio 2020

AFRICA/GHANA - “Il Covid-19 sta facendo emergere l'immagine della Chiesa come famiglia di Dio”, dice il Direttore Nazionale delle POM
Accra (Agenzia Fides) – “Il Covid-19 ha incoraggiato le famiglie a stare e a pregare insieme, facendo emergere l'immagine della Chiesa come famiglia” dice all’Agenzia Fides p. Isaac Ebo-Blay, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie del Ghana (POM).
“Così facendo la pandemia ha cambiato la percezione della gente verso la Chiesa non più solo come un edificio di culto ma anche e soprattutto come Chiesa di battezzati che sono il tempio dello Spirito Santo: è così che forma la Chiesa domestica”.
Il Direttore nazionale delle POM sottolinea inoltre che la sospensione delle celebrazioni a causa della pandemia “ha incoraggiato la Chiesa del Ghana a utilizzare di più i social media per diffondere il Vangelo ai fedeli, che fino ad ora non erano molto utilizzati”.
“La vita sacramentale dei fedeli però è stata gravemente colpita perché sebbene seguano la Messa online e in tv e preghino per la loro comunione spirituale, non è la stessa cosa della partecipazione alla celebrazione comunitaria dell'Eucaristia” sottolinea p. Ebo-Blay. Inoltre “la vita pastorale è stata gravemente colpita. Le visite a case, ospedali, prigioni ecc. sono state sospese. Gli anziani e i malati non ricevono la comunione”.
Gli effetti di questo periodo di blocco delle regolari attività ecclesiali potrebbero determinare sviluppi come "un aumento dell'influenza dei gruppi ecclesiali, i cui membri laici generalmente dedicano molto più tempo degli altri cattolici al lavoro missionario e con più fervore evangelico” o l'emergere di piccole affiatate comunità di fede all'interno delle parrocchie, che si incontrano regolarmente nelle case, invece che in grandi eventi parrocchiali”.
Dal punto di vista economico dice il Direttore nazionale delle POM “la pandemia ha messo a dura prova i contributi delle persone. Sebbene i pagamenti elettronici e digitali vengano effettuati da alcuni fedeli, una percentuale maggiore di questi non riesce a pagare. Ciò sta influenzando negativamente la missione della Chiesa in Ghana”.
In questa difficile situazione, “la Chiesa in Ghana deve essere lodata per aver mostrato compassione e amore per le persone che vivono negli slum di città e villaggi” dice p. Ebo-Blay. "I giovani aiutano a distribuire cibo alla gente. Tuttavia, nel perseguimento della missione, la Chiesa in Ghana dovrebbe prestare maggiore attenzione ai poveri nella Chiesa e nella società il cui numero è aumentato”. Il Direttore delle POM ricorda un’importante iniziativa caritativa: “l'arcidiocesi di Accra con il suo pastore, l’Arcivescovo Sua Ecc. Moms. John Bonaventure Kwofie, ha offerto cibo e sistemi di protezione personale (DPI) ai residenti della baraccopoli “La città di Dio” che ospita oltre 150.000 abitanti per lo più poveri e vulnerabili”.
“La recessione potrebbe anche provocare una nuova spinta e un'opportunità per l'evangelizzazione, poiché le persone sono provate dalla pandemia e si trovano alla ricerca di un significato” dice p. Ebo-Blay.
Per quanto riguarda il Fondo speciale di emergenza delle POM per le vittime di coronavirus, p. Ebo-Blay dice che “sebbene le informazioni sul Fondo di emergenza siano state ricevute e diffuse alle Opere e alle istituzioni della Chiesa, solo una delle Opere finora ha promesso una donazione. Stiamo ancora aspettando la risposta delle altre Opere. Nel frattempo alcune società ecclesiali hanno contribuito agli sforzi della Conferenza episcopale cattolica del Ghana per aiutare le vittime del coronavirus”. (L.M.) (Agenzia Fides 20/5/2020)
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AFRICA/ANGOLA - La vita dopo Covid-19 non sarà più la stessa: in aumento fame e povertà
Luanda (Agenzia Fides) – I primi casi di coronavirus nel Paese sono stati registrati dalle autorità alla fine di marzo. Alcune settimane dopo, il governo ha decretato lo stato di emergenza, ma "nella crisi, si è registrata e vista la presenza costante della Chiesa cattolica accanto alla popolazione": lo scrive all’Agenzia Fides José Ventura, docente e sociologo angolano. “Con lo stato di emergenza, gli angolani sono entrati in isolamento, riducendo così i diritti della popolazione, in vista di attenuare la pandemia. Chiuse scuole, chiese, università, pubblica amministrazione, società private e commercio informale.”
Nella nota pervenuta a Fides, il professor Ventura sottolinea che "la Chiesa cattolica è la più grande confessione religiosa del paese e attraverso i media, principalmente attraverso Radio Ecclesia, Radio Maria, le emittenti diocesane e la televisione di stato ha intensificato la sua presenza trasmettendo la messa domenicale. Le parrocchie sono rimaste accanto alla gente attraverso i social network, una realtà non molto presente prima del Covid-19. In alcune comunità, ad esempio, i parroci hanno creato su Facebook, il social più usato del paese, i profili delle loro parrocchie per rimanere più presenti nella vita dei fedeli.”
Facendo riferimento alla situazione della vita sociale ed economica, il sociologo angolano rileva che “la vita in Angola è diventata più costosa dal punto di vista economico. I limiti imposti dallo stato di emergenza hanno indebolito il mercato informale, assorbendo gran parte della forza lavoro del paese. Poiché la maggior parte dei cittadini dipende dal settore informale, la povertà è aumentata e con essa le difficoltà dei cittadini. La situazione tende a peggiorare a causa del calo del prezzo del petrolio, mettendo il paese in una situazione di dilagante recessione economica, che dura dal 2014 e che aggrava la vita delle popolazioni. Giorno dopo giorno molte famiglie perdono il loro potere d'acquisto. A causa della situazione di estrema povertà, ci sono casi di decessi dovuti alla fame. Inoltre, aggiunge il giornalista angolano - in Angola, il sistema sanitario nazionale è molto fragile, anche oggi molte persone muoiono per malaria.”
Continua Ventura: “Per mitigare la situazione sociale causata dalla pandemia, il governo ha attuato politiche di assistenza sociale con distribuzione gratuita di acqua potabile, alimenti non deperibili, prodotti per l'igiene . Secondo l'opinione di esperti sociali, queste misure del governo non risolvono la situazione di povertà in Angola. L'esecutivo angolano dovrebbe rivedere le sue politiche pubbliche, legate all'emancipazione delle famiglie, poiché il piano di diversificazione economica annunciato nel 2014 non ha dato buoni esiti. Tuttavia, le autorità locali sperano di tornare presto alla vita normale nel paese, con il ripristino dei servizi, delle istituzioni e dell'economia. Una cosa è certa, la vita dopo il Covid-19 non sarà più la stessa”, conclude il professor Ventura.
(JV/AP) (Agenzia Fides 20/5/2020)
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ASIA/FILIPPINE - Dopo il Covid-19, urge una "svolta verde" nell'economia, ripartendo dall'agricoltura
Manila (Agenzia Fides) - La Chiesa nelle Filippine vede l'urgenza e propone una "svolta verde" nell'economia del paese, soprattutto nel periodo post-Covid-19. Secondo gli economisti dell'Università Ateneo di Manila, guidata dai Gesuiti nella capitale, la nazione potrebbe sollevarsi dalla pandemia, e avere una ripresa migliore e duratura, se il governo attuasse riforme che incoraggino lo sviluppo di un'economia verde, trainata dall'agricoltura.
Questi temi e queste riflessioni sono state rilanciate e diffuse da vari enti e istituzioni cattoliche nel corso della Settimana celebrativa dedicata alla "Laudato Si'", che si tiene dal 16 al 24 maggio in occasione del 5° anniversario dell'enciclica di Papa Francesco.
Il Segretariato nazionale per l'azione sociale (NASSA) della Conferenza episcopale delle Filippine, che è la "Caritas Filippine", ha lanciato per l'occasione la "Campagna verde Laudato Si'", al fine di "creare una maggiore consapevolezza tra le persone per la cura dell'ambiente e i nuovi modelli di viluppo" ha spiegato a Fides p. Edwin Gariguez, segretario esecutivo del NASSA.
La campagna promuove la sicurezza alimentare, la tutela dell'ambiente e delle popolazioni indigene, investimenti verso l'energia pulita e rinnovabile, Il Segretariato ha avviato un programma per garantire la sicurezza alimentare nelle comunità durante e dopo la pandemia di coronavirus. A tal fine si incoraggiano diocesi e parrocchie a promuovere l'agricoltura comunitaria e a intensificare le loro campagne ecologiche.
In tempi di Covid-19, si afferma, la fede, la prossimità, la solidarietà e la condivisione sono "armi vitali per salvare i nostri simili".
Per rispondere a questo appello, tra le tante iniziative registrate in tutte le diocesi, la diocesi di San Carlos, attraverso la San Carlos Diocesan Social Action Foundation, Inc. ha avviato uno programma per raggiungere gli indigenti, lanciando il progetto "Adotta una famiglia". Si punta così a individuare quanti considerati i più poveri tra i poveri, persone che non sono in grado di lavorare a causa della crisi e quindi non hanno la capacità di nutrire la loro famiglia. (SD-PA) (AGenzia Fides 20/5/2020)
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ASIA/CAMBOGIA - Il ricordo delle vittime dei Khmer rossi è occasione per fare memoria dei martiri cambogiani
Phnom Penh (Agenzia Fides) - "Ricordiamo oggi le vittime e le sofferenze che sono avvenute durante il regime genocidario dei Khmer rossi. Ricordiamo anche i nostri martiri. E preghiamo per la pace, il dialogo e la riconciliazione in Cambogia e nel mondo": è il messaggio inviato all'Agenzia Fides dal Vescovo Olivier Schmitthaeusler, M.E.P, Vicario Apostolico di Phnom Penh, mentre il Cambogia il 20 maggio si celebra la Giornata per ricordare le stragi compiute dai Khmer Rossi e dal regime di Pol Pot. I cambogiani la definiscono "Giornata della rabbia'', e spesso in diversi luoghi si assiste a ricostruzioni o rappresentazioni in cui studenti vestiti in nero ricreano le vessazioni commesse nei celebri "campi del massacro''.
Ma la Chiesa vuole ricordarla e celebrarla come "Giornata della memoria, dei martiri e della riconciliazione", piuttosto che porre l'accento su sentimenti come rabbia e vendetta. Spiega il Vescovo a Fides: "Quest'anno celebriamo il 45° anniversario dell'ordinazione episcopale del primo Vescovo cambogiano, Mons. Joseph Chhmar Salas, ordinato segretamente da Mons. Yves Ramousse, il 14 aprile 1975, mentre la chiesa di Notre Dame a Phnom Penh veniva bombardata. Il 17 aprile 1975, i Khmer Rossi entrarono a Phnom Penh e tutta la popolazione fuggì o fu evacuata. Mons. Chhmar Salas fu portato nel nordest del Paese, a Tangkauk, dove è morto nel 1977. È il protomartire nella nostra lista di 14 martiri la cui causa di beatificazione è in corso dal 15 maggio 2015" .
Il Vicario Apostolico aggiunge: "Quest'anno celebriamo, inoltre, il trentesimo anniversario della resurrezione della Chiesa in Cambogia: era il 14 aprile 1990 quando Mons. Emile Destombes celebrò nuovamente la Pasqua in un cinema a Phnom Penh. Fu un momento storico e di grande valore simbolico e spirituale: nel blackout degli anni bui del regime, la luce della fede non si era spenta e la fiamma del cero pasquale riscaldò e illuminò quella stanza buia". " Oggi - prosegue Mons. Schmitthaeusler - i cattolici dicono con fede: Cristo Gesù è vivo! Questo è ciò che abbiamo celebrato 30 anni dopo, nel nostro mondo invaso dall'oscurità della morte, della paura e della solitudine. Vogliamo ricordare le ultime parole di Mons. Salas a Mons. Ramousse, pronunciate il 17 aprile 1975 prima di partire per le polverose strade della Cambogia, che furono: 'Parlate di noi al mondo'. Con questo spirito teniamo viva la memoria dei nostri martiri e viviamo nella Cambogia di oggi il Vangelo della pace e della riconciliazione".
Durante il potere dei Khmer Rossi, dal 1975 al 1979, circa due milioni di cambogiani morirono a causa di esecuzioni, fame o malattie. I campi di sterminio punteggiano il paese, con oltre 20.000 siti di tombe di massa contenenti oltre 1,38 milioni di corpi, secondo il Centro di documentazione della Cambogia. Il più grande dei campi di sterminio era Choeung Ek, che si trova alla periferia di Phnom Penh e oggi funge da monumento a tutti coloro che sono morti e sopravvissuti, e per ricordare ai posteri quella immane sofferenza. Per le proporzioni del fenomeno e l’impatto sulla popolazione totale, lo sterminio cambogiano può essere considerato come un caso senza precedenti nella storia dell’umanità. (PA) (Agenzia FIdes 20/5/2020)
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AMERICA/COLOMBIA - Covid 19: gli operatori della pastorale sociale sono un ponte tra le persone che hanno bisogno
Malaga (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica continua a portare avanti il suo impegno ​accompagnando, sostenendo, proteggendo e coordinando gli sforzi per garantire il minimo necessario di cui hanno bisogno le comunità in questo periodo di pandemia. Così la diocesi di Malaga-Soatá, da Santander (Colombia) ha informato della condivisione con i più vulnerabili.
Tutto il gruppo che lavora nella leadership della diocesi ha organizzato delle iniziative di beneficenza nella regione, come l'assistenza alimentare, l'accesso alla salute e il reperimento di alloggio, che hanno particolarmente alleviato la situazione della popolazione vulnerabile e migrante; Un altro dei suoi contributi è la promozione dello sviluppo umano integrale e dei processi di formazione, principalmente per la popolazione rurale, al fine di generare economie sostenibili, autosufficienti e solidali.
Rispondendo ai bisogni che sorgono a seguito dell'emergenza sanitaria che il Paese sta affrontando a causa del Covid-19, Mons. José Libardo Garcés Monsalve, i sacerdoti e i parroci di questa circoscrizione, con l'obiettivo di non avere "nessun affamato nella diocesi" hanno promosso campagne di incoraggiamento e di speranza, al fine di promuove la solidarietà e la generosità a livello diocesano e da parte delle parrocchie. La raccolta di beni di prima necessità è stata molto positiva, grazie alla risposta della comunità e soprattutto dei commercianti, che contribuiscono maggiormente a questa causa.
Nella nota inviata a Fides, il sacerdote Luis Alfonso Hernández, osserva: "lo facciamo perché riconosciamo che questa è la missione della Chiesa, è la nostra missione, la nostra responsabilità, perché comprendiamo che la carità è il cuore del Vangelo e senza di essa non ci sarebbe alcun senso o ragione di essere, ciò che facciamo è ciò che siamo”.
Da quando è iniziata la quarantena, le azioni di sensibilizzazione e condivisione si sono intensificate, le reti di comunicazione sono state rafforzate in modo che gli aiuti raggiungano le persone che ne hanno bisogno, in particolare gli anziani, i malati, le persone in carcere, le famiglie più vulnerabili, i migranti, la popolazione rurale dispersa e i disoccupati.
"Gli operatori della pastorale sociale sono un ponte tra le persone che hanno bisogno di accesso agli aiuti alimentari e noi che li canalizziamo" afferma il sacerdote Hernández. Inoltre, la diocesi ha gestito, articolato e coordinato le azioni con organizzazioni come il Banco Alimentare, ad esempio, con quella di Bucaramanga, è riuscita a gestire 100 mercati che sono stati di grande aiuto per la popolazione vulnerabile.
(CE) (Agenzia Fides 20/05/2020)
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AMERICA/PARAGUAY - Nella sua visita Giovanni Paolo II ci incoraggiò “a non rinunciare al sogno e all'impegno per un Paraguay riconciliato e fraterno”
Asuncion (Agenzia Fides) – “Nell'Anno della Parola di Dio che celebra la nostra Chiesa in Paraguay, Dio ha cercato il modo per rendere la Buona Novella più viva e presente. Le chiese sono state vuote, ma i pulpiti sono stati riempiti con la Parola di vita eterna. Speriamo che, rispettando le necessarie misure igieniche e di biosicurezza, saremo presto in grado di incontrarci di nuovo per condividere la frazione del pane e i sacramenti della Chiesa. Manteniamo viva la fede, resti saldo il nostro animo, come ci ha detto san Giovanni Paolo II”. E’ l’esortazione che i Vescovi del Paraguay hanno rivolto alla comunità dei fedeli il 19 maggio. “Il centenario della nascita di San Giovanni Paolo II, che ci visitò 32 anni fa come Papa, è l'occasione di questo messaggio pastorale – spiegano -. Ricordiamo nel suo ministero e nel suo magistero, la sua fede convinta e ferma… Papa Giovanni Paolo II ci ha visitato per confermarci nella fede, nella speranza e nella carità, incoraggiandoci a non rinunciare al sogno e all'impegno per un Paraguay riconciliato e fraterno”.
Nel loro messaggio, pervenuto a Fides, i Vescovi ricordano che “sono passati mesi dalla dichiarazione della pandemia di Covid-19 e sappiamo che la fine non sarà presto”. Di fronte alla fatica, alla paura, all'angoscia per il pane quotidiano, alla sensazione di insicurezza e vulnerabilità, agli interrogativi per il futuro, invitano: “aumentiamo le nostre preghiere, affinché, dalla solidarietà internazionale e nazionale, possano essere offerte soluzioni scientifiche, tecniche, economiche e amministrative per sostenere la vita, proteggere la convivenza e aprire nuove e migliori vie per l'umanità”. I Vescovi del Paraguay sono “solidali in questa avversità”, e ricordano le parole di San Giovanni Paolo II sulla valorizzazione della cultura locale per superare le prove.
Il messaggio è articolato in cinque punti, richiamando le parole di Papa Giovanni Paolo II. Il primo, “Viviamo la speranza, non la paura”, ricorda che “come cristiani dobbiamo essere prudenti, ascoltare i consigli dei medici e proteggerci. Ma ancora di più, dobbiamo rinnovare il nostro impegno per Cristo in ogni persona malata, con il vicino che è solo, in condizioni vulnerabili, lontano dalla sua casa e famiglia… Per rafforzare la speranza dobbiamo fare più affidamento sulla fede e sull'amore, che ci umanizza e ci spinge a fare il bene”. Nel secondo punto, intitolato “Traiamo forza dalla debolezza, per offrire ospitalità ai più vulnerabili”, scrivono: “La nostra forza cristiana si manifesta nella capacità di prenderci cura dello straniero, dell'abbandonato, del visitatore, del bisognoso, condividendo ciò che abbiamo, anche se è poco”.
Quindi, nel terzo punto, esortano a sostenere “il coraggio della solidarietà”. Molti hanno perso il lavoro e non sono in grado di mantenere le loro famiglie, l'economia entra in una fase di recessione, aumentano violenza domestica e atti criminali, per questo “Dobbiamo decidere tra egoismo o generosità, scegliere di costruire un mondo più cristiano e più umano, prendendoci cura dell'integrità delle persone, della vita delle famiglie, unendo gli sforzi di solidarietà di tutti per il pane, la casa, il lavoro, la salute e l’istruzione”.
Il quarto punto chiede una leadership di alta moralità, “impegnata per la vita e un nuovo Paraguay”. “La nostra missione di pastori e di tutti i cristiani – scrivono - è quella di costruire una società più sana nella vita morale e piena di pace nella convivenza. La moralità pubblica è il presupposto che rende possibili i più grandi ideali di giustizia, pace, libertà e partecipazione”, quindi sottolineano che “l'ora in cui viviamo deve essere intesa come la chiamata di Dio per coloro che occupano una posizione di comando e per tutti i cittadini. È tempo di prendere le giuste decisioni, di apportare le modifiche necessarie e di proporre i piani adeguati per lo sviluppo integrale del nostro paese a beneficio di tutti”.
Infine i Vescovi invitano a rivolgersi alla Vergine di Caacupé: “Lei non ci abbandona nella nostra povertà, nella nostra malattia, nelle situazioni di dimenticanza sociale, e ci chiede di non scoraggiarci, di avere fede nel suo Figlio Gesù, di ascoltare la sua Parola e di continuare insieme, come suoi discepoli”. (SL) (Agenzia Fides 20/5/2020)

lunedì 20 aprile 2020

Agenzia Fides 20 aprile 2020

AFRICA/COSTA D’AVORIO - Giornata nazionale dei detenuti: appello di un prete per una maggiore umanizzazione delle carceri
 


Abidjan (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica in Costa d'Avorio, attraverso la Commissione Episcopale per la pastorale sociale, celebra ogni anno dal 2007 nella festa della Divina Misericordia, la giornata nazionale dei detenuti. Un'iniziativa della Chiesa per essere più vicini ai prigionieri e mostrare loro la misericordia di Dio. Ma anche per evidenziare le realtà esistenziali delle carceri ivoriane.
In occasione della quattordicesima edizione della Giornata nazionale dei detenuti, che quest'anno dovrebbe svolgersi nell'arcidiocesi di Gagnoa e che, per motivi legati alla COVID-19, non ha potuto avere luogo, p. Charles Olidjo Siwa, segretario esecutivo nazionale della sottocommissione nazionale per la cura pastorale delle carceri, chiede il rispetto della dignità umana e la cura dell'igiene nelle carceri ivoriane.
"Diciamo che ci sono situazioni nelle nostre carceri che minano la dignità della persona umana, ad esempio la sovrappopolazione, inoltre alcune case di correzione in Costa d'Avorio sono prive di latrine. Certamente i governi fanno sforzi che accogliamo con favore, ma a questo livello pensiamo che non si sia fatto abbastanza. I detenuti devono essere davvero trovarsi in un luogo di correzione” auspica p. Siwa. Infatti il tema scelto per l'anno pastorale 2019-2020 della Giornata nazionale dei prigionieri è: "Per il rispetto della dignità della persona umana, cerchiamo di impegnarci nell'igiene in carcere”.
Durante la celebrazione della giornata nazionale dei carcerati si visitano i detenuti in una delle case correzionali del Paese, cui si donano viveri e pasti. Un'azione che non è stato possibile effettuare a causa della pandemia di Coronavirus. P.. Siwa lancia comunque un appello alla solidarietà, invitando cristiani e persone di buona volontà a sostenere i prigionieri, dando al contempo alle carceri un volto più umano.
Il Presidente della Repubblica, Alassane Ouattara nell’ambito alla lotta contro il coronavirus ha graziato lo scorso 8 aprile 1000 prigionieri e ha ridotto la pena ad altri 1004.
La Costa d'Avorio ha 34 carceri e strutture correttive con una popolazione carceraria di 16.800 detenuti. La prigione più grande e famosa del paese, il Centro di correzione e detenzione di Abidjan (MACA), progettato per ospitare 1.500 detenuti, oggi ha una popolazione carceraria di 7.400 prigionieri. Un terzo dei carcerati (2.141 persone) del MACA sono in detenzione preventiva. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 20/4/2020)
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AFRICA/NIGERIA - Covid-19: la Caritas nigeriana distribuisce generi alimentari ai poveri bloccati a casa
 
Abuja (Agenzia Fides) - La Catholic Caritas Foundation of Nigeria (CCFN) ha donato materiali alimentari a oltre 500 famiglie nella comunità di Durumi e dintorni ad Abuja (capitale federale della Nigeria), a famiglie bisognose bloccate in casa per le misure di prevenzione disposte dalle autorità per contrastare l’epidemia di COVID-19.
Il Segretario Generale della CCFN, Rev. P. Zacharia Samjumi, nello spiegare l’iniziativa, a specificato che i beneficiari sono stati attentamente selezionati e sono principalmente persone che traggono di che vivere da attività informali condotte ogni giorno. Il lock down della popolazione di 14 giorni e la sua estensione per altri 14, ha praticamente gettato queste famiglie alla fame. Per questo la CCFN ha avviato il programma di distribuzione gratuita di generi alimentari, inizialmente a 200 famiglie, ora esteso a 500 per poi raggiungere 1000 famiglie.
P. Samjumi ha rivolto un appello ai nigeriani benestanti perché contribuiscano al programma di assistenza della Caritas e di altre organizzazioni. “Pensiamo che vi siano organizzazioni credibili che possono raggiungere i più poveri della società, per i quali il blocco in casa sta avendo un impatto grave. Chiediamo ai nigeriani benestanti attraverso queste organizzazioni credibili di fornire gli aiuti ai bisognosi ", ha detto p. Samjumi
Anche Sua Ecc, Mons. Adewale Martins, Arcivescovo di Lagos, nella sua omelia per la Messa della Divina Misericordia nella Cattedrale di Santa Croce, Lagos, trasmessa per televisione a causa del lock down, ha lanciato un appello alla solidarietà. "Lodiamo i nostri parrocchiani che hanno provveduto ai poveri" ha detto Mons. Martin, che ha chiesto ai responsabili della distribuzione degli aiuti di assicurarsi che questi siano dati alle persone che ne abbiano effettivo bisogno.
Le autorità della Nigeria hanno confermato 86 nuovi casi di coronavirus e 21 decessi, per un totale di 627 casi confermati.Le autorità hanno imposto un blocco nella capitale Abuja, a Lagos e negli Statoodi Ogun e di Kano.
Le misure di lock down sono comunque difficili da far rispettare in Nigeria. Le forze dell’ordine sono accusate di aver ucciso una ventina di persone per aver violato il coprifuoco.
Inoltre uomini armati hanno ucciso 47 persone in attacchi ad alcuni villaggi nello stato nigeriano nordoccidentale di Katsina nelle prime ore di sabato 18 aprile, secondo quanto riferiscono fonti di polizia. (L.M.) (Agenzia Fides 20/4/2020)
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ASIA/INDIA - La domenica della "Divina misericordia" spesa per i più poveri, bloccati dall'emergenza coronavirus
 
Bhubaneswar, (Agenzia Fides) - Vescovi e fedeli cattolici nello stato di Orissa (Odisha) hanno vissuto la domenica della Divina Misericordia, il 19 aprile, dedicandosi agli emarginati, agli "scartati", ai migranti e agli indigenti, in questa fase di "blocco totale" della nazione, a causa dell'emergenza Covid-19, esteso dal governo fino al 3 maggio. Come spiegano all'Agenzia Fides fonti della Chiesa locale, per i più poveri, la fame è diventato un nemico peggiore di COVID-19. I poveri, emarginati, lavoratori a giornata sono i più colpiti da questo blocco: non hanno lavoro, né denaro né cibo per vivere.
I Vescovi dello stato di Odisha hanno preso l'iniziativa di aiutare i poveri e i bisognosi durante il blocco nazionale della Divina Misericordia domenica 19 aprile 2020.
La diocesi di Rayagada ha organizzato il servizio di distribuzione del cibo coinvolgendo anche altre organizzazioni della società civile, andando a beneficiare lavoratori migranti, autisti, piccoli commercianti, operai a giornata, vedove, anziani, mendicanti, senza tetto.
"La Divina Misericordia di Cristo è l'amore che ha per l'umanità, nonostante i nostri peccati che ci separano da Lui", ha spiegato a Fides mons. Aplinar Senapati, della Congregazione della Missione (CM) Vescovo di Rayagada, impegnato a offrire materiali ai poveri e ai bisognosi.
"Pur mantenendo il distanziamento sociale, i nostri cuori sono vicini ai poveri e ai bisognosi: e Gesù mostra che la sua misericordia per i piccoli", ha detto. "Nel nostro modo semplice raggiungiamo queste persone che sono di Dio".
La Diocesi ha distribuito a 700 famiglie cibo e un kit sanitario con disinfettante, sapone e maschera. Le suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) si sono unite alla distribuzione e hanno aiutato le persone a ricevere i kit. "Grazie a questi doni, sperimentiamo l'amore e la misericordia del nostro Dio", ha detto Priti Pradhan, una vedova cattolica di Rayagada.
“Abbiamo deciso che tutte le parrocchie, le scuole e le istituzioni potrebbero generare un proprio fondo e scorte alimentari per aiutare i poveri nella razione quotidiana di cibo”, ha affermato mons. Niranjan Sualsingh, Vescovo di Sambalpur, mentre distribuiva i materiali alimentari agli abitanti delle baraccopoli e ai migranti.
In questo momento di battaglia contro COVID-19 lo stress tra le persone è in aumento, la situazione dei poveri e dei lavoratori migranti peggiora. Milioni di indiani soffrono. "Dobbiamo essere sensibili a questa tragedia umana senza precedenti. Le attuali situazioni richiedono da noi semplicità e austerità dello stile di vita , per alleviare la sofferenza dei più poveri", ha aggiunto mons. Niranjan Sualsingh.
Grazia alla collaborazione delle varie parrocchie e dei vari ordini e congregazioni religiose, maschili e femminili, le aree periferiche o i quartieri più poveri sono stati raggiunti, inclusa la colonia di lebbrosi A Burla e 250 famiglie di una baraccopoli, tutta di popolazione non cristiana.
"Il COVID-19 ci ha resi tutti più premurosi e compassionevoli verso le persone , verso la gente senza speranza della società, senza alcuna discriminazione di etnia o religiose", ha detto suor Sunita Ekka Superiora della congregazione della Santa Croce e Sambalpur. Le autorità civili dello stato hanno molto apprezzato il gesto e la solidarietà dei cattolici. (PN-PA) (Agenzia Fides 20/4/2020)
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ASIA/CAMBOGIA - La risposta al Covid-19: Vescovo e sacerdoti vicini con creatività alla gente nei villaggi
 
Phnom Penh (Agenzia Fides) - "Il nostro cuore è rivolto e affidato a Nostra Signora del Sorriso, nel mezzo delle risaie della Cambogia, mentre è in corso il fermo di ogni attività per la diffusione del coronavirus", dice all'Agenzia Fides mons. Olivier Schmitthaeusler, Vicario apostolico di Phnom Penh, raccontando come la Chiesa in Cambogia ha risposto all'emergenza. Dal 17 marzo 2020, le riunioni e le attività religiose sono vietate dal Ministero della salute e le scuole sono state chiuse, fino a nuovo avviso.
"La Chiesa cattolica in questo contesto ha cercato di organizzarsi in modo creativo e proattivo. Tutti i raduni nelle nostre comunità: messe, preghiere comuni, incontri, seminari sono sospesi e tutte le nostre scuole sono chiuse, ma Vicariato Apostolico di Phnom Penh è stato molto attivo per cercare di continuare il servizio pastorale", riferisce.
Il Vescovo ha istituito una speciale "task force Covid-19" il 19 marzo con rappresentanti dei settori pastorali e uffici diocesani. "Dalla domenica 22 marzo, abbiamo iniziato a celebrare una messa e un rosario quotidiano 'live' su social network Facebook e Youtube. Il nostro servizio di comunicazioni sociali cattoliche è in allerta 24 ore al giorno per consentire a tutti di rimanere in comunione, poiché l'Eucaristia può radunare fisicamente solo 3 o 4 fedeli", dice.
Inoltre, prosegue il Vicario, "ho chiesto a ciascun sacerdote di stabilirsi in una comunità del Vicariato per celebrare in questi luoghi, senza i fedeli certamente, ma questa presenza è preziosa ed è un segno di vicinanza concreta alle piccole nei villaggi". Lo stesso Vescovo non risiede in episcopio, ma si è temporaneamente trasferito nella parrocchia di Nostra Signora del Sorriso, a 90 chilometri da Phnom Penh: "Lì sono stato sacerdote per 10 anni, c'è la più grande comunità cambogiana del Vicariato, nonché gran parte dei programmi di istruzione e sviluppo. Ho celebrato da lì il Triduo Pasquale, trasmesso con i poveri mezzi a disposizione in mezzo alle risaie, ma ritrasmesso a Phnom Penh in modo professionale dal nostro servizio di comunicazione".
Intanto, aggiunge il Vicario, "le nostre scuole cattoliche hanno organizzato corsi di e-learning e seguono i nostri studenti dalle scuole elementari alle superiori. L'Istituto Saint Paul ha iniziatoun programma completo di istruzione a distanza per i nostri studenti. È stata istituita una formazione online per insegnanti di scuola materna".
Molto attivo il settore della carità: "La nostra Alleanza per la carità e lo sviluppo - che riunisce le nostre ONG cattoliche, le congregazioni religiose che lavorano in diverse aree della società, gli uffici ed enti impegnati in particolare per la salute, l'educazione cattolica, il servizio sociale - è molto attiva e si prepara per il post-covid-19. Stiamo distribuendo cibo, disinfettante e maschere per i più poveri. L'emergenza Covid-19 lascerà ripercussioni durature sui più vulnerabili: lavoro perduto, impennata dei debiti, attività economiche chiuse: attraverso i nostri servizi sociali e le nostre ONG, saremo in grado di essere al servizio del prossimo, in nome di Gesù Cristo risorto".
Un pensiero speciale il Vescovo lo rivolge "a 70 catecumeni che avrebbero dovuto ricevere il sacramento del battesimo nella notte di Pasqua. Possano rimanere forti nella fede in questo tempo di prova. Speriamo che, se Dio vorrà, la domenica di Pentecoste, 31 maggio 2020, possiamo riunirci di nuovo e battezzarli nella gioia dello Spirito Santo". (PA) (Agenzia Fides 20/4/2020)
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AMERICA/PARAGUAY - I Vescovi: solidarietà con altri paesi colpiti dal coronavirus
 
Asuncion (Agenzia Fides) - Solidarietà, vicinanza spirituale e preghiere per la drammatica situazione in corso per le terribili conseguenze della pandemia di COVID-19: la esprimono i Vescovi del Paraguay in una lettera ai presidenti delle Conferenze episcopali di Italia, Stati Uniti ed Ecuador.
Recita la missiva pervenuta a Fides: "La Chiesa e il popolo del Paraguay si sono uniti in preghiera con Papa Francesco, con la convinzione che siamo nella stessa barca in mezzo alla tempesta, fragili e timorosi, ma chiamati a remare insieme come fratelli, con piena fiducia nell'infinita misericordia di Dio, per raggiungere la buona meta guidata dal Signore Gesù”.
La lettera è destinata al cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Conferenza episcopale italiana; Mons. José Horacio Gómez, Arcivescovo di Los Angeles e Presidente della Conferenza episcopale dei vescovi cattolici degli Stati Uniti; Mons. Eugenio Arrellano Fernández, vescovo vicario apostolico di Esmeraldas e presidente della Conferenza episcopale dell'Ecuador.
"Anche nel nostro paese continuiamo a sopportare con incertezza e sofferenza il progresso della diffusione della malattia e offriamo preghiere al Signore Dio, dai diversi angoli della nazione per porre fine a questa pandemia", Scrivono i Vescovi.
Il gesto di solidarietà della Chiesa cattolica è stato diffuso in Paraguay attraverso le reti sociali e ha fatto prendere consapevolezza dell'importanza delle precauzioni necessarie per contenere la diffusione del Covid-19 nel paese. Il Paraguay è uno dei paesi della zona che ha il minore numero di casi di coronavirus: 206 casi positivi al virus e 8 morti. Il paese comunque è in quarantena.
(CE) (Agenzia Fides 20/04/2020)
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AMERICA/ECUADOR - Rottura dell'oleodotto: disastro per le popolazioni e per il territorio
 
Aguarico (Agenzia Fides) - E' un disastro ecologico che colpisce le popolazioni locali e il territorio: Mons. José Adalberto Jiménez Mendoza, vescovo del Vicariato Apostolico di Aguarico (Ecuador), ha denunciato con preoccupazione la rottura, avvenuta il 7 aprile, di un tratto dell'Oleodotto pesante (OCP) all'interno del Sistema dell'Oleodotto Trans-Ecuatoriano (SOTE), considerato come la principale rotta attraverso cui viene trasportato petrolio in Ecuador. Il disastro ha un impatto pesante soprattutto su un centinaio di comunità a Napo, Orellana e nel Perù settentrionale. "Siamo fortemente preoccupati per le nostre comunità e chiediamo che lo Stato e la società diventino sensibili e responsabili della difesa della casa comune", rileva ha detto mons. Jiménez in un messaggio inviato a Fides.
Secondo la denuncia del prelato, le comunità colpite dalla contaminazione non sono state informati tempestivamente. Il ritardo nel segnalare il disastro è stato chiaro nelle informazioni diffuse dai responsabili dell'azienda Petroecuador e dal governo nazionale: hanno palato solo di una "riduzione della pressione nel gasdotto influenzerebbe il funzionamento del Sistema SOTE", senza menzionare la rottura di la condotta e la conseguente fuoriuscita del petrolio.
Il Vescovo Mendoza, intanto, riferisce che non sono state ancora adottate misure di contenimento, che risultano urgentissime, per fermare la fuoriuscita del greggio, che ha raggiunto le acque del fiume Coca e Napo, causando gravi effetti ecologici e ambientali. Se si aggiunge all'inquinamento da petrolio la difficile situazione generata dalla pandemia di Covid-19, si nota che "le comunità locale subiscono il deterioramento della loro salute, la perdita delle loro garanzie alimentari e la stabilità sociale", si rileva.
L'oleodotto si è rotto il 7 aprile, apparentemente a causa di eventi naturali nelle aree circostanti la cascata di San Rafael, tra Napo e Sucumbíos. Secondo le prime stime, si calcolano 4.000 barili di greggio versati sui fiumi Napo e Coca. Circa 100 comunità della zona sono rimaste senza acqua per qualche giorno e ancora oggi si svolgono lavori di pulizia specializzata per ripristinare i principali servizi della zona.
Come accaduto in altre occasioni, si è cercato di nascondere o minimizzare l'accaduto e solo le istituzioni della Chiesa hanno denunciato apertamente il fatto con le sue terribili conseguenze. La Conferenza Episcopale del Ecuador ha dato molto spazio alla lettera di denuncia pubblicata dal Vicariato Apostolico di Aguarico che racconta la critica situazione della zona. Altre denunce sono arrivate anche dalla Red Eclesial Panamazonica (REPAM) e dalla Confederación de Nacionalidades Indígenas de la Amazonía Ecuatoriana (Confeniane)
(CE) (Agenzia Fides 20/04/2020)
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AMERICA/BRASILE - Covid-19: “Ci affidiamo alla Divina Provvidenza” scrive un missionario dallo Stato di Roraima
 
Caracarai (Agenzia Fides) – Le attività pastorali nello Stato brasiliano di Roraima, compresa la celebrazione della messa, sono sospese dal 22 marzo per evitare la propagazione del virus. Le autorità civili hanno disposto misure di prevenzione da metà marzo, spingendo all’isolamento sociale. Tuttavia alcune attività commerciali hanno riaperto, anche se con misure di precauzione, e il clima nella strada non è certo di isolamento totale: lo riferisce all’Agezia Fides don Luigi Turato, sacerdote fidei donum missionario in Brasile. “Se anche qui arrivasse una contaminazione con qualche numero più alto, l’unica via di uscita sarà quella che usavano i nostri avi: affidarsi alla Divina Provvidenza, perché il sistema sanitario pubblico non ha le condizioni per affrontare un’emergenza di questo tipo”, scrive il missionario in una nota inviata a Fides.
Attualmente, secondo gli ultimi dati della Johns Hopkins University, in tutto il Paese sudamericano ci sono 30.891 casi confermati di Coronavirus con 1.952 morti.
“Le comunità lungo il fiume - aggiunge don Turato - hanno chiuso l’accesso di visite pure le comunità indigene tentano di isolarsi, ma la situazione è molto complicata. Alcuni indigeni vivono in città in condizioni precarie e si spostano continuamente verso l’interno. La frontiera con i paesi vicini è aperta solo per commercio e alcuni servizi. Quello che più preoccupa sono i campi profughi, dove risiedono rifugiati venezuelani, a Boa Vista, capitale di Roraima, e la frontiera stessa.”
Prosegue don Luigi: “Noi missionari a Caracaraí, Boa Vista e Resende stiamo bene. La Chiesa da subito ha seguito le indicazioni del governo locale chiudendo i raduni e così ci stiamo attrezzando per dare un supporto spirituale per via telematica. Celebriamo la messa in diretta Facebook per mantenere unito lo spirito della comunità locale. Anche qualche telefonata accorcia le distanze. Trovo più difficile celebrare la messa senza la presenza delle persone della comunità: mi pare di dover fare un altro tipo di sforzo per non diventare ‘meccanico’. Inoltre, siamo preoccupati per i tanti lavoratori informali della zona, credo siano la maggioranza e non sappiamo come stanno sopravvivendo, anche se il governo ha promesso un aiuto economico per qualche mese”. (LT/AP) (Agenzia Fides 20/04/2020)

martedì 25 febbraio 2020

agenzia Fides 25 febbraio 2020

EUROPA/SPAGNA - “Día de Hispanoamérica”: in comunione con i missionari spagnoli in America Latina
Madrid (Agenzia Fides) – Ricordare i missionari spagnoli in America Latina e collaborare con loro: questo è lo scopo del "Día de Hispanoamérica" che si celebra domenica prossima, 1 marzo. Quest'anno il motto sarà "Affinché in Lui possano avere vita". Si tratta di "una dimensione fondamentale della vita che Dio partecipa e ci invita a condividere, il nucleo vivente che anima e verifica il cammino missionario della Chiesa, della vita che diventa Vita” spiega la presidenza della Pontificia Commissione per l'America Latina nel suo messaggio per la giornata inviato a Fides.
Fra le diversi segnalazioni pervenute a Fides per questa circostanza, la Commissione per le Missioni e la Cooperazione fra le Chiese della Conferenza Episcopale Spagnola ha pubblicato diversi sussidi per la Giornata dell'Ispanoamerica, che comprendono fra altro il Messaggio della Presidenza della Pontificia Commissione per l'America Latina, un sussidio liturgico, un rapporto informativo, e un testo sul tema del Laicato Missionario scritto per l'occasione da Dolores Golmayo, Presidente del Gruppo Associazioni di Laici Missionari.
Le Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna stanno preparando la celebrazione della Giornata con diverse attività sui social media, in modo organizzato e con ampia diffusione. Il programma televisivo "Tu eres Mision", programma delle Pontificie Opere Missionarie sulla tv TRECE, presenterà la Giornata, che ogni prima domenica di marzo la Chiesa spagnola celebra in tutti i paesi ispanici, ricordando in modo speciale le Chiese gemelle dell'America Latina. Padre Javier Pedraza, sacerdote diocesano di Madrid, membro della Obra de Cooperación Sacerdotal Hispanoamericana (OCSHA), parlerà dei suoi 18 anni di missione in Brasile, offrendo la testimonianza della sua esperienza missionaria nelle diocesi brasiliane di Feira de Santana e Ruy Barbosa, vicino a Bahia. Quindi seguità la testimonianza di una coppia di sposi missionari e di una religiosa colombiana che ha lavorato in Congo, ad Haiti e in Angola.
Il Progetto delle POM della Spagna per questa occasione riguarda una delle Chiese più giovani del mondo, la Mongolia, dove tre missionari arrivarono nel 1992, dopo la caduta del regime comunista. Attualmente ci sono più di 70 missionari di 24 nazioni.
Il rapporto della Obra per la Cooperación Sacerdotal Hispanoamericana (OCSHA) informa che attualmente ci sono 208 sacerdoti spagnoli in America Latina, mentre nel 2019 erano 237. In questo giorno vengono ricordati in modo particolare attraverso la preghiera e l'aiuto economico.
(CE) (Agenzia Fides, 25/02/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Land grabbing, i Vescovi: “Serve uno strumento giuridico per regolare le attività delle società transnazionali”
Abidjan (Agenzia Fides) - “Denunciamo con forza l'accaparramento della terra e l'espropriazione forzata della terra in tutte le sue forme. Le conseguenze sono incalcolabili: perdita del patrimonio culturale e ancestrale, sfollamento, disoccupazione, carestia, esodo, migrazione, ecc.” affermano i Vescovi del Comitato Permanente dell’Unione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Occidentale (Cerao/Recowa), nella dichiarazione pubblicata al termine della loro riunione tenutasi a metà febbraio ad Abidjan.
Rivolgendosi agli “Stati, aziende multinazionali e a tutti coloro che sono coinvolti nella disastrosa operazione di accaparramento del suolo e di espropriazione forzata della terra in Africa”, i Vescovi chiedono di ascoltare la parola di Dio: “Non depredare il povero, perché egli è povero, e non affliggere il misero in tribunale” (Pr.22,22). Oltre al “fenomeno del land grabbing da parte delle multinazionali, con la connivenza di alcuni attori locali”, i Vescovi denunciano “l’espropriazione forzata della terra degli agricoltori da parte dei pastori a fini di pascolo”, con “la caccia all'uomo, lo sfollamento forzata degli abitanti dei villaggi i cui terreni agricoli vengono distrutti. E la conseguente perdita di vite umane”.
“Nonostante ciò che si può dire dei benefici economici dell'estrazione mineraria in Africa, va notato che i suoi effetti dannosi sono incalcolabili per il popolo africano” afferma il messaggio. Tra gli effetti dannosi vi sono: il degrado dell'ambiente, lo squilibrio dell'ecosistema, la perdita di biodiversità, l'inquinamento di fiumi, mari, acque sotterranee, ecc.
I Vescovi dell’Africa occidentale chiedono pertanto “la creazione di uno strumento globale giuridicamente vincolante per regolare le attività delle società transnazionali. Chiediamo ai nostri rispettivi governi in Africa occidentale di lavorare collettivamente con altri Paesi per il raggiungimento di tale strumento di pacifica governance globale”
“Lavoriamo insieme per un nuovo ordine mondiale che garantisca alle diverse comunità dell'Africa occidentale il diritto a un ambiente favorevole allo sviluppo sostenibile, rispettoso della natura e delle risorse naturali. Seguendo il Santo Padre, invitiamo i governi dell'Africa occidentale a "correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto per l'ambiente" e i diritti delle comunità” conclude la dichiarazione. (L.M.) (Agenzia Fides 25/2/2020)
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AFRICA/TOGO - La sfida della democrazia in Africa: opposizioni deboli
Sokodè (Agenzia Fides) – In base ai risultati diffusi dalla Commission Électorale Nationale Indépendante (CENI), Faure Gnassingbé è stato appena rieletto Presidente del Togo per un quarto mandato, con quasi il 72,36% dei voti contro il 18,37% dell’avversario Agbéyomé Messan Kodjo, ex Primo ministro ed ex-presidente dell’Assembla nazionale, e il 4,35% di Jean Pierre Fabre, presidente del principale partito di opposizione del Togo, la National Alliance for Change.
Nonostante le proteste dell’opposizione, che ha denunciato brogli, il giorno delle votazioni l'accesso a Internet è stato limitato e molti cittadini non sono riusciti a votare. “Affrontare la sfida della democrazia in Africa non deve essere solo una prerogativa dei poteri esistenti, ma anche dell'opposizione. Il recente caso del Togo ne è un esempio perfetto” ha scritto all’Agenzia Fides p. Donald Zagore, sacerdote della Società per le Missioni Africane, missionario in Togo. “Eppure – prosegue - in Togo, l'opposizione ha commesso gravi errori di cui oggi deve assumersi la responsabilità.”
Il missionario fa notare quanto la campagna elettorale delle forze di opposizione fosse circoscritta al sud e visibilmente assente al nord del Paese. “Prima, incapace di parlare all’unisono, - prosegue Zagore – l’opposizione aveva invitato i suoi sostenitori a non partecipare al censimento elettorale che si è svolto dal 1 al 25 ottobre 2018. Non prendendo parte alle elezioni legislative del 20 dicembre 2018, si è ritrovata a non avere un rappresentante in Parlamento. Inoltre, durante la campagna elettorale, l'opposizione ha avuto come obiettivo prevalente l’allontanamento dell’attuale presidente più che proporre al popolo togolese un solido programma di governo.”
“La debolezza delle forze di opposizione rimane un grave problema per la democrazia in Africa: esso pregiudica la politica africana che registra, in linea generale, la mancanza di argomenti concreti, preferendo spesso un linguaggio di violenza e ribellioni armate per accedere al potere”, conclude il missionario.
(DZ/AP) (25/2/2020 Agenzia Fides)
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ASIA/PAKISTAN - Dialogo e fraternità: l'eredità della dichiarazione di Abu Dhabi in Pakistan
Lahore (Agenzia Fides) - Il dialogo senza pregiudizi, la cultura dell'incontro, la relazione fraterna con il prossimo, al di là delle diffierenze di cultura, religione o etnia, lingua o classe sociale, la collaborazione materiale e spirituale tra fedeli cristiani e musulmani: è questo il prezioso patrimonio che lascia al Pakistan lo storico documento sulla "Fratellanza umana per la pace e la vita nel mondo" firmato da Papa Francesco e da Ahmad Al -Tayyeb, Grande Imam di Al-Ahzar, il 4 febbraio 2019. E' quanto emerso da un recente incontro, tenutosi a Lahore, che ha voluto celebrare nella "terra dei puri" il primo anniversario di quella storica firma, che in Pakistan ha generato iniziative di scambio, dialogo, preghiera interreligiosa.
Alla commemorazione, organizzata dalla Commissione nazionale per il dialogo interreligioso e l'ecumenismo, in seno alla Conferenza episcopale cattolica del Pakistan, erano presenti, tra gli altri leader cristiani, l'Arcivescovo Sebastian Francis Shaw, Presidente della Commissione, e l'Arcivescovo Christophe Zakhia El-Kassis, Nunzio Apostolico in Pakistan. Accanto a loro, Chaudhry Mohammad Sarwar, Governatore della provincia del Punjab, Muhammad Abdul Khabir Azad, Imam della grande "Moschea reale" di Lahore e numerosi altri eminenti leader musulmani. Tra i partecipanti, anche membri della società civile, rappresentanti delle scuole, studenti di facoltà di college e università e un buon numero di fedeli di diverse religioni.
Scopo dell'evento era rinnovare il comune impegno per il dialogo e la fraternità in Pakistan ed esprimere solidarietà a Papa Francesco e ad Ahmad Al-Tayyeb per i loro sforzi nel promuovere la riconciliazione, la cultura del dialogo, la pace, la libertà e la giustizia nel mondo.
L'Arcivescovo Shaw ha affermato che "accettarsi e accogliersi reciprocamente è essenziale per vivere insieme in pace e armonia", guardando con favore il fatto che "tante persone di diverse religioni" fossero riunite "per commemorare il primo anniversario di quello storico documento". Il Nunzio Apostolico Zakhia El-Kassis ha riaffermato la visione di Papa Francesco per la pace, l'armonia e la convivenza nel mondo, ricordando che "è necessario promuovere la cultura del dialogo come percorso per il rispetto reciproco, l'accettazione, l'armonia, la giustizia, la libertà e l'uguaglianza".
L'impegno de cristiani e musulmani in Pakistan per il dialogo e la convivenza, nell'ottica del bene comune del paese, è stato apprezzato da Chaudhry Mohammad Sarwar, Governatore della provincia del Punjab, che ha detto: "Tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo per rendere il Pakistan un paese migliore". La pace, ha ricordato, "non si può promuovere in una società senza la giustizia", promettendo che "il governo farà del suo meglio per promuovere l'armonia religiosa".
Anche Muhammad Abdul Khabir Azad e gli altri leder musulmani hanno espresso la loro visione favorevole al documento di Abu Dhabi, confermando l'impegno per "il rispetto reciproco, il dialogo, i diritti umani e la giustizia, basati sulla misericordia, per costruire una società prospera e pacifica in Pakistan".
A conclusione della commemorazione, nel giardino del Palazzo del Governatore del Punjab a Lahore è stato piantato un ulivo, simbolo di pace e prosperità nella Sacra Bibbia e nel Corano. (PA) (Agenzia Fides 25/2/2020)
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ASIA/PAKISTAN - Feriti tre cristiani che volevano costruire una cappella
Lahore (Agenzia Fides) - Tre uomini cristiani pakistani che stavano lavorando alla costruzione di una cappella a Sahiwal, nella provincia del Punjab pakistano, sono stati feriti in seguito ad una aggressione di persone che volevano fermare il progetto. Come appreso dall'Agenzia Fides, nei giorni scorsi i musulmani Muhammad Akram, Muhammad Liaqat, Aslam e i loro compagni hanno attaccato i cristiani, che avevano manifestato l'intenzione di costruire una piccola cappella, sulla loro terra, nel villaggio dove vivono, il "Chak 92-9L", nel distretto di Sahiwal. Il villaggio è composto da 150 case, mentre la popolazione cristiana totale è di circa 120 fedeli. Gulzar Masih, uno dei cristiani locali, proprietario di un appezzamento di terra (con tanto di certificato legale di proprietà), intendeva erigere una semplice costruzione da adibire a cappella per il culto dei cristiani locali, attualmente costretti a percorrere diversi chilometri per recarsi in una chiesa. Muhammad Liaqat si è opposto alla costruzione della chiesa, contestando la proprietà di quella terra e contestando, inoltre, l'idea di avere una chiesa cristiana nel villaggio. Ne è sorto un litigio conclusosi con l'arrivo della polizia che ha fermato le persone coinvolte nella rissa: Gulzar e suo figlio, Liaqat e i suoi compagni, tutti successivamente rilasciati.
Lo stesso giorno Muhammad Liaqat con i suoi complici, questa volta equipaggiati con armi da fuoco e da taglio, hanno iniziato a demolire il muro di cinta che i cristiani avevano cominciato a costruire, per poi edificare la cappella. All'arrivo di Gulzar Masih e di altri fedeli, che volevano impedire la demolizione, gli aggressori hanno aperto il fuoco ferendo gravemente tre cristiani: Azeem, figlio di Gulzar, Sajjad e Razaq, tutti poi ricoverati all'ospedale civile di Sahiwal. La polizia ha nuovamente fermato alcuni sospetti ma intanto anche gli aggressori hanno sporto denuncia contro i cristiani, sostenendo di essere stati aggrediti.
Secondo l'Ong CLAAS (Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement) , che fornisce assistenza legale ai cristiani del villaggio, si tratta di "una patente violazione dei diritto al culto dei fedeli, e di un abuso compiuto da altri cittadini musulmani, che usano la violenza indiscriminata sulle minoranze religiose". (PA) (Agenzia Fides 25/2/2020) .
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ASIA/IRAQ - Parlamentari iracheni della componente cristiana: non voteremo la fiducia al governo Allawi
Baghdad (Agenzia Fides) – Il Parlamento iracheno si appresta a votare, giovedì 27 febbraio, la fiducia al governo designato dal Primo Ministro Mohammed Allawi, ma i membri dell’assemblea parlamentare che occupano i cinque seggi riservati alle minoranze cristiane hanno già annunciato la loro intenzione di far mancare il loro voto di sostegno al nuovo esecutivo. A rendere nota la posizione dei cinque parlamentari è stato il parlamentare Aswan al Kildani, appartenente alla formazione politica delle cosiddette “Brigate Babilonia”, che occupa il seggio riservato ai cristiani nella Provincia elettorale di Ninive.
Aswan Salem, fratello di Rayan al Kildani (il fondatore delle “Brigate Babilonia”), in una recente intervista rilasciata alla rete televisiva MBC Iraq ha dichiarato che i cinque deputati della “componente cristiana” non daranno il proprio voto di fiducia al governo Allawi perché il Premier designato non ha avuto consultazioni con i rappresentanti delle proprie rispettive formazioni politiche, e non ha reso noto il nome dell’esponente cristiano a cui intende affidare un ministero nella futura compagine governativa. Un altro parlamentare titolare di uno dei cinque seggi riservati ai cristiani ha chiarito il motivo della contesa, dichiarando che il Premier incaricato Allawi avrebbe intenzione di affidare un ministero a una personalità cristiana “indipendente”; senza tener conto delle indicazioni e dei desiderata delle formazioni politiche di appartenenza dei parlamentari che occupano i cinque seggi riservati ai cristiani.
Dopo le ultime elezioni politiche, avvenute nel maggio 2018, anche il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako (vedi Fides 16/5/2019) aveva denunciato le operazioni dei Partiti politici iracheni più influenti, che a giudizio di molti osservatori avevano piazzato i propri emissari anche nei seggi parlamentari riservati dal sistema istituzionale nazionale ai rappresentanti appartenenti alla componente cristiana.
Secondo indiscrezioni circolate sui media iracheni, e riportate anche sul website ankawa.com, il rappresentante cristiano scelto dal Premier designato Allawi per guidare il Ministero dell’immigrazione e dei rifugiati sarebbe Wiliam Warda. Giornalista e esponente di spicco del Partito Zowaa (Assyrian Democratic Movement), premiato nel 2019 dal Dipartimento di Stato USA all’International Religious Freedom Award.
Nei giorni scorsi, il Segretario di Stato USA Mike Pompeo ha chiamato il Premier designato iracheno Allawi per chiedergli di proteggere i 5200 soldati statunitensi di stanza in Iraq. Nel dibattito politico che precede il voto di fiducia, le componenti sciite chiedono di espellere dal Paese la presenza militare statunitense, mentre le componendi sunnite insieme a quelle curde chiedono di mantenere sul proprio territorio il contingente militare Usa, anche in considerazione del ruolo che i soldati statunitensi possono svolgere nella lotta alle cellule clandestine dei miliziani del sedicente Stato Islamico (Daesh) ancora presenti in Iraq.
Nella conversazione avuta con Allawi, Pompeo ha anche sottolineato l'urgenza con cui il prossimo governo iracheno deve porre fine alle uccisioni di manifestanti e dia risposte adeguate alle loro richieste.
Dallo scorso ottobre, l'Iraq è in preda a una rivolta segnata da quasi 550 morti e 30.000 feriti, per lo più manifestanti, e che ha portato anche alle dimissioni del precedente governo, guidato da Adel Abdel Mahdi.
il 3 gennaio 2020, gli apparati USA hanno ucciso a Baghdad il generale iraniano Qasem Soleimani. (GV) (Agenzia Fides (25/2/2020)
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AMERICA - I Vescovi di Messico e Paraguay: rispettare le donne, riconoscere i loro diritti, promuovere la loro dignità
Città del Messico (Agenzia Fides) – “Siamo profondamente addolorati dalla violenza contro le donne, che si è espressa in un modo nuovo e aggressivo, così crudele da generare confusione, dolore, amarezza, tristezza, pianto, indignazione, impotenza e molti desideri di vendetta”. Così scrive la Presidenza della Conferenza episcopale del Messico, in un comunicato dal titolo “Educare alla pace, urgenza nazionale”, che prende spunto dai recenti brutali crimini commessi contro donne e bambine, per affermare che “il grido di dolore delle vittime della violenza grida al cielo per ottenere giustizia. I cristiani non possono rimanere indifferenti”.
“Questa realtà ci mette di fronte ad un'autentica emergenza educativa perché abbiamo perso i riferimenti di base della convivenza umana: verità, bontà e bellezza” sottolinea il testo, pervenuto all’Agenzia Fides. I Vescovi sottolineano che l’educazione non può essere ridotta solo all'istituzione scolastica, pur importante, ma non sufficiente. “Riconosciamo la necessità di una base educativa che coinvolga la vita familiare” ribadiscono, mettendo in rilievo che le lezioni impartite nelle scuole “non possono sostituire l'educazione che la famiglia può dare”.
I Vescovi ricordano: “siamo tutti corresponsabili della soluzione della crisi di umanità che affrontiamo: la famiglia, la scuola, i media, le Chiese”, al fine di forgiare una cultura di speranza e di pace, unendosi alla responsabilità dello Stato. “Chiediamo a tutti i credenti e alle persone di buona volontà – concludono i Vescovi messicani - di fare tutto il possibile per impedire che la violenza cresca e si diffonda, in modo speciale invitiamo tutti a rispettare le donne e a riconoscere il diritto che loro hanno, a promuovere la loro dignità, garantendo la loro libertà e integrità nella nostra società”.
In occasione della “Giornata della donna paraguaiana” celebrata in tutto il Paese il 24 febbraio, in ricordo della prima assemblea delle donne americane, che si tenne in Paraguay il 24 febbraio 1967, i Vescovi del paese hanno pubblicato un messaggio in cui sottolineano che “le donne hanno sempre avuto un ruolo importante nella società e in particolare in Paraguay, le donne hanno persino dato la vita per salvare il loro paese in momenti critici. Le donne paraguayane hanno saputo forgiare un nuovo percorso per la ricostruzione della nazione paraguayana dopo la catastrofe che abbiamo vissuto tra il 1865 e il 1870. Nonostante il grande contributo, anche in questo caso, le donne sono state retrocesse”.
Sebbene l'apporto delle donne in diversi settori della società sia stato ampiamente riconosciuto, sottolineano i Vescovi, “la società machista del nostro paese ha sempre posticipato la loro partecipazione a vari aspetti della vita pubblica”. Oggi la Chiesa apprezza “l'incorporazione delle donne nelle aree di lavoro tradizionalmente occupate dagli uomini” e riconosce che “sono eroine coraggiose che salvano vite umane, amministrano la giustizia e lavorano per mettere fine alla corruzione”.
Nella conclusione i Vescovi del Paraguay constatano che “la violenza contro le donne continua ad aumentare e ad evidenziare il misconoscimento della dignità e del valore di molte donne, per questo è importante "parlare con loro", come ci chiede Aparecida, riconoscerle e creare spazi di partecipazione per camminare insieme verso un paese più inclusivo, cooperativo e solidale”. (SL) (Agenzia Fides 25/2/2020)
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ASIA/INDIA - Nomina del Vescovo Ausiliare di Tura
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco, il 24 febbraio 2020 ha nominato Vescovo Ausiliare della Diocesi di Tura (India), il rev.do Jose Chirackal, del clero di Tura, finora Parroco di St. Luke’s Church e Direttore del Centro Pastorale Diocesano, assegnandogli la sede titolare di Acufida.
Il rev.do Jose Chirackal è nato il 14 luglio 1960 a Karukutty, Kerala, nell’Arcidiocesi Maggiore di Rito Siro-Malabarese di Ernakulam-Angamaly. Dopo gli studi secondari, ha lasciato lo Stato del Kerala, trasferendosi a Shillong nel 1976, per la formazione ecclesiastica. Ha frequentato il St. Paul’s Minor Seminary, prima di studiare Filosofia nel Christ King College e Teologia nell’Oriens Theological College, Shillong. Ha ottenuto un Baccalaureato in Arti, presso il St. Anthony’s College. Ha conseguito Licenza e Dottorato in Diritto Canonico all’Università Urbaniana, in Roma. È stato ordinato sacerdote il 29 dicembre 1987, per la Diocesi di Tura.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1988-1991: Vicario parrocchiale di St. Joseph’s Church a Selsella; 1991-1995: Studi di Dottorato in Diritto Canonico a Roma; 1995-2004: Rettore del St. Peter’s Minor Seminary, Tura; 2004-2009: Cancelliere ed Economo diocesano; 2004-2011: Vicario Giudiziale e Portavoce diocesano; 2009-2011: Parroco della Cattedrale Mary of Help of Christians, Tura; 2011-2014: Rettore dell’Oriens Theological College, Arcidiocesi di Shillong e Segretario della Commissione per le vocazioni e formazione nella Regione Nort East; 2014-2019: Economo diocesano e Difensore del Vincolo del Tribunale ecclesiastico della Diocesi di Tura. Dal luglio 2019: Parroco nella St. Luke’s Church, Walbakgre, Tura e Direttore del Centro Pastorale. (SL) (Agenzia Fides 25/2/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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