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mercoledì 11 settembre 2019

Notizie di oggi da Fides Nees 11 settembre 2019

EUROPA/PORTOGALLO - Oggi i funerali della suora uccisa che assisteva malati e bisognosi
 
Risultati immagini per sao joao da madeira portugal suor Antonia Pinho Joao da Madeira (Agenzia Fides) – Si tengono oggi pomeriggio nella località portoghese di Sao Joao da Madeira i funerali di una religiosa della Congregazione delle Serve di Maria Ministre degli infermi, suor Antonia Pinho, 62 anni, portoghese, che è stata uccisa in un appartamento della città. Era molto conosciuta per la sua generosità ed il suo impegno, in quanto si muoveva in moto per la città, indossando il suo abito religioso, per assistere in ospedale e a domicilio malati e infermi, e portare il suo aiuto a chi ne avesse bisogno, sia di giorno che di notte, secondo il carisma del suo istituto. Era infermiera e religiosa da 40 anni, e aveva svolto il suo servizio in Italia e in Spagna. Le Serve di Maria Ministre degli Infermi sono una congregazione religiosa sorta a Madrid nel 1851 per l’assistenza a domicilio degli infermi. Attualmente sono presenti in Europa, Africa, America e Asia.
Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, il corpo della religiosa è stato trovato nell’appartamento di un tossicodipendente, che era uscito dal carcere tre mesi fa dopo aver scontato una pena per stupro. Probabilmente l’uomo si era fatto dare un passaggio in moto dalla suora la mattina di domenica. Una volta arrivato a casa, le avrebbe prima offerto un caffè per ringraziarla e poi ha tentato di abusare di lei. Al rifiuto di suor Antonia, l’ha soffocata e subito dopo ha abusato di lei, quando già era morta. Suor Antonia viveva a Sao Joao Madeira nella casa della madre per assisterla e intanto continuava la sua opera di aiuto ai malati della cittadina. (SL) (Agenzia Fides 11/09/2019)
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EUROPA/POLONIA - Le POM impegnate nella formazione degli insegnanti di religione delle scuole
 
Varsavia (Agenzia Fides) - Da qualche anno le Pontificie Opere Missionarie (POM) in Polonia hanno iniziato a organizzare dei ritiri per catechisti laici in varie diocesi del paese. La specificità della Polonia, informa la nota inviata all’Agenzia Fides dalla Direzione nazionale POM, è che le lezioni di religione si svolgono nelle scuole e hanno il taglio della catechesi. Gli insegnanti di religione vengono quindi chiamiati “catechisti” e non sono solo insegnanti della materia, ma soprattutto testimoni di Gesù Cristo, inviati nella scuola sulla base di una missione speciale loro affidata dal Vescovo diocesano.
Ogni catechista è quindi tenuto a curare la sua formazione permanente, che comprende anche i ritiri di tre giorni una volta all’anno. Tre anni fa, la prima diocesi chiese alle POM di guidare il ritiro e da allora le POM sono state presenti nella meta di tutte le diocesi della Polonia. Durante tali ritiri, nei momenti di preghiera e nelle conferenze, i catechisti vengono resi consapevoli della loro missione, della loro chiamata speciale e di essere missionari che proclamano la Parola. Durante i lavori di gruppo viene presentata la struttura delle POM e le diverse attività, incoraggiando alla cooperazione all’opera missionaria della Chiesa.
Quest'anno le POM sono state presenti a numerosi incontri dei catechisti prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, negli ultimi giorni di agosto. In tutte le occasioni è stato richiamato il tema della loro chiamata missionaria e della missione speciale come testimoni "battezzati e inviati" di Gesù Cristo. Sono state fatte conoscere le POM e gli obiettivi del Mese Missionario Straordinario.
La formazione permanente dei catechisti laici fa parte degli impegni statutari delle POM e attraverso gli insegnanti di religione si possono raggiungere un numero enorme di bambini e giovani. Questo è particolarmente importante ora, in vista del Mese Missionario Straordinario. Ogni anno aumenta in Polonia il numero di insegnanti e catechisti che realizzano progetti delle POM. (MJ/SL) (Agenzia Fides 11/09/2019)
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AFRICA/SUDAFRICA - Vescovi e leader africani prendono posizione contro le violenze xenofobe
 
Johannesburg (Agenzia Fides) - Si levano le voci dei Vescovi dei Paesi africani contro le violenze xenofobe in Sudafrica. “I sudafricani non devono dimenticare che gli altri africani hanno avuto un ruolo guida nel contribuire a porre fine all'apartheid e a portare la libertà nel loro Paese” ha affermato il Cardinale Peter Appiah Turkson, Presidente del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, al Kofi Annan Peace and Security Forum di Accra. Il Cardinale ghaniano che è anche l'Ambasciatore di buona volontà del Kofi Annan International Peacekeeping Training Center (KAIPTC), ha inoltre sottolineato che l’ondata di violenza contro altri cittadini africani in Sudafrica rischia di provocare reazioni violente contro i sudafricani che vivono in diversi Stati del continente. “Questi incidenti possono provocare attacchi contro i sudafricani in altri Paesi. Non è la prima volta che succede. È successo nel 2008, 2012 e quest'anno”.
Anche i Vescovi dello Zambia hanno condannato le violenze xenofobe. "Siamo profondamente rattristati per il verificarsi degli attacchi xenofobi in Sudafrica” affermano in una dichiarazione del 6 settembre firmata da Sua Ecc. Mons. George Cosmas Zumaire Lungu, Vescovo di Chipata e Presidente della Zambia Conference of Catholic Bishops (ZCCB).
“Temiamo che se questa situazione dovesse continuare potrebbe causare spiacevoli conseguenze per i cittadini del Sudafrica che vivono in altre nazioni, ... chiediamo quindi al governo sudafricano di accrescere gli sforzi per gestire la situazione mantenendo i valori di civiltà, tolleranza e pacifica convivenza nella nazione arcobaleno” afferma il comunicato, facendo riferimento al concetto di “nazione arcobaleno” espresso da Nelson Mandela alla fine dell’apartheid, nella quale ogni etnia vive in pari dignità con le altre.
I Vescovi hanno anche messo in guardia i leader politici locali di evitare dichiarazioni che potrebbero incitare alla violenza contro gli immigrati africani, ed hanno esortato gli zambiani ad astenersi dal vendicarsi contro i sudafricani che vivono in Zambia.
Nel frattempo il consolato nigeriano di Johannesburg ha annunciato che 600 nigeriani saranno rimpatriati dopo l’ultima ondata di violenza xenofoba che ha provocato 12 morti la scorsa settimana. Zambia e Madagascar hanno cancellato delle partite di calcio contro la nazionale sudafricana mentre la Tanzania ha sospeso i voli verso il Sudafrica. (L.M.) (Agenzia Fides 11/9/2019)
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AFRICA/SUDAN - Tutela delle donne del Darfur da abusi, violenze sessuali, molestie e uccisioni
 
Karthoum (Agenzia Fides) – Le donne in Darfur continuano ad essere maltrattate, abusate, molestate sessualmente e uccise. Come appreso da Fides, a denunciare la condizione femminile in Darfur è la ricercatrice sociale Ibtihal Ishag, parlando durante una conferenza sulla violenza contro le donne in Darfur, organizzata dall'Unione Femminile Sudanese a Khartum.
Come hanno rilevato i presenti alla conferenza, il regime del presidente Omar Al Bashir è accusato di “aver distrutto il tessuto sociale solo per rafforzare la propria posizione e presenza”. L’appello della sociologa oggi chiede “sforzi concertati per raggiungere una pace giusta e globale nel Darfur e in tutto il Sudan”. Nel corso dell’incontro Ishag ha auspicato un risarcimento individuale per le vittime, la rimozione delle cause di sfollamento e l'inclusione dell'Accordo di Addis Abeba nel documento costituzionale.
Il “Darfur Women Group”, recentemente costituito e che conta membri in tutti e cinque gli stati, ha come obiettivo la pace e la sicurezza in tutte le zone di guerra in Sudan, nonché la promozione della partecipazione politica delle donne a tutti i livelli, ha sottolineato la ricercatrice. Il gruppo ha firmato un Protocollo d'intesa con la Darfur Bar Association, associazione di avvocati. Insieme organizzeranno un forum con i leader dei movimenti armati al fine di dare un contributo a raggiungere la pace. Ishag ha spiegato che il Gruppo cerca di sostenere i diritti delle donne che vivono nei campi per gli sfollati, sottolineando la necessità di affrontare le questioni delle donne del Darfur nel quadro delle questioni generali dell’intero Sudan.
La sociologa ha inoltre fatto appello ad un maggiore impegno per il coinvolgimento politico femminile tutti i livelli, in conformità con il Documento Costituzionale, e ha criticato la scarsa partecipazione delle donne ai negoziati tra la giunta e le Forze per la libertà e il cambiamento.
(AP) (11/9/2019 Agenzia Fides)
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ASIA/INDONESIA - Armonia e bene comune: il Cardinale Bo guida un gruppo di leader religiosi in Indonesia
 
Giacarta (Agenzia Fides) - Tolleranza, armonia e relazioni interreligiose in Myanmar e Indonesia: questi i temi al centro del viaggio di alcuni leader birmani di diverse confessioni religiose giunti in Indonesia per incontri istituzionali. La delegazione, guidata dal Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, ha incontrato il vicepresidente indonesiano Jusuf Kalla il 9 settembre a Giacarta. La visita è stata organizzata grazie alla cooperazione tra il governo e il Consiglio Interreligioso Indonesiano (IRC) avviato da Din Syamsuddin, noto leader musulmano indonesiano.  "Con i responsabili delle comunità religiose del Myanmar abbiamo parlato di come mantenere l'armonia interreligiosa nelle rispettive nazioni" ha affermato Syamsuddin.
Secondo Syamsuddin, il vicepresidente ha sottolineato i principi fondanti dell'Indonesia, ovvero la "Pancasila" (la "Carta dei cinque principi" alla base della convivenza civile) e il il motto nazionale indonesiano "Bhineka Tunggal Ika", cioè "Unità nella diversità".
Questi due binari, ha detto "hanno aiutato le persone a condurre un'esistenza armoniosa", facendo sì che questo approccio all'insegna della moderazione facesse da riferimento per altri paesi con struttura pluralistica.
Il leader delle delegazioni del Myanmar, il Cardinale Charles Bo, Arcivescovo di Yangon, ha lodato l'incontro ed ha espresso la speranza di "poter prendere spunto dall'Indonesia per coltivare l'uguaglianza tra persone di diverse fedi e promuoverla nel paese d'origine come in altre parti dell'Asia".
"Abbiamo potuto comprendere come questa nazione a maggioranza musulmana sostenga l'uguaglianza senza alcuna discriminazione", ha affermato il Cardinale Bo, che è anche presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (FABC), riferendosi all'Indonesia. Il Cardinale Bo e altri leader religiosi di entrambi i paesi hanno discusso in modo significativo su come promuovere l'armonia interreligiosa e lavorare per il bene comune.
In Myanmar, la religione gioca un ruolo chiave, ha rimarcato il Cardinale, ricordando la fase di transizione politica e i recenti sviluppi democratici cha ha vissuto la nazione. In quella cornice, ha detto, "desideriamo promuovere e favorire l'armonia religiosa e sociale tra tutte le componenti etniche e religiose nel paese, in modo da poter affrontare le disuguaglianze sociali, economiche e culturali e sviluppare l'unità nazionale".
Il Myanmar è un paese con oltre 48 milioni di buddisti, che compongono circa il 90% della popolazione. Il resto sono cristiani, musulmani, indù e di altri culti. Negli ultimi anni il paese ha dovuto affrontare tensioni tra buddisti e musulmani Rohingya nello stato di Rakhine, al confine con il Bangladesh. (SD) (Agenzia Fides 11/9/2019)
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ASIA/ARABIA SAUDITA - Il Principe Mohammed bin Salman riceve una delegazione di cristiani evangelici USA
 
Riyadh (Agenzia Fides) – Una delegazione di esponenti cristiani evangelici statunitensi in visita in Arabia Saudita è stata ricevuta dal Principe ereditario Mohammed bin Salman nella giornata di martedì 10 settembre, alla vigilia del 18esimo anniversario degli attacchi terroristi anti-Usa perpetrati l’11 settembre 2001 a New York. La delegazione era guidata dallo scrittore e stratega mediatico israelo-statunitense Joel Rosenberg, autore di romanzi in cui ha riletto anche il fenomeno del terrorismo moderno alla luce delle profezie bibliche.
Il Principe Mohammed Bin Salman – riferiscono le fonti ufficiali saudite – ha ricevuto gli illustri visitatori nel suo palazzo nella città di Gedda. Lo stesso Rosenberg, sul suo account twitter, ha riferito che nella conversazione col Principe si è parlato di “terrorismo, pace, libertà religiosa e diritti umani”.
Una analoga delegazione di cristiani evangelici, anch’essa guidata da Joel Rosenberg, aveva già visitato l’Arabia Saudita e incontrato alcuni suoi leader meno di un anno fa, agli inizi di novembre 2018.
La visita della delegazione evangelica allunga la serie di esponenti di Chiese e comunità cristiane che negli ultimi anni si sono recati in Arabia Saudita per avere incontri di alto livello con alti dignitari del Regno. Nell’aprile del 2018, le autorità saudite avevano ricevuto il Cardinale Jean-Louis Tauran, che allora era Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso (e che sarebbe venuto a mancare il 5 luglio di quello stesso anno). Nel novembre 2017 anche il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai aveva compiuto una visita ufficiale in Arabia Saudita, nel corso della quale aveva incontrato il Re Salman e il Principe Mohammed bin Salman.
Secondo alcuni osservatori, anche gli inviti rivolti a esponenti di Chiese e comunità cristiane fanno parte della strategia perseguita dallo stesso Principe ereditario per accreditare un’immagine aperta e dialogante della Casa reale saudita nella terra che ospita La Mecca e Medina, città sante dell’islam, e dove la pratica pubblica di altre fedi è bandita.
Joel Rosenberg e la moglie Lynn hanno fondato nel 2006 The Joshua Fund, organizzazione nata dal desiderio di portare i cristiani “a benedire Israele e i suoi vicini nel nome di Gesù”. Nel novembre 2018, la precedente visita in Arabia saudita della delegazione guidata da Rosenberg era stata criticata da The American Conservative, rivista fondata nel 2002 per dar voce a settori conservatori USA che si opponevano alla guerra in Iraq e alle politiche interventiste di George W. Bush. “E’ difficile” scrisse The American Conservative “non considerare l'incontro come un esercizio cinico nell'uso di evangelici ‘pro-Israele’ per consolidare i legami tra il regno saudita, gli Stati Uniti e Israele”. La testata conservatrice USA citò in quell’occasione anche il sito di notizie del Jerusalem Post, sottolineando che il quotidiano israeliano aveva presentato la delegazione di evangelici “come ambasciatori non ufficiali di un governo israeliano che vuole allearsi con l'Arabia Saudita nel confronto con l'Iran”. (GV) (Agenzia Fides 11/9/2019)
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AMERICA/NICARAGUA - Il rappresentante della Santa Sede a Ginevra: dialogo e elezioni in Nicaragua
 
Ginevra (Agenzia Fides) – Il Rappresentante della Santa Sede a Ginevra, Mons. Ivan Jurkovic, Osservatore permanente presso le Nazioni Unite, si è unito al coro delle nazioni che chiedono il dialogo e la giustizia in Nicaragua. Rivolgendosi alla Presidente, Michelle Bachelet, nel suo intervento pronunciato ieri, durante la 42.ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani sulla situazione in Nicaragua, inviato all’Agenzia Fides, l’Arcivescovo ha detto: “La Santa Sede ha seguito con grande attenzione la situazione sociopolitica in Nicaragua e ritiene che le controversie irrisolte debbano essere risolte al più presto, rispettando sempre i diritti umani fondamentali e i principi sanciti dalla Costituzione del Paese".
Quindi ha affermato: "Per facilitare l'armonia sociale nel Paese e costruire una base per un futuro stabile di pace e prosperità, la Santa Sede raccomanda che i diversi attori politici e sociali, con un rinnovato spirito di responsabilità e riconciliazione, trovino insieme una soluzione che rispetti la verità, ripristini la giustizia e promuove il bene comune".
Mons. Jurkovic ha concluso: "La Santa Sede crede fermamente che sia essenziale attuare gli accordi raggiunti lo scorso marzo, tornare immediatamente a negoziati aperti e reciprocamente rispettosi ed effettuare, quanto prima, le riforme elettorali per lo svolgimento di elezioni libere e trasparenti con la presenza di osservatori".
Nella giornata di ieri è stato presentato anche il rapporto della stessa Michelle Bachelet che, in poche parole, ha riassunto ciò che accade in Nicaragua: una continua violazione dei diritti umani da parte delle forze governative e la mancanza di garanzie delle principali libertà di un popolo democratico. "Non è possibile che una persona venga arrestata per aver cantato l'inno nazionale o per sventolare la bandiera del Nicaragua in una piazza o in una via pubblica" ha detto tra l’altro Bachelet, e ha aggiunto: “La libertà di espressione è stata limitata attraverso azioni che vanno dalla chiusura di media indipendenti e la confisca delle attrezzature, alla detenzione di giornalisti nazionali per mesi". Nella conclusione del suo rapporto, Michelle Bachelet ha annunciato che l'Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani (UNHCR) continuerà ad osservare la situazione del Paese e cercherà spazi di dialogo con la dittatura nicaraguense per trovare al più presto una soluzione alla crisi scatenatasi da aprile 2018.
(CE) (Agenzia Fides, 11/09/2019)
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AMERICA/BOLIVIA - Vicinanza ai migranti da parte della Chiesa, che chiede agli Stati politiche pubbliche adeguate
 
Cochabamba (Agenzia Fides) – Preoccupazione e vicinanza ai migranti è stata manifestata dalla Chiesa cattolica della Bolivia in occasione della Giornata nazionale dei migranti e dei rifugiati, celebrata l’8 settembre. La Pastorale della mobilità umana ha organizzato una fiera gastronomica internazionale e interculturale di cui sono stati protagonisti gli stessi migranti, nell'ambito delle attività di raccolta fondi per continuare il suo lavoro al servizio di migranti e rifugiati che arrivano in Bolivia.
Secondo le informazioni diffuse dalla Conferenza episcopale boliviana (CEB), pervenute a Fides, Mons. Oscar Aparicio, Arcivescovo di Cochabamba e Vice Presidente della CEB, durante la sua omelia nella Cattedrale ha espresso preoccupazione e vicinanza ai migranti, evidenziando la situazione di quanti arrivano dal Venezuela, quella dei giovani migranti che lasciano i loro paesi per andare a studiare, i politici costretti a lasciare la loro nazione, coloro che cercano migliori condizioni di vita e lasciano la campagna per la città.
Il Vescovo ausiliare di La Paz e Segretario generale della CEB, Mons. Aurelio Pesoa, ha letto la dichiarazione emessa al termine della riunione dei Consigli episcopali permanenti delle Conferenze di Cile, Perù e Bolivia, tenutasi a Lima il 3 e 4 settembre, in cui si chiede ai governi e alle rispettive agenzie pubbliche degli Stati coinvolti, “di analizzare e dialogare in profondità le politiche pubbliche che devono essere attuate in modo coordinato per rispondere al fenomeno migratorio”.
“In questi giorni – è scritto nel documento delle tre Conferenze episcopali - abbiamo potuto riflettere e verificare la grave situazione migratoria di grandi proporzioni che esiste nei nostri paesi, in particolare per i nostri fratelli dal Venezuela”. Esprimono quindi “vicinanza e solidarietà al popolo venezuelano, che negli ultimi tempi ha sofferto di difficili condizioni economiche, sociali e politiche”, quindi rinnovano la gratitudine verso le istituzioni della Chiesa cattolica per l’impegno di accogliere “i nostri fratelli che cercano migliori prospettive di lavoro e sicurezza”, apprezzando “in particolare gli sforzi di molte persone che hanno dedicato il loro tempo e le loro risorse al servizio di coloro che soffrono delle condizioni migratorie più difficili”. (SL) (Agenzia Fides 11/09/2019)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...